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Autore: Douglass    26/01/2018    2 recensioni
La storia parla di un gruppo di ragazzi che si iscrivono ad una scuola per diventare degli eroi, tutto ciò durante gli avvenimenti del manga stesso (quindi della linea temporale) ma in un parte diversa del Giappone, lontana dalla regione dei protagonisti canonici. Ma il protagonista sembra ritrovarsi in quella scuola solamente per pura forzatura...
Genere: Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Quando sentii quelle parole, mi esplose il cuore dalla gioia. Ero così incredulo e senza parole che non dissi niente, in un primo momento nemmeno mi domandai perché sarebbe arrivato un autobus solo per me. Ricordo che l’unica cosa che dissi fu un “va bene” con una voce così bassa che era quasi impossibile da sentire. In qualunque caso, dopo poco tempo arrivò quest’atteso autobus, su cui salii subito ancora euforico per la notizia che avevo appena ricevuto. Il viaggio, di dieci minuti scarsi, passò più in fretta di quanto potessi immaginare. Passai quell’intervallo a immaginare i miei genitori che potevano permettersi qualcosa per loro e vivere tranquilli. Queste immagini continuarono a rimanermi impresse in testa fino a quando non entrai nella mia stanza.

Appena chiusa la porta, tutto ciò di felice che avevo pensato s’interruppe. Ero rimasto tutto quel tempo chiuso nei miei pensieri e a immaginarmi utopie su utopie riguardante il futuro. Poggiai le mie valigie a terra delicatamente, con uno sguardo vuoto completamente perso nel nulla. Da quel momento in poi avrei dovuto combattere, giorno dopo giorno, ora dopo ora, secondo dopo secondo, contro tutto ciò che mi circondava e contro me stesso per accettare ciò che stava accadendo. La felicità che provai all’inizio fu una nuvola passeggera che oscurava la realtà che era il sole. Già dove abitavo, avevo pochi amici, m’è sempre bastato mio fratello e i miei genitori, qui non avevo nessuno. E come sarebbe stato ritrovarmi con delle persone da gusti e ideali completamente diversi dai miei? Come sarebbe stato fare ciò che non mi ha mai interessato? Come avrei vissuto da solo nei dormitori poiché, con moltissime probabilità, non ci sarebbe venuto nessuno a vivere? E se poi avessi fallito nel socializzare e nel prepararmi per essere un eroe? Avrei superato questi tre anni? E se poi fossi stato antipatico a tutti, considerando il mio carattere non troppo socievole? Per un attimo sperai di ritrovarmi in classe con Yamazaki... ma come facevo a sapere se avesse superato l’esame? E se fosse stato così, quante probabilità c’erano che capitasse con me? Queste e altre domande mi tormentarono per tutta quella settimana di attesa dall’inizio della scuola. Ogni singolo giorno ero solo, mattina, pomeriggio e sera, poiché nessun alunno nei dormitori, probabilmente aperti appositamente per me. I primi giorni provai a uscire e farmi un giro in paese, ma i miei pensieri mi avevano completamente sovrastato la mente, impedendo di farmi godere quel minimo d’aria fresca che potevo respirare. Finii con gli ultimi quattro giorni di quella maledetta settimana passati rinchiuso in camera, molto spesso a piangere, col forte desiderio di gettare la spugna, senza nemmeno aver provato ancora nulla.

Dopo quel periodo sembratomi un’infinità, arrivò finalmente il primo giorno di scuola. Quando mi svegliai, avevo gli occhi completamente rossi da quanto avevo pianto in quei giorni e con delle borse da far spavento, perché quelle notti passate tra lacrime e singhiozzi mi avevano portato via parecchie ore di sonno. Mi preparai con la stessa voglia di vivere che ha un cadavere. Ci misi molto tempo, ma alla fine riuscii a farmi avere un aspetto decente e a dirigermi in classe. Il breve tratto di strada che c’era dalla mia stanza alla classe, anche in questo caso, mi sembrò infinito. Quei maledetti pensieri non mi rimanevano in testa ed erano così tanti e assillanti che ebbi l’impressione di svenire per un attimo, forse era la stanchezza e/o il troppo sonno a tirarmi questi scherzi.

Finalmente entrai in classe e mi guardai attorno ad osservare quanti compagni di classe avrei avuto, consapevole del fatto che, probabilmente, non tutti erano arrivati. Inizialmente ne contai sette, con me otto. C’era un tizio assurdamente alto e con i capelli viola tirati da un lato, un po' come i miei ma più bizzarri, già seduto sulla sedia di fronte al banco in seconda fila. A giudicare dal suo sguardo e dal suo... essere completamente isolato... non aveva molta voglia di socializzare. In fondo alla classe c’erano due ragazzi, uno basso, capelli biondi e portati a mo’ di classico teppistello, ho trovato strani i suoi tatuaggi sulle guance: due stelle viola. L’altro con cui parlava era anche lui alto, forse quanto quello con i capelli viola. Aveva i capelli bianchi, con una piccola frangetta sulla fronte e anche i suoi tirati all’indietro... evidentemente andava di moda. Sedute vicine, a parlare, c’erano due ragazze: una scura sia di capelli sia di pelle e l’altra con i capelli rosa e con un seno notevolmente grande... troppo grande. Gli ultimi due, anch’essi a parlare, li avevo già visti. Uno di loro era Eiichi Nakamura, abbiamo frequentato le medie insieme. Per via del suo Quirk: Monster, era davvero molto alto, aveva la pelle molto scura, quattro occhi senza iride e di color verde acqua, orecchie a punta e piccoli denti appuntiti dell'arcata inferiore che fuoriuscivano dalla sua bocca e i capelli corti e grigi. La prima cosa evidente di lui erano le sue quattro braccia e oltre a essere estremamente forte, aveva anche un cervello più sviluppato, capace di controllare i due arti e in due occhi che aveva in più, oltre che a metabolizzare le informazioni, o semplicemente ciò che gli accade attorno, più velocemente. Non sapevo altro di lui, poiché stava sempre zitto e a braccia conserte, come se vivesse in un mondo suo. L’altro ragazzo invece, bassetto, non lo conoscevo, ma lo riconobbi subito, era lo stesso che mi aveva aiutato all’esame d’ammissione, quando al via inciampai e feci per cadere. Appena mi vide, subito si diresse da me quasi saltellando e con un sorriso stampato sul volto.

-Ma tu sei il ragazzo che ho aiutato all’esame d’ammissione! Vedo che ti hanno ammesso! Complimenti!

-(Quanto esaltato...) Complimenti anche a te per averlo superato.

Detto ciò, mi sedetti su una sedia a caso, ma lui non aveva intenzione di terminare lì il discorso, infatti, si sedette di fianco a me.

-Allora, come ti chiami? Io sono Nukuda Noritada! Il mio Quirk-

Lo interruppi sul momento, non ero decisamente in vena di parlare con qualcuno, soprattutto se quel qualcuno era così esaltato.

-Non m’interessa.

-Ah... beh, magari sei stanco perché non hai dormito, date le occhiaie... anche tu hai passato la notte in bianco per l’eccitazione, vero?

-Mi pare ovvio, quindi, se non ti dispiace, vorrei essere lasciato in pace (meno male che mi ha dato una scusa per levarmelo dalle scatole...).

-Capito! Ma puoi dirmi almeno il tuo nome?

-Takahashi.

-Ma tu sei quel Takahashi Ichizo che è stato chiamato dal preside alla fine dell’esame?!

-In scaglie e ossa.

-E cosa ti ha detto?!

-Sono affari miei, ora levati dalle scatole.

-Va bene, va bene... scusami.

Successivamente se ne andò, ma non sembrava nemmeno dispiaciuto per come l’avevo trattato, forse era quel tipo di persona con cui litigare era impossibile a causa del suo perenne buon umore. In poco tempo, arrivarono sempre più persone che io, ovviamente, non calcolai minimamente, nemmeno se mi rivolgevano un semplice saluto, poiché troppo concentrato a rimanere sveglio e a non far capire il mio odio verso quel posto.

Ma, come si sa, nulla dura per sempre e in questo caso la mia quiete fu interrotta da una ragazza bassa, con i capelli neri legati in una coda di cavallo. Dopo essersi seduta in modo impacciato sulla sedia accanto al mio banco, mi rivolse la parola con un tono insicuro, quasi spaventato.

-E-Ehm... c-ciao...

Inutile dire che la ignorai, ma lei fu la prima a continuare la “discussione”.

-I-Io mi sono Ito... m-mi piacerebbe conoscerti.

-(Povera illusa).

Dopo quel poco tempo di silenzio, un’altra voce femminile si aggiunse, nonostante nessuna ragazza si fosse avvicinata a noi due.

-Perché non rispondi? Sei muto?

-Eh?

Mi guardai attorno, ma non vidi nessuno, quindi mi rigirai verso Ito.

-Tu non hai parlato adesso, no?

-Sono stata io!

Dalla mano di Ito, uscì del sangue fluttuante che prese la forma di una bocca. Vedendola, inizialmente, mi prese un infarto, tanto che caddi dalla sedia, attirando l’attenzione di quasi tutti i compagni di classe. Questa cosa non disturbò solo me, ma anche Ito, che divenne rossa come un peperone. Invece, quella bocca di sangue non sembrava minimamente infastidita dall’attenzione di tutti.

-Ehi? Ci senti? Arisa ti ha chiesto come ti ha salutato!

-Ci sento perfettamente! E tu cosa diamine sei!?

-Io sono Nephilim! Sono un demone! E quella ragazza è Ito Arisa... ignorare le persone è da maleducati!

In quel momento, Ito ci interruppe.

-Marie! Non interferire!

Dal tono con cui aveva urlato, capii che era seriamente arrabbiata.

-E va bene, Arisa! Io volevo solo aiutarti, ma se non ti va a genio, non m’intrometto, promesso!

Detto ciò, quel “demone” si ritirò nel corpo di Ito e subito fu quest’ultima a riprendere a parlare.

-Scusala! Le avevo detto di non spaventare i miei compagni... ora non vorrai più parlarmi...

-Ok, con calma, in primis: cos’era quella... o quello...?

-È il mio Quirk... si chiama Nephilim... ma io la chiamo Marie per comodità... in pratica il mio sangue è un demone che ha volontà propria... non posso controllarla in alcun modo...

-Beh, sei fortunata che sia così ubbidiente e gentile.

-Già...

-Comunque, io sono Takahashi.

-Quel Takahashi...?

-Sì! Quel Takahashi Ichizo che è stato chiamato dal preside! Ora non farmi domande e non rivolgermi la parola e lo stesso vale per il tuo Quirk!

La ragazza si zittì immediatamente, impaurita. In sottofondo si sentivano già voci che parlavano di quanto io fossi scontroso e antipatico, ma non me ne fregava nulla. Non me ne fregava nemmeno di come potesse sentirsi Ito o perché si arrabbiò così con Marie o Nephilim che dir si voglia.

Aspettammo un po’, devo ammettere che quel giorno arrivai molto presto, ma alla fine entrò il sensei perfettamente in orario. Era un uomo di mezza età con capelli corti, neri e sicuramente poco pettinati. Grossi occhiali e un pizzetto che non ispirava molta fiducia. Ma quella prima impressione si scontrava con il suo gilet rosso di lana rosso sopra alla camicia bianca e soprattutto il suo modo di muoversi esaltato e frettoloso.

-Ragazzi! Tutti seduti! Mi presento: sono il sensei Kubo Yoshihiro! Il mio Quirk: Flash, permette di emanare una luce abbagliante dagli occhi e non esiterò a usarlo nel caso si creino situazioni inadatte a un ambiente scolastico! Voglio anche augurarvi un fantastico anno qui in questa scuola e prometto di essere il più giusto e ragionevole possibile per permettermi la migliore esperienza possibile in questo percorso per diventare eroi professionisti! Allora, chi è con me?!

Evidentemente, quel discorso così patetico piacque praticamente a tutti tranne che a me e al tizio coi capelli viola, dato che, esclusi noi due, si alzarono delle voci che esprimevano esaltazione e felicità.

Quello fu solamente il primo giorno di un lungo anno scolastico.

NOTE:

1) Il Quirk di Ito: Nephilim, è ispirato ai personaggi di Dog Hummer e Deldro Brody da Kekkai Sensen (Blood Blockade Battlefront).

2) Il nome e il cognome del sensei sono citazioni al mangaka di Hunter x Hunter (Yoshihiro) e al mangaka di Bleach (Kubo).

   
 
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