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Autore: _Delilah_    21/01/2018    0 recensioni
Tratto dal prologo
Ogni anno che passava il loro rapporto si faceva più intenso e quando Stan tornava a South Park cominciavano a scambiarsi lunghe e-mail fino all’anno successivo.
Quella loro familiare routine poteva migliorare in un solo modo, ovvero con l’avvicinamento di uno dei due all’altro.
Ma mai e poi mai Grace avrebbe preso in considerazione l’idea che sarebbe stata lei a raggiungere il cugino nella desolata South Park.
-Stan e Wendy- -Craig e Tweek- -Kyle e Heidi- -Kenny e Grace (nuovo personaggio)-
Genere: Erotico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Eric Cartman, Kenny McCormick, Kyle Broflovski, Stan Marsh
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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Come l’inverno e l’estate
 
 
 
Prologo
 
 
Quella città, se di città si potesse realmente parlare, le era sempre rimasta incastrata in mezzo ai denti. Quando era molto piccola veniva trascinata tutte le estati a South Park, perché sua madre proprio non poteva fare a meno di vedere sua sorella che pareva sempre mancarle moltissimo, per cui a scuola conclusa si facevano i bagagli del caso e si montava sul primo aereo che li avvicinava a quel posto in cui faceva sempre troppo freddo.
L’unica consolazione che i grandi occhi blu di Grace ricevevano era la vista di quelli quasi identici ai suoi del cugino, che adorava sopra ad ogni altro essere vivente sulla faccia della terra. Perché Stan era il fratello che lei non aveva mai avuto, era il suo porto sicuro fin dalla nascita: si mancavano di un paio di mesi, essendo lei nata a dicembre, per cui crescere insieme fu naturale nonostante la distanza che li separava. Invece con la cugina più grande non è che avesse un rapporto idilliaco, in quanto Shelly era l’evidente vittima del sistema bigotto e ghettizzante di cui South Park era permeata e di conseguenza più passavano gli anni, maggiore era la distanza che si frapponeva fra le due; se da un lato Grace era spigliata ed eccentrica, merito dell’essere cresciuta a San Diego, Shelly era problematica e facinorosa; se Grace era stata dotata di un piacevole aspetto, Shelly aveva passato una brutta fase dell’adolescenza e di lei tutto si poteva dire tranne che fosse carina. Per questo Shelly non vedeva di buon occhio sua cugina che ad ogni estate si presentava con quella marcia in più di cui lei era totalmente priva.
Finalmente durante l’estate degli undici anni di Grace la famiglia Marsh decise che era giunto il momento di cambiare la tradizione e furono loro, a quel punto, a passare buona parte dell’estate in California, così che Shelly iniziò a vedere le cose da un’altra prospettiva: si era fatta un suo gruppo di amici con cui se ne andava al mare, aveva cominciato ad ascoltare tutta quella musica alternativa che le propinava Grace, aveva preso a conciarsi in maniera diversa, dando più retta alle mode della calda e festaiola California più che di quelle del gelido e triste Colorado.
Intanto Stan e Grace crescevano e passarono dal giocare a beach volley sulle spiagge in riva all’oceano, ad andare ai concerti e spostare il proprio interesse sull’altro sesso, più che sui videogiochi di cui, comunque, non smettevano di nutrirsi. Un anno Stan si trascinò dietro anche l’inseparabile amichetto Kyle, talmente tanto adorabile da riuscire ad entrare in confidenza con Grace all’istante.
Ogni anno che passava il loro rapporto si faceva più intenso e quando Stan tornava a South Park cominciavano a scambiarsi lunghe e-mail fino all’anno successivo.
Quella loro familiare routine poteva migliorare in un solo modo, ovvero con l’avvicinamento di uno dei due all’altro.
Ma mai e poi mai Grace avrebbe preso in considerazione l’idea che sarebbe stata lei a raggiungere il cugino nella desolata South Park.
Quando suo padre Robert, famoso medico chirurgo, le disse che si sarebbero trasferiti a South Park dove lui avrebbe continuato a lavorare e la madre, casalinga, avrebbe potuto trovare conforto nella vicinanza della sorella maggiore, a Grace mancò la terra sotto i piedi: aveva quindici anni, un mare di amici ed interessi, era legata a San Diego e la sola idea di doversi spostare così lontano e in una città così brusca la mandò ai matti. Litigarono, o se litigarono Grace e Robert, il quale non sembrava prendere minimamente in considerazione le esigenze della figlia adolescente. La situazione si aggravò quando le specificò che lei si sarebbe trasferita dagli zii alla fine dell’estate per poter cominciare l’anno scolastico in tempo, mentre lui ed Eveline l’avrebbero raggiunta solo a Gennaio.
A nulla servirono le sue proteste così, in data 20 agosto, Grace si trovò su un aereo per il Colorado, arrabbiata come solo un’adolescente sapeva essere e priva di qualsiasi piacevole aspettativa nei confronti della città in cui avrebbe vissuto per gli anni successivi, almeno fino a quando non fosse entrata al college. L’unica speranza era riposta in Stan, quantomeno aveva lui a cui fare riferimento e l’idea l’alleggerì almeno un po’.
 
 
Capitolo I . Eccomi!
 
Eric era immerso in una faticosissima partita con la sua xbox e mai e poi mai avrebbe rinunciato a schiodare il culo dal divano sul quale sembrava così bene inserito, non fosse stata per l’insistenza di quel campanello che non la smetteva di suonare. Aveva detto più volte ai suoi amici che sarebbero potuti andare loro a casa sua, visto che sua madre non avrebbe fatto rientro a casa fino a tarda sera, per cui avrebbero potuto passare tutto il tempo a ingozzarsi di merendine, sbevacchiare qualche birra e giocare ai videogiochi. Ma Stan quel giorno era stato irremovibile e aveva preteso che per una volta sarebbero dovuti andare loro a casa sua, anch’essa libera dai familiari in gita fuori porta grazie ad una delle tante idee geniali di Randy.
Quando fu stanco di sentire il campanello suonare accompagnato da insulti poco sommessi rivolti alla sua grassa persona, Eric lanciò lontano il joystick e aprì svogliato la porta.
-Muoviti Eric, siamo in ritardo di mezz’ora!-
Kyle fremeva sul posto accanto a Kenny, che sfregava i capelli biondi con fare svogliato. In ritardo per cosa, poi, Eric non sapeva proprio dirlo, ma dopo aver lanciato offese contro la faccia da ebreo di Kyle, spense controvoglia la xbox, infilò una felpa leggera e si decise a seguire gli amici senza smettere di lamentarsi un secondo di quella scelta tanto insensata.
 
-Questa cosa è stupida, ho molti più giochi io di Stan, perché cazzo abbiamo deciso di venire da lui?-
Il brontolio di Eric non si interruppe nemmeno davanti la porta di casa di Stan, della quale Kyle aveva preso a suonare il campanello.
-La smetti di lamentarti grassone? Ti fa solo bene muovere quel tuo culone di tanto in tanto- lo rimbrottò accigliato Kyle.
Kenny faceva correre gli occhi chiari dall’uno all’altro, possibile che quei due non facessero altro che litigare? Non si capacitava di come non si annoiassero a ripetere sempre le stesse offese con lo stesso tono di voce seguite, per altro, dagli stessi gestacci. Finalmente dei passi che si avvicinavano alla porta posero fine alla sterile discussione e Kenny fece roteare gli occhi verso l’alto intento a ringraziare un fantomatico spaghetto gigante dello schiudersi della porta.
Ma di certo non immaginava la reale motivazione che avrebbe spinto i due ad ammutolirsi del tutto; davanti loro tre non c’era Stan ad accoglierli, ma una ragazza bassina che Kenny non riconobbe, ma che non riuscì a fare a meno di squadrare con l’attenzione meritata: dei capelli mediamente corti e biondissimi incastonavano dei grandi occhi blu davvero simili a quelli di Stan, le narici del naso sottile erano allacciate da un piercing ed una bocca morbida si spiegò in un sorriso.
Kenny era dannatamente sicuro di non averla mai vista prima, ma quando quella si lanciò contro Kyle in un abbraccio solidissimo, che l’amico ricambiò entusiasta, pensò che forse doveva essersi bruciato il cervello con qualche droga.
-Che bello vederti Kyle! Wow!- si scostò da lui, la ragazza, e portando le mani ai fianchi vestiti di corti shorts di jeans logori, passò in radiografia l’amico –Quando ci siamo visti l’ultima volta? Tre anni fa? Ti sei alzato non poco!-
Kenny scostò lo sguardo allibito per cercare quello di Eric che, con la bocca semi aperta in un’espressione di reale incredulità, intercettò il suo sguardo.
 
-Quindi Stan aveva detto la verità, ti sei trasferita a South Park!-
-Già…devo ancora abituarmi all’idea…ehi!-  
 
Stan era arrivato di corsa e cinse le spalle della cugina con un braccio
 
-Ciao ragazzi, vi ricordate di Grace?-
 
Grace.
Quella bambina che aveva visto due o tre volte cinque o sei anni prima.
La cuginetta di Stan.
Kenny osservò la ragazza allungare una mano verso un interdetto Eric, che dentro di sé si stava maledicendo per non essersi fatto una doccia prima di uscire, e quando quei grandi occhi blu si spostarono nella sua direzione assieme alla mano tesa davanti a lui, il ragazzo sembrò riprendersi dai pensieri che sfrecciavano velocissimi nella sua testa.
 
-Emh, piacere io sono Grace- fu costretta a ripetersi lei, dato che Kenny non sembrò reagire al primo tentativo di saluto.
-Kenneth- si limitò a borbottare prima di stringerle la mano.
-Strani i tuoi amici Stan, sei sicuro sappiano parlare?- Grace si rivolse al cugino piegando infine le labbra in un sorriso divertito.
-Colpa tua! Capirai, una nuova ragazza a South Park, deve averli confusi!- li canzonò Stan che poi incitò i tre ad entrare.
 
Grace anticipò i ragazzi in salone stiracchiandosi svogliatamente, a quel punto Eric con un tono di voce davvero basso, si rivolse a Stan
-Che cazzo Stan! Che cos’è questa storia?!-
Stan guardò Eric con un sopracciglio inarcato
-Quale storia?-
-Ma come…tua cugina si trasferisce a South Park e a noi non dici nulla?!-
-Veramente sono sicuro di avervelo ripetuto più di una volta, sturati le orecchie!- disse Stan divincolandosi dalla presa salda di Eric, che cercò appoggio in Kenny
-Tu l’hai sentito per caso?-
Kenny alzò appena le spalle con distrazione, mentre le pupille circondate da iridi di quel tono d’unione tra cielo e mare corsero verso la sala, nella quale la ragazza sembrava essere sparita.
-Va bene Cartman ora lo sai! Vogliamo muoverci? Abbiamo un torneo da iniziare!-
Kyle seguì Stan e dietro di loro, borbottante e risentito, Eric allungò il passo. Quando Kenny fece il suo ingresso nella sala notò che i ragazzi si stavano sedendo sul divano mentre Grace, scomposta e sgraziata, era seduta a terra e si era già impossessata di un joystick. Nel notare che l’amico era rimasto impalato vicino a loro, Stan gli cedette il suo posto sul divano e si posizionò accanto alla cugina, la quale si rivolse agli altri con un sorriso candido
-Bene amici di Stan, sono sicura che questo sarà il modo migliore per iniziare a conoscerci- disse ondeggiando il joystick davanti alla faccia.
I tre rimasero stupiti quando Eric non tentò di controbattere. Si aspettavano la solita sequela di insulti misogini di cui la sua bocca abbondava, motivo per il quale nessuna ragazza, nemmeno Wendy, provava ad inserirsi nei pomeriggi che i ragazzi decidevano di passare a giocare ai videogiochi.
Le femmine non sono programmate per giocare! Questa era la frase più dolce che poteva uscire dalle labbra di Eric Cartman, ma quella volta non fiatò, nemmeno una sillaba uscì dalla sua bocca che rimase schiusa per quasi tutto il pomeriggio, inebetito davanti a quella ragazza che era un vero fenomeno in qualsiasi gioco.
E non solo sembrava fosse nata con il joystick in mano, Grace era anche divertente, non si risparmiò di bere con gli altri ed era conciata in quella maniera così stravagante che davvero a South Park una così non si era mai vista. Magari il gruppo dei goth potevano risultare eccentrici sotto un’altra luce, ma era evidente che Grace non era così com’era per risultare anticonformista, semplicemente per lei quella era la normalità.
E ad Eric questo lo mandò subito in confusione.
E a Kenny questo fece girare la testa più di quanto si sarebbe aspettato.
 
Non si sarebbero abituati presto a quella nuova presenza. No davvero.
 
 
 
Ciao a tutti! Questo che vi ho appena proposto è solo un esperimento e continuerò nella pubblicazione solo se dovessi capire di avere un reale riscontro ed interesse da parte vostra (cosa che onestamente spero!)
Intanto vi ringrazio per aver dato anche solo una possibilità a questo prologo/primo brevissimo capitolo. A prestissimo
-Lailah-
   
 
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