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Autore: _Akimi    27/01/2018    2 recensioni
"«E farà bene anche a voi due.»
Napoleon e Illya si scambiano una breve occhiata, entrambi poco convinti, ma l'idea di lavorare insieme inizia ad essere più piacevole di quanto potessero pensare, anche se non riusciranno mai ad ammetterlo con sincerità."
I. Aurora - Napoleon Solo
II. Giorno - Illya Kuryakin
III. Notte - Gabriella Teller
IV. Mattina
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gabriella Teller, Illya Kuryakin, Napoleon Solo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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II.
Giorno


 
Un paio di bambini corrono sui sampietrini; riecheggiano nella via le risate spensierate e scambi di battute tra i passanti distratti che, attraversando la strada, si dirigono al bar-gelateria di una certa signora Marisa - un nome che pare dire molto agli abitanti del quartiere.
Illya osserva la scena silenzioso, rimane seduto su una delle tante panchine del piccolo parco e non si muove, quasi trattiene il respiro, mentre assiste a quel semplice momento di vita quotidiana.

Il sole di mezzogiorno riscalda il suo viso, la coppola che è solito indossare è lì, dimenticata al suo fianco, come a voler scacciare qualsiasi potenziale compagno di conversazione.
Si considera più un invisibile osservatore; ha imparato a non lasciarsi sfuggire nessun dettaglio, abilità perfezionata per lavoro, ed è così che apprezza con consapevolezza anche la più rara perla dell'incantevole Roma.
I profumi, i suoni, i volti degli sconosciuti sostituiscono, anche se solo per pochi attimi, i ricordi della sua Madre Russia, i dolorosi frammenti di memoria di suo padre, ma anche le gioie – seppur lontane – che lo hanno reso come uno di quei giovani davanti a sé.

«Vuoi anche tu un gelato, sor...?»
Uno squittìo timido attira l'attenzione del sovietico, è un mormorio quasi impercettibile, un suono che riesce però a riportarlo alla realtà.
Abbassa lo sguardo sul viso paffutello che lo accoglie con un sorriso, le labbra sporche di quello che dovrebbe essere cioccolato e due occhi del medesimo colore ad osservarlo curiosi.
«Non è troppo presto per gelato?»
La risposta dell'uomo irrigidisce il piccolo, una smorfia ingenua occupa ora il suo volto e il modo in cui corruccia la fronte diverte Illya, anche se rimane impassibile come suo solito.
«E che te frega, il gelato è sempre buono da mangiare.»
Il cucchiaio affonda nella coppa per poi scomparire nella bocca del ragazzino che, nel gustarsi il suo dolce, non si allontana fino a quanto non riceve un qualsiasi segno di conferma.
«Va bene, prendi un plombir
Quando gli porge un paio di lire la nota subito, l'espressione confusa alle sue parole, ed è solo in quel momento che Illya si rende conto di ciò che ha appena detto.
«Ah, intendevo crema, gelato alla crema.»

E il bambino scompare, ritornando solo pochi minuti più tardi con una coppetta.
Quello russo è più buono, però.


 

Angolo dell'autrice:
Sor dovrebbe essere signore in romano, presumo? Ho lasciato i punti di sospensione perché il bimbo non conosce il nome dell'uomo con cui parla.
Il Plombir è un gelato russo che nell'URSS andava parecchio (e a quanto pare costava pure), ispirato dal francese plombière che risale all'epoca di Napoleone III.
Lo dico perché non so se il plombir sia diventato famoso in URSS negli anni '70-'80 o già prima, quindi potrebbe essere del tutto sbagliato.
Ho fatto questo calcolo: il padre di Illya è stato vittima delle purghe staliniane e lui aveva 8 anni, significa che la sua data di nascita è 1930/1931, nell'URSS i gelati sono della metà del '40, ma non se il plombir è tra questi.
Il senso è che Illya potrebbe aver provato il suo primo gelato a 13-15 anni? Boh.
Prendetela così com'è.
  
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