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Autore: fri rapace    24/01/2018    1 recensioni
“È una femmina! L'abbiamo chiamata Teddy, come il padre di Dora!”
Hermione strillò.
“Co...? Tonks ha avuto il bambino?”
“Sì, sì, è nata!” urlò Remus.
Tutti si congratularono con lui e Ron esclamò:
“Cavoli, una femminuccia!” come se non avesse mai sentito niente di simile.
“Sì... sì... una femminuccia,” ripeté Remus, stordito dalla felicità..."

(da Harry Potter e i Doni della Morte)
SPOILER HARRY POTTER E LA MALEDIZIONE DELL'EREDE!
Bellatrix Lestrange e Ninfadora Tonks danno alla luce i figli in una clinica segreta. A causa di un inaspettato attacco i neonati verranno scambiati: Bellatrix tornerà a Villa Malfoy col maschietto dei Lupin, mentre la piccola nata dalla Mangiamorte crescerà credendo che la cugina sia sua madre.
Genere: Commedia, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Delphini Riddle, Nimphadora Tonks, Remus Lupin, Teddy Lupin | Coppie: Bellatrix/Voldemort, Lucius/Narcissa, Remus/Ninfadora
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Capitolo 13 TCC Narcissa bussò alla porta della camera di Delphi. Era nervosa: continuava a credere che portare il ragazzo a Azkaban non fosse una buona idea, ma Bellatrix era stata irremovibile.
Era l'alba di una notte che lei aveva trascorso in bianco e dal viso pallido e stanco pareva che lo stesso Delphi non fosse riuscito a chiudere occhio.
“Ti stai preparando,” constatò, sedendosi sul letto a baldacchino disfatto. “Oggi sarà un grande giorno per te, immagino che sarai molto emozionato.”
Delphi, che stava sistemando il mantello da cerimonia, annuì meccanicamente; Narcissa notò che il suo portamento era notevolmente migliorato.
“Pensi di essere pronto per seguire le direttive di tua madre?” lo interrogò in tono neutro.
Lui si tormentò una manica e sembrò sul punto di fare una confessione, ma l'attimo passò lasciandolo muto e con lo sguardo determinato.
“Devo farlo e lo farò al meglio delle mie capacità,” affermò. “Vorrei solo... ecco... parlare con Teddy Lupin, prima.”
Il cuore di Narcissa accelerò i battiti, tutto si era aspettata fuorché quello: perché proprio quel nome? Pochi altri sarebbero stati altrettanto fuoriluogo.
“Per quale motivo?”
Delphi scosse la testa e sospirò.
“Se non vuoi parlarne con me, puoi confidarti con tua madre,” lo incoraggiò.
“Parlo Serpentese,” disse invece il bambino e quando lei fece per obiettare, aggiunse in fretta. “L'ho scoperto da poco. Il Signore Oscuro ne sarà felice.”
In undici anni non aveva mai mostrato predisposizioni da Rettilofono e le occasioni non erano mancante: Bellatrix gli aveva regalato un pitone come animale da compagnia per il suo quinto compleanno. Il bambino gli dava ordini per gioco e il rettile restava immobile a osservarlo, oppure strisciava a nascondersi in qualche angolo.
“Se è la verità, immagino che ne sarà felice,” osservò Narcissa, studiando attentamente l'espressione del nipote, che non tentennò. Era dunque sincero?
Narcissa lo lasciò solo e raggiunse Lucius, che stava sfogliando nervosamente la Gazzetta del Profeta seduto davanti al monumentale camino di marmo del salone principale della villa.
L'uomo alzò gli occhi dalla pagina e si sforzò di sorriderle.
“Sei ancora turbata,” vide. “Lo sono anch'io, naturalmente. Ma se andasse bene...” Lucius accennò un sorrisetto compiaciuto.
Tra di loro non c'erano segreti e anche se non erano persone che esprimevano volentieri le proprie emozioni, avevano iniziato ad aprirsi l'uno con l'altra dopo qualche anno di matrimonio, perché ciò rendeva tutto più semplice.
“Non è solo la visita a Azkaban a preoccuparmi,” confidò Narcissa. “Temo che la situazione degeneri per un motivo che pare folle a me per prima.”
Lucius la invitò a spiegarsi meglio e a lei arrivò, improvvisa, un'idea. Perché non ci aveva pensato prima?
“Potrei servirmi del Pensatoio!” rifletté ad alta voce.
“A che scopo?”
Narcissa si diresse verso il locale dove custodivano il raro manufatto magico e mentre procedeva spiegò: “Lupin era amico di mio cugino Sirius, a scuola,” arricciò il naso. “Quella feccia,” sibilò, alludendo a entrambi.
“E con questo?” domandò Lucius.
Erano entrati in una saletta, i raggi del sole nascente dividevano le pareti di pietra in spicchi di luce-ombra e l'aria era satura di pulviscolo.
Narcissa prese la bacchetta ed estrasse dalla tempia il ricordo dello Smistamento dei ragazzi della classe del 1971 e scivolò insieme ad esso all'interno del bacile di pietra coperto di rune. Lo stava facendo solo per scrupolo, si disse, sicuramente Piton si era sbagliato.
Quando le si schiarì la vista scoprì di trovarsi in piedi accanto a una versione sedicenne di se stessa. Era seduta al tavolo dei Serpeverde in una Sala Grande eccheggiante degli applausi dei Grifondoro: una ragazzina dai capelli rossi stava prendendo posto accanto a suo cugino Sirius, lo riconobbe e gli voltò la schiena sprezzante. Lily Evans: erano arrivati alla lettera 'E'.
Narcissa si allontanò dalla sua versione giovanile e si accostò alla professoressa McGranitt. Voleva vedere il viso dei ragazzi ancora da Smistare, ma c'era una grande confusione e nell'agitazione non riuscì a trovare Lupin fino a che non fu la Vicepreside a chiamarlo:
“Lupin, Remus!”
Un bambino gracile con i capelli chiari e il volto pallido si sedette sullo sgabello e quasi sparì sotto al Cappello Parlante.
Narcissa sentì la stretta che aveva al petto allentare la presa: non c'era nulla nell'atteggiamento di Lupin che le ricordasse Delphi.
Poi il cappello gridò: “Grifondoro!” e il ragazzo alzò il mento, l'aria eccitata e stupefatta e lei vide i suoi occhi.
“Questo cosa Merlino dovrebbe significare?” domandò la voce di Lucius alle sue spalle: Narcissa non si era resa conto che il marito si era immerso con lei nel Pensatoio.
Si voltò verso Lucius e disse:
“Significa che dobbiamo fermare Bellatrix!”



***


Le griglie dorate dello sferragliante ascensore si aprirono, Narcissa uscì e si diresse con passo sicuro alla porta a due battenti di quercia che dava sugli uffici degli Auror. Il caos che regnava in quella sezione del Ministero contribuì a rendere la sua visita ancora più spiacevole di quanto già non fosse. Stava verificando l'identità dell'Auror che sedeva scompostamente nel cubicolo alla sua destra quando qualcuno la investì con violenza.
Narcissa si aggrappò alla parete del cubicolo, mentre la donna che l'aveva colpita finì a terra. “Proprio tu!” le sibilò, riconoscendola.
Ninfadora Tonks fece per scansarla con un movimento brusco, ma si fermò all'ultimo momento.
“Resta qui. Dovremo parlare, dopo.”
Narcissa prese l'arrogante strega per un polso.
“Ora. Bellatrix è al Ministero con Delphi...”
Quando lei e Lucius erano riemersi dal Pensatoio avevano scoperto con orrore che Bellatrix e Delphi erano già usciti. Si erano quindi affrettati a raggiungere il Ministero della Magia: Lucius aveva ancora amici che lo avrebbero ascoltato nei ranghi più alti del Mistero ed era andato a parlare con un membro del Wizengamot di sua conoscenza, mentre lei cercava la figlia di Andromeda.
Tonks si divincolò e infilò svelta lo stretto spazio tra i cubicoli, ma Narcissa non aveva intenzione di arrendersi.
“Devi ascoltarmi!” le ordinò. “Bellatrix e Delphini devono essere fermati, vogliono vedere l'Oscuro Signore e il ragazzo... il ragazzo non è suo figlio!”
Tonks si girò indietro senza fermarsi.
“Il Ministero ha espresso ufficialmente la sua opinione su questo argomento: tutti sanno che Delphini non è il figlio di Voldemort! Perciò dimmi qualcosa che non so oppure levati dai piedi, Narcissa.”
Narcissa soppresse a fatica l'istinto di replicare con veemenza, quell'arrogante donna sposata con un mostro che osava parlarle con quel tono!
“Tu non sai molte cose, sciocca. A cominciare dal fatto che Delphi somiglia a Lupin!”
La donna più giovane finalmente si fermò ma non parve sorpresa.
“Lo hai notato anche tu? E, dimmi, cosa si prova ad avere cresciuto il figlio biologico di un lupo mannaro?”
Narcissa si bloccò, era senza fiato. Quindi lei sapeva... era tutto vero? E la madre chi era? non poteva essere Bellatrix, era impossibile!
Vide l'Auror andare incontro al Ministro della Magia.
“Dobbiamo annullare la visita a Azkaban dei Lestrange!” gli disse ed era esattamente ciò che voleva Narcissa, che quasi non riusciva a crederci.
Kingsley Shacklebolt la osservò perplesso.
“Mi spiace, Tonks, ma sono già partiti.”
Tonks scosse con ira la testa.
“Allora dobbiamo intervenire immediatamente, mio... mio figlio è in pericolo!”
Narcissa avvertì la terra sotto ai piedi spostarsi.


***


Teddy stringeva spasmodicamente la mano della madre di Delphi, controllando l'espressione del suo volto con la coda dell'occhio. Presto sarebbe arrivato il segnale per dare il via al piano che la donna si aspettava che eseguisse.
I corridoi di Azkaban, piantonati dalle guardie che si sommavano agli Auror della loro scorta, erano oscuri e spaventosi. I potenti incantesimi che tenevano maghi e streghe intrappolati nelle celle ne facevano scintillare le sbarre di metallo, lampi improvvisi affollavano i lugubri tunnel di ombre distorte e le fiammelle delle torce sulle mura influivano così poco sull'oscurità che sembravano dipinte. La madre di Teddy le aveva spiegato che Kingsley aveva licenziato i Dissennatori e ai prigionieri potevano togliere le bacchette ma non la loro magia che, Teddy lo sapeva bene, era incontrollabile e distruttiva senza i preziosi strumenti di Olivander, perciò le celle era ben sorvegliate e sigillate con complicati incantesimi.
La ragazzina aveva già scelto la guardia a cui avrebbe rubato l'identità: sotto al mantello ben abbottonato indossava una divisa cucita dagli Elfi Domestici dei Malfoy con una stoffa incantata che si sarebbe adattata a ogni sua metamorfosi.
La signora Lestrange le fece un cenno col capo e si fermò davanti a una cella.
“Traditore! Feccia!” apostrofò l'uomo recluso, spingendo gli Auror della scorta a intervenire.
Non appena l'attenzione fu tutta concentrata sulla strega, Teddy strizzò gli occhi e il bambino che avevano scortato fin lì scomparve, lasciando dietro di sé solo il suo mantello.
La signora Lestrange, che come da accordi aveva mentalmente contanto fino a dieci prima di reagire, si guardò attorno con gli occhi spalancati e un pugno sul cuore:
“Delphi!” gridò. “Bambino mio! Dov'è finito? Dovete trovarlo immediatamente!”
Teddy sgattaiolò lungo il corridoio sforzandosi di ignorare il trambusto che si lasciava alle spalle.
Sapeva che la signora Lestrange avrebbe convinto gli Auror che lei era corsa avanti per poter parlare da sola col padre. Rodolphus, s'intende.
Teddy era terrorizzata, ma ricordava chiaramente dove si trovava la sua destinazione. Chissà come, il marito della professoressa Malfoy possedeva una copia delle mappe del carcere di massima sicurezza.
“Ehi, Phil!” la apostrofò un uomo sulla cinquantina. “Ti sei perso? Oggi sei turno un piano più sotto!” e scoppiò a ridere.
Teddy si asciugò le mani nei pantaloni della divisa, rallentando senza fermarsi.
“Ehm... c'è un gran caos laggiù,” improvvisò con una voce che le era estranea. “Si sono persi un ragazzino e io... io sto reclutando alcune guardie per dargli la caccia.”
“Scommetto che si tratta del piccolo Lestrange,” disse la guardia. “Comunque sia, io di qui non mi muovo. Sai che dobbiamo essere sempre in sei a piantonare questa cella.”
Teddy trovò chissà dove il coraggio di guardare nella grotta tenebrosa sigillata da tre file di sbarre, due delle quali erano formate da pura magia.
Su una panca sedeva una figura lattiginosa, calva, con degli occhi simili a piccole braci che rilucevano al buio e il volto privo di lineamenti.
Teddy non poté sottrarsi a quello sguardo infuocato, a mala pena si rese conto che il mago stava violando la sua mente.
“Sei qui,” le eccheggiò nel cranio una voce senza volto. Una luce accecante le fece strizzare gli occhi e quando li riaprì vide sua madre, la sua vera madre, fare irruzione nel corridoio.
Teddy, ancora accecata, fece un passo avanti e sbatté il naso contro le sbarre: si trovava all'interno della cella, realizzò, e là fuori, accanto a sua madre, c'era un bambino... no, una bambina! Lei era in trappola e Voldemort aveva acquistato il suo aspetto, il suo reale aspetto, ed era libero!
“Mamma!” gridò disperata, ma Tonks guardò nella cella con profondo disprezzo e prese Voldemort/Teddy per le spalle, aprì bocca col viso paonazzo per la rabbia, si piegò su di lui e lo strizzò in un abbraccio con le spalle che sussultavano.
Teddy la chiamò ancora ma non servì a nulla, sua madre si allontanò con Voldemort e lei restò lì, a rannicchiarsi e piangere... cosa aveva fatto?





Ehilà :D procedo velocemente finché posso: come ho già scritto la storia è finita, devo solo revisionare i capitoli ma con mio figlio malato a giorni alterni è complicata anche la semplice revisione. Va beh, l'inverno finirà. Il piano di Delphi e Teddy si è tradotto in un gran pasticcio, non poteva essere altrimenti, essendo loro due undicenni... spero che il capitolo vi sia piaciuto e che gli sviluppi non siano stati troppo prevedibili ^^
   
 
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