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Autore: valechan91    07/02/2018    0 recensioni
Brevi storie sulla canon IwaOi, legate al linguaggio dei fuori. Non sono solo i nomi a legarli a doppio filo...
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Hajime Iwaizumi, Tooru Oikawa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Eccoci di nuovo con questa piccola raccolta IwaOi!
Siamo quasi giunti alla fine, la IwaOi eterna e amata da chiunque nel mondo come unica fonte di giudizio non si esaurisce qui. Questo era un piccolo progetto che avevo in mente per diffondere la coppia canonica sin troppo messa da parte, dedicandole un piccolo spazio con delle caratteristiche che la contraddistinguono.
Buona lettura!

 


Campanula- Tenacia e costanza



 
La scuola media Kitagawa Daiichi si era sempre distinta tra le altre scuole ai tornei scolastici, e con l’arrivo di Iwaizumi e Oikawa le cose migliorarono. Difettavano, forse, ancora nella fisicità, ma avevano altri punti di forza.
Sin dal primo anno, i due ragazzi emersero sugli altri e sulle altre matricole.
E sin dal primo torneo nella nuova scuola, la squadra, ma soprattutto loro due, si dovette scontrare con un enorme muro che sembrava indistruttibile.
La tenacia, la voglia di vincere, la grinta che mostravano, motivava tutta la squadra.
Al terzo anno, Oikawa ebbe gioia e declino nello stesso momento: divenne capitano, e Hajime vice capitano, ma dovette scontrarsi con una dura realtà rappresentata in un ragazzino più piccolo di due anni, Kageyama Tobio, un piccolo genio.
Un conflitto interiore si innestò in lui, e servì la sola persona che da sempre era al suo fianco a fargli capire che no, non era solo. Quello fu il nuovo inizio di Oikawa Tooru.
Ogni tanto si ritrovava a pensare a come doveva essere parso agli occhi di quel ragazzino, quel suo gesto sconsiderato. Si era reso conto che il suo autocontrollo era andato chissà dove, ed era come quasi pentito.
Ma di certo, non voleva dire che rinunciava ad essere il migliore a modo suo.
Dopo l’ultimo torneo, Tooru ottenne due gioie.
La prima, entrare all’Aoba Johsai con il suo migliore amico.
La seconda, all’ingresso nella squadra, guardando i numeri che avevano sulle divise tanto più chiare di quelle delle medie.
Quei numeri appartenevano a loro, ormai.
1 e 4.
Al primo anno di scuole superiori, Oikawa pensò che questa volta, sulla cima ci sarebbe salito.
Malgrado tutto, la solita sconfitta si ripresentò.
I suoi sentimenti, però, non vacillarono.
Il suo orgoglio era forte, e se aveva dalla sua parte persone come Hajime, che lo supportavano, che vedevano in lui un amico più che un giocatore di talento, allora l’impegno e lo sforzo valevano tutto.
La sconfitta faceva male, ma non era tutto perduto.
Quando al secondo anno all’Aoba Johsai si ritrovò a vedere una partita della sua vecchia scuola, il suo obiettivo si fece ancora più chiaro.
Se Kageyama stava cadendo nelle tenebre da Re del Campo, lui sarebbe emerso e avrebbe brillato.
Anche Iwaizumi era con lui a vedere la partita, e la motivazione a battere chiunque si parasse sul loro cammino non era da meno.
Al terzo anno di liceo, Hajime e Tooru riottennero i ruoli che erano già appartenuti loro alla Kitagawa Daiichi.
Ce l’avrebbero fatta. Oikawa ne era convinto.
Dominate il campo” era la scritta che troneggiava sullo striscione verde acqua della squadra.
Anche se persero ancora, e Oikawa poteva percepire chiaramente che il suo volto tradiva la frustrazione, nessuno si perde d’animo.
Hajime iniziò a vedere Tooru allenarsi maggiormente ai servizi, renderli molto più potenti.
Anche gli altri se ne accorsero.
Poteva mai il vice capitano essere da meno? Hajime continuò ad allenarsi, con costanza.
Malgrado tutti gli sforzi, malgrado tutto l’impegno, una fatalità del destino li fece perdere in semifinale.
Forse credere in quei due numeri stampati sulle magliette non era stato sufficiente, ma Oikawa non aveva alcun rimpianto su ciò che aveva fatto.
La sua pallavolo era giusta, perché avere dei dubbi?
Con la Seijou aveva trovato quel calore che nemmeno alla Kitagawa Daiichi aveva provato. Avevano riso, scherzato, pianto insieme. Anche se molte volte la vittima era proprio lui.
Forse rimpiangeva di poter dare di più, forse. Ma non aveva mai pensato nemmeno per un attimo che anche una sola delle sue scelte nella vita fosse stata sbagliata.
Voleva vincere, a modo suo. Voleva vincere, e non essere l’unico in cima.
Voleva vicere, ma senza essere relegato in secondo piano.
La sconfitta non aveva minato la tenacia e la voglia di giocare di Hajime e di Tooru, sebbene il più basso dei due avesse tenuto per più tempo un’espressione corrucciata.
L’università sarebbe stata il loro trampolino di lancio definitivo.
E probabilmente, anche l’inizio di qualcosa che era più di una semplice amicizia.
 
Stavolta, le loro previsioni si avverarono. Due università diverse, ma non molto distanti.
Tooru si intestardì. Per un anno, sarebbero stati rivali, e quel sentimento che stava nascendo lentamente tra di loro stava comunque emergendo.
E come un ironico destino, che si faceva beffe di loro,  ancora quei due numeri sulle divise.
Ma il destino aveva altre frecce al suo arco.
Batterono la squadra universitaria di Ushijima,  non una ma ben tre volte.
La costanza e la voglia di fare alla fine li aveva premiati.
Ed infine, il premio più grande. La convocazione ai nazionali, e sulle divise di nuovo i numeri 1 e 4.
Premio suggellato da frasi imbarazzanti negli spogliatoi, un pugno tirato al castano che doveva sempre rovinare tutto, ed un bacio prima di scendere in campo.
Tooru fantasticava sul baciare il suo Iwa-chan sul campo, ma in una nazione ancora non molto aperta non era il caso. Almeno per il momento.
Lo avrebbe fatto, magari, dopo una bella e soddisfacente vittoria con il suo Asso personale.
La risolutezza nei loro obiettivi e il perseverare in ciò in cui credevano aveva dato i suoi frutti.
Erano sulle vette più alte, e questo bastava.
L’uno per l’altro, era tutto ciò di cui avevano bisogno.
Tooru ne era convinto.
Cosa se ne faceva di un posto solitario sul podio più alto? Cosa se ne faceva di qualcosa o qualcuno che non sapeva capirlo nel profondo? No.
Non avrebbe mai dubitato delle sue scelte.
Ne era certo. E l’essere alzatore titolare con il suo Asso sin da quando era un bambino era una prova sufficiente per motivarlo.
Ma chi dice che tenacia e costanza debbano esaurirsi?
Hajime già una volta gli aveva detto che andava bene se seguiva la strada che aveva scelto, e sapeva che di lui poteva fidarsi. Gli avrebbe affidato la propria vita.
Avrebbero seguito la stessa strada, come era sempre stato da quando erano nati.
Oikawa avrebbe battuto chiunque li avesse contrastati.
Dopotutto, se devi colpire, fallo finchè non si rompe.
 
 
   
 
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