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Autore: Serenity452    23/01/2018    0 recensioni
1945: Adelaide "Ade" Maxwell frequenta il settimo anno, ad Hogwarts, nella casa di Grifondoro ed è figlia di un nome importante: suo padre Vladimir Maxwell è un membro del Wizengamot e grande amico di Lumacorno.
Negli anni scolastici Ade ha collezionato una lunga serie di figuracce che hanno coinvolto un'unica persona: Tom Marvolo Riddle.
Lo studente modello, prima Prefetto ed ormai Caposcuola, pupillo di Lumacorno temuto e rispettato da tutto il corpo studentesco viene costantemente investito dalla sfortuna quando Ade Maxwell è vicino a lui.
E tra un Lumacorno convito che il suo pupillo e la sua "nipotina" potrebbero formare la più promettente coppia di tutti i tempi, un Silente sempre più sospettoso e la combriccola dei neo-Mangiamorte, può una lunga ed interminabile serie di sfortunati eventi creare qualcosa di magico.... come l'amore nel crudele e spietato Lord Voldemort?
State a verdere!
Genere: Comico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Horace Lumacorno, Nuovo personaggio, Tom O. Riddle, Tom Riddle/Voldermort
Note: Lemon, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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V. Il Diario del Serpente.

La lezione di Storia della Magia è stata assurda.
Noiosa come sempre, ma assurda come non mai.
Come ordinato da Tom mi sono seduta accanto a lui e l’ho salutato con un patetico «Buongiorno» perché avevo troppa paura di usare il suo nome.
Lui non ha fatto una piega ed ha sfoggiato un sorriso simpatico.
«Buongiorno, Adelaide.» aveva detto, facendomi spazio sulla panca.
Ci siamo seduti vicino, ma non abbiamo fiatato.
E per tutta la settimana è andata così ad ogni lezione e ad ogni ora libera.
Era la mia ombra ed io la sua.
Abbiamo studiato, letto libri e persino confrontato i nostri compiti.
Sembrava un sogno ed il Tom rude e minaccioso della festa di Lumacorno era svanito.
Ogni volta che c’incontravamo lui era gentile, premuroso e qualsiasi incidente capitava mi sorrideva e confortava.
Proprio come sta facendo in questo preciso momento: batte un paio di pacche sulla mia schiena, con fare affettuoso.
«Non fa niente Adelaide.» dice mesto, ma i suo occhi tradiscono rabbia e desiderio di vendetta.
Sbadatamente ho fatto cadere la mia boccetta d’inchiostro sui suoi appunti e le scuse a poco serviranno.
«Sul serio, mi dispiace. Posso… posso rimediare?» domando speranzosa, in ansia.
Lui sorride affabile e sposta lo sguardo verso Silente che ci guarda curioso.
«Solo se studiamo insieme, Adelaide.» dice con malizia.
Mi fa arrossire e annuisco energicamente.
Silente si avvicina a noi e con un colpo di bacchetta fa svanire l’inchiostro superfluo sulla pergamena di Tom.
«Tutto bene, ragazzi?» chiede, con gli occhi che ci scrutano uno alla volta.
Tom ha ancora una mano sulla mia spalla.
Troppo in fretta la rimuove e mi accorgo che è in imbarazzo.
«Sì. Un mio piccolo incidente. Mi sono appena scusata con Tom.» mormoro, cercando di non sembrare terrorizzata mentre pronuncio il suo nome.
«È così, Tom?» chiede il professore.
«Naturalmente, professor Silente. Nulla da rimproverare alla signorina Maxwell, è solo sbadata.» dice lui riacquistando la sua calma e bella presenza.
Lo guardo a bocca aperta e vorrei ribattere che non è vero, ma mentirei.
«Molto bene, continuate i vostri esercizi allora.» asserisce Silente, prima di allontanarsi e raggiungere altri alunni pasticcioni.
Passano pochi secondi e Tom si china verso il mio orecchio.
«Ti vedrò stasera dopo cena, nella vecchia aula di Artimanzia, quella in disuso.» dice, soave.
Ho un brutto presentimento.
«Sì… mio signore.» sussurro pianissimo, così che mi senta solo lui.
Ormai sta diventando un’abitudine strana.
Consueta.
Come un simpatico soprannome, che però m’imbarazza.
«Non dirlo in classe, stupida.» mi rimbecca lui, prendendo la piuma per scrivere ed esaminando con rapidità il suo test.
Subito spunta alcune rispose e mi sporgo a guardare.
Lui se ne accorge e stringe gli occhi con malumore.
Mi ritiro, ma ho visto abbastanza.
Non sono domande difficili, ho studiato bene, ma copiare da lui è davvero molto comodo, finché ci riesco.
Mi metto a lavoro a mia volta e la lezione vola veloce come un boccino d’oro.
*
 
Dopo cena come promesso ci siamo riuniti nella vecchia aula, che poteva dirsi il nostro covo segreto, o quanto meno la camera delle torture di Tom Riddle. 
«Ti ho convocata qui perché c’è qualcosa che voglio affidarti. Dopotutto nonostante la tua sbadataggine sei una strega capace e voglio che tu sia dalla mia parte con il nome che porti.»
«Ma sai bene che mio padre non…»
«Non ho detto che voglio ricattarlo. Tuo padre è un sostenitore della stirpe puro sangue, esattamente come me. Ci tornerà utile
«Se dovesse sapere che mi stai ricattando, non esiterebbe a sbarazzarsi di me o di te se ne fosse infastidito. Non so cosa tu voglia ottenere, ma lui è... Oscuro, molto oscuro, credimi To!- Mio sigonre!» mi correggo appena in tempo ma Tom mi guardo stringendo gli occhi.
«Oggi sei stata più pasticciona e sbadata del solito. Meriteresti una punizione, ma non ne ho più voglia. Come ti dicevo voglio che tu tenga una cosa per me.»
Lo guardai con un sopracciglio alzato e lui, del tutto impassibile, mi porse un piccolo diario nero dove sul retro spiccava il nome completo scritto in oro.
«Cosa devo farci?» gli domandai, mentre scrutavo ancora il diario, da cui percepivo qualcosa di oscuro e tetro.
Dopo tempo in un certo ambiente alcune cose si riconosco a pelle, e quello che Tom mi aveva affidato lo era. Un pezzo di magia che forse avrebbe terrorizzato chiunque.
Me compresa.
«Tenerlo al sicuro, lontano da me, per un po’.» mi rispose guardandomi intensamente.
Annuì, ancora incerta, ma Tom mi diede le spalle e si voltò rotolando quello strano e pacchiano anello che teneva sulla mano.
«È molto prezioso. Perdilo e tu ucciderò, rovinalo e farò lo stesso. Sono stato chiaro, Adelaide?» la sua voce non tradiva alcuna emozione, ma era questo ciò che mi spaventava di più e come avevo previsto si trattava di qualcosa di molto oscuro.
«È un incarico troppo importante per me, perché non scegli uno dei tuoi seguaci?»
«No, tu hai una collezione di artefatti magici, potrai custodirlo meglio quando tornerai a casa.»
«Intendi dire che dovrò tenerlo per… tutta la fine dell’anno?»
«Non ho mai detto questo. Lo terrai finché riterrò opportuno, forse anche per molto più tempo.»
Non dissi nulla, non sapevo neppure cosa rispondere in verità, così feci in fretta a rassegnarmi.
«Va bene…» mormorai.
«Dovresti essere felice, Adelaide. Oggi, sebbene tu abbia fatto del tuo peggio, non hai ricevuto nessuna punizione.»
Lo guardai un po’ indispettita, ma cercai con tutta me stessa di non farglielo comprendere.
«Grazie, suppongo.» purtroppo il mio tono non era affatto grato.
«Ti consiglio di andare, prima che ci ripensi.»
Lo guardai e poi presi coraggio. Avevo bisogno di sapere ancora alcune cose.
«Era una bugia, vero? Quella sulla notte che abbiamo passato assieme.»
Tom fece un sorriso perverso e compiaciuto per via del mio rossore e guardandomi portò le mani dietro la schiena.
«Tu cosa pensi?» chiese lui.
«Che se fosse vero me lo ricorderei, a meno che tu non mi abbia obliviata, cancellando per sempre la mia prima volta!»
Tom mi guardò alzando le sopracciglia, fingendosi sorpreso.
«E vorresti dunque rammentarla?» domandò, avvicinandosi a me con improvvisa rapidità, spingendomi ad arretrare e, inevitabilmente, inciampare così da finire sul pavimento e dargli modo di sovrastarmi col suo corpo.
«Perché, in fondo, non sarebbe difficile replicare, sai?»
«No, Tom! Ti prego!»
Troppo tardi mi resi conto dell’errore, che per paura o stanchezza segnò decisamente la mia condanna.
In un lampo lui mi afferrò i polsi e li bloccò contro il pavimento duro e freddo.
«Mi dispiace! Mi dispiace!» urlai, prima che lui piombasse con la bocca sulla mia.
Fu decisamente brusco eppure nonostante questo le sue labbra erano morbide e piacevoli.
Siccome però tentai di sottrarmi finii soltanto per far si che le nostre bocche strusciassero l’una contro l’altro regalandomi scariche decisamente piacevoli.
Troppo piacevoli e sbagliate, perché sapevo che lui voleva prendersi gioco di me, punirmi e umiliarmi, perciò senza sapere se davvero fossero quelle le mie intenzioni gli morsi il labro quando lui cerò di violare la mia bocca con la sua lingua.
Tom esalò un gemito e si staccò da me, si alzò e mi guardò arrabbiato e disgustato con il labbro solo leggermente arrossato.
Io ero ancora sconvolta, con le labbra che bruciavano di desiderio e le guance rosse.
Volevo dirgli qualcosa ma quando lo vidi cacciar fuori la bacchetta impallidii per la paura e non feci in tempo a far nulla.
«Conjunctivitus!» disse soave, privandomi della vista e regalandomi un tremendo bruciore agli occhi.
«No!» strillai, coprendomi il viso.
«Sei una stupida, Adelaide. Pensi davvero che io, Lord Voldemort, andrei a letto con una come te
Le sue parole furono come un bolide dritto sul mio petto.
Crudeli, spietate e forse vere.
Lui non se ne curò e, iracondo, se ne andò via, la sciandomi da sola, con le lacrime e una fattura da sciogliere.
 
 
*
Qualche settimana più tardi, ottobre era a metà e Lumacorno aveva già voglia di dare un altro Lumaparty che sarebbe stata l’ennesima tragedia.
Io e Tom non c’eravamo più incontrati da soli e lui sembrava decisamente turbato e perso nei suoi doveri e pensieri.
Certo c’era stato qualche scambio di battute e qualche classico incidente ma Tom sembrava aver perso la voglia di sfogarsi su me.
Fu strano rendermi conto che mi mancava sentirlo avvicinarsi e ordinarmi con eleganza e zelo «Adelaide, vieni. Studiamo in biblioteca.».
Avevo ancora il suo diario e lo tenevo custodito nel mio baule, in camera, su cui avevo applicato diversi incantesimi di protezione.
Avevo ripensato molto al diario e a quella sera, ma dentro di me volevo solo cancellarla.
Mi aveva detto delle cose crudeli.
Ma alla fine della lezione di Pozioni, quando finalmente fui libera di allontanarmi dalla presenza inquietante di Tom al mio fianco, che continuava ad ignorarmi avvolto nella sua nuvola nera di rancore, non feci neppure in tempo a fuggire via, che Livius Burbage, della mia casa e classe , mi si avvicinò salutandomi.
«Ciao Ade!»
«Ciao, Livisu. Come stai?» chiesi gentilmente.
«Bene, grazie. E tu? Hai sentito Lumacorno, è già pronto per il prossimo party!» era allegro e solare, dai bei capelli biondo miele e gli occhi azzurri e chiari più dei miei.
Avevamo parlato solo poche volte e non era da lui avvicinarsi di proposito, questa doveva essere opera di Violet, pensai con sospetto.
«Sì, non riesce proprio a resistere… Comunque tutto bene!» risposi, mentre camminavamo insieme verso la Sala Grande.
Era ora di pranzo.
«Bè, mi chiedevo… Lumacorno ha detto che possiamo portare qualcuno, e io… so che sei stata invitata, ovviamente, ma ti piacerebbe se andassimo insieme?»
«Oh… intendi… io e te…?»
«Sì. Insomma… so che spesso ti siedi affianco a Riddle, ma non state insieme, giusto?»
Strano a dirsi ma l’evidenza fu dolorosa.
«No, no! Certo che no!»
Perché mai avrei dovuto voler come fidanzato qualcuno che mi aveva cruciata e maledetta più di una volta?
Certo, era bello e carismatico. Ma non più di quello.
Non più di una bella presenza.
«Bene, allora potrei chiederti un appuntamento, Adelaide.»
Arrossì vistosamente, perché questa era la prima volta che qualcuno si mostrava interessato a me.
«Direi di sì.» mormorai.
«Allora mercoledì che ne dici di pranzare insieme? Così mi dirai se vuoi partecipare al Lumaparty con me!» esclamò lui con un sorrisone smagliante e vitale.
Non era neanche lontanamente come Tom.
Tom era freddo, oscuro e crudele.
Livius era solare, gentile e simpatico.
«A mercoledì allora.»
Livius mi salutò e sbracciandosi da lontano, mentre io ancora stringevo i miei libri fra le braccia contro il petto, notai Tom Riddle all’altro lato del corridoio, pochi metri di distanza, che mi fissava in maniera truce.
Mi spaventò ma decisi di ignorarlo e far finta di nulla, dopotutto, poteva anche maltrattarmi ma di certo non gli avrei dato il diritto di decidere con chi avrei passato il mio tempo.
Eppure, nel suo sguardo avevo scorto qualcosa che non vi avevo mai visto prima.
Qualcosa di davvero pericoloso e quel giorno non seppi di cosa si trattava, perché da codarda scappai via senza degnarlo di uno sguardo.
 
*
Tom era furioso e, in cuor suo, sapeva già che quei sorrisi che aveva visto sui volti di Adelaide e Burbage lo avrebbero tormentato tutto il giorno, finché non avesse trovato un degno sfogo.
Finché non avesse posto fine a quelle occhiatine romantiche che quell’idiota faceva alla Maxwell.
Gli davano il volta stomaco.
Adelaide.
Adelaide.
Non faceva altro che pensarla ed odiarla per i sorrisi timidi che mostrava a quel Grifondoro e quando si fecero le cinque del mattino, decise che li avrebbe divisi per pure dispetto.

[Continua...] 

Angolo Autrice. 

Perdonate l'immane ritardo, ho perso un po' l'ispirazione devo ammetterlo, ma proverò a concludere la storia senza alcun dubbio, vi aspetto alla prossima, Ser.
   
 
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