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Autore: KiarettaScrittrice92    24/01/2018    3 recensioni
Quindici giorni, quindici capitoli.
L'estate che separa i giorni di Collége e di Papillon, appena passati, da quelli del liceo e della nuova vita, almeno per alcuni dei nostri eroi.
Cosa accadrà in questo breve squarcio d'estate?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Altri, Alya, Lila, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Makohon Saga'
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17 Giugno
 

La mattina dopo, il gruppo si svegliò molto prima del giorno precedente e, dopo essersi lavati e vestiti si radunarono tutti nella piccola sala da pranzo che usavano per i pasti, in modo da non usufruire di quella più grande, che era anche più antica. Era un’elegantissima stanza dalle pareti rosa pallido, con le decorazioni in oro e un lampadario di cristallo proprio sopra il tavolo circondato da sedie in legno e vimini, rese più comode da dei cuscini di un rosa scuro.
La tavola era già imbandita, quando Adrien e Marinette si presentarono alla soglia della stanza. Monique Agreste, diede loro il buongiorno con un sorriso, poggiando al centro del tavolo un vassoio di croissant.
«Non pensi di aver preparato un po’ troppa roba, tesoro?» domandò Gabriel, entrando dal lato opposto della stanza e poggiando una mano sulla spalla della moglie.
«Forse… Ma considerato quanto sono voraci la ragazza italiana e tuo figlio, è meglio abbondare!» disse divertita la donna sedendosi.
«Non sono vorace!» protestò il biondo seguendo a ruota la madre, mentre Marinette si accomodava nella sedia di fianco a lui.
«Oh sì che lo sei.» sogghignò lei divertita, afferrando poi la grossa caraffa che conteneva il latte caldo e versandosene un po’ nella tazza. Il ragazzo non ebbe il tempo di ribattere, che qualcun’altra fece il suo ingresso nella sala da pranzo.
«Buongiorno!» disse Lila, tra le mani aveva una tazzina fumante, posizionata su un piattino altrettanto piccolo.
«Lila, perché vieni dal lato delle cucine?» domandò stupita Marinette.
«Mi sono preparata il caffè.» disse alzando un po’ la piccola tazza, come a volerla mostrare, per poi sedersi proprio di fronte ad Adrien.
«Ma l’avevo preparato il caffè…» commentò Gabriel, indicando una delle caraffe sul tavolo.
La ragazza fece un verso stizzito, come se fosse stata offesa.
«Quello non è caffè, è brodaglia!» disse portandosi la tazza vicino al viso, prendendo prima un grosso respiro, come a voler assaporarne l’odore tostato, per poi portarsela alla bocca e gustarselo.
Poco dopo li raggiunse Angelie, anche lei dando il buongiorno a tutti e accomodandosi al tavolo. Allungò la mano verso il cestino del pane e ne afferrò una fetta di quello integrale, fermando però la mano a mezz’aria.
«Cos’è questa puzza?» domandò storcendo il naso e voltandosi alle sue spalle.
Dietro di lei su di un mobiletto vi erano sette piatti, ognuno di essi riempiti con qualcosa di diverso.
«Ho pensato di preparare la colazione anche per i kwami.» le rispose tranquillamente Monique, nello stesso istante di qualcun altro.
«Occhio a come parli signorina…» la minacciò il piccolo kwami nero, sbucando dal cappuccio dello smanicato di Adrien
«Plagg è inutile che protesti, Angelie ha ragione, sei l’unico a cui piace il tanfo di quel formaggio.» commentò il suo portatore, afferrando l’ennesimo croissant.
«Adrien, quanti ne hai mangiati?!» domandò Marinette, guardandolo sconvolta.
«Questo è ul turzo…»
«Tesoro, potresti evitare di mangiare con la bocca piena, è poco educato.» si raccomandò la bionda. Il ragazzo ingoiò il boccone e chiese scusa, mentre dalla tasca della giaccia di Lila, fece capolino la piccola testa arancione del suo kwami.
«Quindi c’è un piatto anche per me?» domandò con tono gentile.
«C’è un piatto per tutti.» le rispose con un sorriso la donna e, mentre Plagg stava già divorando i pezzi di camembert che c’erano nel piatto, le due kwami femmina si allontanarono dalle loro portatrici raggiungendo quel tavolo imbandito per loro.
«Plagg sei osceno, potresti mangiare in modo civile?» gli domandò la sua compagna rossa, afferrando un biscotto, grande quanto lei, e tenendolo fra le zampette, per poi addentarlo.
«Mangio come mi pare…» protestò lui tirando fuori la lingua in una smorfia rivolta a lei, per poi ficcarsi un’altro pezzo di formaggio in bocca.
Holly, dal canto suo, se ne stava zitta osservando i due bisticciare e mandando giù ogni due tre un acino d’uva del suo piatto.
«Nooroo, tu non mangi?» domandò Angelie rivolgendosi praticamente al nulla, dai suoi capelli ne uscì il kwami viola sul suo viso era dipinta una faccia indecisa.
«Non so… In fin dei conti noi kwami non abbiamo necessità di mangiare se non usiamo i nostri poteri e ultimamente sto mangiando troppe nocciole senza motivo…» disse.
«Perché, ingrassate?» chiese Lila divertita.
«No, ma…»
«Stai tranquillo Nooroo, non fa di certo male mangiare un po’ più spesso, come gli esseri umani.» intervenne il kwami della tartaruga che stava entrando svolazzando nella stanza, seguito dal suo portatore.
A quel punto anche gli altri due spiriti raggiunsero il tavolino, servendosi dai loro piatti.
«Patatineeeeeeeee!» gridò entrando come un razzo nella stanza quello dell’ape, nemmeno venti secondi dopo. La ragazza alle sue spalle, sospirò, dando poi il buongiorno a tutti e sedendosi.
«Buongiorno a te Jinnifer.» le sorrise Angelie, più calorosamente degli altri, visto che la ragazza si era seduta di fianco a lei.
La rossa ricambiò il sorriso, per poi volgere la sua attenzione alla tavola. Si allungò per afferrare la teiera e riempì fino a metà la sua tazza, per poi posarla e prendere la caraffa del latte.
«The col latte… – commentò Lila osservando l’amica prendere il primo sorso – Ma mi dici come fai a bere quella roba?» domandò e per tutta risposta la rossa fece spallucce e rimise la tazza sul piattino.
«Mi piace e basta. Forse è questione di abitudine.»
L’ultimo ad arrivare fu Nathaniel, ancora mezzo assonnato, o almeno così sembrava, la sua capigliatura non aiutava molto a comprendere cosa gli passasse per la testa e le sue poche parole altrettanto meno.
«Ah buongiorno, bello addormentato…» scherzò l’italiana, quando si sedette vicino a lei, per poi allungarsi verso di lui e stampargli un bacio sulla guancia, facendolo praticamente diventare del colore dei suoi capelli.
«Bu-Buongiorno…» rispose.
«Ecco un’altro che balbetta… Mi domando se è normale balbettare a quel modo davanti alla persona che ti piace…» commentò Adrien, ricevendo, però, poi una gomitata dalla fidanzata di fianco a lui.
«Penn vedi che ho preparato i piselli anche per te.» disse Monique, a quel richiamo il piccolo pavone blu uscì dal suo nascondiglio, ringraziando e andando verso il suo piatto, che era l’unico ancora intonso.
«Allora che farete oggi?» domandò Gabriel.
«Io pensavo di andare al mare, vorrei prendermi un po’ di sole e poi voglio vedere la spiaggia.» disse Angelie, addentando poi una fetta biscottata alla marmellata.
«Tian, perché non l’accompagni?» intervenne subito Adrien, facendogli l’occhiolino.
«Beh sì… Se a lei va…» disse un po’ imbarazzato.
«Volentieri. – sorrise lei – Ma voi non venite?» domandò poi agli altri. Marinette stava per rispondere, ma Adrien intervenne prima, non appena tentò di aprir bocca.
«No! – disse perentorio – Io e Marinette volevano tornare a Veules-les-Roses e goderci un po’ il paese da soli.» disse passando un braccio attorno alle spalle della ragazza, che rispose con un cenno di testa e un sorriso.
«Io voglio andare nel giardino del castello. Ho visto che c’è una voliera. Voglio… Voglio disegnare qualche uccello.» disse Nathaniel.
«Ti posso fare compagnia?» domandò Lila addentando voracemente un bignè alla crema.
«Bene… Ed io come al solito devo fare la terza incomodo a qualcuno.» disse con un sospiro la giovane portatrice dell’ape, spostandosi una ciocca di capelli rossi dal viso.
«Puoi sempre stare in camera e telefonare ad Henrie.» la punzecchiò Lila.
«Certo… Me le paghi tu le chiamate internazionali? Già è tanto che riesco a sentire lui e i miei una volta al giorno.»
«Puoi venire con noi se vuoi.» propose Angelie. 
In quello stesso istante la giovane italiana, urlò di dolore, per poi rivolgersi al biondo di fronte a lei.
«Ma dico sei impazzito? Cosa cavolo mi tiri calci sotto… Ahia, la vuoi smettere?» domandò, mentre lui la scrutava con i suoi occhi smeraldini come a volerle dire qualcosa, ma poi fu il rosso però a parlare.
«Jinnifer, perché non vieni con noi in giardino?»
«Sì, forse è meglio.» rispose ridendo della scenata che avevano fatto gli altri due.

 

«È carino quello che stai facendo per Tian.» disse Marinette, poggiando la testa sulla spalla del ragazzo.
Stavano passeggiando per le vie del paese, tranquilli, senza una vera e propria meta.
«Beh era il minimo… E poi, si vede lontano un miglio che gli piace…» rispose Adrien.
«Chissà com’è davvero da innamorato, se balbetta come Nathaniel e me, oppure parla troppo, o magari è sciolto e non lo sappiamo.”
«Non lo so, ma in questo momento non m’importa. Io gli ho dato una chance, ora è suo compito saperla sfruttare.»
Il silenzio calò di nuovo tra i due, rotto solo dal rumore del ruscello che scorreva proprio di fianco a loro.
«Adrien…» lo chiamò dopo un po’ la corvina e il ragazzo si girò con un verso interrogativo.
«Sono contenta di questa vacanza assieme.» gli disse con un sorriso, lui ricambiò il gesto, per poi fermare la passeggiata di entrambi e prendere il volto tra le sue due mani.
«Anche io sono felice di essere qui con te Marinette… Sei stata la mia prima ragazza eppure penso… penso che non amerò mai nessuna quanto amo te… Sì è vero, forse è il miraculous che ci spinge ad amarci, ma…» lei gli mise un dito sulla bocca, scrutandolo divertita con quei suoi occhi blu cielo, dopodiché si avvicinò a lui e scostando l’indice, lo sostituì con le sue labbra.

 

Se parlare ed approcciarsi con gli altri gli veniva così complicato, disegnare per lui era come respirare. Teneva il suo blocco inclinato sulle sue gambe e la matita in modo leggero, solamente con tre dita, in modo da avere un tratto delicato sulla carta.
Si era seduto sul prato verde, davanti alla voliera, con l’intenzione di disegnare un qualche uccello, ma, inspiegabilmente, stava ritraendo lei, che se ne stava seduta sulla panchina, intenta a leggere un libro, non aveva resistito.
«Come sta venendo il disegno?» domandò qualcuno alle sue spalle. Il ragazzo si voltò di scatto e, per poco, non tracciò una linea su tutto il disegno, rovinandolo.
«Ah… ecco… io…» cercò di spiegarsi lui, per poi premere il blocco sul petto, mentre la rossa sorrideva divertita.
«Stai tranquillo, non glielo dico. – lo rassicurò – Però tu dovresti: è un bel disegno e sono sicura le piacerà.» concluse poi per incoraggiarlo.
Lui con una smorfia poco convinta, riportò alla sua posizione originale il blocco e riprese a disegnare, mentre la ragazza si allontanava, avvicinandosi di più alla voliera, per guardare gli uccelli.

 

«Insomma Tian, fa qualcosa!» esclamò a bassa voce il kwami della tartaruga incoraggiando il ragazzo. Lui però alzò le spalle confuso come a chiedere cosa avrebbe dovuto fare, fu la ragazza però a chiamarlo.
«Tian…»
«Sì?» domandò lui voltandosi immediatamente verso la nuova interlocutrice.
Era sdraiata a pancia in giù sul telo da mare e teneva le braccia sotto la guancia destra, mentre i suoi occhi erano chiusi.
«Mi metteresti la crema solare sulla schiena?» domandò con tono tranquillo.
«Eh?!» urlò quasi il ragazzo, sgranando gli occhi.
«Ho la pelle sensibile e se mi brucio poi il mio manager e Gabriel mi uccidono, come minimo.» puntualizzò la ragazza aprendo gli occhi grigi e puntandoli contro quelli neri come il petrolio del giovane cinese.
«Va bene. Dov’è?» domandò il ragazzo.
«Nella borsa da mare, dovrebbe essere un flacone blu, protezione quaranta.»
«Non sarebbe educato rovistare nella borsa di una donna.» puntualizzò lui, facendola sorridere.
«Hai il mio permesso. – gli rispose, ma subito dopo il flacone fu portato fuori dall’enorme borsa – Oppure te lo fai passare da Nooroo e Wayzz.» concluse ridendo.
Lui lo afferrò e dopo averlo stappato, spremette un po’ di crema bianca sulla mano. Fece un lungo sospiro e poi poggiò le mani sulla schiena della ragazza, cominciando a massaggiarla in modo che la sua pelle potesse assorbire la protezione solare.
«Ti prego, non dirlo agli altri però. Adrien mi prenderà in giro a vita se lo scopre.» chiese, quasi supplicando lui.
«Hai la mia parola. – rispose sorridente la ragazza, poggiando il mento sulle mani e rilassandosi. – Comunque si sente che sei nipote di un massaggiatore.» commentò.
«Spero sia un complimento.» fece lui, scoppiando a ridere.
«Assolutamente sì…» lo rassicurò lei, godendosi le sue forti mani sulla schiena.

  
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