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Autore: StewyT    01/02/2018    3 recensioni
1625 Inghilterra: Carlo I vuole ottenere la supremazia su tutte le terre in territorio Inglese, ma Robert Lightwood, Re di Scozia non accetterà mai di cedere a quello che si dichiara unico vero re del Regno Unito con un’unica religione, e l'unica possibilità che gli resta è il Re Magnuspossessore del più grande esercito conosciuto al mondo, a cui promette la mano di sua figlia Isabelle.
Magnus Bane, il più ricco possidente terriero conosciuto al mondo, regna nelle calde isole indonesiane e in Scozia non ci metterebbe mai piede se non fosse che tempo prima, lì ci ha lasciato la donna che credeva di amare: Camille Belcourt.
Arrivato in Scozia, però, tutto quello che Magnus aveva in mente scompare con un soffio di vento dagli occhi blu e i capelli neri. Magnus, infatti, allettato all’idea di conoscere Isabelle, viene totalmente colpito da Alexander, fratello maggiore di quest’ultima, e timido ragazzo dal carattere forte chiuso in sé stesso.
Riuscirà la magia che scorre nelle vene di Magnus ad avvolgere il cuore freddo e cinico di Alec e a salvare Isabelle da un matrimonio obbligato? L'amore, in fondo, è in grado di compiere grandi magie.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Izzy Lightwood, Magnus Bane, Simon Lewis, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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War of hearts.
 
 
Alec era andato via all’alba da camera sua e Simon ne era entrato poco dopo portandole la colazione a letto come faceva ogni volta che poteva; era così adorabile con i suoi enormi occhi e i suoi capelli ricci.
La cosa più bella, quella che l’aveva fatta innamorare, però, era quel grande e genuino sorriso spontaneo che gli spuntava sulle labbra ogni qualvolta i loro occhi si sfiorassero anche solo da lontano.
Lo amava. Lo amava. Eccome se lo amava. Solo che non poteva sposarlo e non perché fosse lei a non volerlo.
Suo padre non lo avrebbe mai permesso. La principessa di Scozia sposata con un garzone! Mai.
Ma lei lo amava e se Magnus diceva che poteva aiutarla allora forse poteva davvero farlo.
Magnus non regalava bugie vuote per quello che aveva potuto conoscerlo.
Da quando aveva conosciuto Simon aveva pianto tante volte a dire il vero.
E non perché avesse vergogna di lui: Simon era quanto di meglio al mondo, era tutto quello di buono che aveva. Simon era la sua anima gemella, non avrebbe mai potuto pensare ad un mondo od una vita senza di lui. E da quando era arrivato Magnus che sorrideva ogni volta che li guardava – se ne era accorta ma non aveva trovato un modo per sviare le sue idee-  e le proponeva modi per aiutarli aveva iniziato a sorridere di più perché aveva iniziato a pensare che forse avrebbero avuto qualche possibilità.
Forse tutte le lacrime che aveva versato in passato erano state inutili: Magnus forse le avrebbe potuto regalare un po’ di felicità. Adorava Magnus. Ma Magnus era lo stesso uomo che aveva fatto piangere suo fratello per tutta la notte, sebbene non avesse capito ancora per quale motivo.
Sentì un leggero movimento alle sue spalle e si rigirò nelle braccia di Simon che aveva smesso di baciarle delicatamente il collo. “Finalmente ti sei ricordata di me” scherzò lui abbracciandola; la testa della principessa era incassata nel collo dello stalliere, i capelli di lei ricadevano sul petto di lui e le mani erano intrecciate. Bianco e nero. Amore.
“Scusa” mormorò lei tirandogli una ciocca di capelli per abbassarselo più vicino e dargli un bacio leggero sulle labbra. “Pensavo a Magnus”. Simon si irrigidì e quasi riuscì a vedere una scintilla di fastidio nei suoi occhi. “Sa di noi” sussurrò. E quella che era stata rabbia negli occhi del ragazzo improvvisamente si tramutò in paura, la paura più profonda e nera. “Ci denuncerà a tuo padre?” chiese e poteva proprio sentire il suo corpo più rigido e duro, persino più freddo e distaccato. Sorrise. Aveva paura di perderla.
“Ci aiuterà” disse sorridendo e Simon alzò confuso un sopracciglio “Ci aiuterà…?”.
Isabelle annuì e lo baciò di nuovo “Non ci amiamo, non vogliamo sposarci. Sa che amo te e lui si è innamorato di…” si morse il labbro inferiore indecisa se dire o meno quel nome; Simon sapeva tutto di lei e di conseguenza sapeva tutto anche di Alec, il principe dopo anni e anni di lotte aveva capito di potersi fidare di lui, dunque aveva deciso di non ucciderlo quando Simon aveva perspicacemente capito di non avere le donne in comune. Ma dirglielo in quel modo sarebbe stato un tradimento verso suo fratello?
“Alec?” concluse lui e lei arrossì leggermente. Simon li conosceva troppo bene. Annuì.
“Quindi?” riprese lui e Isabelle sorrise “Possiamo essere tutti felici” fece spallucce e Simon buttò la testa sul cuscino, sbuffando. “Izzy, amore” le strinse maggiormente una spalla “Ricordi che siamo nella realtà, vero?” le diede un pizzicotto sulla guancia “E che tu sei una principessa mentre la cosa più fine che io abbia mai fatto  è stata lavare una forchetta d’oro?”. Isabelle scoppiò a ridere e annuì.
“Lo ricordo. Ma tu ricordi di chi stiamo parlando? Magnus Bane. È l’uomo più ricco al mondo, forse. E solo perché gli altri non sanno ancora che L’Indonesia è così ricca e potente non vuol dire che Magnus debba necessariamente decidere di acconsentire alle assurde richieste di mio padre”.
Simon annuì, comprendendo. “E quindi cosa proponi? Di ucciderlo e prenderci i suoi averi?”.
Isabelle scosse la testa “Non so ancora cosa ci proporrà, ma Magnus mi vuole bene e sa che per vedermi felice devo avere te quindi troverà un modo. Mi fido di lui”.
Simon sospirò.
“Se ti fidi tu dovrò farlo anche io, suppongo…”.
Izzy rise “Dovrai e in più… Magnus mi ha chiesto di aiutarlo con un certo affare…”.
Alec aveva nominato Camille qualche volta quella notte quindi era maledettamente tentata a non accennare a quel benedetto nome, ma lo fece. “Dovresti aiutarlo con una cosa” ripeté e lui annuì.
“Ho capito” sorrise dandole un bacio sotto la mascella “Se vuoi dirmi cosa…?”.
“Dovresti aiutarlo a trovare la sua ex”.
Simon alzò un sopracciglio “Ma mi hai appena detto che ama Alec….”.
“Beh è complicato” gesticolò Isabelle “Non la ama più ma vuole riprendersi una cosa sua, un gioiello appartenente a sua madre che ha regalato a Camille in segno del suo amore”.
Simon si morse l’interno della guancia e annuì “Sarà fatto” disse e poi si abbassò sulle sue labbra.
“Ripetimi il nome” le sussurrò all’orecchio prima di scendere a farle il solletico nell’incavo del collo.
“Non ti azzardare” lo minacciò lei “Ora finisci quello che hai iniziato” si aggrappò ai suoi capelli e guidò la sua testa verso il seno, sospirando “Il suo nome è CamilleBelcourt” ansimò “Ma hai tempo per cercarla”.
Simon rise sadicamente e poi le morse un capezzolo facendola gemere. Lo amava.
 
*^*^*^*^*^*^*
Magnus aveva appena aperto gli occhi a causa della luce solare quando qualcuno bussò la porta.
Amava il sole ma non in quel posto; in Scozia sembrava più smorzato e meno vivo. Meno sole.
Si alzò sbuffando; odiava essere disturbato di prima mattina, sperava quantomeno che al di là della porta ci fosse Alec con i suoi bellissimi occhi blu ed una tazza di thè tra le mani.
Si trascinò verso la porta chiudendosi la vestaglia sul ventre e poi aprì la aprì.
Purtroppo – e non perché non la amasse – fuori la porta c’era Isabelle con i bellissimi capelli neri sciolti su una scollatura da far impazzire il mondo e le labbra rosse inarcate su un sorriso tutt’altro che felice.
“Buongiorno bellezza” mormorò Magnus facendosi di lato per farla entrare; sembrava una furia quella ragazza. Il modo in cui entrò e si chiuse la porta alle spalle spingendolo poi leggermente non faceva presagire proprio un bel quarto d’ora.
“Cosa hai detto a mio fratello per ridurlo in quello stato?” sbottò lei dandogli un’altra spinta che lo fece traballare e poi cadere sul letto a gambe in aria; rise e si mise più comodo, con le braccia sotto la testa.
“Cosa?” chiese confuso, cercando di ricordare a quando risalisse l’ultima volta in cui ci aveva parlato e sorrise maliziosamente quando gli venne in mente che l’ultima volta era stata la sera precedente; Alec era andato a chiedergli perché avesse deciso di partire per la Scozia e lui gli aveva parlato di Camille.
Ma no, non poteva essere geloso perché credeva di essersi creato false aspettative, giusto?
“Cosa hai detto a mio fratello la scorsa notte?” ripeté Izzy “È venuto in camera mia distrutto” sbuffò
“E non sapevo più come consolarlo! Che cosa gli hai detto, per l’angelo?” urlò leggermente e lui sorrise di nuovo, amava quel modo di dire. O forse lo amava solo perché era felice. Gli piaceva quello che stava accadendo.
“Perché?” chiese gongolante e Isabelle alzò gli occhi al cielo.
“La smetti di sorridere così tanto compiaciuto?” soffiò e Magnus si morse l’interno della guancia per non sorridere. “Abbiamo parlato di Camille” ammise “Era infastidito?” chiese e Isabelle alzò gli occhi al cielo, odiava dover fare quello a suo fratello ma se non avesse parlato lei non si sarebbe mai smossa quella situazione.
“Ha sbuffato tutta la notte perché gli piace” si risparmiò i tanti ‘mi sono innamorato’ “Qualcuno che non potrà mai ricambiare e tu pensi lo stesso. Quando deciderete di chiarirvi per una buona volta?” alzò le mani al cielo e Magnus si alzò di scatto per abbracciarla e stamparle un bacio sulla fronte.
“Mi dispiace Izzy ma ho da fare” la spinse fuori la porta “Grazie per l’informazione, è stata davvero utile” Sapeva che in quel giorno della settimana Alec restava chiuso ore e ore nella sua camera ad esercitarsi perché spesso aveva rifiutato una passeggiata, avendo appuntamento con il maestro. Sapeva anche che il maestro era fuori città, essendo partito subito dopo la battuta di caccia.
“Credo di dover chiedere a tuo fratello ripetizioni di arti combattive” le fece un occhiolino e Isabelle rise, capendo che finalmente uno dei due si sarebbe mosso nella giusta direzione.
“Divertitevi, allora” gli fece un occhiolino “Ma fa del male a mio fratello e sei morto, Re Magnus”.
Magnus le mandò un bacio con la mano e chiuse la porta.
Voleva fare di tutto ad Alec, tranne fargli del male. Non gli avrebbe mai fatto del male. Mai.
*^*^*^*^*
Clary guardò Jace, i suoi capelli lunghi ad incorniciargli il viso, gli occhi dorati concentrati su una calligrafia troppo imperfetta per essere leggibile, le mani sotto la testa.
“Ti piace quello che vedi?” si sentì dire ad un certo punto e poi arrossì talmente tanto violentemente da riuscire a sentire il proprio cuore battere e le orecchie ronzargli.
“Sai” continuò il biondo “Posso sempre accontentarti dandoti la mia versione integrale” lo osservò leccarsi l’indice per poi sfogliare la pagina e sorridere nuovamente “E penso che non ti dispiacerebbe”.
Alzò gli occhi al cielo e scosse la testa. Quel ragazzo era così dannatamente pieno di sé!
“E comunque se magari cercassi anche tu forse riusciremmo a finire prima” borbottò e Clary sbuffò.
“Ho finito la mia parte di ricerca tempo fa. Sei troppo lento JaceHerdonale” mormorò poggiando la testa sui gomiti “E non ho trovato molto di più rispetto a quello che sapevamo. Compare un nome femminile in tutto. È Jocelyn e basta. Senza cognome. Senza provenienza. Senza nulla. È citata con Luke, però” riprese il segno che aveva messo per quella frase “Ecco! ‘Luke è così gentile con noi ragazze; non sembra neanche essere cresciuto nello stesso posto di Robert e Valentine! Robert è più freddo e strafottente, quasi non gli interessasse nulla di noi. Valentine invece è gentile e carino solo con chi vuole ma resta comunque il più interessante con i suoi capelli biondi bianchi e i suoi bellissimi occhi verdi. Credo che Valentine e Luke siano innamorati della stessa donna: Jocelyn.  Forse a Robert piaccio più io. Ma comprenderei se anche a lui piacesse più lei. I suoi lunghi capelli rossi la fanno sembrare una fiamma, una di quelle capaci di illuminare anche i percorsi più bui come la mia vita’ WoW la giovane Maryse era proprio una grande scrittrice” sospirò. “Ma non ci ha detto nulla di interessante su questa Jocelyn a parte quei maledetti capelli rossi! L’unico indizio che abbiamo è Luke. Credi che Luke possa essere…”.
Jace la interruppe “Sì. Luke è decisamente Lucian! Dobbiamo trovare più informazioni su di lui. È il nostro punto di partenza, Clary”.  Per un attimo le venne l’idea di urlargli contro un ‘non pronunciare il mio nome’, ma non lo fece, chiuse la bocca e cercò di tapparsi anche mentalmente le orecchie, solo perché quelle labbra pronunciavano il suo nome come nessuno lo aveva fatto prima e lei non voleva che lo facessero.
“LucianGraymark” sospirò “Credi che possa essere mio padre?” domandò e Jace scosse la testa “Non lo so” ammise “Ma noi stiamo cercando tua madre, no?” le sorrise e non riuscì a non farsi contagiare.
“Tutto quello che sappiamo è che l’unica altra donna conosciuta da Lucian, a parte MAryse e mi auguro proprio che non sia lei mia madre, sia quella Jocelyn” fece spallucce “Che nome strano”.
Clary vide Jace alzarsi dalla sua sedia ed avvicinarglisi velocemente per prendere il suo viso tra le mani e portarlo a pochi centimetri dal suo. Ecco in quel modo i loro occhi erano proprio dritti gli uni negli altri e la cosa era così imbarazzante ma anche così eccitante. Si sentì arrossire ma sapeva che delle goccioline di sudore avrebbero iniziato a comparire presto sulla sua fronte sfumata di lentiggini e quello non aveva nulla di carino. Perché le altre erano sempre così delicate e adorabili mentre arrossivano?
“Clarissa” sussurrò Jace e Clary ne fu certa, una parte del suo cuore esplose ed una parte del suo cervello andò a farsi benedire. La vicinanza di Jace, il modo in cui pronunciava il suo nome, i suoi occhi.
Si sentiva stordita.
“Mi capisci, Clary?” chiese nuovamente “Jocelyn! Deve essere lei! Ti somiglia maledettamente! Dobbiamo trovare subito Lucian. È lui l’uomo che cerchiamo. Ci condurrà lui a tua madre, Clarissa” ripeté e lei sbatté gli occhi un paio di volte, confusa.
“Non hai nulla da dire?” chiese lui sentendo il proprio entusiasmo cadere.
“Non pronunciare il mio modo in quel nome” fu tutto quello che disse prima di sentirsi la persona più stupida sul pianeta. “Come?” chiese Jace e Clary desiderò poter morire “Come se fosse il nome più bello che avessi mai sentito” disse mordendosi il labbro inferiore e Jace sorrise.
“Tu sei la persona più bella che abbia mai visto” le disse e Clary dovette fare forza per alzarsi di scatto e allontanarsi. “Dobbiamo trovare Lucian” disse prima di chiudersi la porta alle spalle.
Jace era pericoloso e lei non era approdata in Scozia per cercare pericolo; l’unica cosa che voleva trovare era sua madre.
 
*^*^*^*
Magnus prese il respiro preparatorio più grande che avesse mai preso in vita propria e poi spalancò la porta della camera di Alec. Aveva sperato per qualche secondo di non trovarlo. A differenza di quanto chiunque lo conoscesse potesse pensare, era terrorizzato di poter essere rifiutato e da qualche parte nel suo cuore sapeva che Alec lo avrebbe fatto; che avrebbe trattenuto il suo cuore tra le mani e poi lo avrebbe premuto fino a farlo dissanguare. Eppure era pronto a cederglielo di sua spontanea volontà.
Sorrise ritrovandosi il bel principe mezzo nudo con un arco più grande di lui tra le mani; era quanto di più bello avesse mai visto, ne era certo. Alto, statuario, con dei pantaloni attillati alle gambe – a mostrargli il suo sodissimo didietro – una schiena nuda liscia e muscolosa, le scapole alte e pronunciate, le spalle massicce ma eleganti, il collo alto ricoperto di ciocche di capelli neri troppo lunghe, le braccia flesse sull’arco, pronte a far scattare la freccia e farla finire al centro del tabellone che aveva avanti o nel centro del suo petto.
Quello spettacolo era troppo per la sua fragile salute, ci avrebbe scommesso tutti i suoi migliori vestiti.
“Lo Sapevo” disse quando notò che Alec non si era ancora accorto della sua presenza.
“Sapevo che la tua arte preferita fosse il tiro con l’arco”.
Vide Alec immobilizzarsi per qualche secondo e poi si ritrovò avanti agli occhi la visione più bella di sempre: i capelli neri sudati cadevano in ciocche disordinate sul suo viso, lo sguardo blu era acceso, le labbra rosse come le guance e gran parte del viso, piccole goccioline di sudore scendevano lente dal collo al petto e dal petto agli addominali pronunciati. Quanto avrebbe voluto farlo suo in quel momento. Proprio su quel pavimento.
“Ma-Magnus” borbottò lui lasciando cadere l’arco al proprio lato “Che ci fai qui?” era rosso e imbarazzato, ma il Re riusciva a sentire l’elettricità nel suo corpo, la sentiva: era forte e lo attirava verso di lui, e lui doveva fare una grande forza per non cedere.
“Se disturbo vado via” disse, un piccolo sorriso malizioso sulle labbra. Alec scosse la testa.
“Ero venuto a chiederti se ti va di rispolverare le mie arti combattive” fece spallucce “È da parecchio che ormai non mi esercito. L’ultima volta è stata quando come te ero ancora un principe. E avevo una cotta assurda per il mio maestro. A mia discolpa posso dire che era bellissimo” rise leggermente “Giuro di non approfittarmi di te come feci con lui”. E giurò di poter leggere nello sguardo di Alec un “Approfitta pure”, ma forse era solo la sua fantasia ad essere diventata troppo fervida.
“Ah” Alec alzò gli occhi al cielo e scosse la testa “Non sono un bravo maestro” scrollò le spalle “Potremmo chiedere a Jace di aiutarti, lui sicuramente è migliore di me nelle arti combattive” Magnus rise e si girò su sé stesso, trovando l’arsenale con il quale era solito allenarsi il Principe proprio vicino la porta, dunque velocemente prese due spade di legno e ne avvicinò una ad Alec “Non ci credo” disse scuotendo la testa, ma Alec alzò gli occhi al cielo e respinse la spada “Dovresti” sbottò portandosi entrambi le mani alle tempie.
“Me lo dimostri?” chiese il Re dandogli nuovamente una delle due spade dal lato dell’elsa “Avanti, avrai mica paura?” sapeva di non avere chance con quel ragazzo a meno che non lo provocasse.
Le provocazioni erano sempre fruttuose. E anche in quel caso lo furono.
Il viso di Alec si contorse in un’espressione divertita, la mano destra si allungò a tirare la spada che un secondo dopo stava già brandendo contro Magnus che con prontissimi riflessi riuscì a deragliare il colpo verso destra approfittando del momento di smarrimento di Alec per avvicinarglisi e toccarlo con la spada “Ops, forse avevi ragione a proposito di Jace” rise e vide Alec alzare con forza la spada per bloccare un secondo colpo e respingerlo facendolo arretrare verso la parete per poi toccarlo “O forse no?” chiese sorridendo, al che Magnus alzò nuovamente la spada. Uno brandiva l’altro schivava, uno schivava l’altro brandiva. Sembravano essere immersi in una danza tanto elegante quanto sensuale con i due corpi flessuosi che si muovevano velocemente lasciandosi dietro scintille ogni qualvolta si sfiorassero anche di poco. “Questo è tutto quello che sai fare?” chiese Magnus ad Alec e lui sbuffò, mettendo più forza nella mano destra, lo vide concentrarsi su tutto il proprio corpo e poi assestare un colpo che il Re riuscì a schivare facilmente. “Da quando sai combattere così?” chiese Alec sorpreso, allontanandosi leggermente. “Non immaginavo che fossi così bravo”. Magnus rise scuotendo la testa “E come credevi che mantenessi vivo il mio regno?”. “Con amore e accettazione?” lo prese in giro Alec e Magnus rise “Certo, ma amore e accettazione non mi permettono di estendere i miei confini e di difendere la mia gente dagli approfittatori come tuo padre. Credi che non si sarebbe fatto scrupoli ad invadermi per rubarmi ricchezze ed esercito se non avesse avuto paura di me e delle mie forze?” gli fece un occhiolino e Alec lo guardò a bocca aperta.
Voleva baciarlo. Invece tutto quello che riusciva a fare era ammirarlo da lontano.
Si allontanò leggermente e quando l’altro meno se lo aspettava, affondò nuovamente e quella volta non fu fermato: Magnus cadde a terra, completamente disteso e divertito, la spada lontana dalle sue mani. Due erano le opzioni. Fare una battuta sul modo in cui lo aveva steso o spingerselo addosso. E la seconda gli sembrava molto più allettante. Dunque afferrò la spada di Alec – che non allentò la propria presa- e la tirò verso di sé fino a quando il corpo di Alec non fu adagiato sul suo, e fu in quel momento che si rese conto di non provare solo una semplice attrazione.
In ogni minuscolo punto in cui i loro corpi si sfioravano venivano a crearsi mille scintille capaci di incendiargli anima e cuore e l’unico modo per placare quel fuoco che lo bruciava era afferrare Alec e farlo suo. I loro occhi si scrutavano e andavano veloci dalle labbra alle pupille: così veloci da perdersi gli uni negli altri. Alec era seduto sul bacino di Magnus, aveva le mani sulle sue spalle e Magnus aveva le mani sui suoi fianchi. Le sentiva formicolare quasi come se non gli bastasse quel poco di pelle che riuscivano a toccare. Avrebbe voluto avere il potere di avvolgerlo completamente tra le proprie mani, di possederlo totalmente.
Voleva baciarlo e subito; sarebbe impazzito se non lo avesse fatto. Voleva che Alec lo ricambiasse.
Alzò leggermente la testa e la avvicinò alla sua, ma fu Alec a completare la distanza che li separava e poggiare le labbra sulle sue; in un primo momento Magnus ne fu sorpreso, neanche ci credeva; ma quando si accorse di star veramente baciando Alec, tutto prese vita. I suoi occhi riuscirono a metterlo a fuoco meglio, le sue mani riuscirono a sentire meglio il contatto con il suo corpo, il suo bacino riuscì a sentire perfettamente la frizione che Alec creava muovendosi più freneticamente verso le labbra di Magnus.
E Magnus stava vivendo il momento più bello di tutta la sua vita; sebbene le labbra che lo stavano baciando fossero incerte e poco esperte, quello era il bacio migliore di sempre. Quelle labbra calde, morbide e languide gli stavano provocando i brividi. Alec gli morse leggermente il labbro inferiore per prendere aria, i loro occhi si scontrarono, e poi riprese a baciarlo perché quella era la cosa giusta che il cuore gli diceva di fare, perché quella era la cosa più giusta che avesse fatto in vita sua, perché quella che avevano iniziato era stata una guerra tra due cuori e Alec non voleva essere l’unico a tirarsi indietro da quella battaglia, per una volta nella vita non voleva comportarsi da vigliacco.
Si aggrappò di più al Re, stringendo i capelli dietro la sua nuca e Magnus a sua volta si aggrappò alle spalle di Alec, annaspando per ricevere aria ma senza la forza di potersi allontanare, con la paura di mettere fine a tutto quello, perché non avrebbe mai voluto fermare quel momento.
Ma qualcuno spalancò la porta e in men che non si dica Magnus si ritrovò a baciare e stringere l’aria; Alec, infatti, non appena sentì la porta cigolare, rotolò sulla propria schiena e si ritrovò al fianco di Magnus.
Aveva gli occhi lucidi, le guance rosse e le mani sudate, eppure non rimpiangeva ancora quello che aveva fatto.
Dall’altra parte della porta stagliava Jace, i capelli biondi scombinati, gli occhi lucidi e le guance rosse; doveva c’entrare Clary, immaginò Magnus. E infatti lo sentì pronunciare un “Mi sono innamorato, Alec!” seguito da un “Re Magnus? Alec?” e un risolino divertito. Alec guardò Magnus e si morse il labbro inferiore.
“Re Magnus” balbettò “Grazie per avermi aiutato…” borbottò imbarazzato e il Re capì che gli stava chiedendo sotto mentite spoglie di andare via. Dunque annuì con l’amaro in bocca, si alzò e andò via facendo proprio quello che aveva sperato di non dover fare: sentirsi deluso.
 
*^*^*^*^*
La cosa che più lo infastidiva non era che lo avesse cacciato, no quello poteva capirlo; era sicuramente imbarazzante per lui essere colto dal fratello mentre baciava un altro uomo. Quello che gli dava fastidio era la distanza che aveva impresso in quelle parole. La freddezza che aveva sentito nella sua voce e visto nei suoi occhi. Quel “Re Magnus” pronunciato come non aveva mai fatto prima. Quel modo di guardare furtivamente la porta mentre lo ringraziava. Il modo in cui era rotolato via dal suo corpo.
Perché lo aveva baciato se non aveva voluto farlo?
Passò la cena immerso nei propri pensieri, lontano da tutti e da tutto, distogliendo gli occhi da Alec che invece cercava il suo sguardo, fuggendo dalle parole di Clary che voleva aggiornarlo e da quelle di Isabelle che voleva dargli novità sul caso di Camille. Continuava a pensare che forse Izzy si era sbagliata, lui stesso lo aveva fatto: Alec aveva solo voglia di provare a baciare qualcuno e lo aveva fatto, dunque non ci sarebbe mai stato altro. Si alzò chiedendo scusa e si avviò per primo in camera, sperando che a nessuno venisse l’idea di disturbarlo proprio in quel momento. Aveva un forte mal di testa e non voleva fare altro che dormire, ma non appena provò a chiudersi la porta alle spalle, un piede si inserì tra la porta e lui, era Alec.
Sbuffò e provò a ripetersi di stare calmo, che non sarebbe successo nulla. Alec gli avrebbe detto che non provava nulla e tutto si sarebbe concluso in fretta, così lui sarebbe stato in grado di poter stabilire la data di partenza per ritornare alla propria corte e intavolare il piano che aveva promesso ad Isabelle.
Alec chiuse la porta e vi si poggiò contro, Magnus fece finta che non ci fosse e tolse via le proprie scarpe e poi la striscia di seta blu che portava al collo, fece per sbottonare anche il camicione di seta blu intarsiato di oro ma la voce di Alec interruppe il flusso di pensieri che aveva in mente.
“Mi dispiace” sussurrò e Magnus sperava si riferisse al modo freddo in cui si era comportato ma sapeva che stava parlando di quel bacio. Non ci sarebbe dovuto essere.
“Per cosa?” chiese Magnus “Per essere stato te stesso un minuto prima e aver deciso di rinnegarti subito dopo?” alzò un sopracciglio e si girò verso di lui. Alec lo guardava quasi come se lo odiasse, eppure forse in quel momento il più arrabbiato dei due era Magnus.
“Non mi stavo rinnegando” provò a dire ma il Re lo interruppe.
“Non mi piace chi mente, Alexander. Quindi prima di peggiorare le cose, grazie per avermi aiutato” disse puntando lo sguardo verso la porta. “Questo non è giusto, però” sbottò Alec “Non potevo lasciare che Jace lo scoprisse, capisci?” Magnus rise “No, non capisco” scosse le spalle “E non ho intenzione di capire, non ora”. Alec si passò entrambe le mani sul viso e sbuffò, avvicinandoglisi.
“Non è normale, capisci? Non è normale quello che provo per te, Magnus…” sussurrò, stringendogli una spalla, Magnus lo guardò sconfitto “Perché non dovrebbe esserlo, Alexander?”.
“Perché dovrei amare una donna” gemette Alec “E invece…”. Non poteva dirgli che invece amava lui, vero?
“E invece?” chiese Magnus. “E invece non riesco a guardarle neanche le donne” concluse.
“Non sono mai stato attratto da nessuno prima, ma non appena ho posato gli occhi su di te, Magnus, ho desiderato di poter essere creta tra le tue mani. E oggi mentre ti baciavo mi sentivo creta, mi stavi modellando. Ma non puoi modellarmi come vorrei. Non puoi modellarmi facendomi sentire normale perché non lo sono e perché mio padre non lo accetterà mai, quindi dovrò mettere da parte quello che vorrei e sposare una donna, avere dei figli e diventare Re di Scozia. Forse un giorno potrò aver bisogno di te e solo quel giorno forse sarò in grado di spiegarti quello che sto provando in questo momento, ma non posso ora. Non posso provarlo. Devo reprimerlo, non è normale” disse quasi con le lacrime agli occhi e al Re venne una tremenda voglia di abbracciarlo. Non lo fece, ma gli accarezzò una guancia.
“Alexander” sussurrò, guardandolo “Non è mai anormale provare qualcosa, per chiunque tu la provi” le parole gli uscivano veloci dalle labbra, non avrebbe voluto fare altro che trascinarlo in Indonesia, lì dove avrebbe potuto essere sé stesso. “Vorrei aiutarti a capire che non devi sentirti in dovere di essere chi non sei solo per far felice tuo padre. È la tua vita, devi decidere tu chi essere. Sei il principe di Scozia, e allora? Crescere tra le mura di questo castello pieno di storia e leggende non ti ha insegnato nulla sul coraggio?
Ci vuole più coraggio ad amarsi che a rinnegarsi” gli disse prendendo il suo viso tra le mani e Alec rise, triste.
“Mi dispiace” ripeté “Non avrei dovuto farlo” sussurrò ma un secondo dopo lo stava di nuovo tirando verso di sé. Le mani strette dietro il suo collo quasi gli stesse imponendo di non spostarsi, la frequenza cardiaca sempre più alta, la voglia di restare tra quelle braccia per sempre.
Magnus lo strinse, sperando di non sentirsi dire quello che immaginava: che quello era il loro ultimo bacio.
Come avrebbe fatto a resistergli una volta conosciuto il suo sapore, il suo calore, il suo cuore?
Non avrebbe mai voluto lasciarlo andare ma Alec si allontanò, lo guardò con le lacrime agli occhi e gli strinse il viso tra le proprie mani “Non sono mai stato coraggioso” mormorò e poi si allontanò velocemente, senza dargli il tempo di aggiungere altro.
Magnus si guardò attorno: cosa gli restava da fare se non scappare via da quel posto?
Aveva perso quella battaglia di cuori, non gli restava che ritirarsi.

 
  
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