QUELLO CHE NON TI DICO
Quello che non ti dico
ha il sapore di antico;
te lo celo solo perché
so che non ti stupirà, che non
piacerà,
ma in fondo è solo la verità;
ogni tanto penso a te,
tu non ci crederesti mai, vero?
Il mio cuore in fondo non è di
cemento,
del mio petto ne determina il
pulsante centro,
della mia mente spia ogni minimo
movimento,
sussulto,
singulto
di foriere emozioni,
come calabroni,
grandi vespe selvatiche che dentro di
lui
hanno costruito l’alveare nei suoi
angoli più bui.
A volte la verità è anche che ho
paura
di non essere all’altezza;
la parola come una fortezza,
dall’acqua di sorgente ne prenda la
purezza,
ho timore dell’arsura
che diventa placida brama, nella mia
forza di volontà
timida, nascosta, soppressa,
repressa,
maciullata,
smembrata
dalla razionalità.
A volte vorrei innamorarmi;
è questo quello che ti celo,
e cioè che forse mi piaci;
forse, perché i verbi sono loquaci,
mi sfuggono dalla bocca e salgono
fino al cielo,
e dopo non c’è più margine di
pentimento.
Ho paura anche della mia ombra, in
certi giorni
in cui tutto sembra di roccia lavica,
così porosa, così… pudica,
nelle sue vestigia rivestite da uno
splendore perduto.
Nel giorno dei giorni
io muoio e tu ritorni,
io mi nascondo, tu risplendi,
il cielo è tuo,
tu sei un astro, non c’è che dire,
peccato che la tua luminosità non sia
rivolta verso di me,
verso un Io che vorrei cancellare,
un me stesso che vorrei smantellare,
in una vita fatta di pentimento e di
dolore
solo perché non sono in grado di
provare amore.
È vero; dentro di me,
il siero della guarigione,
un cuore che non vuole sentire
ragione,
che da nulla si lascia colpire.
Vorrei alzarmi una mattina e dire
tutto quello che non ti ho mai detto
di fronte allo specchio, a fianco del
mio letto,
per sentirmi meno piccolo,
meno fragile, meno minuscolo
di quello che in realtà sono e mi
sento.
Quello che non ti dico
lo nascondo dietro ad uno stupido
sorriso,
di circostanza,
senza nessuna titubanza,
perché sono bravo a mentire, anche a
me stesso.
Mi preoccupo perché non so amare;
ma se sapessi farlo, ti sussurrerei
all’orecchio
tutto quello che non ti dico,
penso ti farebbe bene,
o magari ne avresti per male,
non lo so,
ma questo unico e solitario pensiero
mi svaga un po’.
Quello che non ti dico
ammazza, però, ogni mio sorriso
con il tempo che reprimo,
il che sarebbe il minimo,
eppure non vorrei ora fare la figura
del depresso,
della vittima di un complesso,
solo perché, ammetto, a volte mi
sembra di toccare il fondo.
Ma si sa, la vita è un cerchio
perfetto e rotondo;
quello che non ti dico forse sta bene
dov’è,
non andrebbe bene a te,
e allora lo tengo tutto per me.
Lo lascio lì,
così, nel cassetto,
oppure sotto
una pietra, lavica, pudica,
simile alla plastica.
Se fossi capace di amare,
sai quante cose potrei dire o fare?
Il problema è che saper amare è un
mio limite,
e contro di esso ci va a sbattere il
mio comportamento troppo mite.
NOTA DELL’AUTORE
Spero solo che questa poesia sia stata di vostro gradimento. Grazie,
come sempre ^^