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Autore: NPC_Stories    17/01/2018    1 recensioni
Dee Dee è una giovanissima elfa mezza-vampira. Quando si rende conto che nel mondo sembra non esserci posto per lei, decide di andare nel luogo che identifica come la patria dei reietti e dei mostri: la città sotterranea e multiculturale di Skullport.
Solo che per arrivarci dovrà affrontare numerose sfide che potrebbero affinare le sue abilità e rafforzare il suo carattere, ma potrebbero anche distruggere il suo spirito. Sulla sua strada incontrerà un riottoso compagno di avventure, un elfo scuro con un attaccamento morboso verso la città sotterranea.
Riuscirà la giovane dhampir a superare le sue prove, e soprattutto a dimostrare al suo nuovo compagno che è abbastanza forte per sopravvivere in una città di criminali? Riuscirà lui a mantenere la distanza che vorrebbe mantenere?
.
Spoiler: niente romance. La differenza di età la renderebbe una cosa creepy.
Nota: come al solito sono tutti personaggi originali, tendenzialmente la storia non tratta di personaggi famosi dei Forgotten Realms, anche se può capitare che vengano citati o che compaiano a spot in un capitolo o due.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Forgotten stories of the Forgotten Realms'
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1363 DR: Per un po’ niente lezioni, e forse neanche sopravvivenza


Dopo aver affidato Dee Dee alle riluttanti cure dei desmodu, i due Guardiani e Tuyy si ritirarono per una specie di concilio di guerra.
“La prima cosa da fare è andare a Skullport.” Annunció il drow.
“Ecco, questa me la devi spiegare.” Pretese la sua collega esploratrice. “Devi dire addio a qualcuno?”
“Non mi abbasserei mai a tanto.” Sbuffò lui. “No, devo procurarmi degli oggetti. E tu, mia cara Lizy, devi disegnare per me.”
Lei gli rivolse uno sguardo perplesso. “Ma per quale diamine di motivo…”
“Cosa è disegnare?” Intervenne il grosso guerriero desmodu.
Lizy gli mostrò una mappa. Essendo una mappa del sottosuolo, aveva diversi foglietti volanti attaccati alla superficie, che indicavano zone sopraelevate e soppalchi.
“Credo che voglia una cosa del genere. Questa è una mappa di Skullport, e tecnicamente è un disegno.” Spiegó lei.
Il desmodu guardò la mappa come se l'unico utilizzo che gli venisse in mente avesse a che fare con l'igiene personale.
“Pezzo di cosa fragile con linee, non aiuta a uccidere mostri-tentacolo.”
“Non voglio uccidere i mostri-tentacolo.” Lo corresse il drow. “Se cominciamo a ucciderli sarà la guerra. Skullport non se lo può permettere.”
Tuyy piegò le braccia davanti al petto gonfiando i muscoli in modo intimidatorio. “Uccidere teste di tentacoli. Riprendere tribù. Questo fa Tuyy.”
“Tuyy ci prova e muore.” Lo avvertí Daren. “E tutta tribù di Tuyy muore. È questo che vuoi?” 
Il desmodu prese quel commento come una provocazione e rimase solido nella sua posizione.
Lizy guardò l'uno, poi l'altro, poi sospirò sconsolata.
“Dei, sul serio devo scegliere fra un pazzo che vuole ingannare degli illithid e un suicida che vuole attaccarli?” Mormorò.
“Dovresti stare dalla mia parte, Lizy, per un motivo molto semplice: il mio piano prevede un rischio davvero minimo per te, mentre se Tuyy vorrà il tuo aiuto in combattimento potrai considerarti già morta.”
La bionda fece un verso di supponenza e sdegno. 
“Potrei semplicemente decidere di andarmene. Probabilmente avere una paga un po’ più alta non vale questo rischio.”
“Oppure potresti considerare che, se collabori, avrai la mia amicizia.” Le propose l'elfo scuro.
Questa volta Lizy rise apertamente.
“E chi non vorrebbe l'amicizia di un elfo scuro!” 
Daren scrollò le spalle come per levarsi di dosso la sua opinione. 
“Sto per andarmi ad infilare in mezzo agli illithid per liberare persone che non conosco e di cui non mi importa. Cosa pensi che farei per i miei amici?”
Questo effettivamente la lasciò senza parole, come se fosse un'argomentazione fuori dal mondo.
“Ma sei un drow.” Rispose, dopo aver balbettato un po’.
“Sì. Grazie per averlo notato. Faccio del mio meglio per accentuare il nero naturale della mia pelle…” scherzò lui, indicando sé stesso da capo a piedi con un gesto della mano.
“Ma quanto ti piace ascoltare il suono della tua voce.” Sospirò l’aranea. “Va bene, immagino che tu sia troppo egocentrico per morire.”
Per morire contro degli illithid, di sicuro. Concordó il drow, ma si limitò ad annuire. Poi si voltò di nuovo verso Tuyy, riprendendo il discorso interrotto.
“Mettiamo in chiaro una cosa, desmodu. Io so come si arriva alla città degli illithid, tu no. Io ho un piano sensato, tu no. Quindi decido io cosa facciamo.” L'elfo scuro affrontò a muso duro il grosso uomo-pipistrello, puntandogli un dito contro il torace.
“Guardiano nero piccolo e debole. Tuyy decide.”
Daren sfoderò le spade corte con una mossa lenta e deliberata.
“Ah, è così che si stabiliscono le gerarchie fra la tua gente? Va bene, desmodu, il piccoletto qui ti sta sfidando. Sconfiggimi e prendi il comando!”

Dieci minuti dopo, un desmodu con un grosso bernoccolo sulla testa armeggiava per aprire una botola ben nascosta nel soffitto della grotta. 
“Questa via per città. Su. Questa tribù usa questa via per portare cibo a mercanti.”
“Beh, questo è un enorme sollievo.” Sospirò il drow. “Le altre vie non erano molto praticabili.”
“Tuyy mai andato in città.” Il grosso guerriero sembrava a disagio.
“Bene, perché non ci verrai nemmeno stavolta.” Tagliò corto Daren. “Attireresti troppo l'attenzione, e gli smaliziati cittadini di Skullport ti ruberebbero anche le mutande… che probabilmente non hai.”
Tuyy aggrottò la fronte, e nel suo caso si trattava di un lavoro considerevole. “Poi guardiani parte senza Tuyy.”
“Tranquillo, abbiamo un patto.” Daren gli diede una manata amichevole su un braccio. “Se non rispetterò la mia parte dell'accordo, la tribù potrà tenere in ostaggio Dee Dee.”
Lizy lo guardò con un'espressione trasparente, che diceva E magari è proprio l'occasione che aspettavi per liberarti di lei, ma Tuyy gli credette. Dopotutto era un'anima semplice.

Risalire un cunicolo quasi verticale non era un problema né per un ragno né per un drow, entrambi abituati a vivere nei cunicoli del Buio Profondo. La scalata nel complesso duró solo pochi minuti, ma Daren aveva un po’ il fiatone quando finalmente sbucarono in un angolo di un cortile nella zona occidentale del Cuore di Skullport. 
Era il cortile del magazzino di una compagnia mercantile, quindi ovviamente Lizy e Daren vennero fermati e interrogati. Il loro ruolo di Guardiani gli consentì di passare fornendo solo una spiegazione sommaria.
“Alcuni desmodu sono scomparsi.” Spiegó Lizy. “Non sappiamo se siano fuggiti, morti o se siano stati presi. Io voglio indagare, quella zona è responsabilità mia.”
“E il drow? Perché collabora con te?” Domandò uno dei mercanti, un mezzo-drow che aveva l'aria di essere prevenuto verso tutto il mondo.
Daren gli rivolse un sorriso da mascalzone. “Abbiamo un accordo, io e lei.” Fece l'occhiolino, lasciando intendere che avessero un accordo di natura sessuale.
Il mezzosangue reagì con un moto di disgusto.
Lizy andò a parlare con il capo di quella corporazione mercantile, lasciando indietro Daren. Il mezzo-drow si avvicinò cautamente a lui.
“Lo… lo sai che quella è un ragno?”
Daren sfoderò un altro sorriso lascivo. “Certo. Mica toccherei mai un'umana. Uhm, senza offesa per i tuoi antenati.”
Il mercante scosse la testa borbottando qualcosa sulla depravazione dei drow, e si allontanò come se Daren avesse la lebbra.
L'elfo scuro raggiunse Lizy, che aveva appena finito di parlare con un tizio grassoccio che poteva sembrare un umano ma probabilmente non lo era. Indossava le ricche vesti di un capo-gilda e aveva una spilla che rappresentava una quadrato con dentro un fungo, simbolo che lo identificava come un mercante di cibo e droghe, e ai lati del fungo le sue iniziali in argento. Era il simbolo di una compagnia mercantile importante, ma Daren viveva a Skullport da troppo poco tempo per averne memorizzato il nome. 
“Andiamo. Non perdiamo tempo.” Lizy gli fece un cenno. “Siamo in missione, ed ogni compagnia mercantile di Skullport finanzia i nostri compensi.”

Come prima cosa, Daren volle passare in un negozio di pozioni ed oggetti magici. Uno dei pochissimi di Skullport.
Chiese a Lizy di aspettare fuori e comprò un paio di pietre magiche che appoggiate contro la fronte avevano il potere di modificare parzialmente la memoria. Erano oggetti molto comuni a Skullport, specialmente fra i truffatori. 
Aveva intenzione di commissionare anche un oggetto magico più potente, pensato per proteggersi contro alcuni poteri subdoli degli scorticatori mentali; non ne era completamente certo perché i poteri mentali degli illithid erano diversi dagli incantesimi, ma in teoria, un oggetto che lo rendesse immune a determinati danni al suo fisico e alla sua mente, avrebbe dovuto proteggerlo anche se quei danni fossero stati opera dei poteri psionici. L'immunità, dopo tutto, è qualcosa di più profondo di una semplice difesa magica.
L'oggetto che gli serviva era qualcosa che non si trovava facilmente in commercio: l'intento era rendere il suo fisico temporaneamente un po’ più simile a quello di un non-morto. Non si stupì, dunque, di essere reindirizzato dal mercante di oggetti magici verso una particolare struttura fuori da Skullport. 
“Ci sei mai stato, alla casa dell'Alchimista?” domandò il negoziante di oggetti magici.
Daren scosse la testa.
“No? Beh, devi uscire dalla città, seguire il fiume e poi te la trovi sulla sinistra; cioè, non per forza lungo il fiume, puoi anche prendere i cunicoli, ma a te che sei un drow conviene seguire il fiume...” Il negoziante, un duergar molto in là con gli anni, gli strizzò l'occhio con aria complice “...se non vuoi finire nel covo di quelle pazze tue simili, e quando dico covo, non intendo quello caldo e morbido che hanno fra le gambe!” Concluse, ondeggiando in un accenno di gesto osceno.
Daren rimase impassibile mentre raccoglieva i suoi acquisti.
“Gli anni ti hanno reso incredibilmente gioviale, vecchio mio.” Commentò in tono neutro.
“Ah! Sono un mercante.” Confermó il duergar con un sorriso esagerato.
Daren non si lasciò incantare. I duergar sono bastardi misantropi per definizione; il drow era certo che, appena gli avesse voltato le spalle per uscire, il nano grigio sarebbe tornato a guardarlo con il consueto disprezzo.

L'idea di andarsi ad infilare nel covo dell'Alchimista non lo faceva impazzire. Era un mercante, certo, ma era pur sempre notoriamente un vampiro.
Tuttavia aveva davvero, davvero bisogno di quell'oggetto magico. 
Seguí il corso del fiume imprecando mentalmente contro gli argini stretti e i mostri che ogni tanto provavano a trascinarlo in acqua. Ad un certo punto, una specie di grosso anfibio riuscì quasi a strappargli via uno stivale. Se ne andò con il segno di un calcione sul grugno.
La casa dell'Alchimista era ben segnalata, ma anche protetta da uno scorpione metallico. Daren lo osservò per un lungo momento, aspettando che quella specie di automa facesse la sua mossa, ma lo scorpione si accontentó di squadrare il drow con i suoi occhi luminosi ed emettere uno strano verso metallico.
Il grosso costrutto si fece da parte, lasciandolo passare.
Incerto sul da farsi, Daren proseguì verso la casa dell'Alchimista, tenendo d'occhio lo scorpione con la visione periferica.

Il grosso portone di ferro battuto e legno di fungo aveva appesi parecchi cartelli, perlopiù scritti in sottocomune e in comune.
Cercasi donatori di sangue, recitava uno, poi prometteva: Buona retribuzione e sopravvivenza garantita.
Un altro, più curioso, recava scritto: Suicidi assistiti solo su appuntamento. Garantita assoluzione di ogni debito.
Daren non aveva bisogno di chiedersi perché qualcuno potesse scegliere di farsi togliere la vita da un vampiro: a Skullport i debiti non erano una cosa da prendere alla leggera, significavano la morte per una persona e l'estinzione o la schiavitù per la sua famiglia. Poter estinguere un debito limitando le morti a una, era di certo un gran vantaggio per i sopravvissuti.
Si comprano e si assumono schiavi, diceva un altro cartello, per un periodo massimo connaturato alla razza.
C'erano altri annunci, ma molto meno compromettenti. Daren non sapeva cosa pensare di quell'approccio pragmatico alla situazione sociale di Skullport; di certo era una cosa normale per un mercante, ma non per un vampiro.

All'interno si aspettava un arredamento lugubre e pacchiano, invece trovò una linda e luminosa saletta. Lungo le pareti c'erano delle poltroncine ricavate da funghi scavati, e in fondo alla stanza un bancone simile a quello che si potrebbe trovare in una taverna.
Al bancone c'era una donna umana, forse sui venti o venticinque anni, graziosa ma anonima. I capelli castani e gli occhi color nocciola non rivelavano nulla di particolare sulle sue origini.
Aveva il colorito pallido di qualcuno che vive lontano dalla luce del sole, ma a parte quello sembrava in salute.

“Nome, affiliazione e motivo della visita.” Pretese l'umana, vedendolo avvicinarsi.
Nella stanza non c'era nessun altro, quindi Daren decise che doveva star parlando con lui.
“Non possiamo saltare direttamente al motivo della visita?” Domandò lui, appoggiando un gomito al bancone e rivolgendo alla donna un sorriso affascinante.
Lei lo guardò come se avesse avuto davanti un soprammobile non troppo di classe.
“Ma certo, sei un classico misterioso drow che si crede importante. Va bene, signor Nafein.” Gli concesse, usando un nome drow comune come la polvere, l'equivalente drow di John Smith per gli umani. “Una sola domanda preliminare.” 
Estrasse una bacchetta magica da sotto il bancone e glie la puntó contro con nonchalance.
Daren notó immediatamente due cose: la prima, era che la bacchetta era stata assicurata al polso dell'umana con una catenella. Nessuna chance di disarmarla. La seconda, era che lei aveva uno strano scintillio negli occhi, probabilmente un incantesimo di divinazione.
Capì subito che era il caso di rispondere con la verità.
“Sei un seguace di Vhaeraun?”
Lui allacciò lo sguardo in quello della donna e rispose sinceramente: “No.”
Lei mugugnó qualcosa, poi annuì. “Sei qui per conto di un seguace di Vhaeraun, o per qualcuno che agisce per loro conto?”
“Non era una domanda sola?” La provocò lui, per alleggerire la tensione.
La donna lo guardò con aria minacciosa, e Daren all'improvviso si ricordò che gli riusciva difficile tenere testa a una femmina, quando la femmina in questione indossava quello sguardo di avvertimento.
“No. Non ho nulla a che fare con il culto di Vhaeraun.”
Le pupille della donna brillarono un'ultima volta e poi lei abbassò la bacchetta. Daren capì che gli aveva creduto.
“Bene. Cosa posso fare per te, allora?”
“Di certo non hai l'attitudine che mi aspettavo da un mercante verso un cliente nuovo.” Ammise lui, poggiando entrambi i gomiti sul bancone.
“Se sei qui per fare quattro chiacchiere, ti avverto che ho anche altre cose da fare.” Lo rimbrottó lei. “Sono l'assistente personale dell'Alchimista.”
“Domando scusa. Sono qui perché mi serve un particolare oggetto magico e in città mi hanno detto che qui si traffica con la necromanzia.”
“Può darsi.” La donna scrollò le spalle. “Spiegami cosa ti serve.”
Daren glie lo spiegó.
“Sì, il concetto mi è familiare.” Confermó lei, dopo averci pensato un po’. “Credo esista una magia per fare quello che ti serve, anche se è una magia da sacerdoti. Non abbiamo un oggetto simile pronto al momento, ma posso chiedere all'Alchimista oppure a sua sorella se accettano la commissione. Aspetta qui.” Gli raccomandò, poi si dileguò uscendo da una porta che aveva alle spalle.
Daren andò a sedersi su una delle poltroncine, guardandosi intorno a disagio. Era una delle situazioni più strane in cui si fosse mai trovato, e lui ne aveva viste parecchie di cose strane.

           

   
 
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