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Autore: CalculatedArtificiality    17/01/2018    1 recensioni
Ricordate Diana Fowley? Ricordate la frase "la stai mettendo sul personale"? Cosa è successo dopo che Scully se n'è andata dichiarando conclusa la collaborazione tra lei e Mulder?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dana Katherine Scully, Fox William Mulder
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 2

                          

“Scully, modera il linguaggio.”

Lo guardo incredula. Mi auguro stia scherzando così glielo chiedo direttamente “stai scherzando, vero?”

Ricambia il mio sguardo per un istante e poi scuote la testa “penso si possa parlare senza ricorrere a parole o frasi volgari.”

Non sta scherzando. E’ serio come sarebbe serio un attacco cardiaco se pesassi 270 Kg. Gliela do io la volgarità penso, ma non lo dico.

“Oh, va bene Mulder. Sei un arrogante, egoista, bastardo figlio di puttana.” Il mio è un sorriso perfido, crudele. Si limita a guardarmi. Rincaro la dose “sei uno stronzo, lo sai vero?”

L’espressione del suo viso ha qualcosa di buffo e faccio del mio meglio per non scoppiargli a ridere in faccia “che succede, Mulder? Una puttana senza cuore ti ha mangiato la lingua?”

L’ultima frase sembra lo abbia scosso e inizia a parlare “Scully, la stai mettendo…”

“Sul personale? Si, lo so Mulder. Me lo hai già detto.” Rispondo con espressione disgustata alzando gli occhi al cielo.

Fa spallucce “beh è vero.”

Naturalmente la mia rabbia è aumentata. Non credo volesse provocarmi, ma l’effetto è stato quello. “Perché è personale, Mulder. E’ PERSONALE!” Grido incurante delle conseguenze. Voglio urlare perché se in questo momento non lo facessi ho paura che si limiterebbe a sentirmi senza ascoltarmi. “Hai ragione a dire che la sto mettendo sul personale, perché lo è Mulder e tu sei uno stronzo a pensare il contrario.”

Si passa una mano tra i capelli “Cristo, Scully… sei così…” ma non finisce la frase.

“Cosa? Volgare?” Chiedo avvicinandomi a lui. “Orribile?” Rido. “Beh mi dispiace se il mio linguaggio ti offende o non ti fa sentire a tuo agio Agente Mulder, ma dovresti renderti conto che è tutto una conseguenza di quello che ho passato in questi anni. Avrei resistito una volta, mi sarei morsicata la lingua, ma Dio mi è testimone non terrò a bada la lingua stasera. Dirò tutto quello che voglio, quando voglio, come voglio e ti chiamerò con ogni epiteto che mi verrà in mente, Mulder. E quando non mi verranno più in mente parolacce inizierò ad inventarne.” Sorrido compiaciuta.

“Credo tu abbia già iniziato.”

Lo squadro “troppo dovrei dirti ancora, Mulder. Comprati un dizionario, questa è solo la punta dell’iceberg se non te ne vai via. Adesso.”

Si passa di nuovo una mano tra i capelli e penso stia seriamente considerando l’ipotesi di andarsene. Una parte di me vorrebbe che sparisse e mi lasciasse a cuocermi nel mio brodo. Pensa davvero che quello che ha appena sentito sia volgare? Rimarrà scioccato d’ora in poi.

Non sa cosa sia la furia di una donna disprezzata, lo imparerà a sue spese avendo scelto lei invece che me.

Scuote la testa, sembra stanco. Bene penso. E’ quello che si merita. Merita di sentirsi miserabile come mi sono sentita io oggi.

Sospira nuovamente e io torno a sedere sul divano riprendendo il mio gelato e ricominciando a mangiare.

“Scully non ti ho mai vista così…” dice rimanendo nella sua posizione.

Fisso il mio gelato “oh ti da fastidio, Mulder?” Chiedo fingendo tenerezza.

Sembra voglia rispondere, ma poi realizza il mio sarcasmo. Quando alzo lo sguardo su di lui, vedo un barlume di ira attraversargli il viso. Serro la mascella. Fallo, Mulder. Rispondi.

Dopo un minuto ribatte “non è un comportamento che si addice ad una signora.” C’è un che di arrogante nel suo tono.

Strabuzzo gli occhi scioccata e inizio a ridere, anche se la mia è una risata amara “che succede? La tua puttana non parla in questo modo?” Dico mangiando un altro cucchiaio di gelato. Mi guarda come se non mi riconoscesse mentre al contrario io mi sento sicura e decisa “no, ovviamente. Non vorresti mai avere a che fare con una persona che ragiona con la sua testa e che lasciata sola sia in grado di esprimere i suoi pensieri in un modo che non le si addice. In un modo che non ti faccia sentire a tuo agio.”

Sposta nervosamente il peso da un piede all’altro.

“Certo che no Fox” dico enfatizzando il suo nome, per fargli capire che non mi è sfuggito il modo in cui lei lo chiama. “Lei non dice niente che possa darti fastidio, lei non mette in dubbio ciò in cui tu credi. Lei si che ti da soddisfazione.” Dico sottolineando l’ultima parola e fissando il mio sguardo nel suo per fargli capire che non parlo solo di lavoro.

Le mie parole lo hanno paralizzato, ne sono felice. Non farò marcia indietro stavolta. Gli spiattellerò tutto in faccia. Tanto sono sicura che stasera finirà la nostra collaborazione. E’ senza parole e io me ne compiaccio, ha il buon gusto di non rispondere e fa bene. Sono fuori di me stasera e non ho riguardi. Sono stanca.

Riprendo sarcastica “ti da soddisfazione. Non stupisce che tu sia tornato da lei nel momento esatto in cui è rientrata nella tua vita. Finalmente avrai pensato… Scully mi frena e basta. Scully non crede a nessuna delle mie teorie. Scully non finirà mai nel mio letto… benvenuto alla mia pietosa festa, Mulder. Sono stata un peso per te per anni e sai una cosa? Sono stanca di sentirmi un peso. Stai con lei, Mulder. In ogni senso perché lei ti darà tutto. Io non ci sto più.” Finisco il mio monologo sorpresa dall’intensità delle mie parole.

Scuoto impercettibilmente la testa ripetendo mentalmente quello che ho appena detto Scully non finirà mai nel mio letto. Penso che avrei potuto pesare un po’ di più le mie parole.

Mi sta studiando adesso, è silenzioso. Mi sento a disagio per un momento, cerco di non farglielo capire. Mi aspetto una degna risposta perché se questa collaborazione sta terminando, che almeno finisca col botto.

Si passa una mano sul volto, sembra esausto “Perché…” inizia. “Perché deve essere…” Riconsidera. “Tutto questo per Diana? Perché?”

Lo guardo incredula “adesso ti sembra personale, Mulder?

“Lo è?” chiede sarcastico.

“Si, Mulder.” Dico con la bocca piena di gelato. “Lo è. Ho una domanda per te.”

“Chiedi.”

“Se quanto accaduto oggi non è personale. Se tu non consideri personale il mio venirti dietro in capo al mondo, perdere mia sorella, contrarre, combattere e vincere una battaglia contro il cancro… dimmi Mulder, voglio sapere e spero che tu mi possa illuminare. Cosa cazzo è per te personale?”

Poggio la vaschetta di gelato. Mulder rimane in silenzio e si avvicina a me. Poi mi chiede “Scully ma di che cosa stai parlando?”

“Voglio realmente sapere cosa tu consideri personale. Voglio dire, da quando lei è tornata, tu non hai più niente a che spartire con me. Avrei dovuto accorgermene prima, ma No… a seconda della convenienza chiudo gli occhi per non vedere ciò che non mi piace. Prima di lei avevo ingenuamente iniziato a pensare che tu fossi inn…” Mi blocco di colpo appena realizzo cosa sto per dire. Non è qualcosa che voglio affrontare stasera. Non dopo tutto quello che è successo.

Mulder si fa forte del mio attimo di smarrimento “che io fossi cosa?”

Sono pietrificata, prendo le vaschette vuote di gelato e mi avvio verso la cucina. Mi segue naturalmente. Getto i contenitori e vado verso il freezer per prendere altro gelato. Provo ad aprire lo sportello, ma Mulder ci mette una mano sopra e me lo impedisce. Alzo gli occhi e lo guardo.

“Che io fossi cosa?” Chiede ancora.

Non esiste che io ceda “perché non rispondi prima alla mia domanda?” Dico sorridendo.

Sospira “qual era la domanda?” Lo so che se la ricorda, vuole solo che io la ripeta. Visto? E’ veramente un bastardo.

Faccio del mio meglio per non cadere nella sua rete e ripeto la domanda con un tono volutamente infastidito. Non sono sicura che il fastidio sia realmente trapelato “cos’è personale per te, Mulder?” chiedo digrignando i denti.

Si prende un momento per riflettere e alla fine scuote la testa “non so cosa tu voglia che dica, Scully…”

Monta la rabbia. Posso sentirla e posso vederla riflessa nei suoi occhi “voglio che tu mi dica la fottuta verità. Voglio sapere perché cazzo ti sono venuta dietro solo per scoprire che quando si tratta di prendere una decisione e quando una puttana si infila nel tuo letto io non sono più considerata personale.”

“Dimmi solo cosa vuoi sentirti dire e io lo dirò.” E’ talmente accomodante che mi innervosisco ancora di più.

Sono imbestialita. Afferro lo sportello del freezer e tiro con tutta la mia forza. Evidentemente ha la guardia abbassata e lo sportello lo colpisce in pieno facendogli perdere l’equilibrio. Faccio un passo indietro e per poco non finisce con la faccia sul bancone della cucina. Rido e tiro fuori una vaschetta di gelato, lui fa del suo meglio per ricomporsi.

Mi appoggio al frigorifero e ghigno, lui se ne accorge. Apro la vaschetta di gelato e dico con tono compiaciuto “dimmi Mulder, quello che tu e Diana fate a porte chiuse… quello è personale? O si tratta di scopate professionali?”

Si ricompone dopo l’urto con lo sportello e da un solo sguardo mi accorgo che adesso è montata la rabbia anche in lui. Ci siamo penso. Osservandolo mi rendo conto di aver oltrepassato la linea, ma ancora una volta non me ne curo. Stasera non mi importa.

“Cosa vuoi Scully?” Dice avvicinandosi a me. Abbassa la voce “vuoi sentire tutti i più scabrosi, succulenti, gloriosi dettagli che riguardano me e Diana? Vuoi andare così sul personale?”

Merda. Non sono pronta per questo. Volevo litigare, ma non così. Soprattutto perché io non riesco neanche a ricordare i gloriosi dettagli della mia ultima storia. Sono totalmente impreparata, ma non glielo farò capire.

“Sembri così preoccupata della nostra relazione, mia e di Diana. Allora cosa vuoi sapere? Vuoi sapere come mi chiama quando siamo a letto? Quanto spesso lo facciamo? Dove lo facciamo? Quanto dura e quanto mi piace? Se lei urla il mio nome? Se io urlo il suo? Mm? Cosa cazzo vuoi sapere, Scully?”

Serro la mascella perché sento salire le lacrime. Lui se ne accorge, ma se non posso controllare le mie emozioni, posso almeno evitare che le lacrime scendano.

“Cosa c’è non rispondi? Andiamo! Dimmi qualche altra parolaccia. Chiamami bastardo, figlio di puttana. Fallo, Scully.” Rimango in silenzio. Lui sorride, ma è un sorriso che incurva solo le labbra, che non arriva agli occhi e io sento un brivido corrermi lungo la schiena. Non mi fido abbastanza di me stessa per rispondere. “Sei tu che volevi andare sul personale, Scully. Rendiamo tutto veramente personale…” Continuo a non dire niente. “Oh certo, adesso capisco il vero motivo per cui me lo hai chiesto. E’ passato talmente tanto tempo dall’ultima volta che qualcuno ha urlato il tuo nome che vuoi rivivere quei brividi per interposta persona.” Sorride ancora, lo stesso sorriso triste di poco fa. “Ora è tutto chiaro.” Dice avvicinando il suo volto al mio.

Non posso farci niente. Dopo aver sentito tutto quello che ha detto, Diana che urla il suo nome, ma soprattutto lui che urla quello di lei, non mi contengo più. E mi insulta così per giunta. Ha ragione naturalmente, ma non ha nessun diritto di spingersi tanto oltre. Vedo rosso. Vado fuori di testa, mi sento come se fossi uscita dal mio corpo. Mi vedo alzare una mano e gettare via il cucchiaio. Sento il clangore del metallo sul pavimento e vedo la mia mano aperta muoversi velocemente dall’alto verso il basso, sento il suono sordo del contatto tra le carni. Ho appena dato uno schiaffo a Mulder.

Ed è stato dannatamente appagante.

La forza che ho impresso gli fa girare la testa e riesco già a vedere il segno delle cinque dita sulla sua guancia. Non sono scioccata dalla mia azione, dovrei sentirmi in colpa ma non è così. Mi giustifico da sola, mi sono appena vendicata.

Scuote la testa passandosi una mano sulla guancia colpita, massaggiandola lievemente. Si umetta le labbra e poi mi guarda. Sorride. Ancora quel sorriso triste, gelido.

Non dico niente.

La mano ancora a tentare di lenire il dolore “che succede, Scully?” Ghigna. “La gelosia ti ha paralizzato la lingua?”

 

Continua…

   
 
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