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Autore: Emadiam    04/02/2018    0 recensioni
«Volevo farti conoscere un’amica.»
Il ragazzo si voltò verso Ino, che lo stava osservando sconcertata. Cominciava a realizzare cosa stesse succedendo.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ino Yamanaka, Kurenai Yuhi, Neji Hyuuga, Shikamaru Nara | Coppie: Shikamaru/Ino
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Naruto Shippuuden
- Questa storia fa parte della serie 'Right ~ Cuori A Metà'
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Questa fanfiction, scritta nel 2008, è la conclusione, al momento, della quadrilogia di cui fan parte, in ordine, "Sense", "The Truth Behind The Blossom" e "Shamandalie". Tuttavia, al contrario delle altre che si susseguono, questa è ambientata dopo la morte di Asuma, quando Shikamaru ha appena cominciato ad elaborare le sue strategie per eliminare Hidan e Kakuzu.



 
(Fiction Theme: Little Wonders  -  Rob Thomas)
 
Il ragazzo col codino si svegliò. Solo. Prevedibile, anche se insperato. Si alzò, si accese una sigaretta e si affacciò alla finestra. Era appena l’alba. Il suo viso era serio, riflessivo, ma dentro si sentiva divorare ed era una situazione che non gli piaceva affatto.
La sera prima, lei aveva bussato alla sua porta e lui aveva aperto. Le aveva raccontato com’erano andate le cose, quel maledetto giorno. Gli si attorcigliò lo stomaco come la notte passata, ricordando il viso della ragazza per la prima volta imperscrutabile, e il desiderio di accarezzare l’argento riflesso sui suoi capelli.
Per una cosa o per un’altra, successe. Chiuse gli occhi ripercorrendo con la mente ogni intimo dettaglio. Ricordò quel particolare, d’altra parte come poterlo dimenticare, in cui lei lo aveva stretto più forte e aveva gemuto quel nome, mentre lui le aveva asciugato una lacrima solitaria sul viso.
Il ragazzo espirò. Nessuno lo aveva creduto possibile, nemmeno lui stesso, ma forse lei e quell’uomo si erano amati davvero. E lei lo amava ancora. Cominciò a chiedersi se non fosse stato un madornale errore aver aperto la porta poche ore prima, un errore terribile, eppur così bello nella sua crudele disperazione. Quando si scoprì a pensare che, potendo tornare indietro, l’avrebbe riaperta, un po’ lo sorprese. Soltanto un po’.
Shikamaru picchiettò col pollice il filtro della sigaretta, facendo cadere la cenere fuori dal davanzale. Non aveva tempo per perdersi dietro a certe cose, quello che provava lui non era rilevante al momento, aveva altro da fare. Qualcosa di più importante. Doveva studiare tutto, meglio di sempre, perché questa volta non ci sarebbero stati errori. Ne avrebbe parlato anche con lei. Questa missione non l’avrebbe fallita.
 
Quando Ino uscì, i primi pallidi raggi del sole non avevano nemmeno iniziato a sfiorare Konoha.
Raramente si era alzata così presto durante i suoi diciassette anni, tuttavia, a quell’ora, dormivano tutti.
Voleva recarsi da sola a salutarlo, doveva parlargli, perché non era ancora riuscita a farlo, da allora, e quella mattina nessuno li avrebbe disturbati. A quell’ora, dormivano ancora tutti…
La ragazza stava immobile, con gli occhi verso il basso, a fissare in silenzio la pietra davanti a sé. Aveva pensato e ripensato a cosa avrebbe detto una volta arrivata da lui, a come avrebbe iniziato il discorso, a quale delle numerose domande che le affollavano la mente avrebbe formulato per prima, a cosa le avrebbe risposto lui, pur sapendo che lui, di risposte, non ne avrebbe mai più date.
Ino in realtà non sapeva cosa stava cercando, ma voleva capire. Doveva capire.
Lì, senza che lei ne prendesse veramente coscienza, la sua ragione le stava imponendo di vedere con gli occhi ciò che il suo cuore non voleva vedere.
Lui era morto.
Non le era venuto da piangere neppure al funerale. Le lacrime versate quando sotto i loro occhi la sigaretta rotolò a terra sul suo ultimo respiro, gocce di pioggia. Quelle di Shikamaru, sì, erano lacrime. Non le sue. E con tutto quello che c’era stato tra loro, doveva capire il motivo per cui non aveva pianto, perché non lo accettava. Tanta freddezza lui non se la meritava. Lei doveva piangere, ne aveva bisogno.
Udì i passi che si avvicinavano alle sue spalle e chiuse gli occhi. Anche questa volta non sarebbe riuscita a parlargli. Li aveva riconosciuti, quei passi che sapevano sempre condurlo a lei.
Andava bene così.
Sussultò ai ricordi improvvisi che le riaffiorarono sentendo l’odore della sigaretta e rammentò che l’olfatto era, dei cinque, il senso più influente sulla memoria.
Il ragazzo la guardò con la coda dell’occhio, urtò con il pollice il filtro della sigaretta e la cenere cadde.
Né Shikamaru né Ino parlarono, ma rimasero con lo sguardo fisso sulla lapide.
«Te ne sei andata» esordì il ragazzo espirando il fumo, «e senza fare il minimo rumore. Complimenti.»
Lei non lo degnò né di una risposta né di uno sguardo.
«Ino, la scorsa notte…»
«…non è stato niente» concluse seccamente lei.
Si fissarono con un’intensità tale e talmente inaspettata che la fermezza di Ino vacillò. Shikamaru se ne accorse perfettamente. Spense la sigaretta. «Posso non essere d’accordo?»
La ragazza tornò a guardare la tomba. «No.»
Fece per andarsene, ma la reazione di Shikamaru fu istantanea. Lei non gli aveva nemmeno voltato completamente le spalle, quando il ragazzo la trattenne per un braccio, costringendola a girarsi verso di lui e attirandola a sé.
Fu colpa di entrambi. O non fu colpa di nessuno.
Le braccia di Ino attorno al collo di lui, le mani di Shikamaru dietro la nuca di lei, le dita tra i suoi capelli. Inconsciamente, impulsivamente, in una passione irrefrenabile. Le loro labbra si baciarono a lungo con una disperazione impossibile.
Si baciarono insieme e insieme si divisero.
Shikamaru la guardò sospirando in silenzio. Ino sciolse l’abbraccio senza guardarlo, appoggiando le mani chiuse a pugno sul petto del ragazzo prima di lasciarlo definitivamente. Ma lui l’anticipò anche questa volta. Senza smettere di fissarla, serrò le dita ai polsi di lei, obbligandola a guardarlo. Il suo tono risuonò gelido.
«Io non sono Asuma, Ino.»
Gli riusciva difficile continuare quella frase, non erano parole leggere quelle che stava per pronunciare; ad ogni modo Ino non gliene diede il tempo. Si liberò a forza dalla presa del compagno.
Shikamaru aveva ragione.
La ragazza s’incamminò all’ingresso e vide l’ultima cosa che si sarebbe aspettata di vedere. Neji Hyūga. Che li avesse visti era certo, ma era anche abbastanza vicino da poter sentire tutto.
Shikamaru si accese un’altra sigaretta.
«No, non scappare» disse Neji afferrandola saldamente per un braccio con gli occhi fissi sull’altro ragazzo.
«Adesso mi pedini?»
Neji le rivolse uno sguardo di apparente disprezzo.
«Sono qui per mio padre» liquidò duramente il ragazzo. Sotto gli occhi di Neji, il cuore di Ino ebbe il tempo di mortificarsi per il proprio ego.  
«Shikamaru, per favore, continua» riprese il ragazzo.
Ino spostò lo sguardo da Neji a Shikamaru, poi ancora su Neji. Strattonò per opporsi alla stretta, ma la presa di Neji era dannatamente ferma.
«Non è niente che ti riguardi» proruppe lei in tono secco. «Lasciami andare!»
Neji non si scompose; lui e Shikamaru rimasero a fissarsi.
Poi quest’ultimo abbassò lo sguardo, diede un tiro e tornò a guardare lei.
«Stanotte sei venuta da me. Perché?» Espirò. «Tra le mie braccia hai pronunciato il suo nome…»
Ino lo fulminò con gli occhi, rossa di rabbia. «Non avresti dovuto…» sibilò con la voce tremante.
«Tu» la guardò Neji dall’alto in basso «fai l’offesa?»
La ragazza si voltò di scatto verso di lui. «Ma tu che ne sai?» Replicò furente strattonando il braccio dalla presa di lui. «Cosa ne sapete tutti?!»
Neji la guardò mentre un nodo gli strozzava la voce in gola. «Pensi che ferirmi in questo modo ti aiuti a stare meglio?»
Ino rimase spiazzata.
«O credi forse che, facendo del male alle persone che ami, il tuo Asuma ritorni? Giusto. Io non ne so niente, ma avrei voluto che me ne avessi parlato. Invece mi escludi da ogni cosa. Dopo tutto questo tempo, pensi sul serio che io non riesca a capire? Ino» continuò il ragazzo con gli occhi lucidi, «devi lasciarlo andare…»
Eccolo, il punto. Uscito direttamente dalle labbra di chi, forse, sapeva meglio di chiunque altro cosa significasse vedere morire qualcuno di tanto importante.
«Non posso…» balbettò lei con lo sguardo perso nel vuoto. «Io non ci riesco, doveva… doveva finire diversamente!»
«È morto in missione, Ino. Ogni volta che la Hokage ci manda in missione rischiamo tutti la vita.»
«Perché non c’è andata Tsunade a morire, allora?! Perché?! A lei non importa di nessuno! Perché non ha mandato me?!» lo interruppe Ino. «Perché non sono morta io, invece? Sarei dovuta morire io…»
La ragazza si aggrappò alle maniche di Neji. Il cuore del ragazzo fu attanagliato da una tristezza atroce.
Shikamaru la osservò, concedendole il tempo degli ultimi tiri alla sigaretta. Gettò a terra il mozzicone e lo calpestò.
«Hai finito?»
Ino si girò verso quel tono distaccato e Shikamaru le mollò un ceffone. Neji si stupì, ma non s’intromise. Ino lo guardò allibita, portandosi la mano alla guancia arrossata. Shikamaru la prese per il polso, obbligandola a seguirlo.
«Ti mostrerò perché Asuma è morto» disse grave.
Camminarono fino al giardino di una casa che Ino non riconobbe subito. Neji lesse la targhetta sotto il campanello e cominciò a capire cos’avesse in mente il ragazzo. Forse era davvero l’unica soluzione per Ino.
La ragazza indietreggiò di un passo, urtando Neji. «Non voglio…»
Shikamaru suonò il campanello. «Lo so.»
Dopo qualche secondo, una donna dai lunghi capelli neri li accolse, aprendo la porta.
«Oh, Shikamaru. Come mai così presto?» Kurenai vide alle spalle del ragazzo anche i suoi due compagni.
Ino non riuscì a guardarla, invece Shikamaru si chinò a parlare con la pancia della maestra. «Volevo farti conoscere un’amica.»
Il ragazzo si voltò verso Ino, che lo stava osservando, sconcertata. Cominciava a realizzare cosa stesse succedendo.
Sorridendo dolcemente, Kurenai protese la mano verso di lei. La ragazza tenne lo sguardo a terra, ma si avvicinò comunque alla donna allungando il braccio. Kurenai le prese la mano tremante e se l’appoggiò sul ventre. Ino si stupì di tanto calore, quindi sussultò al gonfiore che cominciava a riconoscersi. Comprese la verità e ritrasse immediatamente la mano. Kurenai rise.
«Qui dentro c’è il figlio di Asuma» disse Shikamaru.
L’ipotesi di Neji era fondata. Ino appoggiò entrambe le mani, ancora titubanti, sulla pancia della donna.
Kurenai le coprì una mano con la sua mentre si posò l’altra sul ventre. «Rivivrà in lui» annuì la donna quando Ino alzò gli occhi su di lei. «Potremo vedere ancora il suo sorriso.»
Ino continuò a non dire nulla, incantata e pian piano sempre più consapevole del significato della vita. ‘Il figlio di Asuma.’ Aveva gli occhi pieni di lacrime, eppure Ino sorrideva.
Kurenai l’abbracciò. «Grazie per averlo amato tanto» le sussurrò all’orecchio.
A quelle parole, la ragazza ricambiò l’abbraccio sincero della maestra e, finalmente, pianse. Attesero che Ino sfogasse tutta la sua disperazione e, quando le lacrime furono sostituite dai singhiozzi, Kurenai le prese il viso tra le mani, guardandola negli occhi.
«Ora, bambina mia, vivi il tuo presente. Vivilo anche per lui.»
Ino si voltò verso Neji. Neji, che una volta ancora era lì con lei a tenderle di nuovo la mano e Ino l’accettò. Vedendoli insieme, Shikamaru pensò che forse, questa volta, lei sarebbe stata pronta per dare a Neji anche il proprio cuore. Quel pensiero gli provocò emozioni discordanti.
Alcuni minuti dopo, i ragazzi ringraziarono Kurenai e si congedarono.
«Va meglio?» chiese Neji sulla strada del ritorno.
«Sì, credo» rispose la ragazza stringendogli più intensamente la mano. Poi si rivolse a Shikamaru. «Grazie.»
Il ragazzo la guardò, percependo che ci fosse dell’altro. «Ino…»
«Voglio…» aggiunse lei con lo sguardo a terra, prima di rialzarlo con fermezza. «La devono pagare, Shikamaru.»
Neji li guardò in silenzio, pensando che non li biasimasse affatto. Al loro posto, lui avrebbe voluto la stessa cosa.
«Mi prenderò cura di questo bambino. Lo proteggerò ad ogni costo, come proteggerò tutti i bambini del villaggio» rispose Shikamaru con la sigaretta in bocca. «Gliel’ho promesso.»
D’istinto, Neji irrigidì la mano contro quella di Ino tirandola impercettibilmente verso di sé, quando Shikamaru le prese il viso tra le mani.
«Ma ci prenderemo la nostra giustizia e questo lo prometto a te. La pagheranno cara.»
Ino annuì. Mentre la guardava, il ragazzo concesse ai ricordi di quella notte di occupargli la mente per qualche istante. Poi, vedendo ancora la tensione nella stretta di Neji, sorrise e abbassò le braccia. Non avrebbe ripreso quel discorso.
Per il momento.
 
 
 
Emadiam
- 2008 -

 
 
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