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Autore: NPC_Stories    14/02/2018    1 recensioni
Dee Dee è una giovanissima elfa mezza-vampira. Quando si rende conto che nel mondo sembra non esserci posto per lei, decide di andare nel luogo che identifica come la patria dei reietti e dei mostri: la città sotterranea e multiculturale di Skullport.
Solo che per arrivarci dovrà affrontare numerose sfide che potrebbero affinare le sue abilità e rafforzare il suo carattere, ma potrebbero anche distruggere il suo spirito. Sulla sua strada incontrerà un riottoso compagno di avventure, un elfo scuro con un attaccamento morboso verso la città sotterranea.
Riuscirà la giovane dhampir a superare le sue prove, e soprattutto a dimostrare al suo nuovo compagno che è abbastanza forte per sopravvivere in una città di criminali? Riuscirà lui a mantenere la distanza che vorrebbe mantenere?
.
Spoiler: niente romance. La differenza di età la renderebbe una cosa creepy.
Nota: come al solito sono tutti personaggi originali, tendenzialmente la storia non tratta di personaggi famosi dei Forgotten Realms, anche se può capitare che vengano citati o che compaiano a spot in un capitolo o due.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Forgotten stories of the Forgotten Realms'
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1363 DR: Di come Steekaz, il famoso goblin esploratore dei molti mondi, entrò in possesso della Chiave di Endamion che cambiò il corso della sua vita futura


Tuyy non era tranquillo. I due guardiani gli avevano promesso che non sarebbero partiti senza di lui, ma promettere è facile e ormai erano passati due giorni.
Non avrei dovuto fidarmi di due non-desmodu. Si rimproverò il guerriero, imbronciato e infastidito. 
Dee Dee lo raggiunse poco dopo. Aveva imparato in fretta a muoversi nell’insediamento desmodu. Loro si spostavano fra le diverse piattaforme grazie alla loro capacità di tendere le loro membrane di pelle e usarle per planare, oppure arrampicandosi facendo presa sulle rocce con i loro possenti artigli; lei non aveva né membrane né artigli, ma era sempre stata capace di arrampicarsi abbastanza bene e nelle settimane precedenti aveva dovuto affinare questa sua dote.
“Stai bene, cucciolo.” La salutò Tuyy. Lei aveva imparato che i desmodu salutavano i loro simili prendendo atto del loro stato di salute. Convenevoli come “buongiorno” non avevano senso per la loro cultura, visto che i loro giorni erano sempre uguali, dedicati alle stesse attività.
“Anche tu ftai bene, Tuyy. Ma perché non vuoi imparare il mio nome?”
“Cuccioli non hanno nome. Solo adulti.” Rispose stringatamente lui, e in tono un po’ supponente.
“Io non diventerò più alta di cofì!” Protestò lei.
Questa volta il grosso guerriero abbassò il volto al suo livello per guardare negli occhi Dee Dee. Il suo fiato sapeva leggermente di muschio e di cose dolciastre.
“Guardiani bassi come te, ma adulti. Adulto sopravvive da solo. Cuccioli e anziani non fa. Tu odore di paura, tu sa che non sopravvive da sola. Guardiano nero tratta te come cucciolo, Tuyy sente da suo odore.”
Dee Dee gli rivolse uno sguardo offeso. “Venendo qui ho incontrato un vero cucciolo. Non fapeva nemmeno tenere in mano una fpada, ho dovuto riportarla dai fuoi genitori tenendola per mano, e il guardiano nero me l’ha fatto fare, da fola.”
Tuyy si raddrizzò, tornando a guardarla dall’alto dei suoi nove piedi di statura.
“Tu cucciolo di guerriero. Molto meglio di cucciolo normale. Quasi come adulto. Ma non come adulto-guerriero. Cucciolo di guerriero più pericolo di adulto che raccoglie muschio. Cucciolo di guerriero più tempo ancora per diventare adulto che sopravvive da solo.”
Dee Dee ci mise un po’ a processare quel discorso costruito alla meno peggio, ma alla fine comprese quello che lui voleva dirle: aveva scelto uno stile di vita che la esponeva a rischi maggiori rispetto a un comune cittadino o agricoltore, quindi avrebbe dovuto dimostrare di valere più di essi prima di essere considerata adulta.
Ma che fregatura! Pensò fra sé e sé, sbuffando.

Più tardi, quello stesso giorno, Lizy e Daren tornarono al villaggio desmodu. Tuyy accolse il loro arrivo come una gradita sorpresa; ormai non ci sperava più.
“Guardiani ora parte con Tuyy a cercare mostri-tentacoli.” Esordì, vedendoli arrivare.
“Buongiorno anche a te.” Rispose Lizy, che era già di cattivo umore per essere stata lasciata all'oscuro dei piani del drow.
“Tuyy porta sua lunga lancia e infilza mostri-tentacoli come verme su spiedo.”
Daren rabbrividì per il disgusto davanti alle abitudini alimentari del desmodu, e con il pollice destro sfiorò l'anello magico che indossava sempre all'anulare: gli forniva ogni giorno le energie di cui aveva bisogno, sopperendo al bisogno di nutrirsi, cosa di cui nel Buio Profondo non avrebbe mai fatto a meno. Non era più abituato al “cibo” del sottosuolo e ormai lo trovava pessimo.
“Tuyy porta lunga lancia per combattere i mostri che troveremo lungo la strada.” Lo corresse il drow. “Ma se ti azzardi ad attaccare gli illithid senza il mio permesso, rovinando il mio piano, l'ultima cosa che farò prima di morire sarà infilarti quella lancia nel culo e castrarti da dentro con una improbabile manovra a uncino.”
Lizy si girò di spalle, coprendosi la bocca per nascondere una smorfia di disgusto. Aveva un'immaginazione troppo vivida.
Tuyy non prestò orecchio alla minaccia, o forse la sua comprensione del Sottocomune era troppo limitata.
“Piccoletto nero grande guerriero, ma non può impedire Tuyy di salvare sua tribù. Tribù è tutto.”
Già… che bella idea, cercare di intimidire un paladino. Dannazione, so fare meglio di così. Si rimproverò il drow. Come diavolo si faceva a comunicare con qualcuno senza intimidire o usare il sarcasmo, che tanto non lo capisce? Uhm…
“Attaccare direttamente gli illithid sarebbe un suicidio tattico. Lasciami tentare a modo mio, se fallirò e non riuscirò a recuperare la tua tribù potrai attaccarli con la tua lancia.” Propose. Anzi, per la verità suonava più come un ordine.
Il grosso uomo-pipistrello annuì, accettando quelle condizioni. Sembrava intimamente convinto che si sarebbe arrivati allo scontro fisico, comunque.
“Partiremo subito.” Decise. “Abbiamo già perso abbastanza tempo. Dee Dee, ho bisogno che tu mi restituisca il mantello che ti ho prestato.” Tese una mano verso la giovane dhampir, in attesa.
Dee Dee si strinse nel mantello, incerta. “Ma… avrò freddo fenza…”
Daren però era preparato a questa obiezione e a Skullport aveva fatto spese. Si tolse il suo nuovo zaino dalle spalle e ne estrasse un mantello nuovo.
“Prendi questo. Ti terrà al caldo, è fatto apposta.” 
Dee Dee si avvicinò cautamente e prese il mantello che il drow le porgeva. Era morbido e non pesava più di quello che aveva ora, ma era spesso e soffice e sembrava molto caldo. Arrossì leggermente per l'imbarazzo di ricevere un ennesimo favore.
“Grazie ma… perché?”
Daren mantenne la sua espressione neutra e distaccata. “Perché mi serve riavere il mio. È magico e mi servirá contro gli illithid. Prenderne uno nuovo e non magico per te era il metodo più veloce ed economico per risolvere la cosa, alla fine ti serve solo uno straccio per il freddo.”
Dee Dee si slacció il mantello magico e, nel toglierlo, si accorse che la sua sete di sangue stava tornando a farsi sentire con prepotenza.
Accidenti… la magia di questo oggetto mi aiutava a resistere alle tentazioni e tamponava le mie debolezze. Adesso dovrò cavarmela da sola.
Va bene, posso farcela. Posso farcela senza aiuti. È anche ora che lo faccia.

Indossò il mantello nuovo, trovandolo caldo e morbido come le era sembrato.
Non sarà magico ma non è uno straccio. Esistono animali pelosi anche nel sottosuolo, a parte i pipistrelli? Non sembrano peli di pipistrello. 
“Perché mi hai preftato un mantello magico?” Domandò sorpresa, restituendo al guerriero il suo prezioso manto.
“Perché no?” Daren scrollò le spalle. “Sei una persona da cui è facile recuperare un prestito. Non puoi esattamente rifiutarti, giusto?”
“Fuona come una minaccia.” Mormorò la dhampir, esitante.
In risposta, Daren le rivolse un sorriso inquietante e un cenno di assenso. 
Dee Dee soppresse un brivido. C'era qualcosa nel drow che la disturbava profondamente. Era quel suo comportamento incostante. A volte mi sembra quasi che abbia a cuore la mia vita. Ragionó la giovane, stringendosi le braccia intorno al corpo sotto la privacy del mantello nuovo. Altre volte lascia intendere che se facessi un passo nella direzione sbagliata potrebbe farmi molto male. Se devo basarmi sul suo comportamento finora, non mi ha mai veramente fatto nulla a parte le botte durante l'allenamento… ma quello penso sia normale. E poi vuole recuperare i desmodu, è una cosa che approvo, mi piace questa gente. Dee Dee spostò lo sguardo sulla caverna in cui era ospite, notando molti musi di pipistrelli che li guardavano dall'alto con circospezione. Si trovava bene con quella tribù pacifica e avrebbe voluto aiutarli anche lei in qualche modo. Ma quali sono le sue vere motivazioni? Che cosa sta nascondendo?
Il drow tiró fuori un altro involto dallo zaino e lo lanciò in braccio a Dee Dee. Lei lo svolse con curiosità e scoprì che si trattava di un completo nuovo di vestiti resistenti pensati per gli esploratori, con molte tasche discrete e asole rinforzate in cuoio per far passare le corde da arrampicata. In mezzo ai vestiti c'era anche un pezzo di sapone.
“Ah. E ti pareva.” Commentò con voce monocorde, rigirandosi il sapone in una mano.
“Quando tornerò non intendo andare in giro con una persona che puzza di desmodu, quindi fanne buon uso. Mi fa già abbastanza schifo che tu sia un'elfa.” Spiegó usando la lingua comune della Superficie, che Dee Dee comprendeva ma i desmodu no.
“Oppure potrefti darmi della polvere di carbone e un paio di once di carognaggine, cofí potrei camuffarmi da drow.” Ribatté Dee Dee, che non sopportava gli insulti verso il suo aspetto fisico.
Daren rimase un momento spiazzato dalla risposta, poi scrollò le spalle e sorrise come se avesse appena sentito una bella battuta. “Un paio di once… ah… che carina. Dai gente, siamo in partenza.” Schioccò le dita, richiamando all'ordine Tuyy e l’aranea.
Il grosso desmodu non vedeva l'ora di partire ed era già pronto. Come Daren si mise in cammino verso una caverna laterale, il guerriero lo seguì con entusiasmo.
“Ehi, innanzitutto non sono il tuo cane!” Sì lamentò Lizy, allungando il passo per stare in pari con gli altri due.
 
Dee Dee li guardó andare via, sentendo già una punta di nostalgia. Nonostante tutto, sperava che tutti e tre tornassero indietro vivi. Era così difficile trovare alleati nel sottosuolo.

*****


Erano trascorsi ormai due giorni di cammino nei cunicoli ed i tre esploratori si erano lasciati alle spalle da tempo il loro dungeon, spingendosi nelle zone più selvagge del Buio Profondo. Si stavano spostando verso nord-ovest e nel contempo stavano scendendo verso gallerie più profonde, molto più in basso dei nove strati dell’Undermountain che si trovavano poco al di sotto della Superficie.
La loro meta era l’insediamento illithid di Ch’Chitl, situato a circa diciotto miglia di profondità sotto alle Montagne della Spada. Se Skullport e Ch’Chitl fossero sorte all’aperto e in una tranquilla pianura, la distanza fra le due città sarebbe stata di centoventi miglia o poco meno; una strada percorribile in cinque giorni di marcia costante. Purtroppo non solo Ch’Chitl si trovava molto più in profondità, c’era anche da considerare il problema della non linearità delle strade nel sottosuolo. Un avventuriero inesperto poteva camminare per un’intera giornata nelle caverne per poi scoprire di essere finito in un vicolo cieco. Trovare la strada non era facile e non c’erano mai certezze. A volte si doveva rinunciare a percorrere una galleria “solo” perché era stata invasa da mostri antropofagi. Altre volte creature elementali o capaci di scavare la roccia modificavano la conformazione dei tunnel.
Fortunatamente, Daren sembrava conoscere la strada abbastanza bene. O comunque era bravo a lasciarlo credere.

In due giorni di strada avevano già incrociato le armi con una coppia di troll delle caverne che, a quanto pare, cercavano un posto per fare le loro cose da troll, e poi avevano evitato di stretta misura un gigantesco verme purpureo che scavava voracemente nella roccia sopra di loro. Avevano dovuto rimanere perfettamente immobili sperando che la bestia se ne andasse senza percepirli… per lo spavento Lizy si era scomposta in una marea di ragnetti e ci era voluto quasi un quarto d’ora prima che si ricomponesse.
“Come fai a essere sicuro che gli illithid che ho visto fossero proprio di Ch’Chitl?” Domandò Lizy durante una delle loro soste, mentre lei e Daren sistemavano il campo e il desmodu montava la guardia.
“All'inizio non ne ero certo.” Ammise lui. La donna gemette come un animale ferito, ma il drow continuò senza darvi peso. “Però Ch’Chitl è la città illithid più vicina a Skullport, quindi era la destinazione più probabile... e Tuyy ha cominciato a trovare delle sporadiche tracce. Un ciuffo di pelo fulvo, poi una scheggia di pietra che secondo lui si è staccata dalla punta di una lancia desmodu.”
“Non molto consistenti, come tracce.” Mugugnó lei.
“Quante tracce speri di trovare sulla nuda roccia?” Ribatté il drow, infastidito.
L'aranea era un'esploratrice abbastanza navigata e naturalmente sapeva che seguire una pista nel Buio Profondo era tutt'altro che facile, ma questo non significa che fosse soddisfatta della situazione.
Per fortuna il piccolo alterco venne interrotto dall'arrivo di Tuyy.
“Tuyy trovato questo. Credo spia.” Il desmodu teneva in mano una figuretta che si agitava e dimenava come un pesce, ma era di forma umanoide. La creaturina era bassa quanto uno gnomo ma aveva la pelle grigia, la testa un po’ troppo grossa e una fila di denti aguzzi. Un goblin delle profondità. “Piccoletto pensa che Tuyy non vede. Tuyy vede lui e vede sua strana luce. Piccoletto è magico.” Il desmodu diede uno scossone al goblin, sbatacchiandolo come una bambola di pezza.
Daren e Lizy studiarono il goblin, che aveva un'espressione infuriata e disperata insieme.
“Non vedo nessuna luce.” Ammise infine lei. “Come mai pensi che sia magico?”
“Tu non vede bene. Piccoletto ha luce intorno, brutta. Se non magico, forse velenoso.”
“E da quando le cose velenose…” cominciò Lizy, ma il drow la interruppe:
“Non è velenoso e non è magico. È soltanto malvagio. La luce che vedi è la sua aura, Tuyy; puoi vederla perché il tuo dio ti concede di riconoscere i malintenzionati… per non farti cogliere di sorpresa.”
“Guardiano nero parla di cose che non sa.” Tuyy s’irrigidí. “Non conosce dio di Tuyy.”
Daren sospirò, massaggiandosi le tempie con le mani. Non solo il modo di parlare del desmodu lo costringeva a cercare continuamente di tradurre le sue parole in concetti sensati, ma anche i concetti che esprimeva gli davano sui nervi.
“Questa è una capacità che tutte le divinità buone concedono ai loro paladini. Lo fanno per comune buonsenso. Non ho mai incontrato un guerriero consacrato che non avesse questo semplice potere.”
Il desmodu non sembrava convinto, ma mise da parte il discorso e tornò a concentrarsi sul suo prigioniero.
“Piccoletto parla vero, oppure piccoletto morto. Spia? Ladro? O vuole uccide nel sonno?”
Il goblin sputò per terra e poi rispose in un Sottocomune abbastanza rozzo e inframmezzato da imprecazioni in goblinoide: “Te brutto merda di orog lascia Muzcio! Arrrgh uccide te gola e struppa te carogna!”
Il desmodu non capì una parola e decise di rispondere sbattendo la creatura contro una parete, come avvertimento. Il goblin finì con la faccia spappolata sulla roccia e il suo naso si ruppe con un rumore raccapricciante.
“Oops.” Mormorò Tuyy. “Piccolo coso grigio troppo rompe-facile.”
“Il suo accento era tremendo e non posso assicurare di aver capito proprio tutto.” Esordì Daren in tono gentile, cercando di rendersi utile. “Ma credo che ti abbia ordinato di lasciarlo andare, altrimenti ti avrebbe tagliato la gola e poi avrebbe stuprato il tuo cadavere. Di certo, questo ci dice molto sulla sua percezione delle proprie capacità e delle proprie dimensioni…”
Lizy gemette mentre il desmodu si ingrugniva sempre di più, man mano che il drow traduceva.
“Nessuno parla così a guerriero di tribù. Piccoletto vuole che Tuyy lascia. Bene, Tuyy lascia.”
I tre avevano montato l'accampamento su una piazzola sopraelevata rispetto alla più vasta galleria sottostante. Il desmodu si avvicinò al bordo della sporgenza e lanciò giù il goblin svenuto, come un sacchetto d’immondizia. Per la forza del lancio il mostriciattolo sbatté prima contro la parete dall'altra parte del cunicolo, poi riprese la sua caduta verso il pavimento di roccia quasi sei metri più in basso.
Daren e Lizy si sporsero con discrezione a guardare.
“Secondo te è morto? Perché se è morto io me lo mangerei anche.” Azzardò l’aranea.
“Nah, mi sembra che stia ancora respirando.” Rispose il drow, che ci vedeva molto bene al buio.
“Lo sai, se tu non avessi sempre intorno queste lucine fluttuanti, attireremmo molto meno attenzioni indesiderate.” Lo rimproverò lei. In realtà era un'implicita domanda.
“Lo so.” Fu la sua laconica risposta. “Ma confido che il tuo chiacchiericcio e il passo pesante di Tuyy attirino l'attenzione molto più delle mie luci.”
Lizy prese atto della sua decisione di non scucirsi, e fece spallucce. Nell’Undermountain soltanto i folli non avevano segreti.

Dopo aver riposato un po’ per recuperare le forze e fare il punto della situazione, la strana compagnia si rimise in marcia.
Scesero dalla piattaforma e notarono che il corpo del goblin non si trovava più lì. Le tracce di sangue indicavano che se ne fosse andato sulle sue gambe, non che fosse stato trascinato via, quindi molto probabilmente era ancora vivo.
Ebbero la conferma di questo sospetto quasi un'ora dopo, quando, arrivati ad un bivio, da entrambe le strade gli si riversò addosso una marea di piccoli razziatori goblin inferociti. Dietro di loro, un hobgoblin tracotante berciava ordini alle sue truppe. Evidentemente era il capo; ogni tanto accadeva che qualche hobgoblin reietto trovasse un nuovo scopo nella vita imponendosi come re di una tribù di goblin. I suoi cugini più piccoli e codardi non erano abituati ad unirsi per ribellarsi al comando di un capo forte.
L’hobgoblin però non aveva calcolato che i piccoli e pavidi goblin erano guerrieri indisciplinati e capaci di abbattere solo avversari più deboli di loro; non avevano né la preparazione militare né la mentalità per resistere ad un contrattacco. E in quel momento, i tre avventurieri stavano falciando le sue truppe senza grande fatica.
Il grosso uomo-pipistrello li teneva a distanza con la sua lancia rudimentale ma senza dubbio funzionale. La donna umana, una cosetta bionda che lui aveva pensato di tenere come schiava di piacere, si era trasformata in un ragno gigante (facendogli subito cambiare idea su quella cosa della schiava di piacere) e aveva fatto cadere addormentati tutti i goblin che la stavano circondando. Ogni volta che un nemico provava ad avvicinarsi a lei, finiva intrappolato nelle ragnatele che sapeva lanciare con maestria.
Il drow aveva estratto due spade corte gemelle e si teneva sulla difensiva, abbattendo con un colpo chiunque fosse così folle da avvicinarsi.
L’hobgoblin guardò quello scenario con occhio critico, trasse le sue conclusioni ed optò per una ritirata strategica.
I goblin udirono il loro capo comandare la fuga e fu come se non aspettassero altro: nel giro di un attimo, gli attaccanti scomparvero con la stessa rapidità con cui erano apparsi, lasciandosi alle spalle solo una distesa di goblin svenuti, intrappolati, addormentati o morti.
Il ragno gigante che era Lizy cominciò ad avvolgere i morti nelle sue ragnatele, formando dei bozzoli. Daren ricordò il suo commento sul volersi mangiare il goblin morto e rabbrividì. Non sarebbe mai stato a suo agio vicino ad un ragno che mangiava creature umanoidi, anche se apprezzava che mangiasse solo quelle morte per mano altrui. Perché aveva tenuto d'occhio Lizy durante il combattimento e si era accorto che l’aranea usava preferibilmente delle tattiche non letali.
All'improvviso, dal nulla, un ultimo goblin uscì dal suo nascondiglio e si gettò sul drow, credendo di prenderlo alla sprovvista e di riuscire a colpirlo in qualche punto vitale. Aveva mirato alle gambe; un piccoletto intelligente, pensò Daren con stupore. Ma il drow ovviamente aveva sentito i suoi passi incerti e non si era lasciato cogliere di sorpresa. Paró l'attacco del piccolo guerriero e rispose schiaffeggiandolo alla tempia con il piatto della lama. La forza del colpo lo mandò a terra, strappandogli un patetico pigolio. Il goblin scosse la testa per allontanare lo stordimento e si rialzò per attaccare di nuovo.
“Che cosa abbiamo qui? Un goblin coraggioso?” Domandò il drow in Sottocomune, chiedendosi se il nemico capisse la lingua.
“A me sembra un goblin ostinato.” Intervenne Lizy, di nuovo in forma umana. “Buttalo giù e andiamo via.”
Daren però non le diede retta e permise al goblin di attaccarlo ancora, limitandosi a parare i colpi. Alla fine si stancò di quel gioco e, con una mossa esperta, intrappoló la spada del mostriciattolo fra le sue due lame e la strappò dalla sua presa. La spada cadde a terra con un rumore metallico, rimbombando nel silenzio.
Contro ogni possibile aspettativa, il goblin ringhiò e attaccò l'elfo scuro a pugni.
“Un goblin pazzo, allora.” Riconobbe il drow. Il piccoletto era talmente minuto che Daren riuscì a tenerlo a distanza semplicemente mettendogli una mano sulla fronte.
“Voi ucciso tribù di Steekaz!” Ringhiò il goblin, in un Sottocomune quasi passabile. “Steekaz guerriero di tribù non ferma finché voi morti!”
“Oh piantala.” Il drow lo spinse via e il goblin caracolló indietro, finendo di nuovo per terra. “La maggior parte dei tuoi compagni sono ancora vivi.”
“Allora loro vede come grande guerriero Steekaz uccide voi e diventa primo guerriero di tribù.” Rincaró il goblin, ripartendo all'attacco. Stavolta Tuyy si fece avanti e lo afferrò per una gamba, sollevandolo a testa in giù.
“Cosa è tu, scemo di villaggio?”
Il goblin indossava un elmo di recupero che ricordava vagamente una pentola, e che era evidentemente troppo grande per lui. Quando si ritrovò appeso a testa in giù, l'elmo penzoló per un attimo e infine cadde.
“Sei un bambino.” Osservò Daren, guardando meglio il goblin. “Per questo sei così minuto.”
“Steekaz nove anni! Guerriero di tribù.” Insistette il piccoletto, dimenandosi.
“I goblin non raggiungono l'età adulta fino ai quindici anni. Ma capisco che tu sappia a malapena contare.” Obiettò il drow. “Tuyy, lascialo andare.”
“Tuyy lascia andare piccoletto come prima lascia andare altro? Contro parete?”
“No. Mettilo a terra e basta.” Lo fermò il drow, prima che il desmodu sbattesse il goblin come uno straccio.
“Piccoletto continua ad attacca. Se Tuyy lascia andare contro parete, forse smette di fare idiota.”
“Non puoi farlo. Ha cercato di uccidermi quindi ora è mio. Mettilo giù.”
Tuyy lo mise giù con una certa delicatezza, ma continuò a tenerlo per una spalla.
“Non può lui tuo. Avere schiavi sbagliato.”
“Non è il mio schiavo. Lui è il mio… uh…” il drow guardò il piccoletto riflettendo velocemente. Poi schioccò le dita, frugò nella sua scarsella e tirò fuori una vecchia chiave di metallo legata ad una cordicella di cuoio consunta. Mise la cordicella intorno al collo del goblin, lasciando che la chiave gli penzolasse all'altezza dell'ombelico. “Lui è il mio portachiavi.”
Seguí un silenzio basito da parte dei suoi compagni.
“Cosa è porta-chiavi?” Domandò il desmodu.
“Una cosa che viene attaccata a una chiave per poterla identificare velocemente. Di solito un portachiavi è piccolo ma facile da afferrare, colorato o comunque riconoscibile.”
“E tecnicamente questo goblin rientra nella descrizione.” Convenne Lizy, che sembrava molto divertita dall'intera vicenda.
Il desmodu non era convinto, ma non mosse altre obiezioni e lasciò andare il goblin.

Steekaz, incurante di essere stato nominato portachiavi ufficiale del drow, raccolse rapidamente la sua spada, diede un ultimo calcio alla caviglia di Tuyy e scappò verso uno dei tunnel.

“Il tuo portachiavi ha preso il largo, drow.” Commentò Lizy con flemma.
Daren scrollò le spalle. “Capita spesso di perdere un portachiavi. Non importa, non valeva molto.”
“Ma quella chiave?”
“Ah boh. Negli strati superiori dell’Undermountain c'è un lichene appiccicoso che copre un’area vasta come… come Tuyy, così a occhio. Si sposta lentamente da una stanza all'altra e spesso gli restano attaccati piccoli oggetti. Mi piace vedere cosa trasporta, sono come vestigia di avventurieri sconosciuti. In un paio di mesi ho raccattato cinque monete di rame, un bottone e quella chiave.”
“Quindi non sai cosa apra…”
Daren fissò lo sguardo nel tunnel dove il goblin era sparito. “No. Potrebbe essere qualsiasi cosa, uno scrigno del tesoro o una porta di una città lontana… o forse la cintura di castità di una persona morta da tempo. Chi lo sa. Più probabilmente non apre nulla. Mi piaceva la sua fattura elaborata e l'ho presa.”
“Ti piace una cosa inutile e la prendi? Sei proprio uno spazzino.”
“Ammetto le mie debolezze.” Disse il drow in segno di resa, incrociando le braccia sul petto. “È anche il motivo per cui giro con la dhampir.”
Lizy rise alla sua battuta, anche se la giudicò piuttosto meschina.

Steekaz il prode guerriero goblin corse lungo il tunnel in direzione del suo villaggio, ma progressivamente cominciò a riconsiderare quella decisione. Il suo villaggio era composto da pusillanimi che obbedivano a uno schifoso hobgoblin e non sapevano combattere in trenta contro tre nemici. Steekaz non aveva una così grande padronanza dei numeri ma nella sua mente il concetto era ben chiaro: il suo era un villaggio di incapaci.
Steekaz deve trovare un villaggio migliore, decise. Steekaz si avventura nelle gallerie e trova nuovo villaggio.
Devió dal suo cammino, cominciando a procedere a caso verso zone inesplorate. A modo suo era davvero lo scemo del villaggio.
Presto avrebbe cominciato a sentire i morsi della fame e l'arsura della sete, e avrebbe compreso che la sua idea era stata una follia… ma non ne ebbe il tempo. Un'altra creatura sentiva i morsi della fame e aveva individuato nel goblin un ottimo spuntino. La belva, simile a un grosso felino con troppe zampe, rimase acquattata su una sporgenza seguendo con lo sguardo ogni mossa del piccoletto. Stava per saltargli addosso quando, per somma fortuna di Steekaz, un pezzettino di roccia friabile cedette sotto gli artigli della bestia e rimbalzò a terra, attirando l'attenzione del goblin.
Steekaz alzò lo sguardo e vide la bestia. Veloce come solo un goblin terrorizzato può essere, scattò in avanti in una fuga disperata. L'animale fu subito alle sue spalle, raggiungendolo in pochi balzi, ma Steekaz si buttò a terra e rotolò di lato, dove aveva visto un buco nel pavimento. Per sua fortuna il buco si rivelò essere un pozzo dalle pareti irregolari e il goblin un po’ rotoló e un po’ cadde verso il fondo.
Il pozzo era profondo solo tre metri, e la bestia aveva due lunghi tentacoli uncinati che le sporgevano dalle scapole. Infilò uno dei tentacoli nel pozzo, cercando di agganciare il goblin; lo mancó di stretta misura. Steekaz rispose menando una spadata contro il tentacolo, ma in quell'ambiente stretto non riusciva a maneggiare bene una spada che per lui era lunga, e anche se riuscì a colpire la preda non era in grado di scalfire la sua pelle coriacea.
È la fine. Si rese conto. Steekaz mai grande guerriero. Oh, come Steekaz vuole essere altrove...
In quel momento, la chiave che portava al collo si illuminò di una luce fioca, come se si fosse svegliata da un lungo sonno. Accanto a Steekaz un intero pezzo di parete rocciosa si illuminò e divenne inconsistente. Steekaz provò a toccarla con una mano e con grande sorpresa vide che la mano affondava laddove avrebbe dovuto esserci solida pietra. Il goblin venne risucchiato all'interno del portale magico, senza capire cosa stesse succedendo.
Ma questa è un'altra storia.


           

   
 
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