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Autore: Sanae77    09/02/2018    8 recensioni
Finire la cena a casa di un amico poteva rivelare strane sorprese.
Forse nessuno avrebbe mai immaginato che giocare a biliardo potesse essere tanto interessante.
*
Dal testo.
Aveva fatto qualche passo per raggiungere il biliardo e, trovata la posizione dove non avrebbe arrecato disturbo, posizionò una gamba sull’angolo del tavolo appoggiandosi con tutto il corpo. L’altra gamba a terra dava stabilità permettendo un equilibrio perfetto.
La stecca nella mano appoggiata al suolo e il bicchiere nell’altra rendevano la sua postura molto professionale.
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alan Croker/Yuzo Morisaki, Mamoru Izawa/Paul Diamond, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Vacanze!'
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Questa shot fa parte di una Serie: Vacanze!

Una vigilia da ricordare

Carambola... in tutti i sensi!

Carambola: secondo atto!

The day after

Il Terzo Grado (dell'Amicizia) by Melanto

Esperienze by Guiky80




Finire la serata a casa di Genzo era stata un’idea fantastica. Dopo la cena al ristorante alcuni di loro avevano deciso di chiudere in bellezza con una partita a carambola,  fumando un paio di sigari.
Se solo Gamo avesse immaginato quello che si concedevano durante le pause a casa, li avrebbe declassati a raccattapalle in un solo colpo.
Ma vent’anni venivano una volta sola e loro, costretti perennemente a regime da caserma, ogni tanto qualche stravizio se lo concedevano senza alcun rimorso.
Che poi la serata sarebbe finita con un alzabandiera bianca, invocato dal fegato, era irrilevante al momento.
La certezza che la serata sarebbe degenerata Hajime la ebbe quando vide Teppei accettare da Genzo un bicchiere colmo di whisky; per non restare indietro si fece avanti a sua volta, superando Ryo e porgendo la mano per ottenere anche lui l’ambrato liquido.

“Teppei… ma non eri quello che al ristorante insisteva perché smettessimo di bere?” chiese l’altra metà della Silver Combi, spostandolo con un’anca per farsi posto.
“Ehi, c’ero prima io!” rispose l’interpellato tra una smorfia e l’altra.
“Tu hai già bevuto abbastanza, lascia fare ai professionisti.” Il tono canzonatorio con cui Hajime lo affrontò gli fece storcere il naso.
“Sentiamo, professionista, dobbiamo venire a raccoglierti nel campo da calcio mentre scambi il palo della porta per chissà che cosa? O credi di riuscire a mantenere un aspetto decoroso fino alla fine?”
“Ah, Teppei, quello è accaduto tanto tempo fa…” il gesto noncurante della mano lasciava intendere la poca importanza che Hajime voleva dare all’evento.
“Natale non è tanto tempo fa e ti ricordo che hai provato a trombarti il palo della porta.”

Genzo, Ryo, Yuzo e Tsubasa scoppiarono a ridere, tenendosi le mani arpionate allo stomaco.
“Capitano, almeno tu! Un po’ di contegno, difendimi…”
Tsubasa rispose scuotendo la testa animatamente: “Ho il video della tua prodezza invernale. Sei indifendibile, Hajime, mi dispiace.”

Un altro coro di risate si levò dal gruppetto improvvisato.
“Beh, che succede qua?” domandò Sanae, arrivando alle spalle del marito.
I giocatori si ricomposero frettolosamente; le ragazze non dovevano sapere che razza di video circolassero nella chat segreta della nazionale.

Chat creata da quell’idiota di Izawa.
Chat criticata all’inizio dai perbenisti di turno, ma che poi nessuno aveva avuto il coraggio di lasciare, neppure Tsubasa e Taro.
Chat sulla quale giravano video e foto ben poco caste.
Chat cui i giornalisti avrebbero fatto carte false per accedere, visto che conteneva spesso foto alquanto compromettenti di alcuni di loro.
Ma in quella chat era stato fatto un voto, tipo Miglio Verde: quello che avrebbero postato nella chat, lì sarebbe rimasto. Per sempre.
E nessuno negli anni aveva mai trasgredito, anche perché sarebbe stato facilmente ricattabile dagli altri, come nel caso del video di Hajime.

“E ora… toglietemi una curiosità, ché tanto di sicuro voi lo sapete.” Sanae osservò tutti i presenti, poi si avvicinò per stringersi al cerchio di amici.
“Di cosa stai parlando?” Indagò Ryo, curioso, rivolto all’amica.
“Chi è quella abbarbicata a Izawa?”

Sette teste si voltarono in direzione del biliardo dove Mamoru, stava palpeggiando il sedere di una signorina a loro sconosciuta.
Potevano star sicuri di non essere visti: i due, erano talmente impegnati che neppure si erano resi conto che il gruppetto stava parlando di loro.

“Ma come, non lo sapevate?” domandò Genzo, indicando il compagno di squadra con la testa. In realtà non lo sapeva neppure lui, ma fare il fico era troppo bello.
“Beh, no! Sono più di sei mesi che non ci vediamo, e… dove l’ha raccattata?” la faccia con cui Yukari lo chiese fece sogghignare un po’ tutti.
Fu Yuzo a rispondere seriamente, prima che la situazione degenerasse in chissà quale congettura.
“Guardate che è la cameriera del ristorante; non vi eravate accorti di come si fissavano?”
“AH!” rispose all’unisono il gruppetto.
“Ma allora non è una cosa seria?” Kumi con la sua faccetta da bambolina, aveva posto la domanda con evidente stupore.
“Naaa, sarà la trombamica.” Aveva sentenziato Ryo passandosi l’indice sotto al naso.
Lo scappellotto di Sanae non tardò ad arrivare. “Ishizaki, non si dicono le parolacce” lo ammonì.
“Ma non è una parolaccia, è la realtà dei fatti.”
Le braccia allargate e il senso di impotenza che trapelava dal suo sguardo, per il rimprovero di Anego, fecero ridere tutti nuovamente. Il difensore decise che era giunto il momento di agire o la moglie del capitano gli avrebbe fatto la paternale di qua al tremilapoi.
 
“Ho un’idea: buttiamo Kumi in piscina!” propose Ryo all’improvviso, per distrarre le ragazze.
“No, no, no! Non vi azzardate, non voglio fare come la scorsa estate, che per poco non affogo per colpa tua!” lo rimproverò la povera vittima.
“Per colpa sua è possibile, ma io non lo permetterei.” Genzo si tolse il cappellino in fretta e furia caricandosi la ragazza sulle spalle.
“Genzooooo, mollami! Non sei simpatico, e poi… perché sempre io?!” urlò sconsolata mentre pendeva a testa in giù dalla schiena del portiere, che a grandi falcate si stava dirigendo verso la vetrata. Una volta uscito, iniziò a discendere il dolce pendio del prato per raggiungere l’obiettivo.
Una Kumi arresa, nel frattempo, penzolava e ballonzolava, con le mani sotto al mento per sorreggere la testa. Le due comari erano rimaste a guardare, ridendo come matte, senza accorgersi che, alle loro spalle, due individui ‘loschi’ si stavano scambiando strani e complici sguardi.
Fu questione di attimi prima che Ryo e Tsubasa le afferrassero e trascinassero di peso fino alla piscina, dove Kumi era già stata scaraventata, pochi attimi prima, senza troppi complimenti.
 
Gli schiamazzi avevano attirato l’attenzione di Mizuki. La serata era volta al meglio, non solo aveva abbindolato Izawa, ma era anche riuscita a farsi portare alla famosa villa di Wakabayashi. Famosissima e inavvicinabile. Per nulla al mondo si sarebbe persa un bagno in quella fantastica piscina che aveva notato appena entrata.
Fece per discostarsi dal ragazzo, ma una mano piena le arpionò il sedere.
“Ehi, Mizuki, dove credi di andare?” Si lamentò il difensore, afferrandole le braccia mentre la ragazza cercava di arretrare.
“Mamoru, dai, andiamo a farci un bagno in quella fantastica piscina… ti prego!”
“No, ho alzato troppo il gomito e pensare all’acqua fredda mi prende male, ma tu vai pure.”
Non aveva finito di pronunciare le ultime parole che lei si era già voltata e, iniziando a spogliarsi, era corsa verso la meta.
Con un colpo di reni Mamoru si era spostato dal biliardo e aveva raggiunto Yuzo al bancone bar.
“Whisky?” aveva chiesto l’altro facendo ondeggiare il liquido dentro al bicchiere.
“Per carità, Morisaki, basta così! Non voglio fare la fine di Hajime con il palo.”

Erano esplosi a ridere; loro, la scena l’avevano vissuta in prima persona a dicembre. Con un freddo porco, erano dovuti uscire insieme a Teppei per cercare il loro amico; ed era al campo da calcio che lo avevano ritrovato, mezzo nudo, che tentava di accoppiarsi con il palo.
L’idea del video era stata proprio di Izawa che, nonostante le proteste di Teppei, era comunque riuscito a filmarlo e spedirlo in chat. Era stato stronzo all’ennesima potenza, ma quel video li aveva fatti ridere, tutti, per i due mesi successivi.

“Che ne dici di una partita a biliardo?” propose il portiere, inarcando un sopracciglio.
Mamoru afferrò quello che restava della cravatta e la lanciò sul divano vicino.
“Decisamente sì, prima che mi addormenti da qualche parte. Non vorrei finire la serata prima del tempo…” nel dirlo, si voltò verso la piscina per controllare dove fosse finito il suo divertimento serale.
“Dai, vieni, ti aiuto a restare sveglio per dopo” l’occhiolino allusivo, che Yuzo gli riservò, gli fece gonfiare il petto come un tacchino in amore.

Mamoru gli cinse il collo con un braccio, attirandolo a sé, mentre con l’altra mano gli scompigliava i capelli.
“Questa sì, che è vera amicizia!” esclamò soddisfatto, mentre insieme si avviavano verso il tavolo.
Una volta giunti all’alloggio delle stecche, Yuzo, dopo aver posato il bicchiere con il whisky, ne sfiorò qualcuna finché non trovò quella di suo gradimento.
Un Mamoru, meno professionale, afferrò la prima a disposizione e iniziò a passarci sopra il gessetto con insistenza.

“Guarda che non devi fare una montagna di gesso dove poi dobbiamo sciare, eh!” Il portiere si allungò sul tavolo e vi posizionò il triangolo, poi afferrò le palle e iniziò a inserirle al suo interno.
“Ah-ah simpatico, vedremo alla fine della partita chi avrà collezionato una montagna… di punti, però!” Izawa lo guardò sistemare le palle con aria di sfida.
“Chi inizia?”
“Applichiamo la regola base?”
“Ah, ma allora vuoi fare le cose serie, Izawa.”

Yuzo prese due palle dal triangolo e ne porse una al suo amico.
Stringendo ognuno una biglia in mano, portarono entrambi il braccio dietro la linea della testa: lo scopo era tirare, contemporaneamente, ciascuno la propria palla, verso la sponda corta del tavolo e farla tornare indietro; il giocatore la cui pallina fosse risultata più vicina alla sponda di testa del biliardo, avrebbe conquistato il diritto ad aprire la partita.

“Evvai!” esclamò soddisfatto il difensore mentre compiva gesti di vittoria.
“Hai solo il diritto di spaccare, non hai vinto, Mamoru.”
“Beh, chi ben inizia e a metà dell’opera.” Rispose, strizzando l’occhio all’amico.
Il portiere lo osservò un attimo con aria perplessa quando lo vide barcollare per raggiungere la posizione.
“Mamoru, sei sicuro di voler giocare? Non ti vedo troppo in forma…”
Il giocatore si girò a guardarlo come se avesse appena bestemmiato.
“Ah, senti chi parla, ti sei visto? Oltretutto hai nuovamente il bicchiere tra le dita.” Aguzzò lo sguardo fulminandolo; sarebbe stata una lunga partita.

Era vero, quel dannato bicchiere lo aveva nuovamente tra le dita che oscillava lentamente mescolando il liquido in onde concentriche, si rese conto Yuzo.
Aveva fatto qualche passo per raggiungere il biliardo e, trovata la posizione dove non avrebbe arrecato disturbo, posizionò una gamba sull’angolo del tavolo appoggiandosi con tutto il corpo. L’altra gamba a terra dava stabilità permettendo un equilibrio perfetto.
La stecca nella mano appoggiata al suolo e il bicchiere nell’altra rendevano la sua postura molto professionale.
Da lì, osservò l’avversario raccogliere le due palline, e sistemarle all’interno del triangolo. Dopo averlo tolto, Mamoru posizionò le dita sul tavolo sollevando leggermente il pollice per far si che la stecca vi si adagiasse sopra con precisione dei movimenti. L’altra mano, saldamente ancorata alla base dell’asta, scorreva avanti e indietro per calibrare la forza del tiro. Vederlo così assorto e concentrato fece sorridere il portiere, il quale capì immediatamente che la sfida sarebbe stata più seria del previsto.

Allo stesso tempo i gesti del compagno avevano portato Yuzo a doversi slacciare il colletto della camicia.
Inoltre… le mani, quelle dannate mani.
Non le aveva mai notate, ma le mani di Mamoru erano davvero belle, lunghe, affusolate e grandi.
Desiderò qualcosa, da quelle mani.
Adagiato il bicchiere sul bordo del biliardo slacciò i primi tre bottoni sbuffando fuori aria.
Prima di tirare il difensore fu distratto dal soffio emesso da Yuzo.

“Caldo?” domandò, restando concentrato sul punto rosso del boccino.
“Abbastanza” rispose l’avversario scoprendo ancora di più la pelle del collo.
“Magari se smettessi di bere…” concluse Izawa, spaccando con un colpo secco il triangolo perfetto delle biglie che si mossero all’impazzata su tutto il tavolo, cozzando tra loro in modo scoordinato. Mamoru raggiunse il portiere e, afferrato il bicchiere, ne rubò una lunga sorsata.
“Non avevi detto che per stasera era meglio smettere?”
Il difensore si voltò leggermente, facendo oscillare i capelli e regalando all’amico un mezzo sorriso che snudò i denti solo dal lato sinistro del volto.
“Quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare.” Recitò solennemente, strappando una risata genuina a Yuzo.
“Sei proprio un cretino” replicò questi, scendendo dal tavolo con un leggero balzo. Dopo aver compiuto mezzo giro del biliardo per osservare la posizione delle biglie, dichiarò: “Le piene sono mie.”
“Ehi, e chi lo ha deciso?” protestò l’altro.
“Mi devi un whisky, Mamoru – aveva risposto indicando il bicchiere con la punta della stecca con fare minaccioso – quindi mi prendo le piene!”

Il difensore sollevò le mani in segno di resa, portando così il bicchiere in bella vista. La bevanda all’interno era quasi alla fine della corsa.
“Ok, ok, sta bene. Come siamo suscettibili per un po’ di alcol.” Il tono canzonatorio aveva fatto sorridere Yuzo impercettibilmente.
“Vai a far rifornimento di liquidi, altrimenti il duro non può giocare.” Minacciò il portiere indicando, ancora con la stecca, la coppa di vetro tra le mani dell’amico.
“Mentre faccio benzina non rubare, ché poi me ne accorgo!”
“Non mi chiamo Izawa, IO!” mentre rispondeva, Yuzo iniziò a valutare quale delle palline piene avesse una posizione ottimale per esser messa in buca.
Dopo due giri di tavolo prese una decisione e, dando le spalle al difensore, si piegò per ottimizzare il tiro.

Fu così che Mamoru lo trovò quando si voltò per tornare al biliardo.
E per poco il bicchiere non gli cadde dalla mano.
Si soffermò a guardare un punto ben preciso. Punto che gli fece scuotere la testa a più riprese e imprecare, mentalmente, una serie di bestemmie che Budda in persona sarebbe sceso per prenderlo a calci.

Che diavolo stai pensando, Mamoru?
Cazzo, cazzo, cazzo, distogli lo sguardo da… da… quel culo fantastico!
CULO FANTASTICO?!
Che diamine stai pensando?

Porcocazzo! Muoviti e pensa a giocare.

La tensione per lo sforzo, nelle gambe del portiere, aveva messo ancora più in risalto la perfezione delle forme del fondoschiena. Una vampata di calore salì dai piedi del difensore impattando con la nuca. Il braccio si mosse involontariamente e il liquido venne trangugiato in tutta fretta incendiando ancora di più la gola.

“Cazzo!” esclamò soffocando un colpo di tosse.
“Ehi, che fai?” chiese Yuzo voltandosi, attirato dall’imprecazione di Izawa.
Restò sorpreso nel vederlo con il bicchiere a mezz’aria, vuoto. Si avvicinò preoccupato e gli mise una mano sulla spalla.
“Mamoru, tutto bene?”
“Alla grande.” Con una mossa da maestro, Izawa riuscì a sottrarsi al tocco dell’amico e a tornare verso il bancone del bar. Non doveva farsi sorprendere così indifeso; senza contare quanto il fuoco fosse divampato nel punto in cui Yuzo l’aveva toccato, lì, sulla spalla. La cosa lo impensierì.
Preso dall’agitazione riempì nuovamente il bicchiere, rovesciando un po’ di alcol sul bancone.
“Merda!”
Morisaki si avvicinò, pensando che si fosse fatto male con qualcosa.
“Mamoru, mi vuoi dire che stai combinando?”

Il tono preoccupato, fece agitare ulteriormente il difensore che si girò con sguardo perso. Il whisky buttato giù in fretta e furia gli stava suscitando dei pessimi pensieri per i quali sarebbe stato meglio per l’incolumità di Yuzo che non si avvicinasse.

CHE.
CAZZO.
STAVA.
PENSANDO?


Scrollò la testa per cercare un minimo di lucidità, afferrò il bicchiere e si avviò verso il tavolo. “Niente, ho rovesciato un po’ di whisky; sai quanto Wakabayashi rompa i coglioni per queste cose. Tocca a me?” disse, dopo aver superato Yuzo.

Morisaki aggrottò le sopracciglia perplesso. Quella sera Mamoru era strano, ma vederlo andare dritto, dopo aver trangugiato un intero bicchiere di whisky stracolmo, lo rassicurò e con una scrollata di spalle tornò al suo posto sull’angolo del biliardo.

“Quindi adesso tocca a me?” domandò Mamoru, fissandolo.
Yuzo annuì, poi afferrò il bicchiere sul bordo del tavolo, dove lo aveva poggiato Izawa, e se lo portò alla bocca.
“C’ho bevuto io.” Puntualizzò il difensore mentre con estrema concentrazione cercava di mirare al boccino, affinché la palla contrassegnata con il numero 15 s’infilasse in una delle buche centrali.
Il portiere inarcò un sopracciglio con noncuranza: “Veramente questo bicchiere era mio, prima che te ne impossessassi. Oltretutto, credo che tu non sia malato, Mamoru.”

L’avversario sollevò la testa facendo ondeggiare i crini neri. Gli occhi pece fissarono quelli nocciola di Yuzo, trapassandoli. L’intensità dello sguardo fece deglutire vistosamente il portiere e l’imbarazzo gli attraversò la schiena in un brivido che si scaricò nel sesso.
Yuzo si sentì in trappola, in difficoltà. Che stava accadendo? Una cosa era certa, qualsiasi cosa fosse, gli piaceva da morire e… non aveva alcuna intenzione di fermarla.

“Quindi vuol dire che ci stiamo scambiando saliva clandestinamente?” la sfrontatezza e la finta l’ingenuità nella voce di Izawa gli fecero sputare tutto il liquido addosso all’ amico.
“Mamoru, ma che cazz…” Yuzo non riuscì a finire la frase, colto da crampi allo stomaco per il troppo ridere.
L’avversario si ritrovò investito dal whisky per metà del volto e gran parte dei capelli. Iniziò a ridere anche lui mentre con una mano cercava di ripulire il disastro.
“No, ma grazie, Yuzo, avevo proprio voglia di una bella doccia; davvero, non chiedevo di meglio.”

Il portiere faticò a smettere di ridere; una volta ritrovato un minimo di equilibrio non solo fisico ma anche mentale riuscì finalmente a parlare: “Dai vieni, di là c’è il bagno, ti do una mano.”
Scese al volo dal tavolo e fece strada.
Appoggiato allo stipite della porta, Yuzo osservò Mamoru rinfrescarsi al lavabo abbondanti manciate di acqua fresca.
Si rese conto di quanto fosse bello.
Sì, bello, mentre si passava le mani umide tra i capelli, ma non poteva certo dirglielo. Nessuno però gli poteva vietare di fissarlo.
Incrociò un paio di volte lo sguardo dell’amico e l’intensità della risposta lo fece desistere dal continuare a sostenere quella sfida.

Era Mamoru, Mamoru! Che cosa andava pensando?

Ma l’acqua, che era inevitabilmente scesa lungo la camicia bianca lasciandone intravedere a tratti i pettorali, lo avevano confuso ancora di più. Che poi la sua mente gli avesse giocato brutti scherzi, ripescando immagini sepolte della doccia negli spogliatoi della nazionale, era stata proprio una fregatura. Aveva caldo, un fottuto e maledetto caldo. Era sul punto di mollare tutto e tornare in sala biliardo quando si accorse che Mamoru stava per uscire.
 
Una volta finito di sistemarsi, Izawa prese un asciugamano e lo passò sul viso, allungò le braccia per raggiungere anche i capelli. Aveva dovuto inumidire anche quelli per togliere l’appiccicaticcio. Una cosa era certa, le occhiate imbarazzate di Yuzo non gli erano sfuggite. Frizionandosi i capelli fece due passi in direzione dell’uscita e si fermò di fianco al compagno: “Senti la finiamo con questo stillicidio?”
“Co-Cosa?”
“Hai capito benissimo, Yuzo.”
L’asciugamano fu lasciato cadere di lato e le mani afferrarono i lembi della camicia poco sotto il colletto.
 
Sorpreso dal gesto, Yuzo cercò di indietreggiare, ma lo stipite non glielo permise. Era suo oramai, se ne rese conto quando avvertì le labbra del difensore sulle sue.
L’odore del whisky fu la prima cosa che lo investì, ma passò in fretta, perché si compensò perfettamente con il suo quando dischiuse la bocca per accoglierlo.
Le mani, da prima inermi e incapaci di muoversi, trovarono prontamente una nuova collocazione. Yuzo afferrò Mamoru per i fianchi attirandolo a sé. E quanto fossero entrambi eccitati lo capì subito quando una gamba gli si intrufolò tra le cosce, rivelando il sesso eccitato dell’altro.
La cognizione del tempo tramontò con il susseguirsi di baci sempre più famelici.

Il distacco avvenne consensualmente e d’improvviso. Le fronti appoggiate l’una all’altra si sostenevano a vicenda. Il fiato corto e affannato impedì, in un primo momento, uno scambio di parole.
Dopo aver ripreso aria fu Mamoru il primo a parlare: “Quindi adesso non è più uno scambio clandestino di saliva, giusto?”
Yuzo snudò i denti restando esattamente in quella posizione, che si era rivelata perfetta. Un incastro preciso al millimetro di due corpi fatti l’uno per l’altro; mai lo avrebbe creduto.
“No, è uno scambio più che autorizzato.”
“Quindi che facciamo adesso?” domandò Mamoru, ansimando sulla sua bocca.
“Qua non possiamo, è la casa di Genzo.”
“Ok, ok, calma. Facciamo mente locale. Bene, io ho casa libera ed ho l’auto.”
“Ma non possiamo lasciare tutto e tutti così e sparire…”
“Non m’interessa e non voglio perdere l’attimo o so che me ne pentirò per tutta la vita.” Si discostò dal compagno e lo prese per un braccio all’altezza del gomito, spingendolo avanti.
“Yuzo, tu va a prendere le giacche sul divano, io lascio un biglietto a Genzo e… auguriamoci di non incontrare nessuno.”
“Ma… Mizuki?” lo sguardo perplesso di Yuzo s’infranse sulla risposta del difensore.
“Mizuki chi?” il tono ironico e lo sguardo famelico con cui lo guardò bloccarono altre richieste strane.
Velocemente fecero quanto detto uscirono senza essere notati.
 
 
Quando gli altri rientrarono dalla piscina uno strano silenzio li accolse.
“Ma dove sono finiti Yuzo e Mamoru?” chiese Kumi guardandosi attorno.
“Boh!” Ryo rispose con tono svogliato di chi in quel momento aveva ben altro a cui pensare. Tipo farsi un bel sonno. Erano già le tre di notte e loro non erano abituati a serate brave.
Genzo andò verso il bancone dove aveva notato un biglietto.
lo lesse in silenzio prima di riferire agli altri.

“Niente di che, Yuzo non stava bene, avrà bevuto troppo, e Mamoru lo ha riaccompagnato a casa.”
“Scusate e a me chi mi riaccompagna a casa?” una Mizuki perplessa fissò i ragazzi con aria spaesata.
Ryo balzò sull’attenti.
“Se vuoi posso accompagnarti io.”
“Ah, ti rin-” ma la frase non trovò la fine perché una Anego, mani sui fianchi e fare battagliero, mise tutti a tacere.
“Mizuki, ti riportiamo a casa io e il capitano, è più sicuro. Ryo ha bevuto.”
“Ma io non ho bevuto.” Il tono da bambino sgridato e prossimo alle lacrime fece scoppiare a ridere il SGGK.
“Ishizaki, ti conviene star zitto, Anego non si contraddice.”
“Bene, la festa è finita, ragazzi, tutti a casa ché domani pomeriggio avete allenamento!” il tono perentorio della vecchia manager si fece valere sulle proteste di tutti.

Piano piano la casa si svuotò, lasciando Genzo da solo a riordinare.
Quando sulla consolle dell’ingresso vide le chiavi della macchina di Mamoru le sopracciglia gli si aggrottarono e un pensiero prese forma nel cervello.

Ma non aveva detto che Yuzo stava male e che lo riportava a casa con la sua auto? Quei due non me la raccontano giusta, figuriamoci se Izawa si faceva sfuggire una bella ragazza come Mizuki per star dietro a uno Yuzo ubriaco. No, deve essere accaduto qualcosa e domani agli allenamenti Yuzo me lo dirà!

Un sogghigno di sfida si formò sulle labbra prima che spegnesse le luci per andare a dormire.


*************


Alzo le mani in segno di resa.
Se questa one-shot esiste è solo merito delle tre pulci nelle mie orecchie che costantemente mi parlano di yaoi.
Quindi ringrazio Mel, Guiky e Kara per il tartassamento continuo sullo yaoi che, confessiamolo, non avrei mai scritto.
Ma... a furia di parlare dei Morizawa me li hanno fatti sognare in una partita di biliardo; ed ecco com'è nata questa shottina.
Che non volevo scrivere sia chiaro, perchè la paura folle di checchizzarli era altissima.
E io odio quan
do sono effeminati.
Poi una decina di urlacci da parte delle pulci mi hanno dato il coraggio di provare e dopo il benestare di mamma Mel eccomi qua.
Vittima dei Morizawa pure io.
Dedicata alle mie pulci adorate e... non provate a chiedermi il seguito!!! Vi trucido, giuro!
Sanae77

 
   
 
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