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Autore: Hoshi_Hime    19/01/2018    0 recensioni
[Hamilton: An American Musical]
[Hamilton: An American Musical][Hamilton: An American Musical]
Il sole di quella mattina del primo settembre filtrava dalla finestra della camera del ragazzo, fungendo da unica fonte di luce al momento, oltre lo schermo del computer sulla scrivania lasciato per sbaglio acceso.
Questo era sdraiato sul letto ancora addormentato, ma le occhiaie che aveva erano prova che non fosse andato a dormire da tanto.
I capelli castani erano spettinati e gli coprivano buona parte del viso.
Ad interrompere quella quiete mattutina fu lo spalancarsi della porta e l'arrivò di un secondo ragazzo, che prese il primo per i piedi e lo trascinò letteralmente giù dal materasso.
-Sveglia sveglia Alex! Pronto per il tuo primo giorno di scuola da Newyorkese?- Esclamò una voce dall'accento francese.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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La campanella dell'ultima ora suonò, e decine e decine di studenti erano per i corridoi e armadietti a prendere le proprie cose prima di tornare a casa.
Alex era con la schiena appoggiata contro il proprio armadietto mentre parlava con Gilbert e gli altri due ragazzi che aveva conosciuto a pranzo, fin ora erano quelli con cui si era trovato più a suo agio.
Gli aveva raccontato del club di dibattito e dei tre John sembrava quello più preso della cosa.
-Come mai non sei iscritto al club se ti piace?- Domandò alex ad un certo punto.
John fece spallucce -Mio padre preferisce che io faccia uno sport, sai com'è, gestire un club e gli allenamenti di baseball contemporaneamente sarebbe un casino-
Alexander lo guardò curioso
-Baseball?-
L'altro annuì -Battitore, ma me la cavicchio in ogni ruolo.- Fece una pausa -Dalla prossima settimana iniziamo gli allenamenti, nel caso hai voglia di vederm- Vederci, poi il prossimo mese inizieremo con le partite vere e proprie-
Alex si passò una mano dietro la testa -Uh, non ci capisco molto di sport in realtà.-
John fece spallucce -Oh, non- non sei obbligato, tranquillo.- Poi controllò il telefono
-Oh, devo andare,ho promesso a Liza che l'avrei aiutata con i compiti di spagnolo-
Gilbert lo guardò -Vi hanno già dato compiti?- -Uh, non proprio, ma deve finire quelli per le vacanze estive.- Poi li slautò allontanandosi.
L'altro sollevò le spalle -Beh, Alex andiamo a casa pure noi?-
Alexander si girò -Aspetta un secondo!-
E corse dalla parte opposta dell'uscita, arrivando davanti alla stanza del giornale scolastico spalancando la porta.
-ABIGAIL!-
La ragazza sobbalzò -Oh sei tu...?-
-APPENA PUOI PASSAMI QUALSIASI ARTICOLO SULLA SQUADRA DI BASEBALL DELLA SCUOLA- e poi chiuse di botto la porta come era entrato per poi tornare da Gilbert e Hercules. -Ok, ora possiamo andare.- E si mise lo zaino sulle spalle.
-Andiamo a mangiare qualcosa?- propose il ragazzo con il berretto e gli altri due annuirono. -Mando un messaggio a George per avvisarlo che non torniamo a casa con lui.- Mormorò Gilbert mentre li seguiva.
-Vi va qualcosa di particolare?-
-Mhh, pizza?-
-Perfetto!-

 

-Ughhhh! Odio lo spagnolo!- Eliza era seduta sul letto nella camera di John, davanti a lei libri, quaderno e appunti vari e la ragazza aveva il viso buttato sul cuscino in rassegnazione.
John, seduto non molto lontanto la guardava ridacchiando -Liza siamo a metà. E poi se lo odi così tanto perché lo studi?-
La ragazza sollevò la faccia -Se te lo dico non ridere.-
-Sono tutto orecchie.-
-Ho fatto per anni francese come lingua obbligatoria...Ma in realtà so parlare francese da quando ero piccola, quindi appena la prof ha scoperto la cosa mi ha spostato in spagnolo.-
John ridacchiò e Eliza gli tirò il cuscino addosso.
-Ti ho detto di non ridere!- sbuffò l'altra per poi osservare gli appunti e sbuffare.
-Non finirò mai-
L'altro si mise più vicino osservando i fogli. -Dai non è così difficile.-
-Beh, i tuoi sono Portoricani, ovvio che per te è facile!-

Dopo un altra mezzoretta ci fu un bussare alla porta. -Johnny, Elizabeth, la cena è pronta!- Disse una voce femminile.
-Arriviamo subito mamma!-
I due misero nelle proprie cartelle le cose e scesero al piano di sotto.
Eliza guardò la tavola apparecchiata -Signora Laurens, non serviva così tanta roba, e poi avrei potuto aiutarla...-
La donna prese il viso della ragazza tra le mani in modo affettuoso.
-Cielo, più ragazze dovrebbero essere come te, e invece no! tutte stupide a farsi foto e andare in giro come puttane. Ah, sarai una moglie perfetta per John, ne sono sicura! Johnny non potevi trovarti fidanzata migliore!-
Il ragazzo ridacchiò passandosi una mano dietro il collo.
-Eheh...-
Si sentirono dei passi.
-Oh, è tuo padre, su andate a sedervi entrambi.-
I due ragazzi si misero al loro posto.
Poco dopo entrò una quarta persona, era un uomo a metà della quarantina, vestito elegante e alto.
-Buon giorno caro- disse la donna sistemandosi il grembiule. -Com'è andata a lavoro?-
-Come sempre, non devi chiedermelo ogni giorno.- poi spostò lo sguardo verso il figlio.
-Ti avevo detto che dovevi tagliarti i capelli, sembri una ragazzina-
Eliza tossicchiò -Buona sera signor Laurens.-
Il tono della voce dell'uomo cambiò subito -Elizabeth, buona sera...Come stanno i tuoi?-
-Bene, grazie.-
-E gli affari?-
-Bene anche quelli.-
L'uomo si mise a sedere e inziò la cena.

-Elizabeth, cosa hai intenzione di fare dopo le superiori?- Domandò la donna mentre si alzava per prendere i piatti usati.
-Oh, andare al college ovviamente! però sono ancora indecisa, mi piacerebbe studiare pediatria, ma anche se suona stupido vorrei fare la fotografa professionale...- Eliza si alzò per aiutarla a sparecchiare.
-Quindi non prenderai in mano l'azienda di famiglia?-
La ragazza scosse la testa -Oh no, quello lo farà Angelica, è già iscritta ad economia.-
La donna annuì -Capisco, immagino potrai fare pure la fotografa se vorrai, ci penserà Johnny ai soldi-
Il padre del ragazzo annuì. -John studierà legge e sarà un avvocato con i fiocchi come me, vero?-
John tossicchiò -B-Beh in realtà avevo in mente di studiare b- -
-Vero?- Ripetè l'uomo alzando la voce e guardando il figlio e questo sospirò.
-Sì papà.-
Eliza si morse il labbro e poggiò i piatti nel lavabo poi spostò lo sguardo.
-Cielo! Si è fatto tardissimo! John mi accompagni a casa?-
Il ragazzo la guardò poi si mise in piedi sposando la sedia. -Vado a prendere le chiavi della macchina, intanto prendi le tue cose.-
Eliza sorrise -Mhmh!- corse in camera di John per riprendere i suoi libri e la cartella per poi scendere le scale e fermarsi all'ingresso. -Oh, miss Laurens la cena è stata deliziosa, non vedo l'ora di assaggiare di nuovo la sua cucina.-
La donna sorrise -Ohh, non esagerare...E chiamami mamma se vuoi, tanto ormai voi piccionici siete ad un passo dal matrimonio.-
Eliza si grattò la nuca -Eheh già...-
John tornò con le chiavi -Ok ci sono. A dopo!- E prese Eliza sotto braccio portandola all'auto per poi entrare dentro essa e poggiare la fronte contro il volante e lasciarsi andare uno sbuffo.
-Ughhhh non li sopporto più-
Eliza ridacchiò e si allacciò la cintura, poggiandosi la cartella sulle ginocchia.
-Dai, dai! Solo due anni e poi sarai al college!- sorrise al ragazzo dandogli una pacca.
-Oh sì, non vedo l'ora, sto già contando i giorni...L'unica cosa che mi dispiace e che devi sopportarli anche tu.-
Eliza fece spallucce -Guarda, posso farcela, tu te li ritrovi in giro tutti i giorni eppure sei vivo.-
-Per ora-
-Dai! E guarda, Johnny, sei il mio migliore amico e non è un problema per me, e poi così i ragazzi della scuola non ci provano con me. è un win win da entranbe le parti...E tua madre è davvero brava a cucinare, quindi posso sopportare la sua mentalità degli anni 50.-
John rise -Sei la migliore finta fidanzata che potessi desiderare.-
Eliza si finse sorpresa -Moi? A quando il nostro finto matrimonio allora?-
-Scordatelo, appena saremo al college mi farò tutti i ragazzi che vedo. Beccami alle tre di notte nel bagno del mcdonal con un cazzo in bocca.-
La ragazza fischiò -Complimenti! Piuttosto, cosa vuoi studiare?-
John sospirò di nuovo. -...Non ridere.-
-Promesso! Però tu hai riso della mia cosa di spagnolo, questa me la lego. Spara comunque!-
-...Biologia marina.-
-Oh- Eliza sorrise -Pensavo fosse una fissa che avevi alle medie e basta.-
-Uh, no, solo che non ne ho avuto l'occasione, sai con mio padre e il resto.-
-Capisco...Cielo, ora che ci penso dovremo trovare una scusa per i tuoi su come avremo misteriosamente rotto e non possiamo sposarci...Se vuoi da la colpa a me perché sono una 'donna troppo ambiziosa che non vuole fare la casalinga' o cose del genere.-
John mise in moto e uscì dal parcheggio -Tua? Liza, ti adorano! daranno la colpa a me tanto.-
-Adorano i soldi di mio padre, Johnny, lo sai anche meglio di me...- Rispose la ragazza sorridendo per poi guardare fuori dal finestrino mentre la macchina andava per la strada.
-Ed eccoci a casa!- sorrise il ragazzo aprendo la portiera ad Eliza, arrivati davanti a quella che sembrava una parte di lusso della città, davanti una villetta.
-Grazie John- Sorrise la ragazza, scendendo dalla macchina e poi si mise lo zaino in spalla.
-Ci si vede domani a scuola!-
-A Domani!- salutò il ragazzo tornando in auto.
-Guida piano!-
John annuì e aspettò che la ragazza fosse entrata in casa per poi sospirare e ripartire.

 

I primi giorni della prima settimana erano strani, tutti sembravano ancora assonnati, o in una uncanny valley tra estate e autunno, visto che c'era chi era ancora in cannoettiera e pantaloncini e chi già in maglioncino.
Nessuno aveva ancora la testa per iniziare le lezioni, che si trattasse di studenti o professori.
Lo stesso si poteva dire anche nella classe di letteratura dove vi era Alexander, anzi, forse lui era l'unico sveglio lì dentro, nonostante fosse la prima ora,ma il fatto che avesse bevuto mezza caraffa di caffé come colazione forse aiutava.
Nonostante tutto, era ancora...Imbarazzante? Avere il proprio padre adottivo come insegnate, non sapeva se anche Gilbert si sentisse così o meno.
-Buon giorno classe.- Disse Washington entrando e sedendosi alla cattedra.
-Vedo tante teste ancora addormentate- Sorrise -Inizieremo con qualcosa di leggero tranquilli. Prima però vorrei introdurvi alla vostra nuova professoressa di sostegno.- Si girò verso la porta.
-Su, venga, non sia timida, sono tutti bravi ragazzi quando vogliono.- Fece un cenno per invitare la donna ad entrare e nella stanza entrò una ragazza. Avrà avuto solo una manciata di anni in più di loro, i capelli erano neri e lunghi, tenuti in fini treccine. Era alta, forse superava qualche ragazzo della classe, ma forse erano solo i tacchi. Gli occhi avevano un tratto dolce ma l'espressione della giovane donna anche se un po' intimorita era seria.
-Lei è la signorina Theodosia Prevost. E' al quarto anno di università ed è qui per uno stage, siate buoni con lei, se so che uno solo di voi l'ha fatta ammattire se la vedrà con me.-
-Piacere di conoscervi!- Fece una pausa -Beh, come ha detto il signor Washington, non sono ancora effettivamente una professoressa, quindi chiamatemi pure con il mio primo nome, non voglio causarvi troppa tensione-
Theodosia era effettivamente una bella donna, e vi erano usciti alcuni commenti sotto voce, ma si erano zittiti quasi subito dopo un occhiataccia di Washington.
Ma aveva attirato l'attenzione di un ragazzo in particolare.

-Eeehy Burr, guarda che avrà una decina di anni in più di te!- Sussurrò John allungandosi un po' verso il suo banco.
-Una decina? John sai contare? Se è al quarto anno di Univeristà avrà si e no ventidue anni! E io ne farò diciotto tra qualche mese, quindi non è un problema.-
Gilbert rise -Non è un problema cosa? Mon dieu, mica vorrai provarci con lei sul serio?-
-Aaron, è una professoressa...- Gli fece notare Hercules
-E oltre tutto è su tutta un altra lega. letteralmente, tu sei al piano terra e lei su terrazzo. E mi ci gioco le chiappe che è già fidanzata.- Aggiunse Alex
-Oh state zitti tutti e quattro!-
Per fortuna Washington tossì per fargli notare che stavano facendo confusione.
-Ragazzi, prendete i vostri libri.-
-Oh- Scusi Mr Washington- Mormorò Aaron aprendo il libro e poi guardare la ragazza, questa sembrò sorridergli e il ragazzo arrossì pesantemente realizzando che forse aveva sentito la discussione, facendo ridacchiare Gilbert e gli altri tre.

Come aveva detto Washington, la lezione era stata semplice.
Alex prese le sue cose e aspettò Gilbert per andare nella prossima classe.
-Odio matematica- Borbottò il francese.
-Uh? Nha, me la cavo pure in quella.-
-C'è una materia in cui non sei bravo?-
-Ehy mica ho detto che mi piace, solo me la cavo!-
Angelica si avvicinò ai due -Andate al piano di sotto?-
Alex spinse via Gil prima che potesse rispondere al posto suo.
-Esattamente! ti serve qualcosa?-
Angelica roteò gli occhi sorridendo. -Circa- Diede in mano un quaderno azzurro al ragazzo. -Per sbaglio l'ho messo nella mia cartella stamattina, potresti darlo a mia sorella? E' nel club di musica.-
-Signor sì signora- Il ragazzo rise prendendolo e facendo il saluto militare con la mano libera.
-Mano sbagliata, Hamilton- Mormorò Washington sorridendo passandogli accanto mentre usciva dalla classe.
-Ah! Mr Washington!- Alex segui l'uomo e fece un cenno alla ragazza. -Al club di dibattito Angie!-
Gilbert sospirò scuotendo la testa e si avviò assieme ai suoi amici.

-Mr Washington!- Il ragazzo si fermò davanti all'uomo.
-Si Alex?-
-Quando inizieranno le lezioni extra?-
L'uomo sorrise e si mise ordinare due caffé alla macchinetta.
-Quanto zucchero?-
-Due, sir.-
-Latte?-
-No grazie-
L'uomo gli passò il bicchiere -Attento che scotta, e per la tua domanda, tranquillo, sarà per il prossimo mese, non riempirti la testa.- rispose dando un sorso al caffè
-Perfetto! mi preparerò in vantaggio allora!-
-Come non detto...Non devi portare quel quaderno alla Schuyler?-
-Ah sì!- Alexander buttò giù il caffé in un colpo e corse verso le scale.
-Non correre nei corridoi!-
Il ragazzo si scusò con un gesto della mano e salì fino al secondo piano.
Osservò il quaderno, era azzurro con i bordi bianchi e vari adesivi sulla copertina, nello spazio bianco in alto vi era scritto "Elizabeth Schuyler" in un corsivo elegante, ma il cuoricino sulla I fece leggermente storgere il naso al ragazzo.
Alex si fermò davanti al club di musica e aprì la porta.
-Uh, Elizabeth...?- domandò ad uno dei ragazzini, e questo gli fece cenno al piano forte.
Lì accanto c'era la ragazza con i capelli neri, sembrava preoccupata e continuava a guardarsi in torno.
-Cercavi questo?- Domandò Alexander allungandole il quaderno.
-Oh sì! l'ho cercato ovunque! Grazie!- lo prese velocemente e lo aprì, mettendolo davanti al piano, Alex realizzò che era un quaderno pentragrammato e dentro vi erano le note e i testi di varie canzoni.
-Di nulla.- Sorrise
Eliza realizzò solo ora che il ragazzo era uno sconosciuto -O-Oh umh...- Si passò una mano dietro la nuca. -Tu sei?-
-A-Ah tranquilla! mi ha detto tua sorella Angelica di portatelo. Alexander Hamilton, piacere.-
-Oh, Angie mi ha parlato di te! Il ragazzo del club di dibattito!- Sorrise -Elizabeth Schuyler, ma chiamami pure Eliza, piacere mio.-
Alex contraccambiò il sorriso e poi osservò il quaderno -Ehy, le hai per caso scritte tu queste? Non le riconosco.-
La ragazza arrossì -Beh,ogni tanto provo a comporre qualcosa, ma nulla di speciale...Uhm, suoni per caso?-
Alex fece spallucce -Suonavo, ma non tocco un piano da anni.-
-T..Ti andrebbe di provare?- Si spostò dallo sgabello per fargli spazio.
-Uh, perché no? Ti avviso che sono arrugginito.- Difatti le prime note che fece erano stonatissime.
-Mh, forse stai pigiando con troppa forza, è un po' vecchiotto come piano, quello che ho a casa è tutt'altra storia.-
-Oh sì, non ci avevo pensato.- In effetti aveva l'aria consumata.
-Come mai non usi le tastiere?- domandò riprovando a suonare con meno foga questa volta.
-Non so, non mi ci trovo bene, il piano mi ha sempre dato un effetto nostalgico, sai, come qualche film o simile.-
Alex sorrise, romantica la tipa. -Capisco- E tornò a suonare qualcosa di semplice, ogni tanto sul suo viso si formava una smorfietta ad ogni nota sbagliata.
Nel mentre fecero solo ora caso alla campanella.
-Cielo, non hai lezione? Scusa! Non volevo trattenerti- Esclamò lei.
-Se arrivare in ritardo in classe ci ha fatto incontrare ne è valsa la pena.- Le rispose il ragazzo, facendole un occhilino.
Eliza diventò rossa come un peperone ma poi lo buttò giù dallo sgabello e lo spinse fuori dalla classe.
-E-Ehy!-
-Grazie ma non prenderai una nota per colpa mia! Ci si vede!- E ancora rossa gli chiuse la porta in faccia. Si sentì un paio di persone ridacchiare e questa corse subito al piano.
-Non una parola!-

 

  
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