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Autore: KendraVale    22/01/2018    0 recensioni
Koral Nilson è una ragazza intelligente che studia all'università di Beni culturali, nella rinomata città Laguna Blu. Un giorno la ragazza trova un biglietto in egiziano antico che la condurrà fino in Egitto. Da quel giorno la sua vita cambia totalmente, perché troverà indizi che la condurranno ad un tesoro perduto da migliaia di anni e conoscerà entità magiche. Non perdetevi le avventure di questa aspirante archeologa, in uno scenario totalmente affascinante come quello dell'antica civiltà egiziana.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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La mia vita cambiò Capitolo 2 Il giorno dopo mi alzai alle 9.00 circa, mi lavai il viso, mi vestii, mi pettinai e poi feci colazione. Osservai la tavola che mia madre preparò con cura come tutte le mattine e c’erano i pancake con lo sciroppo d’acero, la torta al limone, il mio yogurt ai frutti di bosco e del the caldo alla vaniglia. Questa per me era la colazione regale, la mia preferita! Dopo essermi rifocillata a dovere, mi preparai e poi uscii alle 10.00 per andare a lezione all’università. Quel giorno sarebbe diventato il più bello in assoluto di tutta la mia vita, solo che non lo sapevo ancora. Parcheggiai la mia auto poco più in la della via del mio ateneo e mi fiondai dentro l’edificio. La segretaria Miss Dolvestein appena mi vide mi chiamò all’istante. “Oddio, cosa vuole da me questa ora?”, pensai. “Ho da avvisarti che il direttore Benjamin Whrite vuole parlarti nel suo studio tra un ora”, mi disse con quella voce tenera e acuta. “Va bene, Miss Dolvestein grazie per la comunicazione”, risposi io sbalordita. In quel momento mi prese un malore al cuore, la mia ansia traboccò alle stelle e avevo le mani sudate. Pensai e ripensai su cosa volesse parlarmi, anche perché non avevo fatto nulla di male. Il brutto della mia personalità è sicuramente la sensibilità e l’emotività che mi accompagnano giorno dopo giorno. Spero in un futuro di riuscire a gestire certe emozioni e che esse non prendano mai il sopravvento. Ritornando a noi, mi precipitai nell’aula del professore Patrick Brown, docente di storia dell’arte. Lui era un tipo affascinante, dai capelli spettinati, dallo Sharm di James Bond e dalla bellezza di Richard Gere. Mi sedetti al primo banco in modo tale che appena fosse finita la lezione avrei potuto scappare direttamente fuori dall’aula. Il professore se ne arrivò tutto sorridente e iniziò così il suo discorso. I minuti passavano e io ero letteralmente sulle spine non vedevo l'ora che finisse la lezione. Ecco che arrivò il momento per abbandonare di corsa l’aula e dirigermi nell’ufficio del rettore Benjamin Whrite. Toc toc. “Avanti!”, disse lui con la voce decisa. “Buongiorno signor rettore, Miss Dolvestein ha detto che voleva parlarmi…”, dissi io ansiosamente. “Esattamente signorina, ma prima si accomodi pure”, concluse lui. Mi sedetti su una poltrona in pelle marrone, lucida e comoda. Lo guardai con aria intimorita negli occhi e poi vidi che le sue labbra si mossero come per voler parlare e infatti iniziò il discorso. “Signorina Nilson, vorrei parlare con lei di un progetto che ho realizzato con altri docenti dell’università. Si chiama “Scopri il Passato” ed è un’iniziativa per voi studenti che vi permette di viaggiare in un paese a scelta per partecipare a degli scavi archeologici, in modo tale da fare esperienza sul campo. Siccome il nostro ateneo usufruisce di una notevole sicurezza economica, vorrei proporle di fare un viaggio a sua scelta, in base alla specializzazione che intende prendere, per andare ad aiutare degli esperti nei siti archeologici. L’intero viaggio, vitto e alloggio sarà a nostre spese, lei dovrà solo pagarsi i pasti giornalieri, cosa ne pensa signorina?”; concluse lui. Rimasi basita a quello che mi stava dicendo, le mie orecchie non credevano a quello che stavano ascoltando ed era un vero e proprio shock. Lo guardai attentamente, come per scrutare ogni singolo movimento facciale e poi dopo un bel respiro parlai. “Potrei farle una domanda?”,chiesi. “Certo anche due se servono signorina…”, rispose lui in modo gentile. “Questa è una cosa che avete proposto ad ogni studente o solo ad alcuni?”, chiesi gentilmente. “Abbiamo solo fatto questa richiesta a lei, perché tutti i docenti dell’università hanno confermato che la sua votazione è nettamente superiore agli altri studenti, conferma questo esito?”, rispose lui sfregandosi delicatamente le mani. “Io non vorrei risultare presuntuosa, ma ho avuto tutti 30 nelle interrogazioni e negli esami fatti”, risposi io asciugandomi il sudore delle mani sui pantaloni. “Molto bene, allora veda questa offerta come una sorta di borsa di studio che le servirà professionalmente ed intellettualmente. Se lei risponderà affermativamente a questa proposta, darò il via all’organizzazione che provvederà a gestire con tutta l’efficienza possibile il viaggio”, concluse lui sorridendo. Io ero molto contenta, ma nello stesso tempo agitata anche perché dovevo dare una risposta subito, in quel preciso momento e in base alla decisione che prendevo, poteva incidere sull’umore della mia famiglia. Pensai a tante cose in quel preciso attimo, ma poi risposi: “Accetto, l’offerta Signor. Benjamin Whrite”; una risposta del genere sembrava detta in uno di quei classici Reality Show, in cui il concorrente deve accettare o meno la sfida per vincere qualcosa. Il rettore si avvicinò con il busto verso la scrivania, appoggiò i gomiti su di essa e iniziò a domandarmi in quale luogo sarei voluta andare. In quel lasso di tempo pensai: “Oddio, Egitto? Giappone? Argentina? Ehmm…”, poi feci la mia scelta… …Due giorni dopo mi ritrovai all’aeroporto con il mio biglietto in mano pronta a partire per l’avventura. Sul tabellone degli orari che segnava tutte le partenze c’era segnato anche il mio volo, il Cairo. “Il volo 6265473 è in partenza dal Gate 7, si prega ai gentili viaggiatori di esporre il proprio biglietto al personale autorizzato all’imbarco”. La mia famiglia era venuta ad accompagnarmi, erano tutti emozionati per me; in particolare mia madre che era felice di questa bellissima esperienza, ma dall’altra parte era preoccupata perché dovevo andare in un paese straniero, tutta da sola. Salutai con un abbraccio forte tutti e mi avvicinai all’imbarco, diedi il mio biglietto e la mia carta d’identità e poi salii sull’aereo. L’aereo partì alle 9.00 del mattino e arrivai a destinazione alle 16.00 del pomeriggio.
   
 
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