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Autore: LeaDarco    26/01/2018    3 recensioni
CAPITOLO 10: La Fortezza Oscura - Parte 3 (compagni: Xigbar, Saïx & Axel)
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Missing Moments su come è nata la ribellione di Marluxia e della sua vita all'interno dell'Organizzazione XIII: ogni capitolo racconterà le missioni del numero XI insieme a un compagno, analizzando il suo rapporto con gli altri membri dell'Organizzazione (in particolare con Larxene)
Genere: Dark, Drammatico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Larxene, Marluxia, Organizzazione XIII
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza | Contesto: Kingdom Hearts, KH Chain of Memories
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L’isola che non c’è
Neverland pt.1

(Compagno: Larxene) 

 

Il corridoio oscuro si aprì in una gigantesca foresta.

Marluxia si guardò intorno: la vegetazione era talmente fitta da impedire ogni tipo di contatto visivo.

«Dove siamo?» disse Larxene.

Marluxia s’inginocchiò riconoscendo tra le piante alcune eliconie, una sempreverde di origine tropicale. «Sembra una giungla».

«Come fai a saperlo?» domandò scetticamente il numero XII. «E comunque perché siamo in una giungla? La missione era quella d’incontrare il capitano di una nave».

«Non ti preoccupare» disse Marluxia incamminandosi. «La nave è qui vicino».

«Se lo dici tu».

Il numero XI procedeva con cautela, studiando attentamente quel posto così strano; era come se quella giungla fosse abitata da piante e fiori di ogni mondo conosciuto; uno più di tutti attirò la sua attenzione, una grossa rafflesia rossa di quasi un metro.

Marluxia si avvicinò al fiore della grossa pianta. «Strano» disse annusandola.

«Strano cosa?».

«La fioritura di una rafflesia dura molto poco. È rarissimo trovarne una aperta».

«Che fortuna allora» commentò cinicamente Larxene senza neanche guardarla.

La rafflesia è una pianta famosa per la sua puzza, Marluxia lo sapeva bene. Un meccanismo di difesa perfetto, che la aiuta a sopravvivere.

«Ma questa qui non ha nessun odore, come se… ».

«Come se?».

Marluxia era confuso. Guardò di nuovo la rafflesia, e quella giungla così statica da sembrare un cimitero vivente.

«Come se il tempo qui non scorresse».

Guardò ancora il fiore. Sperava di trovare qualche risposta, ma la rafflessia non si svegliava dalla sua strana morte apparente; Marluxia stava per tornare su suoi passi quando sentì Larxene afferrarlo per il cappotto.

«Non ti muovere».

«Che succede?».

«Eri così preso dai tuoi fiori che non ti sei accorto di niente eh». gli sussurrò Larxene all’orecchio. «Ma è da quando siamo arrivati che ci osservano».

Nel silenzio di quella giungla morta, Marluxia percepì un movimento, un rumore impercettibile. La sua Dalia gli comparve in mano all’istante, ma Larxene fu più veloce di lui: uno dei suoi coltelli ferì la caviglia di un bambino che inciampò urlando dal dolore. La ragazza gli piombò addosso come un felino all’attacco, lo rialzò da terra e gli puntò un altro coltello alla gola.

«Uscite fuori, da bravi» disse sfiorando con la lama la pelle della sua preda.

Le piante e le fronde degli alberi cominciarono a muoversi nervosamente. Sembrava che di colpo la foresta avesse preso vita.

Marluxia era pronto ad attaccare, ma si accorse che dalle foglie uscirono fuori… dei bambini?

Uno di loro, più alto e con tre lunghe creste rosse, si fece avanti brandendo una lunga sciabola. «Lascialo andare».

Larxene li guardò uno per uno e scoppiò a ridere. «E voi chi diavolo siete?».

«Lascialo andare».

«Lascialo andare» ripeté Larxene imitando la voce del ragazzo.

Marluxia le fece cenno di smettere, poi guardò i bambini. «Siete pirati?».

«Pirati?». Il ragazzo rise. «Noi uccidiamo i pirati».

«Bene» fece eco il numero XI, poi sparì in una ventata di petali di rose, riapparendo di fronte al ragazzo. Gli afferrò il mento con le dita e lo guardò dritto negli occhi. «Dove trovo la loro nave?».

I bimbi sperduti erano pronti ad attaccare, aspettavano solo l’ordine del loro leader.

«Sei amico di Uncino?».

«No».

«Perché devi incontrarlo?».

«Deve darmi una cosa».

Il ragazzo lo guardò attentamente, poi fece cenno agli altri di abbassare le armi.

«Uncino getta l’ancora alla Roccia del Teschio» disse e un brusio di dissenso si levò tra i bimbi sperduti; il ragazzo si voltò verso di loro «Conoscete gli ordini di Peter. Uccidiamo solo i pir-».

BOOM!

Non fece in tempo a finire che un colpo di cannone esplose a un centinaio di piedi dalla loro distanza.

«Pirati!» urlò uno dei bimbi sperduti.

Marluxia si voltò in direzione del colpo e il ragazzo ne approfittò per liberarsi dalla sua presa e puntargli la sciabola alla gola.

«Adesso sai dov’è la nave» rispose il ragazzo.

Marluxia accennò un sorriso. «Come ti chiami?».

Il ragazzo infilò la sciabola nella federa e fece un segno con le dita ai suoi compagni che cominciarono a dileguarsi nella giungla. «Te lo dico la prossima volta che ci vediamo, uomo con il cappuccio» poi si caricò sulla spalla il bambino ferito da Larxene. «Adesso ho da fare».

Il ragazzo lanciò un grido di battaglia e tutti gli altri bimbi gli fecero eco levando al cielo le loro armi; poi scomparirono nel verde di quella giungla immensa.

«Odio i bambini» commentò Larxene avvicinandosi. «Ma questi ci sanno fare».

Sembrerebbe proprio di sì.

Una seconda cannonata rimbombò in lontananza. «Andiamo?» domandò il numero XII passandosi una mano tra i capelli biondi.

Marluxia annuì e s’incamminò in direzione della nave: quel posto cominciava lentamente a prendere vita .

 

Marluxia non si aspettava che Uncino sembrasse così vecchio, ogni suo gesto mostrava una mal celata giovinezza, distrutta troppo presto dal mare, dalla vita da pirata o dal tempo morto di quell’isola.

«Gradite?» domandò Spugna aprendo una bottiglia di vino.

Non beviamo, stava per rispondere Marluxia, ma non fece in tempo a finire la frase che Larxene annuì porgendo il bicchiere; l’uomo le sorrise (mostrando gli ultimi denti). Con la coda dell’occhio, Marluxia si accorse dell’espressione disgustata di Larxene.

«Speravo di trattare direttamente con Xemnas» cominciò Uncino.

«Dovrai farlo con noi».

«Non è la stessa cosa» ribatté il capitano.

«Xemnas vuole quella mappa» tagliò corto Marluxia.

«Xemnas mi ha fatto una promessa. La vita di-».

«Eliminerò Peter Pan» lo interruppe il numero XI. «Ma prima devo vedere la mappa».

Uncino lo guardò perplesso. «E chi mi dice che tu non mi uccida subito dopo averla vista?».

«In effetti» commentò Larxene giocando con il bicchiere. «Sarebbe più pratico».

Vide Spugna deglutire dalla paura.

«Io eseguo gli ordini, Uncino. Potrei ucciderti adesso e cercarla con le mie mani. Sarebbe meno faticoso che continuare questa conversazione». Marluxia allungò la mano. «Fammela vedere».

Uncino lo guardò severamente, poi annuì a testa bassa e da una pila di carte ammucchiate tirò fuori una piccola mappa. Marluxia la afferrò dalle mani del capitano e la esaminò sotto la luce di una candela.

Come immaginavo.

Poi posò la mappa sul tavolo e guardò Uncino. «Dove trovo Peter Pan?».

 

«Potevamo ucciderlo» disse Larxene. «Ci saremmo evitati altre seccature».

«Lo so» replicò Marluxia. «Ma Xemnas preferisce trovare accordi e trattare con gli alleati. È una politica diversa».

Camminavano ormai da mezz’ora sul sentiero che li avrebbe portati in cima al promontorio dell’Isola che non c’è. Il sole era quasi tramontato e tra poco si sarebbe fatto buio.

«È tutto il giorno che camminiamo» disse Larxene. «Sono esausta».

«Se passassi meno tempo a lamentarti, avresti molte più energie».

«Non mi sto lamentando».

«Se lo dici tu».

«Ei!». Larxene lo afferrò per un braccio. «Non mi sto lamentando».

Marluxia la guardò impassibile, senza dire niente; si limitò a farle un cenno con la testa per farle capire che erano quasi arrivati.

«Finalmente!» esclamò la ragazza scrocchiandosi le dita.

Il sentiero terminò davanti a un grosso accampamento, abitato probabilmente dai nativi del posto. C’erano delle grosse tende, disposte secondo uno schema circolare; al centro, si ergeva un totem altissimo pieno di colori.

Marluxia indicò un piccolo falò a qualche metro dalle tende. «Sono lì». La comunità, seduta attorno al fuoco, si stava preparando a cenare. «Sei pronta?» domandò quindi alla compagna.

Larxene gli accarezzò il viso e gli occhi le brillarono di un crudele entusiasmo. «Guarda e impara!».

   
 
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