Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: fri rapace    17/01/2018    2 recensioni
“È una femmina! L'abbiamo chiamata Teddy, come il padre di Dora!”
Hermione strillò.
“Co...? Tonks ha avuto il bambino?”
“Sì, sì, è nata!” urlò Remus.
Tutti si congratularono con lui e Ron esclamò:
“Cavoli, una femminuccia!” come se non avesse mai sentito niente di simile.
“Sì... sì... una femminuccia,” ripeté Remus, stordito dalla felicità..."

(da Harry Potter e i Doni della Morte)
SPOILER HARRY POTTER E LA MALEDIZIONE DELL'EREDE!
Bellatrix Lestrange e Ninfadora Tonks danno alla luce i figli in una clinica segreta. A causa di un inaspettato attacco i neonati verranno scambiati: Bellatrix tornerà a Villa Malfoy col maschietto dei Lupin, mentre la piccola nata dalla Mangiamorte crescerà credendo che la cugina sia sua madre.
Genere: Commedia, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Delphini Riddle, Nimphadora Tonks, Remus Lupin, Teddy Lupin | Coppie: Bellatrix/Voldemort, Lucius/Narcissa, Remus/Ninfadora
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 12 TCC Tonks entrò nel Quartier Generale degli Auror e raggiunse rapidamente il proprio cubicolo.
Il viso pallido della sua collega Mared spuntò da dietro la parete confinante.
“Ho ricevuto il tuo gufo, non era necessario che venissi,” osservò, gli occhi che le brillavano di curiosità.
“Hai avuto il tempo di...” iniziò Tonks. L'altra prese la bacchetta e fece fluttuare una pila di pergamene, depositandole tra le sue braccia.
“Non tutti, solo quelli relativi al periodo che ti interessa,” le spiegò Mared. A piccoli passi si era intrufolata nel cubicolo di Tonks e la guardava con aperto interesse.
Tonks non ci fece caso, troppo presa dalla ricerca e timorosa com'era di perdere il filo si era completamente estraniata. Rovesciò sulla scrivania le pergamene e le studiò con attenzione febbrile. Dalla parete di fronte Remus e Teddy la salutavano da una fotografia scattata qualche anno prima nella Londra Babbana. Sua figlia indossava degli occhiali da sole di plastica verde.
“Si tratta degli ultimi mesi di apertura della Clinica,” constatò Mared alle sue spalle. “Il periodo in cui è nata Teddy, giusto?”
“Hai visto il mio nome, vero?” sbuffò Tonks. Non era in vena di chiacchiere, ma capiva che, succedendo assai di rado, la collega non avesse neppure preso in considerazione che ciò fosse possibile.
“Come avrebbe potuto sfuggirmi?”
Tonks sfilò una pergamena dal plico e la mostrò all'altra Auror. Mared si grattò pensierosa la fascia sulla cavità dell'occhio che aveva perso in una delle sue primissime missioni per conto del Ministero della Magia.
“La notte in cui è nata Teddy nella clinica sono entrate altre due donne,” disse Tonks. Non ci fu bisogno di ulteriori spiegazioni: Mared prese il foglio e uscì per controllare se c'era traccia di quelle persone nei registri dell'anagrafe.
Tonks rintracciò i nomi dei Guaritori e degli infermieri di turno allora. Controllò su un'altra pergamena l'elenco del personale della clinica, li trovò e segnò i loro attuali recapiti. Decise che avrebbe iniziato con l'interrogare il mago che si era occupato di lei.
Una mano si intrufolò nel suo campo visivo, strappandole un sussulto. Era Mared che le restituiva il foglio coi nomi.
“Non ho trovato corrispondenze.”
“I nomi sono falsi, quindi,” constatò Tonks, non abbastanza sorpresa da essere delusa.
Mared annuì.
“C'era la guerra, probabilmente si trattava di Nate Babbane in fuga.”
Tonks ripensò mestamente al destino del padre, Ted non le aveva incontrate durante la clandestinità, comunque, quando era nata la nipote era già morto da diversi mesi.
Nel corridoio s'alzò un gran fermento, un promemoria si staccò dalla flotta che volava sulle loro teste, planò nel cubicolo e salterellò con insistenza sulla testa di Tonks, che lo afferrò con scarso interesse. Spiegò l'aeroplanino di carta violetta:
“Stasera ci sarà una riunione,” vide. “Io non penso che ci sarò, Mared... coprimi.”
Mared aggrottò la fronte.
“Harry Potter sceglierà le persone che dovranno scortare i Lestrange madre e figlio a Azkaban, pensavo ti interessasse...”
“Mmm,” fece Tonks, pescando dalle tasche del mantello qualche moneta Babbana: avrebbe raggiunto il San Mungo con la metropolitana. Uscì dall'ufficio con Mared che le urlava dietro: “Bellatrix domani andrà a Azkaban!”
Al banco informazioni del San Mungo indirizzarono Tonks al quarto piano e lei si fece strada tra maghi e streghe con chiome carnivore, arti piegati dalla parte sbagliata che li facevano sembrare dei fenicotteri e orecchie fumanti. Trovò Magnus in una stanzina adiacente a uno degli ambulatori, l'uomo si stava strofinando le mani sotto l'acqua corrente di un piccolo lavello. Il Guaritore che l'aveva assistita durante il parto era pressoché identico a undici anni prima... lo stesso non si poteva dire di lei, naturalmente.
“Sono nei guai?” domandò, guardando il distintivo che Tonks gli stava mostrando.
Tonks si concentrò sul viso che aveva replicato alla clinica, fu facile, aveva preso in prestito quello della sua migliore amica ai tempi di Hogwarts.
Il Guaritore reagì alla trasformazione con un sussulto.
“Si ricorda di me?” gli chiese Tonks con impazienza.
L'uomo si massaggiò la fronte nascosta da un ciuffo di capelli scuri.
“Metamorfomagus?” chiese cautamente. Non ottenendo risposta di concentrò sul suo viso e dopo qualche istante annuì. “Ricordo quella notte come fosse quella appena trascorsa. L'irruzione dei Troll nella clinica è stata probabilmente l'esperienza più terrificante della mia vita.”
Tonks soffocò un'esclamazione di trionfo e gli mostrò la lista di nomi che aveva preso al Ministero.
“Ottimo. Quindi ricorderà anche queste donne,” proseguì, sempre più sulle spine.
“Erano due sorelle,” disse Magnus. “Una bionda e l'altra mora. La mora ha dato alla luce una bambina.”
La mano con cui Tonks reggeva la pergamente tremò, si stava avvicinando sempre più alla verità.
“Non ricorda altri dettagli?”
“Mmmh... avevano un'aria altera... La donna mora aveva circa cinquant'anni e quello era il suo primo figlio. Non è una cosa comune.”
“Interessante. Pensa fossero davvero sorelle?”
“Credo di sì. Colori a parte, si somigliavano.”
Mentre Tonks prendeva appunti sul retro della pergamena con i nomi delle donne, il Guaritore le chiese gentilmente:
“E il suo piccolino come sta? Ormai sarà un maghetto in età da Hogwarts!”
Tonks quasi si lasciò sfuggire penna e pergamena e sbarrò gli occhi con una sensazione di terrore che soffocò a fatica.
“Una strega, vorrà dire. Mia figlia è una femmina.”
Il Guaritore la osservò in tralice.
“Oh no, era un maschietto. Le ho detto che ricordo quella notte come fosse appena trascorsa, ma vedo che lei non mi crede. Non c'è alcun bisogno di mettermi alla prova con delle domande trabochetto, perché dovrei mentirle?”


***


Remus aveva trascorso una giornata tranquilla in compagnia di Teddy. La figlia sembrava molto incuriosita dalla loro casa, come se non ci fosse mai stata prima d'allora, il che rafforzava l'impressione che qualcuno le avesse fatto un Incantesimo di Memoria. A un certo punto, mentre Remus correggeva una pila di compiti dei ragazzi del terzo anno, un frastuono lo fece saltare dal divano. Individuò l'origine del rumore e corse verso il ripostiglio, dove trovò Teddy seppellita sotto al mucchio di scatoloni pieni di cianfrusaglie che lui e Tonks avevano sistemato sugli scaffali.
“Questa stanza è davvero piccolissima!” esclamò la bambina, alzandosi a sedere. “Non che le altre siano granché, ma questa è ridicola!” e scoppiò a ridere.
Sempre più perplesso, Remus decise di aspettare il ritorno di Tonks per decidere sul da farsi, forse era il caso di portare Teddy al San Mungo.
“Sistema questa roba,” ordinò alla figlia, Appellando una scala e appoggiandola agli scaffali.
Tornò in salotto e aveva appena ripreso in mano la pergamena che stava correggendo quando Teddy sbucò dal corridoio, si sedette accanto a lui e prese a osservarlo con insistenza.
“Sei molto pallido,” disse, sprofondando nei cuscini. “E hai delle occhiaie terribili.”
“E tu sai benissimo il perché, giusto?” commentò Remus, senza distogliere lo sguardo dal compito di Difesa Contro le Arti Oscure.
Vide con la coda dell'occhio la figlia che si stringeva nelle spalle.
“Non lo sai?”
Teddy aggrottò la fronte.
“Suppongo che c'entri la luna piena.”
Remus sospirò e posò la pergamena sulla scrivania.
“Cosa ti sta succedendo, Teddy?”
Lei si drizzò subito, all'erta.
“Niente, perché?”
“Ti comporti come se per te fosse tutto nuovo. La nostra casa, tua madre... io.”
La bambina fece saettare lo sguardo per la stanza, come se cercasse una via di fuga.
“Ora calmati,” le disse dolcemente Remus, posandole una mano sul braccio.
“So qual è il problema,” buttò fuori Teddy in fretta. “Sei arrabbiato perché io e Delphi siamo entrati nel tuo studio e ti abbiamo visto trasformato in lupo. Ti vergogni peggio che se ti avessimo visto nudo!”
Remus avvertì un fastidioso calore alla base del collo.
“Questo non ha niente a che vedere...”
In quel momento la porta d'ingresso sbatté.
Tonks arrivò in salotto e si lasciò cadere sul divano accanto a Remus, distogliendo con un gesto repentino lo sguardo da Teddy. Il suo viso era livido e gli occhi gonfi e arrossati.
I battiti del cuore di Remus accelerarono e spinsero su, contro la sua gola.
“Cosa ti è successo?” domandò. “Stai... stai bene?”
Tonks sembrava scioccata. Si mise una mano sugli occhi ed emise diversi tremuli sospiri.
“Accompagna Teddy da mia madre,” ordinò debolmente e Remus era abbastanza spaventato da obbedire senza porre domande. Teddy, dal canto suo, sembrava felice di potersela svignare.
Remus bussò alla porta di Andromeda e quando la suocera aprì spinse dentro la figlia, ansioso di tornare nel suo appartamento.
“Oh mamma!” sentì esclamare Teddy, prima di scendere al pian terreno.
Tonks era nella stessa identica posizione in cui l'aveva lasciata.
“Dora?” la chiamò, abbracciandola stretta e lasciandola andare solo quando sentì che i suoi muscoli si rilassavano un pochino.
“Remus,” disse lei, asciugandosi il naso nella manica del mantello. “Ho scoperto qualcosa... qualcosa riguardo a quello che è successo la notte in cui è nata Teddy.”
Lui tremò, doveva trattarsi di qualcosa di molto spiacevole per ridurla in quello stato.
“Lo sapevo, Remus, avrei dovuto seguire l'istinto! I primi tempi, con Teddy... mi sembrava che non fosse mia... ma mi vergognavo... mi sentivo in colpa... perciò ho taciuto e presto ho dimenticato...”
Lui le chiuse le povere mani mutilate nelle proprie.
“Non capisco di cosa stai parlando, Dora...” supplicò.
“Noi abbiamo avuto un figlio, Remus, un figlio maschio,” dichiarò Tonks, facendosi forza. La sua voce non tremava più, e neppure le mani.
Remus emise un suono a metà tra una risatina e un singulto.
“Un maschio? Ma Teddy...”
“Teddy non è la nostra figlia biologica.”
Remus balzò in piedi come se fosse stato morso da uno dei cuscini e chiuse gli occhi, scostandosi un po' dalla donna.
“Quando ho salvato nostra figlia non c'erano altri neonati nella nursery, perciò non ho preso il bambino sbagliato, perché se è di questo che mi stai accusando...”
Tonks lo costrinse a sciogliere un pugno, gli prese la mano e lo tirò di nuovo a sedere.
“Non ho detto che è stata colpa tua,” dichiarò energicamente. “Ho parlato con il Guaritore che mi ha assistita, ricordi? Ha detto che ho avuto un maschio.”
“È passato troppo tempo, come puoi credergli!” sbottò Remus. Non poteva accettare che Tonks mettesse in discussione l'identità di Teddy affidandosi a quello che un uomo ricordava di un fatto avvenuto oltre un decennio prima!
“Non ho parlato solo con il Guaritore,” Tonks lo fissò senza battere ciglio. “Ho interrogato anche l'infermiere che ha preso uno dei bambini che ha trovato nelle nursery e l'ha consegnato all'altra donna che, quella notte, ha partorito nella clinica. Ho dovuto calcare un po' la mano, ma alla fine ha confessato che ha scelto il neonato che pensava che la donna avrebbe gradito di più, Remus.”
Remus accusò una forte vertigine e si aggrappò ai bordi del divano per non cadere; si trattava di un incubo, non vedeva altra spiegazione.
“Come hai stabilito che non ha preso il bambino giusto? Come...” tentò disperato. “Teddy è una Metamorfomagus, ed è un potere così raro che deve per forza essere tua figlia!”
“Ho parlato con entrambi i Guaritori di turno quella notte, e sono entrambi d'accordo sul sesso dei bambini, Remus, è terribile anche per me, sai...” si interruppe e spostò lo sguardo nel punto dove poco prima era seduta Teddy. “Però è un ottimo argomento, il tuo. Quante possibilità ci sono che una Metamorfomagus non sia mia figlia?”
“Lo vedi?” esclamò Remus speranzoso. “È solo un grosso equivoco.”
Ma nessuno dei due era convinto.
Teddy venne riaccompagnata dalla nonna quando erano ormai sera inoltrata.
“Vi siete dimenticati di lei?” domandò, guardando perplessa Remus e Tonks che, pallidi come fantasmi, sedevano uno accanto all'altra sull'orlo del divano. “Questo plenilunio avete intenzione di trasformarvi entrambi in lupi mannari? Avete lo stesso colorito verdognolo...”
“Grazie, mamma,” sbottò Tonks, ancora incapace di guardare la figlia. Remus, al contrario, si alzò e strinse Teddy in un abbraccio, prima di dirle di andare a dormire.
Quando se ne fu andata, Andromeda riprese a parlare.
“Voi siete strani, ma Teddy non è da meno.”
“Cosa intendi dire?” domandò Tonks.
“Tralasciando il fatto che non ricordava dove fosse il bagno e che si è fatta battere per ben tre volte agli scacchi magici, mi ha chiamato per sbaglio 'mamma' altrettante volte.”
“Mamma?” ripeté Remus, aggrottando la fronte.
Un'idea gli balenò nella testa: conosceva un altro Metamorfomagus che, guardacaso, aveva una madre che somigliava moltissimo ad Andromeda ed era coetaneo di Teddy.
“Dora...” mormorò, prendendola per il gomito. “Tu sapevi che Delphi Lestrange era un Metamorfomagus?”
Il respiro di Tonks accelerò.
“Credo... credo fosse scritto nella sua scheda... A Villa Malfoy l'ho visto solo qualche volta di sfuggita, non... non ricordavo...”
Remus pensò a Teddy e Delphi che combinavano guai assieme a Hogwarts e ora Teddy tornava a casa per le vacanze e sembrava aver dimenticato la sua vita prima della scuola. Non era stata colpita da un incantesimo, non ricordava niente perché quella non era Teddy!
Si alzarono contemporaneamente e irruppero nella camera della figlia.
Svegliandosi, lei – o meglio, lui – si sfregò gli occhi e per un attimo il suo viso sembrò sfocato.
“Forza Delphi, vestiti. Ti riportiamo a casa,” gli disse Remus con la certezza di aver indovinato. Tutto quadrava: la gelosia per i poteri di Teddy, il 'Signore 'Oscuro'...
Il volto del ragazzino vibrò e Tonks alzò la bacchetta.
“Posso costringerti a riaquistare le tue fattezze o puoi farlo da solo. Fossi in te sceglierei la seconda opzione. Molto meno dolorosa.”
“Non so di cosa...” tentò lui con un sorrisetto storto.
“Delphi!” disse Remus in tono perentorio.
Delphi sbuffò.
“E va bene...”
Strizzò gli occhi e i capelli si schiarirono e accorciarono, il viso si fece più tondo e gli occhi sbiadirono dal nero al verde.
Tonks guardò il bambino e poi Remus.
“Questo è il suo vero aspetto?” domandò, lasciando trasparire un certo disagio.
“Sì, è Delphi,” confermò lui e si rivolse in tono duro al ragazzo. “Nostra figlia è a Villa Malfoy, non è vero?”
Tonks si aggrappò alla manica del suo maglione.
“Per Merlino, Remus!” gemette. “Stanno portando Teddy a Azkaban!”
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: fri rapace