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Autore: Crilu_98    05/02/2018    2 recensioni
Gli occhi severi di Ronja nascondono una bambina che non ha mai avuto davvero la possibilità di crescere, protetta dal mondo e dimenticata dal padre, un guerriero troppo occupato a conquistare nuovi territori per occuparsi di lei. Quando le viene imposto di comprare un nuovo schiavo, lei prende la prima decisione azzardata della sua vita: sceglie Aurelio, un ragazzo testardo che cova un malcelato disprezzo nei confronti di tutti i barbari. Lui sa che le deve la vita e il legame che si instaura tra la nobile Ostrogota e l'ex-legionario mescola antipatia e rispetto, lealtà e discussioni.
In un mondo sorretto a stento da alleanze deboli come ragnatele, i due dovranno sopravvivere non solo all'ostilità di un misterioso cavaliere vestito di nero che osserva ogni loro mossa, ma anche alle spietate lotte di potere che minacciano di trascinare di nuovo l'Italia nel caos.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Antichità, Antichità greco/romana, Medioevo
Capitoli:
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Aurelio strinse la presa sul bastone, frapponendosi tra Ronja, che ancora stringeva le briglie del cavallo, e i briganti.
"Io li distraggo!" bisbigliò, voltando appena il capo verso di lei "Non appena l'arciere sarà fuori combattimento, montate in sella al cavallo e scappate verso la villa!"
La ragazza annuì, senza lasciare intravedere neanche un'ombra di incertezza: Aurelio sentì un moto di rispetto scaldargli il petto.
"Torneremo ad aiutarti!" bisbigliò infine in risposta, proprio quando il più grosso degli assalitori fece un passo avanti. Il ragazzo inarcò un angolo della bocca, ridendo tra sé e sé per quell'improbabile evenienza: anche se Ronja fosse riuscita a raggiungere la villa incolume, non vi avrebbe trovato nessuno in grado di venire in suo soccorso.
Percepì, più che vederlo, che l'arciere nascosto dietro un albero alla sua sinistra aveva puntato l'arma contro la ragazza.
"Devo agire in fretta, ma come posso avvicinarmi a lui?"
"Bene, bene!" esclamò a quel punto il capo dei briganti, un gigante con la faccia rossa e coperta da una barba grigia. "Una ricca coppia di sposi! Proprio ciò che fa al caso nostro!"
"Ricca?" domandò Aurelio con aria di scherno "Vi siete sbagliati. Non siamo più ricchi di voi!"
"Bugiardo!" ruggì un altro bandito, mettendo in mostra i denti ingialliti "Già solo il cavallo vale una fortuna! E la ragazza… Indossa vesti troppo belle per essere una volgare contadina! Rufo, credo che abbiamo dei nobili tra le nostre mani!"
Rufo si grattò una guancia con fare pensieroso, mentre i suoi compari bisbigliavano eccitati: anche l'arciere si era sporto dal suo nascondiglio, interessato alla conversazione.
"Credo che tu abbia ragione, Flavio!" mugugnò infine il gigante, poi alzò gli occhi scaltri verso di lui.
"Ragazzo, ti conviene consegnarci la tua borsa ed il cavallo, se vuoi tornare a casa con la tua graziosa sposa."
"Altrimenti?" ribatté Aurelio, avvicinandosi con aria bellicosa: proprio come immaginava, l'arciere incoccò subito una freccia nella sua direzione. Rufo sgranò gli occhi e ridacchiò:
"Cosa credi di fare? Siamo in cinque e tutti bene armati, mentre tu sei da solo!"
"Ronja, adesso!" gridò il ragazzo, slanciandosi verso il brigante. Mentre rotolavano a terra udì il sibilo di una freccia che sfiorava la sua nuca e gli zoccoli di Angus che battevano il terreno mentre Ronja lo spronava al galoppo. Abbatté il bastone nodoso sul naso di Rufo e balzò all'indietro per evitare la carica furiosa dei suoi compagni, senza quasi badare al sangue che schizzò tutt'attorno: la sua attenzione era stata catturata nuovamente dall'arciere, che stava mirando alla schiena di Ronja.
"No!"
Con il viso teso in una maschera d'ira, Aurelio piombò in mezzo ai cespugli, spingendolo a terra con una spallata e serrando le mani attorno al suo collo fino a quando non sentì lo schiocco dell'osso che si rompeva; non ebbe il tempo di rallegrarsene, però, perché avvertì un dolore acuto alla schiena che gli mozzò il fiato.
Si girò e vide il brigante che l'aveva accusato di mentire sorridere con aria soddisfatta, mentre continuava a spingere il coltello nei suoi reni. Grugnì ed ignorando il dolore si spinse contro l'avversario, cosicché entrambi finirono a terra sul sentiero ed il coltello si conficcò ancora più in profondità.
"Non ho molto tempo!" pensò confusamente il ragazzo, osservando con gli occhi annebbiati i tre briganti rimanenti mentre si avvicinavano con aria minacciosa. Serrò la presa attorno al manico del pugnale e si costrinse a sfilarlo dalla ferita con un colpo secco, per poi piantarlo nella gola dell'uomo più vicino. Barcollava e si sentiva debole come mai prima in vita sua, ma decise che non sarebbe morto senza trascinare tutti loro con sé, perciò continuò a lottare con la ferocia e la furia di una bestia ferita, ricorrendo ai trucchi sleali che aveva imparato da bambino nelle letali risse di strada piuttosto che alle tattiche che l'esercito gli aveva insegnato.
Fece qualche passo indietro e batté le palpebre: due banditi erano ancora in piedi e nulla gli assicurava che non sarebbero corsi all'inseguimento di Ronja non appena lui fosse spirato.
"Perché te ne importa tanto?" si rimproverò "Sapevi in cosa ti saresti cacciato se ti fossi lasciato coinvolgere eppure eccoti qui, a morire per una ragazza barbara per cui vali solo una manciata di monete…"
All'improvviso le gambe gli cedettero ed Aurelio si ritrovò ad ansimare in ginocchio, mentre la vita scivolava oltre i bordi slabbrati della ferita sul suo fianco; alzando lo sguardo un'ultima volta, però, fu stupito nel vedere l'espressione di puro terrore sui volti dei briganti. Uno di loro si fece addirittura il segno della croce, indietreggiando con un balzo.
Sentì un furioso galoppo alle sue spalle e percepì un'ombra gigantesca passare in volo oltre la sua testa, poi più niente.
 
Angus irruppe nel cortile della villa senza fiato e quando Ronja scivolò giù dalla sella vide che il povero animale tremava per lo sforzo, ma non aveva tempo di occuparsi di lui.
"Ingegärd!" urlò, alzando le gonne per correre più velocemente verso l'ingresso; si bloccò quando dal porticato rimesso a nuovo emerse la massiccia figura di suo padre.
"Ronja!" sbottò Bror, sorpreso ed irritato "Dove sei stata? E perché vai urlando e correndo a questo modo?"
"Padre, dovete aiutarlo!" esclamò la ragazza, aggrappandosi al suo braccio con le lacrime agli occhi.
"Aiutare chi?"
"Aurelio! Intendo dire… Lo schiavo che avete comprato per me a Ravenna. Noi siamo stati al mercato e poi… I briganti… Lui…"
Lo sguardo del guerriero si fece confuso:
"Briganti? Sei stata ferita?"
"No, io…"
Ronja si costrinse a riprendere fiato e con un respiro profondo recuperò la sua espressione serafica ed altera:
"No, io sto bene. Ma Aurelio è rimasto indietro, per difendermi e garantirmi la fuga!"
Bror si accarezzò la barba con fare distratto:
"Beh, significa che l'avevi addestrato bene, figliola. Me ne compiaccio."
"Sì, ma adesso sta affrontando quegli uomini, da solo! Dovete andare ad aiutarlo!"
Il padre si lasciò sfuggire un'aspra risata di scherno:
"Perché dovrei farlo? E' uno schiavo, che cosa vuoi che sia? Te ne comprerò un altro…"
"Non ne voglio un altro!" replicò lei, duramente, allontanandosi di un passo e fissando Bror con occhi gelidi "Quell'uomo sta rischiando la vita per salvarmi! Non potete abbandonarlo così!"
Il guerriero a quel punto sembrava davvero infastidito:
"Ronja, sarà morto ormai! E per quanto mi riguarda stava solo facendo il suo dovere… Ma del resto voi donne siete così deboli che basta una sciocchezza per mettervi in agitazione!"
Ronja strinse i pugni e stava per replicare, quando l'esclamazione strozzata di Vevika, richiamata dalle urla, attirò la sua attenzione.
In fondo alla strada battuta che portava alla villa, appena oltre il limitare del bosco, si stagliava una figura ammantata di nero, ma era così lontana ed oscura che era difficile distinguere il cavallo dal guerriero che vi montava sopra; mentre si avvicinava lentamente alle due colonne che delimitavano l'inizio della loro proprietà sembrava un bizzarro mostro a due teste.
Quando fu più vicino, Ronja poté notare che in realtà il cavaliere era avvolto da una pelliccia nera che gli copriva anche i capelli, lasciando scoperta solo una piccola porzione del viso.
L'aria sembrò farsi più densa mentre tutti gli abitanti della villa, compresi Ingegärd ed Ǻke che si erano affacciati in quel momento, osservavano impietriti il nuovo arrivato, incapaci di comprendere se fosse un amico o un nemico.
Fu Angus a rompere l'immobilità in cui tutti erano caduti, nitrendo furiosamente perché nessuno aveva ancora pensato a coprirlo e nutrirlo dopo la lunga corsa. Bror sguainò la spada:
"Chi siete?" gridò in tono minaccioso "Cosa volete?"
Il cavaliere sembrò ritrarsi al suono della sua voce e si limitò a far scivolare un corpo esanime davanti alle due colonne.
Anche a quella distanza, Ronja capì subito che si trattava di Aurelio; avrebbe voluto andare ad accertarsi delle sue condizioni, ma la presenza del padre la frenò. Alzò gli occhi verso Ingegärd, in una muta richiesta d'aiuto, ma lei era immersa nella contemplazione dello sconosciuto che con un colpo nei fianchi aveva fatto voltare il cavallo. In pochi istanti era sparito alla vista e sulla piana scese un silenzio innaturale.
"Ǻke!" abbaiò Bror "Preparami un cavallo, il più veloce che abbiamo!"
"Dove andate, padre?" mormorò Ronja, seguendolo mentre si avvicinava ad Aurelio.
"A cercare il cavaliere."
Il guerriero lanciò un calcio al ragazzo e lei non poté reprimere un sospiro di sollievo quando lo udì lamentarsi.
"Beh, che il diavolo se lo porti, il ragazzo è vivo!" borbottò Bror.
"Credete che quel cavaliere sia un nemico, padre?"
"Non lo so…"
Per la prima volta da che si ricordasse, Bror sembrava vagamente spaventato: stringeva le dita attorno all'impugnatura della spada fino a farsi sbiancare le nocche e fissava gli alberi in lontananza con malcelata inquietudine.
"E' esattamente ciò che intendo scoprire."
 
Quando Ingegärd andò a cercare Ronja per riferirle che suo padre era tornato senza aver trovato traccia del cavaliere nero, la trovò ancora al capezzale di Aurelio.
"Non si è svegliato?" chiese la serva, con un pizzico di tristezza. Quel ragazzo non le piaceva, ma aveva difeso Ronja con onore e perciò meritava quantomeno il suo rispetto.
"Se solo riprendesse conoscenza…"
"Dovreste andare a dormire, mia signora!" le impose allora in tono pratico, sedendosi accanto per terra accanto alla ragazza, che invece si era accoccolata su uno sgabello.
"Non potete fare nulla per lui, al momento, e se non vi riposate non sarete d'aiuto neanche quando si sveglierà."
"Se si sveglierà!" replicò lei cupamente "Vevika ha detto che ha perso troppo sangue…"
"Oh, lasciate stare le chiacchiere di quella ragazza! Fatemi dare un'occhiata!"
"Perché credi di saperne più di lei? Dopotutto ha ricucito diverse ferite di mio padre."
"L'ho fatto anch'io!" tagliò corto Ingegärd con un brivido. Si chinò su Aurelio e gli scostò la tunica, aggrottando la fronte davanti al taglio piccolo ma profondo ed irregolare che gli tagliava il fianco; era stato chiuso con un filo spesso che tirava la pelle, arrossata in più punti, e sopra vi era stato spalmato un unguento di erbe che avrebbe dovuto accelerare il processo di guarigione.
La donna posò una mano sulla fronte del ragazzo e sospirò: era calda, ma non eccessivamente.
"Non ha la febbre e questo è un bene: se durante la notte la temperatura non sale si rimetterà in fretta."
Ronja emise uno sbuffo sollevato, scrollando le spalle indolenzite per seguire il consiglio dell'amica ed andare a dormire.
"Rimani tu qui?"
"Non vi preoccupate, lo veglierò attentamente!" replicò Ingegärd con un sorriso bonario. Ronja si rilassò:
"Nonostante ciò che pensa mio padre, io credo che quel cavaliere sia stato molto generoso nell'aiutare Aurelio!" commentò, prima di ritirarsi.
Ingegärd si morse le labbra, improvvisamente inquieta: non riuscire a comprendere il comportamento del guerriero misterioso la spaventava.
"Perché darsi tanta pena per uno schiavo, uno sconosciuto? E come faceva a sapere che abitava qui? Chi è, in realtà?"
Nonostante cercasse di concentrarsi solo su Aurelio, per tutta la notte la serva non poté fare a meno di interrogarsi sul cavaliere nero, la cui figura le risultava, in qualche modo, familiare.
 
 
Angolo Autrice:
Con immenso ritardo, ecco un altro capitolo xD non appena finirò gli esami potrò tornare ad aggiornare con più regolarità, promesso!
 
  Crilu 
   
 
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