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Autore: Viridi    29/01/2018    0 recensioni
Dalla ricerca di un tesoro perduto verrą riscoperto un antico regno.
Prodi avventurieri dovranno percorrere un viaggio fisico e spirituale attraverso lande ghiacciate, distese di sabbia rovente e boschi dalle tonalitą smeraldine.
Un'avventura in cui desiderio di ricchezza e senso comune si scontrano duramente provocando un'adirata lotta nelle mente dei personaggi.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2
Fuochi nell’oscurità
 
Era passato da poco il mezzogiorno quando i nostri avventurieri decisero di fermarsi all’ombra di una grossa quercia. Sgranchite le gambe decisero di mangiare una porzione delle provviste e mentre stavano consumando il misero pasto videro, al di là della strada, fra gli alberi, un luccichio, come quello prodotto dal vetro sotto i raggi del sole.
Attirati dalla strana luce, Zur e Darg, decisero di andare a vedere da cosa fosse provocata, accordandosi con il ragazzo che sarebbe rimasto a fare la guardia al forziere e al carro; Raccolte le armi attraversarono la strada e si addentrarono nel bosco, proseguirono per una decina di minuti seguendo il bagliore, tuttavia giunsero ad una radura, le chiome degli alberi si aprirono e la luce del sole illuminò il volto dei due che tuttavia persero di vista il luccichio, “Diamine Zur non vedo più nulla, cerchiamo per terra, magari c’è qualche lama o meglio ancora qualche moneta” disse Darg con tono speranzoso.
Passarono circa mezz’ora a controllare minuziosamente il terreno quando Zur gridò, “Abbassati! Freccia in arrivo!”, le gambe del nano ahimè non furono abbastanza leste e venne colpito alla spalla sinistra, abbassandosi poi di colpo, sopra le loro teste fischiavano frecce da tutte le direzioni, una colpì il diavolo alla mano e Darg venne colpito ulteriormente alla gamba destra.
Cessato il fuoco i due alzarono guardinghi il naso dal terreno e scoprirono, a loro malincuore, di essere circondati da alte figure incappucciate da un manto color legno, vennero fatti prigionieri e scortati lungo un sentiero di loro esclusiva conoscenza attraverso il bosco sino ad un piccolo campo, in cui vennero disarmati e lasciati ad un palo.
 
Viridi, passati solamente dieci minuti dalla loro partenza decise di salire sul carro e ripartire, giungendo così all’imbrunire a Taldor. Lasciato il carro fuori città decise di colpire ulteriormente il baule in modo tale da renderlo grande quanto il palmo della sua mano, così facendo lo potè occultare nella sua bisaccia potendo così lasciare gli ingombranti bagagli appartenenti ai due furfanti, si diresse poi alla taverna, ordinò la cena e si mise ad ascoltare i poveri contadini che parlottavano davanti e dietro il suo tavolo: “sono tempi duri Tom, i raccolti sono scarsi e quei dannati sacerdoti continuano a esigere più che ricche offerte!”, “lo so bene Al, proprio oggi sono passati alla mia fattoria per prendere quel poco che avevamo raccolto durante la primavera”.
Il discorso poi continuò a lungo finché la porta della locanda non sbatté facendo tremare il liquido nel boccale del nostro giovane, entrò un uomo alto, con addosso una veste color legno, portava sulla schiena una faretra tuttavia al suo interno non vi erano frecce e non portava con sé nessun arco. L’uomo chiese con tono burbero un boccale di idromele, prese la bevanda e si sedette nel tavolo alle spalle di Viridi, il brusio riprese e la conversazione dei due poveri contadini si fece più interessante, “eccone uno, maledetti bastardi, inoltre ho sentito dire che catturano gli sventurati nei boschi per renderli servi del loro antico “Dio”, qualunque sia il suo nome”, “assurdo Tom, e con che coraggio vengono poi a proclamare il senso d’unione quando richiedono i nostri raccolti”, “servirebbe qualcuno che gli desse una bella lezione” concluse Tom, e in quel momento un’idea balenò nella mente dei due uomini, dopo un’occhiata d’intesa dissero con un coro sommesso: “sta notte finalmente riavremo i nostri viveri.”, detto ciò i due fecero scontrare i boccali, bevvero di gran gusto e uscirono dalla locanda.
Ancora oggi non so spiegarmi cosa convinse Viridi quel giorno, in quanto di norma l’egoismo ha sempre mosso le sue azioni, tuttavia in quel preciso istante decise che avrebbe seguito i contadini, pensando che i suoi due compagni di viaggio siano stati catturati dai commilitoni dell’uomo alle sue spalle. Finì di mangiare, si alzò e guardando fugacemente il nuovo nemico uscì dalla locanda, una volta all’esterno tuttavia si accorse che i pover’uomini che aveva intenzione di seguire erano ben più di due, sembrava quasi che l’intero villaggio si fosse radunato armato di zappe, vanghe e qualche spada arrugginita per estirpare coloro che recavano fastidio.
Vista la confusione non fu difficile per Viridi infiltrarsi nella folla senza destare particolare attenzione, la prima vittima della folla fu l’uomo dentro la locanda che venne trascinato fuori per i capelli, legato alla mangiatoia dei capelli adiacente all’entrata e fu martoriato di colpi, finché al terreno fangoso non si mischiò il suo sangue, rendendo tutta l’area attorno allo sventurato una poltiglia rossastra maleodorante.
Lo spettacolo macabro tuttavia non fece altro che innervosire il nostro protagonista, che desiderava ripartire al più presto, con i suoi compagni; la folla si avviò verso la foresta ed una volta giunti alla sua soglia spensero le torce e si fecero silenziosi come ratti, non si vedeva praticamente nulla e gli alberi parevano grinzosi mostri che allungavano i loro artigli verso il manipolo di rivoltosi, alcuni fuggirono per la paura, in totale rimasero soltanto in undici.
La luna era alta nel cielo quando giunsero ad una radura, esattamente quella in cui furono catturati i due manigoldi, le frecce per terra resero l’animo della folla ancora più incerto e impaurito, non ebbero il tempo di rifletterci su che una manciata di frecce furono scagliate tramortendo coloro che erano in prima fila nell’avanzata, rapido Viridi sguainò la spada deviando una freccia diretta a lui, partì lo scontro.
I pochi rimasti si ripararono dietro i grossi tronchi che circondavano la radura, e videro, tutti intorno a loro, accendersi svariate fiaccole dal colore arancione intenso, un mare di fuochi nell’oscurità che si avvicinava sempre più ai rimasugli della folla, tuttavia non abbattendosi, il nostro ragazzo, conficcò la spada nel tronco e la usò come appiglio per arrampicarsi sull’albero e vide dall’alto il massacro tramite il fuoco dei pochi rimasti, rimase fermo, in silenzio, non gli interessava dei morti sottostanti, lui doveva semplicemente non essere visto.
Rimase nascosto nelle chiome degli alberi fino all’alba, momento in cui si accorse che ogni traccia degli assassini della notte appena conclusa era svanita, scese e subito sentì una voce morente che chiedeva aiuto, “aiutami ragazzo, ti prego, aiutami a tornare dalla mia famiglia”, era Tom, il vecchio della locanda, era accanto al cadavere del suo ormai deceduto amico Al, aveva perso l’uso delle gambe per via delle eccessive scottature, ma Viridi non aveva tempo da sprecare, era già l’alba e lui ancora non aveva trovato i suoi amici, così, con sommo disinteresse, conficcò la lama nel cuore del vecchio, ponendo così fine alle sofferenze.
Riuscendo a capire la direzione da cui hanno tirato le frecce si mise in cammino lungo quella direzione, passarono circa due ore in cui vagò per la foresta, quando, verso le prime ore del pomeriggio, sentì in lontananza delle urla di dolore, sembrava stessero torturando qualcuno, accelerò il passo giungendo all’accampamento dei monaci, rimase nascosto dietro una tenda e vide alcuni uomini incappucciati torturare Zur, un suo corno era spezzato e da esso colavano fiotti di sangue nero su tutto il suo viso, le urla infatti, provenivano proprio da lui, al contrario Darg è legato ancora al palo, è malconcio, il viso presenta diversi tagli e dalla fronte gli colano svariati rivoli di sangue.
Erano cinque uomini, visibili dalla posizione di Viridi, confidando nelle sue abilità e non volendo perdere altro tempo saltò fuori dal suo nascondiglio lanciando la spada nel centro della schiena dell’uomo a lui più vicino, tutti si girarono distogliendo l’attenzione dal diavolo, Viridi, che aveva entrambe le braccia tese in avanti con i palmi spalancati, ruppe la spina dorsale e il collo ad altri due che erano i più vicini a Zur, e rimasero due contro uno, dopo aver schivato il montante del primo riuscì ad assestare una ginocchiata che fece piegare in due uno dei due monaci tuttavia un pugno lo colpì diretto nel retro della nuca facendolo barcollare in avanti, fu in quel momento che Darg, dopo essersi liberato sfruttando la confusione, prese una grossa pietra e colpì a morte il monaco che aveva colpito Viridi ed infine insieme uccisero l’ultimo rimasto.
Stanchi si accasciarono al fianco del diavolo che aveva perso i sensi e, senza riuscire ad impedirlo, crollarono in un profondo sonno.
 
 
 
   
 
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