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Autore: _Bri_    30/01/2018    2 recensioni
Tratto dal prologo:
...Per questo quando si arriva ad incontrare un paio d’occhi che sono stati fatti per farti ingoiare il disgusto, pur di averli sempre incollati a te, si è disposti a spostare l’asta del proprio giudizio sul bene e il male.
Ci si sporca le mani ed il cuore.
Ma in quegli occhi, poi, potrai immergertici senza ritegno.
E sarà meraviglioso.
[Storia sospesa]
Genere: Drammatico, Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Matt, Mello, Near, Nuovo personaggio | Coppie: Matt/Mello
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Threesome, Violenza
Capitoli:
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CAPITOLO VII
Tainted Love
 
Devo scappare ora, devo fuggire via
Tu davvero non vuoi più nulla da me
Tu fai le cose giuste
Hai bisogno di qualcuno da tenere stretto
E credi che l'amore significhi distruggere
Ma mi spiace io non gioco più secondo queste regole

Una volta sono corso da te
Ora corro via da te
L'amore insano che hai dato
Ti ha concesso tutto ciò che un ragazzo potesse darti
Ora prendi, poi lasci

Questa non è vita
Oh, amore insano
 
Ti amo nonostante tu mi faccia del male
 
Amore Insano
 
Tainted Love – Marylin Manson version
 
 
 
Maggio 2005
 
Erano rimasti soli, Matt Mello ed Ái, seduti intorno al banco ad analizzare le domande degli ultimi compiti assegnati dal professor Bumb, scegliendo la classe alla biblioteca o ad una delle camere, visto il sole che quel giorno oltrepassava senza timidezza le grandi finestre.
Mello riscontrava difficoltà a mantenere alta la concentrazione, dato che davanti a lui, l’amica seduta scomposta non faceva altro che sbadigliare, piuttosto che grattarsi la punta del suo nasino all’insù con la matita, oppure si muoveva smaniosa senza dargli tregua. Di quella brutta lite che aveva visto coinvolti i tre non era rimasta che l’ombra, in quanto vi era la volontà dei ragazzi di sotterrare l’ascia di guerra per non permettere che il loro inadeguato, contorto e incasinato legame ne risentisse più del dovuto, ragion per cui tutto era tornato più o meno alla normalità, anche se da quel giorno Matt si era deciso ad imporsi di più sugli altri due, che si trovarono costretti a rabbonirsi data la riluttanza del loro amico a porre dei freni ai loro picchi di follia.
 
Ma Mello stava davvero perdendo la pazienza.
 
-Vuoi gentilmente farla finita di smaniare come una gallina che razzola nell’aia?- Seppur con il sorriso, le parole affilate di Mello non mancarono di raggiungere il proprio scopo ed Ái, spiazzata, bloccò le gambette trepidanti.
 
-Senti un po’, queste sedie sono di una scomodità unica, perché non andiamo a studiare fuori? Guarda che sole che c’è!- rispose lei sfoderando un sorriso e tornando a fremere di gioia. Il pollice e l’indice della mano corsero a stringere l’incipit del naso sfiorato dalla folta frangia bionda, lasciando intendere che Mello stesse impiegando tutto se stesso per non lanciare il blocco di fogli contro la faccia allegra e pimpante dell’amica.
 
-Fuori non riusciamo a concentrarci, perché fuori ci sono un sacco di idioti che giocano mentre noi, si Ái anche tu purtroppo sei inclusa, dobbiamo fare questi CAZZO DI COMPITI.-
 
Matt scosse il capo, sconfitto dall’incapacità di Mello di saper mantenere la calma; possibile che i suoi amici trovassero sempre la scusa per litigare? Eppure erano così adorabilmente piacevoli quando non battibeccavano, o quando non si picchiavano perché si, Mello ed Ái non perdevano mai l’occasione di venire alle mani anche se non sfociavano mai in vere e proprie aggressioni pericolose. Per questo quando la ragazza che aveva preso a sbuffare come un treno a vapore pose le mani sui fogli che Mello teneva davanti a sé, cominciando per altro ad insistere sul fatto che sarebbero dovuti uscire nel cortile, Matt si preparò al peggio.
 
Ma qualcosa, o meglio qualcuno distrasse la loro attenzione:
La porta dell’aula era aperta sul corridoio sul quale, lentissimo e strascicato, passò un tipo davvero strambo su cui Mello posò subito gli occhi mentre la mano che aveva allungato verso la testa di Ái, con l’intenzione di tirarle i capelli, rimase sospesa a mezz’aria. Quel ragazzo ricurvo sulla schiena e con le mani nelle tasche di ampi pantaloni blu, aveva una matassa di capelli neri che schizzavano in ogni dove; Mello era sicuro di non averlo mai visto prima, poteva scommetterci. Che fosse un nuovo arrivato era impossibile, dato che era palesemente più grande di loro di almeno sette o otto anni. Quella camminata trascinata rallentò ulteriormente davanti alla porta e, con calma apparente, il ragazzo voltò il capo e puntò due grandi occhi neri circondati da occhiaie livide nella direzione dei tre, soffermandosi infine su Mello. I due si guardarono per un po’, prima che quello riprendesse la sua camminata lungo il corridoio.
 
-Ma chi è?- Chiese stupita Ái che aveva la stessa identica espressione basita di Matt.
-Mai visto- rispose l’amico dagli occhi verdi.
-Nemmeno io- farfugliò stranito Mello, prima di sgranare gli occhi a seguito di un urlo di giubilo che si diffuse per il corridoio e, probabilmente, per tutta la Wammy’s House.
 
Casa dolce caaaaaasa!
 
Mello corse a ricercare lo sguardo di Matt, che come l’amico aveva riconosciuto quella voce femminile, così senza perdere tempo Mello scattò in piedi e corse fuori dall’aula, lanciando subito un’occhiata alla sua destra per poi dirigersi verso l’androne d’ingresso della villa. Arrestò la corsa solo quando la vide dargli le spalle: i capelli chiarissimi erano sempre gli stessi, mossi e disordinati tagliati in un caschetto asimmetrico che le lasciava scoperto il collo pallido e le braccia gesticolavano con enfasi presa com’era dal suo interlocutore, Roger, che sembrava guardare la ragazza con sguardo sinceramente allegro, cosa assai strana per il loro tutore; di fianco Roger svettava un alto signore anziano che riconobbe con stupore essere Watari, il proprietario della Wammy’s House che Mello aveva incontrato giusto un paio di volte.
 
-Soho…- sussurrò stupito Matt che aveva raggiunto l’amico, seguito a ruota da Ái. Il volto di Mello si illuminò ed un sorriso gli colorì il volto, lasciando di sasso Ái che aveva intravisto la criminologa solo di sfuggita due o tre volte.
 
-Ehi bionda!- quasi gridò Mello che annullò la distanza con Soho in un batter d’occhio. Nel sentire la voce ben conosciuta di Mello, la ragazza piroettò su se stessa e senza dare possibilità di movimento al ragazzo, Soho cacciò un urlo di giubilo e gli saltò al collo.
Mello quasi rimbalzò all’indietro, spinto dalla pancia evidente che proprio non ricordava nella gracilissima amica e ci mise non poco per realizzare.
-Ragazzino!- urlò ancora lei attaccata al suo collo, costringendo Mello a piegarsi non di poco per raggiungere l’altezza di lei e al contempo distanziarsi dalla sferica pancia.
Matt scoppiò in una risata di giubilo, mentre Ái ancora interdetta guardava l’amico dal caschetto biondo spiegarsi con la giovane donna visibilmente incinta in effusioni che proprio non erano da lui.
-Ma che…Soho ma che cosa…- balbettò Mello mentre allontanava con garbo la criminologa da lui trattenendola per le spalle per osservarla meglio, per poi proseguire basito –O il Giappone ti ha fatto lievitare come una mongolfiera…oppure sei incinta.- concluse deglutendo davanti alla prominente pancia che spiccava moltissimo sul corpo minuto.
-Wow, ottimo spirito di osservazione biondino! Tu si che ci rendi fieri di questo istituto, non è vero Watari?- Disse entusiasta la criminologa verso l’anziano signore che trattenne un sorriso composto sotto i baffi. Mello la osservava con incredulità, quella stronza non gli aveva detto che sarebbe tornata quel giorno, come per altro non ci aveva tenuto ad informarlo della gravidanza che sembrava essere decisamente avanzata nei mesi. Quando Soho abbracciò con enfasi Matt complimentandosi con lui per gli svariati centimetri che aveva conquistato in altezza nell’ultimo anno, Mello si voltò verso Ái che era rimasta in disparte ad osservare tutta la scena.
-Allora ragazzi, come state? Dovete raccontarmi un sacco di cose! Dio quanto sono contenta di essere tornata! Mi siete mancati da impazzire!- Poi quei grandi occhi color miele, immancabilmente cerchiati da occhiaie rosse, seppur meno evidenti del solito, si soffermarono su Ái – Ái giusto? Ci siamo conosciute! Ti ricordi di me?- disse la criminologa che si era stretta intorno al braccio di Mello con forza. Ái annuì con la bocca semi schiusa ma non riuscì a dire nulla, a quel punto Mello scoppiò in una delle sue risate più limpide
-Ho trovato il modo di farti stare zitta, basta farti parlare con questa svitata!-
-Mello vuoi meritarti una punizione?!- tuonò Roger che sembrava essere tornato il bacchettone burbero di sempre. Mello ignorò il rimprovero e tornò ad osservare la criminologa che continuava a strattonare il suo braccio presa dall’euforia, probabile si trovasse in uno dei suoi momenti di up, pensò il ragazzo prima di tornare a rivolgersi a lei
-Ehi! Guarda che comunque sei te a dover raccontare un sacco di cose a me! Questa ad esempio?- disse indicando la pancia nascosta da una maglia rossa con al centro il fulmine giallo di Flash –A chi mai è venuto in mente di avere a che fare con te? Non dirmi che ti sei data all’inseminazione artificiale, non sei mica così vecchia e disperata-
Soho dette un pugno bonario sulla spalla del giovane amico ed entrambi ignorarono i borbottii di Roger che, affranto, incitò poi Watari ad andare nel loro studio.
-A proposito!- disse Soho che prese a guardarsi intorno sospettosa, per inchiodare infine gli occhi sgranati in quelli di Watari –Che fine ha fatto Ryuzaki? Si è già dileguato?-
-Sospetto ci abbia anticipato nei passi. Sarà già chiuso nello studio-
-Ryuzaki?- chiesero in coro Mello e Matt, mentre Ái rimase chiusa nel suo mutismo.
Soho pose le mani sui fianchi e si stiracchiò per bene inarcando la schiena, prima di tornare alla sua solita postura più canonicamente ricurva, accentuata in quel momento dalla pancia, quindi tornò a rivolgere la propria attenzione a Mello sfoderando un gran sorriso
-Il mio regalo dal Giappone-
 
 
Londra - Maggio 2008
 
Mello.
La sensazione di averlo davanti agli occhi è impagabile. Se ne sta lì, a guardarsi intorno con scarsa curiosità, come se quell’appartamento gli appartenesse da sempre, come se non si fossero mai lasciati.
Come se non fosse mai andato via.
Fa ridere Matt, quel rosario che pende dal collo sulla maglia nera che gli costringe il busto magrissimo, come contrasta con il calcio della pistola che sbuca dai pantaloni di pelle. Ma il riso abbandona il volto al più semplice dei sorrisi nel vedere quegli occhi di ghiaccio, enormi come sempre lo sono stati, che lo spiano affilati dalla frangia folta.
La voglia di saltargli addosso è ingestibile, quindi perché negarselo?
Matt si avvicina con l’assoluta assenza di cautela a lui e gli occhi di quel verde dei campi d’Irlanda lo studiano un po’, dall’alto, prima di tirarselo a sé e stringerlo con tutta la forza che ha.
Matt.
Quel profumo mascherato dall’odore del fumo lo riconosce all’istante. Affonda il naso con titubanza iniziale in quell’incavo fra il collo e la spalla e poi aspira più forte che può; quel maledetto profumo che capisce essergli mancato moltissimo, nonostante il fastidio dell’olezzo di fumo che gli fa arricciare il naso, però non si scosta, oh no.
 
-Sei un fottuto bastardo Mello-
 
-Lo so- si limita a dire lui che si lascia stringere da quelle braccia lunghe.
 
Si ispezionano, poi si abbracciano ancora, o forse sarebbe meglio dire che è Matt a non volerlo lasciare; quell’abbraccio che maschera tutto il bisogno di sentirsi lì, nello stesso posto, si interrompe quando è Mello a deciderlo e Matt glielo concede, perché conosce ogni singolo aspetto del ragazzo e sa quanto sia difficile, per lui, abbandonarsi a quella cosa lì che sa di amore e bisogno incondizionato dell’altro.
 
-Offrimi della vodka decente, dobbiamo parlare e non posso farlo da sobrio-
 
Matt scuote il capo e sorride, così mentre lui colma i primi bicchieri, Mello getta la pistola sul tavolino e poi affonda sul divano tirandosi indietro i capelli con le mani. Sarà una lunga serata.
 
 
Maggio 2005
 
Matt ed Ái seguirono con lo sguardo Mello avviarsi verso lo studio di Roger con Soho ed i due uomini. Appena lo persero di vista la ragazza prese a strattonare il braccio di Matt con impazienza
-Ci hai capito qualcosa?!-
Matt si fece strattonare con passività per un po’, dopo di che cinse le spalle minute dell’amica con un braccio e la trascinò verso il cortile esterno
-Credo proprio che Mello avrà una giornata complicata, andiamo a rimediare della wodka, sai quanto gli piace la vodka quando è sotto pressione. E dell’ottima cioccolata, almeno cinque o sei tavolette-
Gli occhi cerulei ricercavano impazienti quelli di Matt. Non ci stava capendo nulla, ma represse con difficoltà la propria curiosità limitandosi a sospirare.
 
 
 
-Spero che tu abbia una sedia comoda da offrirmi Roger, ho la schiena a pezzi, oh eccoti qui!-
Appena Mello mise piede nello studio di Roger, entrandovi per ultimo, gli occhi si sgranarono nello scorgere, accanto all’ampia finestra, il ragazzo ricurvo che aveva visto passare poco prima davanti la classe. Quello sembrò non prestare attenzioni a nessuno, se non alla criminologa di cui aveva seguito, con quegli occhi neri e lividi, ogni passo
 
-Ti sei agitata troppo ed ora ti sei stancata. Non ti fa bene agitarti così-
 
La voce profonda e monocorde del ragazzo moro gli stimolò viva curiosità ed oltretutto era sicuro di averla già sentita da qualche parte; quello doveva essere Ryuzaki, la persona nominata da Soho. Che fosse il motivo della pancia spropositata della ragazza? Beh, effettivamente solo un tipo così assurdo poteva catturare l’attenzione dell’amica, pensò Mello trattenendo un sorriso maligno. Ma perché erano riuniti nello studio? E per quale motivo avevano tanto insistito che li seguisse?
 
-Sono ancora in grado di autogestirmi sai?- rispose serena Soho, la quale ringraziò Roger per averle concesso una poltroncina sulla quale affondò felice. Watari e Roger sedettero dietro la scrivania, Mello rimase titubante sull’uscio ed il suo sguardo tornò ad indugiare su quel ragazzo che smuoveva le mani nelle tasche di quei pantaloni così capienti. La criminologa roteò il capo verso Mello
 
-Che ci fai lì impalato? Entra su! Oh ma guarda chi è arrivato, ciao Near!-
 
Mello si voltò di scatto e lasciò entrare il ragazzo con fastidio visibile, che chiuse la porta dietro di sé. In quel momento il moro spostò l’attenzione su lui e Near rimasto al suo fianco ad armeggiare con una ciocca di capelli.
Soho aveva il sorriso eccitato di una bambina e si muoveva smaniosa sulla poltroncina, Watari sorrideva rivolto ai due orfani e quel tipo mosse qualche passo verso il centro della stanza, fermandosi accanto alla criminologa e facendo correre gli occhi dall’uno all’altro.
 
-Ragazzi, volete sedervi anche voi?- intervenne Roger, ma Near scosse il capo e Mello rispose con un secco no.
-Come preferite. La nostra ragazza non ha bisogno di presentazioni- disse indicando Soho, dopodiché trasse un gran respiro preparativo ed indicò il ragazzo con l’espressione sorniona
-Ebbene, oggi è un grande giorno per voi, forse quello che aspettavate da tutta la vita: Mello, Near, lui è L-
Dannazione, aveva dimenticato un’altra volta la cioccolata. Sentiva il fiammante desiderio di divorare quantità industriali di tavolette di cioccolato in quel momento, eppure preso così tanto alla sprovvista dalla voce acuta di Soho aveva abbandonato la classe in fretta e furia, senza pensare a portarsi dietro nulla.
Quello era davvero L?
Gli avevano organizzato un fottuto scherzo?
Con espressione basita Mello corse a ricercare lo sguardo di Soho, che sembrava proprio stesse trattenendo una risata, ma il presunto L dovette accorgersene
 
-Sei davvero maleducata- le disse, ma il tono era decisamente bonario nei confronti di lei
 
-Oh ma andiamo!- rispose Soho, liberando ormai gli sghignazzi che aveva trattenuto a stento –Non trovi che la situazione sia esilarante? Non è vero Watari?-
 
L’uomo non rispose ma il sorriso si allargò sotto i baffi
 
-Mi state prendendo per il culo?- Mello se ne uscì senza pensarci, a quel punto Near prese ad arricciarsi la ciocca di capelli intorno al dito con maggiore frenesia.
 
-Mello!- Tuonò Roger. Soho esplose in una risata senza freno, mentre il presunto L la guardava senza particolare emozione nel volto –Per piacere, contieniti Soho- disse poi con tono sconfitto.
 
Mello stava andando su tutte le furie: non riusciva a capire se l’amica si stesse effettivamente prendendo gioco di lui assieme a tutti gli altri, o se quella fosse una reazione un po’ eccessiva alla situazione. Quando la ragazza si placò, fece un cenno verso Mello
-Nessuno scherzo, è davvero così, te l’avevo detto o no che te l’avrei fatto conoscere?-
Mello tornò a guardare L, che ricambiava il suo sguardo mentre con una mano giocava in maniera meccanica con una ciocca dei capelli di Soho, sicuro a quel punto di aver fatto una delle più improbabili figuracce di tutta la sua vita.
 
 
Londra – Maggio 2008
 
Matt si è preso una sedia, incapace di sedersi da un’altra parte che non sia davanti Mello, così da poterlo avere sotto gli occhi costantemente. Bevono un po’ prima che l’uno o l’altro inizi a parlare, anche se in realtà deve essere Mello a dare delle spiegazioni. Matt porta una sigaretta alla bocca ed alterna le boccate di fumo alle abbondanti sorsate di vodka, ma mai gli occhi si allontanano dal ragazzo che gli è seduto davanti
 
-Alla fine ci sei riuscito, a trovarmi dico-
Lo dice dopo aver scartato una tavoletta di cioccolata che assapora con voracità, mentre anche lui si disseta con la vodka.
 
-Veramente sei tu ad essere venuto da me, no?-
Non riesce a trattenere il sorriso
 
-Non potevo fare altrimenti, ti saresti cacciato in un bordello se mi avessi raggiunto. Mi seguono Matt, non posso rimanere nello stesso posto per troppo tempo, altrimenti quelli mi trovano e mi fanno fuori-
Non c’è ansia nel tono di Mello, traspare solo una rassegnata evidenza.
 
Matt passa la mano che trattiene la sigaretta fra i capelli con un gesto distratto
-Cristo Mello, ma che cazzo succede? Anche Ái…-
 
Nel sentire nominare la ragazza Mello raddrizza la schiena, per poi propendere nella direzione di Matt, il movimento brusco non permette al ragazzo di concludere la frase; quelle punte di spillo circondate da oceani di ghiaccio lo fissano ansiose
-Hai visto Ái?! Si è fatta viva?!-
 
Matt annuisce e le sopracciglia si contraggono esprimendo amarezza
-Circa due mesi fa. Per fortuna so che è viva, ma mi ha spaventato, cazzo. Era impaurita e ha detto che la stanno cercando, non ha voluto che l’aiutassi per questo motivo, non credo che voglia mettermi in mezzo. È scappata ancora- un sospiro, una boccata di fumo ed un sorso di vodka prima di tornare a parlare –Mi ha implorato di cercati, credo abbia tentato più volte di mettersi in contatto con te- Gli occhi vividi tornano a puntarsi in quelli dell’interlocutore –Mi spieghi che cazzo è successo? C’entri qualcosa tu? Vi siete incontrati?-
 
La mano con cui Mello trattiene il bicchiere inizia a vibrare
-Merda- è l’unica cosa che riesce a dire, poi torna a bere.
 
Non ce la fa, Matt ha bisogno di spiegazioni. Spegne quel che è rimasto della sigaretta e si inclina verso Mello spazientito
-Non farmi questo. Non ti puoi chiudere in un cazzo di mutismo! Mi devi dire che cosa ti è successo e devi dirmi se in tutto questo bordello c’entra Ái!-
 
Una risata amara fluttua dalla bocca di Mello, che avvicina il viso a quello di Matt
-Ti frega solo di lei eh?-
-Non dire stronzate! Ho passato due anni e mezzo a rincorrerti, idiota! Mi sono sbattuto, ho dato il culo per cercare di rintracciarti!-
La mano di Matt spintona d’istinto la spalla dell’altro, che ricade all’indietro ed impatta sulla spalliera del divano. Senza pensarci Matt si alza con uno scatto e spinge le spalle di Mello impedendogli ogni possibilità di movimento
-Ho passato l’inferno per trovarti- gli sibila inclinato su di lui –Ho collaborato con Near per farmi aiutare da lui. Sono quasi certo che sei stato a Birmingham ed hai avuto a che fare con i russi e proprio quando ero a tanto così dal raggiungerti ti sei volatilizzato. Mi spieghi per che cazzo non ti sei fatto vivo fino a qualche mese fa?!-
L’odore di fumo e vodka arriva a stuzzicare le narici di Mello. Quegli occhi tanto intensi lo inchiodano lì molto più di quanto riescano le sue mani, strette ancora alle spalle, o forse è tutta colpa della vodka che ha ingurgitato con tanta velocità. Si sente spezzato, dilaniato in due parti ben distinte: se un lato di lui vorrebbe assecondare l’altro, la ferocia che sente esplodere dallo sterno non gli permette di mantenere la calma. Vuole attaccare, lacerare, nutrirsi.
-Ma io non volevo essere trovato, giusto? E tanto ti è bastato per metterti l’anima in pace! Alla fine avevi ottenuto tutto quello che avevi sempre voluto- Il sorriso si allarga sul volto affilato e la bocca si avvicina a quella di Matt, per poi sussurrargli contro  -mi sono scopato Áine, di Mihael posso pure farne a meno ora-
Le pupille vibrano sconvolte.
E la sinistra si alza, di getto, a sferrare un pugno sul bel viso di Mello.
 
 
Maggio 2005
 
Mello e Near non ricevettero spiegazioni in merito al come erano riusciti ad incastrare Kira. Fu accennato loro, brevemente, che Kira non fosse che la persona di cui aveva sempre sospettato L e dopo averlo scoperto, il giovane ragazzo era stato arrestato ed infine, giusto qualche settimana prima, aveva trovato la morte tramite un’iniezione. Fu Soho a spiegare l’accaduto, Mello fu certo di vedere spegnersi tutto l’entusiasmo della ragazza; doveva essere stato complicato, si soffermò a pensare. L per tutto il tempo delle spiegazioni era tornato accanto alla finestra e, ricurvo in sé stesso, guardava oltre il vetro con quegli occhi cupi; ma quando la criminologa arrivò a parlare della condanna a morte lui le tornò accanto, cosa che aveva fatto tonare un sorriso amaro sulla bocca di Soho, la quale passò delicata una mano sulla pancia.
Era così strano vederla lì, per giunta incinta. Incinta con ogni probabilità del suo modello di vita, del più grande detective del mondo, di colui a cui Mello aveva sempre aspirato.
Una volta Soho gli aveva raccontato di averlo conosciuto, L, ma mai aveva approfondito sul loro rapporto. Con ogni probabilità visto l’inaspettata giovane età del detective, i due dovettero aver frequentato la Wammy’s House negli stessi anni.
Era tutto molto molto confuso.
Un fiume di informazioni e supposizioni che gli tormentavano la testa.
Soho si alzò dalla poltrona e fece cenno ad L di sedersi al posto suo, il quale letteralmente si appollaiò su di essa dopo essersi sfilato le scarpe, mentre lei si avviò alla scrivania contro cui si poggiò
-Rimarremo qui per un po’ di tempo ragazzi e…-
Ma la ragazza fu interrotta dalla voce cadenzata di L, di cui mani tamburellavano sulle ginocchia trattenute a sé
-L’idea è quella che sia io a seguirvi personalmente. In questi anni mi sono limitato a studiarvi dall’altro lato di uno schermo ed ho affidato la vostra istruzione a questo istituto. Tuttavia, dal momento che sono tornato ho intenzione di farvi lavorare a mio stretto contatto, così che possiate acquisire gli strumenti necessari per sostituirmi, un giorno-
Soho nel sentire quella frase roteò gli occhi al cielo ed incrociò le braccia esili sopra la pancia, gesto che catturò l’attenzione di L, che la guardò di sbieco, ma che subito dopo prese a fissare insistentemente prima Near, poi Mello.
Quest’ultimo era allibito: davvero quello era L? Stentava ancora a crederci; quel ragazzo dall’aria trasandata, con quegli occhi che sembravano inghiottire il mondo, che si staccava le cuticole dei pollici e se ne stava in quell’assurda posizione rannicchiata con noncuranza.
Lo guardò con insistenza, si guardarono, in realtà, fin quando non fu di nuovo Soho ad interrompere quell’insistente gioco muto di sguardi
-Allora? Cosa ne pensate?-
Near fece un passo avanti, lo sguardo su un punto indefinito del pavimento e la mano a torturare i capelli chiarissimi
-Va bene- disse lapidario, così che Soho spostò l’attenzione su Mello
-E tu? Sei d’accordo Mello?-
Il biondo spostò rapido lo sguardo da L a Near, per farlo ricadere infine su Soho
-Dovremmo collaborare? Io e lui?- chiese indicando Near alla sua sinistra
-Sarà necessario- dichiarò L senza indugiare.
Mello si contenne; l’ultima cosa che avrebbe voluto era passare il suo tempo con quel piccolo mostriciattolo informe, ma non avrebbe mai rinunciato ad apprendere direttamente dal maestro. Incastonò gli occhi di ghiaccio in quelli del detective, così annuì, nella speranza che la sua irrazionalità non prendesse, prima o poi, il sopravvento.
 
 
Londra – Maggio 2008
 
Quel colpo arriva inaspettato e violento; sente pulsare la mandibola sotto la mano che ha portato a toccarla. Matt l’aveva colpito e anche con violenza.
Ci sta.
Lo ha provocato.
E quella reazione non la trova esagerata, invero sente di aver desiderato un gesto tanto forte da parte dell’altro.
Un qualsiasi gesto forte.
Mello lo guarda furibondo, aggravato da quella situazione che lui stesso ha contribuito a costruire e dalla vodka, che bollente gli brucia la trachea. Allora riattacca senza pensarci su.
Matt schiva di striscio il pugno ed allunga una mano sul viso di Mello, fino a costringerlo addosso al bracciolo del divano
-L’hai vista! È stata lei a raccontartelo!- gli grida mentre con la mano lo tiene schiacciato in quella scomoda posizione.
Mello riesce a divincolarsi ed allunga un braccio a tirargli i capelli, fino ad avvicinarlo a sé
-Ecco quello che volevi sapere. Si, l’ho vista-
Matt cerca di colpirlo ancora, ma questa volta è Mello a rifuggire il colpo spostando la testa di lato e subito rifila un calcio nello stomaco dell’altro, che dolorante ricade a terra.
Mello scivola oltre il divano e sale a cavalcioni su di Matt, che mantiene le mani sullo stomaco mentre una smorfia di dolore gli colora la faccia
-Sei un vero stronzo- sputa Matt tra un colpo di tosse e l’altro
-Io sarei lo stronzo?- sorride teso Mello che guarda il ragazzo dall’alto
-Sei tu che te ne sei andato, sei tu che ti sei fatto cercare per tutto questo tempo, sei tu che hai dimostrato di fregartene- Le mani di Matt, con la forza venuta meno da quel calcio violento alla sua pancia, spintonano il busto di Mello che si limita a barcollare un po’. A quel punto il biondo non resiste, perché a Matt, che gli è mancato come l’ossigeno, proprio non riesce a resistere, quindi si china pericolosamente su di lui
-Lo sai quanto è stato difficile andarmene, come sono sicuro che tu sappia perfettamente perché non mi sono fatto vivo finora. Non si scherza con i russi Matt, quelli non risparmiano nessuno, se la prenderebbero anche con te!-
Le iridi verdi si allacciano a quelle algide dell’altro.
-Ma noi possiamo trovare una soluzione insieme cazzo! Ci sarà un modo per tirarti fuori da questa situazione di merda-
Prendono a parlare come non si fossero picchiati fino a questo momento, quei due, con Mello che lo sovrasta ancora
-Non è così semplice, mi credi tanto stupido da non aver scandagliato tutte le ipotesi possibili?-
Si alza ed allunga una mano all’altro, che la afferra e faticosamente si tira su
-Se iniziassi a darmi qualche dettaglio in più magari in due potremmo ragionarci meglio-
Matt si accende una sigaretta e si siede sul divano –Hai pensato a Soho? È in pena per te quanto me, lei potrebbe aiutarti, ed L…-
La guancia ancora gli pulsa, si versa un altro bicchiere di vodka e ne passa uno all’altro
-Non capisci che non voglio coinvolgere nessuno? Stattene tranquillo Matt e vedrai che risolverò questa questione del cazzo in qualche modo-
Mello si abbandona accanto a Matt ed entrambi tornano a bere, fin quando il biondo non si volta verso Matt, inclinato in avanti con i gomiti abbandonati sulle ginocchia, ma che si rivolge a lui nonostante tenga la testa china
-Quanto siete in pericolo? Tu ed Ái-
-Matt, ti assicuro che meno ne sai e meglio è, fidati di me-
-Ma come cazzo faccio- spegne con irruenza la sigaretta e butta giù quel che rimane della vodka nel suo bicchiere, così torna a guardarlo –Siete la mia cazzo di vita, sarebbe come se mi segassero una gamba e mi si chiedesse di fare finta di nulla, possibile che non ci arrivi?-
Mello tira indietro la frangia con una mano e di nuovo abbandona la schiena contro il divano, socchiudendo gli occhi stanchi, ma pochi istanti dopo sente il braccio di Matt stringersi intorno alla sua spalla e la testa farsi posto fra la curva del collo
-Sei una cazzo di fighetta sentimentale Matt-
Ma lo lascia fare e la mano che tratteneva i capelli scivola oltre la schiena dell’altro, aggrappandosi al tessuto di quella maglia a righe che lo avvolge.
Così si stringono, prima che uno dei due si avvicini silenzioso all’altro a ricercare le labbra e la lingua.
Si baciano con irruenza, come se con quello scambio riuscissero come per magia a far tornare tutto com’era prima, quando ancora erano alla Wammy’s House, quando i loro problemi non mettevano a rischio le loro vite.
Si assaggiano fra i sospiri e si avvinghiano smaniosi dell’altro.
-Lo sai che devo andarmene- gli sussurra roco Mello, con le fronti che si toccano, così come le punte del naso
-Potremmo fare diversamente, potremmo trovare un’altra soluzione- Risponde Matt quasi con disperazione, perché lo sa che Mello non cede e non cederà
-Lascia fare a me, sono io quello più intelligente fra noi tre- lo dice senza pensarci, ma subito si pente di aver incluso involontariamente Ái in quel momento che davvero, vorrebbe viversi solo con Matt. Eppure il pensiero è fisso sulla ragazza, su quei capelli rossi e quegli occhi tanto intensi.
-Mi manca- confessa Matt che corre a stringere i capelli del ragazzo
-Anche a me- conclude, sconfitto, Mello.
 
 
Maggio 2005
 
Mello uscì frastornato dallo studio, subito dopo di Near che in un attimo si era dileguato, probabilmente per rinchiudersi nella propria stanza. Appena fuori dalla porta la voce di Soho lo richiamò
-Ehi biondino, facciamo due passi, ti va?-
Il ragazzo lanciò un’occhiata all’interno dello studio: Watari aveva portato un pezzo di torta alle fragole ad L, che la gustava spezzettandola con cura maniacale. Annuì all’amica e con lei si avviò lungo il corridoio
-Sarai un po’ confuso immagino, io sarei uscita di testa al posto tuo-
-Questo perché tu sei una svitata- rispose strafottente lui, ma quando vide Soho allungargli una tavoletta di cioccolato corse ad afferrarla ed iniziò a masticarla come fosse nettare degli dei
-Quando avremo un po’ di tempo, se vorrai, ti racconterò quello che è successo. Sappi solo che la mia razionalità ha fatto un bello scivolone, in quest’ultimo anno-
-Lo vedo- alluse il ragazzo trattenendo la cioccolata fra i denti ed indicando la pancia, scatenando un’altra risata della criminologa
-Non è questo a cui alludevo, anche se questa gravidanza ne fa parte in un certo senso. Ehi sarà un maschio! Ti piace Ame? Significa pioggia in giapponese-
Mello tentò di mascherare l’imbarazzo con un colpo di tosse–Senti non voglio parlare di bambini ok?- poi continuò facendo roteare gli occhi –Comunque si, Ame- lo ripeté –Ti si addice- Poi quando furono sufficientemente distanti Mello si bloccò
-Davvero, non è una presa per il culo? Quello è davvero L?-
Soho sfregò la testa facendo schizzare i capelli da tutte le parti, così sorrise al ragazzo
-Che ti aspettavi, un bell’uomo con occhiali scuri, cappello ed impermeabile?-
Mello staccò un altro morso al cioccolato –No, ma nemmeno un disagiato rachitico così giovane-
Soho sorrise ancor più, così Mello la ispezionò –Ma quindi è con lui che…-
Di tutta risposta il ragazzo si beccò uno spintone e nessuna confessione diretta.
 
Quando la porta della camera si schiuse, Matt ed Ái chiusi a giocare con i rispettivi game boy scattarono in piedi
-Allora?!- chiesero poi in coro
Mello barcollò fino al letto dove si abbandonò stancamente
-Ho bisogno di bere, sarà una lunga serata-
 
 
 
Ciao a tutti belli miei. Scrivere questo capitolo è stato complicato, ragion per cui spero sia uscito fuori un lavoro dignitoso (vi prego, ditemi che è un lavoro dignitoso!)
Alcune precisazioni: come avevo specificato “Come arance nel deserto” è andata ad intrecciarsi a questa storia, ma spero che anche se non l’avete letta io sia stata in grado di farvi capire cosa è successo: L ha sconfitto Kira, che è stato arrestato e poi è morto tramite pena capitale (oh yes, alla faccia tua Light Yagami); inoltre c’è Soho, che non solo era amica di L durante i tempi della Wammy’s House, ma che è andata a collaborare al caso. Questo è più o meno tutto quello che vi serve sapere per andare avanti con questa storia qui, difatti l’unico elemento davvero utile è il ritorno di L e l’istruzione che impartirà a Near e Mello.
Allora che ne pensate? Vi sta piacendo? Vi sta facendo schifo? Aspetto come sempre i vostri pareri con trepidazione!
D.
   
 
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