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Autore: Lovy91    27/06/2009    8 recensioni
La storia è ambientata nel 2009, a Los Angeles. Alisha Moore aveva una vita normale come tutte le adolescenti: un ragazzo, un'amica che considera come una sorella, andava bene a scuola e una famiglia al di sopra della media. Fino a una mattina in cui le hanno fatto notare che era pallida... Da quel momento, una terribile verità la sommerge. Sta cambiando... Sta per diventare una Different... Una persona dotata di capacità al di fuori della norma. Così, viene mandata al Collegio, una scuola dove adolescenti come lei vengono aiutati a gestire le proprie capacità. Però, lei ha qualcosa di diverso... perfino per la sua nuova razza...
Genere: Romantico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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4. Nuove conoscenze

Mi sentii piuttosto confusa, quando Hanja m’informò che era il caso che andassi in camera. Non volevo conoscere le mie nuove due compagne di stanza. E se fossero state antipatiche? O quelle che se la credono troppo?
<< Non preoccuparti, starai bene. Le lezioni cominciano fra due ore però oggi non le frequenterai. Starai in camera a dormire. Forse ora non ne avrai, ma presto ti verrà un gran sonno. È normale >> spiegò lei, aprendo la porta per uscire dall'infermeria.
<< Non le sveglieremo? >>.
<< No. Sono le sette. Esattamente quando la sveglia comune suona >> rispose lei con un sorriso. Però io non avevo sentito nulla. Dovetti ricredermi quando un suono lungo e prolungato si diffuse per l'edificio. Era simile al trillo di una sveglia, ma molto più dolce e alto, sopratutto. Forse doveva essere il primo impatto, però lo trovai assordante come non mai.
<< Ma che strumento usate? >>.
<< Nessuno. È Carl: può modificare la voce a suo piacimento. Anche creare suoni >> rispose lei e io capii il motivo di quel sorriso di prima. Sentii di colpo veloci passi ai piani superiori. Deglutì dalla paura: fantastico, avrei fatto l'ingresso davanti all'intero corpo studentesco. Entrammo nell'atrio della sera prima e vidi la copia originale dell'anziana signora che si sedeva. Questa volta andammo davanti ad una delle porte che avevo notato in precedenza e aprì quella di mezzo. Invece di scale, c'era un breve corridoio che svoltava a sinistra, tutto in pannelli di legno. Lo percorremmo e ci trovammo di fronte ad una scala sempre in legno però più scura e con una moquette rossa bordeaux. Salimmo velocemente e io ammirai i quadri alle pareti: sembravano autentici. Una porta era in cima e Hanja l'aprì. Vidi mucchi di studenti, tra ragazze e ragazzi, percorrere il corridoio di fronte a me e notai che uscivano da due porte: una rossa con il simbolo femminile e una blu con il simbolo maschile. Qualcuno mi guardò e io risposi con uno sguardo intimidito. Hanja mi sorrise per incoraggiarmi e mi spinse dentro la porta rossa, che sbucava su uno stretto corridoio con tante porte ai lati tutte aperte e color giallo.
C'era qualche mobile, ma senza ante o cassetti. Al soffitto c'erano diversi lampadari di cristallo e ai muri piccole lampade anch'esse in cristallo. Camminammo per un pò, fino alla porta numero trentaquattro sempre sotto lo sguardo di diverse ragazze ancora in pigiama che mi fissavano. Dimenticai di dire che a volte vedevo cose incredibili: giurai di aver visto una ragazza sdoppiarsi per fare due cose contemporaneamente. Hanja bussò alla porta e udii una voce con uno strano accento risponderle: << Prego! >>.
La ragazza aprì la porta, facendomi entrare. Mi sentii pesante come il piombo e mi ci volle tutto il mio coraggio per varcarla. Dentro era una stanza quadrata ed enorme con pareti intonacate d’azzurro pallido e due finestre lucide con tendine blu. Una ragazza era seduta sul letto, già vestita con una maglia rossa e una gonna nera fino al ginocchio. Era sicuramente più bassa del mio metro e sessantacinque, con corti capelli neri e occhi blu mare. I lineamenti erano molto delicati e aveva labbra rosse naturali e sottili. Il tipo di ragazza che fa girare di testa ai ragazzi anche solo guardandola. Si alzò e ci venne incontro.
<< Buongiorno, professoressa. Lei è Alisha, vero? >> chiese lei sorridendomi e sentendomi rincuorata come mai prima d'ora.
<< Si. Alisha, lei è Liliane Bernard. Viene da Lione, Francia >> mi presentò lei alla ragazza sorridente.
<< Piacere di conoscerti, Alisha >> disse lei con un tono che mi confortò. La porta alla mia destra si aprì e un'altra ragazza entrò nella stanza, frizionandosi i capelli con un asciugamano bianco ma si fermò non appena ci vide.
<< Oh, lei è quella nuova. Piacere, sono Cassandra Owen, ma tu chiamarmi Cassie. Io provengo da New York, quindi non ho fatto molta strada >> si presentò lei, sorridendomi e facendomi sentire molto meglio.
<< Be', io devo andare. Ho il laboratorio da preparare. Oggi Alisha non seguirà le lezioni. Penso che vi ricordiate tutte come ci si sente dopo la terza fase, vero? >> chiese lei e loro annuirono rabbrividendo. Dalle loro facce si capiva che non era una cosa che volevano rivivere e anche io senza dubbio.
Hanja uscì. Ci guardammo per un pò poi Liliane mi guidò accanto a uno dei letti, il suo. << Dormirai nel letto sopra di me. Mentre Cassie dorme in quel letto accanto a noi >> disse lei, indicandomi un altro letto dove notai accanto la mia valigia.
<< È venuto Safiy ieri a portarla >> spiegò Cassie, sedendosi sul suo letto. << Come stai? >>.
Mi sedetti sul letto di Liliane. << Bene, adesso >>.
<< La terza fase è la più terribile. Ti capiamo >> disse comprensiva Liliane.
Osservai la stanza. Oltre i nostri letti, c'erano due scrivanie con un paio di portatili e compresi che mi ero dimenticata il mio, ripromettendomi di farmelo portare quest'estate dai miei. Due enormi armadi erano accanto alla porta, sicura che ci potessero stare tonnellate di vestiti. Per il resto, era una camera normale.
<< So che all'inizio può sembrare strano tutto ciò, ma poi passa. Vedrai. Ti aiuteremo noi >> promise Liliane.
<< Grazie... Ma voi da quanto siete qui? >> chiesi curiosa.
Notai che Liliane si fece scura in volto. << Da due anni. Sono diventata Different a quattordici anni. I miei genitori sono usciti di testa e mi hanno mandata qui. Non li sento e vedo da quel giorno. Non credo di essere ben accetta >>.
<< Scusa... io non volevo... >> cominciai, dispiaciuta per non essermi stata zitta.
<< Non fa nulla, ormai ci passo sopra >> mi assicurò lei, ma giurai che non fosse proprio così.
Cassie ridacchiò. <>.
La guardai, confusa. Che intendeva?
<< Sono diventata Different il giorno del mio tredicesimo compleanno. Si, sono un caso su un milione di Different tredicenne. Però sotto un punto di vista sono stata fortunata, i miei genitori non si sono disperati >>.
<< Perché? >>. Pensai che almeno lei avesse genitori sani di mente.
<< Sono morti quando avevo otto anni in un incidente stradale. Io per fortuna non c'ero. Sono figlia unica così sono finita in orfanotrofio. Solo che nessuno vuole bambini così grandi, perciò sono rimasta lì fino a, quando non sono diventata Different. Mi hanno mandato quelli dell'istituto qui >>.
Sbiancai. Cavoli, quella si che era una storia difficile. Dalla sua faccia si direbbe che non soffriva ma sicuramente faceva molto più male. A confronto con loro due, io ero tra le più fortunate.
Cassie si alzò per sdrammatizzare insieme a una risata. << Perché non fai una cosa? Prima che arrivi il sonno, perché non vieni a fare colazione con noi? Fatti una doccia e cambiati, dai >> propose lei. Sentii lo stomaco brontolare e non avevo questo sonno di cui tutti parlavano, così accettai.
Stavo prendendo il cambio quando mi ricordai una cosa. << Che cosa sapete fare? >>.
Loro due si girarono dallo specchio dove si stavano truccando e si guardarono. << Sono un'intangibile. Passo attraverso persone e oggetti >> spiegò Liliane, dandomi una pratica dimostrazione che mi lasciò a bocca aperta. Cassie rise. <>.
<< Tipo illusioni? >> chiesi, totalmente stupita. Si, dovevo aspettarmi qualcosa del genere ma sentirselo dire o vederlo con i propri occhi e un'altra cosa.
<< Oh, no. Io materializzo cose vere. Così vere che posso creare anche le tue peggiori paure. Ma posso farle sparire con uno schiocco di dita >> disse lei con un sorrisino minaccioso che mi mise paura. Non era certamente una Different da lasciare incontrollata.
Liliane le diede una botta. << Smettila. L'ha fatto anche con me quando sono arrivata qua, lasciala dire. In verità è un pezzo di pane >>.
Cassie sbuffò e tornò ai suoi trucchi. Io mi alzai e andai a fare la doccia. Non potevo credere ai miei occhi e alle mie orecchie. Dove diamine mi trovano, maledizione? Chissà se anche io avevo sviluppato qualcosa del genere. Magari era un potere da niente, tipo l'empatia. Roba inutile. Uscì dalla doccia dieci minuti dopo, sentendomi rinata. Dopo essermi asciugata i capelli ed essermi messa qualcosa che mi avrebbe fatto sentire a mio agio e allo stesso tempo non mi avrebbe fatto sembrare una svampita in pratica indossai un vestito azzurro con maniche lunghe e uscii dal bagno. Mi diedi una leggera truccata e vidi che le due ragazze prendevano delle borse senza libri.
<< Dove sono i testi scolastici? >> chiesi, ricordandomi che io non li avevo.
<< Nei nostri armadietti personali. Si aprono con una scheda. La tua è nel cassetto del comò. Ci siamo dimenticate di dirtelo! >> spiegò Liliane, prendendomela e porgendomela. << Lì va la foto >> aggiunse, indicando il quadratino vuoto. C'era proprio tutto: la mia data di nascita, il mio nome completo, il mio luogo di nascita e degli spazi bianchi.
<< Cosa ci va scritto lì? >> chiesi, indicandoli.
<< I tuoi poteri, quando li troverai. Non dovrebbe mancare molto >> rispose sempre Liliane. << Andiamo? >>.
Prima che potessimo risponderle sparì attraverso la porta e io sgranai gli occhi e Cassie alzò gli occhi al cielo. << Ormai le porte non le usa più. Andiamo >>.
Uscimmo dalla stanza e io mi sentii come un pesce fuor d'acqua nel corridoio. Le ragazze erano già di meno, ma il resto mi guardava come la nuova arrivata. Un'altra si avvicinò: bassa, bionda con lunghe ciocche scalate e occhi nocciola. Doveva essere inglese, dai tratti.
<< Ciao. Allora, andiamo a fare colazione? >> chiese lei ma poi mi guardò. <>.
Aggrottai le sopracciglia. << Come lo sai? >>.
<< Sono una veggente. Sono Kristen Wilson, Canada. Però ho anche origini inglesi, mia madre lo è >>.
Alla parola "veggente" sussultai. Cavoli, vedeva davvero il futuro. A pensarci bene, mica era molto bello farsi gli affari degli altri e non avere mai una sorpresa. Sperai che anche io non lo diventassi.
<< Piacere, Alisha Moore. Sono felice di conoscerti >>.
<< Non avevo dubbi >> disse lei, mettendosi al nostro fianco. << Andiamo? Sono già le otto >>.
Liliane attraversò di nuovo la porta che qualcuno aveva chiuso e quando varcai la soglia del dormitorio delle ragazze mi sentii come in mare aperto. Doveva proprio vedersi che ero nuova per come mi comportavo e camminavo, guardandomi dappertutto. Mi feci guidare dalle tre ragazze per la mensa, ed era una delle tre porte che mi aveva mostrato Hanja. Questa volta la prima ed era aperta: tanti ragazzi entravano e nessuna usciva segno che la colazione era già iniziata. La mensa era rettangolare e con pesanti tende rosse che coprivano lunghe finestre bombate e un pavimento di marmo bianco. I tavoli erano diversi, anch'essi rettangolari e in legno. Alla fine della stanza c'era un tavolo tondo dove sedevano gli insegnanti o almeno così sembrava. A lato destro, c'era il bancone per il cibo. Prendemmo dei vassoi rossi e ci avviammo per il bancone. C'era proprio di tutto dalle scatole di cereali o alle ciambelle. Io presi i miei cereali preferiti con cioccolato e fiocchi di frutta zuccherati morbidissimi uniti a molto latte al cioccolato (non mangiavo da dodici ore e la fame era stranissima! Nemmeno quando ho il ciclo sono così affamata). Coordinai il tutto con due pasticcini alla panna e altro latte freddo. Vidi le ragazze guidarmi verso un tavolo al centro della sala dove c'erano già un'altra ragazza e due ragazzi, dove ci sedemmo.
<< Ciao, ragazzi. Lei è Alisha Moore, quella nuova >> mi presentò Kristen e tutti annuirono.
<< Piacere >> mi disse la ragazzina. Doveva avere almeno un paio d’anni in meno di me, quindi quattordici e perciò non era qui da molto. Era alta quanto me, con capelli color miele e occhi verdi e profondi. Non so perché, ma mi dava l'aria di essere una secchiona però sembrava simpatica.
<< Mi chiamo Selene Bennett, sono di Los Angeles >>.
<< Anche io! >> esclamai sorpresa. Ero certa di non averla mai vista.
<< Sono qui da due mesi e capisco quanto ti manchi casa >> aggiunse lei, triste.
Uno dei ragazzi si presentò. << Sono Justin White, anche io di New York. Felice di conoscerti >>.
<< Piacere mio >> replicai, sentendomi abbastanza a mio agio. Era un bel ragazzo di quelli che possono far perdere la testa con quegli occhioni grandi e scuri, dall'aria dolce.
L'altro ragazzo si allungò verso di me. << Alan Parker. Ci avevano assicurato che saresti arrivata. Sei una Different da solo un paio d'ore, giusto? >>.
<< Si, ho affrontato la terza fase stanotte. Non voglio viverla mai più >> dissi, rabbrividendo. Mai provato un dolore come quello in vita mia. E sperai di non doverlo provare più.
A differenza di Justin, anche Alan era bello, ma si capiva che era uno che adorava spezzare cuori solo con lo sguardo. Il tipico duro diciamo. Era alto almeno 1.90, con capelli ribelli e chiari, occhi azzurri.
<< Hai già scoperto cosa sai fare? >> chiese Selene, dopo un sorso d’aranciata.
<< Uhm... no. È grave? >> chiesi, preoccupata.
<< Noooo! Io li ho scoperti dopo dodici ore essere diventato Different. Sono empatico. Sento le emozioni degli altri e le posso anche manovrare >>.
Alla notizia datami da Alan non mi sentii proprio a mio agio. Era un tipo che poteva manipolarti come voleva quasi come Cassie. A pensarci bene, mica era una cattiva idea tenerci sotto controllo qua dentro. Chissà quanti c'è n’erano così.
<< Io so manipolare l'atmosfera: posso far cambiare il tempo o comandare il vento >> spiegò Justin.
<< Io posso diventare invisibile, ma sto sviluppando il mio potere >> aggiunse Selene.
Mi guardai attorno e vidi che nessuno usava i propri poteri. Strano. Eppure nei corridoi l'avevo notato così lo domandai.
<< Non si possano usare i poteri fuori dal dormitorio o dalle aule attrezzate >> mi rispose Liliane. << È per la nostra sicurezza. Non hai idea di che casini ne uscirebbero. Come avrai sentito, alcuni di noi hanno poteri pericolosi >>.
Cassie annuì. << Chi non rispetta le regole è punito pesantemente >>.
<< Si. Non sono belle esperienze >> aggiunse Selene.
Io non chiesi altro. Era meglio per me rimanere ignorante. Pensai al fatto che io non avessi ancora scoperto i miei poteri... ma perché? Va bene, Alan ci ha messo dodici ore, però... ormai ero una Different tanto valeva esserlo fino in fondo. Mentre mangiavo ero assorta nei miei pensieri, perciò non ascoltai granché della conversazione.
<< Davvero? È morto? >> chiese Alan.
<< Si, povero. Uno degli sfortunati >> confermò Liliane.
Alzai la testa dalla tazza. << Chi è morto? >>.
<< Uno dell'ultimo anno. Tra Aprile e Giugno tre dell'ultimo anno se ne vanno e lui era il primo. Ne mancano ancora due >> rispose Cassie, a sguardo basso.
<< Perché? >>.
<< Non lo sa nessuno. Da quando la scuola è stata aperta, negli ultimi dieci anni è successo. Credono che sia perché non sono in grado di mantenere i propri poteri e muoiono. Però rimane un mistero comunque >> mi spiegò Justin, smettendo di mangiare.
Abbassai di nuovo lo sguardo sulla tazza. Bene, quindi quando avrei completato i miei quattro anni, non era detto che sarei sopravvissuta. Bene, molto bene. Ero così imbronciata che fissai irritata il latte rimasto nella tazza. Sentii qualcosa simile al crack nella mia tazza e lasciai cadere il cucchiaio quando vidi che il latte si congelava.
<< Alisha cos'hai? >> chiese Liliane, seduta al mio fianco. Sbirciò dentro la tazza e trattene un urlo. << Sei criocinetica!>>.
Tutti i ragazzi seduti al mio tavolo, osservarono la tazza come se fosse la cosa più interessante al mondo. Io non potevo crederci. Era bastato un pò d’umore alterato per fare quello che avevo appena fatto. Vidi alzarsi due persone dal tavolo tondo e riconobbi Hanja e un uomo che però non avevo mai visto. Corsero verso di me.
<< Ragazzi, la riportiamo in camera. La vedrete dopo >> disse sbrigativo l'uomo, sui trent'anni. Era proprio bello.
Mi scortarono fuori della mensa e mi bloccarono nel corridoio del dormitorio femminile, dopo una camminata in silenzio. Non c'era nessuno a parte noi.
<< Criocinetica. Hai un bel potere sai? È uno dei miei preferiti >> disse Hanja. << Lui è Milen, russo. Anche lui è criocinetico. Sarà il tuo insegnante alle Different lessons di controllo di poteri elementari pratica e teoria >> spiegò lei indicandolo.
<< Piacere >> borbottai timidamente.
<< Una nuova alunna fa sempre piacere >> disse Milen.
<< Alisha, perché non vai nella tua stanza? Mi daresti la tua scheda degli armadietti? Ci metto la foto e il tuo potere. So che ce l'hai: me l'ha detto la signorina Kate, l'insegnante di preveggenza >>.
Annuii, ignorando l'ultima frase per non stupirmi troppo, e diedi la mia scheda. << Ora vai a riposarti >>.
Seguii il suo consiglio e aprii la porta della mia stanza, chiudendomela alle mie spalle. Sospirai. Criocinesi non era male. Anche se mi aspettavo di più. Barcollai fino al letto, salendo e buttandomi sopra tutta vestita senza neanche cambiarmi. Sentivo arrivare quel sonno che mi avevano preannunciato: prima però, riuscii a pensare. Prima di tutto dovevo capire meglio del mio potere: secondo dovevo chiamare la mia famiglia preoccupata a morte e Janet. Insomma, avevo pianificato tutto. Non sapevo ancora che al mio risveglio, qualcosa sarebbe cambiato.


   
 
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