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Autore: NPC_Stories    22/01/2018    1 recensioni
Dee Dee è una giovanissima elfa mezza-vampira. Quando si rende conto che nel mondo sembra non esserci posto per lei, decide di andare nel luogo che identifica come la patria dei reietti e dei mostri: la città sotterranea e multiculturale di Skullport.
Solo che per arrivarci dovrà affrontare numerose sfide che potrebbero affinare le sue abilità e rafforzare il suo carattere, ma potrebbero anche distruggere il suo spirito. Sulla sua strada incontrerà un riottoso compagno di avventure, un elfo scuro con un attaccamento morboso verso la città sotterranea.
Riuscirà la giovane dhampir a superare le sue prove, e soprattutto a dimostrare al suo nuovo compagno che è abbastanza forte per sopravvivere in una città di criminali? Riuscirà lui a mantenere la distanza che vorrebbe mantenere?
.
Spoiler: niente romance. La differenza di età la renderebbe una cosa creepy.
Nota: come al solito sono tutti personaggi originali, tendenzialmente la storia non tratta di personaggi famosi dei Forgotten Realms, anche se può capitare che vengano citati o che compaiano a spot in un capitolo o due.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Forgotten stories of the Forgotten Realms'
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1363 DR: Ferisce più la penna della spada


Il drow rimase in attesa in quella sala fastidiosamente illuminata per un tempo che gli parve infinito. Non si considerava un tipo impaziente, ma di certo la ragazza se la stava prendendo comoda.
Alla fine tornò, e con buone notizie.
“L’Alchimista preparerà l’oggetto che ti serve. Dammi qualche altra specifica.” Prese una pergamena dal bancone e si preparò a scrivere appunti.
Daren e l’assistente dell’Alchimista discussero per qualche minuto di che tipo di oggetto potesse essere più utile, se una cintura, un anello, una fascia per la fronte o altro. Alla fine trovarono un accordo. L’importante era che non fosse immediatamente visibile, quindi la cosa migliore sarebbe stata indossare l’oggetto sotto ai vestiti.

Daren anticipò un terzo del pagamento, dietro richiesta della donna. Acquistò anche un paio di pozioni già pronte che avrebbero risvegliato magicamente l'intelligenza; poi, dopo essersi accertato che il suo oggetto magico sarebbe stato pronto entro un paio di giorni, si voltò per andarsene.
“Aspetta. Tu sei un avventuriero?”
Il drow si girò di nuovo verso l’umana e le rivolse uno sguardo di biasimo.
“Sono un guerriero che esplora le gallerie, non un perditempo che va in giro a cercare il senso della vita.” Specificò.
La donna rispose all’occhiataccia mantenendo la sua espressione neutra.
“Come vuoi, signor filosofo.” Biascicò. “Mi chiedevo se fossi interessato a un’opportunità lavorativa.”
Frugò dietro al bancone e ne tirò fuori una pergamena arrotolata e chiusa da un nastro blu. La svolse e ne lesse il contenuto, come un banditore:
“Cercasi avventurieri coraggiosi per recupero materiali rari. Buona retribuzione.” Scandì chiaramente. Poi tornò al suo tono di voce normale: “Segue una lista delle componenti più richieste. Come… particolari minerali, polveri metalliche, scaglie di bestie delle profondità, succhi gastrici di cose, roba così.”
“Hm.” Daren ci pensò un attimo. “Potrebbe interessarmi. La retribuzione?”
“Dipende.” La donna aprì il foglio poggiandolo sul bancone e lo dispiegò per bene passandoci sopra con le mani. “Alcune cose sono difficili da reperire, altre servono in gran quantità. Bisogna vedere caso per caso. Solitamente l’Alchimista paga bene, o in alternativa si può usufruire di sconti sulle nostre produzioni di pozioni e oggetti magici.”
Questo per il drow era ancora più interessante, quindi chiese un paio di pergamene come quella da portar via. Una per sé e una per Lizy: magari avrebbe accolto con piacere la possibilità di recuperare materiali preziosi, mentre svolgeva il suo lavoro da guardiana nelle caverne inferiori.

Quando tornò in città (passando nuovamente per il fiume e con rinnovata irritazione), trovò Lizy nel punto di ritrovo che avevano concordato: la sede della Compagnia della Guardia, l’organizzazione priva di gerarchia a cui entrambi appartenevano.
La sede assomigliava più a una taverna che ad un ufficio, ma nessuno dei due era così folle da voler provare la cucina del cuoco mezzorco. La gente di Skullport andava lì soprattutto per bere, o per raccogliere informazioni sulle gallerie circostanti, così da poter pianificare in sicurezza le future spedizioni commerciali.
Ogni volta che un Guardiano raccoglieva informazioni rilevanti aveva l’obbligo di fare rapporto, quel rapporto andava recapitato (in forma scritta od orale) ai funzionari in servizio al piano superiore della sede, dove i Guardiani venivano sottoposti a incantesimi per rivelare eventuali menzogne. Dopo essere stato analizzato dai funzionari, il rapporto veniva inviato alle principali gilde mercantili che finanziavano la Compagnia. Solo dopo aver avuto il benestare di ogni gilda maggiore, o dopo una settimana in assenza di comunicazioni, i rapporti venivano appesi alle pareti della sede e potevano essere consultati dagli avventori (Guardiani e non). Poteva capitare quindi che i Guardiani stessi non sapessero che cosa avevano scoperto i loro colleghi, se non dopo una decina di giorni, ma in realtà le informazioni trapelavano comunque grazie al passaparola.

“Spostiamoci in un luogo più privato.” Esordì Daren appena la vide ad un tavolo. “E vedi di non ingerire alcolici. Mi servi lucida.”
“Con calma e per favore.” Sbottò Lizy, stanca del suo tono autoritario.
Il drow ingoiò una risposta sarcastica e indicò alla ragazza di seguirlo in una saletta privata. Lizy si portò appresso la sua pinta di sidro di afidi saccarini. Avrebbe potuto continuare a bere più tardi.
“Hai preso delle pergamene vuote?”
Lizy estrasse dallo zaino le pergamene che aveva preso e le poggiò sul tavolo. Non che le avesse comprate; le aveva prese da quelle che la Compagnia metteva a disposizione degli esploratori per fare rapporto.
“Certo che hai otto zampine e sono tutte corte.” Commentò il drow, riconoscendo il marchio in fondo alle pagine. Avrebbero dovuto scrivere e disegnare sull'altro lato.
“Faccio la cameriera e rischio la vita per tirare su qualche moneta in più.” Gli fece notare lei. “Tu che lavoro fai?”
Daren lasciò vagare lo sguardo per lo stanzino, probabilmente per non incrociare quello di lei.
“Uccido cose.” Disse, stringato.
“Ah… e ti pagano bene?”
“Non è proprio che mi paghino. Mi tengo quello che trovo sulle mie vittime.”
Lizy lo fissò per un lungo momento.
“E allora scusami, perché uccidi su commissione se la retribuzione è così incerta?”
“Non ho detto che uccido su commissione.” Rispose lui, lapidario.
Lizy impallidì improvvisamente.
“Cioè sei un banale brigante?”
Daren si sporse verso di lei dall'altra parte del tavolo, parlandole con fare cospiratorio.
“Perché, scusa, cosa cambia fra qualcuno che uccide su commissione e qualcuno che uccide perché vuole farlo?”
Lizy si tirò indietro, a disagio.
“La stessa differenza che passa fra un esecutore, che è praticamente un dipendente, uno che mette a frutto delle capacità per uccidere qualcuno che è già condannato a morte… e un… un cane sciolto che decide chi vive e chi muore giudicando a sentimento.”
Daren si concesse un sorriso divertito.
“Quindi chi può decidere chi vive e chi muore? Solo chi ha potere politico in questa città?”
“Beh… sì.” Lizy aprì le braccia in segno di scuse. “Cerca di vederla dal mio punto di vista. La gente ha bisogno di qualche certezza, devo sapere a chi non devo pestare i piedi.”
Questa volta l'elfo scuro scoppiò proprio a ridere.
“Che tenera. A Menzoberranzan, la città dove ho passato più di metà della mia vita, bisogna costantemente guardarsi le spalle e sospettare di chiunque. Se ti va bene, chi cerca di ucciderti ha un interesse nel farlo. Se ti va male, lo fa perché non gli piace la tua faccia, o perché hai urtato il suo orgoglio. O perché qualcun altro ha urtato il suo orgoglio e tu passavi di lì nel momento sbagliato.”
Lizy rabbrividì senza volerlo.
“E te ne sei andato da Menzoberranzan per riproporre quel modello culturale qui?”
“Perché no? Dal mio punto di vista, questa è una città di incauti.” Le fece notare lui. “A parte ovviamente i cittadini più furbi, o i drow che vivono qui, anche se di solito le due categorie coincidono.”
“Presuntuoso.” Commentò l’aranea. “Skullport è piena di briganti come te.”
Daren non rispose, si limitò ad indicare le pergamene con un gesto della mano.
Lizy prese il primo foglio del suo piccolo mucchio, lo lisció per bene e prese in mano una barretta di grafite.
Il drow estrasse dalla scarsella le pozioni magiche per rinfrancare l'intelletto, quelle che aveva acquistato dall’Alchimista, e ne porse una a Lizy.
La ragazza lesse l'etichetta e fischió. “Accidenti. Spero che tu non ti aspetti che io contribuisca a queste spese.”
“No, naturalmente. Il piano è mio.” Daren stappò la sua pozione e mimò un brindisi verso l’aranea, poi si scoló il filtro magico alla goccia.
Lizy esitó un istante, poi seguí il suo esempio.
La sensazione della propria mente che si apriva a nuove e inesplorate possibilità, dei ragionamenti che si facevano più scattanti e sicuri… Daren e Lizy passarono alcuni secondi in completo silenzio, con lo sguardo perso nel vuoto, a contemplare questo stato di grazia.
“Wow.” Soffiò il drow. “Potrei diventare dipendente da questa roba.”
“Anch’io.” Concordó la donna. “Beh, sono troppo povera per farlo davvero, quindi si fa per dire.”
“Insomma, sono già intelligente di solito, ma ora mi sento un genio… meno male che questa pozione non accentua anche il buonsenso, altrimenti starei già rinunciando al mio piano.”
“Oh, bene. Ottimo.” 
“Tieni a bada il sarcasmo, mia pavida e reticente alleata.” Ridacchiò lui. “Come ti ho già detto il rischio per te è minimo. Ma ora mettiamoci al lavoro, non c'è tempo da perdere.”

Lizy cominciò a disegnare cartine topografiche su indicazione del drow. Le sue descrizioni erano molto precise, certamente per merito della pozione. Ad un certo punto estrasse dalla tasca una delle due preziose pietre magiche che potevano servire a modificare la memoria ma, si degnó di spiegare, potevano anche accentuarla. Premette la pietra contro la fronte e per i successivi minuti fornì alla cartografa informazioni di una precisione certosina.
Lizy lavorò alacremente per molti minuti, anche quando l'effetto della pozione si esaurí e i suoi tratti divennero meno professionali.
Quando finalmente il drow si dichiarò soddisfatto del suo lavoro, avevano riempito tutte le pergamene con disegni di quartieri cittadini e mappe delle caverne naturali, tutto accompagnato da annotazioni in Sottocomune.
Lizy sospirò, massaggiandosi il polso e le dita della mano destra.
“Che lavoro! Ma che cosa abbiamo… che cosa ho disegnato?”
“Lo saprai presto, ma per il momento meno sai e meglio è per te.”
Lizy non ne fu contenta. Ma non aveva intenzione di rischiare.
 
 
Alcune ore dopo, molti metri più in basso

Dee Dee si svegliò dopo sei ore di sonno incredibilmente ristoratore. Una notte completamente senza incubi non le capitava da… mai. Scoprí di essere mezza sepolta sotto i corpi addormentati dei cuccioli di desmodu, che erano alti quasi quanto lei e larghi il doppio. A differenza degli adulti, erano coperti da una morbida lanugine, e al tatto erano piacevolmente caldi.
Era la prima volta che non soffriva il freddo durante il sonno ed era anche la prima volta che si sentiva così accolta in un gruppo sociale. I desmodu avevano deciso che la dhampir era un cucciolo, e la stavano trattando come tale, facendola dormire nella piccola caverna protetta dove tenevano i loro piccoli e i giovani ancora incapaci di combattere. Sperava davvero di non dover restare lì anche durante il giorno. La sera prima le era sembrato di essere relegata in prigione, ma era troppo stanca per obiettare. Dopo una buona “notte” di sonno, risvegliandosi in quel mucchio di enormi cuscini caldi, il suo malumore aveva iniziato a vacillare.
Si era ripromessa di alzarsi presto, appena si fosse svegliata, ma quanto sembrava difficile alzarsi adesso… e non solo per il peso che le gravava addosso.
Dee Dee richiuse gli occhi, dicendosi che per una volta avrebbe anche potuto dormire qualche minuto in più.

           

   
 
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