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Autore: MonicaX1974    29/01/2018    2 recensioni
Harry e Chloe.
Lui deluso dalla vita, lei con un immenso dolore nel cuore.
Lui pensa solo a divertirsi, lei cerca di ritrovare la speranza.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Busso alla porta un paio di volte dopo essere stata invitata a farlo da Claire, la gentilissima segretaria che mi ha accolta poco fa, e apro la porta quando dall'interno sento un avanti pronunciato a voce alta.

"Ciao Chloe!" Lo guardo infilarsi la giacca e venirmi incontro. Chiudo la porta e faccio qualche passo verso di lui.

"Buongiorno dottor Styles." Gli sorrido mentre lui allunga una mano nella mia direzione che io mi affretto a stringere.

"Ci sarà la possibilità, prima o poi, che tu mi dia del tu?" Mi chiede avvicinandosi alla porta alle mie spalle.

"Non fino a che lei sarà il mio capo." Jordan non fa in tempo a dire altro che la porta del suo ufficio, viene aperta all'improvviso facendomi voltare in quella direzione.

"Cosa c'è adesso Harry?" La voce esasperata di Jordan mi porta a sorridere per la sfrontatezza di suo fratello minore che non si decide a bussare alla porta di questo ufficio.

"È con lei che avevi un impegno?" Harry si rivolge a suo fratello indicandomi con un dito.

"Sì... per caso è un problema?" Gli chiede con un mezzo sorriso che non riesco ad interpretare mentre abbottona la giacca in vita.

"Non per me..." Sorride anche lui ed io inizio a non sopportare più questa situazione quando lo vedo rivolgersi un'altra volta a suo fratello maggiore. "È lei che..."

"Scusate!" Lo interrompo con un tono di voce decisamente infastidito. "Potreste evitare di comportarvi come se io non ci fossi?" Il mio sguardo si alterna tra i due fratelli Styles che continuano a sorridere in modo strano ed io sono incerta sul quale dei due prendere a schiaffi per primo.

"Harry, Chloe ha ragione, non siamo stati molto carini nei suoi confronti, e... io e lei dobbiamo andare adesso..." Jordan si avvicina a me restando con lo sguardo fisso su suo fratello che è ancora sulla soglia dell'ufficio. "...la vedrai tra poco comunque... è lei che si occuperà del tuo appuntamento con il signor Picard." Harry resta in silenzio, ma ci osserva mentre lo superiamo per uscire dall'ufficio.

Dovevo immaginarlo che avrei dovuto lavorare di nuovo a stretto contatto con Harry e, per quanto una parte di me sia contrariata per la notizia appena ricevuta, l'altra parte, quella più irrazionale e istintiva, sta facendo i salti di gioia ed io sto faticando parecchio a tentare di trattenere quell'entusiasmo che vorrebbe prendere il sopravvento.

"Scusa per prima, e ti chiedo scusa anche da parte di mio fratello", mi dice Jordan affiancandomi non appena entriamo in ascensore.

"Non fa niente." Non lo guardo. Tengo gli occhi dritti davanti a me senza guardare niente in particolare, è solo che voglio sfuggire allo sguardo di Jordan, tanto simile a quello di Harry.

"Grazie comunque, per esserti presentata con così poco preavviso." Sorrido per educazione alle sue parole, perché mi sento piuttosto nervosa per tutto quello che sta succedendo, ma essere educata e gentile con Jordan mi viene spontaneo.

Sono così diversi loro due, che se non fosse per la notevole somiglianza fisica, inizierei persino a dubitare che siano davvero fratelli.

"Ho un contratto che lo prevede, ma mi fa piacere esserle utile dottor Styles." Lui sorride alzando gli occhi al cielo, l'ho notato osservandolo con la coda dell'occhio, e il suo atteggiamento fa spuntare un piccolo sorriso sulle mie labbra.

Arriviamo al piano terra, e continuo a camminare al suo fianco sotto lo sguardo curioso dell'oca bionda alla reception alla quale mostro il mio sorriso sarcastico e la soddisfazione che provo nel vedere la confusione sul suo viso, è impagabile.

Non mi ha vista entrare, non ho il suo stupido pass con scritto visitatore, e sto camminando fianco a fianco del vice presidente, nonché gran bell'uomo, della società per la quale lei lavora. Mi volto in avanti, continuando a sorridere compiaciuta quando Jordan apre per me la porta per uscire. Credo che la bionda si stia mangiando le unghie per l'invidia.

"Grazie", gli dico precedendolo all'esterno del palazzo.

Lui cammina verso l'auto di fronte a noi, la stessa che mi ha portato fino qui. James, l'autista, è pronto ad aprire lo sportello a Jordan che lo ringrazia per poi salire sul sedile posteriore. Salgo anch'io, sentendomi leggermente a disagio per tutte queste attenzioni, soprattutto quando è James a chiudere il mio sportello.

"Abbiamo un tavolo prenotato in un ristorante qui vicino", mi dice lui, mentre l'autista fa il giro dell'auto per andare a sedersi al posto di guida.

"Alla mia amica piacerebbe tutto questo", mi lascio sfuggire senza pensarci. Hazel è sempre stata un tipo da vestiti alla moda, eleganti, con l'uomo che ti tiene aperta la porta, o ristoranti raffinati e bicchieri di champagne. Già me la vedo, seduta al mio posto con Jordan che le fa da cavaliere, sarebbero bellissimi insieme.

"Vorrà dire che la prossima volta inviterò anche lei", non rispondo al suo commento per non dovergli stare a spiegare che lei vive a Montreal, e tutto il resto che ne verrebbe di conseguenza. Sono diventata davvero chiusa, ma è meglio così. Alla fine gli sorrido restando ad ascoltarlo parlare del più e del meno, del suo lavoro fino ad arrivare davanti al locale che lui ha scelto.

Non c'è ombra di parcheggio da queste parti, la macchina accosta quasi accanto all'ingresso, poi, io e Jordan scendiamo mentre lo sento dire all'autista di tornare tra un'ora. Ci avviciniamo alla porta, che lui apre di nuovo per me, permettendomi di precederlo. Una donna molto elegante, ci viene incontro sorridendo in maniera troppo accentuata quando vede l'uomo al mio fianco.

"Dottor Styles benvenuto, le abbiamo riservato il solito tavolo. Prego, di qua." La donna ci fa strada attraverso i tavoli già quasi tutti occupati.

Mi piacciono i colori di questo posto, regna il bianco e l'oro dando molta luce al locale. Alle finestre, solo un paio di semplici ghirlande verdi con qualche fiore rosso, segno che il Natale si sta avvicinando anche se continuo ad evitare di pensarci.

"Grazie Michelle", le dice lui quando lei ci fa accomodare in una piccola saletta privata dove c'è un solo tavolo e due sedie accanto ad una grande finestra. La donna ci sorride e si allontana, poi, Jordan sposta una sedia per me, invitandomi a prendere posto. Gli sorrido per il suo gesto galante, ma non mi piace essere così al centro dell'attenzione. Soprattutto per il fatto che sono assolutamente in grado di prendermi la sedia da sola, ma si tratta di Jordan, posso accettarlo.

"Sei mai stata qui?", mi chiede dopo aver preso posto di fronte a me mentre si appresta ad aprire il menu.

"No" Prendo anch'io la lista delle vivande che non prevede prezzi accanto al piatto corrispondente.

"Dirò ad Harry di portarti" Sgrano gli occhi alla sua affermazione, ma non faccio in tempo a rispondergli che lui inizia a parlare di altro. "Per l'incontro di oggi con il signor Picard, sai già come comportarti. Non è molto diverso da come si è svolto quello con il signor Hernandez." Parla veloce mentre i suoi occhi scorrono su e giù su quel foglio che tiene tra le mani, senza darmi la possibilità di intervenire. "Avrei però anche un'altra proposta da farti." Smette di parlare, portando il suo sguardo nel mio, in attesa di un mio cenno.

"Una proposta?" Chiedo perplessa.

"Stiamo parlando sempre di lavoro Chloe", mi sorride quasi divertito dalla mia reazione, per poi continuare a parlare. "...ma prima vorrei ordinare." Torna a leggere l'elenco delle portate, ed io faccio lo stesso, ma molto più disorientata di quanto non lo fossi poco fa.

I due fratelli Styles mi faranno diventare matta!

Arriva un cameriere che non so chi abbia chiamato, forse hanno qualche tipo di protocollo che seguono di cui io non sono a conoscenza, ma non importa in questo momento. Mi limito ad ordinare, seduta composta, osservando Jordan e i suoi atteggiamenti signorili. Potrebbe risultare elegante anche con un hot dog in mano mentre passeggia per strada.

Consegna poi i menu al ragazzo che si allontana con le nostre ordinazioni, poi, incrocia le braccia sul bordo del tavolo ed inizia immediatamente a parlare. "Il signor Hernandez, che tu hai conosciuto, ha raggruppato un gruppo di investitori interessati ad investire con noi. Ma spostarsi tutti insieme per loro non è così conveniente, però l'affare ci interessa parecchio. Abbiamo quindi deciso che saremo noi ad andare da loro per esporgli i nostri progetti." Lo ascolto attentamente, senza perdere nemmeno una parola. "Questo contratto è molto vantaggioso per la nostra società e ci teniamo particolarmente che vada in porto perché potrebbe portare maggiori entrate, e anche ad un'eventuale ampliamento della nostra clientela in Europa." Si sposta all'indietro, appoggiandosi delicatamente allo schienale della sedia rivestita con un tessuto color oro.

"E quale sarebbe il mio ruolo in tutto questo?" Credo di averlo capito, ma sembra davvero inverosimile che con tutte le persone che conoscono abbiano scelto proprio me per un lavoro così delicato.

"Vorremmo che fossi tu l'intermediaria linguistica per il nostro portavoce e che andassi con lui a Madrid per portare a termine il contratto." Resto a guardarlo con gli occhi spalancati per la sorpresa, perché, anche se l'avevo intuito, sentirglielo dire mi ha comunque sorpresa.

"Io... non so cosa dire..." Sono imbarazzata dalla sua richiesta e lui se ne accorge, lo capisco da come sorride comprensivo.

"Tra l'altro, il signor Hernandez ha chiesto espressamente di te." Stavolta il suo sguardo è divertito. "Gli hai fatto un'ottima impressione, e ha chiesto che fossi tu a presenziare agli incontri con gli investitori." Mi guarda attentamente, sta aspettando una risposta, o almeno un commento da parte mia, ma faccio davvero fatica a trovare qualcosa di sensato da dire, fino a che, un dubbio di insinua velocemente nei meandri del mio cervello.

"Chi... chi sarà il vostro portavoce?" La mia voce esce incerta, perché l'ipotesi alla quale ho appena pensato, mi sta trapanando il cervello come un tarlo inarrestabile.

"Non lo sappiamo ancora, abbiamo qualche candidato da valutare. Sai... è una cosa grossa questa, anzi, a questo proposito, ti chiederei di non parlarne con Harry, né con nessun altro fino a che le cose non saranno perfettamente organizzate." Arriva il cameriere con i nostri piatti e restiamo in silenzio il tempo necessario che si allontani nuovamente.

"D'accordo."

"D'accordo non ne parlerai con nessuno? O d'accordo accetti di andare?" Mi osserva con un gran sorriso fiducioso.

Forse potrebbe farmi bene cambiare aria, allontanarmi e mettere tutta questa distanza tra me e la mia vita.

"D'accordo a entrambe le domande." Allunga la mano nella mia direzione e la stringo una seconda volta oggi, confermando la mia volontà di accettare la sua proposta.

"Perfetto, faccio preparare tutti i documenti per il viaggio allora." Parla con entusiasmo, sinceramente contento del fatto che ho appena accettato, ed inizia a raccontarmi altri dettagli di questa piccola impresa nella quale ho deciso di buttarmi.

Durante tutto il resto del pranzo, non faccio che stupirmi continuamente per quanto mi venga facile conversare con lui, nonostante non abbia smesso di dargli del lei, cosa che lo fa sempre sorridere, riesco a sostenere diversi tipi di argomenti senza dovermi mai trovare nella situazione di dovermi difendere da un eventuale battuta pungente e sarcastica come quelle che spesso escono dalla bocca di suo fratello.

Mi pento subito del pensiero che ho appena avuto riguardo la bocca di Harry. Non passa giorno in cui non riesca ad evitare di ricordare quel bacio che si è preso senza permesso, ma nel quale ho riversato tutta la mia ansia riuscendo a sentirmi libera, in ogni senso in cui si possa intendere la parola libera.

Ed è stato proprio questo a spaventarmi di più. Non so se sono in grado di reggere tutto quello che lui mi fa provare. Harry ha demolito ogni protezione che mi ero costruita, riuscendo ad entrare in quella parte di me, dove nessuno è più riuscito ad arrivare dal giorno del mio compleanno.

I miei pensieri vengono interrotti quando Jordan avvisa James che abbiamo finito di pranzare, poi, si fa portare il conto e, malgrado ci abbia provato, non ho potuto pagare la mia parte. Su questo sono assolutamente uguali lui e Harry. Usciamo, e saliamo di nuovo sulla sua auto per tornare in ufficio.

Mi sta tornando l'ansia in questo momento, perché so, che tra pochi minuti, mi ritroverò davanti Harry, con tutta probabilità anche Dylan e non so assolutamente come comportarmi né con uno, né con l'altro.

Jordan continua a parlare, ed io continuo ad annuire senza avere la benché minima idea di quello che sta dicendo. Sono troppo presa da tutti i miei pensieri per rendermi conto di cosa succede intorno a me.

"Chloe... siamo arrivati", mi dice Jordan riportandomi alla realtà. Non mi sono nemmeno accorta che l'auto si è fermata e siamo davanti all'ingresso degli uffici.

Mi scuso con lui, saluto James, ed insieme scendiamo dall'auto, e solo quando passiamo davanti alla reception situata nell'atrio, mi riprendo un po' per lo sguardo sempre più sorpreso dell'oca bionda che non mi perde di vista fino a che non si chiudono le porte dell'ascensore.

"Buona fortuna con Harry", mi dice Jordan voltandosi a guardarmi.

"Perché mi augura buona fortuna?" Lo guardo con aria interrogativa.

"Perché è intrattabile in questi giorni... intendo molto più del solito." E non posso evitare di chiedermi se sia a causa mia e del fatto che sto continuando ad ignorarlo dopo quel bacio. "Ti faccio chiamare dalla mia segretaria per il resto dei dettagli." L'ascensore di ferma. Sono arrivata al piano e sto per vederlo.

"Va bene, e grazie dottor Styles." Lo saluto per poi uscire avviandomi nel corridoio, ma mi giro un'ultima volta quando sento la sua voce intervallata dal rumore delle porte che si chiudono.

"Jordan!" Urla facendomi sorridere, poi scompare dalla mia vista e prendo un gran respiro prima di avviarmi lungo il corridoio in direzione della scrivania di mia sorella.

Non l'ho avvisata della mia presenza qui oggi, infatti sgrana gli occhi quando mi vede arrivare in lontananza e si alza dalla sua sedia per venirmi incontro.

"Ehi ciao... che ci fai qui?" Non faccio in tempo a risponderle che lei ricomincia con le domande. "E come mai tutta questa eleganza?" Sorride. Adoro il sorriso di mia sorella.

"Sono qui per l'incontro con il signor Picard..." Lei mi interrompe subito in preda all'entusiasmo.

"Oh, allora è te che hanno chiamato per sostituire Lisa. Harry lo sa? Ti sta aspettando?" Si volta camminando verso la sua scrivania, e a me non resta che seguirla.

"Sì, lo sa e no, non lo so se mi sta aspettando, ma puoi fare il tuo lavoro di segretaria ed avvisarlo no?" Mi guarda per un attimo, assottigliando gli occhi a due fessure mentre io le sorrido cercando di farle credere che sto bene riguardo al fatto di vedere Harry, poi, alza il telefono componendo un numero.

"È arrivata la signorina Chloe Stewart... sì... posso farla passare?" Si sta divertendo nel prendermi in giro dimostrandomi quanto sia brava a fare il suo lavoro da segretaria. "Il signor Styles la sta aspettando nel suo ufficio", e insieme ci mettiamo a ridere per la sua piccola recita.

Mia sorella è riuscita a farmi stare meglio, spero solo che, adesso che mi sto incamminando verso il suo ufficio, le cose non cambino. E, la scena che mi si presenta davanti, riesce a farmi sorridere un po' di più. Dylan sta tentando di annodare la cravatta a Harry che si lamenta come un bambino capriccioso.

"Questo cazzo di nodo è troppo stretto Dylan!" Harry tenta di allentare il nodo tirandolo in avanti.

"Finiscila Harry, non hai due anni. Se non la pianti di rompere, ti faccio vedere io cosa vuol dire stretto" Busso alla porta aperta dell'ufficio facendo notare la mia presenza, ed entrambi si voltano immediatamente nella mia direzione e riesco a vedere le differenze nell'espressione dei loro volti.

Le labbra di Dylan si aprono in un grande sorriso, evidentemente contento di vedermi, mentre quelle di Harry si piegano di poco all'insù, dimostrando quanto la mia presenza gli faccia piacere e si senta soddisfatto. Dal canto mio, invece, provo sentimenti decisamente contrastanti, sia nei confronti di Dylan che in quelli di Harry, ma devo tenere tutto sotto controllo. Sono qui per lavorare, la mia vita è al di fuori di queste mura.

"Ciao Chloe!" Dylan mi saluta con entusiasmo, portandomi a sentirmi in colpa e a disagio nei suoi confronti. Solo stamattina sono crollata a causa di tutto quello che mi passa per la testa. Non posso più rifarlo e, soprattutto, non posso crollare qui, adesso, davanti a loro.

"Ciao Dylan." Pronunciare il suo nome mentre osservo il suo viso così somigliante a quello del mio Dylan, oggi fa particolarmente male e forse lui si accorge di qualcosa, o forse il mio viso è troppo trasparente, perché mi si avvicina con aria preoccupata lasciando Harry dalla parte opposta alla scrivania.

"Stai bene?", mi domanda quando è ad un paio di passi da me. Appoggia le mani sulle mie spalle e per un attimo mi sento mancare quando rivedo il suo volto, il suo sorriso, mi sembra persino di sentire la sua voce e barcollo appena. "Direi di no... vado a prenderti qualcosa da bere."

Dylan si allontana, le sue mani vengono sostituite da quelle di Harry. Ora è lui a sorreggermi, letteralmente, mentre mi accompagna fino alla sedia della sua scrivania.

"Ehi...", mi dice piegandosi sulle ginocchia davanti a me. Il suo sguardo è così intenso da far accelerare rapidamente il battito del mio cuore e, ringrazio di essere già seduta, le mie ginocchia probabilmente non mi reggerebbero. "È per Dylan?" Lui adesso sa quello che provo quando vedo il suo amico, e la cosa mi mette in difficoltà.

"Harry non farlo...", gli dico sperando che capisca cosa intendo.

"Cosa?", mi domanda con aria confusa prendendo la mia mano nelle sue che sembra prendere immediatamente fuoco a quel contatto.

"Non voglio che anche tu ti preoccupi per me, non voglio la tua pietà." La cosa che mi ha più colpito di lui, è stato il fatto che mi trattasse come una persona qualunque e non come fossi di vetro come fanno quasi tutte le persone che mi sono intorno.

"Ti assicuro Chloe che la pietà non è affatto inclusa nella lista di tutto quello che provo per te." Harry ha sempre la capacità di sconvolgere ogni mio proposito. "Voglio..." Per un attimo è incerto, si ferma dal parlare, ma poi riprende con un altro tono. "Voglio solo aiutarti Chloe."

"Non voglio nemmeno il tuo aiuto... io non voglio niente da te." Più lo respingo, più si avvicina. Più lo voglio, più si avvicina. Non riesco a trovare una soluzione per riuscire a tenerlo fuori dalla mia vita

"Peccato che tu ti sia già presa parecchio invece..."

La voce di Dylan interrompe la nostra piccola discussione. "Sono..." Il suo tono di voce cambia da esuberante a confuso in un paio di secondi. "...tornato..." Sfilo velocemente la mano dalla presa di Harry e, ancora più velocemente mi alzo allontanandomi da lui per andare verso Dylan che mi guarda con aria perplessa.

"Grazie", gli dico prendendo il bicchiere dalle sue mani.

"È... è solamente un po' di tè zuccherato", mi spiega mentre porto la bevanda alle labbra.

Sento Harry muoversi alle mie spalle, dev'essersi alzato, ma non mi volto a guardarlo, devo assolutamente riprendere il controllo della situazione e del mio stato d'animo.

"Dylan, ora che hai addolcito miss acidità, puoi tornare qui con me a controllare il resto dei documenti?" Lo sta facendo. Sta facendo quello che ha detto lui, ma nel modo in cui gliel'ho chiesto io. E cioè, mi sta aiutando, ma senza troppi riguardi nei miei confronti, ed è la cosa migliore che potesse fare per me.

I due ragazzi si avvicinano al grande tavolo sul quale vedo sistemati vari fogli con relative penne per la firma finale, ed io decido di prendermi un paio di minuti, in attesa dell'arrivo del loro cliente, per tornare a respirare con regolarità e mettere in stand by i pensieri che si stanno accumulando in numero elevato, per potere essere elaborati con razionalità in questo momento.

Mi avvicino alla vetrata, lasciando il bicchiere ormai vuoto nel cestino, fissando ancora il vuoto sotto di me. C'è una lastra di vetro spesso a proteggermi, e i miei occhi continuano a restare concentrati sui minuscoli puntini che percorrono le strade. Ne sono sempre attratta, è come se il vuoto mi invitasse a raggiungerlo, come se me lo chiedesse...

"Quasi non ti riconoscevo vestita così..." Il tono di voce decisamente ironico di Harry, mi distoglie bruscamente dai miei brutti pensieri. Ero talmente presa che non mi sono nemmeno accorta che si è avvicinato.

"Vuoi dire che di solito faccio schifo come mi vesto?" Reagisco in modo sproporzionato alle sue parole, perché ho il timore che il suo sia un complimento travestita da battuta sarcastica.

"Ma non c'era lo zucchero in quella cosa che hai bevuto prima?" Mi volto a guardarlo dritto negli occhi, e il suo sorriso si apre mostrando le sue meravigliose fossette. "Mi è mancata la tua acidità." Non riesco a rispondere quando mi guarda e sorride in quel modo. Harry è assolutamente troppo.

"Non trovi che sia tutto più spettacolare da quassù?", gli domando tentando di cambiare direzione al discorso.

"Lo è", ma con nessun risultato perché lui non sta guardando fuori. Lui sta guardando me.

"Chloe?" La voce di Dylan mi riporta alla realtà e mi impongo di darmi immediatamente un contegno, quindi gli sorrido come meglio riesco.

"Sì." Mi volto verso di lui, che adesso è al mio fianco, e finalmente lo osservo per quello che è. Dylan Evans, un ragazzo di ventitré anni che quasi non conosco e NON Dylan Peters, di venticinque anni. Ce la puoi fare Chloe!

"Tua sorella ha appena chiamato avvisando che Picard è arrivato." Prendo un gran respiro. Lui si avvicina al tavolo, insieme ad Harry che mi sorride facendomi un occhiolino per poi rimettersi subito al lavoro con il suo amico e collega.

Il tempo di fare un paio di passi verso la porta d'ingresso dell'ufficio, che vedo arrivare quello che credo sia il signor Picard, accompagnato da un uomo e una donna, entrambi con una cartellina rossa in mano.

"Bonjour Monsieur Picard et bienvenue à la HS Financial Services. Je suis Chloe Stewart, voici Monsieur Styles et Monsieur Evans. Je suis votre traductrice pour aujourd'hui." Sorrido ampiamente mentre riprendo il controllo di me stessa e della situazione. Sono assolutamente in grado di farcela.

"Mademoseille, elle est charmante" Il signor Picard prende la mia mano nella sua per portarsela alle labbra, lasciandovi un piccolo bacio appena sfiorato.

"Merci" Ringrazio con educazione, ma con la coda dell'occhio, riesco a vedere le piccole smorfie che sta facendo Harry e devo davvero trattenermi per non scoppiare a ridere.

Tutti i presenti si stringono le mani, poi ci avviciniamo al tavolo al quale ci sediamo ed inizio il mio lavoro sotto lo sguardo attento e pungente di Harry. Il tempo sembra passare più velocemente, questo cliente sta dando filo da torcere a Harry e a Dylan, li sta mettendo in difficoltà e sono costretta a parlare più spesso con entrambi, ma quando guardo quegli occhi verdi che ogni volta mi fanno desiderare cose che non dovrei desiderare, sono io a trovarmi in difficoltà.

L'ho sorpreso spesso ad osservarmi, anche quando non parlavo direttamente con lui, e ammetto che un paio di volte ho dovuto distogliere lo sguardo dai suoi meravigliosi occhi, altrimenti... altrimenti non lo so cosa sarebbe successo, ma non voglio certo scoprirlo, soprattutto davanti a tutte queste persone.

Dopo dieci minuti buoni di colloquio, Harry propone qualcosa da bere per tutti i presenti che accettano ben volentieri. Credo l'abbia fatto per allontanarsi un minuto da tutto questo, infatti lo vedo sbuffare mentre si dirige alla sua scrivania per chiamare Rebekah e, ancora una volta, devo trattenere il sorriso che lotta per spuntare sulle mie labbra. Quando poi lo vedo tornare verso il grande tavolo al quale siamo seduti, sento suonare il telefono nella mia borsa, segno che è arrivato un messaggio e mi maledico mentalmente per non averlo messo silenzioso.

"Dovresti rispondere... magari è importante..." La voce di Harry è appena un sussurro al mio orecchio, e non immagina nemmeno quello che scatena in tutto il mio corpo quando si comporta in questo modo.

"Excusez moi." Pronuncio ad alta voce per poi prendere il cellulare con l'intenzione di spegnerlo, ma mi è impossibile farlo quando leggo il nome del mittente del messaggio arrivato poco fa.

Smettila di guardarmi in quel modo
se non vuoi che ti baci adesso 
davanti a tutti

H.

In un attimo sento asciugarsi la bocca, non ho più salivazione, il cuore mi esplode nel petto, le mani sudano e tremano velocemente quasi quanto il cuore. Il ricordo di quel bacio inaspettato mi travolge all'improvviso. Lo sento sulle labbra, sulla lingua, come se stesse succedendo in questo preciso momento. Mi manca l'aria e improvvisamente vorrei che sparissero tutti da questo ufficio. Tutti... tranne lui.

"Secondo me dovresti rispondere... chi ti ha scritto si aspetta una risposta..." Di nuovo la sua voce, di nuovo sussurrata troppo vicino al mio orecchio, tanto da sentire il suo fiato sulla mia pelle.

Alzo lo sguardo su di lui e trovo la sua espressione irriverente mentre sorride. A quel punto mi ricordo di tutte le altre persone presenti e mi giro per vedere se mi stanno fissando, ma al contrario di ciò che pensavo, il signor Picard sta bisbigliando con i suoi due collaboratori, mentre Dylan sta leggendo con attenzione un paio di fogli. Nessuno sta prestando attenzione a noi due, e finalmente ritrovo la lucidità necessaria per rispondere a tono alle sue parole ed inizio a digitare velocemente la mia replica, poi invio. Alla fine rimetto in borsa il cellulare dopo averlo spento. Non voglio rischiare di trovarmi di nuovo in questa situazione davanti a questi estranei, soprattutto dopo quello che gli ho appena scritto.

"Hai spento il dannato telefono?" Dal suo tono di voce sembra quasi sconvolto per quello che ho fatto, e la cosa non fa altro che farmi sorridere.

"Stiamo lavorando Harry, dovresti spegnerlo anche tu se lo stai usando per cazzeggiare", è questo che mi piace fare con lui. Provocarlo, punzecchiarlo e mi piace quando lo fa lui con me.

"Sei una stronza, acida..."

"Del cazzo... sì lo so, me l'hai già detto. Perché non rinnovi un po' il tuo vocabolario?" Mia sorella entra nell'ufficio con i caffè che Harry le ha chiesto poco fa, interrompendo il nostro continuo sussurrare.

"E tu perché non rinnovi un po' il tuo atteggiamento?" Probabilmente, le sue parole, racchiudono più di un significato, ma per il momento voglio solo concludere questo incontro nel migliore dei modi grazie alla nuova determinazione ritrovata e riuscire a sopravvivere a Harry.

Il resto della riunione prosegue spedito e senza ulteriori interruzioni, raggiungono un accordo dopo circa un'ora e mezza in cui io e Harry ci siamo scambiati diversi sguardi che non sono passati inosservati tanto che, alla fine, il signor Picard mi ha chiesto se io e Harry fossimo fidanzati.

Non ho idea di come io l'abbia guardato, ma so perfettamente come mi guarda lui, e quel pensiero è sempre ben presente nella mia testa. Per quanto tenti di scacciarlo, lui è sempre lì, che gira liberamente per la mia mente, facendone quello che vuole dei miei pensieri.

Mi ha detto che io mi sono presa parecchio di lui. Non so a cosa si riferisse, ma una cosa la so. Anche lui si è preso parecchio anche di me.


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SPAZIO ME

Il pranzo con Jordan è stato divertente per Chloe, pranzo durante il quale lei ha accettato di andare a Madrid, ma Jordan le chiede di non farne parola con nessuno. (Bravo Jordan!)

La "giornata Styles" prosegue con il fratello minore con cui ha uno scambio di battute che la spiazzano notevolmente.
Vedere Dylan le porta sempre qualche scompenso a livello neurologico, ma Harry è un'ottima distrazione.

Chloe prova sempre a stargli lontano, ma è evidente per chiunque quanto questo le riesca decisamente male.

Il prossimo capitolo ci sarà un intenso momento tra Harry e Chloe e... 
Basta, ho già detto troppo.

Eeeee niente, buona lettura.

(-47 ❤)

   
 
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