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Autore: Emmastory    04/02/2018    3 recensioni
La vita di Rain e del suo gruppo continua, ma purtroppo senza uno dei compagni di viaggio. Sono passati ben quattro anni da quando la povera Samira è morta da eroina sul campo di battaglia, tentando assieme agli amici di eliminare una minaccia ormai conosciuta, ovvero i Ladri. Ora come ora, con la calma che regna sovrana ad Ascantha, nessuno sa cosa sia successo davvero, se la guerra sia finita, o sei ai nostri eroi sia stata concessa una tregua. Sempre uniti e fiduciosi, sono decisi a combattere le loro battaglie, e sperare, con tutte le loro forze, in un nuovo e sereno domani. Come andrà a finire? Scopritelo unendovi di nuovo a loro, nell'ultimo capitolo della saga di Aveiron.
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache di Aveiron'
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Le-cronache-di-Aveiron-VII-mod
 
 
Capitolo LVII
 
La furia della Lady
 
L'autunno aveva da poco bussato alle porte del regno, e Rachel non aveva dormito. Il sole era già alto, eppure nella notte appena trascorsa, lei non aveva chiuso occhio. Come dormire con il costante pensiero della sua bellissima fidanzata in mente? Era strano, ma a volte quello bastava a privarla del riposo. Alzandosi dal letto felice come una bambina, scoprì vuota la parte del letto in cui la sua amata dormiva, e andando alla sua ricerca, sentì le gambe deboli. Era emozionata, e non poteva negarlo. "Oh, milady!" la chiamò, sperando che potesse sentirla. "Sì, Rachel? Che ci fai in piedi così presto?" Chiese la diretta interessata, incuriosita dalla sua presenza nella gran sala principale. "Mi dispiace, so che la mia salute vi sta molto a cuore, ma non riuscivo a smettere di pensarvi, così non ho dormito." Spiegò lei, abbassando lo sguardo con aria pentita e cercando di giustificarsi. Poco dopo, tornò a guardarla negli occhi, e sul suo volto vide un sorriso. Non usava quel linguaggio così sostenuto da un pezzo, ma nonostante tutto, la cosa sembrava ancora piacerle, tanto che a tratti, la divertiva. Sorridendole, Lady Fatima le fece cenno con la mano di avvicinarsi, la sala era completamente vuota, nessuno le avrebbe nè viste nè disturbate. "Gattina, vieni qui." Disse con voce soffusa. "Arrivo subito, milady." Rispose Rachel, camminando lentamente verso di lei. Nel vederla avvicinarsi, si beò della sua bella, dolce e timida micina. "Molto bene, Rachel." Disse, poi, soddisfatta nel vederla obbedire così ciecamente. "C'è qualcosa che posso fare, in un giorno tanto speciale?" chiese, curiosa e innamorata come sempre. "Certo, mia cara, in effetti c'è una cosa." Rispose la donna, con voce soffusa e occhi socchiusi mentre si appoggiava con i gomiti al bracciolo del suo trono. "Un bacio." Precisò poi, aspettando una qualsiasi reazione della ragazza. "Solo uno, mia Signora? Come posso rifiutare? Venite qui, avanti." Rispose allora Rachel, avvicinandosi ancora di più e prendendole il viso fra le mani con delicatezza, per poi far incontrare le loro labbra in un dolcissimo contatto. Sogghignando soddisfatta nel vederla obbedire di nuovo, Lady Fatima ricambiò il bacio con soddisfazione, e ben presto ne prese il controllo, facendo scivolare la lingua nella piccola bocca della sua gattina. In quel momento, Rachel la guardò, stupita. Il bacio era una cosa, ma quel gesto un'altra. C'era abituata, ma era stata colta di sorpresa. Aprendo leggermente gli occhi, la Leader notò lo sgomento nello sguardo di lei e cercò di ammansirla, accarezzando la lingua di lei con la propria in una danza sensuale. Solo allora, la ragazza riuscì a calmarsi, prendendo parte a quel momento per lunghi, lunghissimi secondi. Non appena si staccarono, si scoprì senza fiato, ma nonostante tutto, provò a parlare. "Milady, io... avevo dimenticato quanto baciarvi potesse essere bello, sapete?" azzardò, per poi sorridere e renderla ancora più felice e orgogliosa. "Davvero?" Chiese la donna, con voce roca mentre le afferrava il mento facendola più vicina e sfiorandole le labbra senza baciarle davvero. "Sul serio, mia gattina?" Sussurrò, scivolando nel silenzio nell'attesa di una risposta. "Davvero." Le fece eco Rachel a voce bassa, perdendosi nei suoi bellissimi occhi verdi. "Allora che ne diresti di darmene un altro?" Azzardò la Leader, soffiando leggermente sulle labbra bollenti della giovane. Non proferendo parola, Rachel si limitò ad obbedire, avvicinandosi solo per quello scopo e dando inizio ad un secondo bacio che mozzò il fiato ad entrambe, ma a lei più che mai. "Soddisfatta, adesso, Signora?" chiese poi, ponendo enfasi su quell'ultima parola." "Sempre." Rispose con semplicità Lady Fatima, leccandosi le labbra scure con la punta della lingua. "A questo punto suppongo di poter andare." Disse allora Rachel, dandole le spalle e allontandosi lentamente. "E perchè mai, gattina?" le chiese la sua ragazza, afferrandola velocemente per un braccio e tirandola verso di sè finchè non la vide sedersi sulle sue ginocchia. "Perchè avete detto di essere soddisfatta, Signora." Biascicò lei in risposta, provando un misto di vergogna e timidezza. "Mi hai sentita congedarti, Rachel?" Chiese a quel punto la donna, continuando a stuzzicarla con le dita, che le arricciavano alcune ciocche di capelli mentre la mangiava con lo sguardo. "In genere è sempre così, m-milady." Continuò a balbettare la ragazza, vergognandosi sempre di più e quasi arrossendo in viso. "Rachel, respira, mia dolce micina, hai paura di me?" si informò la cara Lady, leccandosi per l'ennesima volta le labbra e tirandole dolcemente una ciocca di capelli. "No, no, Signora!" Rispose lei prontamente, nonostante il respiro corto e il tremore nella voce.Non l'avrebbe mai detto, ma era vero. In alcuni casi, la sua bella Leader sapeva davvero essere enigmatica e incutere terrore nelle sue ancelle, e come se non bastasse, Rachel stessa era una di loro. "Eppure guardati, tremi come un coniglietto." Osservò Lady Fatima con voce bassa e roca, portando le labbra sul collo della giovane senza darle tempo di riflettere solo per baciarne con avidità la pelle. "Ma non... non è paura! Ho solo freddo!" Mentì a quel punto Rachel, vergognandosi come una ladra mentre, con il corpo scosso da mille tremiti, d'amore e non di paura, la lasciava agire. Quando finalmente si staccò dal collo della ragazza, la Leader sorrise divertita. "Solo freddo?" le chiese, percorrendo con il dito indice il piccolo livido scuro che senza volere le aveva procurato, rendendosi conto solo allora di quanto avesse esagerato, di quanto l'avesse spaventata e di come quella macchia violacea spiccasse inesorabile su quella pelle candida. Non avrebbe mai voluto ferirla o farle del male, eppure era successo. "G-Già! Nient'altro!" Replicò Rachel, quasi urlando e mentendo di nuovo, rimanendo di sasso proprio di fronte alla sua fidanzata. Alla vista della ragazza in quello stato, la Leader scosse la testa in una negazione, sempre divertita. "Rachel, Rachel, mia piccola gattina. Perchè continui a mentirmi?" Chiese, sicura di aver scoperto i suoi altarini. "Signora! Io non ho mai..." Provò a dire lei, sentendo quella frase morirle in gola. "Certo, continua, tesoro, continua pure a mentirmi." Continuò la donna con voce serafica, assottigliando lo sguardo e passandole le dita appena sotto il collo, accarezzandola dolcemente, quasi come se coccolasse una vera gatta. "Ma milady! Io non sto mentendo, dico davvero! Non lo farei mai, non a Voi!" Rispose allora Rachel, perdendo il controllo delle proprie emozioni e quasi piangendo. Allarmata dal tremolio che sentiva su di sè, Lady Fatima le fece alzare lo sguardo e tornò seria. "Rachel, amore, calmati." Le disse semplicemente capendo che di lì a poco avrebbe pianto. "V-va bene, Signora, subito." Rispose lei, per poi scivolare nel silenzio e prendere alcuni profondi respiri, che per pura fortuna, l'aiutarono a calmarsi. Felice per lei, la donna le sorrise dolcemente, accarezzandole la guancia con dolcezza. "Ecco, brava, così. Non vorrai crollarmi in questo giorno." Chiese poi, con vago tono divertito. "E come potrei, davanti alla mia bella, bellissima fidanzata? Come?" Rispose lei, ponendole poi quella così retorica domanda. Nel mentre, si fece più vicina, e in un impeto di coraggiò, la baciò, togliendole letteralmente il respiro. Senza dire nulla, la Lady accolse il bacio con gioia, quasi sorridendo mentre contraccambiava e affondava le dita nella bruna chioma della ragazza, saggiandone la morbidezza. "Buon compleanno, milady." Le sussurrò Rachel non appena si staccarono ed ebbe modo di guardarla negli occhi. "Grazie, gattina." Le rispose con dolcezza, non smettendo di guardarla e continuando ad accarezzarle i capelli. "Dunque, dato che oggi è oggi..." Disse poi con tono evasivo mentre alzava gli occhi al cielo e si sforzava di parlare con più neutralità possibile, nonostante in realtà morisse dalla curiosità. "Scommetto che non sei venuta da me senza un regalo." Continuò, sogghignando divertita e guardando la sua Rachel con malizia. "Infatti! Datemi solo un attimo, torno subito!" Rispose prontamente lei, scoppiando di felicità. Nel dirlo, girò sui tacchi, e raggiungendo il corridoio, lo percorse fino ad arrivare alla stanza che condividevano. Sicura di ciò che stava facendo, aprì uno dei cassetti, stringendo il pugno vittoriosa nel trovare la scatolina che cercava. Il regalo era lì, e ora doveva solo portarglielo. Fra un passo e l'altro, però, Rachel incrociò altre tre serve della sua Lady, che proprio come lei, si erano ricordate di quel giorno speciale. "Rachel! Che stai facendo? Cerchi di ingraziarti la nostra Signora." Le chiese Morgan, prendendola malignamente in giro. "Già! Cosa credi di fare?" Aggiunse Riley, la finta bionda acida, dando manforte all'amica. "Ragazze! Via, non c'è bisogno di attaccarla! Ci ha già pensato la Lady! Non vedete che cos'ha sul collo?" Sentenziò allora Natalia, che in quanto a perfidia era alla pari con quella vipera di Morgan. Come tutti ormai al regno sapevano, Natalia era stata cacciata dal castello per insubordinazione, ma affidando delle false scuse ad una lettera, era riuscita a tornare, facendo leva sulla bontà che Lady Fatima aveva maturato nel tempo. In cuor suo, la donna non avrebbe voluto lasciarla rientrare al castello per nessuna ragione, ma per qualche arcano motivo, aveva finito per cambiare idea. Conoscendola, sapeva che era molto decisa, forse perfino più di lei, e in qualche modo riusciva a tenere in riga il resto delle ragazze, alleggerendole il lavoro. Per tutta risposta, Rachel le ignorò andando per la sua strada, voltandosi solo per un chiarimento. "Lei non mi ha mai fatto del male! Non come a voi, brutte arpie!" Gridò, scoppiando quasi in lacrime mentre scappava via da loro. Intanto, calma e tranquilla, Lady Fatima aspettava pazientemente il ritorno della sua gattina, sua prediletta in assoluto, e posando mollemente la guancia su un pugno, rimase in silenzio. Quando finalmente la vide arrivare con il pacchetto in mano, capì subito che era successo qualcosa al di fuori del suo controllo. "Rachel?" La chiamò, preoccupata. "Sì, milady?" Chiese lei, tentando di nascondere la tristezza e il tremore del suo intero corpo. Avvicinandosi, allungò una mano verso di lei, stando bene attenta a controllare che non ci fosse nessuno nelle vicinanze. "Rachel, cosa c'è?" Non potè evitare di chiedere, guardandola negli occhi. "Non... non è niente, non voglio pensarci." Rispose lei, con la voce rotta dalle emozioni che ancora non controllava. "Questo..." Disse allora la donna con la voce calma ma lo sguardo preocccupato mentre le passava un dito sotto l'occhio, facendole notare quella lacrima silenziosa. "Non è "niente." Concluse poi, fredda. "Va bene! Quelle tre mi hanno mentito!" Rispose a quel punto Rachel, sforzandosi di non urlare e capendo che quella farsa avrebbe avuto vita breve. "Mentito? Quelle tre? Rachel, spiegati." La pregò Lady Fatima con più serietà nello sguardo, alzandosi dallo scranno per starle più vicina. Se per quelle tre intendeva le altre sue ancelle allora avrebbe fatto qualunque cosa in suo potere per punirle. Ora capiva. "Che cosa ti hanno fatto, gattina?" Chiese, quasi piangendo a sua volta. "Morgan, Riley e Natalia. Hanno insinuato che cercassi di comprare il tuo amore e rispetto, che non ci sarei riuscita, e poi... poi Natalia stessa ha riso di me, credendo che mi tu mi abbia fatto male, e che il segno che ho sul collo ne sia la prova!" Piagnucolò la ragazza, disperata, mentre si avvicinava alla sua Lady alla ricerca di protezione. Inviperita, Lady Fatima lasciò albergare nei suoi occhi una luce assassina, pensando già alle varie punizioni da infliggere a tutte loro. Alzò una singola mano sul suo viso per accarezzarglielo. "Tu cosa pensi invece? Ti sto facendo del male, gattina?" Chiese, volendo solo sincerarsi del suo parere e assicurarsi che quelle vipere non l'avessero plagiata. "No, assolutamente! Anzi, il contrario!" Rispose lei, convinta. Poi, facendosi vicina, le sussurrò una frase all'orecchio. "Io ti amo, e loro sono delle bugiarde, bugiarde, Fatima." Disse soltanto, mostrandole con quelle parole tutto l'amore che provava per lei. "Maledettissime vipere!" Digrignò la donna a denti stretti, trattenendo a stento la furia che covava dentro. "Maledizione a loro!" "Rachel!" Tuonò poi, incurante del tono che utilizzava. "Portamele tutte qui, immediatamente!" Ordinò, diventando più malvagia che mai."Subito!" Rispose lei, scattando sull'attenti. Voltandosi, raggiunse di nuovo il corridoio, trovandole tutte ancora indecise su cosa regalare alla loro Padrona. "Qualcuno vuole vedervi." Disse semplicemente, ottenendo subito la loro attenzione. Guardandola, le tre ragazze si limitarono a seguirla, e con ogni passo, borbottarono parole che Rachel non capì. Poco dopo, si trovarono di nuovo nella sala principale, e data la situazione, la rabbia di Lady Fatima era ormai visibile.  Non appena le vide arrivare, la Leader scese i bassi gradini che dividevano la sala dal suo trono e fece  cenno a Rachel di scansarsi. "Via, gattina, non voglio che ti mescoli con questo trio di stupide pettegole, sia mai che ti contagino con la loro stupidità." Disse sferzante, guardando tutte quante negli occhi. Obbedendo, Rachel mosse qualche passo indietro, trovando rifugio nel buio del corridoio ma restando a guardare. Finalmente quelle tre streghe avrebbero avuto ciò che meritavano, e no, lei non voleva perdersene neanche un attimo. "Molto bene." Disse soddisfatta mentre camminava avanti e indietro con calcolata calma. "Mie care..." iniziò con il dire, con voce corrotta dalla rabbia. "Mi stavo chiedendo... quanto ci tenete alla vostra pellaccia?" Azzardò poi, sicura di seminare il terrore nei loro cuori. Per nulla impressionate, le tre ragazze risposero prontamente, quasi parlando all'unisono come gemelle. "Ci teniamo eccome, Signora." Dissero, serie. "Bene, molto bene." Ripetè la donna, calma e serafica. "Morgan, avvicinati, per favore." Chiese poco dopo, attendendo che la ragazza obbedisse. Annuendo, Morgan mosse qualche passo verso la donna, guardandola quasi con disprezzo, "Sì, Signora." Rispose poi, fredda. enza alcun esitazione, Lady Fatima afferrò il mento della giovane con forza, fino a quando le unghie affilate penetrarono nella tenera carne della serva. "Cos'è questo sguardo?" ringhiò, inviperita. In silenzio, Morgan continuò a fissarla, irosa. Non disse nulla, ma ignorò il dolore e il sangue che sgorgava dalla sua ferita, e masticando cicuta, abbassò gli occhi, muta. "No, no, no. Alza gli occhi, signorina. Voglio vederti bene in faccia, e continuo a chiederti... cos'è quello sguardo?" Replicò la donna, stringendo la presa mentre il sangue sgorgava e colava fra le sue dita affusolate. "Il mio! Il mio, va bene?" Sbottò allora Morgan, esasperata. Rispettava Lady Fatima e le obbediva, ed era vero, ma dentro di sè, sapeva di odiarla, e con lei anche Rachel. "Lo vedo!" Ruggì di nuovo la donna con sguardo furente, usando la sola forza del braccio per gettarla all'indietro e facendo cenno con il dito indice ad un'altra delle ragazze. Intuendo il volere della Leader, Riley fece un passo avanti, calma e tesa al tempo stesso. Al contrario di Morgan, lei era molto più malleabile, e tendeva ad aver paura di quella donna. "Riley, vediamo se avrai la sua stessa stupidità." Disse questa, sprezzante mentre indicava Morgan ancora sul pavimento. "Ho una domanda particolare per te. Dimmi, secondo te la piccola Rachel si compra il mio amore?" Chiese poi, malefica, sussurrandole quelle parole all'orecchio. A sentire quella voce e poi quella domanda, Riley prese a tremare di paura, ma Natalia la fissò, seria. "Diglielo. Dì la verità." Sembrava dire, incalzandola mutamente. "Sì." Rispose a quel punto la stessa Riley, ancora spaventata. Aveva ottenuto la sua risposta, ma per Lady Fatima non era abbastanza, e voleva umiliare la ragazza a tutti i costi, mostrandosi spietata. "Sì che cosa? Devi essere più specifica, mia cara." Disse infatti, sputandole addosso solo veleno. Andando alla ricerca d'aiuto, Riley sì guardo attorno spaesata, scoprendo in Natalia un viso amico. "Beh, sì. Credo che lei si approfitti di voi. Non avete visto il modo in cui elemosina attenzioni? Dovrebbe vergognarsi." Chiarì, scandendo bene quell'ultima parola, e facendo letteralmente infuriare la bella Lady. A quelle parole, la rabbia della donna si palesò nei suoi occhi. Con lentezza, fece scorrere le unghie lungo entrambe le braccia della giovane, graffiandogliele a sangue, molto in profondità. Urlando di dolore, la povera Riley si dimenò tentando di sfuggirle, ma ogni suo movimento non fece peggiorare la situazione, e quando finalmente si liberò, le ferite aperte bruciarono come fuoco vivo. Spingendola senza pietà, la Leader fece cadere a terra anche la seconda ragazza, ferita e sanguinante Ora non ne rimaneva che una. Posò il suo sguardo gelido sull'ultima, chiamandola in silenzio mentre si ripuliva distrattamente via il sangue dagli artigli. Capendo che era ormai arrivato il suo turno, Natalia si fece avanti senza paura nè esitazione, e guardandola la sua Signora con occhi colmi d'odio, si preparò a parlarle. "Con tutto il rispetto, milady Fatima, ma loro hanno ragione. Rachel è uguale a tutte noi, eppure per voi è diversa. La preferite, l'amate, quasi la osannate, dimenticandovi di noi. Non ci avete sempre dimostrato il contrario? Che cos'ha lei che noi non abbiamo?" Disse, affrontandola a muso duro con quel discorso così inattaccabile. Senza nessun avviso, la cara Lady Fatima le diede un sonoro manrovescio su una guancia, rigirandole la faccia. "Ti ho forse detto che potevi parlare, Natalia?" Chiese con voce glaciale. "No, ma le altre sono troppo deboli per farlo, perciò le difenderò io." Replicò lei, dimenticando il rispetto che le aveva giurato nel giorno in cui era stata accolta a palazzo. Un altro sonoro ceffone si aggiunse al primo, spietato. Ogni volta che apri bocca senza il mio permesso, non ti accadrà che questo." L'avvisò, indicandole il sangue sul palmo della mano. "Cosa? Ma è vero! Perchè negare l'evidenza? Sappiamo tutte cosa provate per Rachel, ed entrambe non avete la decenza di nasconderlo! E poi, devo per caso andare avanti? Ricordarvi che una Leader come voi non può avere preferenze? Allora, Fatima?" Ribattè, nel tentativo di avvalorare la sua tesi e spingerla a mettere un piede in fallo. Non l'aveva mai fatto prima, ma a tale scopo, la chiamò per nome, non sapendo di star però commettendo l'errore più grave della sua intera vita. "Come mi hai chiamata?" Chiese la diretta interessata, sibilando  a denti stretti e occhi socchiusi mentre fulminava con lo sguardo la mocciosetta impertinente e faceva raggelare tutte le presenti."Fatima. Ti ho chiamato Fatima. Che c'è? Rachel può farlo e io no?" Rispose Natalia, seria e pronta a un nuovo scontro verbale. In preda alla collera, la donna l'avvicinò a sè, fumando di rabbia. "Rachel può farlo perché lei mi ama, come io amo lei. E questo è quanto. Potete ritirarvi prima che cambi idea e vi faccia uccidere. "Disse poi freddamente mentre lasciava la gola della ragazza e tornava a sedersi sul suo trono, come se nulla fosse accaduto. Nonostante la paura e le ferite, le ragazze non se lo fecero ripetere, e seppur trascinandosi, sparirono dalla sua vista, lasciandola completamente sola. Sospirando stanca e appoggiandosi allo schienale del trono, Lady Fatima si voltò verso la sua Rachel, lasciandosi scappare un ghigno divertito. "Credi che sia stata troppo buona?" Azzardò, desiderando un suo parere. "Come? No! Ho visto tutto, e gliel'hai fatta davvero pagare. Ora, dov'eravamo?" Rispose lei avvicinandosi lentamente, fin quasi a toccarla. "Ad un certo regalo di una certa gattina per una certa Lady."  Disse semplicemente la Leader, mentre tornava a guardarla vogliosamente e si sporgeva sul trono. "Oh! Ma che sbadata! Ero così concentrata su quello che accadeva a quelle streghe che l'ho quasi dimenticato! Eccolo qui, tesoro, spero ti piaccia." Rispose allora Rachel, mostrandole la scatolina che lo conteneva. Con grande emozione, la donna prese la scatolina e l'aprì, sorridendo dolcemente alla vista di quel piccolo gioiello. "Rachel, è bellissimo." Disse mentre lo estraeva dalla scatoletta e se lo metteva all'anulare, constatando che la misura fosse perfetta. "Una R... come Rachel?" Chiese poi con voce soffusa, guardando negli occhi la sua gattina. "Esattamente, e guarda." Disse, togliendoglielo solo per un attimo. "Se l'hai messo bene, non sparirà più." Aggiunse poi, riferendosi al segno lasciato dalla lettera. "Hai pensato proprio a tutto, gattina." Commentò la fidanzata con amore, notando il lieve segno sulla propria pelle bianca. "Tu trovi?" Chiese Rachel, ponendole quella così retorica domanda. In silenzio, la donna annuì lievemente, accarezzandola con dolcezza e usando la mano che teneva indosso proprio l'anello. Guardandola con gli occhi di chi ama, Rachel si beò di quelle carezze, e non riuscendo più a trattenersi, la strinse in un delicato abbraccio, per poi sfiorarle lievemente le labbra con le proprie. "Io ti amo, Fatima." Confessò, in un sussurro pieno d'emozione. "Ti amo anch'io, gattina mia." Rispose lei senza alcun timore, senza la paura di dover nascondere i suoi sentimenti. "E sai cosa amo di te, fidanzatina mia?" Chiese la ragazza, sorridendo come mai aveva fatto. "Cosa, mia cara?" Azzardò la donna, stando al gioco e continuando a fissarla con amore e malizia. "Il tuo modo di essere e di fare, amor mio. Sei così bella, e sai essere dura e dolce al tempo stesso. Sei spietata con quelle maledette ragazzine, e si vede che tieni a me." Rispose Rachel, dichiarandole con quelle parole il suo amore per l'ennesima volta. "Tengo a te perché ti amo, piccolina." Disse allora lei con semplicità, esponendole la nuda e cruda verità e stupendosi di quanto fosse facile farlo quando non si aveva più la costante paura di essere scoperte. "E sarò spietata ogni volta che qualcuna ti ferirà o oserà anche solo sfiorarti. Tu non dovrai far altro che dirmelo." Aggiunse poi sogghignando, con un barlume di perfidia negli occhi mentre si faceva sempre più vicina, con il viso ormai su quello della sua bella e dolce gattina."Dici davvero? Sei seria? Ma questo sì che è amore!" Commentò lei, felice di sentirglielo dire. Subito dopo, la prese per mano, e con un solo movimento del polso, annullò la distanza che esisteva fra di loro, baciandola. Silenziosa, Lady Fatima ricambiò il bacio con passione, quasi a volerla divorare. Non contenta, passò una mano dietro la nuca della ragazza e le inclinò la testa quel poco che bastava per approfondire il contatto delle loro labbra. Senza alcuna opposizione, Rachel mugolò nel bacio, e stringendo la sua amata fra le braccia, la scoprì tesa. "Fatima, tesoro, sei rigida. Va tutto bene?" Non potè fare a meno di chiedere, preoccupata. "Si vede così tanto?" Chiese lei con voce stizzosa, mentre si poggiava di nuovo sullo schienale del trono. "Non riesco a convincermi del tutto sul fatto che quelle tre abbiano imparato la lezione.  Disse poi mentre si lasciava scappare una smorfia di disappunto. Poco dopo, le puntò contro il dito indice, in serio ammonimento. "Non voglio assolutamente che ti avvicini a loro, almeno per un pò." Ordinò alla ragazza, preoccupata e pensierosa. "Consideralo fatto, ma ora vieni con me. Nessuna di loro ti rovinerà ulteriormente il compleanno." Rispose allora Rachel, convinta. Annuendo ed intuendo il suo volere, la donna la seguì prendendola per mano, camminando con lei fino alla loro stanza. Non appena entrarono, Lady Fatima l'abbracciò, e premendole una mano sulla schiena, fece aderire i loro corpi l'uno all'altro. Soltanto guardandola fisso negli occhi, la ragazza espresse un chiaro desiderio. "Rilassati, oggi penso io a noi." Le sussurrò, rapita e ammaliata. Restando poi ferma per qualche attimo, Rachel si beò dello spettacolo offerto dalla bellezza della sua dama. Ai suoi occhi era sempre stata bellissima, ma in quel momento lo era perfino di più. Silenziosa, si avvicinò, e in un attimo fu con lei, ritrovandosi a stringerla e baciarla ancora, proprio come sapeva di desiderare. Lasciandosi guidare dai sentimenti, la donna strinse di nuovo a sè la ragazza, lasciandosi baciare e facendo scorrere le mani sulla schiena di lei in carezze sensuali. Senza proferire parola, Rachel accettò ogni carezza, non potendo evitare di sorridere e sospirare di piacere, sperando con tutto il cuore che la donna continuasse. acendola sdraiare completamente su di sè, continuò quelle lente carezze e sospirò nei suoi baci. Di lì a poco, le due si abbandonarono alla loro passione, e insieme, passarono una delle notti migliori delle loro vite. "Tesoro... hai idea di quanto sia stato..." Biascicò Rachel, non avendo fiato nè parole per esprimersi. "Magnifico?" Rispose la donna per lei, cercando di calmare i battiti incessanti del suo cuore. "Esatto." Ebbe la sola forza di dire, non avendo neanche quella per tenere gli occhi aperti. Intuendo la stanchezza di Rachel e condividendola, iniziò ad accarezzarle i capelli e a circondarle le spalle con un braccio. "Fatima, amore, posso... posso chiederti una cosa?" Azzardò poco dopo la ragazza, con un filo di voce. Concedendole quella possibilità, la Leader annuì in silenzio, ancora con il fiato corto mentre continuava quelle languide ma tranquille carezze. "Ascolta, se... se domani quelle tre provano di nuovo ad attaccarci, beh... posso scegliere la loro punizione?" Chiese, con la voce bassa e quasi inudibile. Rompendo il silenzio mantenuto fino a quel momento, la donna scoppiò a ridere nel sentire quelle parole. Non se le aspettava proprio, ma trovava il solo pensiero molto interessante. "Certo, micina mia, tutto quello che vorrai far loro, sarà fatto." Rispose, sorridendo debolmente. "Grazie. Allora a domani, amore mio." Replicò Rachel sorridendo a sua volta, appena un attimo prima di scivolare nell'incoscienza. "Buonanotte, micina." Sussurrò la donna in risposta, abbassando la voce per non disturbarla, mettendosi poi più comoda e chiudendo gli occhi. Da quel momento in poi, le ore passarono lente, e con l'arrivo del sole nel cielo, si svegliarono entrambe. "Buongiorno, Fatima." Disse Rachel, sbadigliando al risveglio. "Buongiorno, mia Rachel." Rispose la Leader, già sveglia da tempo. Forse era strano, e forse aveva anche esagerato, ma aveva deciso di aspettare il risveglio della sua gattina restando a guardarla mentre dormiva. Avvicinandosi, lei provò a baciarla. Una sorta di piccolo rituale che andava avanti da anni, senza cui le sue mattine non potevano iniziare. Allungando un dito sotto il mento della giovane, Lady Fatima l'avvicinò di più a sè e la baciò a sua volta. In silenzio, Rachel assaporò ogni istante di quel bacio, e non appena si staccarono, lei si leccò le labbra, soddisfatta. "Allora? Che dici? Andiamo di là?" Propose, essendosi svegliata da poco. "A meno tu non voglia dormire per tutto il giorno." Rispose la donna, scherzando e alzandosi per raccogliere i vestiti abbandonati in terra la sera prima. "Hai ragione, anche se non potrai tenermi la mano." Replicò la ragazza, enfatizzando quel piccolo dettaglio. "Vero." Disse soltanto la cara Leader, amareggiata come non mai mentre si rivestiva e si avvicinava alla sua Rachel. "Mi dispiace tesoro, anche se sarà solo per poco, perchè sai, appena ci provano..." Disse a quel punto lei, cercando di confortarla e lasciando la frase in sospeso. "Appena ci provano ci penseremo noi." Concluse Lady Fatima per la fidanzata, alzandole il mento con due dita e facendo incontrare ancora le loro labbra. "Proprio cosi, amore." Rispose la stessa Rachel, parlando non appena si staccarono. "E poi ho già pensato a tutto, sai?" Aggiunse poi, avendo il piacere di vederla interessata e curiosa. "Davvero?" Chiese la donna, tenendo la mano sulla schiena di lei e portando entrambe di fronte alla porta della stanza, pronta ad uscire. "Davvero." Le fece eco lei, seria. "Le segrete servono a questo, sbaglio?" Azzardò poco dopo, sicura della risposta. Colpita, Lady Fatima la guardò, e per un attimo, non seppe cosa dire. "Rachel, mi stupisci così!" Commentò, colta alla sprovvista. "Sul serio? Amore! Non credi se lo meritino? Da ora hai finito di rovinarti gli artigli per causa loro, mi hai sentito?" Rispose lei, tentandola e sperando di convincerla ad agire quando sarebbe stato il momento. "A me piace, ma non ti toglierò questo divertimento." Replicò a quel punto la Leader con semplicità, sogghignando mentre apriva la porta davanti a loro. Ridendo con lei, Rachel le camminò accanto, stando ben attenta a non prenderla per mano. Quelle streghe erano capaci di accorgersi di tutto, e Dio solo poteva sapere cosa avrebbero fatto alla loro vista insieme. Così, camminando imperiosa davanti a Rachel, Lady Fatima la guidò fino alla sala del trono. Guardandola, la ragazza non resistette e le sfiorò la mano, per poi serrare il pugno e sperare che quelle arpie non l'avessero notato. A distruggere le sue speranze, la voce di Morgan. "Oh, buongiorno, Signora!" La salutò, non nascondendo un pungente sarcasmo.  "Morgan." Ricambiò il saluto, dando una bella occhiata ai graffi che aveva ai lati del mento. "Come va il tuo bel faccino? Ancora dolore?" Chiese, con gran perfidia. "Perchè chiedermelo, quando lo sapete benissimo?" Ribattè la serva, nervosa e dolorante. "Ma voglio sentirlo proprio dalla tua boccuccia, Morgan." Disse poi distrattamente, sedendosi e prendendo elegantemente posto sul trono. "Va bene, fa ancora male. Molto male, Signora." Rispose, facendo uso del solito sarcasmo che Fatima stessa odiava. "Bene, molto bene." Commentò semplicemente la donna, fissandola negli occhi. Sospirando, Morgan sostenne il suo sguardo, poi le diede le spalle, sparendo dalla sua vista. "Sei cattiva, tesoro." Le sussurrò la sua Rachel, sorridendole appena. "Non ho neanche cominciato a divertirmi, mia cara." Le sussurrò lei di rimando mentre dava uno sguardo all'immenso salone davanti a sè. Pregustando quello che sapeva sarebbe accaduto, Rachel sorrise ancora, mantenendo il silenzio. In quel momento, Riley e Natalia fecero il loro ingresso sulla scena, posando subito gli occhi su Rachel. "Buongiorno!" La salutò proprio Riley, sputando veleno. "Dormito bene, insieme alla Signora?" Aggiunse Natalia, facendole una domanda alquanto pericolosa. In quel momento, come a voler richiamare all'ordine Natalia, Lady Fatima iniziò a passare le unghie sul bracciolo del trono, producendo un rumore stridulo e acuto. "Cosa c'è? È soltanto una domanda!" Replicò la servetta, stranita. "No. Si può sapere cosa vuoi, stupida ragazzina? Devi finirla con questo tuo carattere." Rispose la cara Leader, con voce spietata e minacciosa. "Non posso nemmeno chiederle come ha dormito?" Disse allora la ragazza, nel fallimentare tentativo di tenere testa alla sua stessa Signora. "Puoi chiederle tutto quello che vuoi, ma non con quel tono." Replicò ancora la donna, incollerita e con lo sguardo avvelenato. "Sa una cosa, non m'importa." Sbottò allora Natalia, scocciata. Volendo solo allontanarsi, diede le spalle a entrambe, non avendo modo di vedere nè sentire Rachel. "No, lei non andrà via così." Sibilò all'orecchio dell'amata, non riuscendo più a sopportarla. "Tutta tua, amore, mi godo lo spettacolo da qui." Le disse la fidanzata, con un ghigno soddisfatto in volto mentre posava entrambe le mani su entrambi i braccioli del trono e si rilassava. Con gli occhi che tradivano soltanto rabbia, Rachel mosse un passo in avanti, inviperita. "Ehi, Natalia! La chiamò, irosa. Rispondendo a quella sorta di richiamo, la ragazza si voltò, e un attimo, Rachel fu davanti a lei, seria come mai prima. "Ascoltami bene, ragazzina. La Padrona ed io ne abbiamo abbastanza. Stai davvero cominciando a romperci le scatole di brutto con la tua strafottenza e i tuoi presunti diritti su di noi, ti è chiaro? Io sono un'ancella come te, ma Lady Fatima è la nostra Signora, quindi hai due scelte. Rigare dritto o finire di nuovo per strada, perchè ricordati, qui chi comanda è lei! Lei, hai capito?" Le disse, mentre stringeva le mani attorno al collo e premeva sulla gola, così che non respirando, non potesse parlare. Tutto in lei trasudava odio, inclusa la sua voce, e no, Rachel non voleva più sentirla. "Allora, intesi, piccolo impiastro?" Chiese, mentre stringeva ancora di più la presa. "In...intesi, R-Rachel." Biascicò quella vipera, andando alla disperata ricerca d'aria. "Brava, bene così." Disse lei, soddisfatta, lasciandola andare e guardandola allontanarsi, spaventata. "Oh, e Natalia?" Non dimenticò di aggiungere, con la voce fredda e l'occhio invelenito. "Attenta ai passi falsi." Concluse, tornando lentamente al suo posto accanto all'amata. Dal suo canto, Lady Fatima rimase letteralmente senza fiato. Aveva osservato la sua gattina rimettere in riga quella piccola vipera, rimanendo piacevolmente colpita da quel cambio di marcia e carattere. "Mi hai davvero impressionata, piccola mia." Commentò, allungando una mano verso di lei per farla avvicinare. "Io non l'ho fatto soltanto per te, sai? L'ho fatto per entrambe, per noi." Rispose lei, avvicinandosi lentamente.  Per tutta risposta, la donna le prese delicatamente il braccio, trascinandola verso il trono fino ad averla in braccio, poi le sorrise. "L'importante è che tu l'abbia fatto anche per te, gattina." Disse poi, orgogliosa di lei. "Soprattutto per te, in fondo sai come la penso." Rispose prontamente la ragazza, ricambiando quel sorriso e guardandola negli occhi. "A dire il vero non saprei, dimmelo tu cosa pensi." Disse allora la sua lei, fingendosi ignara e accarezzandole le braccia con gesti sensuali. "Fatima! Ma che domande! Io ti amo!" Rispose Rachel, avvampando e ridacchiando come una bambina. Divertita, la donna rise alle sue parole, e baciandola ancora, le dedicò una sola frase. "Anch'io ti amo, piccola." Disse soltanto, sempre innamorata. Sorridendo ancora, Rachel accettò quel bacio, poi la prese per mano, e delicatamente, iniziò ad accarezzarla. Mugolando soddisfatta nel bacio, Lady Fatima si lasciò andare a quelle dolci carezze. "Sei stata incredibile con quella piccola serpe, micina." Commentò, soddisfatta dallo spettacolo che aveva appena visto."Tu credi? A dirla tutta non pensavo di riuscirci, ma poi ha osato toccare te, e qualcosa nella mia mente è scattato. Credo tu sappia cosa intendo, vero?" Rispose Rachel, rompendo il silenzio creatosi fra di loro e terminando il discorso con quella domanda. "Altrochè se lo intendo. È la stessa sensazione che provo o quando ti sfiorano anche solo con lo sguardo." Disse la Lady, maliziosa ma con la durezza negli occhi. "Possono sfiorarmi quanto vogliono, ma l'unica a poterlo davvero fare sei tu, tesoro." Rispose Rachel, sorridendole e stringendole ancora la mano. "Soltanto io." Replicò lei, assottigliando lo sguardo e sentendo un lieve rossore imporporarle le guance. "Solo io." Ripetè, convinta. "Sì, esatto, solo tu." Rispose allora Rachel, rassicurandola e mangiandosela con gli occhi, quasi ipnotizzata e presa da lei fino all'inverosimile. Così, con un leggero strattone, sorridendo ancora, Lady Fatima la fece  sedere sulle sue ginocchia e le accarezzò la schiena in gesti languidi. Rischiando di perdere l'equilibrio, Rachel si lasciò trascinare, ritrovandosi poi al sicuro fra le braccia della sua amata. Non parlavano, ma agivano e basta, e a lei andava più che bene. Si lasciava baciare come sempre, assaporando con voglia le sue dolcissime labbra. Di lì a poco, la donna sentì il cuore accelerare,mentre posava le labbra scure su quelle di lei e con le mani continuava a toccarla ovunque arrivasse, incurante se qualcuno le avesse viste o meno. "Fatima, aspetta. E se... e se davvero qualcuno se ne accorgesse?" Le chiese allora Rachel, timorosa. "Vuoi andar via?" Azzardò la donna, bisbigliandole all'orecchio. "Sì, e tu?" Rispose lei, rigirandole abilmente la domanda. "Anch'io, micina." Rivelò, guardando la ragazza con occhi infiammati dalla passione. Per tutta risposta, Rachel le prese ancora la mano, stringendola con forza. Subito dopo, si alzò in piedi, e la guidò fino alla loro stanza, unico posto sicuro in cui potevano davvero essere loro stesse. Fu quindi questione di attimi, e le due furono di nuovo insieme, con il buio come loro unico compagna e la luce della luna appena spuntata in cielo sui loro corpi, si amarono fino allo sfinimento, felici e allietate l'una dalla presenza dell'altra. Erano passato ben due giorni, e come sempre, si sentivano vicine nel cuore e nell'anima. Si svegliarono entrambe solo la mattina dopo, e Rachel ebbe subito un'importante domanda per la sua donna. "Tesoro... mi toglieresti una curiosità?" Chiese infatti, calma e tranquilla. "C-certo." Riuscì a rispondere la Leader, ancora assonata. "Ecco... come ci riesci? Sai sempre cosa voglio, mi rendi sempre così felice, e ogni giorno con te sembra essere il primo. Dimmi, come fai?" Azzardò allora la ragazza, con la voce flebile e gli occhi innamorati fissi su di lei. In silenzio, Lady Fatima non dovette neanche pensare, poichè la risposta, unica e semplice, le arrivò subito alla mente. "È il tuo corpo a dirmi cosa vuoi e di cosa hai bisogno, gattina." Rispose in maniera semplice e calma, mentre prendendo una mano dell'amata nella sua, sottolineò quelle parole portandosela al petto, dove il suo cuore pulsava impazzito. "Ed è il tuo cuore a smuovere il mio verso di te." Aggiunse poi, sincera."Oh, Fatima! Tesoro mio... mi ami così tanto?" Chiese allora Rachel, quasi piangendo per l'emozione e avvicinandosi per baciarla e stringendola a sè con amore, restando poi ferma ad accarezzarle la schiena. Non avendo parole, la donna rimase in silenzio, ma i suoi gesti parlarono per lei. Svelta, ricambiò il bacio della sua Rachel con slancio, sentendo le braccia della ragazza circondarle il corpo, in una stretta quasi possessiva. "Ti amo tantissimo, Fatima mia." Sussurrò lei, dolcissima. "Anch'io, Rachel. Ti amo." Rispose prontamente la donna, passandole entrambe le mani sulle guance per accarezzarle lievemente, senza malizia per una volta. "E so che durerà per sempre." Aggiunse lei, baciandola ancora, anche se stavolta sulla guancia. "Per sempre." Ripetè la donna, sfiorando la fronte della ragazza con un bacio. "Vipere o meno." Concluse Rachel per lei, sdraiandosi al suo fianco, ormai vicina all'assopirsi nel bel mezzo di quel romantico pomeriggio, giunto lentamente e senza che loro potessero accorgersene. "Ottima osservazione, gattina." Commentò Lady Fatima, facendo sparire ogni traccia di dolcezza nel volto e ghignando divertita nel ricordare ciò che era successo alla sala del trono poco tempo prima. "Di loro ci occuperemo più tardi, tesoro. Ora riposa, d'accordo?" Rispose lei, stanca e preoccupata per lei. Senza una parola, la donna annuì con un cenno del capo, e abbracciandola, l'avvicinò a sè. Lasciandola fare, Rachel la baciò per l'ultima volta, poi chiuse gli occhi, scivolando lentamente nell'incoscienza. Seguendo l'esempio della ragazza, anche la Lady, dopo un ultimo sorriso e una lieve carezza sul suo volto, chiuse lentamente gli occhi e si sistemò la giovane in modo che le posasse tranquillamente la testa sulla spalla. Così, vicine l'una all'altra, le due si addormentarono, e le ore passarono lente, anche se come al solito, Lady Fatima fu la prima a svegliarsi, non muovendo un muscolo e osservando il sonno della sua bella e ancora dormiente gattina. Accarezzandole lievemente una guancia, pallida, sorrise dolcemente a quella vista così angelica, ammorbidendo un pò lo sguardo. Mugolando parole senza senso, Rachel si svegliò lentamente, e guardandola, le sorrise. "Già in piedi, vero, amore mio?" Le disse, mettendosi a scherzare. "Già." Rispose soltanto, senza smettere di accarezzarla. "Continua a riposare, piccola, sembri ancora esausta." Aggiunse poi, leggermente preoccupata. "Adesso non più." Rispose lei, sorridendo e mettendosi a sedere sul letto. "Sicura?" Chiese comunque, non potendo fare a meno di preoccuparsi per la sua amata. "Sicurissima, anche se sei dolce a preoccuparti." Rispose lei, facendosi vicina e abbracciandola. Senza dire nulla, Lady Fatima si si sentì improvvisamente avvampare sulle guance, e la metaforica colpa fu di quel complimento poco adatto e consono alla sua stoica durezza. "Tesoro! Cosa c'è? Ti ho colta di sorpresa? Dai, adesso andiamo, le tue ancelle ti staranno aspettando." Rispose la sua Rachel, ridacchiando e prendendosi gioco di lei. Sorridendole complice, la donna si alzò dal letto a sua volta, sistemandosi il vestito come meglio poteva e avvicinandosi alla porta della camera, pronta ad aprirla non appena la sua gattina l'avesse raggiunta stando al suo fianco. Seguendola, Rachel si avvicinò, e sfiorandole la mano, sorrise per l'ennesima volta. Non appena Lady Fatima aprì  la porta della stanza, uno strano silenzio le accolse entrambe, e ricambiando leggermente quel tocco, tornò ad essere dura mentre raggiungeva la sala del trono. Camminando accanto all'amata, Rachel si guardò intorno, sospettosa. Dov'erano le altre ragazze? In genere erano sempre lì ad aspettarla, ma ora sembravano sparite. Confusa, si voltò a guardarla, ma non ricevette risposta. "Ne so quanto te, micina." Le disse in un sussurro, scuotendo la testa in una negazione e guardandosi intorno con sguardo sottile. Più confusa di prima, Rachel si strinse nelle spalle, poi ne vide una sola. Morgan, la peggiore del trio, stranamente felice di vederle entrambe, e con un largo sorriso stampato in volto. "Ben svegliata, Signora. Rachel! Ci sei anche tu!" Cinguettò, mettendo per una volta da parte il suo solito sarcasmo. Per tutta risposta, Lady Fatima alzò un sopracciglio, assumendo uno sguardo perplesso e seguendo ogni movimento con occhi sospettosi. Sentì che qualcosa non andava, sapendo di fidarsi sempre del suo intuito. Senza lasciar trapelare nulla dal suo volto di pietra, ricambiò il saluto. "Siamo di buon umore, oggi, vedo." Osservò, con un sorriso divertito sulle labbra. "Ma è ovvio! Quante ragazze qui hanno l'onore di servirvi?" Rispose la serva, sorridendo e completando la frase con quella domanda. Per nulla impressionata da quel suo essere così gentile, la donna sentì il suo sospetto aumentare a vista d'occhio, annuendo distrattamente e azzardando un veloce cenno della mano. "Avanti, sedetevi, vi siete appena alzata, sarete così stanca! Non muovetevi, vi porto un caffe!" Continuò la ragazza, convinta e sicura di quello che stava facendo. Ad essere sincera, neanche Rachel si fidava di lei, ma il sonno la stordiva davvero, e un sorso di quella calda e scura bevanda non sarebbe stato male. Sempre silenziosa, mentre la guardava andar via, la Leader salì i pochi gradini che la separavano dal trono e si sedette con lentezza ed eleganza. "Occhi aperti, Rachel. Qualcosa non va." Sussurrò a denti stretti, cercando di capire cosa, nella sua testa, stonasse in quella ragazzina. "Tu dici? Eppure sembra così carina e servizievole oggi." Rispose lei, pur fidandosi e non sapendo cosa pensare. "Troppo servizievole." Sentenziò la donna mentre vedeva ritornare la ragazza, che sfoggiava sempre quel suo largo sorriso. "Forse hai ragione..." Rispose Rachel mestamente, per poi guardare quell'odiosa ragazza negli occhi. Muta come un pesce, Lady Fatima osservò la ragazzina che si avvicinava a lei in segno di temuto rispetto, e senza smettere di studiarla, afferrò una delle tazze dal vassoio, scaldandosi le mani contro la ceramica. Spostando lo sguardo dal viso di quell'impertinente a quello dell'amata, Rachel la guardò per un attimo, poi afferrò la tazza rimasta sul vassoio e la tenne stretta, senza muovere un muscolo. Il suo era un modo come un altro di mostrarle rispetto, e proprio come la sua Lady ricordava, non aveva mai mangiato o bevuto prima di lei. Ben sapendo che Rachel non avrebbe neanche toccato il caffè prima che l'avesse fatto proprio lei, la Leader non perse altro tempo e bevve un sorso di quella bollente bevanda, con un sorriso soddisfatto a incresparle le labbra mentre deglutiva e gustava il suo sapore forte e deciso. Sorridendo leggermente, Rachel si preparò a bere il suo caffè, ma poco prima di farlo, sentì uno strano odore. Stringendosi nelle spalle, incolpò mutamente quella sciocca ragazzina. Pensò che forse non era fresco, che magari era perfino freddo o avanzato dalla mattina prima. Con gli occhi ridotti a due fessure, mostrò il suo odio per la ragazza, poi bevve. Di lì a poco, anche il sapore le giunse diverso, tanto da risultare quasi acido, e non appena ingoiò, prese a tossire con forza, sentendosi letteralmente soffocare. Alzandosi in tutta fretta dal trono, una preoccupata Lady Fatima incaricò la vipera di aiutare Rachel con alcune pacche sulle spalle, pensando che il caffè le fosse andato di traverso. "Rachel?" Chiamò, posizionandosi al suo fianco e cercando di tranquillizzarla, mentre vedeva il suo viso cambiare colore e diventare paonazzo per lo sforzo.Fra un colpo di tosse e l'altro, lei non riuscì neanche a parlare, utilizzando le poche forze che aveva per guardare la sua amata e chiederle aiuto. Nonostante ogni tentativo di riprendersi, finì per sputare sangue, poi, priva di forze, svenne cadendo a terra con un tonfo. "Rachel!" Urlò ancora la donna, preoccupata a morte mentre si inginocchiava e cercava di farla rialzare. "Dammi una mano! Non rimanere lì immobile come una stupida!" Ordinò alla serva, che intanto non alzava un dito. Per tutta risposta, Morgan ghignò soddisfatta, posando lo sguardo sul corpo ora esanime della povera ragazza. "Temo di non poterlo fare, Signora."  Rispose, ignorando quell'ordine con la perfidia nella voce e negli occhi. A quelle parole, Lady Fatima spalancò gli occhi e la guardò. "Capisco." Disse soltanto, mentre posava dolcemente Rachel a terra e afferrava la ragazza per la gola, stringendo la presa e sbattendola contro il muro dietro di lei. Negli occhi aveva una luce assassina. "Capisco perfettamente." Sibilò, rincarando la dose. Poco dopo, la lasciò andare, e un rantolo soffocato della fidanzata le liberò la mente dalla rabbia che l'aveva offuscata, facendole vedere completamente rosso. Non aveva tempo per quella vipera, non ora. Allentò la presa, ma non la rabbia con cui la fissava. "Con te farò i conti più tardi, resta nei paraggi, mia cara." Le disse, sputando odio ad ogni parola. "Patrick! Patrick!" Urlò il nome del dottore a squarciagola mentre tornava a chinarsi su Rachel e a controllarla. Sentendo le grida della donna, il dottor Patrick raggiunse subito la sala del trono, trovandovi la Leader intenta a vigilare sul corpo della povera Rachel, debole ma ancora viva. "Che è successo?" Chiese il dottore, preoccupato. "Rachel sta male, non so perchè..." Biascicò Lady Fatima, con il cuore che batteva impazzito. Aiutandolo a sollevare Rachel da terra, la donna lo condusse verso la camera da letto, e  non appena fu sicura che la ragazza fosse in buone mani, si lasciò cadere sulla poltrona in cui leggeva e lasciò trapelare la sua preoccupazione. Confuso, il dottore non seppe cosa dire nè fare. "Sapete com'è successo, Signora?" chiese, sperando di ottenere i dettagli di cui aveva bisogno per formulare una diagnosi. "Non lo so." Disse lei massaggiandosi le tempie con le mani per placare il suo mal di testa. "Stavamo entrambe bevendo il caffè, e Morgan ce l'aveva appena..." Non completò la frase, ma capì subito il perchè dell'esuberanza di quella vipera, la sua strana euforia nel salutare anche Rachel. Con sguardo glaciale, fissò un punto imprecisato della stanza, poi parlò in un sibilo. "Patrick, è possibile che sia veleno?" Chiese, preoccupata ma sicura di aver tristemente indovinato. "Un attimo, veleno? Ma certo! Ecco il perchè del sangue! Milady, restate con lei, io torno subito."Rispose il dottore, per poi allontanarsi e sparire dalla sua vista. Intanto, Rachel era ancora sdraiata sul letto, in preda agli spasmi, con il respiro irregolare. Non sapendo cos'altro fare, Fatima andò a tenerle e accarezzarle la mano. "Tesoro... Avrei dovuto berlo io quel maledetto caffè. Se tu non l'avessi fatto, ora ci sarei io al tuo posto." Piagnucolò, preoccupata per la piccola e dolce gattina. Fu questione di minuti, lunghissimi minuti che parvero ore, e finalmente la ragazza si svegliò, aprendo gli occhi e guardandola. "A-amore, non è vero. Non dirlo. è stato solo un incidente, nient'altro." Le rispose, sorridendo debolmente. "Rachel!" Chiamò lei in risposta, con voce preoccupata, facendosi più vicina per stringerle ancora la mano, per mostrarle e farle capire che era lì soltanto per lei. "Oh, Rachel... no, non è stato un incidente." Confessò mentre le passava la mano libera su un angolo della bocca per ripulirlo dal sangue. A quelle parole, Rachel sgranò gli occhi, poi ricordo quanto accaduto, tossendo ancora. "Ti credo, tesoro. E sai una cosa? Quella vipera schifosa avrà quello che si merita." Rispose, con la voce che ancora tremava e faticava ad abbandonare le sue labbra. "Su, non parlare ora. Il dottore si prenderà cura di te." Le disse mentre le toglieva i capelli sudati dal viso e le accarezzava la fronte. "Dottore? Quale dottore? Che mi è successo? Ricordo solo di essere svenuta..." Disse allora Rachel, sincera. Indecisa se dirle o meno del veleno per non farla agitare ulteriormente, Lady Fatima addolcì lo sguardo e le diede un bacio sulla fronte. "Infatti, ma..." Biascicò, non riuscendo a trattenersi. "Ma..." Rispose lei in un sussurro, mentre gli occhi quasi le si chiudevano di nuovo. "Te lo dirò quando starai meglio, promesso." Replicò la donna, scegliendo di non farla preoccupare, ricordandosi di dirle tutto non appena fosse stata pronta e fuori pericolo. "Ora non affaticarti." Le consigliò dolcemente, mentre osservava con ansia la porta chiedendosi dove fosse finito il dottore. "Va bene, ma promettimi una cosa, Fatima." Rispose lei, fidandosi. "Tutto quello che vuoi, tesoro." Concesse la donna con serietà. "Promettimi che la pagherà davvero, e cara stavolta." Chiarì lei, con un'improvvisa e sinistra luce negli occhi ametista. "La ucciderò con le mie stesse mani." Dichiarò in risposta, con un sussurro iroso mentre cercava di tenere a freno la lingua. In quel momento, il dottor Patrick tornò nella stanza, con in mano una tazza di ceramica. "Ecco, datele questo. Lady Bianca dice che neutralizzerà il veleno." Disse, posandola sul comodino accanto al letto. "Soltanto questa?" Chiese a quel punto Lady Fatima, fiduciosa. "Poi sarà fuori pericolo?" Azzardò poi, mentre si avvicinava al comodino e prendeva la tazza con entrambe le mani. "Dopo sarà sana come un pesce." Rispose il dottore, calmo e tranquillo. "Grazie, Patrick." Disse allora lei, sinceramente grata. Poi, senza più dire una parola, si avvicinò al letto, appoggiando il bordo della tazza alle labbra dell'amata. "Prima che tu vada, potresti fare un'ultima cosa per me?" Pregò, decisa a vendicarsi. "Oh, certo, milady." Rispose lui, voltandosi e aspettando che parlasse. Silenziosa, si voltò ad osservarlo con occhi che sprigionavano fiamme per quanta ira aveva dentro. "Prendi due uomini con te e va a cercare Morgan, rinchiudetela nelle segrete del castello. "Subito, milady!" Rispose l'uomo, scattando sull'attenti e lasciando la stanza per fare ciò che gli era stato chiesto. Livida di rabbia, la Leader rimase a guardare l'uomo finchè non sparì dalla sua vista, per poi tornare a fissare la sua amata. "Bevi, gattina." La pregò, aiutandola con la medicina. Annuendo, Rachel bevve la tisana senza dire una parola, poi guardò la sua donna negli occhi. "Fatima?" La chiamò, con voce dolce. Sospirando di sollievo, Lady Fatima la guardò negli occhi, che man mano stavano riprendendo luce, e posò la tazza vuota sul comò accanto al letto. "Sì, gattina?" Chiese, sempre immensamente preoccupata."Grazie. Grazie di tutto." Rispose lei, avvicinandosi lentamente e allargando le braccia per essere accolta fra le sue, che come entrambe sapevano, la facevano sempre sentire al sicuro. "Rachel, tesoro..." Le rispose dolcemente mentre l'abbracciava, e si sdraiava al suo fianco per scaldarla e ridarle colore su quelle guance troppo pallide. Non ringraziarmi, tu avresti fatto lo stesso per me." Aggiunse, sicura di quanto avesse appena detto. "Mille volte, amore. Mille volte." Rispose, sorridendo in quell'abbraccio. "Dì, posso venire con te, adesso? Voglio esserci quando la rinchiuderai e lascerai lì fino a vederla a terra morta." Chiese poi, non dimenticando di aggiungere quel dettaglio. "Prima voglio che tu stia meglio, mia Rachel. Non voglio correre alcun rischio." Rispose, con fare amorevole mentre passava le mani sulle sue spalle fredde. Sorridendo ancora, Rachel la strinse a sè, felice. "Adesso capisci perchè ti amo?" azzardò la ragazza, scivolando poi nel silenzio. Colpita, la donna la guardò con curiosità mentre ci pensava. "Perchè, micina?" Azzardò a sua volta, incerta e dubbiosa. "Perchè mi vuoi bene, ti sto a cuore e mi proteggi, ed è così che dovrebbe essere in una coppia. Non si tratta di vincere una corsa, ma di correre e basta." Confessò lei, avvicinando le labbra alle sue, in un improvviso desiderio di baciarla. "Insieme, mia gattina, correremo sempre insieme." Rispose allora la donna mentre con lentezza posava le labbra sulle sue e la baciava con una dolcezza innaturale, che raramente lasciava uscire. Poco dopo, si alzò dal letto, tendendo le mani verso Rachel per aiutarla. Sorridendo nel bacio, Rachel ne assaporò ogni istante, poi si lasciò aiutare, riuscendo finalmente a rimettersi in piedi. Svelta, l'afferrò per le spalle per paura di vederla cadere un'altra volta. Poi, quando capì che era stabile, si scostò lievemente.  "Come ti senti?" non potè evitare di chiederle, con la paura nel cuore. "Bene! La tisana ha funzionato davvero!" Rispose lei, felice. "Rachel..." Disse poi la donna richiamandola a sè, seria. "Mi dispiace, non sono stata attenta con Morgan.  Sapevo che stava combinando qualcosa e non l'ho capito finché non era già troppo tardi. "Fatima, basta. Basta, va bene? Sono ancora qui, non è questo che conta?" Rispose Rachel, ponendole poi quella domanda. "Sì, ma..." Sospirò, sentendosi stanca per lo spavento di poco prima. Abbracciò più stretta la sua gattina, stringendola a sè come a non volerla lasciare mai più. Silenziosa, Rachel si lasciò abbracciare, e accarezzandole la schiena, le sussurrò una frase all'orecchio. "Sei pronta, amore? Pronta a difendere il mio onore?" Chiese, felice di vederla finalmente più calma. "Puoi scommetterci, gattina." Rispose lei, più seria di prima, mentre con un braccio intorno alla vita di Rachel, la conduceva fuori dalla stanza. "Allora andiamo, non vedo l'ora di vedere cos'hai in serbo per quella piccola peste." Rispose lei, curiosa. Senza dirle più nulla, Lady Fatima le sorrise, e non appena raggiunsero le segrete, la donna si preparò a mettere in atto la sua vendetta contro quella schifosa ragazza. Non ebbe pietà, e incatenandola letteralmente al muro in una piccola cella umida, sporca e puzzolente, non mosse più un muscolo, lasciandola completamente da sola per giorni. Detestandola con tutta sè stessa dopo quello che aveva fatto alla ragazza che amava, non si preoccupò di nutrirla, non dandole modo di uscire e muoversi finchè, stremata, non morì di stenti, e le sue carni straziate dalla fame e dalla disidratazione non diventarono il pasto di alcuni affamati topi nascosti in alcune crepe presenti nei muri. Quando finalmente passò oltre, lei e Rachel le fecero insieme un ultima visita, sorridendo entrambe con malignità alla vista del suo corpo e del suo volto, irriconoscibili perchè costellati e martoriati dai morsi dei roditori. "Vieni via, tesoro, ora sì che ne ha avuto abbastanza." Disse la ragazza, rivolgendosi alla donna e invitandola ad allontanarsi dal cadavere di quella sporca traditrice. "Già, andiamo. Ora che è andata restare non serve a nulla." Rispose Lady Fatima,prendendo la sua amata sottobraccio e uscendo con lei dalle segrete del castello. Fra un passo e l'altro, si assicurò di posare lo sguardo su Morgan per l'ultima volta, poi richiuse la porta lasciandola cigolare sinistramente. Dì lì a poco, il cielo si tinse di nero, e la morte di quella vipera rimase un segreto. Un segreto che nessuno avrebbe mai rivelato, e che solo loro due erano destinate a conoscere. Sdraiata nel suo letto, poco prima di dormire, la donna si fermò a pensare, comprendendo che nulla avrebbe mai potuto prepararla ai tre lunghi giorni appena trascorsi, e addormentandosi, ebbe cura di non mescolare al ricordo del suo bellissimo compleanno quello di una morte lenta ma atroce, che aveva avuto luogo nel castello solo a causa di mille distinte provocazioni da parte di  un'altra schiava vittima dell'ira, dell'odio e della gelosia verso Rachel, che a sua volta aveva rischiato di diventare la sua vittima innocente, salvata solo dall'amore di una donna e dalla furia di una Lady.


Come sempre, salve a tutti, miei cari lettori. Oggi doppia, o forse tripla razione con questo capitolone, molto più lungo dei precedenti, in cui sembra davvero di ritrovare la Lady Fatima fredda come il ghiaccio vista all'inizio della saga. Immagino che la ricordiate, e che questo capitolo funga da esempio per far comprendere quanto questa donna tenga davvero alla sua Rachel, e cosa può succedere se una sua qualunque serva osa disobbedire. Se quanto avete appena letto è reale, c'è da ringraziare ancora una volta la mia amica KaronMigarashi, senza la quale, questa cinquantasettesimo capitolo non avrebbe mai visto la luce. Grazie a chi mi legge e mi segue, ma anche ai lettori silenziosi, e alla prossima,

Emmastory :)
   
 
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