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Autore: SasuSweeTeme    04/02/2018    1 recensioni
[Fem!SasukexNaruto]
Virago è un termine generalmente utilizzato per indicare una donna che, nell'aspetto fisico e soprattutto nel pensare e nell'agire, ha tratti significativi del sesso maschile, pur conservando una forte sensualità tipicamente femminile.
La parola aveva connotazione positiva in contesto mitologico, in cui venivano descritte delle donne eroiche.
Dalla storia:
in un primo momento pensò che per quanto poco gli interessasse la religione lo stava tentando abbastanza con quel miracolo, reso reale dall'inebriante odore dell'ammorbidente dell'altra a pochi centimetri dalla faccia.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Naruto non era omofobo, semplicemente non capiva come si potesse essere attratti da un uomo quando il cielo aveva donato loro un essere bellissimo come la donna.
Come si poteva trovar bello un collo taurino e muscoloso e preferirlo a quello sottile ed assai più delicato di una donna?
Come si poteva vivere senza la morbida e rassicurante presenza -piccola o grande non faceva differenza per lui, non era schizzinoso- del seno della propria compagna?
Come ci si poteva lasciar tentare così facilmente dalla sodomia quando il sesso eterosessuale era decisamente più semplice?
Il suo non era un giudicare, piuttosto una ricerca di comprensione che a più tentativi si era abbattuta su Gaara, un suo amico -apertamente gay, per quanto la cultura limitante giapponese glielo permettesse- conosciuto on-line durante una discussione su un forum di Bleach.
Gaara a quei quesiti , tutte le volte, rispondeva in un modo che gli ricordava Iruka-sensei, gli diceva che prima o poi avrebbe capito.

 

E Naruto capì quando mise piede in casa della finta fidanzata e ad accoglierlo trovò Itachi Uchiha in giacca e cravatta.
Capì e capì così tanto che per un secondo gli girò la testa e poi finì a farsi domande di natura personale, ma gli bastò riportare gli occhi sulla bellezza che aveva accanto per ritornare in sé.
E per capire che quello che aveva sperimentato era l’effetto che il moro aveva su tutti, persino sulla sua stessa sorella che, dopo una buona decina di secondi di immobilità riemerse dalla trance per presentare il biondo al maggiore, salutandosi con un informale stretta di mano.
Stretta che quasi non fece perdere all’Uzumaki tre delle cinque dita tanta era la forza -e tanto questa era arrivata inaspettata- che il più grande impegnò in quella che sarebbe dovuta essere una presentazione cordiale, ma che in realtà non era altro che un tacito scontro che per fortuna terminò con l’arrivo del té.

Consolato dalla morbidezza dei cuscini e dal tepore della tazza sotto la mano dolente, si permise di osservare il padrone di casa con rinnovato interesse, scorrendo la figura algida con lo sguardo, senza soffermarsi sul delicato accostamento che la carnagione faceva con la camicia borgogna o la curva delicata che i capelli scuri -inizialmente parsi simili a quella della compagna di classe per poi dimostrarsi di un tono più chiaro, più un castano molto scuro che un purissimo nero pece- formavano sulla spalla tonica, finendo per strozzarsi quando lesse l’espressione di placida soddisfazione che gli fece l’altro dopo aver intuito il risultato di quella silenziosa ispezione.
Il risultato era che per quanto a lui gli uomini non piacessero, Itachi Uchiha era bello da far schifo.

E a lui la cosa faceva girare le palle.

 

 

 

 

 

 

Aveva preteso di sapere, di conoscere questo fantomatico ragazzo complice e quindi colpevole di favoreggiamento al diseredo, aveva riproposto con toni diversi intenzioni fin troppo simili a quelle di loro padre in modo tanto calmo da risultare agghiacciante.
Ma, fino a prova contraria, viveva in casa sua. Glielo doveva.
Lo aveva invitato e in virtù del suo tanto decantato coraggio aveva accettato subito, senza fare una piega nemmeno alla stretta spaccaossa di Itachi -aveva chiaramente visto le nocche del maggiore sbiancare durante la presa- o la torta gusto sabbia di Naoko -la poverina ci provava, ma di comune accordo ormai erano lei ed il fratello ad occuparsi dei pasti di tutti e tre-, continuando a sorridere con una costanza ammirevole.
Aveva risposto esaustivamente ad ogni quesito dell’esigente padrone di casa e nel frattempo, forse per scaricare la tensione, aveva cercato la mano più piccola della ragazza che non aveva faticato a trovare, limitandosi a stringerla in una stretta delicata affiancata a qualche delicata carezza con il pollice.
E Sasuko non aveva avuto la forza di negargli -e negarsi, soprattutto- quel contatto gentile, concesso un po’ come premio e un po’ come palliativo a quella situazione scomoda. Aveva lasciato le dita chiare in ostaggio a quelle abbronzate di lui, resistendo alla tentazione di sfilarle e al fastidioso rossore che, puntuale, le si allargò sulle guance.
Itachi gli pose domande spinose prima di virare in una direzione più comoda per tutti, dimenticando momentaneamente i diciassette anni di entrambi, rincarando la dose come se a svolgersi non fosse altro che un colloquio di lavoro.
Poi dovette capire, perché cambiò i toni.
Gli chiese di parlargli di sé, della sua famiglia e lei, dalla mano ambrata sulla sua che ammorbidì la presa, avvertì l’intero corpo accanto al suo rilassarsi di botto.
Spiegò loro la complicata e a tratti divertente storia della sua famiglia, di come quei tratti anagrafici tipicamente giapponesi fossero piombati sul suo capo biondo, di come suo padre avesse dei genitori new age che non si legavano a cose stupide come i cognomi, di come avesse scelto di prendere il cognome del suo sensei per mandare avanti la sua rinomata famiglia di calligrafi mentre questi iniziava un viaggio rimandato un decennio e un romanzo posticipato due, di come sua madre avesse accettato tutta quella follia per amore.
Fu un monologo piuttosto intenso, spezzato solo dal singhiozzo femminile della moglie del più grande, commossa dalla storia in un modo tanto autentico e genuino che mosse Itachi, facendolo avvicinare alla consorte per aiutarla con affetto ad occuparsi del trucco sciolto, scatenando in lei un pianto vero e proprio.
Seduta al proprio posto, le sopracciglia sottili inarcate dalla sorpresa e le dita ancora alla mercé di quelle di lui, la piccola di casa Uchiha spiò con la coda dell’occhio la reazione del biondo alla scena, lasciandosi contagiare dal sorriso radioso -facendone uno decisamente più contenuto, ma non per questo trascurabile considerando il soggetto- che era riuscita a vedere oltre la coltre scura che le si posava sulle spalle.
Strinse le dita a sua volta, intrecciandole a quelle dell’altro, e Naruto, lei avrebbe potuto giurarlo, arrossì fino alla punta delle orecchie.

Era carino quando lo faceva.










È fisicamente sfiancante scrivere una long e mio odio per averne iniziata una, mi sembra di scrivere solo sciocchezze.
Ma ho un esame il 14 e piuttosto che non studiare per guardare un punto nel muro preferisco scrivere scemenze.
Scemenze completamente prive di dialoghi, ma meh.

  
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