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Autore: gamberosolitario    03/02/2018    0 recensioni
La mia è una fiaba fantasy, con degli speciali cavalieri come protagonistiti.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Il Regno aveva vissuto secoli di pace e felicità, fino a quando non erano arrivati gli stranieri.

 

Venivano dall'Est, avevano tratti asiatici, corpi robusti e tarchiati, scolpiti da mille battaglie, si vestivano con pellicce e riuscivano a fare anche a meno di armature. Pare che resistessero molto bene anche al freddo e ad ogni tipo di intemperia. Combattevano e vivevano sui loro possenti cavalli, insieme ai quali, si diceva, che fossero terribili guerrieri. I primi di loro erano iniziati ad arrivare nel continente dieci anni fa; all'inizio, si erano accontentati solo di qualche razzia, ma col tempo, erano diventati sempre più numerosi e pericolosi. Quando era diventato loro comandante il guerriero noto come Flagello, era iniziata un'Era di sangue e morte. I barbari avevano cominciato ad attaccare e distruggere regni e nazioni. Nessuno riusciva a tener testa a questi demoni scappati dall'Inferno.

Perciò, il Re aveva dovuto organizzare un grande esercito, il più grande che la storia del Regno ricordasse, per distruggere la minaccia che veniva dall'Est, prima che loro li avessero distrutti. L'esercito era formato da 15.000 uomini e il Re era partito con esso per partecipare, in prima persona, a questa battaglia che avrebbe deciso il futuro del suo Regno. Ma era stato tutto inutile.

L'esercito dei barbari si era mostrato molto, ma molto più numeroso e forte. Il Re stesso si era trovato a faccia a faccia con il Flagello. Era alto tre metri, e lo chiamavano anche il Gigante. Cavalcava un cavallo grosso quasi quanto un elefante. I suoi capelli neri gli arrivavano ai fianchi mentre i baffi gli arrivavano ai piedi. La sua spada era la più grande che il Re avesse mai visto. Non solo, il Re, negli occhi di quel barbaro, vide una furia indomabile. Prima di essere ucciso da un possente colpo di spada.

Tutti i soldati del Re finirono uccisi. Dato che, ora, il Regno era senza nessun scudo, i barbari videro una grande opportunità di attaccarlo, depredarlo ed assogettarlo.

Nella capitale, il Principe era stato informato di tutto. Aveva saputo della morte di suo padre e di quasi tutti i loro soldati, nonché dell'arrivo imminente dei barbari. Quindi, la sua prima mossa fu quella di mettere in salvo donne, bambini e vecchi. La seconda fu di formare un nuovo esercito con gli uomini che erano rimasti nella capitale, tra cui anche contadini ed artigiani. Erano circa 3.000.

Una situazione, certamente, disperata.

Il Principe ricordò una vecchia leggenda del suo Regno, quella riguardo i famosi 7 Cavalieri. Si trattava di un racconto fantastico che si diceva risalisse ad una vicenda davvero accaduta due secoli prima. Secondo la leggenda, quando il Regno o la famiglia reale fossero stati di nuovo in pericolo, i 7 sarebbero riapparsi.

Il giorno della battaglia era ormai arrivato.

Il Principe, invece di mettersi nelle retrovie come un normale comandante, si era messo davanti a tutti i suoi uomini, per affrontare in prima persona i nemici, quando avrebbero superato le mura della capitale.

E i nemici arrivarono, una massa di esseri umani a cavallo che copriva intere distese di terra. Furono gli arcieri sopra le mura ad iniziare lo scontro. Gli arcieri riuscirono, con le loro frecce, ad eliminare i nemici nelle prime file. Ma, alla fine dei conti, riuscirono a prendere solo un po' di tempo, dato che i barbari erano davvero tantissimi. Non c'era possibilità per gli arcieri di abbattere tutta quell'orda.

Il Principe era fermo e concentrato, si stava preparando mentalmente per gli scontri imminenti e, quasi sicuramente, anche alla sua morte. Davanti a lui, c'era il muro che proteggeva la capitale, con un enorme portone chiuso al centro di esso.

Alcuni barbari, con l'ausilio di scale di legno, erano già saliti sulle mura ed avevano già ucciso tutti gli arcieri. I barbari a terra, invece, con l'ausilio di un Ariete, dopo poco tempo, distruggevano anche il portone. I barbari, così, poterono entrare nella capitale. 

Il Principe andò all'attacco. In breve tempo, riuscì ad eliminare decine e decine di barbari. Il grosso dell'esercito di barbari, però, non era ancora arrivato. Difatti, il Principe stava ancora combattendo solo con la punta dell'esercito vero e proprio. Dopo un po' di tempo, i soldati del Principe morirono tutti. Solo il Principe rimaneva in vita e continuava a combattere, anche se era stato ferito ad un braccio ed al viso. Fiotti di sangue gli uscivano da tutte le parti, ma lui non indietreggiava. 

 

All'improvviso, delle trombe suonarono da tutte le direzioni. Nuovi eserciti erano arrivati, a comando dei quali vi erano dei curiosi Cavalieri. Ogni Cavaliere aveva un'armatura di un colore specifico.

Il Cavaliere Rosso aveva portato 1.000 soldati, tra i quali, alcuni portavano in alto, su una bandiera, il suo stemma: una Testa di Drago Rossa con due Ali Bianche ai lati. Dietro di lui, in cielo, c'erano ben tre Draghi.

Il Cavaliere Nero aveva portato 500 soldati che portavano anch'essi il suo stemma: un Teschio Nero al centro di una Fiamma Rossa.

Il Cavaliere Blu aveva portato 1.500 soldati che portavano lo stemma: un Libro Grigio aperto con una Stella Blu in mezzo.

Il Cavaliere Verde aveva 200 soldati che portavano lo stemma: in un Campo Bianco un Omino Verde colpisce con una Pietra Nera un Gigante Marrone.

Il Cavaliere Grigio aveva 3.000 soldati che portavano lo stemma: un Vecchio Grigio inginocchiato e Illuminato da una Luce Mistica dal Cielo.

Il Cavaliere Giallo aveva 10.000 soldati che portavano lo stemma: una Borsa Bianca piena di Monete d'Oro.

 

I Sei Cavalieri erano tutti a cavallo e riuscirono ad aprirsi, rapidamente, dei varchi nell'esercito barbaro, anche grazie agli eserciti che si portavano dietro. Attraversarono quell'esercito barbaro, come il coltello attraversa il burro, ed i Sei arrivarono subito al cospetto del Principe, abbattendo facilmente l'orda barbara contro cui stava combattendo. 

Il grosso dell'esercito barbaro rimase fermo per alcuni secondi, come incantato, ad osservare quei guerrieri così eccezionali. 

Il Cavaliere Rosso era il più alto e grosso, come arma aveva un grande martello che teneva stretto in due mani.

Il Cavaliere Nero era il più alto dopo il Rosso e portava un elmo a forma di teschio, un mantello lungo nero ed una grande falce come arma.

Il Cavaliere Blu era alto e magro, la sua armatura sembrava scintillare in modo strano e le sue armi erano due corte spade.

Il Cavaliere Verde era basso e magro, portava una spada corta ed un arco dietro le spade.

Il Cavaliere Grigio era di statura normale e portava una lancia a due mani.

Il Cavaliere Giallo era anche lui di statura normale, decisamente grasso, portava una mazza ferrata tra le mani ed una balestra dietro la schiena.

I Sei si erano poi inchinati al Principe, presentandosi come i discendenti dei Cavalieri che avevano compiuto la grande impresa due secoli prima.

Quando il Principe aveva fatto notare la mancanza del settimo, i Sei avevano tutti puntato le loro armi verso di lui. Il settimo Cavaliere era proprio il Principe.

In quel momento, i barbari come svegliati dal sogno, dopo aver ripreso lucidità, erano tornati all'attacco. I Cavalieri, quindi, tornarono a combattere.

Il Principe rientrò nel suo palazzo, forse per andare a prendere un'altra arma. 

Il Rosso con il suo martello, sbatteva per aria svariate decine di avversari. La sua forza non aveva paragoni con gli altri cavalieri.

Il Nero, con il suo aspetto che lo faceva sembrare la Morte stessa, terrorizzava così tanto i nemici, che questi indietreggiavano spesso a vederlo arrivare, ed esitavano, maggiormente, a colpirlo.

Il Blu usava degli incantesimi ed aveva potere sugli elementi naturali, per cui, i suoi avversari prendevano fuoco o venivano fulminati o ancora sbattuti via dal vento. Inoltre, veniva colpito spesso ma la sua armatura pareva reggere a qualsiasi attacco.

Il Verde era salito su un'alta torre e, da lì sopra, aveva iniziato a lanciare tantissime frecce sui nemici. Grazie alla sua mira prodigiosa, il Verde, ogni volta che tirava una freccia, riusciva sempre a colpire un punto vitale del nemico, uccidendolo sempre sul colpo.

Il Grigio si aprì un varco, roteando con grande abilità la sua lancia. Era il cavaliere che più riusciva a mantenersi freddo e lucido durante le battaglie.

Il Giallo proseguì lentamente, ma riusciva comunque a far fuori tanti nemici, alternando alcuni colpi con la sua mazza, ad altri con la sua balestra. Tra i cavalieri, era il più debole ma, grazie alle sue ricchezze, disponeva di un esercito più numeroso degli altri cavalieri. 

 

Dopo un'ora, però, la folla barbara continuava a dominare con il suo spropositato numero. I cavalieri iniziano ad essere stanchi. I nemici sembravano non finire mai.

Il Rosso aveva perso il martello e quando aveva chiamato i suoi Draghi, nessuno di loro aveva risposto. Perché i barbari, con parecchie lance, li avevano uccisi. Quindi, il Cavaliere senz'armi, fu colpito duramene da svariati nemici, e si trovò ad andare a tappeto.

Il Nero era stato colpito, su tutto il corpo, da frecce di ogni genere, per cui andava a terra anche lui dopo poco.

Il Blu era stato preso alla sprovvista alle spalle e buttato con un calcio in un fiume.

Il Verde era stato infilzato all'addome.

Il Grigio aveva perso l'uso di una mano e di una gamba.

Il Giallo era stato colpito molto forte alla testa con una mazza ferrata più grande della sua.

A quel punto, dalla folla, era apparso anche Flagello. Il comandante era rimasto nelle retrovie tutto il tempo, mantenendosi riposato e fresco. Con il suo enorme cavallo, parve davvero un Dio della Distruzione. Le mura e gli edifici della città erano a pezzi, un fuoco bruciava il Palazzo Reale. E la vittoria degli stranieri sembrava oramai compiuta.

Ma, ben presto, le porte del Palazzo Reale si aprirono e ne uscì fuori il settimo cavaliere, il Cavaliere Bianco.

La sua armatura era tanto lucente da sembrare sovrannaturale, e il Cavaliere portava due cose nelle mani. In una portava una lunga bandiera dove vi era il suo stemma: un Arcangelo armato di Spada. Nell'altra portava una spada anch'essa molto lucente.

L'armatura, lo stemma e la spada erano del Cavaliere Bianco di due secoli prima, che erano stati nascosti a lungo nel castello e tramandati di generazione in generazione dalla famiglia reale. Il Principe aveva finalmente ritrovato la sua eredità. Quell'armatura e quella spada avevano poteri inimaginabili.

Il Cavaliere Bianco, dopo aver gettato la bandiera, iniziò a combattere di nuovo, con un nuovo vigore ed una forza quasi magica, o divina. I barbari non riuscivano a colpirlo, mentre lui falciò, rapidamente, quasi cento di loro. La sua spada sembrava riuscire a colpire gente anche molto lontana e trapassava qualsiasi cosa facilmente: armature, scudi, armi, ecc.

Allora, il Flagello, sempre a cavallo, andò all'attacco anche lui del Bianco. La sua spada sembrava la spada di un vero gigante per quanto era grande. Il Bianco schivò il colpo e tagliò la testa del cavallo su cui galloppava il nemico, facendolo cadere a terra.

 Proprio in quell'istante, gli altri Cavalieri resuscitarono.

Il Rosso si era alzato e si era trasformato in un grosso Drago che sputava grandi fiammate e divorava i nemici.

Il Nero si era trasformato in un vero e proprio fantasma, in grado di uccidere con la sua falce i barbari.

Il Blu, con i suoi nuovi poteri, aveva alzato in aria l'intero fiume vicino e lo aveva tirato sui nemici.

Il Verde aveva iniziato a tirare delle frecce che, dopo essere state lanciate, si trasformavano in grosse spade ed infilzavano gravemente i nemici.

Il Grigio si era trasformato in grosso banco di nebbia che ricopriva e soffocava i suoi avversari.

Il Giallo aveva preso la sua sacca piena di monete, e l'aveva rovesciata a terra; tutte le monete che erano cadute si erano trasformate veri e propri soldati al suo comando.

 Il Flagello, dopo essersi rialzato, corse verso il Bianco, saltò con la sua spada in pugno. Il colpo avrebbe tranciato un albero, ma il Bianco lo bloccò con la sua spada. Una luce, proveniente dal corpo del Bianco, accecò il Flagello. Il barbaro, un secondo dopo, si trovò tagliato in due. 

 

Poco tempo dopo, la guerra era finita. I barbari erano stati sconfitti.

I Sette si erano riuniti ed ognuno si levò l'elmo.

Il Cavaliere Bianco aveva una faccia giovane, senza ancora la barba, lineamenti dolci e capelli scuri ben curati.

Il Cavaliere Rosso aveva capelli castani un po' più lunghi del normale, una faccia da uomo vissuto e un pizzetto ben curato.

Il Cavaliere Nero aveva lunghissimi capelli e occhi corvini, nessuna traccia di barba e i lineamenti di un uomo bellissimo, quasi un angelo.

Il Cavaliere Blu si rivelava come una donna dai lunghi capelli rossi, occhi di un blu gelido e lineamenti duri.

Il Cavaliere Verde aveva un volto bell'uomo sui trent'anni, con occhi azzurri e taglienti, capelli  biondi, un sorriso beffardo e senza barba.

Il Cavaliere Grigio si mostrò come il più giovane, una faccia quasi fanciullesca illuminata da una strana saggezza ed incorniciata da capelli neri, oltretutto aveva anche dei begli occhi azzurri.

Il Cavaliere Giallo aveva una faccia di un uomo quasi sui cinquant'anni, calvo, una barba marrone folta e poco curata.

 

La Leggenda dei 7 Cavalieri non era finita.

 

 

 

   
 
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