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Autore: Ghost Writer TNCS    03/02/2018    4 recensioni
Raémia è un mondo ricco di magia, dove i contadini vivono del lavoro nei campi, i soldati in armatura girano da un villaggio all’altro per garantire pace e sicurezza, e i saggi maghi offrono i propri servigi in cambio di cibo e rispetto.
I numerosi Reami, popolati da altrettante specie diverse, sono posti sotto il controllo di sei Re: persone illuminate che garantiscono pace e prosperità al mondo intero. O almeno così era un tempo. Oggigiorno i Re si preoccupano più che altro di godersi le proprie ricchezze, e i nobili cercano sempre nuovi espedienti per guadagnare maggiore potere.
In questa precaria situazione, Giako – un Gendarme solitario cresciuto da una strega – verrà a conoscenza di una grande macchinazione volta a ribaltare gli equilibri del mondo. Da solo non potrebbe fare nulla, ma questa volta non sarà solo: quante persone servono per salvare il mondo?
Domande? Dai un'occhiata a http://tncs.altervista.org/faq/
Genere: Avventura, Azione, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '2° arco narrativo'
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16. La mossa dei ribelli

Le quattro amazzoni avanzavano lentamente nella foresta, attente a seguire le leggere tracce di zoccoli e ruote lasciate nel terreno.

Artemis, che non era mai stata particolarmente abile nel seguire le piste, aveva affidato tale compito a Dianthe, una canidiana dai corti capelli castani. L’altra faunomorfa sopravvissuta alla trappola era partita insieme a Maud – la myketis ferita – per tornare a Zafeiron, la Capitale Blu. Durante il viaggio avrebbero riportato indietro anche la maggior parte dei grifoni, lasciandone solo uno a testa per le guerriere rimaste.

In quel momento la squadra contava dunque solo la stessa Artemis, Persephone, Dianthe e una myketis, che grazie alle sue raffinate percezioni magiche stava aiutando la canidiana a seguire le tracce. Non era stato facile trovare la pista giusta – in realtà non erano nemmeno del tutto certe che fosse davvero quella giusta – ma tutto faceva supporre che si trattasse del passaggio più recente. Oltretutto quel percorso portava verso est, verso i Reami Gialli, e in effetti era ragionevole pensare che l’alchimista avesse deciso di spostarsi in un territorio fuori dall’influenza della Regina Blu.

«Artemis, se hai bisogno di dire qualcosa, fallo» affermò Persephone, senza smettere di perlustrare i dintorni con l’occhio sano.

La felidiana sospirò tra sé, indecisa se valesse la pena di dare voce ai propri pensieri. Poi parlò: «Il fatto è che non posso fare a meno di chiedermi come avrebbe agito Rossweisse… Cos’avrebbe fatto nella nostra situazione?»

La metarpia rimase in silenzio per alcuni secondi, come se non avesse capito che si trattava di una domanda. Alla fine però diede il suo stringato parere: «Credo che avrebbe agito allo stesso modo.» Di nuovo tacque per qualche istante. «In effetti voi due siete molto simili. Anche se a volte sei un po’ troppo… esuberante.»

Artemis si concesse un mezzo sorriso di colpevolezza. «Già…» Rossweisse l’aveva richiamata innumerevoli volte a tal proposito, riprendendola per il suo “eccesso di entusiasmo” o per la sua “tendenza a pensare prima con la spada, poi col cuore e solo alla fine col cervello”. Una volta però le aveva anche detto “ancora qualche secolo di esperienza, e sarai la guerriera perfetta”, e questo l’aveva in qualche modo riempita d’orgoglio. Per lei Rossweisse era sempre stata la guerriera perfetta in tutto e per tutto: dal combattimento alla tattica, dal rigore alla gentilezza. Era sempre stato il suo sogno poter diventare come lei: a volte aveva l’impressione di essere ad un passo dal riuscirci, altre invece le pareva un desiderio completamente irrealizzabile. E dopo quanto successo al laboratorio, la sua autostima era scesa sotto i minimi termini. L’unica cosa che le aveva permesso di non gettarsi a terra in lacrime era la consapevolezza che c’erano ancora delle compagne che facevano affidamento su di lei.

«Artemis,» proseguì Persephone, «capisco che tu voglia diventare come Rossweisse, ma ricordati che non devi essere una sua copia. Lei ha scelto te come sua erede, quindi devi pensare prima di tutto a come agiresti tu. Se Rossweisse avesse voluto un capo identico a se stessa, non avrebbe nemmeno pensato all’idea di un successore.»

La felidiana rifletté con attenzione su quelle parole. Se le ripeté nella mente, studiandole in ogni loro possibile significato. E si disse che era stata una stupida a non averlo capito prima: Rossweisse e Persephone erano due valkyrje, e in quanto tali non dovevano preoccuparsi dello scorrere del tempo. Sarebbero potute rimanere al loro posto ancora per cento, mille anni, eppure avevano scelto di farsi da parte e di cedere ad altre le loro prestigiosissime cariche.

«Essere il capo dell’esercito delle amazzoni vuol dire capire qual è la cosa migliore per il mondo, e avere la forza di guidarlo in quella direzione» affermò la metarpia. La guardò dritto negli occhi. «Tu, Artemis, hai le qualità per fare entrambe le cose.»

Un simile attestato di stima, ricevuto in quel momento e da una persona generalmente avida di complimenti come Persephone, riuscì a scaldarle il cuore. Dopo la morte delle sue compagne, aveva seriamente pensato di rinunciare alla propria missione e di fare subito ritorno a casa. Del resto aveva perso più di metà della sua squadra, andare avanti sarebbe stato troppo rischioso. Sarebbe stata un’ulteriore sconfitta per lei, ma si sarebbe sentita un’egoista a voler cercare il nuovo laboratorio. Era pronta a comunicare la sua decisione alla Regina, ma proprio quest’ultima aveva deciso per loro un nuovo incarico: Shamiram e Bengal Moros si erano messi alla ricerca dell’alchimista insieme a un manipolo di uomini fidati, quindi anche le quattro amazzoni avrebbero dovuto cercare indizi.

Artemis lo sapeva: era quella la priorità. Fermare l’alchimista era necessario per il bene non solo della Regina e dei Reami Blu, ma del mondo intero. Non avrebbe mai più vacillato su una questione di tale importanza.

D’un tratto la canidiana in testa al gruppo si fermò. Stava fiutando l’aria, segno che qualcos’altro aveva destato il suo olfatto sopraffino.

«Dianthe, cosa senti?» le chiese subito la felidiana.

L’amazzone annusò l’aria ancora per qualche istante per essere sicura di non sbagliarsi. «Persone… Parecchie persone. Soprattutto elfi e umani direi.»

Artemis sguainò la sua spada e scrutò i dintorni. «Dove?»

La canidiana mosse il capo da una parte all’altra per saggiare l’intensità delle tracce. «Ovunque.»

Un leggerissimo rumore, così flebile da essere quasi impercettibile, destò le orecchie feline di Artemis. «Lisette!»

La myketis si mosse fulminea: valutò la direzione dello sguardo della sua compagna, incoccò una freccia e la scagliò con precisione chirurgica. Si udì un rantolo dietro il cespuglio verso cui aveva tirato e un secondo dopo il corpo di un elfo cadde a terra.

Non passarono tre secondi che una raffica di sibili attraversò la foresta. Persephone non si fece sorprendere e in un istante evocò una cupola di energia verde. Le punte metalliche, almeno una dozzina, vennero respinte dalla barriera e caddero a terra inoffensive.

«Un’altra trappola.» ringhiò la felidiana. Forse si trattava di ribelli venuti a finire il lavoro, o magari era un gruppo di briganti; l’unica certezza era che si trovavano in inferiorità numerica. «Dobbiamo andarcene di qui. Persephone, vedi un punto dove far atterrare i grifoni?»

La metarpia si guardò rapidamente intorno. Pur avendo un solo occhio a disposizione, la sua vista restava la migliore del gruppo. «A destra mi sembra di vedere uno spazio abbastanza aperto.»

«Allora andiamo da quella parte» stabilì Artemis. «Muoviamoci!»

Sempre protette dalla barriera di Persephone, le quattro amazzoni scattarono nella direzione indicata. Artemis prese il suo fischietto a ultrasuoni e, dopo aver avvisato Dianthe, soffiò con forza. Gli unici ad udire l’acuissimo suono furono appunto la canidiana, Artemis stessa e i grifoni, che in brevissimo tempo sarebbero venuti a prenderle. Dovevano solo trovare un posto adatto per farli atterrare, e la piccola radura individuata dalla metarpia sembrava un buon punto. Il problema era arrivarci.

Grazie ai suoi occhi felini, la giovane individuò un uomo pronto a scoccare e subito scagliò una sfera di energia rossa. Il proiettile magico attraversò la barriera di Persephone, neutralizzò la freccia del nemico e centrò con precisione il bersaglio, scaraventandolo lontano.

Un grido improvviso la mise in allerta: «A terra!»

Era stata Persephone a lanciare l’allarme e subito le altre amazzoni la assecondarono. Un secondo dopo sopra le loro teste si propagò una lama di energia viola scuro che squarciò ogni cosa sul suo passaggio, distruggendo in un attimo la cupola difensiva.

Non ci voleva un genio per capire con cosa avevano a che fare: una spada magica.

«Non fermiamoci!» gridò Artemis, già in piedi.

Le sue compagne si alzarono a loro volta, ma Lisette non fu abbastanza rapida: una freccia la colpì di striscio a una spalla, la seconda invece le si conficcò nella coscia, strappandole un rantolo di sofferenza. Nonostante il dolore, strinse i denti e con un tiro rabbioso centrò nell’occhio sinistro il responsabile del secondo attacco.

«Dianthe!»

«Ce l’ho!» rispose subito la canidiana, che senza perdere tempo si era caricata la myketis su una spalla.

Persephone intanto aveva già creato una nuova cupola, ma contro le spade magiche gli incantesimi dei pendenti erano praticamente inutili. Artemis lo sapeva, per questo invocò i propri poteri e scattò in avanti, rapidissima. I Gendarmi Rossi erano votati principalmente all’attacco, e grazie all’aumento di velocità era convinta di poter avere la meglio.

Ci mise un attimo per trovare il proprietario della spada magica: era un umano e si era piazzato proprio sulla loro strada. La sua arma era ad una mano e mezza, ma questo a lei non importava: l’avrebbe tolto di mezzo senza dargli il tempo di reagire.

Qualcuno piombò su di lei da dietro un albero, ma la felidiana lo rispedì indietro con un devastante tondo al torace, quasi senza guardarlo. Ormai a pochi passi dall’umano, caricò il fendente. All’ultimo si scansò di lato e il contrattacco nemico andò a vuoto. Il terreno venne squarciato dalla lama di energia, Artemis però era incolume. Eseguì un tondo rapidissimo, ma il suo avversario parò abilmente.

L’amazzone serrò i denti. Doveva aspettarselo: le spade magiche erano preziose, non venivano assegnate a spadaccini qualsiasi.

Le rune sulla lama si illuminarono di luce viola e la felidiana fece subito un balzo indietro. Un solo colpo di quella spada sarebbe stato sufficiente per ucciderla: non poteva trattenersi. Invocò di nuovo la magia del suo pendente e tutto il suo corpo venne avvolto da un’energia rossa, simile a fiamme diafane e impalpabili.

L’umano scatenò il suo colpo in diagonale, ma Artemis scattò di lato, rapida come un fulmine scarlatto. L’aumento di velocità era una tecnica avanzata e molto dispendiosa, ma grazie ad essa poteva combattere come se tutto intorno a lei si muovesse a rallentatore. Ruotò la sua lama e colpì. Fu talmente veloce che l’umano riuscì a malapena a muovere gli occhi. Le sue mani vennero tagliate di netto, e la testa le seguì un secondo più tardi. Il corpo del ribelle cadde a terra e solo in quel momento Artemis disattivò l’incantesimo. Era durato tutto pochi istanti, eppure era visibilmente affaticata. Poco male: la cosa importante era che, senza quella spada magica, i ribelli non sarebbero più riusciti a distruggere la barriera di Persephone. Le quattro amazzoni dovevano solo raggiungere la piccola radura per permettere ai grifoni di raggiungerle.

Artemis schivò una freccia diretta alla base del collo e si abbassò per raccogliere la spada: non poteva lasciare in giro un’arma simile. Fece per stringere le dita sull’elsa, ma appena la toccò un grido le esplose nella mente, acuto, disperato. Per poco non cadde all’indietro, incredula e spaventata.

Si era sempre ritenuta una persona coraggiosa, eppure in quel momento le tremavano le mani.

«Artemis, che succede?»

La voce di Persephone la riportò alla realtà. Le sue compagne l’avevano raggiunta e ora anche lei era al sicuro dentro la cupola verde.

«Io… Io l’ho sentito…» esalò, la voce incerta. «Il demone nella spada… ho sentito… la sua voce.» I suoi occhi si fecero lucidi e abbassò le orecchie feline. «È disperato… Soffre… e ha paura.»

«Artemis, non abbiamo tempo» ribatté Persephone. Poteva immaginare lo shock della sua compagna, ma la situazione non ammetteva tentennamenti. «Prendila, dobbiamo andarcene.»

La felidiana chiamò a raccolta la sua determinazione e allungò la mano sinistra. Ebbe un istante di esitazione di fronte all’elsa e alle rune incise sulla lama, ma fu solo un istante. Strinse le dita sull’impugnatura e questa volta non permise all’anima del demone di prendere il sopravvento.

«Andiamo.»

Nonostante la grave perdita, i ribelli non si erano arresi, anzi le loro grida sembravano essersi moltiplicate. In ogni caso adesso la barriera di Persephone era pressoché insuperabile, in più Lisette, pur essendo ferita, stava dando prova delle proprie abilità di arciera e scoccava frecce a ripetizione dalla spalla di Dianthe.

Artemis scagliò un’altra sfera di energia, dopodiché prese di nuovo il fischietto a ultrasuoni e diede ordine ai grifoni di scendere a terra. Lo spazio era esiguo, quindi poteva passare un solo animale per volta.

«Dianthe, Lisette, prima voi» ordinò la felidiana. Pur avendo quattro cavalcature a disposizione, era meglio non lasciare da sola la myketis ferita.

Il primo grifone scese sbattendo forte le grandi ali piumate, attento a non urtare le imponenti conifere. Persephone fece in modo di inglobarlo nella cupola di energia, in questo modo le due amazzoni ebbero modo di salire in sella e l’animale poté spiccare il volo con dei vigorosi battiti d’ala.

La seconda cavalcatura cominciò a scendere per venirle a prendere, ma allo stesso tempo il numero di frecce dirette contro la barriera verde cominciò ad aumentare, fino a trasformarsi in una vera e propria pioggia di legno e metallo.

«Artemis» esalò Persephone.

La felidiana, già pronta a salire in sella, si voltò in direzione della metarpia, dopodiché seguì la linea dello sguardo di quest’ultima. Ciò che vide la lasciò ammutolita: i ribelli che avevano affrontato erano solo l’avanguardia di quello che sembrava un vero e proprio battaglione. Ma davvero quelli erano ribelli? E cosa ci facevano lì? Qual era il loro obiettivo? Poi capì: la Regina aveva detto loro che il Governatore di Grandeforêt era in combutta coi ribelli, e che forse non era l’unico. Quasi sicuramente quella era la mossa dei ribelli per proteggere il loro potente alleato: stavano mandando un esercito in grado di respingere le truppe della Regina Blu. Se ci fossero riusciti, la credibilità e il peso politico della sovrana sarebbero stati irrimediabilmente scalfiti.

Una simile vista le fece provare un brivido di paura, ma accese in lei anche il fuoco della determinazione. Senza perdere tempo saltò in sella al grifone, subito imitata da Persephone. La creatura, sempre protetta dalla barriera della metarpia, si diede lo slancio con i forti arti posteriori e spiccò il volo.

Purtroppo le fitte chiome degli alberi impedirono ad Artemis e alle sue compagne di farsi un’idea più chiara delle dimensioni dell’esercito nemico, in ogni caso dovevano sbrigarsi ad avvisare la Regina.

La guerra era già cominciata.



Note dell’autore

Ben ritrovati :)

I ribelli hanno deciso di fare la loro mossa e i Reami Blu sono stati invasi: contro un nemico tanto numeroso, le quattro amazzoni potevano solo ritirarsi per informare la Regina.

Artemis è costretta ancora una volta a subire eventi più grandi di lei, ma non si è lasciata sopraffare e ha fatto del suo meglio per portare al sicuro le sue compagne. Perfino Persephone ha riconosciuto il suo coraggio e la sua risolutezza.

Nel mezzo della battaglia, le amazzoni sono riuscite a sottrarre al nemico una spada magica. In particolare la felidiana ha potuto testare sulla sua pelle cosa si prova a impugnare una simile arma, e di certo non vorrà ripetere l’esperienza. Per utilizzare una spada magica sono necessarie grande concentrazione e pochissima empatia, caratteristica quest’ultima che non rispecchia il carattere altruista di Artemis.


Bene, anche per questo capitolo è tutto.

Grazie per aver letto e appuntamento tra un paio di settimane ;D


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