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Autore: NPC_Stories    28/01/2018    1 recensioni
Dee Dee è una giovanissima elfa mezza-vampira. Quando si rende conto che nel mondo sembra non esserci posto per lei, decide di andare nel luogo che identifica come la patria dei reietti e dei mostri: la città sotterranea e multiculturale di Skullport.
Solo che per arrivarci dovrà affrontare numerose sfide che potrebbero affinare le sue abilità e rafforzare il suo carattere, ma potrebbero anche distruggere il suo spirito. Sulla sua strada incontrerà un riottoso compagno di avventure, un elfo scuro con un attaccamento morboso verso la città sotterranea.
Riuscirà la giovane dhampir a superare le sue prove, e soprattutto a dimostrare al suo nuovo compagno che è abbastanza forte per sopravvivere in una città di criminali? Riuscirà lui a mantenere la distanza che vorrebbe mantenere?
.
Spoiler: niente romance. La differenza di età la renderebbe una cosa creepy.
Nota: come al solito sono tutti personaggi originali, tendenzialmente la storia non tratta di personaggi famosi dei Forgotten Realms, anche se può capitare che vengano citati o che compaiano a spot in un capitolo o due.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Forgotten stories of the Forgotten Realms'
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1363 DR: Dire addio a nessuno


Lizy aveva lavorato duramente per produrre quelle cartine, e il drow senza dire nulla le aveva raccolte, messe in un cilindro porta-pergamene, e se l’era portate via.
L’aranea poteva solo sperare che fosse per il meglio, ma essere lasciata all’oscuro dei piani non le piaceva per niente.
“E ora dove vai?” Aveva chiesto, vedendo che lui si alzava per uscire dalla taverna.
“Non porteremo con noi queste mappe. Vado a riporle in un luogo sicuro, perché sono la nostra assicurazione. L’unica cosa che potrà garantirmi la sopravvivenza.”
Lizy non indagò oltre. Se quelle mappe erano così importanti, lui non le avrebbe mai detto dove intendeva portarle, e lei cominciò a chiedersi se fosse meglio sapere o non sapere.
Alla fine, aspettò che il drow fosse uscito, poi si focalizzó sulle sue capacità sovrannaturali e il suo corpo si scompose in una piccola orda di ragnetti. 
I corpicini minuscoli e neri si confondevano perfettamente contro le pietre scure degli edifici, nel buio quasi completo della città. Seguire il drow era più difficile del previsto, perché muoversi in forma di sciame nelle gallerie era molto più facile che farlo in una città a tre livelli, in mezzo alla folla che rischiava continuamente di schiacciarla. Spesso i ragnetti dovevano nascondersi nelle crepe per non farsi calpestare, e questo rallentava il suo movimento d’insieme, perché non poteva lasciare indietro delle parti di sé. Inoltre, per qualche motivo, in città il drow non riteneva necessario accendere le sue lucine magiche.
Forse perché in città c’è luce, pensò lo sciame; Forse nel buio completo non ci vede, anche se è un drow. Avrà un problema alla vista? O forse non è affatto un drow, ma finge soltanto?

Quando infine Daren lasciò il perimetro della città, Lizy si sentì davvero sollevata.
Lui aveva evocato le lucine danzanti, come sempre quando si recava nei tunnel, inoltre la sua traccia non era più confusa da quelle di innumerevoli altri cittadini, quindi per i sensi aracnidi dell’esploratrice seguirlo ormai era uno scherzo.
Lizy conosceva abbastanza i tunnel del terzo livello del dungeon, almeno quelli che circondavano la città; non era proprio la sua zona di competenza, ma era già stata lì altre volte. La sua prospettiva però era sensibilmente diversa dal solito, e non era certa di dove stessero andando.
Ad un certo punto… non avrebbe saputo spiegarlo, ma si trovò come a sbattere contro una barriera invisibile. Non era una vera barriera, non come uno scudo di forza magica, era come qualcosa che influenzasse la sua mente. Lizy si concentrò; doveva trattarsi di un incantesimo che teneva lontani i ragni e le creature simili, aveva già incontrato magie del genere… ma non riuscì in alcun modo a imporre la sua volontà su quella barriera.
Chiunque l’avesse lanciata, doveva essere un incantatore potente.
Lo sciame di ragnetti che era Lizy oscillò avanti e indietro, friggendo per l’indignazione, poi si allontanò verso una zona più sicura.

Daren non sapeva che Lizy l’avesse seguito, ma anche se l’avesse saputo, non era dell’umore giusto per curarsene. Percorse alcuni cunicoli stretti e contorti, prima di sfociare in un’apertura leggermente più grande.
Si aspettava di trovare qualcuno qui, e infatti una voce femminile gli impose di fermarsi.
La voce aveva parlato in Sottocomune, ma aveva le cadenze musicali e insieme aspre dell’accento drow.
“Scopri il viso e dichiara le tue intenzioni!” Gli ordinò la femmina.
Daren la sbirciò di sottecchi; aveva un viso grazioso, ma banale, e non riusciva a ricordare se l’avesse già vista. L’importante era che non fosse Li’Neerlay, ma la fiera guerriera dei Cavalieri dalla Chioma Argentea non si sarebbe mai sognata di fare un turno di guardia, come i comuni mortali.
Ovviamente non era Li’Neerlay. Sollevato, Daren non accennò nemmeno a togliersi il cappuccio dalla testa.
“Percorro la via segreta.” Rispose invece. “Non puoi vedere il mio volto, perché non è rischiarato dalla luna.”
La drow sgranò gli occhi a queste parole, ma non mosse obiezioni quando lui passò oltre. Era nuova nel tempio, non aveva mai visto prima un Incognito, ma come tutti sapeva della loro esistenza. Il maschio aveva recitato le parole giuste, quindi lei gli cedette il passo senza indagare sulla sua identità.

Daren superò allo stesso modo un altro posto di guardia, poi senza preavviso il suo cunicolo sbucò in una caverna incredibilmente ampia. Un tempo era stata una città, una enclave netherese che si era schiantata al suolo sprofondando nel terreno; parte di essa si trovava dove ora c’era la cava di Skullport, parte invece si era distaccata ed era crollata un po’ più a nord-est, creando la caverna dove lui si trovava ora. Delle case dell’epoca non era rimasto nulla, probabilmente si erano polverizzate già all’impatto, e la caverna era rimasta vuota e spoglia per millenni. Di recente, quella zona era stata colonizzata dalla chiesa di Eilistraee, che in realtà già la pattugliava da secoli. Ora avevano costruito dei veri e propri edifici, notò Daren con una certa curiosità. I lavori erano iniziati otto anni prima e sicuramente tutto ciò che serviva era già stato creato, ma sembrava che il tempio si stesse espandendo ancora.
Ottimisti, si disse con un sospiro. Non era sua intenzione essere sarcastico, ma la sua natura lo imponeva.
Qualcuno gli rivolse occhiate sospettose mentre si muoveva fra gli edifici, ma lui proseguì dritto fino al tempio vero e proprio, ignorando la piccola folla di drow, mezzi-umani, halfling e altri disperati.

La sacerdotessa che cercava, la potente e famosa Qilué Veladorn, era impegnata in un concilio di guerra. Il piccolo tempio nel quartiere delle sacerdotesse era aperto ai fedeli, sebbene non avrebbe mai potuto contenerli tutti, ma le stanze private dietro l’altare no.
Non che fosse una cosa strana. Il culto di Eilistraee aveva più nemici che amici, sia nella città sotterranea che nei suoi dintorni.
Chi saranno i nemici stavolta? Di nuovo i mostriciattoli di Ghaunadaur? O quei seguaci di Selvetarm che stanno muovendo i primi passi nell’Undermountain? Oppure ci buttiamo sul classico, i cultisti di Lolth? Di sicuro c’è l’imbarazzo della scelta. Ah, perché non gli Agenti dell’Occhio, se si sono dati nuovamente al traffico di schiavi?, forse questo è il periodo in cui arrivano le carovane da sud. Beh, in quel caso, sarà meglio non chiedere; essere un Guardiano mi causerebbe un conflitto di interessi.
Daren attese con calma che la sacerdotessa terminasse il suo incontro privato con i suoi consiglieri e collaboratori stretti. Lui non aveva nessuna autorità per pretendere l’attenzione della sacerdotessa, e in realtà non aveva nemmeno fretta, perché terminare questa fase del piano avrebbe significato dover andare a cercare gli illithid.

Quando finalmente le porte delle stanze private di Qilué si aprirono e lei e le sue consigliere uscirono, Daren si fece avanti e accennò un inchino davanti alla bella drow.
“Signora, una parola?” 
Qilué lo guardò con aria sorpresa, ma non contrariata. Aveva riconosciuto la voce.
“Ma certo. Seguimi, ho un po’ di tempo.” Gli fece cenno di entrare nelle stanze da cui lei era appena uscita.

Solo quando furono all’interno, lontani da occhi indiscreti, Daren abbassò il cappuccio scoprendo il suo viso.
“Sono lieta di vederti.” Esordì la religiosa. “Non avevamo tue notizie da…” la sua voce si spense lentamente, soffocata dall’imbarazzo. Una strana sensazione, per lei.
“Questo benvenuto mi sorprende, pensavo di non esservi più utile ormai.” Rispose il drow, in tono più amaro di quanto avesse voluto. Si rimproverò mentalmente; non si era spinto fin lì per litigare con la sacerdotessa.
Qilué gli rivolse lo stesso sguardo di compatimento che, alcuni mesi prima, gli aveva fatto andare il sangue alla testa per la rabbia.
Beh, di certo non mi sta rendendo le cose facili!
“Non sono qui per discutere ulteriormente le tue decisioni passate, o quelle di chicchessia.” Mise subito in chiaro. “Puoi crederci o no, ma io ho una vita al di fuori di questo dannato tempio.” Sbottò. 
“Lo spero.” Sussurrò lei, con un sorriso gentile. Daren dovette lottare per tenere a freno la rabbia.
Sì, è vero, ho una vita soprattutto grazie a te. Ma se tu fossi così pignola da rimarcarlo, almeno potrei odiarti, invece per me hai solo quello sguardo di compatimento. Rimuginò, occhieggiando la femmina con tutto il rancore che si era concesso di provare. Non era più arrabbiato con lei, non come lo era stato i primi tempi, ma la donna lo aveva deluso e questo non poteva essere cancellato, di certo non dall’inutile gentilezza di Qilué. Se tu me lo avessi detto fin dall’inizio che ero solo uno strumento l’avrei accettato. Sono un maschio drow, sono stato educato per essere uno strumento. Ma farmi credere che eri migliore e poi usarmi, è stato meschino. 
“Sono qui perché ho bisogno che tu tenga questo.” Porse alla sacerdotessa il cilindro di cuoio che conteneva le mappe disegnate da Lizy. “Contiene dei documenti segreti che non devi assolutamente leggere, per la tua sicurezza. Se tutto va bene, fra un mesetto o anche meno sarò di ritorno e mi riprenderò questo oggetto. Se però io dovessi morire a breve, voglio che tu faccia delle copie di questi documenti, anche con la magia se serve, e voglio che vengano appesi ad ogni angolo di Skullport. Non fate sapere a nessuno chi li ha appesi, perché sono informazioni pericolose.”
Qilué Veladorn prese il cilindro che il guerriero le porgeva. Per un momento lui credette che fosse sul punto di obiettare qualcosa, ma poi si limitò ad annuire.
“Se tu dovessi morire, come potrei saperlo?”
Daren scrollò le spalle davanti a quella domanda stupida.
“Immagino che la dea saprebbe dirtelo.”
“Lo saprebbe?” Insistette lei. Daren colse una punta di speranza nel suo tono di voce. All’improvviso comprese il motivo di quella domanda.
“Non è così facile sradicare qualcosa dal proprio cuore.” Ammise a bassa voce. “E nonostante il mio risentimento, io capisco le sue ragioni e le tue. Il pragmatismo è qualcosa che conosco bene. Solo… non me lo aspettavo, e mi ha fatto male.”
Qilué rimase senza parole a questa ammissione. Il guerriero non le aveva mai parlato in questo modo, a cuore aperto, o almeno non più dall’ultima volta in cui qualcosa lo aveva profondamente turbato. Ma era stato prima di Li’Neerlay, prima della bambina, prima che la sua stessa dea decidesse di agire alle sue spalle.
Qilué stava per dire qualcosa, ma la porta delle sue stanze si spalancò senza preavviso.

“Qilué, stanno arrivando! Li hanno visti scendere al terzo livello! Sono…” la femmina drow che era appena entrata si congelò e la sua voce si spense all’improvviso quando vide chi c’era insieme alla sacerdotessa.
Daren ricambiò il suo sguardo cauto e colmo di disagio, sentendosi più o meno allo stesso modo. 
“Che cosa ci fai qui?” Gli domandò la donna, in tono gelido.
“Anche per me è un piacere vederti, Li’Neerlay.” Ironizzò lui, rivolgendole un inchino esagerato.
“Se sei qui per vedere la bambina, sai che non te lo permetterò.” Chiarì subito lei. “A meno che tu non…”
“Che io non converta il mio piccolo cuore oscuro alla bontà e alla gentilezza, lo so.” Rispose Daren, accennando una risata. “Sei così divertente. Pensi che mi importi qualcosa di te o di quella piccola, inutile creatura.” Mia figlia, lo corresse una vocina nella sua mente, ma il suo volto rimase impassibile e fermo in quella smorfia di pacifica derisione. “Un giorno smetterai di giocare con le bambole, capirai che non sei nemmeno una vera guerriera e che il mondo non è il posto idilliaco che pensi tu. Se quel giorno vorrai venire da me a implorare protezione, sarà meglio che la tua bella bocca produca qualcosa di meglio che sciocche parole sulla bontà e sulla giustizia.”
Li’Neerlay boccheggiò in silenzio per alcuni secondi, incapace di credere che lui avesse davvero detto quello che lei aveva sentito. “Come… come osi, tu, per chi mi hai preso…?”
“Per una prostituta. Non è quello che sei?” Rincarò lui.
“Adesso basta!” Intervenne Qilué, mettendosi in mezzo fra i due. “Tu, maschio, non mi interessa quale affare sei venuto a proporre, nessuno può parlare in questo modo ad una sacerdotessa!” Lo rimproverò, inventando al volo una storia di copertura per la sua presenza lì. “E tu, mia cara amica, per favore attendi che io abbia terminato di parlare con costui. La tua presenza qui tira fuori il peggio del suo linguaggio, è evidente.”
“Ma che interesse può avere qui uno come lui…?”
“Mi dispiace, Li’Neerlay, ma devo chiederti di fidarti di me e basta.” Le ribadì la somma sacerdotessa, gentilmente ma con fermezza.
E certo. Tutti devono fidarsi di te. Pensò Daren, riflettendo sull’ironia di quella rivendicazione.
Li’Neerlay gli rivolse un ultimo sguardo stizzito e se ne andò, ma non prima di avergli ricordato che sarebbe stato molto meglio per la sua anima cercare il perdono e il pentimento fintanto che era ancora in vita.
Daren la guardò uscire, e giudicò che fosse molto arrabbiata dalla forza con cui si sbattè la porta alle spalle.
Odio i Cavalieri dalla Chioma Argentea.” Mugugnò. “Riescono a essere bigotti perfino se la loro dea è nominalmente uno spirito libero.”
“Li’Neerlay non è bigotta.” Qilué cercò di calmarlo. “Come le sue compagne e i suoi compagni, è solo convinta che seguire una via del Bene sia la cosa migliore che una persona possa fare, per sé stessa e per gli altri. Crede in un mondo migliore, come me.”
Daren le rivolse uno sguardo vuoto.
“Il vostro ottimismo è una cosa che non ho mai condiviso nemmeno in tempi migliori, figuriamoci ora.”
Qiluè sospirò, poi andò a riporre il cilindro porta-pergamene in uno scrigno munito di lucchetto. “Mi dispiace. Lei non può sapere che sei un Incognito.”
“No, ovviamente. Questa è la definizione di Incognito.” Riconobbe lui. “Ma non puoi nemmeno chiedermi di provare rispetto per una donna che ha giaciuto con una persona che disprezza e che ritiene malvagia, solo perché la sua dea glie l’ha chiesto. O perché tu glie l’hai chiesto.”
Qilué scosse la testa, e nei suoi occhi tristi il guerriero vide uno sguardo quasi di scusa.
“Noi dobbiamo fare quello che Lei ci chiede, perché confidiamo sempre che sia per il meglio.” Spiegò semplicemente, aprendo le braccia in un gesto di religioso abbandono. “Ho dedicato tutta la mia vita a seguire le indicazioni della dea, forte in questa mia convinzione.”
Daren era un maschio drow, la creatura più lontana che ci sia dall’idea di devozione sacerdotale. Nella cultura della sua città natale, Menzoberranzan, i maschi venivano attivamente scoraggiati dal tentare qualsiasi approccio ai misteri divini, e questo si traduceva in una grande limitazione al loro potere sociale e personale. Solitamente i maschi drow vivevano invidiando le femmine dalla culla alla tomba; ma sentendo quel discorso accorato, Daren si ritrovò a pensare che essere destinate alla casta sacerdotale fosse più una maledizione che una fortuna.
Dopotutto, se non puoi dire di no a una divinità, a cosa serve poter dire di no in generale? 


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Nota: i Cavalieri dalla Chioma Argentea (Silverhair Knights) sono effettivamente una Classe di Prestigio comparsa su Dragon #315, c'è una breve descrizione qui.
Gli Incongniti invece sono una mia invenzione, non una Classe di Prestigio ma semplicemente i membri della chiesa che, dovendo svolgere spesso missioni come spie o infiltrati, è meglio che rimangano sconosciuti anche agli altri fedeli. Gli Incogniti sono spesso Ladri, qualcuno può essere un Agente Divino o simili CdP basate sulla furtività. Sebbene possano essere sia buoni che neutrali, gli Incogniti spesso sono più capaci di scendere a compromessi rispetto alle sacerdotesse, ai Silverhair Knight o alle Danzatrici della Spada

           

   
 
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