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Autore: xela182    31/01/2018    1 recensioni
Hogwarts: per alcuni era una casa, per altri solo una scuola, per tutti comunque un grande viaggio.
Questa è la storia del grande viaggio di Melanie Jack, una studentessa come tanti, che ha frequentato Hogwarts negli anni di Harry Potter.
Genere: Avventura, Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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NdA: Ciao a tutti. Eccoci al secondo capitolo. Si tratta ancora di un capitolo introduttivo, ma spero piacevole.
Grazie a chi ha letto, chi ha corretto, chi ha recensito. Buona lettura!



 
La stanza era sommersa nell’oscurità fatta eccezione per uno spicchio di raggio di luna che penetrava obliquo illuminando parzialmente Melanie, abbarbiccata alla finestra, con la fronte contratta a contatto del vetro.
Non era ancora sicura di cosa provasse nel sapere di essere una strega; l’euforia di sentirsi speciale e scoprire un mondo nuovo l’aveva travolta e adesso tutto ciò che sentiva era un senso di vuoto.
La porta si aprì piano, ma il passo di Claire era deciso.
Delicatamente si sedette accanto alla figlia.
Scoprire che la magia era il filo che la legava al padre aveva spento tutta la curiosità e il fremito di imbarcarsi in qualcosa di nuovo per lasciare posto ad un desiderio infantile di ribellione.
- Nessuno ti obbliga a partire se non vuoi, Melanie. Ma la magia è dentro di te e sarebbe carino riuscire a controllare i tuoi poteri.
La voce era ferma, mentre la mano titubante le accarezzava i capelli.
- Ma io non voglio usarli!
La risposta infantile le era uscita di bocca prima ancora di rendersene conto.
- Non puoi non usarli se non sai come fare. Lì ti insegnano come usarli o come non usarli, vedi tu. – sorrise e le schioccò un bacio sulla guancia – Va’ a letto, che la notte porta consiglio!
Si alzò lesta e le offrì la mano per tirarsi su; Melanie la strinse forte e senza dire una parola s’infilò il pigiama, pigolando solo “Buonanotte”.
Una volta da sola, accoccolata al cuscino, chiuse gli occhi e deglutì più volte; doveva ammettere almeno a se stessa che non era l’utilizzo della magia a impaurirla, né la distanza dalla mamma, sebbene fosse un ostacolo non da poco, ma il legame che la univa ai suoi poteri: suo padre.
Inconsciamente per anni aveva covato un risentimento crescente verso la figura paterna; se fosse morto, sua madre non avrebbe avuto remore a parlarne, ma il fatto che l’argomento fosse tabù, la indusse a credere che fosse vivo, che sapesse della sua esistenza ma che, evidentemente, non avesse mai voluto contattarla.
Nel tempo Melanie aveva cercato di non assomigliare a lui, di rimuovere ogni possibile connotazione collegata a lui e adesso, il dover condividere un dono così speciale la faceva star male.
Si addormentò molto tardi e si alzò quando Claire era già al lavoro: si guardò distrattamente attorno e il suo spirito di ribellione si accese posati gli occhi sulla tv.
Sì, quella era la giornata giusta per una maratona horror.
 
*****
 
- Melanie! Stai seriamente pensando di perdere il treno, per caso?
Claire era accanto alla porta, con indosso il soprabito, la borsa alla spalla, la mano sinistra sulla maniglia, la mano destra appoggiata al grosso baule.
- Maaa! Dove hai messo lo scuba? – gridò in tutta risposta la ragazzina.
Claire scrollò la testa. Non aveva idea di che cosa stesse parlando.
- Io non ho messo via niente… e poi cos’è lo scuda?
- Lo scuba, mamma! L’orologio!
- L’hai messo tu nel baule per non dimenticarlo, ricordi?
- Davvero? – la testa di Melanie fece capolino dalla camera – Allora sono pronta!
 
Per recarsi alla stazione di King’s Cross avevano preso un taxi, il tragitto era piuttosto breve, una ventina di minuti dalla loro casa in Craven Road, ma il traffico avrebbe reso più lungo il viaggio e Claire ne approfittò per fare le ultime raccomandazioni.
Melanie annuiva annoiata e guardava la città scorrere dal finestrino; Londra non le era mai sembrata tanto diversa; ora che doveva andarsene aveva una luce innaturale che la mostrava nuova, differente.
Anche il celebre museo delle cere di Madame Tussauds non si presentava come al solito, la locandina stessa anziché le celebrità riprodotte aveva solo dei mucchi di pietre.
Quando da lontano scorse la stazione il cuore prese a battere più velocemente e Melanie prese a strofinarsi le mani sui pantaloni per asciugarsi il sudore.
 
- Vai prima tu!
Melanie si era arrestata davanti al pilastro del Binario 9 e ¾ che secondo le istruzioni di Sturgis Podmor si sarebbe aperto attraversandolo.
Claire si era già avviata a passo spedito quando sentì alle sue spalle una voce maschile.
- Io non lo farei, se fossi in lei, signora!
Claire e Melanie si voltarono verso la voce; apparteneva ad un uomo alto, con lunghi capelli bianchi, disordinati sulle spalle che indossava un’eccentrica veste da mago verde mela.
Accanto a lui c’era una ragazzina più o meno dell’età di Melanie, dai morbidi capelli biondi e l’aria stralunata.
- Mi scusi, - proseguì lo sconosciuto sorridendo - Non volevo spaventarla, ma i Babbani possono passare solamente accompagnati da un mago, o ci ritroveremmo al binario mezza Londra.
- Come fa a dire che sono, ehm, sì, Babbana?
L’uomo fece cenno al foglio che Claire reggeva in mano.
- Ha le istruzioni con sé.
Claire e Melanie si scambiarono un’occhiata di intesa e sorrisero imbarazzate per poi procedere con le presentazioni.
Fecero così la conoscenza di Xenophilius Lovegood e di suo figlia Luna, che avrebbe iniziato il secondo anno ad Hogwarts.
Il gruppo arrivò compatto al Binario 9 e ¾ e le famiglie si separarono quel tanto che consentisse l’ultimo attimo di privacy per i saluti e le ultime raccomandazioni.
Melanie saettava lo sguardo alla ricerca dei futuri compagni pur mantenendosi ancorata alla madre.
Claire le passò il braccio intorno alle spalle dirigendosi alle porte del treno per caricare il baule e ancora una volta fu aiutata dal signor Lovegood che con un leggero colpo di bacchetta e una strizzatina d’occhio sistemò il bagaglio a bordo.
Claire sorrise riconoscente e pescò dalla borsa una piccola confezione di Api Frizzole che mise in mano a Luna, la quale si prodigò in mille ringraziamenti.
Melanie nascose il suo disappunto in un risolino (era evidente che erano destinate a lei) e accettò di buon grado la Cioccorana che le diede la madre.
Le ragazzine si misero in uno dei primi scomparti, ancora vuoto, e con i nasi appiccicati al vetro salutarono i genitori mentre il treno si allontanava sbuffando dalla stazione.
Luna cominciò a chiacchierare e a fare domande per sapere tutto di Melanie che d’altro canto era tremendamente curiosa rispetto a ciò che avrebbe dovuto affrontare una volta a Hogwarts.
La nuova amica le stava giusto descrivendo le caratteristiche delle Case quando un ragazzino dai capelli scombinati aprì delicatamente la porta e chiese di potersi accomodare.
Le fanciulle si strinsero incoraggianti e il nuovo arrivato sistemò sicuro il baule sul portabagagli e si tolse elegantemente il mantello. Indossava abiti babbani, ma al contrario della capigliatura erano molto curati: pantaloni eleganti, camicia bianca candida corredata di cravatta e un gilet coordinato.
Quando prese posto si accorse di avere gli occhi delle ragazze puntati addosso.
- Mi chiamo Garrick Newbourne. Vengo da Everton, questo sarà il mio primo anno ad Hogwarts. Devo dire che è stato piuttosto bizzarro scoprire di essere un mago, sì sono un Nato Babbano, - disse d’un fiato anticipando la domanda di Luna che aveva aperto la bocca per parlare – Ma non del tutto inaspettato; voglio dire che ho cominciato fin da piccolo a fare, ehm, magie.
Melanie cercò sostegno nello sguardo della compagna, ma Luna sorrideva tranquilla.
- Piacere, Garrick Newbourne. Io sono Luna Lovegood. Spero che tu ti sia tutelato da Nasomini, Garrick, quest’anno c’è una vera invasione di queste creature. Lo sapevi?
Garrick strabuzzò gli occhi e si voltò verso Melanie apparentemente intenta a studiare la didascalia della figurina delle Cioccorane riguardante Cassandra.
- Non devi temere il loro attacco, Garrick, - proseguì seria Luna – È sufficiente utilizzare del bambù per tenerli lontani.
Garrick, nonostante avesse studiato a fondo “Animali fantastici dove trovarli”, non aveva idea di cosa fossero i Nasomini, ma si sentiva ancora troppo inesperto del mondo magico per contraddire la ragazzina.
Il resto del viaggio proseguì con gli aneddoti sull’utilizzo della magia da piccoli, i giochi del nuovo numero de “Il Cavillo”, rivista di cui il sig. Lovegood era direttore, fino a che Melanie e Garrick discussero animatamente di Quidditch, chiedendo avidamente a Luna i dettagli e scoprendo che la ragazza, essendo poco interessata allo sport, non ne sapeva più di loro.
Quando la signora del carrello passò nel loro scompartimento passarono in rassegna tutte le leccornie, scegliendo infine una mini confezione di gelatine “Tutti i gusti + una”; Luna ne prese una all’aroma di minestrone, Melanie tossì violentemente dopo aver assaggiato quella al pepe, mentre Garrick ne scelse una che si rivelò una squisita “frutti di bosco”.
Erano quasi arrivati quando il treno perse velocità; i ragazzi tacquero all’istante nel momento in cui si arrestò.
La luce andò via, una coltre ghiacciata coprì il vagone e una sensazione di angoscia s’impadronì di Melanie. Gocce di sudore freddo le incorniciavano il viso, ma vide che anche gli altri erano inchiodati impotenti ai sedili: Luna si era rannicchiata in un angolo, tenendo la testa tra le ginocchia, mentre Garrick era scivolato a terra con lo sguardo vacuo verso il finestrino.
Improvvisamente tutto ritornò come prima; il peso al petto svanì, il calore tornò a regnare nel vagone e la luce riprese a illuminare la scena.
Dopo pochi minuti la porta dello scompartimento si aprì e un uomo alto, scarno e leggermente allampanato inquadrò la situazione; sorrise affabile a tutti e controllò uno per uno i ragazzi.
- Salve ragazzi. Tutto bene qui?
Annuirono tutti incerti e Melanie si sentì sollevata dallo sguardo benevolo dello sconosciuto, che tirò fuori una tavoletta di cioccolato e ne distribuì a tutti un pezzetto.
Il treno ripartì fischiando e quando rimasero soli, i ragazzi ripresero a parlare, accavallando le voci e provando a spiegarsi l’accaduto.
- Che cosa diavolo è successo? – chiese seccata Melanie.
- Potrebbe essere la conseguenza dell’azione di un Glaocondo o…
L’espressione dura di Garrick la fece tacere e tutti e tre rimasero per un po’ in silenzio.
 
All’arrivo si dovettero separare; Luna salutò entrambi calorosamente augurandogli di essere smistati nella sua Casa, a Corvonero.
 
Seguendo Hagrid verso le barche, Melanie si trovò dietro a due ragazzine che si spingevano e si scambiavano spallate tanto forti da finire più volte sul ciglio della riva.
Dopo un paio di volte in cui Melanie rischiò di cadere, travolta, nel lago, decise di afferrare la ragazzina più mingherlina che continuava a ridacchiare e far ondeggiare i mozziconi di codini corredati da nastri colorati.
- La volete smettere voi due? – sibilò Melanie a denti stretti.
- Guarda che quella è mia cugina! – cantilenò l’altra dimenandosi per liberarsi facendole una linguaccia.
Melanie la lasciò andare titubante, mentre sul volto le si dipingeva una smorfia.
- E questo ti autorizza ad affogarla nel lago?
La ragazzina avvicinò sprezzante il viso al suo, per poi scoppiare in una fragorosa risata.
- Forza, voi laggiù! Avanti! – ruggì Hagrid spronandoli ad accelerare il passo.
Il viaggio in barca fu terribilmente sinistro agli occhi di Melanie; il grande Lago Nero, dal quale sembravano provenire schizzi e risatine, sembrava una distesa di inchiostro dove neanche la luna voleva specchiarsi.
Le luci in lontananza del castello parevano finestre infuocate e la fanciulla avvertì un inquietante brivido lungo la schiena.
Si guardò rapidamente attorno e incrociò lo sguardo di Garrick, anche lui teso come una corda di violino e gli sorrise grata.
 
*****
 
La professoressa McGranitt stava scortando tutti gli alunni del primo anno verso la Sala Grande, dopo il discorso di benvenuto di rito.
Quando giunsero a percorrere il corridoio tra i tavoli, la vista di Melanie era già offuscata e il cuore le batteva forte; la voglia di scappare via lontano era incontenibile, tanto che incespicò un paio di volte sui suoi passi, prendendo così una sfumatura scarlatta in volto.
Nel momento in cui la professoressa McGranitt dipanò la pergamena e incominciò a leggere i nomi, tutto ciò che udì Melanie era un rimbombo in cui riusciva a distinguere solo il proprio battito cardiaco.
Riconobbe però la prima ragazzina, quella che aveva bloccato dallo spintonarsi, tale Tabitha Bainbridge, che trotterellò verso un vecchio cappello a punta.
Sembrava perfettamente a suo agio sullo sgabello e faceva ondeggiare piano le gambe impaziente di conoscere la propria Casa.
Il Cappello dopo qualche istante gridò: “Serpeverde” e la ragazzina trotterellò ridacchiando verso il tavolo alla sua destra, accolta da un applauso.
Anche Bulstrode Victoria e Burke Diezel ebbero la stessa sorte, mentre Fawley Eugene, che fino a quel momento aveva ridacchiato con un ragazzino dai lucenti capelli biondi, venne decretato Tassorosso e il suo amico, Tyrell Felton, finì nuovamente a Serpeverde, insieme alla cugina pestifera di Tabitha Bainbridge, Astoria Greengrass.
Le gambe di Melanie si fecero via via sempre più molli, mentre Russel Grint veniva accolto con uno scroscio di applausi a Grifondoro.
Era vicina allo svenimento quando la professoressa McGranitt lesse il suo nome.
Con il respiro mozzato, a piccoli passi raggiunse lo sgabello, sentendosi come se il corpo non fosse il suo.
Vedere tutta quella folla con gli occhi puntati su di lei non fece che peggiorare la situazione, così chiuse gli occhi mentre le veniva posato il Cappello sulla testa.
- Mmmm… vediamo… vedo una dose massiccia di orgoglio, mista ad una gran voglia di emergere… e del talento… direi… SERPEVERDE!”
Nel momento in cui la professoressa la liberò dal Cappello, Melanie deglutì e il groppo che aveva in gola si sciolse nell’applauso del tavolo alla sua destra.
Quando raggiunse il suo posto, la ragazzina pestifera, Tabitha Bainbridge le gettò le braccia al collo.
- Che bello! Sei così divertente!
Melanie era sofferente all’espansività di Tabitha e fu sollevata quando si sedette di fronte a lei Garrick.
Mentre Paul Pittsbourgh e Jocelyn Quark si dirigevano verso il tavolo Corvonero e David Radcliff e Demelza Robins venivano smistati a Grifondoro, Melanie si guardò attorno per studiare i nuovi compagni: vide diversi ragazzi robusti, molto più grandi di lei, un paio di ragazze decisamente snob che bisbigliavano e indicavano gli altri tavoli ridacchiando, un ragazzo carino biondo in mezzo a due ragazzi ingrugnati dalla stazza di due gorilla.
Fu interrotta dall’arrivo di Atchinson Travers che con Brogan Rosier chiudevano la classe Serpeverde del primo anno, quando Romilda Vane ed Eleonor Watson erano le ultime Grifondoro.
Il banchetto stava per cominciare quando un brusio sempre più concitato faceva il nome di Harry Potter che entrava nella sala in quel momento: Melanie si allungò per vederlo, avendo letto il suo nome in uno dei compendi di storia della magia contemporanea, ma la distanza le impedì di distinguerlo.
 
Il banchetto ebbe inizio e il tavolo si riempì di ogni genere di leccornia.
Melanie dovette ammettere che Tabitha non era male come compagnia; aveva smesso di stuzzicare la cugina (che sembrava prediligere le due ragazze “snob”) e intratteneva Melanie e Garrick con aneddoti divertenti.
Inoltre Melanie aveva piacevolmente scoperto che l’uomo misterioso e gentile del treno sarebbe stato il suo insegnante di Difesa contro le Arti Oscure.
Al momento del dolce Tabitha aveva iniziato a illustrare a Melanie e ad un attentissimo Garrick, tutte le sue conoscenze sui Serpeverde.
- Vedete quello laggiù? – indicando il ragazzo accompagnato da quelli che Melanie nella sua testa chiamava “i gorilla” – È Draco Malfoy. Praticamente intoccabile. Meglio non contraddirlo mai apertamente se volete vivere tranquilli.
Melanie le lanciò un’occhiata scettica, ma la ragazza proseguì.
- E quella ragazza con i ricci e la faccia schiacciata è di una cattiveria unica, state alla larga. – accennando con la forchetta a Millicent Bulstrode.
- E immagino che Victoria sia della stessa pasta… - bisbigliò Garrick in merito alla nuova studentesse del loro anno.
Tabitha fece una smorfia. – È anche peggio, è la sorella minore.
- Persone normali con cui parlare senza rischiare una fattura, ce ne sono? – domandò Melanie un po’ scocciata da quel benvenuto, non esattamente come si aspettava.
La risata di Tabitha fece voltare mezza tavolata e contagiò molti altri studenti.
- Ah! Sei troppo divertente, Mellie! – esalò tra le lacrime.
Melanie aveva gli occhi ridotti a due fessure.
- Non chiamarmi “Mellie”, - le disse forse troppo sprezzante – Per favore. - aggiunse sforzandosi di essere gentile.
Tabitha si riprese e annuì sorridendo.
- Vedete quel ragazzo di fronte a Malfoy? Quello è Blaise Zabini. È un tipo pittosto gentile.
- Come fai a conoscere tutti quanti? – chiese Garrick, servendosi di una seconda fetta di torta di cannella.
Tabitha lo imitò e solo quando fu a metà del bis del dolce rispose.
- Mia cugina, Astoria, è la sorella di Daphne, che è al terzo anno. E poi le famiglie purosangue si conoscono un po’ tutte.
- Quindi io e Garrick siamo gli unici Nati Babbani a Serpeverde? – domandò Melanie incrociando le braccia ben poco convinta dei suoi nuovi compagni.
- Tu non sei Nata Babbana! – esclamò il ragazzo, rischiando di soffocarsi con un sorso di succo di zucca – Sei Mezzosangue, tuo padre è un mago, hai detto.
- Fa lo stesso. - tagliò corto lei.
- Comunque no, - rispose sempre sorridendo Tabitha – La madre di Malcolm Baddock è Babbana e lavora al Ministero Babbano; Natalie Johansson anche è Mezzosangue, Daphne dice che è appassionata di… ehm, quello sport Babbano in cui devi colpire una pallina piccola… - Tabitha si stava grattando il naso cercando di ricordarsi.
- Tennis. – dissero all’unisono Garrick e Melanie e ancora una volta Tabitha prese a ridere e i due ragazzi con lei.
 
Solo quando scesero le scale del sotterraneo per recarsi nei dormitori, Melanie si rese conto di quanto fosse stanca.
Nonostante ciò non potè trattenere un gridolino di gioia, che fece sorridere gli studenti più grandi, una volta fatto l’ingresso nella Sala Comune; la rese ancora più estasiata la vista dei dormitori, con le onde del lago che si infrangevano sui grandi oblò creando ammalianti giochi di luce.
Tabitha prese posto accanto al suo letto, Astoria e Victoria di fronte a loro.
Nonostante il proposito di attendere di avvistare qualche sirena, a Melanie fu sufficiente toccare il cuscino per cadere nel sonno.
 
*****
 
La prima settimana di lezione trascorse in un lampo, ma Melanie ebbe la sensazione di essere stata al centro di un frenetico caleidoscopio.
Se per arrivare alla Sala Grande per la colazione, Melanie optò per seguire i gruppi più grandi, giungere nelle corrette aule si rivelò inizialmente ben più arduo.
Fortunatamente scoprì che l’ambizione dei Serpeverde era tale da superare le barriere dell’età: non di rado studenti senior si offrivano di accompagnare il gruppo del primo anno affinchè imparassero i percorsi più brevi.
Garrick si distinse subito nel corso di Trasfigurazione, dove la professoressa McGranitt lo premiò due volte di seguito per il lavoro svolto; Melanie non voleva essere da meno e alla prima lezione di Erbologia si lanciò nella descrizione della Dionaea muscipula sanguinum (sfogliando Mille erbe e funghi magici aveva notato l’illustrazione della pianta straordinariamente simile a quelle che i Babbani usavano nei film horror) guadagnando 5 punti e altri 5 nella lezione di Difesa contro le Arti Oscure riguardante i Poltergeist.
Era evidente che Melanie prediligesse quella materia, o meglio, l’insegnante; il fatto che Lupin non perdesse mai la calma, fosse sempre sorridente e non usasse il sarcasmo per la ragazza era il modo migliore per insegnare qualcosa.
Alla lezione del professor Vitious, la grazia naturale di Tabitha risultò essere la chiave per l’efficacia dell’incantesimo Wingardium Leviosa; Melanie tentò inutilmente di imitarla con risultati imbarazzanti, tanto da doversi esercitare a lungo a spese del povero Garrick.
Un capitolo a parte era Pozioni; Piton era noto prediligesse i Serpeverde, pertanto consentiva loro di lavorare in tranquillità suggerendo tra i denti qualora ci fossero degli errori nella lavorazione degli infusi.
Melanie non aveva guadagnato nessun punto aggiuntivo, ma le era sufficiente vedere il docente annuire impercettibilmente davanti al suo calderone.
Ma la lezione più disastrosa per Melanie era Astrologia; non solo faticava a studiare i movimenti dei pianeti, ma anche a ricordare tutte le specifiche tecniche; per Storia della Magia invece, dopo aver conosciuto il professor Ruf, Melanie e Garrick optarono per prendere annotazione solo di qualche nome e sopperire alle informazioni con l’ausilio dei libri della biblioteca.
Ed è proprio in biblioteca che si erano imbattuti nel registro degli studenti di Hogwarts; Garrick ne aveva approfittato per studiare il caso di Sirius Black, il famigerato assassino evaso qualche settimana prima.
- È stato arrestato il primo novembre 1981… ha consegnato i Potter a Tu-sai-chi e ha ucciso Peter Minus… dopodichè è finito dritto ad Azkaban…
Melanie rabbrividì.
- Dev’essere un tipo senza scrupoli… - commentò laconica.
Garrick alzò lo sguardo con un sorriso storto.
- Hai detto che l’unica cosa che tua madre ti ha detto di tuo padre è che se n’è andato poco prima che tu nascessi… e Sirius Black è stato arrestato tre mesi prima della tua nascita… Ed è evaso proprio quando tu cominci Hogwarts… non è strano?
Melanie squadrò l’amico.
- Non è mio padre. Se ti fosse sfuggito si chiama “Black” non “Jack”!
- Tua madre potrebbe aver cambiato il cognome dopo aver scoperto che era un assassino! – suggerì Tabitha sedendosi al tavolo con loro.
- Non è mio padre! – insistette Melanie.
- Ci devi dare una spiegazione convincente… - ridacchiò il ragazzo, scambiandosi il pugno con Tabitha.
 
*****
 
Non c’era angolo della Sala Comune e dei dormitori che Melanie non avesse fotografato con le diverse luci del giorno; aveva saltato persino il pranzo, un giovedì, per poter catturare la luce filtrata dall’acqua del lago.
Il suo soggetto preferito rimaneva il tramonto e grazie alle lezioni di volo aveva scoperto che il miglior punto per fotografarlo era il campo di Quidditch; se non aveva lezione non di rado era sgattaiolata fuori da castello per immortalare quello spettacolo di luci che si stagliavano contro il castello che pareva infuocato.
Una sera Melanie, Garrick e Tabitha avevano occupato un angolo della Sala Comune tappezzando il tavolino di fotografie; Melanie voleva scegliere le più belle da inviare a Claire per poterle mostrare la scuola.
Stavano discutendo su quale espressione del Barone Sanguinario fosse più inquietante quando si avvicinò Malfoy, sprezzante e falsamente sofferente per via del braccio al collo che doveva portare a seguito di una lezione particolarmente avvincente di Cura delle Creature Magiche.
I ragazzini si zittirono e trepidanti seguirono i suoi gesti mentre prendeva una foto particolarmente precisa dell’Ippogrifo che lo aveva attaccato.
- Scusa, - disse piano con la sua tipica voce strascicata – Tu sei… ?
- Melanie. Melanie Jack. – rispose. Non era una fan di Draco Malfoy, sapeva benissimo che l’arto era guarito da giorni, ma sapeva che scatenare una scenata non sarebbe stata una buona idea e cercò di seguire i consigli di Tabitha.
- Beh, Jack, - aggiunse Malfoy - Non sei male come fotografa. – ne prese una con Garrick a bordo di una scopa che finalmente riusciva a staccarsi da terra più di venti centimetri – Potresti fare delle foto alla squadra alla prossima partita.
Melanie sorrise; non era affatto una brutta idea. Aveva già fatto le foto a giocatori in movimento quando Claire l’aveva portata a vedere il Chelsea.
- D’accordo, Malfoy.  – rispose – Mi allenerò per il tuo ritorno. – aggiunse con una punta di sarcasmo.
Il Cercatore Serpeverde fece finta di niente e si allontanò altezzoso com’era arrivato.
I ragazzi ridacchiarono e stavano per tornare a concentrarsi sulle foto, quando il Caposcuola arrivò trafelato convocando tutti nella Sala Grande.
 
Era decisamente strano ritrovarsi tutti insieme di notte nei sacchi a pelo; a Melanie la cosa non dispiacque, in fondo le sembrava in tutto e per tutto un pigiama party.
- Ti rendi conto che siamo qui perché Sirius Black è nel castello? – la ammonì Garrick.
Tabitha stranamente non diceva nulla ma posizionò il suo sacco a pelo attaccato a quello di Melanie.
Al passaggio di Silente, quando tutte le luci si spensero un sussurro la raggiunse.
- Ho paura, Mel…
Melanie le strinse forte la mano. – Non preoccuparti, non accadrà nulla.
Garrick fece capolino dalla sua spalla. – È venuto a trovarti. Sirius Black, Mel.
- Giusto! – fece eco Tabitha improvvisamente ispirata – Vuole conoscere sua figlia!
Melanie stava per ribattere quando il loro Prefetto richiamò il silenzio e i ragazzi fingendo di dormire caddero davvero nel sonno.
Nell’oscurità Melanie aprì gli occhi: il groppo in gola sembrava un macigno.
Forse Sirius Black era veramente suo padre.
Il che faceva di lei la figlia di un assassino.
 

 
  
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