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Autore: DonutGladiator    21/01/2018    0 recensioni
Un gruppo di videogiocatori decide per la prima volta di incontrarsi a una fiera del fumetto.
L'unica cosa che Matthias conosce alla perfezione del suo amico e compagno di squadra, Sink è la voce, e la ama profondamente, così come la sua compagnia.
Ma si sa che l'imprevisto è sempre in agguato.
Genere: Comico, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Questa storia partecipa al COWT-8 ~ Seconda Settimana
Missione 1: Voce
Parole parte 2: 3013
Parole totali: 5843


 
La senti questa voce? - parte o2




Sabato era arrivato troppo velocemente per i suoi gusti.
Durante la settimana aveva continuato a parlare con i compagni di squadra, facendo anche alcune partite. Non era più uscito il discorso della fiera, fin quando, giovedì sera, si erano dovuti accordare su dove e quando vedersi.
Era stato infine scelto lo stesso punto del raduno del forum, solo che invece di star lì alle quattro, si sarebbero trovati una ventina di minuti prima, sperando di riuscire a trovarsi senza problemi.
Sink non aveva più esposto altri dubbi o timori, ma Matthias aveva percepito nella sua voce la stessa insicurezza che aveva sentito qualche sera prima.
Perché non si volesse confidare con loro, ancora non riusciva a capirlo. Avevano condiviso così tante stupidate che era assurdo pensare che ci fosse ancora qualcosa di cui non voleva parlargli. Lui gli aveva persino detto di quando si era preso quella malattia dalla sua ex ragazza.
Alla fine, non essendoci stata nessuna obiezione riguardo il posto e l’ora, i ragazzi si erano salutati e dati direttamente appuntamento per due giorni dopo.
Il venerdì dopo, Matthias aveva preso il treno dopo aver dato l’ultimo esame della sessione, uno scritto che si sentiva di non aver minimamente passato. Non voleva essere pignolo, ma c’erano state più di alcune domande che in un esame di arte moderna non ci sarebbero dovute essere. Era passato a casa per recuperare la valigia in cui c’era il suo cosplay, aveva cambiato lo zaino dei libri con quello con la biancheria e si era messo sulle spalle la spada larga che aveva costruito col fratello sempre in polistirolo rinforzato. Alla fine, era corso in stazione, riuscendo a prendere il treno giusto in tempo.
Sospirò, mentre si adagiava sul sedile e passava le quattro ore più scomode della sua vita su un interregionale puzzolente. Maledetta la sua tirchieria.
Sulla chat di telebram iniziò a lamentarsi con quelli del suo party, su quanto scomoda fosse quella situazione e su come Kalyx e Jinx fossero fortunati ad abitare a solo un’ora di macchina dalla fiera. Sink nel frattempo gli scriveva in privato, mettendolo al corrente del suo treno veloce, che sebbene costoso, aveva tutti i comfort che potesse desiderare.
Dopo quelle parole però era lui che desiderava solo mettere le mani al collo dell’altro per strozzarlo.
“Stronzo. Domani ricordami di lasciarti da solo in balia di tutti i potenziali serial killer della fiera” gli scrisse, sarcastico, aggiungendo una faccina di Doku che si preparava a lanciare un’onda calorica fatta di dolcetti.
“Non scherzare. Guarda che non vengo.” rispose l’altro ricordandogli quanto fosse suscettibile. Realizzò che non doveva assolutamente fargli un’altra battuta del genere, sennò il ragazzo li avrebbe veramente bidonati.
Continuarono a scambiarsi messaggi fino all’arrivo di Sink, due ore prima del suo treno.
Fortunatamente per lui non ci fu alcun ritardo, così riuscì a prendere senza problemi la coincidenza per la sua ultima tappa. Una volta arrivato nell’ostello dove avrebbe sostato si buttò sul letto, completamente esausto ma contento come un bambino.
Non gli sarebbe convenuto mettersi già a dormire, quindi decise di tirare fuori l’armatura, e assemblarla almeno in parte, così da avere già tutto pronto il giorno dopo.
Per ultimare un paio di pezzi fu costretto a chiamare il fratello per chiedergli dove andava cosa, ma alla fine risolse tutti i problemi e l’armatura si poteva dire completa.
Quando guardò di nuovo l’orologio, si accorse che aveva fatto anche troppo tardi, così si sfilò i vestiti e si mise a dormire, eccitato per il giorno dopo. Non si collegò nemmeno al wi-fi, sicuro che non servisse controllare la chat di gruppo e che tanto i suoi erano tranquilli perché si era fatto vivo con suo fratello.
Si appuntò mentalmente che nella lista di cose di cui doveva lamentarsi con Sink c’era da aggiungere quel letto.
La sveglia suonò anche troppo presto per i suoi gusti.
Ci mise poco a prepararsi, si lavò velocemente, indossò la tunica e i jeans ridipinti e scese per fare colazione. Nemmeno venti minuti dopo stava uscendo dall’albergo, la valigia che veniva trascinata senza problema e la spada finta sulle spalle.
Prese un autobus fino alla fiera e si mise in un angolo, trovando un posto vicino una vecchia signora e una mamma con sua figlia in braccio.
Dato che ci sarebbe voluta più di mezz’ora per la sua fermata, prese il cellulare e sussultò.
C’erano più di 400 messaggi non letti nel gruppo telegram, e venivano per la maggior parte dalla conversazione con quelli del party.
-Cazzo.- bisbigliò, ricevendo un occhiata di sbieco da parte della signora.
Cercò di recuperarli in fretta e mentre li scorreva la sua faccia sbiancava sempre di più.
Kalyx, sua moglie e Jinx non sarebbero venuti, complice la suocera dell’uomo che aveva organizzato all’ultimo un pranzo a cui dovevano presenziare per forza.
A poco erano servite le proteste di Sink e Gigio, la moglie di Kalyx era stata irremovibile e non potevano mancare.
Da lì la situazione era degenerata. Gigio se n’era uscito che a questo punto non aveva più senso vedersi e che avrebbe preferito farsi un giro per la fiera per conto proprio, dato che aveva ormai pagato il biglietto e che solo se avesse avuto tempo sarebbe passato al raduno, altrimenti avrebbe rinunciato. Sink aveva cercato di convincerlo ad andare lo stesso, ma l’altro non aveva voluto sentire oltre e aveva salutato il gruppo dicendo di essere stanco e di non aver altro tempo da poter sprecare con loro.
Poi c’erano altre tre chat aperte, una per ciascun partecipante del gruppo che gli chiedeva dove fosse finito e di aiutarlo a convincere gli altri a lasciar stare.
-Porca di quella puttana.- urlò, aprendo la chat con Sink.
-Ehi!- esclamò la signora con la bambina in braccio, coprendo le orecchie della piccola, dandogli un nuovo sguardo carico di stizza.
Il ragazzo si scusò e alzandosi cercò di allontanarsi il più possibile, trovando un piccolo spazio tra altri ragazzi che non si sarebbero lamentati se altre parole simili gli fossero scappate nel leggere la stupidità dei suoi compagni di squadra.
Sink lo aveva pregato per mezz’ora di intervenire nella discussione, per poi mandarlo bellamente a fanculo, come se fosse volontario il suo non prendere parte alla cosa.
Solo allora Matthias si accorse che la conversazione era della sera prima.
Questa volta fu una bestemmia a scappargli dalle labbra, ma per fortuna non c’erano bambini nei paraggi, anche se una ragazza lo guardò come se avesse appena ucciso qualcuno. Odiava i falsi moralisti. Cosa gliene fregava agli altri di giudicarlo se aveva voglia di bestemmiare.
Ma non era il momento di perdersi in quegli stupidi pensieri.
“Ehi. Sink. Non avevo letto, scusa.
Rispondimi il prima possibile.” scrisse, sperando che il ragazzo accedesse a breve.
Tornò quindi a guardare le altre due chat, una di Kalyx, che gli spiegava la situazione e poi domandava di aiutarlo nel far accettare agli altri la decisione, dato che non aveva intenzione di andare contro a sua moglie, soprattutto su una cosa come i suoi genitori.
E l’altra di Jinx, che lo pregava di venire a prenderla per portarla via con lui, che in quella casa nessuno pensava alla sua felicità e di quanto non volesse perdere la fiera per pranzare con la sua famiglia, che vedeva tutti i giorni. Ok, questa era stata proprio inutile da leggere, come pretendeva che la andasse a prendere? Con che cosa? Il teletrasporto?
Sia a lei che a Kalyx nemmeno rispose, uno perché troppo arrabbiato e secondo perché se avesse insistito sarebbero finiti a litigare.
Scrisse invece a Gigio e a Sink, dicendo a entrambi che lui sarebbe stato lì all’ora decisa e li avrebbe aspettati.
Gigio rispose subito, scrivendo che ci avrebbe pensato. Dipendeva se riusciva a trovare tutto quello che gli serviva per un orario fattibile, altrimenti non si sarebbe proprio mostrato. Non aveva nemmeno messo il cosplay quella mattina, così avrebbe potuto muoversi più facilmente tra la folla e recuperare tutti i manga che voleva.
In quel momento avrebbe volentieri dato una craniata a un finestrino per quanto era incazzato. Non con una persona in particolare. Con tutti loro.
Ma sopra tutti i suoi compagni, Kalyx era quello con cui ce l’aveva di più, complici i vecchi rancori di quando aveva deciso di prendere una pausa con loro perché sua moglie non voleva perdesse tempo dietro ai videogiochi. Ma in quella situazione era stato proprio ridicolo, avevano programmato tutto da mesi, che cosa costava imporsi su Claudia, per una volta, e riuscire a fare una cosa che veramente desiderava?
Ma no, lui era uno di quei mariti che si facevano comandare a bacchetta, e quindi non aveva nemmeno tentato di far ragionare la donna.
Il ragazzo sospirò e si preparò a scendere. Era inutile farsi il sangue amaro per quelle persone.
Mancavano più di due ore all’incontro, sperava che in quel lasso di tempo almeno Sink lo avrebbe degnato di una risposta. Lui era l’unico che voleva veramente vedere e sentire di persona.
Decise di scrivergli ancora e gli mandò una foto dell’ingresso.
“Sappi che se troveranno il mio cadavere, la mia morte sarà sulla tua coscienza.”
Infine, come ultima spiaggia, inviò una nota vocale, sperando che la sua voce facesse più effetto delle sue parole: -Al, non mi abbandonare anche tu, ti prego.-
Una volta in fila attese una risposta che però non arrivò.
Era sicuro che il ragazzo avesse letto i messaggi, quindi lo insultò mentalmente svariate volte, sperando che se fosse venuto alla fiera, qualcuno gli avrebbe fregato il portafoglio, magari con dentro un sacco di soldi.
Una volta passati i controlli, aprì la sua valigia e appoggiato a un albero iniziò a indossare l’armatura, la faccia in una smorfia arrabbiata che avrebbe fatto invidia al suo stesso personaggio.
Una volta che il cosplay fu completo, con tanto di mantello bianco svolazzante, il ragazzo si scoprì improvvisamente più rilassato.
Ce la poteva fare. Si sarebbe goduto quella giornata e poi sarebbe andato al raduno con quelli del forum. Non faceva nulla se la sua squadra non sarebbe stata presente, c’erano altre persone che avrebbe incontrato.
 
Era arrivato nel punto stabilito per il raduno mezz’ora prima dell’incontro e come si aspettava non c’era ancora nessuno con vestiti riconducibili al loro gioco. Durante il suo breve giro alla fiera, era stato fermato più volte per farsi alcune foto in compagnia di altri fan e si era divertito quando aveva inscenato una mezza scenetta comica con un altro cosplayer, che aveva invitato al raduno di quel pomeriggio. Come acquisti se l’era cavata peggio, aveva  comprato un mousepad con l’immagine dei suoi campioni preferiti e aveva preso una cavolata per suo fratello, un gesto per ringraziarlo dell’aiuto sull’armatura.
Il suo stomaco borbottò, affamato.
Guardò l’orologio e decise che avrebbe mangiato qualcosa mentre aspettava. Si diresse quindi verso il paninaro all’angolo e mentre camminava, spostò di lato per evitare un pezzo dell’armatura gigantesca di un ragazzo, urtando però contro qualcuno con lo spallaccio dell’armatura, che si staccò e cadde a terra.
Sapeva che la sua armatura si sarebbe fatta a pezzi al minimo intoppo.
-Oddio, mi dispiace.- disse una voce femminile stranamente familiare.
Quella voce che conosceva anche troppo bene, ma che no, non poteva essere. Il ragazzo, dubbioso, alzò gli occhi verso quel suono e la vide.
Era una ragazza dai bei lineamenti decisi e dai capelli rosso fuoco, probabilmente una parrucca, che indossava il cosplay di uno dei personaggi del suo gioco, nella sua stessa versione fantasy.
“No, toglitelo dalla testa, non può essere, è una ragazza” pensò, andando con gli occhi sul suo petto, accorgendosi che era effettivamente un costume femminile.
La ragazza gli passò il pezzo di armatura a terra e alzò lo sguardo verso di lui. Matthias vide chiaramente il cambiamento e la sorpresa nei suoi occhi.
Lo conosceva. E se lei lo conosceva e lui conosceva quella voce, fare due più due era semplice.
-Porca puttana.- sibilò, ancora incredulo: -Com’è possibile, Al…-
-Non fare una scenata.- ringhiò Sink, parlando con il suo tono normale, in un sussurro appena percettibile, posandogli un dito sulle labbra, minacciandolo a non aggiungere altro: -Se solo osi pronunciare il mio nome davanti a tutta questa gente ti ammazzo.- Matthias si guardò intorno, effettivamente avevano radunato un bel po’ di persone intorno a loro. Forse credevano fosse tutta una scena organizzata. O forse stavano solo dando spettacolo.
-Cazzo, sei davvero tu.-
L’altro si sistemò il corpetto con grazia e poi si alzò in piedi, scostando i capelli lunghi come se si trovasse perfettamente a suo agio in quei panni.
Matthias lo osservò, o forse era più giusto dire che si mise proprio a squadrarlo, cercando qualcosa che potesse tradirlo.
Le gambe snelle e slanciate, erano strette in un paio di pantaloni di pelle nera, e all’altezza dell’inguine portava una cintura borchiata da cui pendeva una lama. Ai piedi aveva un paio di stivali alti, e indossava sopra il corpetto in pelle nera, l’arma propria del suo personaggio, che partendo dalla spalla avvolgeva tutto il braccio sinistro e culminava in un artiglio dannatamente reale.
Solo dopo aver indugiato sul suo corpo, si alzò in piedi, costatando che l’altro era poco più alto di lui grazie al tacco degli stivali.
-Vieni con me.- disse, prendendolo per il polso e trascinandolo lontano dalla folla, in un punto nel giardino che non brulicasse di persone.
Quando furono discretamente soli, con solo un gruppo poco distante che continuava a urlare e sembrava avere un bel da fare con la lettura di libri da parte di una ragazza che sembrava poter fare a gara con i capelli della parrucca di Sink, lo lasciò e si rivolse verso di lui.
-Quindi, come mai questo abito succinto?-
Sink alzò gli occhi al cielo.
-Vuoi iniziare facendomi una domanda così cretina?- domandò.
Matthias fece spallucce: -Preferivi ti chiedessi se fossi una donna? Quella sarebbe stata la mia seconda scelta.-
-Cazzo, quanto mi fai incazzare!- esclamò, buttandosi sul prato in un movimento sempre aggraziato.
-Scusa, è che non me l’aspettavo. Tutto qui.- disse l’altro, sedendosi vicino a lui: -Non mi hai più risposto ai messaggi e non pensavo di incontrarti. E soprattutto non pensavo di incontrarti vestito così. Per quanto la cosa non mi dispiaccia.-
-Avevamo detto che avremmo portato i nostri personaggi preferiti.-
-Pensavo volessi fare la sua versione maschile.-
In effetti avrebbe dovuto informarsi meglio, aveva dato per scontato troppe cose.
-Io…- il ragazzo si guardò intorno prima di continuare: -Non è la prima volta che porto questo personaggio a una fiera. Io, mi sono sempre sentito più a mio agio con vestiti femminili.- rivelò, scostando un ciuffo di capelli dal viso. -È iniziato quasi per gioco in realtà, quando mia sorella mi ha convinto a provare un suo vestito alle medie. Da quel giorno ho continuato a farlo, senza dire niente a nessuno, da solo, quando a casa non c’era nessuno.-
Il ragazzo lo ascoltava attento. Non si aspettava che l’altro si aprisse con lui, ma finalmente poteva veramente capire quello che passava nella sua testa.
-Non sono mai uscito in abiti femminili e nessuno a parte lei mi ha mai visto così. Però, avvicinandomi al mondo dei videogiochi ho scoperto le fiere, e durante queste ho scoperto di poter indossare gli abiti che voglio senza sentirmi in colpa con me stesso.-
Matthias poteva solo immaginare ciò che l’altro provava a vivere in una società che non gli permetteva di esprimere la sua vera natura e di sentirsi in colpa per qualcosa di cui non avrebbe mai dovuto vergognarsi.
-Nessuno ha mai capito fossi un ragazzo. E ormai la voce da donna mi esce anche troppo bene. Anche se tu sei riuscito a scoprirmi subito.-
-Potevi dirmelo se era questo il tuo problema. Non hai voluto neanche darmi una possibilità. –
-Avrei indossato un vestito maschile per incontrarvi. Vi avrei detto che la consegna aveva subito ritardi e avrei messo degli abiti normali.- disse, ignorando il suo commento. -Poi ieri sera Kalyx si è tirato indietro, Gigio ha fatto lo stronzo come al solito e tu non hai risposto ai miei messaggi. Così ho indossato qualcosa che volevo veramente indossare e sono venuto lo stesso alla fiera, sperando di non incontrare nessuno di voi.-
L’altro gli sorrise.
-Mi piace come ti sta il vestito.- disse, guardandolo meglio.
-Non innamorarti di me. Non sono minimamente interessato agli uomini come te.-
-Sigh. Il mio povero cuore è in mille pezzi.- disse il ragazzo con aria drammatica, portando un braccio davanti agli occhi a simulare disperazione.
Sink gli diede una botta con la spalla.
-Sei proprio un cretino.-
-Sì, è una delle mie qualità.-
-Non oso immaginare le altre.- disse Sink guardandolo negli occhi con un’espressione che era tutta un programma.
-Mi stavo chiedendo… come hai fatto a riconoscermi? Non hai mai visto una mia foto.-
-Ho riconosciuto la tua voce.- rispose il ragazzo, grattandosi sotto la corazza, che iniziava a pesare e infastidirlo.
-Che vuol dire che hai riconosciuto la mia voce?-
-Beh, abbiamo passato due anni a giocare insieme e a parlare nella chat, ho sentito la tua voce nelle mie orecchie per così tante notti che dimenticarla è difficile.-
-Ciò che hai appena detto mette i brividi, lasciatelo dire.-
Fu il turno di Matthias nel dargli uno spintone divertito.
-Dico sul serio. La tua voce è forse la cosa che più mi piace di te.-
-A parte le mie tette.-
-A parte le tue tette, ovviamente. Quelle sono la cosa migliore del mondo.-
Risero di nuovo, questa volta sguaiatamente, facendo voltare persino il gruppetto di ragazze poco distanti.
-Sai, alla fine sono contento Kalyx ci abbia dato buca.- ammise Matthias all’altro ragazzo, quando entrambi smisero di ridere.
-Anch’io.-
-Ehi, ti va di prendere un panino e poi raggiungere gli altri del raduno?- domandò, alzandosi in piedi, ricordandosi che non aveva ancora pranzato: -Non diremo a nessuno chi sei se non vuoi.-
-Beh… posso sempre dire di essere Jinx03.-
-Basta che non ti metti a parlare con la sua stessa voce stridula.-
Un’altra risata si levò dai due ragazzi.
Matthias allungò una mano verso l’amico, che, prontamente la strinse.
Sabato era arrivato troppo velocemente per i suoi gusti.
Durante la settimana aveva continuato a parlare con i compagni di squadra, facendo anche alcune partite. Non era più uscito il discorso della fiera, fin quando, giovedì sera, si erano dovuti accordare su dove e quando vedersi.
Era stato infine scelto lo stesso punto del raduno del forum, solo che invece di star lì alle quattro, si sarebbero trovati una ventina di minuti prima, sperando di riuscire a trovarsi senza problemi.
Sink non aveva più esposto altri dubbi o timori, ma Matthias aveva percepito nella sua voce la stessa insicurezza che aveva sentito qualche sera prima.
Perché non si volesse confidare con loro, ancora non riusciva a capirlo. Avevano condiviso così tante stupidate che era assurdo pensare che ci fosse ancora qualcosa di cui non voleva parlargli. Lui gli aveva persino detto di quando si era preso quella malattia dalla sua ex ragazza.
Alla fine, non essendoci stata nessuna obiezione riguardo il posto e l’ora, i ragazzi si erano salutati e dati direttamente appuntamento per due giorni dopo.
Il venerdì dopo, Matthias aveva preso il treno dopo aver dato l’ultimo esame della sessione, uno scritto che si sentiva di non aver minimamente passato. Non voleva essere pignolo, ma c’erano state più di alcune domande che in un esame di arte moderna non ci sarebbero dovute essere. Era passato a casa per recuperare la valigia in cui c’era il suo cosplay, aveva cambiato lo zaino dei libri con quello con la biancheria e si era messo sulle spalle la spada larga che aveva costruito col fratello sempre in polistirolo rinforzato. Alla fine, era corso in stazione, riuscendo a prendere il treno giusto in tempo.
Sospirò, mentre si adagiava sul sedile e passava le quattro ore più scomode della sua vita su un interregionale puzzolente. Maledetta la sua tirchieria.
Sulla chat di telebram iniziò a lamentarsi con quelli del suo party, su quanto scomoda fosse quella situazione e su come Kalyx e Jinx fossero fortunati ad abitare a solo un’ora di macchina dalla fiera. Sink nel frattempo gli scriveva in privato, mettendolo al corrente del suo treno veloce, che sebbene costoso, aveva tutti i comfort che potesse desiderare.
Dopo quelle parole però era lui che desiderava solo mettere le mani al collo dell’altro per strozzarlo.
“Stronzo. Domani ricordami di lasciarti da solo in balia di tutti i potenziali serial killer della fiera” gli scrisse, sarcastico, aggiungendo una faccina di Doku che si preparava a lanciare un’onda calorica fatta di dolcetti.
“Non scherzare. Guarda che non vengo.” rispose l’altro ricordandogli quanto fosse suscettibile. Realizzò che non doveva assolutamente fargli un’altra battuta del genere, sennò il ragazzo li avrebbe veramente bidonati.
Continuarono a scambiarsi messaggi fino all’arrivo di Sink, due ore prima del suo treno.
Fortunatamente per lui non ci fu alcun ritardo, così riuscì a prendere senza problemi la coincidenza per la sua ultima tappa. Una volta arrivato nell’ostello dove avrebbe sostato si buttò sul letto, completamente esausto ma contento come un bambino.
Non gli sarebbe convenuto mettersi già a dormire, quindi decise di tirare fuori l’armatura, e assemblarla almeno in parte, così da avere già tutto pronto il giorno dopo.
Per ultimare un paio di pezzi fu costretto a chiamare il fratello per chiedergli dove andava cosa, ma alla fine risolse tutti i problemi e l’armatura si poteva dire completa.
Quando guardò di nuovo l’orologio, si accorse che aveva fatto anche troppo tardi, così si sfilò i vestiti e si mise a dormire, eccitato per il giorno dopo. Non si collegò nemmeno al wi-fi, sicuro che non servisse controllare la chat di gruppo e che tanto i suoi erano tranquilli perché si era fatto vivo con suo fratello.
Si appuntò mentalmente che nella lista di cose di cui doveva lamentarsi con Sink c’era da aggiungere quel letto.
La sveglia suonò anche troppo presto per i suoi gusti.
Ci mise poco a prepararsi, si lavò velocemente, indossò la tunica e i jeans ridipinti e scese per fare colazione. Nemmeno venti minuti dopo stava uscendo dall’albergo, la valigia che veniva trascinata senza problema e la spada finta sulle spalle.
Prese un autobus fino alla fiera e si mise in un angolo, trovando un posto vicino una vecchia signora e una mamma con sua figlia in braccio.
Dato che ci sarebbe voluta più di mezz’ora per la sua fermata, prese il cellulare e sussultò.
C’erano più di 400 messaggi non letti nel gruppo telegram, e venivano per la maggior parte dalla conversazione con quelli del party.
-Cazzo.- bisbigliò, ricevendo un occhiata di sbieco da parte della signora.
Cercò di recuperarli in fretta e mentre li scorreva la sua faccia sbiancava sempre di più.
Kalyx, sua moglie e Jinx non sarebbero venuti, complice la suocera dell’uomo che aveva organizzato all’ultimo un pranzo a cui dovevano presenziare per forza.
A poco erano servite le proteste di Sink e Gigio, la moglie di Kalyx era stata irremovibile e non potevano mancare.
Da lì la situazione era degenerata. Gigio se n’era uscito che a questo punto non aveva più senso vedersi e che avrebbe preferito farsi un giro per la fiera per conto proprio, dato che aveva ormai pagato il biglietto e che solo se avesse avuto tempo sarebbe passato al raduno, altrimenti avrebbe rinunciato. Sink aveva cercato di convincerlo ad andare lo stesso, ma l’altro non aveva voluto sentire oltre e aveva salutato il gruppo dicendo di essere stanco e di non aver altro tempo da poter sprecare con loro.
Poi c’erano altre tre chat aperte, una per ciascun partecipante del gruppo che gli chiedeva dove fosse finito e di aiutarlo a convincere gli altri a lasciar stare.
-Porca di quella puttana.- urlò, aprendo la chat con Sink.
-Ehi!- esclamò la signora con la bambina in braccio, coprendo le orecchie della piccola, dandogli un nuovo sguardo carico di stizza.
Il ragazzo si scusò e alzandosi cercò di allontanarsi il più possibile, trovando un piccolo spazio tra altri ragazzi che non si sarebbero lamentati se altre parole simili gli fossero scappate nel leggere la stupidità dei suoi compagni di squadra.
Sink lo aveva pregato per mezz’ora di intervenire nella discussione, per poi mandarlo bellamente a fanculo, come se fosse volontario il suo non prendere parte alla cosa.
Solo allora Matthias si accorse che la conversazione era della sera prima.
Questa volta fu una bestemmia a scappargli dalle labbra, ma per fortuna non c’erano bambini nei paraggi, anche se una ragazza lo guardò come se avesse appena ucciso qualcuno. Odiava i falsi moralisti. Cosa gliene fregava agli altri di giudicarlo se aveva voglia di bestemmiare.
Ma non era il momento di perdersi in quegli stupidi pensieri.
“Ehi. Sink. Non avevo letto, scusa.
Rispondimi il prima possibile.” scrisse, sperando che il ragazzo accedesse a breve.
Tornò quindi a guardare le altre due chat, una di Kalyx, che gli spiegava la situazione e poi domandava di aiutarlo nel far accettare agli altri la decisione, dato che non aveva intenzione di andare contro a sua moglie, soprattutto su una cosa come i suoi genitori.
E l’altra di Jinx, che lo pregava di venire a prenderla per portarla via con lui, che in quella casa nessuno pensava alla sua felicità e di quanto non volesse perdere la fiera per pranzare con la sua famiglia, che vedeva tutti i giorni. Ok, questa era stata proprio inutile da leggere, come pretendeva che la andasse a prendere? Con che cosa? Il teletrasporto?
Sia a lei che a Kalyx nemmeno rispose, uno perché troppo arrabbiato e secondo perché se avesse insistito sarebbero finiti a litigare.
Scrisse invece a Gigio e a Sink, dicendo a entrambi che lui sarebbe stato lì all’ora decisa e li avrebbe aspettati.
Gigio rispose subito, scrivendo che ci avrebbe pensato. Dipendeva se riusciva a trovare tutto quello che gli serviva per un orario fattibile, altrimenti non si sarebbe proprio mostrato. Non aveva nemmeno messo il cosplay quella mattina, così avrebbe potuto muoversi più facilmente tra la folla e recuperare tutti i manga che voleva.
In quel momento avrebbe volentieri dato una craniata a un finestrino per quanto era incazzato. Non con una persona in particolare. Con tutti loro.
Ma sopra tutti i suoi compagni, Kalyx era quello con cui ce l’aveva di più, complici i vecchi rancori di quando aveva deciso di prendere una pausa con loro perché sua moglie non voleva perdesse tempo dietro ai videogiochi. Ma in quella situazione era stato proprio ridicolo, avevano programmato tutto da mesi, che cosa costava imporsi su Claudia, per una volta, e riuscire a fare una cosa che veramente desiderava?
Ma no, lui era uno di quei mariti che si facevano comandare a bacchetta, e quindi non aveva nemmeno tentato di far ragionare la donna.
Il ragazzo sospirò e si preparò a scendere. Era inutile farsi il sangue amaro per quelle persone.
Mancavano più di due ore all’incontro, sperava che in quel lasso di tempo almeno Sink lo avrebbe degnato di una risposta. Lui era l’unico che voleva veramente vedere e sentire di persona.
Decise di scrivergli ancora e gli mandò una foto dell’ingresso.
“Sappi che se troveranno il mio cadavere, la mia morte sarà sulla tua coscienza.”
Infine, come ultima spiaggia, inviò una nota vocale, sperando che la sua voce facesse più effetto delle sue parole: -Al, non mi abbandonare anche tu, ti prego.-
Una volta in fila attese una risposta che però non arrivò.
Era sicuro che il ragazzo avesse letto i messaggi, quindi lo insultò mentalmente svariate volte, sperando che se fosse venuto alla fiera, qualcuno gli avrebbe fregato il portafoglio, magari con dentro un sacco di soldi.
Una volta passati i controlli, aprì la sua valigia e appoggiato a un albero iniziò a indossare l’armatura, la faccia in una smorfia arrabbiata che avrebbe fatto invidia al suo stesso personaggio.
Una volta che il cosplay fu completo, con tanto di mantello bianco svolazzante, il ragazzo si scoprì improvvisamente più rilassato.
Ce la poteva fare. Si sarebbe goduto quella giornata e poi sarebbe andato al raduno con quelli del forum. Non faceva nulla se la sua squadra non sarebbe stata presente, c’erano altre persone che avrebbe incontrato.
 
Era arrivato nel punto stabilito per il raduno mezz’ora prima dell’incontro e come si aspettava non c’era ancora nessuno con vestiti riconducibili al loro gioco. Durante il suo breve giro alla fiera, era stato fermato più volte per farsi alcune foto in compagnia di altri fan e si era divertito quando aveva inscenato una mezza scenetta comica con un altro cosplayer, che aveva invitato al raduno di quel pomeriggio. Come acquisti se l’era cavata peggio, aveva  comprato un mousepad con l’immagine dei suoi campioni preferiti e aveva preso una cavolata per suo fratello, un gesto per ringraziarlo dell’aiuto sull’armatura.
Il suo stomaco borbottò, affamato.
Guardò l’orologio e decise che avrebbe mangiato qualcosa mentre aspettava. Si diresse quindi verso il paninaro all’angolo e mentre camminava, spostò di lato per evitare un pezzo dell’armatura gigantesca di un ragazzo, urtando però contro qualcuno con lo spallaccio dell’armatura, che si staccò e cadde a terra.
Sapeva che la sua armatura si sarebbe fatta a pezzi al minimo intoppo.
-Oddio, mi dispiace.- disse una voce femminile stranamente familiare.
Quella voce che conosceva anche troppo bene, ma che no, non poteva essere. Il ragazzo, dubbioso, alzò gli occhi verso quel suono e la vide.
Era una ragazza dai bei lineamenti decisi e dai capelli rosso fuoco, probabilmente una parrucca, che indossava il cosplay di uno dei personaggi del suo gioco, nella sua stessa versione fantasy.
“No, toglitelo dalla testa, non può essere, è una ragazza” pensò, andando con gli occhi sul suo petto, accorgendosi che era effettivamente un costume femminile.
La ragazza gli passò il pezzo di armatura a terra e alzò lo sguardo verso di lui. Matthias vide chiaramente il cambiamento e la sorpresa nei suoi occhi.
Lo conosceva. E se lei lo conosceva e lui conosceva quella voce, fare due più due era semplice.
-Porca puttana.- sibilò, ancora incredulo: -Com’è possibile, Al…-
-Non fare una scenata.- ringhiò Sink, parlando con il suo tono normale, in un sussurro appena percettibile, posandogli un dito sulle labbra, minacciandolo a non aggiungere altro: -Se solo osi pronunciare il mio nome davanti a tutta questa gente ti ammazzo.- Matthias si guardò intorno, effettivamente avevano radunato un bel po’ di persone intorno a loro. Forse credevano fosse tutta una scena organizzata. O forse stavano solo dando spettacolo.
-Cazzo, sei davvero tu.-
L’altro si sistemò il corpetto con grazia e poi si alzò in piedi, scostando i capelli lunghi come se si trovasse perfettamente a suo agio in quei panni.
Matthias lo osservò, o forse era più giusto dire che si mise proprio a squadrarlo, cercando qualcosa che potesse tradirlo.
Le gambe snelle e slanciate, erano strette in un paio di pantaloni di pelle nera, e all’altezza dell’inguine portava una cintura borchiata da cui pendeva una lama. Ai piedi aveva un paio di stivali alti, e indossava sopra il corpetto in pelle nera, l’arma propria del suo personaggio, che partendo dalla spalla avvolgeva tutto il braccio sinistro e culminava in un artiglio dannatamente reale.
Solo dopo aver indugiato sul suo corpo, si alzò in piedi, costatando che l’altro era poco più alto di lui grazie al tacco degli stivali.
-Vieni con me.- disse, prendendolo per il polso e trascinandolo lontano dalla folla, in un punto nel giardino che non brulicasse di persone.
Quando furono discretamente soli, con solo un gruppo poco distante che continuava a urlare e sembrava avere un bel da fare con la lettura di libri da parte di una ragazza che sembrava poter fare a gara con i capelli della parrucca di Sink, lo lasciò e si rivolse verso di lui.
-Quindi, come mai questo abito succinto?-
Sink alzò gli occhi al cielo.
-Vuoi iniziare facendomi una domanda così cretina?- domandò.
Matthias fece spallucce: -Preferivi ti chiedessi se fossi una donna? Quella sarebbe stata la mia seconda scelta.-
-Cazzo, quanto mi fai incazzare!- esclamò, buttandosi sul prato in un movimento sempre aggraziato.
-Scusa, è che non me l’aspettavo. Tutto qui.- disse l’altro, sedendosi vicino a lui: -Non mi hai più risposto ai messaggi e non pensavo di incontrarti. E soprattutto non pensavo di incontrarti vestito così. Per quanto la cosa non mi dispiaccia.-
-Avevamo detto che avremmo portato i nostri personaggi preferiti.-
-Pensavo volessi fare la sua versione maschile.-
In effetti avrebbe dovuto informarsi meglio, aveva dato per scontato troppe cose.
-Io…- il ragazzo si guardò intorno prima di continuare: -Non è la prima volta che porto questo personaggio a una fiera. Io, mi sono sempre sentito più a mio agio con vestiti femminili.- rivelò, scostando un ciuffo di capelli dal viso. -È iniziato quasi per gioco in realtà, quando mia sorella mi ha convinto a provare un suo vestito alle medie. Da quel giorno ho continuato a farlo, senza dire niente a nessuno, da solo, quando a casa non c’era nessuno.-
Il ragazzo lo ascoltava attento. Non si aspettava che l’altro si aprisse con lui, ma finalmente poteva veramente capire quello che passava nella sua testa.
-Non sono mai uscito in abiti femminili e nessuno a parte lei mi ha mai visto così. Però, avvicinandomi al mondo dei videogiochi ho scoperto le fiere, e durante queste ho scoperto di poter indossare gli abiti che voglio senza sentirmi in colpa con me stesso.-
Matthias poteva solo immaginare ciò che l’altro provava a vivere in una società che non gli permetteva di esprimere la sua vera natura e di sentirsi in colpa per qualcosa di cui non avrebbe mai dovuto vergognarsi.
-Nessuno ha mai capito fossi un ragazzo. E ormai la voce da donna mi esce anche troppo bene. Anche se tu sei riuscito a scoprirmi subito.-
-Potevi dirmelo se era questo il tuo problema. Non hai voluto neanche darmi una possibilità. –
-Avrei indossato un vestito maschile per incontrarvi. Vi avrei detto che la consegna aveva subito ritardi e avrei messo degli abiti normali.- disse, ignorando il suo commento. -Poi ieri sera Kalyx si è tirato indietro, Gigio ha fatto lo stronzo come al solito e tu non hai risposto ai miei messaggi. Così ho indossato qualcosa che volevo veramente indossare e sono venuto lo stesso alla fiera, sperando di non incontrare nessuno di voi.-
L’altro gli sorrise.
-Mi piace come ti sta il vestito.- disse, guardandolo meglio.
-Non innamorarti di me. Non sono minimamente interessato agli uomini come te.-
-Sigh. Il mio povero cuore è in mille pezzi.- disse il ragazzo con aria drammatica, portando un braccio davanti agli occhi a simulare disperazione.
Sink gli diede una botta con la spalla.
-Sei proprio un cretino.-
-Sì, è una delle mie qualità.-
-Non oso immaginare le altre.- disse Sink guardandolo negli occhi con un’espressione che era tutta un programma.
-Mi stavo chiedendo… come hai fatto a riconoscermi? Non hai mai visto una mia foto.-
-Ho riconosciuto la tua voce.- rispose il ragazzo, grattandosi sotto la corazza, che iniziava a pesare e infastidirlo.
-Che vuol dire che hai riconosciuto la mia voce?-
-Beh, abbiamo passato due anni a giocare insieme e a parlare nella chat, ho sentito la tua voce nelle mie orecchie per così tante notti che dimenticarla è difficile.-
-Ciò che hai appena detto mette i brividi, lasciatelo dire.-
Fu il turno di Matthias nel dargli uno spintone divertito.
-Dico sul serio. La tua voce è forse la cosa che più mi piace di te.-
-A parte le mie tette.-
-A parte le tue tette, ovviamente. Quelle sono la cosa migliore del mondo.-
Risero di nuovo, questa volta sguaiatamente, facendo voltare persino il gruppetto di ragazze poco distanti.
-Sai, alla fine sono contento Kalyx ci abbia dato buca.- ammise Matthias all’altro ragazzo, quando entrambi smisero di ridere.
-Anch’io.-
-Ehi, ti va di prendere un panino e poi raggiungere gli altri del raduno?- domandò, alzandosi in piedi, ricordandosi che non aveva ancora pranzato: -Non diremo a nessuno chi sei se non vuoi.-
-Beh… posso sempre dire di essere Jinx03.-
-Basta che non ti metti a parlare con la sua stessa voce stridula.-
Un’altra risata si levò dai due ragazzi.
Matthias allungò una mano verso l’amico, che, prontamente la strinse.

NdA:
Grazie per aver letto. Spero di tornarci in seguito e aggiungere qualcosina per spiegare meglio alcuni dettagli.
   
 
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