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Autore: TotalEclipseOfTheHeart    03/02/2018    2 recensioni
Helena Montgomery non ricorda nulla del suo passato.
Semplicemente, un giorno di mezza estate, si risvegliò, sola e abbandonata, in un campo di grano presso la città di Los Angeles.
A quel tempo, lei non sapeva, non poteva sapere.
Non ricordava nulla, né della sua identità, come l'amata figlia di Regina della Foresta Incantata, né di come fosse giunta in quel mondo, messa in salvo per sfuggire alle ire di Lui.
Costretta a vivere in un mondo che non le appartiene, capisce in fretta di essere, in qualche modo, "diversa".
Abbandonata la sua famiglia adottiva, inizia a viaggiare, alla ricerca di sé stessa.
E' solo quando, anni e anni dopo, Emma Swan giunge a Storybrooke che, finalmente, i suoi ricordi tornano.
Ora, non deve far altro che ricongiungersi alla madre.
Ma gli anni sono passati, riuscirà a ricondurre la donna sulla via della luce?
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Baelfire, Emma Swan, Nuovo personaggio, Regina Mills, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 2
L’albero di mele
 

“Tremotino!”, la voce della donna, di Regina, percorse, inflessibile e autoritaria, i corridoi deserti di quell’ala del Castello.
Erano passati ormai alcuni mesi dalla cosiddetta “scomparsa” di Cora.
Sua madre.
Per essere sincera (ma non l’avrebbe mai ammesso, nemmeno a sé stessa) da quando se n’era andata si era tolta un peso.
Le giornate proseguivano insolitamente tranquille, in una calma quasi statica che, per la prima volta dopo anni, la faceva sentire “libera”.
Ma … c’era un “ma”.
Un “ma” dai capelli neri come ali di corvo, labbra rosse come petali di rose e pelle … una magnifica, candida, pelle bianca come ali di colomba.
Biancaneve.
Ora che, finalmente, si era tolta quel peso dalle spalle, gli occhi della bambina erano diventati il suo inferno personale.
Quelle iridi color cioccolato, quelle fosse di cerbiatta innocente, la seguivano ovunque. Occhi appartenenti a colei che più di ogni altro era responsabile della Sua morte, della morte del suo unico, vero amore: Daniel.
Un nome, un sussurro, un sogno. Un sogno che si era trasformato in un incubo, perseguitandola col miraggio di quella vita che non le sarebbe mai appartenuta. Un sogno che le era scivolato tra le mani come nulla.
E Regina non poteva vivere.
Non con quegli occhi a seguirla ovunque.
Rivoleva il suo amato, e lo rivoleva immediatamente.
Ormai, aveva imparato a conoscere relativamente bene i propri poteri, anche grazie all’aiuto di Quell’Uomo (sempre che uomo si potesse chiamare).
Riteneva che, quindi, forse avrebbe potuto riportarlo indietro.
Come sempre, il Signore Oscuro le comparve alle spalle, materializzandosi come nulla fosse sul divanetto del salotto, comodamente sdraiato con le gambe accavallate sul bracciale, sorridendole divertito.
“Regina … quale onore!”, fece, gli occhi che brillavano d’ironia.
Si conoscevano da ormai alcuni mesi eppure … non era ancora riuscita a capirlo del tutto.
Ovviamente, era ben lungi dal fidarsi di lui.
Tuttavia più apprendeva la magia, più le sembrava di comprenderlo.
Almeno in parte.
Sorrise, accomodandosi di fronte a lui e osservandolo in silenzio.
Sapeva che le avrebbe chiesto qualcosa in cambio, e non era affatto ansiosa di conoscere il prezzo che avrebbe dovuto pagare per la sua richiesta. Eppure, sapeva anche che, ormai, non avrebbe più potuto tirarsi indietro.
Fece un sospiro, per poi dire: “Voglio riavere il mio Daniel. Sei il Signore Oscuro e …”
“No, no, no.”, Tremotino balzò in piedi, gesticolando divertito, per poi scuotere il dito di fronte a lei, “Mia cara, carissima Regina. Dovresti averlo ormai capito … riportare in vita qualcuno? Ahahah … la Magia può fare molte cose, ma non questa!”
La donna si bloccò.
Era vero, erano mesi che studiava la magia ma, almeno fino ad allora, era stata realmente convinta che lui potesse tutto.
“Quindi … non c’è proprio modo? Io pensavo che …”
“Non importa ciò che pensavi, mia cara.”, la fermò, nuovamente, lui, “Tuttavia … forse potrei aiutarti. Anche se, temo, non potrò restituirti il tuo Daniel.”
Regina inclinò il capo, improvvisamente diffidente. Non le piaceva la piega che stava prendendo il discorso: cosa intendeva dire? Aiutarla, senza riportarlo indietro?
Non riusciva a seguirlo.
Quello sorrise, avvolgendole le spalle con un braccio e guidandola silenziosamente verso la terrazza.
Sotto di loro, il magnifico giardino di Re Leopold riluceva immerso nella rugiada del mattino, mentre i caldi raggi del sole sfioravano, lievi, le foglie delle imponenti siepi, dei rampicanti contorti, delle rose candide.
Proprio nel mezzo di quel paradiso, il Melo.
Tra tutte le piante del giardino, egualmente belle, era quell’albero il preferito di Regina. Lo aveva iniziato a coltivare al suo arrivo al Castello, e in poco tempo il fuscello si era trasformato in un forte arbusto, coraggioso e temerario, che aveva affrontato con successo la crudeltà dell’inverno.
Ne andava incredibilmente fiera. Forse perché, in fondo, le ricordava sé stessa. Bello e solo, condannato a vivere senza il conforto di un amore ma, al tempo stesso, così dannatamente VIVO, e desideroso di speranza e sogni.
Tremotino dovette intuire i suoi pensieri, perché sorrise, porgendole una boccetta in cristallo piena di quella che, a dire il vero, sembrava comunissima acqua.
Regina la prese, osservandole interdetta.
“E questa cosa dovrebbe essere?”, chiese, perplessa.
L’altro sorrise, divertito: “Cosa dovrebbe essere? Cosa è, vorrai dire. Proviene dal Lago di Nostos … è un’acqua miracolosa. Tu …”, gli occhi brillavano, mentre iniziava a girarle attorno, osservandola, “… tu non devi fare altro che versare una goccia del tuo sangue in questa boccetta, e svuotarne il contenuto sulle radici del melo.”
Regina osservò assorta la boccetta, quindi alzò gli occhi, chiedendo: “E poi? Cosa succede?”
Quello rise, un suono stridulo e tutt’altro che rassicurante ma che, ormai, la donna conosceva molto bene.
“Mia cara … che gusto ci sarebbe se te lo dicessi? Comunque … puoi stare tranquilla. Hai la mia parola che sarai soddisfatta.”, fece quello, inchinandosi.
Regina soppesò quelle parole, riflettendo in silenzio.
Che il Signore Oscuro fosse un tipo volubile e ben difficile da interpretare non era certo un segreto, tuttavia sapeva altrettanto bene come, a dispetto di tutto, lui desse un reale valore ai propri cosiddetti “contratti”.
E difficilmente non avrebbe mantenuto la parola data.
Sospirò, osservando nuovamente il melo, prima di chiedere: “E tu, cosa vuoi in cambio?”
Quello rise, facendo spallucce: “Diciamo che … sto investendo sul tuo futuro. Tutto qui, promesso.”
Come se quella risposta avrebbe potuto farla sentire meglio.
Tuttavia, le alternative erano poche per cui, sebbene ancora restia, Regina annuì.
 
“Vostra Altezza! Mia signora, venite!!!”, Regina alzò lo sguardo, distraendosi per un istante dalla sua ora quotidiana di giardinaggio, per osservare in silenzio il fante che, affannato, era appena sopraggiunto.
“Si?”, chiese, inclinando appena il capo.
Improvvisamente, quello parve arrossire.
Accadeva spesso, in effetti. Sia con le guardie, che con i funzionari o gli ambasciatori provenienti da terre lontane. Era una realtà che aveva scoperto da parecchio, quella della sua bellezza, e dell’effetto che sortiva sugli uomini.
A dire il vero, proprio non riusciva a comprenderli.
Che senso aveva gettare via la propria dignità, il proprio onore, tutto per un bel visino? Certo, ne era lusingata, ma non riuscita a capirli.
Non che le dispiacesse, ovviamente.
Sorrise, mentre quello cercava di riprendersi.
Doveva essere nuovo, era la prima volta che lo vedeva.
Un tempo, forse, avrebbe contemplato l’idea di farsi corteggiare. Avrebbe potuto persino piacerle.
Tuttavia erano mesi, ormai, che il suo cuore aveva smesso di provare simili emozioni.
“E-ecco … è una situazione abbastanza delicata. Gli uomini non sapevano che fare e quindi abbiamo pensato di riferirci direttamente a voi. Dovreste venire a vedere.”, spiegò il fante, visibilmente teso.
Lei annuì, sospirando appena e lasciando le forbici nel cesto di vimini in cui, solitamente, teneva i propri attrezzi di botanica.
Si lasciò guidare, attraversando in silenzio il giardino di Re Leopold, SUO MARITO, le sottane in fine raso color lapislazzuli che le volteggiavano silenziose alle spalle, come un manto di pura polvere di stelle.
Fu quando iniziarono ad avvicinarsi al melo che, lentamente, un suono insolito iniziò a giungere alle sue orecchie.
Sembravano dei singulti, dei singhiozzi sommessi, come quelli di un neonato.
Eppure … non le risultava vi fossero neonati, al Castello.
Nemmeno tra la servitù, a dire il vero.
“Posso sapere cosa sta succedendo?”, chiese, facendosi strada nel mezzo del gruppo di guardie, fino a trovarsi di fronte a una giovane cameriera. La osservò per qualche istante, prima di abbassare lo sguardo sul fagotto tra le sue braccia.
La creaturina, un frugoletto dalla chioma color inchiostro, aprì gli occhi.
Due smeraldi, due perfetti, magnifici, smeraldi color primavera.
Smeraldi come … come i SUOI, di occhi.
Non poteva crederci.
Sentì il fiato venirle meno, mentre si avvicinava cauta alla bambina, tendendo quindi le braccia per prenderla con sé.
La piccola ricambiò lo sguardo della donna, osservandola con occhi intelligenti. Vivi.
“D-dove l’avete trovata?”, chiese, cercando di darsi una parvenza di contegno.
La cameriera si osservò attorno, nervosa, quindi prese un sospiro.
“Mia signora noi … ecco … non sappiamo da dove sia arrivata. Stavo portando la merenda alla Principessa quando l’ho sentita piangere, era vicino al melo, avvolta solo da questa coperta e …”
La vista le si offuscò mentre lo sguardo correva, di riflesso, verso l’albero.
Nove mesi … erano passati esattamente nove mesi da quando Tremotino le aveva suggerito di versare l’acqua del lago, col suo sangue, sulle radici di quello stesso albero. Il suo melo.
Abbassò gli occhi, osservando in silenzio la piccola.
Ora che la guardava meglio, non assomigliava solo a Daniel.
Quei capelli neri, quella fronte … erano i suoi, non vi erano dubbi.
Sorrise, sospirando, prima di lasciar spaziare lo sguardo sui presenti: “Beh … cosa state guardando. Andate, e fate preparare una stanza per la bambina. Parlerò col re, col suo favore, vorrei tenerla.”
Le guardie si osservarono, perplesse.
Fu la cameriera a chiedere, dopo alcuni istanti di esitazione: “Quale sarà il suo nome, se posso chiedere?”
Regina sorrise, rispondendo: “Helena. Il suo nome è Helena.”
 
“E’ stata trovata nel giardino. Ho ordinato alle guardie d’indagare, e chiesto alla servitù se ha visto qualcosa ma … nessuno sa niente. È come se fosse comparsa dal nulla.”, spiegò Regina mentre, nelle Stanze Reali, Re Leopold osservava assorto la piccola Helena che, dalla sua culla, fissava coi grandi occhioni verdi l’uomo.
Biancaneve batté le mani, alzandosi sulle punte dei piedi per osservarla meglio, mentre chiedeva, entusiasta: “Padre! Guardate com’è carina … può restare con noi? Ti preeego!”, fece, sgranando gli occhioni.
Regina sorrise.
Normalmente, l’atteggiamento della Principessa le avrebbe, quanto meno, fatto venire l’acidità di stomaco.
Ora che era arrivata Helena, però, la cosa non sembrava toccarla poi molto. Aveva riavuto indietro il suo Daniel.
Certo, forse in un modo un po’ inaspettato, ma era lui, non vi erano dubbi.
Il re sospirò, osservando in silenzio le due donne della sua vita, per poi prendere la figlia per le spalle, spiegandole: “Amore … prima devi vedere se tua madre è d’accordo. Sarei felice di accogliere questa piccola nella nostra famiglia ma … sarà Regina a doverla crescere. Devi chiedere a lei se va bene.”
La donna sorrise, esultando in silenzio, mentre le iridi della figlia correvano verso di lei, in una muta supplica.
Fece un passo avanti, sfiorando appena la spalla del marito: “Va tutto bene. Me ne occuperò io.”
Re Leopold sorrise, per poi tornare a osservare la piccola.
“Ti assomiglia molto, sai? Quando sarà cresciuta, diventerà una bellissima donna.”
Regina sorrise, non le interessava rivelare la verità su Helena al re. Dopotutto, era del tutto superfluo, e finché lui se ne fosse preso cura, non ci sarebbero stati problemi di alcun tipo.




Note dell'Autrice:
Ebbene si!
Eccomi qui con questo nuovissimo capitolo.
Questa volta, abbiamo avuto un piccolo squarcio che ci ha fatto capire un po' meglio chi sia realmente la nostra protagonista e come sia venuta al mondo, sebbene alla fin fine la protagonista assoluta sia stata proprio Regina. Spero di aver caratterizzato adeguatamente sia lei che, in particolar modo, Tremotino. Sono entrambi personaggi a cui tengo molto e quindi renderli IC è per me un obiettivo primario, quindi se trovate qualsiasi genere di incongruenza non esitate a farmelo sapere (si, la frase di Rumpleskin nella versione originale viene detta a Snow, ma ho trovato interessante cambiare i ruoli).
Dopo questa premessa, non vi sorprenderete nel comprendere come la presuta morte di Helena possa averla fatta cadere nelle tenebre, ma il perchè e il per come si giungerà a quel punto lo saprete più avanti.
Per ora vi faccio un'anticipazione sulla struttura della storia che, almeno all'inizio, verrà intervallarsi la vicenda principale con una serie di capitoli flashback che spieghino invece il passato di Helena e come sia arrivata fin dove si trova ora.
Spero vivamente che possiate apprezzarli.
Ringrazio quindi nuovamente Ghillyam ed Eragon Forever per le recensioni, così come tutti i miei lettori che continuano a seguire questa Fanfic!
Alla prossima.

Teoth

 
   
 
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