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Autore: Viridi    30/01/2018    0 recensioni
Dalla ricerca di un tesoro perduto verrą riscoperto un antico regno.
Prodi avventurieri dovranno percorrere un viaggio fisico e spirituale attraverso lande ghiacciate, distese di sabbia rovente e boschi dalle tonalitą smeraldine.
Un'avventura in cui desiderio di ricchezza e senso comune si scontrano duramente provocando un'adirata lotta nelle mente dei personaggi.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 3
Grinfie di Pietra
 
Fu Zur il primo a svegliarsi, o meglio, riprese conoscenza, il sole era prossimo al tramonto e si accinse a svegliare i suoi due compagni, rimanendo stupito nel ripensare a cosa Viridi avesse fatto per salvarli.
Gli altri due si svegliarono di soprassalto credendo di essere caduti nelle mani nemiche; dopo essersi accorti che non vi erano altri nemici oltre a quelli uccisi precedentemente si alzarono e il giovane medicò il corno del diavolo, era ferito gravemente e aveva perso molto sangue, essendo lui una creatura adulta il corno non ricrescerà, la ferita lo accompagnerà fino alla fine dei suoi lunghi giorni. Darg era messo meglio, qualche taglio e tumefazione sul viso, ma ne sarebbe uscito con qualche cicatrice; era ormai calato da poco il sole quando finirono di esplorare l’accampamento riuscendo a recuperare l’equipaggiamento dei due mercenari e Viridi prese con sé arco e faretra di uno dei monaci, poi tutti e tre indossarono la mantella color legno. Dalla mantella di uno dei monaci cadde un piccolo pezzo di pergamena, sopra vi era disegnata la foresta con svariati sentieri che la attraversarono, riconobbero quello che dalla radura giunge all’accampamento, ma notarono come proseguendo verso Nord dal punto ove si trovavano si giungeva ad una zona contrassegnata con una croce latina dorata.
Essendo ormai buio decisero però di tornare al villaggio, per riposare ed esplorare il giorno seguente la zona indicata sulla mappa, non fu difficile uscire dalla foresta seguendo uno dei sentieri tracciati dai monaci e giunti di nuovamente a Gathös si riposarono alla locanda; l’intero paese era in trambusto a causa della strage avvenuta nel bosco, molte donne erano corse in chiesa a pregare gli Dei ed i pochi uomini rimasti stavano facendo la fila innanzi alla catapecchia, sfruttata da un fabbro come bottega, per acquistare una qualche arma con cui proteggere sé stessi e la propria famiglia.
La notte fu tranquilla per i nostri avventurieri e, giunto il mattino e la colazione, discussero sul da farsi, “Io dico che dovremmo andare il più lontano possibile da questo dannato posto e quei dannati monaci” disse Zur con la voce tremante, “Calma Zur, ce la siamo vista brutta, ma ora ne siamo usciti, e gli Dei solo sanno quali tesori reconditi potrebbero trovarsi nella zona indicata dalla mappa” rispose Darg, “Concordo con te, avendovi salvato la vita siete in debito con me, e il mio istinto dice che in quell’area potrebbero esserci tesori per voi, e forse un modo per aprire il forziere” disse con voce calma e autoritaria Viridi estraendo dalla bisaccia l’ormai piccolo baule, “cosa diavolo è successo, ricordo fosse piccolo ma non grande quanto un cranio di un infante, perché lo hai colpito ancora?” chiese con tono stizzito Darg, “gli zaini erano ingombranti e molto pesanti, mi sono diretto qui dopo pochi minuti dalla vostra partenza, e quelle borse erano inutilmente pesanti”, il tono altezzoso e calmo del giovane fece innervosire tutti e due i tagliagole, che, tuttavia, finirono di fare colazione ed andarono a prepararsi, prima di salire la rampa di scale però Viridi disse loro, “equipaggiatevi come se doveste andare in guerra, non sappiamo chi ci aspetta nella foresta”; questo aumentò la tensione che già dominava l’animo dei due e che ora, era sprofondato in un abisso d’inquietudine.
Il sole si stava approcciando a salire nel centro del cielo quando, tutti perfettamente preparati, i nostri avventurieri si incamminarono; passarono circa un paio d’ore quando giunsero al punto indicato sulla mappa, durante l’attraversamento della foresta non furono attaccati tuttavia Viridi percepì sin dal primo momento come un paio d’occhi che li spiassero. Davanti a loro vi era il fianco di una montagna, erano giunti all’estremo Ovest della foresta, partendo dal villaggio, e qui la foresta era fiancheggiata dalla catena montuosa del Rheiwest, una vecchia serie di vette ormai deteriorate dalle intemperie e dai secoli; tuttavia, nel fianco vi era scavata l’entrata di una grotta e due uomini ne presidiavano l’entrata.
“Ne vedo solamente due, e sono armati solamente con una lancia, direi di creare un diversivo per distrarli e poi colpirli alle spalle” sussurrò Viridi ai suoi compagni, “concordo, lasciate fare a me, ho avuto un’idea, al mio segnale voi colpiteli” disse sottovoce Zur, il quale strisciò fuori dalle fronde e gridò qualcosa nella sua lingua natia, a me sconosciuta. Successivamente all’urlo, lanciò una piccola provetta contenente un liquido color ambra che, una volta a contatto con il viso di una delle due guardie la accecò; proprio in quel momento fischiarono due frecce dai cespugli che colpirono la guardia ancora vedente al collo, infine zur colpì l’altro monaco, finendolo.
“Ottimo lavoro ragazzina, ora vediamo cosa si trova all’interno di questa grotta” disse con tono ironico il nano che, con camminata altezzosa, scansò Viridi ed entro nella caverna; un buio tunnel si dilungava innanzi a loro, non vi era nemmeno una flebile torcia ad illuminare la via, ma ciò non spaventò i nostri avventurieri che, rompendo una freccia e immergendola in una piccola fiala d’olio, appartenente a Zur, e sfregandola contro la parete di roccia, produssero un piccolo lume.
Non so dirvi per quanto tempo i tre camminarono lungo il tunnel, so solo che ad un certo punto giunsero alla fine, le pareti del tunnel si allargarono e davanti ai tre si aprì un grosso salone.
Erano stanchi, affamati e decisamente ansiosi di illuminare i propri occhi con la luce del sole per cui si fiondarono al centro del salone ove vi era un piccolo cerchio di luce filtrata da una piccola finestra posta sulla parete sinistra della stanza, Darg e Zur rimasero in quel punto per svariati minuti, “ehi, voi due, spostatevi da lì, non sappiamo cosa o chi ci sia in questa caverna, stare nel mezzo di una stanza nell’unico punto illuminato mi sembra un suicidio”, “calmati ragazzina, ora ci spostiamo”, “ho fame e sono stanco, accampiamoci qui per riposare, proprio lì nell’angolo” disse infine il diavolo indicando l’angolo fra l’entrata della stanza e la parete sinistra.
Allestito il piccolo accampamento decisero di fare dei turni di guardia, il primo fu Viridi, che, dopo aver mangiato qualche pezzo di pane, si alzò e esplorò sommariamente il salone, era una stanza grande, dall’alto soffitto arcato. Vi erano due porte: una sulla parete destra, dalla quale usciva un maleodorante fetore, ed una sulla parete opposta all’entrata in cui vi era una porta in legno lavorato. Finita la piccola ricognizione si sedette e attese; passarono diverse ore, la luce proveniente dalla finestra era sparita lasciando posto alla flebile luce delle stelle, la stanza ora era nella penombra, un rumore, come di serpenti che strisciano sulla roccia, si diffuse in tutta la stanza, Viridi scattò in piedi brandendo la spada e tirando un calcio a Darg per svegliarlo.
Rimase immobile, guardandosi attorno e putando la spada nelle varie direzioni, era stranamente impaurito, come se sapesse quale male albergava nelle profondità di quelle montagne; la fronte era perlata di sudore e i muscoli vibravano ad ogni minimo fruscio.
“mostratevi chiunque voi siate” disse con voce fintamente sicura il giovane, nel frattempo i due compagni si erano alzati ed ora erano tutti e tre spalla contro spalla, ognuno puntando una direzione diversa ed imbracciando con ardore le rispettive armi.
Un fischio, una freccia venne scoccata da un punto ignoto della stanza, si conficcò innanzi ai piedi del nano che subito si girò, altre frecce partirono da diversi punti del salone, i nostri tre sventurati si sparsero per la stanza, lo scontro incominciò.
Dal soffitto scesero lungo le pareti sei monaci armati di sciabole ed uno, più grosso e corazzato, entrò dalla apertura nella parete destra, l’armatura era sporca di sangue e portava con sé il tanfo sentito prima da Viridi; proprio quest’ultimo fu il primo che con u abile scatto in avanti si avventò su un monaco incominciando un duello feroce al quale poi si unì un secondo avversario. Alle spalle del giovane si trovavano Darg e il monaco corazzato impegnati in un arduo duello in cui le forze erano alla pari, il nemico menava poderosi fendenti con il randello brandito nella mano sinistra e parava i colpi dell’ascia del nano con un grosso scudo rotondo di cuoio, infine vi era Zur intento a destreggiarsi fra tre avversari, cercando di evitare il cadavere del monaco appena ucciso.
Viridi riuscì ad eliminare uno dei due assalitori tagliandogli la gola con un lesto fendente orizzontale, ma nel farlo era stato ferito alla gamba destra dall’altro avversario che ora aveva la meglio su di lui, essendo alle strette decise di liberarsi dalla presa effettuata dal nemico e, tendendo il braccio in avanti con la mano chiusa a pugno bloccò il respiro del suo avversario facendolo soffocare. Darg era riuscito a rompere in due lo scudo del corazzato, e con un colpo ben piazzato tranciò di netto le gambe al nemico, che cadendo lo colpì con un ultimo fendente facendolo sbattere contro la parete; nel mentre Zur era riuscito ad eliminare tramite una pozza acida, creata tramite le sue pozioni, due dei suoi tre avversari, ma aveva esaurito le pozioni altamente nocive, usate per uccidere, quindi menava fendenti casuali con un piccolo stiletto che aveva con se per precauzione, tuttavia, non essendo molto abile nell’usarlo, venne ferito prima alla mano e poi al braccio, stava per ricevere il colpo di grazia quando, con estrema precisione, Viridi lanciò la sua spada, conficcandola nel fianco dell’assalitore.
Stremati sentirono diversi voci provenire dal corridoio celato dalla porta in legno, recuperarono quel che potevano dall’accampamento e si inoltrarono in fretta e furia nell’apertura sulla parete destra del salone, giunsero ad una piccola stanza e, una volta all’interno, sbarrarono l’entrata chiudendo il grosso portone e barricandolo con una panca che misero di traverso sotto la trave che faceva da serratura; puntarono le armi verso la porta e tutto tacque, il vociare cessò e vi furono diversi minuti di intenso silenzio finché non si udì uno straziante, e acuto, urlo, proveniente da un corridoio che trovava l’inizio nella stanza ove i nostri protagonisti si erano barricati, una creatura si avvicinava a pesanti passi, tutto trema, arriva!. 
   
 
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