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Autore: Lady Samhain    20/01/2018    2 recensioni
// Sesta parte della serie "La strada di casa"//
Dopo un anno di convivenza e a dispetto di tutti, Percival e Credence sono ancora insieme.
E, pare che nessuno dei due abbia intenzione di tirarsi indietro.
Un'altro anno per conoscere frammenti della loro vita, della loro storia e della loro famiglia.
Un 1931 vissuto attraverso frammenti sparsi, tutti diversi tra di loro, come le figure in un caleidoscopio.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La strada di casa'
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Un anello per trovarli


Sabato 31 gennaio 1931


Si era appena conclusa un'altra giornata a casa Scamander.

La famiglia Scamander al completo, compresi gli acquisti più recenti: Percival Graves, Jacob Kowalsky ed il piccolo Marek Kowalsky, che portava con tutto l'orgoglio di un poppante il nome del nonno paterno.

Fortunatamente la giornata si era conclusa, perché Elinor aveva provveduto a mettere in imbarazzo tutti e chissà cosa avrebbe detto ancora se non si fossero ritirati.

Prima aveva informato l'intera famiglia che il cuginetto di cinque mesi pensava quasi sempre al seno di Queenie; cinque anni e mezzo, un senso del pudore non ancora sviluppato ed uno spiccato talento per il contatto mentale non sono una buona combinazione.

Poi aveva chiesto a Credence quando lui e Percival avrebbero avuto il loro bambino, e, alla risposta che essendo entrambi maschi non avrebbero potuto avere un bambino come Queenie e Jacob, Elinor aveva spiegato che credeva che loro due fossero maschi ma anche femmine. Come le lumache.

Nonostante fuori nevicasse, entrambi erano arrossiti come nemmeno una fenice nel giorno del falò.

Poi Elinor aveva chiesto a Percival se lui e Credence avevano le foto del matrimonio come le avevano i suoi genitori.

E Percival avrebbe voluto sprofondare ma era riuscito a spiegarle che lui e Credence erano ancora fidanzati.

E allora Elinor gli aveva chiesto quando si sarebbero sposati, perché lei voleva i confetti della bomboniera come quelli del battesimo di Marek.

Percival le aveva ancora detto che decidere di sposarsi è un passo importante e che non si deve decidere in fretta.

Poi per fortuna Jacob lo aveva salvato dall'interrogatorio con una guantiera di torrone.

Una volta lontani dal pericolo, di nuovo al sicuro a casa loro, Credence e Percival ci avevano riso sopra (più Credence, a dire la verità), ma in realtà le domande di Elinor erano rimaste nell'aria.

Soprattutto per Percival, per cui le domande "Quando vi sposerete?" "Quando avrete un bambino?" si riducevano ad un'unica domanda capace di fargli sentire in gola un bolo spinoso di uncaria, e che era essenzialmente "Perché non siete una famiglia normale?".

Per questo, piuttosto che restare a rimuginare e rovinare il resto del week end ad entrambi, Percival decise di sputare il rospo e disse a Credence che dovevano parlare.

Lui reagì con un accenno di sorriso che poteva essere un "Lo sapevo che ci saremmo arrivati" come poteva essere semplice comprensione.

-Sembra una cosa seria. Lo è?-

-Sì, lo è-

-Allora ci servirà un bloody brandy-

Percival rimase ad ammirarlo mentre con gesti fluidi Credence faceva volteggiare fino al tavolino due bicchieri.

Era così bello in quel momento! Aggraziato ma padrone della situazione.

E Percival non riuscì a rimproverarlo per aver preso due bicchieri rocks invece che gli snifter.

Anche la bottiglia di bloody brandy arrivò a destinazione, però in mano a Credence invece che sul tavolo.

-Allora. Stavamo dicendo?-

Mentre lo diceva Credence versò una dose generosa di bloody brandy in entrambi i bicchieri e poi si sedette sul divano accanto a lui.

-Stavamo... veramente stavo... pensando che... a quello che mi ha chiesto tua sorella. A quando ci sposeremo e a quando avremo un bambino-

-Perché ci pensi ancora?-

Percival esitò. Non era da lui esitare, ma davvero non sapeva in che termini porre la questione, il che era stupido, dato che era stato lui ad insistere per riportarla all'attenzione.

Lui non era mai stato bravo ad indorare la pillola, e quindi gli uscì nel modo più brutale possibile.

-Perché noi non siamo una famiglia normale-

Credence per un attimo fece una smorfia che non aveva nulla a che fare con il brandy, e Percival si maledisse per essere stato così tanto... bé, così tanto lui.

-No, Percival non siamo una famiglia convenzionale. Non possiamo chiedere a nessuno di celebrare il nostro matrimonio, e di certo non potremo avere bambini. A meno che tu non sia ermafrodita come una lumaca, cosa che posso testimoniare che non è vera. Ma perché? C'è qualche problema?-

Percival sentì che la vera domanda era "Che succede? Non sei più felice con me?" e lui non aveva mai voluto questo.

Mise da parte il bicchiere e prese la mano di Credence tra le sue.

-Non per me. Voglio dire... secondo te dovremmo? Perché giuro che io vorrei poterti chiedere "mi vuoi sposare?" e vorrei che tu accettassi, e vorrei poter mettere alla tua mano un anello identico al mio e...-

Si interruppe bruscamente perché lui si era abituato a molte cose, ma forse si era un po' lasciato andare.

-... E non posso farlo- concluse infine, guardando proprio la mano al cui anulare immaginava di vedere una fascetta d'oro.

Sollevò il viso solo quando Credence lo accarezzò sulla guancia.

-Percival? Va tutto bene. Davvero. Non si può avere tutto, giusto? Io ho te, ed è la cosa più importante. Anche a me piacerebbe... sai... il matrimonio, la promessa davanti a tutti, in generale avere un giorno speciale da ricordare... ma non sarò infelice se non potremo averlo-

-Scusami- Percival sospirò -Forse sto creando un problema dal niente-

-No, no. È giusto parlare di queste cose tra noi, piuttosto che lasciarle nel non detto. E tu invece? Come ti senti al riguardo?-

In realtà Percival non ci aveva esattamente pensato. Non si era soffermato ad analizzare le sue emozioni, si era fermato alla parte pratica del problema.

-Non saprei. Non ci avevo ancora pensato, ma adesso che me lo chiedi credo di essere arrabbiato. Insomma, perché diavolo noi non possiamo?-

Credence sorrise in quel modo che gli faceva venire i brividi.

-Oh, Percival! Tu lo faresti se potessi, giusto?-

-Certo che lo farei!-

-E allora va tutto bene. Anche senza anelli, cerimonie e confetti-

Credence gli prese il viso tra le mani e lo baciò prima che lui potesse protestare.

***

Ma la questione non era chiusa. Proprio per niente. Almeno non per Percival.

Che la settimana dopo, di domenica, fece in modo di portare Credence nel parco di Crawley.

Aveva deciso che voleva farlo sulla stessa panchina dove anni prima aveva pregato Credence di tenere le spille a forma di scorpione che lui non riusciva più ad indossare.

La neve era rimasta solo ai bordi dei vialetti ed attorno alla panchina su cui erano seduti loro; la giornata era tersa, di quel freddo secco che fa sembrare il cielo una lastra di cristallo ed il parco, ancora immerso nell'inverno ma con qualche ciuffo di erba nuova color verde pallido, era una meraviglia.

-Ti ricordi cosa è successo qui?- chiese Percival, e poi aggiunse in fretta -A parte l'incidente con le Magibolle Pinkerton-

Seduto accanto a lui, Credence scoppiò a ridere perché la storia delle Magibolle Pinkerton non sarebbe mai stata dimenticata.

Le Magibolle, invece di scoppiare, creano minuscole copie di sé stesse, quindi da una ne potevano spuntare decine; per giunta, bastava una minima quantità di prodotto a scatenare il fenomeno.

Quando Credence ne aveva comprato un flacone in una giornata di primo autunno non aveva avuto intenzione di creare... bé... quello.

Comunque fosse, una delle bolle era finita chissà come in bocca a Percival, che per la mezz'ora successiva si era espresso sputacchiando imprecazioni e bollicine iridescenti.

Elinor si era divertita molto con entrambe. Percival no.

Ma se il ricordo serviva a far ridere Credence come se fosse successo solo il giorno prima pazienza, ci si sarebbe adattato.

-Non potrò mai dimenticare le Magibolle, ma non credo che tu mi abbia portato qui per rivivere quell'episodio. Credo piuttosto che tu ricordi qualcosa di serio. Gli scorpioni?- chiese Credence.

Percival annuì, grato che Credence se ne ricordasse.

Proprio davanti a loro passò una tata con due bambini per mano. Un maschietto vestito alla marinaretta ed una bambina vestita di giallo. La borsa della donna era enorme, e chissà perché portava sotto braccio un ombrello, nonostante la giornata fosse perfettamente limpida; il vero problema per Percival era che il manico dell'ombrello fosse a forma di testa di pappagallo di un gusto veramente dubbio.

I due ragazzini non si voltarono, ma la donna per un attimo sembrò guardare dritto verso Credence e Percival attraverso il suo incantesimo di schermatura.

Percival la trovò singolare e preferì aspettare che si allontanasse prima di riprendere a parlare.

-Esatto. Gli scorpioni. E adesso c'è un'altra cosa importante che voglio fare-

Lui avrebbe dovuto essere ormai grande ed immune a certe cose, eppure sentiva il cuore battere diversamente nel suo petto.

Cercò in tasca ed estrasse una scatoletta di velluto blu, e da come Credence sgranò gli occhi gli sembrò che potesse avere intuito cosa fosse.

-Io ci ho pensato molto in questi giorni, e sono arrivato alla concusione che il fatto che viviamo in un mondo di imbecilli che non ci accetta e che nessuno celebrerebbe il nostro matrimonio, non è un buon motivo per non chiedertelo, e quindi...- aprì la scatoletta e rivelò il contenuto che per un attimo mandò un bagliore dorato sul viso di Credence -Credence Barebone... mi vuoi sposare?-

Non si era messo in ginocchio perché gli sembrava una cosa eccessivamente melodrammatica, e la proposta gli era uscita a voce più bassa di quanto aveva previsto, ma quello che importava era che lo avesse fatto guardando Credence negli occhi.

-Non posso crederci... me lo hai chiesto davvero...- per un attimo Credence sembrò troppo confuso per rispondere, e guardava alternativamente lui e l'anello, poi si riscosse all'improvviso ed urlò -Sì!-

Sentirglielo dire fu un vero sollievo.

Non tanto per la proposta in sé, quanto per il timore di aver aperto una ferita o di essersi reso ridicolo con quella sua trovata.

Solo che Credence non riusciva a smettere di ripetere "sì", nemmeno dopo essersi avvinghiato a Percival così stretto da fargli andare via il fiato.

-Sì, sì, sì! Certo che voglio sposarti!-

Lui strinse più forte la scatoletta in mano per evitare qualcosa di imbarazzante come perdere l'anello prima di averlo potuto fare indossare a Credence.

Il problema era che nemmeno lui riusciva a smettere di fare cose stupide come sorridere, baciare Credence dappertutto e sentirsi completamente, assurdamente felice per una cosa impossibile.

Anche se non era impossibile: per loro era reale, ed era tutto ciò che contava al mondo.

Credence aveva appena accettato di sposarlo.

Se avesse inghiottito un intero flacone di Magibolle non sarebbe sentito così euforico.

-Ora dammi la mano, enfant terrible. Sono giorni che aspetto questo momento-

Aveva passato ore ad immaginare come sarebbe stato quel momento, ed era stato ogni volta un nodo di emozione perché non vedeva l'ora di avere qualcosa che gridasse al mondo intero "Vedete quest'uomo meraviglioso? Ecco, io sono sposato con lui".

Credence gli tese la sinistra e lui finalmente potè far scivolare la fascetta d'oro attorno al dito.

Non si era sbagliato quando lo aveva immaginato: gli stava proprio bene.

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Nel Cerchio della Strega


Salve a tutti e bentornati!

Questo è il capitolo dei dilemmi morali, perché i pregiudizi esistono dappertutto ed è bene farci i conti.

A parte questo, ci sono le mie solite precisazioni da maniaca perfettina.

-Il titolo del capitolo è ovviamente la citazione dell'iscrizione sull'Anello del potere ne "Il Signore degli Anelli". "Un anello per trovarli, un anello per domarli, un anello per ghermirli e nell'oscurità incatenarli", solo che per Credence e Percival in realtà non è nulla di cupo o inquietante.

-Il figlio di Queenie e Jacob si chiama Marek. Marek è un nome polacco, perché Kowalsky è un cognome polacco e quindi Jakob dovrebbe essere originario di quel paese. E siccome è emigrato prima negli Stati Uniti, poi in Inghilterra, ho pensato che non gli sarebbe dispiaciuto ritrovare un po' delle sue origini nel nome di suo figlio.

-Mi è scappato un cameo di Mary Poppins ad un certo punto, sebbene la storia di Mary Poppins sia ambientata nel 1906 e qui invece siamo all'inizio del 1931. Ma Mary Poppins secondo me non invecchia ed è ovviamente magica, anche se di una magia diversa.

-Le bolle di sapone che non si esauriscono mai sono da sempre un mio sogno.


A presto


Lady Samhain


  
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