Nella guerra e nella vittoria. Nella pace e nella vigilanza. Nella morte e nel sacrificio.
In
war, victory
Quanto avevano
viaggiato? Settimane, mesi? Non
sapeva quantificarlo. Il Ferelden era grande, reclutare alleati
un'impresa
ardua e apparentemente interminabile, ma i trattati dei Custodi erano
stati
onorati. Il traditore Loghain Mac Tir era stato giustiziato, i Cousland
avevano
avuto vendetta, tutto era andato nel verso giusto – con
molte, dolorose perdite
lungo la via. Manca solo l'atto finale di quella orrida guerra.
«Sei...
Hai fatto in fretta.»
Era uscita per
schiarirsi le idee e non si aspettava
di trovare Alistair in camera, al suo ritorno. Non così
presto. Era difficile
perfino guardarlo negli occhi.
«Sarei
dovuto fermarmi a fare qualche coccola?»
Alistair, re Alistair doveva
essersi
accorto della punta di fastidio nella sua voce, perché
cambiò subito tono.
«Sai, l'Arcidemone mi spaventa meno della prospettiva di fare
le coccole a
Morrigan. Soprattutto di cosa potrebbe succedermi dopo.»
«Alistair...»
«Lo
so.» Si avvicinò a lei, la circondò con
le
braccia. Era incredibile come un bambinone come lui potesse avere
braccia tanto
grandi, protettive: Val si sentiva al sicuro nella sua calda stretta.
«Le
alternative erano poche.»
«Sarei...
sarei stata disposta a sacrificarmi!»
sbottò Val. Avvertì le guance andare in fiamme
per la vergogna, per la pena provata
per se stessa.
«Davvero?
Io no!» Alistair si costrinse a ridere e
Val capì che cercava di farla sentire meno in colpa. Con
pessimi risultati. Le
mise le mani sul volto, la costrinse a guardarlo negli occhi.
«So cosa provi.
Non ho paura di morire, ho accettato la mia morte molto tempo fa,
quando mi
sono unito ai Custodi. La vecchiaia è un traguardo
irraggiungibile, e tanto
vale morire in battaglia. Ma... ho paura di non avere trascorso
abbastanza
tempo con te.» Divenne rosso a sua volta, come se udirsi
pronunciare quel
discorso lo avesse imbarazzato, e distolse lo sguardo. «Val,
hai fatto tanto
per tutti noi. Ti siamo debitori.»
«Voi?!
Non hai idea di che cosa dobbiamo a te,
Alistair! Non ti hanno accettato
come re solo per il tuo bel faccino!»
«Così
mi ferisci, però!»
«Hai
salvato il Ferelden!»
«Lo
abbiamo fatto insieme.»
«Va
bene, insieme,
ma ci hanno aiutati anche...»
«Per
questo non devi sentirti in colpa se hai
cercato una via di uscita.»
Riuscì
a lasciarla senza parole. Quella comprensione
era esattamente ciò di cui Val aveva bisogno, la
consapevolezza di non essere
un mostro. Aveva agito una sola volta – una
sola – per puro egoismo, per paura di perdere
l'amore della sua vita, e ciò
la faceva sentire sporca. Però se almeno Alistair, l'unico
oltre a Morrigan a
conoscere lo scopo di quella notte, riusciva a perdonarla, allora forse
anche
lei stessa ci sarebbe riuscita, prima o poi. Decidendo di ignorare le
conseguenze delle sue azioni per il resto della vita.
Si strinse di
nuovo contro il suo petto.
«Nella
pace, vigileremo» continuò Alistair, la voce
ormai un sussurro. «Nella morte, ci sacrificheremo. Ma domani
è tempo di
combattere, e noi dobbiamo vincere.
Ad ogni costo.»
~~~~~
Era
impossibile calcolare il tempo nelle Vie Profonde, senza alcuna luce da
guardare, un'alba da attendere; potevano passare ore, giorni, perfino
settimane, con solo la pesantezza degli arti a ricordare il bisogno di
una
notte di riposo. Capire quanto fosse trascorso dalla loro discesa era
impossibile.
Poi,
all'improvviso, il tempo aveva cominciato a essere scandito dal battito
di
Bethany. Il suo cuore rallentava con il passare delle ore, il suono
sempre più
flebile, mentre la pelle cominciava a mutare colore. Roland se ne
rendeva conto
solo quando una torcia la illuminava, e allora anche il suo cuore
mancava un
battito, sapendola preda di un dolore indescrivibile. Il morbo la stava
uccidendo.
Non
voleva pensarci, non doveva. La
mente
richiedeva lucidità, i piedi dovevano muoversi uno dopo
l'altro, le braccia
trasportare la sorella, tutto doveva essere compiuto in maniera
meccanica e
veloce, perché ora che il tempo poteva essere contato ogni
secondo era
necessario. E la distanza tra un secondo e l'altro si faceva sempre
più lunga.
Anders
aveva parlato di un Custode Grigio, lì nelle Vie Profonde.
Avrebbe dovuto
fuggire da lui, ma aveva scelto di condurre l'intero gruppo alla sua
ricerca,
perché era il solo modo di salvare Bethany.
"Bethany,
oh, Bethany..."
Aveva
già perso Carter. Aveva perso la sua città, la
sua casa, il suo passato, ma
tutto poteva essere superato. Perfino Carter – ammise con
amarezza. Ma Bethany
no. Non la dolce, piccola, indifesa Bethany, la sua sola ragione di
vita.
Poteva uscire da quell'intricato labirinto, affrontare faide e
battaglie,
lottare di nuovo contro un Ogre e un esercito di Prole Oscura, ma
nessuna
vittoria sarebbe stata tale senza il battito del cuore di Bethany.
Non
poteva fermarsi.
~~~~~
«MORRIGAN!»
Dopo
l'urlo di Eliana nessuno aveva più parlato. C'erano stati
gemiti di dolore,
urla disperate, monosillabi stretti fra i denti. Nessuno aveva
pronunciato una
parola. Nessun nome, nessun pensiero, la mente vuota: soltanto schemi
su
schemi, movimenti, incantesimi, fendenti, deviazioni. Dopo quell'urlo,
la
battaglia sembrava perduta.
Eliana
non sapeva se fosse stata la sola a capire che il maestoso drago che
era giunto
a salvarli, a combattere contro la bestia di Corypheus, fosse in
realtà
Morrigan; lei stessa era stata presa alla sprovvista, aveva avvertito
un nodo
alla gola, ma qualcosa le aveva suggerito la verità. Era
stato più facile
combattere l'esercito nemico sapendo che il secondo pericolo maggiore
era
impegnato con un degno avversario.
Fino
a quando Morrigan non era caduta nel vuoto.
Non
era chiaro quale fosse stata la sua sorte, ma da quel momento
l'implicito
comando era stato uno solo: continuare a combattere. Era la battaglia
decisiva,
da lì le sorti della guerra sarebbero state chiare, e
mollare era
un'alternativa impossibile da tenere in considerazione. Lottavano per
il
Thedas, lottavano per la salvezza dell'umanità; potevano
morire tutti – lo
ammise con un vuoto nello stomaco – però non
Eliana. Lei aveva l'Ancora.
Comprese
quindi, con un cinismo che non era mai stato in suo possesso prima
d'ora, che
non doveva controllare i caduti. Che Cassandra, Varric e Vivienne
potevano
essere a terra, coperti di sangue, privi di vita e lei doveva comunque
fingere
che stessero bene, che fosse lì da sola.
Che
Varric non avrebbe più potuto scrivere storie sulla sua
Kirkwall, la città
tanto amata e tanto odiata, nella spasmodica attesa di rivedere Bianca,
un
giorno.
Che
Vivienne non avrebbe più osservato il cielo dal balcone di
Skyhold, con la
mente già in fremente attesa di un nuovo piano da attuare.
Che
Cassandra non avrebbe più sognato un amore da far tremare le
gambe, le mani, la
schiena, e i Cercatori della Verità non sarebbero
più tornati in vita.
Eliana
doveva lottare come se loro non fossero lì, o come se la
loro morte non fosse
possibile. Perdere la guerra significava la distruzione del mondo: la
vittoria
era l'unico obiettivo da perseguire.
Buonasera a voi e bentornata a me!
Ormai mancavo da EFP da un pezzo (non ho neanche il coraggio di contare gli anni, dato che le sporadiche apparizioni non contano) e ora sto cercando di tornare a scrivere fanfiction... partendo dal basso. Non "da zero", perché suona male, ma da un livello di scrittura minore rispetto a quello a cui ero abituata anni fa. Il fatto è che, beh, non ho solamente ripreso con le fanfiction... ho proprio ripreso a scrivere. Non ne avevo il tempo, tra lavoro e università, e adesso sento che è opportuno dedicarmi di nuovo alla mia passione, con la consapevolezza però di avere perso qualcosa, di essere "arretrata" nello stile. Troverete (o avrete già trovato) ripetizioni, proposizioni molto semplici, periodi che non funzionano a dovere. Ho deciso, tuttavia, di rileggere un paio di volte e poi pubblicare, perché altrimenti sarebbe finita come con tutte le storie nascoste nel computer: scritte, cancellate, riscritte, lette, rilette, cancellate, piante, scritte ancora. E lì a marcire perché non ne sono soddisfatta. Quindi mi scuso per la qualità della scrittura ("Non è vero, sei stata brava!": sì, beh, ovvio, sono sempre Med, ma ho dato il 65% di ciò che potrei dare) e spero che vogliate seguirmi nella ripresa del mio sogno.
Ma tanto questo è un fandom in cui non ho mai scritto e non mi conosce nessuno, quindi non vi importa niente, è giusto.
Passiamo quindi alle note riguardanti la storia. Prima di tutto, il titolo: mi piacevano entrambe le versioni rintracciabili del motto dei Guardiani della Notte, quindi le ho usate tutte e due. Quella italiana è la traduzione sbagliata e cambia il senso del motto? Sì, ma continua a piacermi.
Il problema vero è da rintracciare nei contenuti, perché sono incerta riguardo la modalità di alcuni avvenimenti nel gioco, ma non sempre sono riuscita a controllare la loro veridicità (faccio un accenno di spoiler del prossimo capitolo: non sono certa se il mio Inquisitore abbia incontrato un certo personaggio prima del finale di Trepasser). Non sono stata granché neanche con la caratterizzazione di Alistair, che è il mio personaggio preferito, e proprio per questo ho riscritto il suo pezzo tre volte... incapace di renderlo totalmente IC. Per questi due fattori mi scuso.
Informazioni sui personaggi: Val Cousland, umana nobile guerriera di allineamento Caotico Buono; Roland Hawke, guerriero con un forte senso dell'onore e il carattere burbero; Eliana Lavellan, elfa maga, dolce e pronta a porsi sempre dalla parte degli innocenti (sì, suona come Leliana, lo so: mi sono fissata con questo nome prima di ricordarmi a cosa fosse ispirato. Sigh).
Ambientazione: prima sequenza, la notte precedente la battaglia contro l'Arcidemone, dopo che la mia Custode ha convinto Alistair a giacere con Morrigan; seconda sequenza, l'escursione nelle Vie Profonde che chiude il primo capitolo; terza sequenza, lo scontro decisivo contro Corypheus.
Vi ringrazio per avere letto questa storia e spero resterete per i prossimi due capitoli!
Custode Medusa