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Autore: red queen    27/06/2009    6 recensioni
Minuscola fic sulle parole che gli amici non hanno bisogno di dirsi. Vaghissimamente shounen :)
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Cipher Pool 9
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Kaku dice che Lucci gli sembra pensieroso in quei giorni, Jyabura gli chiede come fa a dirlo, visto che il gattaccio ha sempre

Era da un po’ che volevo scrivere qualcosa su Lucci e Kaku, mi mancavano questi due ragazzacci >.< Ecco a voi una piccola fic scritta in un lampo di ispirazione, spero vi piaccia J

 

 

Silent Friends

 

Ormai a largo di Saint Poplar, sulla nave che li sta portando verso la loro nuova vita, o più probabilmente solo lontano da quella vecchia, Kaku osserva Lucci attraverso un oblò. Poi dice a Jyabura che il loro capo gli sembra pensieroso in quei giorni. Jyabura gli chiede come faccia a dirlo, visto che il gattaccio ha sempre una unica e sola espressione.

 

Kaku non risponde. Sa benissimo che Jyabura sta solo seguendo un copione. Tutti i membri della CP9 hanno imparato a decifrare certi piccoli indizi. In un certo senso, anche quello fa parte del loro lavoro.

Sono capaci di capire che Kalifa li accusa di molestie sessuali, perché non sa ringraziarli per il rispetto che dimostrano a lei, che è l’unica donna del gruppo; sanno stabilire quando Foukuru ha qualcosa di importante da dire, e distinguere quando Kumadori è veramente imbarazzato per qualcosa, o sta solo creando un diversivo. Sanno quando gli insulti di Jyabura nascondono un complimento, o quando il sorriso gentile di Kaku nasconde una promessa di atroci sofferenze. E sono grati che quel sorriso non sia mai rivolto a loro.

Sanno anche che a volte Lucci se ne sta in disparte non perché è freddo come il ghiaccio, ma perché ha bisogno di riflettere su qualcosa.

 

Kaku lo sa meglio di tutti gli altri, le cose più importanti che Lucci gli dice, sono sempre senza parole.

Esce allora, e lo raggiunge. Lucci è a prua, con lo sguardo fisso all’orizzonte, il vento che gli butta indietro i capelli e la luce calda del tramonto che dona alla sua pelle bruna dei riflessi dorati. Kaku si concede qualche istante per contemplare quel bellissimo volto perennemente accigliato, poi si volta verso l’orizzonte anche lui. E rimane in silenzio accanto al compagno per un bel pezzo. Aspettano insieme che venga la sera, poi Kaku gli da una minuscola pacca sulla schiena che somiglia un po’ troppo ad una carezza e si volta per rientrare sotto coperta.

L’altro lo segue qualche secondo dopo.

Kaku sa bene che chiedere è inutile. Probabilmente anche Lucci, come tutti loro, è preoccupato per il  futuro, o forse no, perché i gatti cadono sempre in piedi. Non ha importanza, quando sarà pronto a parlare, lo farà. Lo cercherà senza darlo a vedere. Farà in modo che sia Kaku a chiedere, per non dover ammettere di aver bisogno di confidare qualcosa a qualcuno, anzi, ad un amico.

 

E Kaku lo accontenterà, perché è così che fanno gli amici. Alzerà gli occhi al cielo, concedendosi un momento di esasperazione per tutte le complicazioni del compagno, ma poi seguirà esattamente la strada che Lucci avrà inconsapevolmente preparato per lui. Perché sa di essere l’unico con cui Lucci sia in grado di aprirsi un minimo, e in parte gli dispiace per il collega. Ma in parte è anche felice per sé stesso, e sa che se mai dovesse venire il giorno in cui dovrà condividere quel privilegio con qualcun altro, ne sarebbe terribilmente geloso. Sa che è infantile e stupido, ed anche un po’ egoistico, ma poi ricorda a sé stesso che in fondo è ancora poco più che un ragazzo, e forse, può concedersi di essere un po’ immaturo una volta ogni tanto.

   
 
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