Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Ellery    01/02/2018    0 recensioni
Raccolta di One-Shot sui veterani (o su quelli che sarebbero diventati veterani, se fossero sopravvissuti), riguardo a spaccati della loro vita (sempre siano ancora vivi) passata o futura che sia. La raccolta è divisa in capitoli, a seconda del personaggio.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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4. L'amico di Erwin


* Cowt8 - Week 3
* Parole: 1111
* Personaggi coinvolti: Erwin, Nile


Erwin sprofondò nel sedile della carrozza, adagiando la schiena ai morbidi cuscini di velluto rosso. Rilassò le membra stanche, socchiudendo lo sguardo. Finalmente un po’ di comodità! Effettivamente, tutto si poteva dire del suo soggiorno in cella, ma non che fosse stato confortevole.
Avrebbe potuto concedersi qualche ora di sonno. Il viaggio verso Trost non sarebbe stato affatto breve: sarebbero giunti soltanto a tarda sera, e considerato che il campanile aveva appena battuto mezzogiorno…

«Tu sei pazzo!»

Una voce familiare lo costrinse a riaprire gli occhi. Nile si era accomodato accanto a lui e stava richiudendo la portiera. No, accidenti! Non poteva prendere un altro calesse? O andare a cavallo? O a piedi, visto che abitava a meno di due isolati dal palazzo reale.

«Che ci fai qui?» domandò appena, mentre l’amico allungava le gambe, occupando tutto lo spazio concesso.

«Ti accompagno.»

«…fino a Trost?»

Maledizione! Non avrebbe chiuso occhio con Nile accanto: avrebbero chiacchierato per tutta la strada, probabilmente parlando di Marie, delle figlie e delle nuove strategia della Polizia Militare. Addio pisolino di metà giornata.

«Naturalmente!»

Ecco la risposta che più temeva. Stiracchiò le labbra in un sorriso accondiscendente:
«Bene! Sono lieto di averti come compagno di viaggio.» mentì, ma l’altro non parve credergli.

«Non è vero. Ti conosco fin troppo bene…» lo sentì sbuffare e chinare il capo «O, almeno, questo è ciò che credevo fino a qualche giorno fa. Ti sei bevuto il cervello? Che ti è saltato in mente? Farti arrestare e… hai quasi rischiato di finire sulla forca, lo sai?»

«Se la cosa ti può rassicurare, non l’ho fatto apposta. Cioè, diciamo che non era… tutto così ben pianificato come al solito, ma…»

«Mi prendi per il culo? Era un tuo piano sì o no?!»

«Sì, ma… ad un certo punto ha preso una piega un po’ strana. In ogni caso, direi che si è risolto tutto per il meglio, no?» commentò, sforzandosi di sembrare ottimista. Certo, a parte i lividi e le ferite ricevute in omaggio, il resto era andato alla grande. «Anche perché, se così non fosse, non saremmo qui a parlarne…»

«Non mi sembra ci sia da scherzare. C’è mancato poco ti condannassero a morte!»

«Già, ma non è successo; ed è stato merito tuo, soprattutto.»

«Mio, di Pixis, del comandante Zackley e dell’idiozia altrui. Se avessimo avuto un re più accorto ed aristocratici meno ottusi, a quest’ora saresti già sotto terra. Non ti è bastato perdere un braccio, vero? Perché diamine ti esponi così, Erwin? Che senso ha questa tua ricerca? Non fai altro che ficcarti nei guai, ma… cosa c’è di così importante da farti rischiare così tanto?»

«La verità.» sussurrò, portando lo sguardo oltre il finestrino, dove gli alti palazzi dei nobili si intervallavano a botteghe e rimesse «Credi valga il prezzo che stiamo pagando, Nile? Io… non lo so. Non ho ancora trovato una risposta.» sbuffò, scrollando le spalle «Ma se c’è una cosa che voglio davvero è arrivare in fondo a questa storia. Devo sapere, capisci? La verità sulle mura, su quello che c’è nel mondo esterno… giace sepolta in uno scantinato, che mai come ora è alla nostra portata. Ho sacrificato troppo, fino ad ora. Quanti soldati ho lasciato indietro? Quante famiglie distrutte, quante vedove e quanti orfani? Sì, eravamo tutti consapevoli dei pericoli che ci aspettavano, ma questo non giustifica il dispendio di vite che abbiamo affrontato.»

«Hai provato in tutti i modi a ridurre le perdite, però!»

«Lo so, ma temo non sia stato sufficiente. E mi chiedo davvero se ne sia valsa la pena» fece una pausa, tornando a scrutare il volto dell’amico «Mi chiedi perché rischio in prima persona? Beh, che razza di comandante sarei se non lo facessi? Se lasciassi i miei soldati a combattere, ritirandomi al caldo di un vecchio ufficio. No, Nile. Tutti stanno sacrificando qualcosa per la libertà; perché io dovrei essere da meno? Solo per il mio grado? A maggior ragione, non credi?» di nuovo, le iridi azzurre si posarono oltre il vetro della carrozza «Voglio solo arrivare alla verità» ripeté, testardo.

«Non hai mai pensato di fermarti? Di lasciare spazio a qualcun altro e mettere su famiglia?»

Quelle parole gli strapparono un distratto sorriso. Quante volte aveva sentito quel discorso? Troppe! Aveva perso il conto, ormai. Nile glielo ripeteva ogni volta che si vedevano. In fondo, il comandante della Gendarmeria era più che soddisfatto della sua vita: aveva una bella moglie, delle figlie stupende e un lavoro sicuro; ma quella… era la realtà di Nile. La sua era molto diversa: costruita su incertezze, fraintendimenti, su strategie e sull’ebbrezza del rischio. Era fatta di scommesse, di giochi quotidiani a cui ormai si era abituato.

«Non credo d’essere il tipo adatto per una famiglia; né posso permettermelo. Tu avresti sposato Marie, se avessi scelto il Corpo di Ricerca?»

«No. Non starai cercando di rinfacciarmi quella scelta, vero?»

Scosse il capo. Erano passati troppi anni per protestare: da cadetti, avevano promesso tutti e tre di entrare nella Legione Esplorativa, una volta terminato l’addestramento. Soltanto due giuramenti erano stati rispettati; Nile si era innamorato della bella figlia del locandiere e l’aveva chiesta in sposa. Né lui né Mike avevano insistito perché tenesse fede alla loro promessa. A che pro? Per essere costretti un giorno a tornare a capo chino, annunciando la scomparsa dell’amico? Al contrario, l’avevano spinto verso la Polizia Militare: era un posto sicuro, quello. Non si aveva a che fare con giganti, mura, cannoni, manovre tridimensionali; si dava soltanto la caccia a qualche malvivente e si risolvevano gli affari scomodi del re. Era il posto ideale per un giovane cadetto che presto sarebbe diventato papà.

«Al contrario. Sono contento che tu abbia intrapreso questa strada. In fondo, Marie meritava la certezza di una casa calda, di una famiglia solida e di un marito che la onorasse e proteggesse. Non avrei potuto darle niente di tutto ciò.»

«Anche tu la amavi, non è vero?» non vi era neppure una nota di gelosia, in quella semplice frase.

Erwin ne fu quasi stupito: era come se Nile lo avesse sempre saputo; come se gli avesse letto dentro, intuendo sin da subito i suoi sentimenti per la locandiera. Eppure non ne aveva mai fatto cenno: pazientemente, Nile aveva atteso e riformulato le proprie decisioni, adattandole a quelle della futura consorte. Dal canto proprio, Erwin non aveva mai pensato di gareggiare con lui per la mano di Marie: era disposto ad accantonare ancora una volta i propri sentimenti pur di inseguire la verità. Quanto ancora si sarebbe negato, pur di raggiungere la libertà?

«Già.» sussurrò laconico, increspando le labbra in un sorriso distante.

«La amavi.» ripeté Nile «Ma tu hai scelto i titani.»

 
  
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