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Autore: Shikayuki    17/01/2018    1 recensioni
Recuperò la bottiglia da sopra al letto, buttò il suo bicchiere nel cestino e poi si diresse verso la porta, fermandovisi davanti per un attimo. Si voltò e sorrise a Wakatoshi, alzando la bottiglia.
«Continua a guardarmi e ad osservarmi, diventerò presto degno di giocare sul tuo stesso campo!»
~
Ushijima, Bokuto e la loro sopravvivenza nella Nazionale.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Koutaro Bokuto, Wakatoshi Ushijima
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DISCLAIMER: purtroppo i personaggi e le ambientazioni non mi appartengono!

• Iniziativa: Questa storia partecipa al "COWT" di Lande di fandom
• Settimana: Prima
• Missione: M2
• Prompt: Gara
• Numero Parole: 2260



Dedicata alla mia splendida Bubu <3


Keep watching me.



Wakatoshi sentì improvvisamente dei colpi alla porta della sua stanza e si alzò dal letto, impassibile come sempre, senza neanche un briciolo di curiosità o di stizza per chi lo stava disturbando in così malo modo dopo la faticosa partita che aveva giocato quel giorno. Gli altri con cui condivideva la stanza erano usciti per locali a festeggiare la vittoria, ma lui aveva preferito rimanere in stanza, farsi una lunga doccia calda e poi riposarsi. Dopotutto non era mai stato quello socievole. A volte quasi gli mancava l'ingombrante e rumorosa presenza di Tendou al suo fianco, ma presumibilmente non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce.
«Ushiwakaaaaaaa apriiiii!!!»
Wakatoshi avrebbe riconosciuto quella voce alta e fastidiosa tra milioni, il tono un po’ graffiante, reso leggermente roco probabilmente dall’alcool. Bokuto Koutaro parlava perennemente come fosse un cucciolo esagitato, ma quando beveva anche solo un bicchiere, chiunque lo capiva subito.
Ushijima si preparò alla lunga tortura che lo attendeva ed aprì la porta, in fondo o si arrendeva al suo compagno di squadra, o sicuramente si sarebbero ritrovati convocati nella hall per gli schiamazzi ed il rumore fuori luogo. I giornali sportivi sarebbero stati ghiotti di quello scandalo « ala di riserva della nazionale fa danni in hotel a causa dell’alcool »
«Koutaro.»
Il suo tono era sempre lo stesso: basso, fermo, una nota autoritaria di sottofondo.
«Ushijima.»
Koutaro scattò sull’attenti, per prendere in giro la sua freddezza marziale, ma quasi rischiò di far cadere tutto quello che aveva per le mani e che riuscì a salvare per miracolo. Rise singhiozzando, per poi caracollare dentro la stanza senza neanche chiedere il permesso, pestando un piede di Wakatoshi mentre gli passava accanto e guardandolo da sotto le palpebre pesanti a mezz’asta, i profondi occhi dorati che scintillavano cupi alla luce soffusa della camera.
«Sei fortunato amico mio! Io, Bokuto Koutaro, sono qui per rendere la tua serata indimenticabile!»
«Perché non sei uscito con gli altri?»
Bokuto si risentì di quelle parole e sussultò offeso, portandosi una mano al petto drammaticamente.
«E lasciare da solo il grande Ushiwaka? Impossibile.»
«In realtà io…»
«Nononono, non serve che mi ringrazi, davvero. Dall’alto della mia immensa generosità questo ed altro!»
Ushijima lo guardò impassibile, come sempre, per poi arrendersi e sedersi sul suo letto, osservando Koutaro trafficare con qualcosa sulla piccola scrivania della stanza d’hotel. il ragazzo era leggermente instabile sulle sue gambe e Wakatoshi non potè fare a meno di squadrarlo dalla testa ai piedi. Era decisamente più basso di lui, ma il suo corpo era ben disegnato, le spalle larghe e muscolose, messe in risalto dall’aderente e sottile tshirt grigia, le cui maniche arrotolate lasciavano scoperti i bicipiti scolpiti da lunghe ore di allenamento. Ushijima in realtà si ritrovava spesso a fissarlo durante gli allenamenti, in fondo era quasi impossibile non notarlo con la sua personalità prorompente e i suoi sbalzi d’umore degni di quelli di una donna incinta… non che fosse pratico di donne incinte, ma così si diceva. Riusciva a passare dall’essere la persona più carica e disturbante del mondo, all’essere un cumulo di lamentele e piagnistei. Provava irritazione per quel comportamento. Era dotato di un gran talento, forza e senso del gioco, eppure quel carattere altalenante gli impediva da sempre di essere un titolare e lo lasciava spesso e volentieri in panchina ed Ushijima pensava che non sarebbe durato molto altro tempo in Nazionale se avesse continuato così. Eppure, nonostante tutto era affascinato in un certo qual senso da quel ragazzo casinista, perché in quegli occhi dorati vedeva sempre una scintilla di determinazione, e soprattutto non si arrendeva mai, neanche nei suoi momenti di sconforto. Probabilmente non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce, ne lo avrebbe mai dimostrato diversamente, non era nel suo carattere farlo, ma lo stimava e forse era anche un po’ la sua naturale capacità nell’attrarre casi umani - alla quale era ormai abituato - a parlare per lui.
«... e quindi mi sono detto: perché lasciare da solo Ushiwaka? Sarà sicuramente triste nella sua stanza, con il suo orribile pigiama, ed eccomi qui!»
Bokuto aveva preso a blaterare qualcosa, riscuotendolo dai suoi pensieri. Alzò gli occhi ed incontrò il suo sguardo dorato, che lo squadrava dalla testa ai piedi.
«Problemi?»
«No, è che ti avevo immaginato con un tristissimo pigiama marrone o blu scuro, modello cinquantenne, di quelli con i bordini a contrasto ed i bottoncini sul davanti, e invece...»
Invece Ushijima odiava i pigiami ed indipendentemente dalla stagione dormiva in mutande, boxer aderenti per la precisione e non se ne preoccupava minimamente.
«Se non fossi stato io alla porta ti saresti comunque presentato così?»
«Non capisco, sono comunque in mutande.»
«Non sei propriamente presentabile in questo stato, ma… va bene, lasciamo perdere ed iniziamo la festa!!!»
Ushijima lo guardò sempre impassibile, mentre l’altro gli porgeva un bicchierino di plastica con dentro del liquido ambrato.
«Dai Ushiwaka, è solo del Jack!»
«Io non bevo.»
«Daiiii, dobbiamo festeggiare! Abbiamo vinto la prima partita di campionato della stagione, và festeggiato!»
«Non mi piace bere.»
«Ma se ti ho visto altre volte bere Jack!»
«Un conto è sorseggiare un bicchiere in pace al bar dell’hotel, un conto è scolarsi una bottiglia come credo tu abbia intenzione di fare.»
Bokuto si lanciò sul letto accanto a lui, rovesciandosi addosso un pò liquore ed emettendo un verso a metà tra un grugnito ed uno sbuffo scocciato. Stette per un attimo pensieroso a fissarlo da sotto le palpebre pesanti, per poi fare un sorrisetto perfido.
«E allora io ti sfido. Una gara a chi tira giù più shottini senza perdere la dignità.»
Koutaro sapeva dove colpire per convincerlo ed infatti Wakatoshi lo guardò male, una leggere scintilla in fondo agli occhi.
«In fondo questa sfida dovrebbe essere una passeggiata per il grande Ushijima Wakatoshi, asso indiscusso della Nazionale giapponese!»
Ushijima non parlò neanche, si limitò ad allungare una mano e togliere all’altro uno dei due bicchierini, per poi buttarlo giù d’un fiato, gli occhi fissi in quelli color ambra dell’altro. Era più forte di lui: se c’era qualcosa che assomigliava vagamente ad una sfida, lui doveva vincerla, fosse stato anche solo magari correre nudi per la città. Forse correre nudo per la città non lo avrebbe proprio fatto, ma non era quello il punto. Il punto era che Koutaro aveva scoperto questa sua debolezza, rivelandosi una persone molto più attenta di quello che dava effettivamente a vedere con la sua personalità stravagante ed ingombrante.
«Ohohoh, così sì che si ragiona!»
A sua volta Bokuto buttò giù d’un fiato il liquido nel bicchierino che aveva in mano, emettendo un verso soddisfatto e recuperando la bottiglia, per poi versare di nuovo da bere ad entrambi. «Sai, so cosa pensi di me. Non sembra, ma sono un ottimo osservatore e vedo come mi guardi durante gli allenamenti.»
Ushijima rimase un attimo interdetto da quelle parole, sembrava avergli esattamente letto nel pensiero, ma non disse nulla, limitandosi a bere il secondo shot, sentendo il liquido bruciargli dapprima la lingua e poi la gola, in una colata liquida allo stesso tempo sia fredda che calda. Non aveva mai particolarmente apprezzato l’alcool, ma quella sensazione bruciante lo lasciava sempre con il leggero sentore di volerne altro.
«So che pensi che io sia un buono a nulla e che presumibilmente presto perderò la convocazione, considerando che al momento vengo reputato buono solo per scaldare la panchina, ma...»
Bokuto buttò il suo secondo shot, per poi versarne ad entrambi un terzo.
«… ma in realtà sto solo aspettando il momento propizio per brillare e dimostrare che anche un buffone come me ha il diritto di essere nel campo della Nazionale.»
Bevvero anche il terzo shot ed osservarono in silenzio il liquore cadere gorgogliando nei bicchierini per il quarto. Ushijima iniziava già a sentire un lieve pizzicore dietro agli occhi, ma cercava d’ignorarlo, non si sarebbe lasciato battere, anche se sapeva che la sua resistenza all’alcool non era delle migliori. Anche il quarto venne vuotato tutto d’un fiato ed in religioso silenzio. Solo dopo che anche il quinto sparì nelle loro gole ed il sesto prese possesso dei loro bicchieri, Bokuto ricordò che il suo dono della parola era piuttosto una maledizione e cominciò di nuovo a blaterare. Parlava dell’università e di quanto fosse difficile la matematica, di quanto gli mancasse la presenza di Akaashi - Ushijima ricollegò con non poca fatica il nome al volto dell’alzatore dai capelli mori e l’espressione perennemente annoiata -, di quanto i suoi coinquilini fossero smorti - e qui lanciò un’eloquente occhiata all’asso di fianco a lui - e di quanto trovava duri gli allenamenti, anche se lo riempivano sempre di energia. Wakatoshi lo osservava in silenzio, assorbendo tutte quelle informazioni passivamente, ma comunque incasellandole per bene nel suo cervello. Di nuovo tornò a pensare a Tendou e a come Bokuto gli assomigliava così tanto, senza però avere quella leggera aria inquietante che contraddistingueva il suo vecchio compagno di squadra. Si ritrovò a pensare che con molta probabilità anche Bokuto era stato bullizzato da piccolo e si chiese il perché. Forse per quegli occhi dall’aria perennemente assonnata e dal colore così peculiare o forse per la sua innata voglia di vivere e la sua presenza ingombrante, non riusciva a capirlo, eppure sentiva che era così. Iniziava a sentire la testa leggera, ma allo stesso tempo un lieve dolore alle tempie e senza rendersene conto, buttò giù quello che a detta dell’altro era il nono bicchierino. Non si era minimamente reso conto di averne bevuti così tanti, troppo perso nel chiacchiericcio di Bokuto e nei suoi pensieri.
Guardò il liquido ambrato nella sua mano, che quasi gli ricordava il colore degli occhi dell’altro e sentì un lieve sentore di nausea e forse dovette emettere un qualche suono traditore, perché Bokuto ridacchiò.
«Vuoi arrenderti, mio capitano?»
Ushijima lo guardò truce, scolando lo shot e facendo cenno all’altro di versargli il decimo. Si chiese se quella bottiglia avesse una fine e buttò giù d’un fiato anche quello, sentendo il liquido scivolargli in gola senza lasciare ormai neanche la lieve sensazione di bruciore dell’inizio. Bokuto gli tenne testa e poi versò l’undicesimo.
«Non pensavo saresti riuscito a reggere così tanto, sai?»
«Io pensavo che tu saresti stramazzato subito, considerando che già avevi bevuto.»
Bokuto rise di gusto, quasi rovesciandosi il liquore addosso, mentre si dimenava sul letto, una mano sulla pancia per cercare di trattenere le risate ed evitare un richiamo dall’hotel. Si ricompose e bevve l’undicesimo shot. Si asciugò una gocciolina ribelle che gli colava lungo il mento e ridacchiò di nuovo.
«Tu non hai lontanamente idea del training che io e Kuroo abbiamo fatto in questi anni insieme. Ringrazia il cielo che non sia stato selezionato anche lui, altrimenti questa squadra avrebbe potuto prendere una piega che non sono sicuro qualcuno avrebbe potuto reggere, men che meno tu, mio capitano.»
Wakatoshi sorseggiò il dodicesimo shot e lo guardò intensamente, la vista che gli andava fuori fuoco e lo sguardo catturato dalle pagliuzze dorate negli occhi dell’altro.
Bokuto bevve il tredicesimo shot e si versò il quattordicesimo, sorridendo sornione mentre se lo portava alle labbra. Wakatoshi seguì il movimento, bevendo a sua volta, senza staccare gli occhi dai movimenti dell’altro e soffermandosi sul contatto che fece il bicchiere con quelle labbra curve. Non ci aveva mai fatto caso, ma le labbra di Bokuto erano un disastro. Si chiese perché stesse notando quella cosa, ma decise di accantonare la domanda in un angolo del suo cervello annebbiato, troppo ipnotizzato dalla finezza e dal colore pallido di quelle labbra fin troppo screpolate. Si chiese anche come sarebbero risultate al tatto, mentre osservava un’altra goccia ribelle di liquore bagnarle e lasciarle lucide. Doveva bruciare quel liquore forte su tutte quelle screpolature, eppure Bokuto sembrava non farci caso.
Successe tutto in un battito di ciglia e Wakatoshi neanche se ne rese conto. Quando stese la mano per chiedere il quindicesimo shot, Bokuto distese ancora di più quelle labbra umide in un sorriso e si buttò in avanti, facendole scontrare contro quelle di Ushijima. Non fu un bacio lungo e profondo, fu solo un incontro di labbra che si dischiusero di riflesso, permettendo alle lingue di esplorarsi. Tutto era reso più umido dal liquore, il cui sapore predominava accentuato dal calore corporeo, eppure le lingue addormentate dalla bevuta non volevano troppo collaborare, rendendo il tutto goffo, ma così come era iniziato, finì. Koutaro poggiò una mano sul petto nudo di Ushijima, spingendolo gentilmente via ed alzandosi, instabile per un attimo sulle gambe. Recuperò la bottiglia da sopra al letto, buttò il suo bicchiere nel cestino e poi si diresse verso la porta, fermandovisi davanti per un attimo. Si voltò e sorrise a Wakatoshi, alzando la bottiglia.
«Continua a guardarmi e ad osservarmi, diventerò presto degno di giocare sul tuo stesso campo!»
Aprì la porta e mise un piede fuori, ma prima di chiuderla ci ripensò. Tornò indietro e di nuovo fece incontrare le loro labbra, in un bacio molto più veloce e rozzo.
«Buonanotte Ushiwaka.»
Glielo soffiò a fior di labbra, per poi voltarsi di nuovo ed uscire, sbattendosi rumorosamente la porta alle spalle.
Ushijima non ci aveva capito nulla. Nella nebbia che tormentava il suo cervello, riusciva solo a richiamare il sapore alterato dall’alcool di quelle labbra e la loro incredibile morbidezza, nonostante la miriade di pellicine e piccole ferite che le martoriavano. Buttò nel cestino il bicchierino che stringeva ancora in mano e s’infilò nel letto, prendendo sonno mentre pensava che sì, avrebbe continuato a guardarlo e sì, presto ci sarebbero stati due assi nella Nazionale, fianco a fianco nello stesso campo.



Shikayuki's corner: SONO TORNATA... circa. Io lo so che sparisco e poi riappaio, prometto cose e poi non le faccio, ma da un anno a questa parte ho sofferto di un enorme blocco dello scrittore seguito da un odio profondo verso quelle poche cose che riuscivo a scrivere. Per questo motivo, ho deciso di mettermi in gioco ed iscrivermi al COWT, sperando che dovendo scrivere a tutti i costi ed avendo la pressione di una squadra sulle mie spalle, io riesca a riprendermi e tornare a scrivere con la passione e la voglia di un tempo! Spero apprezziate lo sforzo >.<
Questa shot con questa coppia improbabile è nata per caso, da una coppia improbabile tirata fuori in modo improbabile dalla mia bubu (@EmsEms), che inoltre ringrazio tantissimo per il betaggio che mi ha gentilmente fatto, vedendomi un po' nel panico. Non mi capitava di divertirmi così tanto nello scrivere da moltissimo tempo, ed ho adorato scrivere su questi due dorks e posso dire di apprezzare uno dei miei lavori forse per la prima volta in vita mia c.c Spero voi lo apprezziate altrettanto c.c Buona lettura! (scusatemi in anticipo, ma in queste 8 settimane di cowt intaserò il fandom con le peggio crackship, non me ne vogliate c.c)
PAGINA AUTRICE: Hecate - Shikayuki Efp
PROFILO AUTRICE: Shikayuki Efp chiedetemi tutti l'amicizia, ho i biscotti *^*

  
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