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Autore: Lexy Styles    02/02/2018    1 recensioni
"Non importa quanto tempo l'amore venga rinchiuso, negando ogni suo contatto con il mondo reale, da qualche parte nel nostro animo si trova una porta a cui prima o poi avrà accesso. La chiave potrà essere la costanza, il desiderio forse, ma a volte basta una promessa per spalancare l'uscio e lasciare che il sentimento esca fuori".
Storia non mia, ispirata ad un libro che ho riadattato in ff Larry.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Eri diventato un uomo, sul serio.

Me ne accorsi in un giorno solo.

E' stato quando venisti a dirmi addio, prima di partire per la tua nuova vita. era passato a malapena un anno dalla tua scenata insensata di gelosia e nei pochi incontri che seguirono cominciai a rendermi conto che qualcosa bolliva nella tua testa.

Ti eri lascito crescere i capelli che ti contornavano il viso in morbide onde di cioccolato, eri diventato uno di quei giovani cittadini che da noi non si vedevano mai.

Nel pomeriggio eri venuto al terreno e, avvicinandoti a me, con la solita discrezione, dicesti "Ti devo parlare stanotte".

Io annuii.

Così com'eri arrivato andasti via, silenzioso.

Non compresi la portata delle tue parole fino a quando non ti raggiunsi quella notte, avevo pensato che quella richiesta fosse il tuo ennesimo modo di salvaguardare il nostro segreto da orecchie indiscrete.

Appena arrivato cercai di baciarti d'impeto, ma tu ti scansasti dicendo "Prima devo parlarti".

"E di cosa mai dovrai parlarmi, di grazia? Sono mesi che non ti vedo".
"La tua vita è andata avanti comunque".

Avevi uno sguardo determinato, ti virgolettava tra le ciglia lunghe senza che tu, nella voce, mostrassi remore.

"Cosa intendi dire?"Non riuscii a controllare l'inflessione del mio tono, quel tuo strano modo di non concederti a me come avevi sempre fatto in passato, aveva iniziato a innervosirmi.

"Intendo dire che ho capito di dover andare avanti anche io, non posso più rimanere vincolato a questo posto che non mi da niente".
"Cosa significa? Forse quelle belle mani curate ti impediscono forse di coltivare la terra?".

"Non è quello che voglio fare Louis, io ho bisogno di andare via da qui, sono venuto per dirtelo. Partirò tra una settimana!".

Avevi preso il controllo della situazione in una maniera che mi intimoriva, mi avevi appena detto che saresti andato via, che ti avrei molto probabilmente perso, non riuscivo a crederci.

"Non avevi finito per quest'anno con gli studi?"
"Ho un diploma ormai, grazie ad alcuni contatti ho trovato un'offerta all'estero, in Francia".
"E la tua famiglia?".

La tua mano mi accarezzò la guancia con delicatezza.

"Non c'è posto per me. In questi anni, per quanto ti abbia amato, non mi sono mosso di un passo dal buio di queste pareti Lou".
"Con questo cosa vorresti dire? Che finora non ti è mai piaciuto stare con me?" scostai la tua mano con rabbia, la tua presa di posizione continuava a non piacermi.

"Per questo sono qui. Se davvero non vuoi perdermi, te lo chiederò una volta soltanto. vieni con me amore mio".

Mi guardavi con speranza, a me caddero le braccia.

"Rimani tu" fu l'unica cosa che riuscii a dire.

"Perché dovrei farlo? E' l'occasione di tutta una vita!" iniziavi a esasperati anche tu "Che cosa saresti in grado di offrirmi tu per farmi restare?".

"Potremmo continuare a vederci".
"E poi? Dopo che torni a casa fai un altro figlio con tua moglie?".

Mi avvicinai al tuo viso.

"Stammi a sentire Harry, sai bene che io ho una famiglia cui badare e, nonostante questo, sono qua a parlare con te di cretinate e di Francia. E questa Francia sarebbe poi così migliore di tutto quello che ti ho dato in questi anni in cui ho peccato solo per te?".

"Perché stare con me è un peccato?".
"Di fronte a Dio si!".

"Bene, se è questo ciò che pensi non abbiamo altro da dirci, tu hai la tua vita, io la mia l'ho ipotecata per te, per continuare a farmi usare al buio, in mezzo alla polvere, ma io desidero di più: Te lo ripeto ancora: vuoi venire con me?".

Non ero abituato a farmi tenere testa da te, alla luce di quella candela riuscivo a scorgere tra le ombre una sorta di aura che ti si era posata intorno.

Eri deciso, per quanto potessi protestare non avrei mai potuto farti tornare indietro sulle tue scelte, strinsi i pugni per poi rilassarli nuovamente, non avrebbe avuto senso scagliarmi ancora contro di te.

"Io qui ho la mia famiglia, il mio posto è questo".

Mi volsi, pronto ad abbandonare quell'assurda arena in cui mi avevi portato senza preavviso.

"E' questa la tua scelta? Non vuoi neanche provare a vivere con me Louis? Riuscirei a renderti felice, magari in Francia troveremo il modo di poter stare insieme senza la pressione del giudizio altrui".

Anche se avevo smesso di guardarti, riconobbi la tua voce rotta dalla commozione.

"Hai già la mia risposta, se vuoi lasciarmi parti Harry".
"Sei tu che stai lasciando me, per te è sempre stato tutto facile, io sto soltanto rivendicando il diritto a realizzarmi".

Ci fu qualche singhiozzo sommesso.

Dentro mi sentivo esplodere, avrei voluto quasi picchiarti per poi riempirti di baci, non ero arrabbiato a causa tua, ce l'avevo soltanto con me stesso, perché non volevo chiudere, ma non avevo il coraggio di tenderti la mano per seguirti.

"Te ne pentirai Louis, non piango per il tuo rifiuto, non è il primo. Piango solo perché ti renderai conto di aver sbagliato quando ormai non ci sarò più".

Non ti risposi, andandomene via come qualsiasi persona, durante una processione.

Con la morte nel cuore.

"Ti scriverò, così saprai dove trovarmi se vorrai ripensarci!" mi urlasti dietro.

Alzai la mano mentre camminavo, non mi avevi seguito, lasciandomi così, da solo.

Ma fu meglio per me.

Avevo ben chiaro il peso di quell'addio, non volevo che tu potessi scorgere le lacrime silenziose che mi cadevano dagli occhi, nonostante io continuassi a cancellarle con il braccio.

Fu quella l'ultima volta.

Per un lunghissimo periodo, corrispondente a gran parte della mia vita, non ti vidi più.

Non avevo bisogno di ritornare indietro, anche se avrei potuto, alla lunga le tue braccia mi avrebbero riaccolto, ma ero arrabbiato con te, e con me stesso, per essermi lasciato mettere alle strette.

Tu guardavi il pavimento polveroso del capanno, le tue lacrime bagnavano i tuoi piedi, la tua mascella contratta, le tue labbra che si serravano, che non mi dicevano nulla di quello che tu eri per me.

Io me n'ero già andato.

E' questa l'ultima immagine che mi rimaneva di te.

**

Mi ci erano voluti altri cinque anni per farlo sul serio, quel viaggio.

Non dissi nulla a nessuno, se non a Doris, ma senza svelarle la mia destinazione.

Il giorno della partenza chiusi tutte le imposte di casa, non sapendo se mai vi sarei tornato, avevo una sola valigia, non mi servivano molte cose da portare con me, quelle più importanti ormai erano ricordi, anche se polverosi, che custodivo dentro di me.

Non ero mai andato prima in un aeroporto e, anche se pensavo che l'uomo non era fatto per volare, ci andai.

Lo feci per te.

Due anni dopo l'incontro con Gemma trovai nella mia cassetta della posta un biglietto, non seppi mai chi lo avesse imbucato, c'era dentro un indirizzo francese, con parole che non capivo, ma mi si riaccese la speranza.

Il risultato fu prendere un aereo, sedermi in quello spazio ristretto nel più completo imbarazzo, non fu così terribile il viaggio, tutto sommato, lo passai chiedendomi che cosa avessi pensato tu quando te ne andasti, dopo avermi rivisto e avermi rifatto la tua proposta.

Eri felice Harry?

Pensavi a me e a come avremmo finalmente coronato il nostro sogno di una vita insieme?

Ero quasi emozionato, mi trovavo su un aereo e lo avevo fatto solo per venire da te.

"Sto arrivando, amore mio" ti dicevo nei miei pensieri "Tra poco sarò li".

Nessuno avrebbe più potuto frapporsi tra di noi.

Tenevo in tasca quel biglietto temendo di perderlo, ogni tanto lo accarezzavo con le dita, quasi fosse la tua pelle lucente, ancora non ci credevo, non riuscivo a pensare di aver fatto quel passo per venirti a trovare.

Chissà come sarebbe stato stringerti la mano in quei momenti, sentirne il calore mentre ti voltavi a sorridere, accanto a me, e venir cullato con dolcezza dai tuoi occhi verdi e pieni d'amore.

Ma la vita continuava ad essere imperfetta, l'avevo ormai capito anch'io, dovevo accontentarmi di vivere quelle esperienze solo nella mia mente.

Una volta messi i piedi sul terreno di quel paese straniero, respirai a lungo, cercando il odore, non me la presi, anche se non riuscii a trovarne traccia.

Posai la valigia nella mia camera d'albergo e uscii subito, senza nemmeno lavarmi.

Ero libero.

Non mi importava in quale modo mi sarei presentato da te. sporco, sfatto o stanco, so che mi avresti accolto ugualmente.

Trovai un taxi, mostrai quel biglietto e l'autista fece tutto il resto, comprai un giglio candido all'ingresso, c'era ancora luce, era appena iniziato il pomeriggio e intorno a me danzavano il bianco con il grigio del cemento e il verde sonnacchioso degli alberi.

Quel luogo era molto più grande di quanto immaginassi.

Iniziai a cercare, orientandomi sulle date.

Ci misi un po', lo ammetto, ma non c'era fretta, volevo gustarmi piano piano il momento del nostro incontro.

Ti trovai finalmente.

C'era scritto il tuo nome.

Ti toccai.

Intorno a me non c'era nessuno.

"Sono arrivato amore mio" sussurrai.

**

Le mie lacrime oscuravano un poco quella vista, ma non mi importava, avevo messo in conto che sarebbe accaduto, continuai ad accarezzarti.

"Sono io, sono finalmente arrivato da te, lo so ci ho messo tanto tempo, una vita intera, ma sono qui adesso".

Non sono mai stato uno di tante parole, ma quel pomeriggio ero presente per parlare con te, per dirtele quelle maledette frasi che per tanti anni avevano sostato solo nella mia gola, nel mio cuore senza mai uscire.

"Ti ho portato un fiore, spero che ti piaccia e che ti faccia compagnia amore mio".

Ero solo un uomo, anziano ormai, che aveva raccolto il suo coraggio tutto insieme ed era venuto dall'unica persona a cui non avrebbe mai voluto fare il male che invece aveva commesso.

I miei capelli grigi ondeggiavano nella brezza, le mie lacrime mi bagnavano il viso.

"Perdonami se non ti ho dato quello di cui avevamo bisogno, perdonami se non sono riuscito a dirti di amarti come meritavi".

Ero solo un uomo anziano che iniziava a piangere sulle nostre vite.

"Mi manchi Harry" riuscii a dire ancora prima di singhiozzare forte.

Rimasi li fino a chiusura, non smisi nemmeno per un momento di piangere, avevo accumulato dentro più di sessant'anni di dolore, che prima o poi sarebbe dovuto esplodere, non mi importava se qualcuno mi avesse visto, mentre accarezzavo la tua lapide fredda.

Nei miei ricordi faceva capolino il tuo bellissimo viso, in tutti i momenti in cui noi eravamo realmente vissuti.

Ero venuto soltanto per te Harry.

Te lo avevo giurato, in tutte quelle notti in cui eravamo stati lontani.sarebbe stato diverso, lo sarebbe stato.

Ero li, solo per dimostrartelo.

**

Doris è stata con me tutto il pomeriggio.

Avvertivo che nell'aria ci fosse qualcosa; come un sospeso che faticava ad emergere.

Mi accarezzava la mano, per tanto tempo non ha detto nulla e questo l'ho trovato insolito.

So che lei ti sarebbe piaciuta, Harry, ne sono convinto.

"Sai papà, ci ho pensato molto in questi ultimi anni, e non riesco a tenerlo più per me, volevo dirti soltanto che ti capisco. Ho compreso molte cose di te, persino di tutti quei gesti che hai cercato di nasconderci".

Le sue parole avevano il potere di mettermi in agitazione e in qualche modo lei se ne doveva essere resa conto.

"E' stata mamma, diverso tempo fa, poco prima che morisse, a parlarmi di te e Harry, glielo aveva confidato Gemma. Per tanti anni la mamma ha taciuto su questo argomento, la capisco, lei ti ha amato...ci ha amato così tanto, da mettere tutti noi prima di ogni cosa, anche del sospetto di un atto, che era indicibile, come la vostra relazione".

Mi mancava il respiro, fra tutte le cose che mi sarei aspettato di sentire da lei, questo era un discorso a cui non potevo essere preparato.

"Sono convinta che la mamma se ne sia andata felice, per tutto quello che avete costruito, per quanto fosse conscia di essere sempre stata la tua seconda scelta, è di te che, invece, sono preoccupata, perché dentro il mio cuore sento quanto tu possa aver sofferto per non averlo avuto al tuo fianco".

Lei mi ha stretto la mano, ne sentivo il calore, una lacrima mi ha bagnato il viso, mi ha accarezzato dolcemente la guancia, facendola sparire.

"L'anno scorso ho trovato la vostra corrispondenza, è stato in quel frangente che ho capito quanto lo amassi e quale fosse l'entità della tua rinuncia in nostro favore, per mandare avanti la nostra vita".

Doris rimase in silenzio per qualche secondo prima di riprendere, lo giuro Harry, non sapevo più che cosa pensare, dentro soffrivo, soprattutto perché non avevo le forze per dirle qualcosa, una qualsiasi.

"E' stato difficile per te, lo immagino. Non credo che tu debba essere perdonato per averlo amato e aver scelto comunque la tua famiglia, ma so che per la tua generazione questo amore non poteva essere concepibile. Per questo, volevo soltanto dirti che ti perdono, a nome di tutti quelli che non avrebbero capito come tu, o Harry, potevate sentirvi".

Mi ha abbracciato e credo che abbia anche pianto, avrei voluto stringerla un'ultima volta tra le mie braccia, ma non ce l'ho fatta.

Sono convinto che mia figlia lo abbia sentito comunque, negli occhi commossi.

"Mi sarebbe piaciuto poter conoscere l'uomo che per tutta una vita hai amato papà, ne sarei stata fiera" mi ha sussurrato.

Per quanto possa valere, questa sera ho ottenuto il perdono che in tutti questi anni ho sempre cercato: quello tuo per averti perso, quello di mia moglie per non averla mai amata come avrei dovuto, ma forse, alla fine, l'unica comprensione che cercavo era la mia.

Ora sono qui e rimugino ancora su questa assoluzione.Sono stanco, lo ammetto, chiudo gli occhi amore mio, spero di ritrovarti questa notte tra i frammenti della nostra storia che i sogni mi regalano.

Ne ho davvero bisogno quest'oggi Harry.

**

Ti avevo rincorso per un bel po'.

Alla fine mi ero avvicinato, quatto quatto, a te, guidato dal tuo ridere sommesso, eri li, ancora nudo con i miei vestiti in mano, il fango e la polvere avevano intaccato il biancore della tue pelle in alcune parti del corpo.

Anche io avevo indosso qualche fogliolina tra i peli del petto e qualche spruzzo di fanghiglia, ma non mi importava, in quel momento volevo ammirarti così, soltanto così.

Eri bellissimo, perlaceo di sudore brillavi tra i raggi del tramonto, non ti eri accorto che ti avevo scovato, ti abbraccia all'improvviso, facendoti trasalire un poco mentre stringevo il mio corpo al tuo.

Posai il viso sulla tua spalla prima di baciarti una guancia, le tue mani si strinsero alle mie, respiravi l'aria che il vento, con generosità, sospingeva su di noi.

Lo sentivo, eravamo li, giovani e forti, belli e innamorati, nessuno avrebbe potuto scalfire la fiducia che avevamo sul nostro futuro.

"Come sarebbe bello poter rimanere così per sempre Lou".
"Già" dissi io "Ma per sempre non esiste, sognatore".
"Lo so" la tua voce si fece malinconica "Ma tu non credi che ci sarà un futuro in cui noi potremo ritrovarci e rivivere un momento come questo?".

Era stato a malapena un sussurro, ma mi aveva avvolto, il mio cuore esultava piano in mezzo a tutta quella bellezza, i filari che si susseguivano in lontananza, la terra nuda e bagnata, le viti, la tua pelle bianca e calda stretta al mio corpo, senza che se volesse mai separare.

Tutto questo, tutto insieme, costituiva il mio mondo.

L'unico che mi pareva, in quel momento, possibile.

Ed era bello, perché c'eri tu Harry.

"Te l'ho già detto forse, ma te lo giuro" risposi prima di baciarti la spalla.

"Ti amo" dissi in un sorriso.

Ti voltasti per accarezzare le mie labbra con le tue, ti stringesti a me.

Scivolammo l'uno sull'altro con delicatezza, fu dolce fare l'amore.

Le tue ultime parole si sparsero nel vento di quella sera che, danzandoci intorno, ci scuoteva di dosso la polvere prima che dovessimo realmente, in quel crepuscolo, far rientro nelle nostre vite.

**

Questa mattina mi sono svegliato con una strana sensazione.

Mi è sembrato di aver sentito il tuo tocco leggero tra le lenzuola, un tuo "Ti amo" sussurrato che mi danzava intorno.

Ho sognato noi due.

Ci rincorrevamo al terreno.

Com'eravamo belli Harry, eravamo giovani.

Ti stringevo a me, è stato uno dei miei ricordi più belli.

Sono così stanco, amore mio.

Fuori soffia il nostro vento, scuote ogni cosa, sarà venuto a prendere me?

Sarai tu il mio angelo Harry?

Vorrei sorridere come sorride il mio animo, ma ormai nemmeno il viso riesce a compiere un gesto così semplice, ecco, lo risento di nuovo, quel calore che mi accarezza le gote.

Sei tu amore mio, sei venuto a prendermi?

E' così forte questo vento, spalanca le finestre della mia camera.

Non ho bisogno della vista per sapere che foglie e polvere danzano in questa stanza, sconquassando il lenzuolo che mi copriva.

Ti amo Harry, ti amerò sempre.

Mi sento leggero, molto più leggero.

Quasi quasi esco fuori.

Non so se sia tu a guidarmi, ma sento il calore del sole che mi riscalda, finalmente, pensavo di rimanere a indugiare qua, facendomi sospingere dal vento.

Sento di nuovo il tuo profumo.

Sei venuto per me.

Ogni peso è rimasto alle mie spalle, non ho bisogno di voltarmi per sapere cosa mi sto lasciando dietro.

E' solo un vecchio corpo.

Non sento nemmeno la necessità di dire addio al paese, al nostro monte che ci ha visto amare più di una volta.

Sono felice, Harry.

La luce mi scalda, mentre il vento mi pilota verso l'unica destinazione che la mia anima può concepire.

Faccio parte di quest'aria che tanto profuma di te, di noi.

Mi ci affido con fiducia, non rimpiango più nulla di tutto quello che lascio quaggiù.

Sto arrivando Harry.

Ti amo anch'io.

Sto tornando da te.

   
 
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