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Autore: lagertha95    23/01/2018    6 recensioni
Kylo Ren, alias Ben Solo: retaggio familiare pesante, solo, giovane, rabbioso, deluso, poco paziente, diviso, nerovestito, Lato Oscuro della Forza con sprazzi improvvisi di Luce.
Rey di Kakku, alias la mercante di rottami: retaggio familiare inesistente, sola, dinamica, entusiasta, alla ricerca di una figura a cui far riferimento, giovane, vestita di colori chiari, Lato Chiaro della Forza con sprazzi di Oscurità.
Kylo Ren e Rey di Jakku sono due facce della stessa medaglia, attratti inevitabilmente l'uno dall'altra, complementari: impareranno a vedere o si limiteranno a guardare?
Assolutamente Reylo, da raccolta di OS si è trasformata in una long che, pian piano, sto portando avanti.
"Nella guerra degli sguardi, vince chi riesce ad andare oltre ciò che vede." cristinik, twitter.
Genere: Erotico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Ben Solo/Kylo Ren, Kylo Ren, Rey
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Salve a tutti/e!
Eccomi qua con un nuovo capitolo!
Spero che vi piaccia, come ogni volta, e che vi fermiate a spendere due paroline per farmi sapere che cosa pensate sia di questa raccolta che del capitolo in sè! :)
Come sempre, ringrazio chi segue, preferisce, ricorda, legge e recensisce: siete tutti/e molto molto importanti per me!
A presto, 
Baci Lagherta :*

P.S: la frase in corsivo, può essere riferita a entrambi gli sguardi di cui leggerete, scegliete voi quello a cui la frase si adatta di più!
P.P.S: come sempre, le frasi in grassetto sono tratte dal film, quelle in corsivo sono pensieri.


 
Anatomia umana
vol.I

 
Si limitò a guardarmi. Quello sguardo mi disse tutto quello che c'era da dire.”
Charles Bukowski

 
Lo sentì chiaramente.

Il rumore del suo cuore, quel cuore che così faticosamente aveva represso in tutti quegli anni, che si crepava risuonò nelle sue orecchie nel momento esatto in cui la lama sfrigolante e vermiglia della sua spada laser trafisse il cuore di suo padre.
Un'unica lacrima scese lungo la sua guancia, seguendo un percorso che, con il senno del poi, sembrava disegnare la cicatrice che lei gli avrebbe disegnato sul volto.

Quell'organo che pompava il sangue nelle sue vene da quasi trent'anni, che era stato ricoperto d'acciaio poco più di 10 anni prima per evitare qualsiasi sentimento che non fosse rabbia o odio, che era stato votato al Lato Oscuro e che aveva cancellato ogni traccia della sua vita precedente, compreso un nome troppo pesante per le spalle di un ragazzino, quel cuore che pensava di non avere più, quel giorno, sul ponte della Starkiller, si incrinò, lasciando che un raggio, debolissimo, di Luce potesse entrare.

Quell'uomo, Dio se lo odiava. Eppure non poteva fare a meno di amarlo, incondizionatamente e profondamente. E non voleva guardarlo, ma non poteva evitarlo.
Non era mai riuscito a sfuggire agli occhi azzurri di suo padre, nemmeno da bambino. Riusciva a mentire a sua madre, che aveva degli occhi così simili ai suoi, castani così scuri da sembrare neri. Ma a suo padre...no. Non ce l'avrebbe mai fatta. Quando combinava un guaio poteva nasconderlo per mesi a Leia, ma non appena Han scendeva dal Falcon, lui capitolava e, piangendo, ammetteva tutto. Han lo sgridava, ma aveva sempre quel suo sorriso da canaglia, stampato sul volto, e minimizzava la marachella del figlio, anche di fronte allo sguardo severo della moglie. Han lo amava e lui amava Han.

E proprio per questo aveva dovuto ucciderlo. Perchè non poteva permettere che la Luce vincesse. Lui apparteneva all'Oscurità, l'unica che l'aveva accolto e capito quando era un ragazzino incerto. La Luce non aveva fatto altro che considerarlo pericoloso e rifiutarlo, mentre lui non avrebbe avuto bisogno altro che di comprensione e guida.
Snoke era stato chiaro e Kylo Ren non era stato minimamente sfiorato dall'idea di opporsi: era la cosa giusta da fare, con quell'azione avrebbe sancito la definitiva appartenenza al Buio, recidendo ogni legame rimasto con Ben Solo e la sua vita precedente.

Ma nonostante si fosse macchiato di uno dei peggiori delitti di cui ci si potesse macchiare, nonostante avesse appena trafitto suo padre con la lama rossa e sfrigolante della sua spada laser, lo sguardo che Han Solo gli aveva rivolto non lo avrebbe mai dimenticato.
Non c'era traccia di rimprovero, né di delusione. Era uno sguardo di perdono, di comprensione, di amore profondo e incondizionato, accompagnato da una carezza data da una mano vecchia, callosa, macchiata, alla guancia sbarbata del figlio che non aveva mai scordato.
Nonostante fosse cosciente di tutto quello che Ben Solo, che Kylo Ren aveva fatto, Han non aveva mai perso la speranza di rivedere suo figlio, il bambino aveva riso sulle sue ginocchia, il neonato che aveva tenuto tra le braccia, il ragazzino che era stato spedito senza sentire ragioni ai margini della Galassia per un addestramento che non capiva. E ora lo rivedeva che era uomo fatto. Un bell'uomo, in cui rivedeva così tanto di sé e di Leia.

Ti voglio bene, figlio mio. Te ne ho sempre voluto. E anche tua madre...perdona gli errori che abbiamo commesso, se puoi...

Fu l'ultimo pensiero di Han Solo, contrabbandiere, membro dell'Alleanza Ribelle, marito e padre, prima di cadere nel vuoto dal ponte della Starkiller.
Kylo Ren, nel leggere tutto questo nello sguardo morente del padre, sentì distintamente il creparsi del proprio cuore. Non fece tempo a metabolizzare che cosa gli stesse succedendo che sentì una voce femminile urlare piena di disperazione. E poi il partire di un colpo di balestra. Si voltò appena in tempo per vedere la ragazzina di Jakku che usciva dalla Starkiller seguita dal traditore.
Non fu necessario chiedersi chi avesse sparato. Il lamento era così caratteristico che l'avrebbe riconosciuto ovunque. Chewbe. Quel dannato tappeto ambulante compagno di suo padre praticamente da sempre.

Una fitta dolorosa, il suono dello strapparsi sia della stoffa che della carne, il calore del sangue che colava lungo il fianco dallo squarcio, l'odore ferroso che impregnava l'aria e la tunica nera, il crack della costa che il colpo aveva rotto. A Kylo Ren mancò il fiato, come se i polmoni si fossero improvvisamente chiusi, impedendogli quell'azione tanto fondamentale quanto inconscia.
L'attimo si dilatò all'infinito e Kylo Ren, il Maestro dei Cavalieri di Ren, rivide tutto quella che era stata la propria vita fino a quel grido doloroso, come se alla rottamaia di Jakku fosse stato strappato un braccio.

Non ci pensò un attimo e le corse dietro, guidato da qualcosa che non capiva. Neanche il dolore lancinante al fianco lo fermò dall'inseguirla.
Dietro di sé Chewbe continuava a emettere quei suoni così suoi, in cui Kylo Ren percepiva il dolore assurdo che stava lacerando l'anima dello Wookie: Chewbecca lo aveva cresciuto, c'era stato quando Leia non c'era e Han non era pronto; Chewbecca lo aveva consolato e abbracciato quando sentiva il giovane Ben Solo percepiva l'enormità della propria potenza e la difficoltà a gestirla, quando si sentiva affine al nonno di cui nessuno parlava. Chewbecca. Il Wookie era diviso tra la voglia di uccidere chi aveva appena ammazzato il suo migliore amico e il dolore per vedere quel ragazzino che aveva giocato sulle sue ginocchia pelose. Voleva uccidere Kylo Ren, ma non era in grado di ammazzare Ben Solo. Il colpo al fianco era un compromesso: dolore e patimento per Kylo Ren, soddisfazione e vendetta per Chewbecca, speranza che Ben Solo capisse.

Perdonami.

E in quel momento Kylo Ren non aveva idea di a chi si stesse rivolgendo.

* * *

Correva, Kylo Ren. Correva in mezzo alla neve, inseguendo quella ragazzina magra e sporca che gli era sfuggita, che aveva resistito al suo attacco mentale, che aveva gridato come se fosse dilaniata alla morte di un uomo che neanche conosceva, ma che aveva considerato un mito prima e una specie di padre dopo.
Non gli interessava il traditore, ma già che c'era si sarebbe occupato anche di lui. Prima di lui.
Il suo obiettivo, però, era la mercante di rottami.

Apparve di fronte a loro, in una radura innevata. Il fianco gli doleva immensamente, ma lui dal dolore traeva forza.

Non abbiamo finito” disse, guardandola fisso. Il mondo intorno a lui sarebbe potuto crollare da un momento all'altro e a lui non sarebbe interessato.

Sei un mostro” Lei lo sputò tra i denti e con le lacrime agli occhi e lui ne fu ferito. Lo sapeva certo, ma non voleva sentirlo da lei.

Siamo solo noi ora. Han solo non può salvarti.” Continuò, come se le sue parole non lo avessero minimamente toccato. Eppure quella crepa che si era creata poco prima si era allargata.

Si colpì con violenza il fianco, per trovare la rabbia e la forza. Gocce di sangue vermiglio caddero sulla neve candida.
Lei tirò fuori il blaster ed era pronta a sparare. Lui tese una mano verso di lei e la mandò a sbattere contro un albero. Il colpo fu abbastanza forte da farle perdere i sensi. Prima si sarebbe occupato del traditore, poi di lei.

Osservò FN-2187 correre da lei, preoccupato. Lo odiò.

TRADITORE!” gridò.

Combatterono con la foga e la rabbia di chi vede messa a repentaglio la propria vita e di chi si vede portare via ciò che desidera.
FN-2187 riuscì a ferirlo a un braccio, prima di essere messo KO.
Poi Kylo Ren si voltò verso la spada laser di suo nonno e di suo zio, la cui elsa spuntava dalla neve. Tese una mano, cercando di trarla a sé e fu sollevato quando la vide muoversi. Gli rispondeva.
Quella però uscì dalla neve in un lampo e si diresse in tutte altre mani.

La rottamaia era lì, in piedi nella neve. Piena di rabbia e di dolore, la spada laser azzurra degli Skywalker sguainata. Era in posizione, pronta a combattere.
Kylo Ren sentì una scarica di adrenalina, di anticipazione, percorrergli il corpo e per un attimo si scordò del dolore al fianco.

Un attimo di silenzio, poi iniziarono.
Lei era come una pietra grezza, una pietra che avrebbe potuto splendere come nessun'altra se solo fosse stata lavorata. E lui voleva lavorarla fino a farla brillare.
I movimenti di lei erano guidati dall'ira e dalla disperazione, dalla voglia di vivere, di vendicare chi era morto e di salvare chi era stato ferito.
Le spade si scontravano, sfregavano le lame, a volte colpivano gli alberi, che venivano tranciati con facilità.

Era grezza, ma dannatamente forte. E bella. Era bella con il viso rosso dallo sforzo, i denti digrignati, gli occhi illuminati da quella voglia di fargli del male. I suoi movimenti si facevano sempre più disarmonici, man mano che lei si stancava e lui la incalzava, senza pietà.
Poi lo stallo, le spade incrociate fino all'elsa, entrambi sull'orlo di un abisso, lei che gli dava le spalle. Le avrebbe potuto dare il colpo di grazia. Un colpetto, nulla di che, e lei sarebbe precipitata.
Ma non lo fece.

Ti serve un maestro! Ti mostrerei le vie della Forza!” le disse invece. La voleva con sé. Non sapeva perché, cioè lo sapeva: lei era forte, potente, sarebbe stata un'allieva meravigliosa. Le stava dando la possibilità di affiancarsi a lui, di diventare di più.

La Forza…” ma a lei non interessava il potere. E al nominare la Forza da parte di lui, fu come illuminata. Chiuse gli occhi e lui restò a fissarla incantato, sperando che lo scegliesse. Invece lei scelse di rispondere e spalancò i suoi meravigliosi occhi dal taglio obliquo e dai colori del bosco, illuminati da una nuova determinazione.

C'era ancora rabbia in lei, ma non era più disorganizzata e caotica. La rabbia veniva incanalata verso di lui e gli si abbatté addosso con tutta la potenza della disperazione.
I suoi colpi erano ancora sgraziati, ma erano più duri e lui si trovò a fronteggiare una fiera ragazzina che lo incalzava sempre di più. Il dolore al fianco tornò prepotente a farsi sentire e lui non vi attingeva più forza, ma debolezza. Un altro colpo andò a segno, ferendogli la spalla sinistra.

Un calcio di lei nel petto lo fece cadere, ma era come se lo stesse aspettando. Lui si rialzò ansimante, le lame si incrociarono un'ultima volta. La prese per i polsi, bloccando le spade una in alto e una in basso.
Poi ancora quella determinazione nello sguardo e il colpo che la rottamaia vibrò fu risolutivo: la lama tracciò un arco dal basso verso l'alto, ferendogli il braccio che impugnava la lama e ripercorrendo la strada della lacrima e della mano di suo padre.

Con il volto squarciato, la stanchezza che si faceva sempre più forte, lui rimase a guardarla dal terreno.
Ai suoi occhi appariva come una dea della guerra: forte, implacabile e bellissima.

Poi la terra tra loro tremò, aprendo uno squarcio che li divise. Un ultimo sguardo, poi gli voltò le spalle e corse via.
Lui restò a guardarla, mentre si allontanava.
   
 
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