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Autore: Arsax    04/02/2018    1 recensioni
Sequel di "The Bloody and Dark Princess"
Non potevo credere di averlo fatto. Non ci riuscivo. Non volevo. Sapevo di essere un mostro e le mie mani erano sporche del sangue di diverse persone già a venticinque anni, ma mai avrei pensato che la mia prossima vittima sarebbe stata lei.
Mi guardava con quegli occhi azzurri, sbarrati dalla sorpresa tanto quanto i miei. Volevo poter tornare indietro nel tempo e non compiere quel gesto, per impedire che si arrivasse a quel punto.
Avevo già perso la donna più importante della mia vita a soli sei anni e non volevo perdere anche lei.
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Capitolo 20


Subito dopo la distruzione di Lucian, avevo fatto imprigionare tutti i membri più anziani della mia famiglia e ordinai che le indagini iniziassero il giorno successivo.
Mi offrii di accompagnare Serena al castello Vidrean, sia perché non mi fidavo a lasciarla andare da sola nelle condizioni in cui si trovava e sia perché volevo impedire a Wilhelm di sferrare un altro attacco contro di noi.
Arrivati al castello, ci dirigemmo immantinente allo studio di Serena, sotto gli sguardi esterrefatti e confusi delle guardie e dei domestici. Ufficialmente eravamo ancora in guerra e non si fidavano, ma erano sollevati di vedere che la loro principessa era viva.
Quando entrammo nello studio, trovammo Wilhelm che discuteva col generale Sadoveanu per l'attacco che si sarebbe svolto il giorno successivo, ma rimasero senza parole quando ci videro insieme. Erano sollevati di vedere che Serena stava bene e Wilhelm corse ad abbracciare la nipote.
-Serena, piccola mia. Sono contento che tu stia bene.- disse con voce strozzata dalle lacrime, ma senza lasciarla.
-Anche io sono felice di rivederti.
-E lui che ci fa qui?- chiese riferendosi a me.
Non tralasciammo alcun particolare durante le spiegazioni, nemmeno del complotto organizzato da mio padre e poi portato avanti da tutti i membri più anziani della mia famiglia. Le espressioni di stupore, rabbia e sbigottimento si susseguivano sui volti di quei due uomini. Ordinammo al generale Sadoveanu e Wilhelm di informare gli eserciti della fine della guerra. Ci lasciarono soli, non prima che Wilhelm riservasse un altro abbraccio alla nipote.
Serena era esausta e si sedette alla scrivania sospirando.
-Come ti senti?- chiesi poggiandomi alla scrivania, non molto lontano da lei.
-Molto meglio, ma mi sento una sciocca.- rispose senza guardarmi in viso, con voce piena di vergogna.
-Non lo sei. Anche io mi sarei comportato esattamente allo stesso modo, se mi fossi trovato al tuo posto.
Era vero. Non potevo biasimarla di aver preso determinate decisioni. Avevo provato a immedesimarmi in lei e neanche io mi sarei fidato di me stesso, anche se la cosa mi aveva ferito parecchio.
Senza emettere un suono, Serena estrasse il quaderno appartenuto a suo padre, riportò velocemente qualcosa e non riuscii a non riservarle uno sguardo confuso. Quando ebbe terminato, mi passò il quaderno e, ancora più confuso, iniziai a leggere.

“Il vento gelido mi sferza la faccia e nonostante abbia un caldo mantello, il freddo penetra in ogni fessura, in ogni intreccio dei fili che compongono quel mantello pesante. La tempesta di neve non cede e io arranco con la neve alta fino alle ginocchia.
Vedo la figura di un ragazzo, un giovane uomo che mi dà le spalle, alto circa due metri. Mi avvicino di più e lui, sentendomi arrivare, si gira verso di me. E' un bellissimo giovane uomo di vent'anni circa, anno più anno meno. Ha capelli neri lunghi fino alle orecchie, una mandibola ben definita, il naso dritto e senza gobba, occhi magnetici e profondi color ghiaccio, che nascondono segreti oscuri e che intimidiscono chiunque osi incrociare lo sguardo con quel giovane. Le labbra carnose sono ricoperte di... sangue. Anche il mento e il collo lo sono. Mi guarda e mi sorride, mostrandomi dei canini molto appuntiti e affilati e io, che amo tanto i libri fantasy e sono cresciuta con genitori studiosi di storie folklore, capiscono che sono denti di...
vampiro. (Stefan)

Girovago per il castello, stranamente buio e illuminato solo dalla flebile e delicata luce della luna che entra dalle enormi finestre. Sento una strana sensazione addosso, come se qualcuno mi stesse osservando. Accelero il passo guardandomi intorno e sento il rumore di altri passi dietro di me. Inizio a correre a perdifiato, perdendomi in quell'intrico di corridoi.
Una nuvola passa davanti alla luna, oscurando tutto ciò che mi circonda e io mi sento vulnerabile. La luna ritorna a risplendere e io mi ritrovo davanti un giovane uomo, lo stesso che avevo visto nell'altro sogno. Ha un paletto in mano e mi guarda con fare minaccioso. Sorride, come se la cosa lo stesse divertendo.
Avanza di un passo e io inizio a indietreggiare. Corro senza sapere dove andare. Apro una porta e mi ritrovo in una stanza piena di specchi. Vedo il giovane uomo ovunque e io cerco di sfuggirgli in quel labirinto di specchi. Mi sento afferrare per le spalle e sbattere con violenza contro uno degli specchi. Inizio a sanguinare e l'uomo ride di gusto, alzando il paletto pronto a infliggermi il colpo letale.
(Stefan)

-Ora capisco perché al nostro primo incontro mi chiedesti se ci fossimo già visti.- dissi alzando un momento lo sguardo dal quaderno e riprendendo poi a leggere.

“Sono in uno studio molto buio e tetro assieme a Stefan. Lo guardo con le lacrime agli occhi e sorrido. Stefan mi asciuga le lacrime con i pollici e mi guarda con occhi pieni d'amore.
-Ti chiedo scusa. Non volevo che si arrivasse a questo punto, ma...- gli metto un indice sulle labbra e lui lo bacia con tenerezza.
-Ora è tutto finito.- rispondo altrettanto dolcemente.
Stefan mi stringe a sé e si avvicina. Chiudo gli occhi pronta a godermi ogni istante di quel bacio, ma tutto intorno a me sparisce, compreso Stefan.
Apro gli occhi e mi ritrovo in una stanza diversa, con pareti di pietra grigia e fredda. Al centro di questa, c'è una montagna di paletti insanguinati. Cerco la porta per andarmene da lì, ma non c'è. Faccio per gridare, ma dalla mia bocca esce solo un rivolo di sangue. Tossisco e sputo altro sangue.
Mi tocco il petto e tocco qualcosa di liscio. Un paletto mi trafigge il cuore. A occhi sbarrati cerco una via di fuga, un modo per salvarmi. Cado inginocchio e sento le forze venirmi meno. Sento una voce alle mie spalle, una voce agghiacciante che urla solo una parola.
-Tradimento!

Sono in un enorme salone buio. Dai pesanti tendaggi entrano pochi raggi di sole, ma non bastano a illuminare tutto l'ambiente. Sembra polveroso e abbandonato da anni. L'unico oggetto che c'è in quel salone è un bellissimo pianoforte a coda.
Mi avvicino con passo sicuro e mi siedo, iniziando a suonare "Per Elisa". Accanto a me si siede Stefan, che mi riserva un dolcissimo sorriso. Inizia a suonare con me e ci stiamo divertendo tantissimo.
Ridiamo e scherziamo fino a quando non sento un dolore lancinante al petto. Vedo un paletto spuntare e il sangue sgorgare copioso. Qualcuno mi ha trafitta alle spalle. Non riesco a vedere la sua faccia, ma so che è una persona che conosco piuttosto bene.
Stefan mi guarda a occhi sbarrati e il suo volto inizia a farsi sfocato, mentre il mio assalitore estrae il paletto e mi assesta un altro colpo.

Tradimento! L'amore ci porterà alla distruzione. Tradimento! Spero che tu riesca a interpretare questo messaggio, Stefan Lovinescu. Da questo dipenderà la tua vita e il tuo futuro.
(Visione)

Sono nella sala delle udienze e ho in mano un paletto insanguinato. Non sono disgustata, anzi sorrido compiaciuta guardando Stefan, seduto al tavolo della giuria.
Stefan mi restituisce uno sguardo carico di sorpresa e odio. Si alza e si dirige a passo di carica verso di me e in mano stringe un paletto.
Iniziamo a lottare ferendoci, ma senza riuscire a infliggere il colpo mortale. Il labbro mi sanguina e all'ennesima ferita che Stefan mi infligge, scoppio a ridere.
-Hai davvero il coraggio di uccidermi?- gli chiedo guardandolo divertita.
-Sì, sono pronto a farlo.- risponde guardandomi minaccioso.
-Non ti credo, mi ami troppo per riuscire a farlo.
-E tu? Non mi ami?
-Ho smesso di amarti quando ho scoperto ciò che volevi fare!
Mi getto su di lui e gli pianto il paletto nel cuore. Mi guarda a occhi sbarrati.
-Serena...- geme e un fiotto di sangue gli usce dalla bocca. -Perché?
Vedo la luce abbandonare i suoi occhi e il corpo diventare molle, senza vita. Il sangue mi inzuppa i vestiti, mi macchia le mani e a me tutto quello piace.

Lucian è una minaccia, va eliminato il prima possibile. Tanto sangue, tanta sofferenza e tanta disperazione. Paletti, paletti ovunque. Sangue caldo che scorre tra le mie dita.
(Visione)

Sono seduta nella sala delle udienze del castello Lovinescu e guardo ogni vampiro presente con disprezzo. Questi mi guardano intimoriti, stringendo il paletto fino a far sbiancare le nocche. Hanno paura di me.
Il vampiro più vicino a me cerca di colpirmi, ma io sono più veloce di lui e gli pianto il paletto nel cuore, fino al manico. Tutti iniziano a venirmi addosso e li faccio fuori senza problemi, a parte uno: Stefan.
Ci guardiamo con odio e rabbia, iniziando a combattere fino allo stremo delle nostre forze. Combattiamo a lungo e nessuno dei due vuole cedere. Cadiamo entrambi in ginocchio, esausti, uno appoggiato all'altro.
Ci guardiamo intensamente negli occhi e sento un forte dolore alla schiena. Mi giro e vedo lo zio di Stefan, Lucian, che sorride maligno e che tiene ancora la presa sul paletto che mi trafigge la schiena.
Guardo Stefan e vedo la sua immagine farsi sempre più sfocata, finché tutto non diventa buio.

Rosso. Rosso sangue mi circonda. Ho una sensazione di viscidume addosso, come se fossi immersa nel sangue.
L'immagine cambia e mi ritrovo davanti a Stefan. Entrambi stringiamo un paletto sporco di sangue fresco ed entrambi abbiamo numerose ferite sul corpo. Lui mi guarda con uno sguardo scioccato e lascia cadere il paletto per terra.
-Serena mi dispiace tanto. Io non volevo farti questo.- mi dice.
Mi guardo il petto e vedo che c'è un enorme foro in prossimità del cuore. Lo guardo sorpresa, gli sorrido, cado sulle ginocchia e tutto intorno a me si fa nero.

Stefan, so che sei lì. L'amore e l'odio sono separate da un confine sottilissimo. L'amore può sembrare odio e l'odio può sembrare amore. La furia non è sempre odio, come l'affetto non è sempre amore. Non fatevi ingannare da queste emozioni, poiché possono indurre a compiere azioni sconsiderate.
(Visione)

Sono nella sala delle udienze del castello Lovinescu, ma sono consapevole di non essere lì fisicamente. Sono semplicemente una spettatrice.
Vedo Stefan e Lucian entrare e parlare fittamente fra loro. Si fermano, ma parlano a voce troppo bassa perché io possa sentire che cosa si stiano dicendo.
Lucian tiene nascosto qualcosa dietro la schiena, ma non riesco a capire di cosa si tratta. Lucian e Stefan continuano a parlare tranquillamente e solo quando riprendono a camminare, capisco che cosa tiene in mano.
Provo a urlare, ma nessuno mi sente. Provo ad avvicinarmi, ma non mi muovo di un solo millimetro.
Lucian sogghigna maligno e pugnala Stefan alle spalle. Stefan spalanca gli occhi e la bocca dalla sorpresa e in un solo istante cade a terra. Una pozza di sangue si allarga sotto al corpo di Stefan.
Provo a urlare. Provo a chiamarlo. Urlo il suo nome con tutto il fiato che ho in corpo.”


Senza neanche saperlo, Serena aveva predetto il nostro incontro, il nostro innamoramento, la nostra battaglia e il tradimento da parte della mia famiglia, in particolare di Lucian. Quelle visioni e sogni non erano altro che predizioni avute in tutto quel tempo riguardo a tutta quella storia. Solo in quel momento capii perché fosse stata così diffidente nei miei confronti.
Chiusi il quaderno e le sorrisi amaramente.
-Bene, è arrivato il mio turno. Quando mio padre venne distrutto e lo seppellimmo, Lucian mi rivelò il piano che aveva in mente. Voleva ucciderti prima del matrimonio, aspettare che il tuo regno si sgretolasse e prenderne il comando, ma questa storia l'hai già sentita.
-Alin Vidrean.- mormorò.
-Come ti dissi quella sera, mio padre non avrebbe esitato a eliminarmi se avessi tentato di intralciarlo, cosa che avrei fatto comunque. Alla fine Lucian cambiò i piani, ordinandomi di ucciderti dopo il matrimonio e in seguito ritornò al piano originario; hanno iniziato a punirmi perché mi rifiutavo, come ti ho detto qualche sera fa. Quando hai sentito la telefonata, ho detto che ti avrei distrutto perché ero stanco di subire le loro punizioni, ma ti giuro sulla tomba di mia madre che non l'avrei mai fatto.- continuai. -E' colpa della mia famiglia se siamo giunti a questo punto e ora capisco perfettamente perché ci siamo guadagnati la nomea di "clan sanguinario e spietato", anche se le motivazioni le sospettavo già da tempo.- terminai sarcastico.
-Hai la possibilità di cambiare le cose ora. Sei il sovrano del clan Lovinescu.
-No, sia io che te siamo ancora vincolati dal patto e possiamo fare ben poco. Entrambi siamo solo dei principi.- affermai stanco.
Non ero più sicuro che Serena mi volesse al suo fianco e, con buona parte della mia famiglia dietro le sbarre e a breve sotto tre metri di terra, non ci sarebbero state molte persone da convincere ad annullare il patto. Forse sarei riuscito a convincere le nostre famiglie che era meglio così.
La guardai negli occhi e avevo solo una voglia matta di baciarla, stringerla, difenderla da tutti esattamente come aveva fatto lei poco prima contro Lucian. Le strinsi con delicatezza una mano e nei suoi occhi lessi tutto il senso di colpa che provava.
-Sai, non credevo che avrei mai detto una cosa del genere a te, ma... ti chiedo scusa.- disse piena di vergogna.
“Si sta scusando? Sono io che l'ho quasi uccisa!” pensai inclinando la testa di lato.
-Perché ti stai scusando?
-Come perché? Ti ho reso mio prigioniero, ti ho detto cose orribili e ho scatenato una guerra colossale. Bastano come motivazioni per le mie scuse?
-Ti ho detto che avrei fatto la stessa cosa anche io.- ripetei.
-No, non credo.
-Hai ragione. Io ti avrei distrutta all'istante, che sarebbe stato anche peggio, e ora smettila di fare la sciocca.
-Ma ti ho ferito.- borbottò piena di vergogna.
Era più preoccupata per me che per se stessa. Aveva già superato la mia pugnalata al cuore ed era preoccupata per come stessi io. Non riuscivo a crederci e ciò mi fece ben sperare. Forse per noi c'era qualche speranza.
-Anche io ti ho ferito, sia nel corpo che nell'anima.
-Ma...
-Smettila di fare la pappamolle.- la punzecchiai ridacchiando.
-Non sto facendo la pappamolle.- borbottò stizzita.
-Invece sì.
-Invece no.
-Invece sì.
-Va bene, hai ragione. Contento ora?- domandò stizzita.
-Veramente no.
-Che cosa vuoi ancora?- chiese trattenendo a stento un sorriso.
La feci alzare in piedi e mi inginocchiai dinnanzi a lei. Quella volta avrei fatto le cose per bene e non perché eravamo obbligati.
Serena mi guardava sgomenta, senza riuscire a dire una singola parola. Tirai fuori dalla tasca dei pantaloni l'anello di mia madre e la guardai negli occhi cercando di farle capire quanto l'amassi.
-Serena, mi hai mostrato un modo totalmente nuovo di guardare il mondo. Mi hai insegnato cosa vogliono dire affetto, amicizia e famiglia. Sei stata la mia prima vera e unica amica, la mia prima confidente e il mio primo amore e vorrei che fossi anche l'ultimo. Voglio che tu mi risponda con sincerità, senza tener conto del patto. Serena Vidrean Von Ziegler, vuoi sposarmi?
Mi guardò per attimi che mi parvero lunghissimi e che smorzarono la mia speranza, ma senza preavviso si buttò addosso a me facendoci cadere entrambi a terra. Ridemmo divertiti e mi baciò con dolcezza. Desideravo baciarla da giorni e solo in quel momento mi resi conto appieno quanto mi fosse mancata quella donna così grezza e regale.
-Lo considero un sì?- domandai.
-E' un nuovo modo per rifiutare una proposta di matrimonio. Funziona sempre!- rispose ironica e poi scoppiando a ridere assieme a me. -Certo che voglio sposarti, scemo.
-Non sono scemo.- obiettai.
-Invece sì.
-Invece no.
-Invece sì.
-D'accordo, questa volta hai vinto tu.- risposi accarezzandole dolcemente la guancia.
Mi strinse più forte e io le baciai la fronte. Per tutta la notte non facemmo altro che restare sul tappeto a ridere, scherzare e parlare, stretti uno all'altra.
Non potevo credere che le cose sarebbero migliorate e che mi sarei ritrovato di nuovo fra le braccia della mia principessa.


Epilogo


Stavo andando in camera di Serena e ripensavo a quanto sarebbe stata lunga quella giornata. Il trattato di pace era stato stipulato il giorno successivo alla distruzione di Lucian e avevamo fissato il più grande processo nella storia dei vampiri, che si sarebbe tenuto quello stesso giorno. Tutti coloro che avevano complottato contro Serena, sarebbero stati distrutti e al momento quattro dei dieci membri anziani della mia famiglia avevano prove schiaccianti contro di loro. Gli altri sei sarebbero stati rimandati a giudizio per effettuare ulteriori indagini, ma confidavo in Dimitri e Adrian affinché riuscissero a trovare qualcosa contro di loro.
Lucian era stato distrutto da una settimana e nessuno, men che meno io, ne sentiva la mancanza. Per colpa sua, io e Serena eravamo scesi in guerra, mi ero ritrovato a odiarla, cosa che le avevo rivelato con una certa vergogna.
In tutta quella storia, Serena ne era uscita più forte di prima e tutti avevano un maggior rispetto di lei. Il titolo di “Principessa Guerriera” l'avrebbe seguita per tutta la vita e tutti concordavamo sul fatto che, se non avessimo stipulato il trattato di pace, il clan Vidrean sarebbe riuscito a spazzare via il clan Lovinescu in pochissimo tempo. Nonostante tutto, Serena non continuava a darsi pace per ciò che aveva fatto, così come me. L'idea di averla quasi uccisa mi faceva venire voglia di trafiggermi da solo e mi biasimavo almeno venti volte al giorno.
Arrivato alla camera di Serena, bussai ed entrai sorridendo alla mia principessa. Ancora non riuscivo a credere che tra tutti avesse scelto me, la persona meno meritevole di questo mondo, ma avrei fatto di tutto per renderla felice.
-Sei pronta?- chiesi sorridendole e avvicinandosi a lei con estrema lentezza.
-Sì e no.- rispose iniziando a sistemarmi la cravatta, che era strategicamente fuori posto.
Mi piaceva farmi sistemare da Serena ed era un piacere a cui non avrei rinunciato tanto facilmente.
-E' la prima volta che mi presento a un evento pubblico dopo che ti ho dichiarato guerra e...
-Andrà tutto bene.- la interruppi. -Sei diventatala "Principessa Guerriera" e questo non farà che giovare alla tua reputazione.
-Non è questo che mi preoccupa. Sei pronto a fare il tuo dovere?- mi chiese guardandomi negli occhi.
Era convinta che avrei tentennato davanti ai miei parenti, quando sarebbe giunta l'ora di distruggerli, ma quelli non si erano mai comportati come tali. Come mi aveva detto Dimitri una volta, condividevamo il sangue e parte del patrimonio genetico, ma nulla di più. Avevano attentato alla vita della mia principessa e avrebbero pagato un caro prezzo.
-Sono pronto a tutto. Volevano obbligarmi a ucciderti e non mi hanno mai trattato come un loro parente, ma come uno strumento per acquisire potere, esattamente come fecero mio padre e mio zio. Voglio che tutti capiscano che sono pronto a tutto per difendere me stesso e la mia nuova famiglia.
-Nuova famiglia?
Da quando l'avevo conosciuta, avevo capito com'erano le vere famiglie. Erano amorevoli, affettuose, non volevano nulla in cambio e ti proteggevano sempre, guidandoti e correggendoti anche quando compievi scelte sbagliate.
-Tu, i tuoi genitori e tuo zio. In futuro ci saranno anche i nostri figli.- risposi dolcemente e accarezzandole una guancia.
Il suo respiro accelerò a quella risposta e ciò mi fece sorridere. Non aveva pensato che in futuro avremmo avuto dei figli? Io sì e non vedevo l'ora, soprattutto per la parte... pratica.
-Ti ci vedo nei panni del papà iperprotettivo.- rispose ridacchiando.
-Non assillerei mai mio figlio.- affermai unendomi alla sua risata.
-E se fosse una femmina?
-Allora scoprirà l'universo dei maschi solo quando compirà quattrocento anni.
Scoppiò a ridere di gusto e io la seguii. La baciai con tenerezza ed ebbi la riprova che lei sarebbe stata al mio fianco.
In un anno le mie convinzioni erano completamente mutate. Ero diventato un'altra persona, una persona migliore oserei aggiungere, e avrei continuato a migliorarmi sempre grazie a Serena. Lei era riuscita a farmi scoprire lati di me stesso di cui ignoravo completamente l'esistenza.
Avrei affrontato ogni cosa, ogni ostacolo e ogni traditore con lei accanto, la donna grezza e allo stesso tempo regale che amavo più della mia stessa vita.


 
Fine.
 
Angolo autrice.
Buonasera a tutti. Eccoci giunti alla fine di questa storia e, come avete saputo in "The Bloody and Dark Princess", ogni cosa è andata bene.
Vi ringrazio di aver seguito questa storia, commentato e anche letto silenziosamente. Vi rigrazio per tutto il sostegno e ci vediamo alla prossima storia!
Un bacione enorme
Arsax <3
  
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