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Autore: Recchan8    19/01/2018    2 recensioni
"Dopo la fine ci sono sempre speranza e rinascita".
La comparsa di Master Pharoh 90 risvegliò la bella Guerriera della Morte e della Rinascita. La falce di Sailor Saturn venne puntata verso il basso e la Terra venne distrutta e ricreata, e con lei tutte le anime presenti sulla sua superficie.
Kunibert è al primo anno di università; ancora non sa di essere la reincarnazione del comandante degli Shitennou, Kunzite, e di aver ricevuto in dono dalla silenziosa guerriera una preziosa seconda possibilità.
Genere: Azione, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inner Senshi, Shitennou/Generali
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
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Kunibert fissava con occhi vitrei la pagina bianca del suo quaderno. Il professore, microfono alla mano, parlava a vuoto mentre il ragazzo dai capelli argentati non faceva altro che ripensare alla teoria catastrofica di Regina secondo la quale Kunzite avrebbe scatenato l'ira e la conseguente vendetta della Terra. Il posto accanto al suo era vuoto; lo era da giorni. Dacre continuava a sedersi tra le ultime file dell'aula. Anche quel pomeriggio, durante la lezione delle 14:15, il ragazzo moro si era seduto in fondo. Kunibert lo aveva visto ma aveva deciso di lasciarlo perdere; del resto aveva cose molto più importanti di cui preoccuparsi, come un terribile spirito vendicatore.
Secondo la percezione sfasata di Kunibert, la lezione durò pochissimo e le pagine del suo quaderno rimasero intonse. Kunibert, avvertendo il tramestio prodotto dai suoi colleghi, si risvegliò come da uno stato di trance e guardò sbigottito il quaderno. Batté un pugno sul banco e sospirò rumorosamente.
Ho buttato un'altra giornata di lezioni nel cesso!”, pensò con rabbia.
Stava mettendo le sue cose nello zaino quando una pallina di carta lo colpì alla nuca. Kunibert si voltò, pronto a dirne quattro al simpaticone che aveva osato lanciargli una pallina di carta, ma le parole gli morirono in gola quando si rese conto che la persona in questione era Dacre. Il giovane moro lo salutò con un cenno del mento e si alzò, raggiungendo l'amico. Kunibert, spiazzato dall'audace iniziativa di Dacre, rimase seduto al suo posto con lo zaino sulle ginocchia.
-”Ehi”- esordì Dacre con un sorriso tiratissimo.
-”...Ciao”- rispose.
-”Stai bene?”-.
Kunibert alzò un sopracciglio e scoccò un'occhiataccia a Dacre.
-”Dovrei essere io a chiedertelo”- gli fece notare. -”Sono tre giorni che mi eviti. Si può sapere che cazzo ti è successo?”-.
Dacre chiuse gli occhi per un paio di secondi, e quando li aprì indossò la sua maschera perfetta. Si grattò la nuca e fece un sorriso a trentadue denti.
-”Diciamo che è un periodo in cui a casa mia non tira una bell'aria”- spiegò. -”Pare che i miei vogliano separarsi”-.
-”Ah”- fu tutto quello che Kunibert riuscì a dire.
Nonostante la brutta notizia appena appresa, il ragazzo dagli occhi grigi si sentì sollevato: finalmente aveva scoperto cos'era che stava tormentando l'amico. Per giorni aveva pensato di essere la causa del male di Dacre, così come del suo; il rinvenimento dei ricordi perduti lo aveva mentalmente deviato, allontanandolo dalla realtà e dalla quotidianità che aveva condiviso con Dacre. Si sentì in colpa per averlo trascurato e gli sorrise a sua volta.
-”Suppongo tu non la stia prendendo bene”- commentò.
Dacre scoppiò in una risata sarcastica.
-”In realtà adoro vedere i miei genitori mandarsi a quel paese tutte le sere!”-.
Kunibert si portò una mano al viso.
-”Sì, be', no, suppongo... Scusami”- balbettò.
Dacre, dopo averlo tranquillizzato, gli diede una pacca amichevole sulla spalla e lo esortò ad alzarsi.
-”Ci prendiamo un caffè?”- gli propose ammiccando.
Kunibert si grattò la nuca e strinse le labbra.
-”Tra mezz'ora inizia il mio turno di lavoro...”- iniziò dispiaciuto.
-”Tranquillo, non sono snob come te!”- lo interruppe il ragazzo moro. -”Mi accontento anche di un caffè delle macchinette!”-.
Il volto di Kunibert si illuminò. Si mise lo zaino in spalla e seguì Dacre fuori dall'aula, fino alla zona riservata ai distributori automatici collocata nei pressi dell'ingresso della facoltà. Si misero in fila, attesero il loro turno e, parlando, ammazzarono il tempo.

 

 

Quando Kunibert rientrò in casa aveva un sorriso che gli arrivava da un orecchio all'altro. Teneva un sacco a Dacre, e il pensiero di aver finalmente chiarito il misunderstanding lo aveva messo di buon umore.
Lasciò le chiavi sul mobiletto del telefono vicino all'ingresso e andò dritto in camera da letto. Dal secondo attacco dei Soldati di Sailor Earth (questo era il nome che Regina e Mackenzie avevano affibbiato ai mostri neri) Kunibert non aveva ancora fatto riparare il vetro della portafinestra che dava sul terrazzo. Gettò lo zaino sul letto e abbassò le tapparelle: era l'unico modo per non patire il freddo durante il tardo pomeriggio e la notte. Si tolse le Vans nere coi piedi e, dopo aver acceso la luce da scrivania, accese il computer portatile. Accedette a Facebook e si ritrovò a dover controllare una decina di notifiche, due richieste d'amicizia e una richiesta di messaggio. Ignorò le notifiche generiche, accettò l'amicizia di Mackenzie e di Regina e, accigliato, aprì il messaggio che una certa Amina gli aveva inviato.
Mi sei familiare...”.
La ragazza, dopo una breve ma cortesissima presentazione, gli chiedeva un grosso favore: incontrare lei e il suo fidanzato quella sera stessa in Piazza delle Tavole per un aperitivo.
-”Perché dovrei farlo?”- domandò Kunibert sottovoce.
Cliccò sul nome della ragazza e visualizzò il suo profilo. Andò nella sezione “Informazioni” e vide che, oltre a essere una studentessa universitaria come lui, lavorava come cameriera presso il bar La Cartella...
Ah, sì, ecco dove ti ho già vista”.
...E che era impegnata con...
Kunibert spalancò gli occhi, imprecò e si passò pesantemente una mano sul volto. Appoggiò il gomito sulla scrivania e si massaggiò il setto nasale, irritato, disperato e, in realtà, un poco curioso. Per quale motivo Amina, la ragazza di Nehemias, voleva prendere un aperitivo con lui? L'ossessione di Nehemias per Kunibert era sensata: se, come il comandante aveva ipotizzato, Nehemias era la reincarnazione di Nephrite, allora il ragazzo castano doveva aver ricevuto la chiamata di Sailor Saturn e doveva, come si suol dire, star navigando in un mare magnum; ma Amina cosa c'entrava?
Vuoi vedere che le ha parlato dei suoi strani sogni?”.
Riaprì la chat e la fissò per qualche minuto, indeciso sul da farsi. Come primo passo, optò per l'accettare la richiesta di messaggio; decise che in ogni caso le avrebbe risposto, anche per declinare l'invito. Notò, dal piccolo pallino verde accanto al nome, che Amina era online. Doveva darle una risposta il prima possibile, altrimenti che figura ci avrebbe fatto?
Accettare o non accettare? Kunibert era sicurissimo che Nehemias fosse Nephrite ma non capiva come fosse possibile che si fosse innamorato di un'altra ragazza che non fosse Jupiter. Era dunque possibile dimenticare persino i propri veri sentimenti? Si sentì mancare pensando a Venus invaghita di qualcun altro.
Non è assolutamente possibile!”.
Il suono delle notifiche della chat lo informò dell'arrivo di un nuovo messaggio da parte di Amina: “Ti prego. A Nehemias farebbe molto piacere”.
Intrecciò le mani e premette i pollici sulle labbra, gli occhi grigi ridotti a due fessure taglienti. Non aveva scelta: doveva accettare l'invito e incontrare un Neprhite che aveva perso la retta via e, soprattutto, la testa; del resto spettava a lui, il comandante, accertarsi che i suoi commilitoni e compagni non perdessero di vista la luce. In passato era già venuto meno al suo dovere, e adesso non era intenzionato a ripetere lo stesso errore.
Ma era pronto a incontrare Nephrite e la ragazza che era riuscita a soppiantare Jupiter? Sarebbe riuscito a sostenere una conversazione a tre? L'esuberanza impacciata di Nehemias non gli andava molto a genio e non aveva la più pallida idea di che tipo di personalità avesse la ragazza dai capelli azzurri. A malincuore, e mettendo da parte il suo orgoglio, si arrese all'evidenza: aveva bisogno di un supporto, di una spalla. Dacre era ovviamente fuori discussione. Certo, i due si erano riappacificati, ma l'amico e collega era completamente estraneo alla faccenda; aveva bisogno di qualcuno che conoscesse la bizzarra e tragica situazione in cui si trovavano lui e Nehemias.
Che bello avere pochi amici!”, pensò con sarcasmo.
Non prese nemmeno in considerazione Mackenzie: portare Jupiter ad assistere a un appassionato bacio tra Nephrite e un'altra ragazza avrebbe condotto alla fine del mondo. L'unica persona che avrebbe potuto dargli una mano era l'irriverente e dannatamente altezzosa Regina. Kunibert chiuse gli occhi e sospirò. Sarebbe riuscito a sopportare una serata con lei e Nehemias? Doveva.
Rispose ad Amina prestando particolare attenzione alla scelta delle parole; voleva che fosse chiaro fin da subito che non aveva intenzione di fare tardi e che non si sarebbe presentato da solo.
Verrà anche la mia ragazza”, scrisse con un certo fastidio.

 

 

Gli aveva detto che stava passando un brutto periodo.
Tra i suoi genitori, che per anni si erano amati, si era intromessa una donna, a quanto aveva potuto capire una cara amica di sua madre, e il matrimonio tra i suoi genitori stava per naufragare. Mentre sua madre sfogava la rabbia su stoviglie e ornamenti, e suo padre tentava di difendere e proteggere quella poca dignità che gli era rimasta, sua sorella, una povera studentessa del liceo, si era chiusa a riccio e aveva innalzato attorno a sé una barriera di silenzio. La situazione in casa era invivibile, ma lui non aveva la possibilità di andarsene, né economica né morale. Chi si sarebbe preso cura di sua sorella? Chi sarebbe stato vicino a sua madre? Chi avrebbe fatto da intermediario con suo padre?
Dacre abbassò gli occhi sulla chiave appena inserita nella toppa del portone verde scuro. Inclinò la testa di lato e guardò lo specchio alla sua sinistra. Non aveva mai capito perché qualcuno avesse voluto appendere uno specchio al muro del pianerottolo del condominio.
-”Sei un bugiardo?”- gli domandò il suo riflesso.
Dacre distolse gli occhi e sorrise.

 

 

   
 
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