Nuovi timori tra importanti legami
Lentamente riemerse dai sogni e subito un senso di pace la avvolse. Non si sentiva così serena da parecchi giorni ormai e ne aveva avuto tristemente tutte le ragioni.
Non aveva più bisogno di affondare il viso nel suo cuscino per tornare a percepire quella dolce fragranza, perché lo aveva accanto a sé, a pochi centimetri, e poteva avvertire la sua presenza ad occhi chiusi. Non necessitava della vista per sentire il suo profumo e il suo respiro accompagnato da quel leggero russare che la cullava ogni notte guidandola tra le braccia di Morfeo, visto che era sempre il primo a crollare nel mondo dei sogni - come aveva potuto constatare in quei pochi giorni di matrimonio -, specie quella notte con l'accumulo di stanchezza fisica e morale dovuto alla giornata appena trascorsa.
Lo aveva inaspettatamente ad un soffio - le bastava far scivolare il braccio sulle lenzuola per sfiorarlo senza il minimo sforzo -, nonostante quella missione sarebbe dovuta durare un mese, nonostante lei avesse dovuto compiere quell’infame gesto e nonostante lui la volesse lasciare per renderla felice. Nessuno dei due avrebbe trovato la felicità stando lontani, lei era più che certa che Ron non avrebbe dormito così serenamente se loro si fossero arresi ad un destino, che, tutto sommato, li aveva accompagnati e favoriti, impedendo loro di compiere qualunque gesto estremo.
Il pesante respiro del ragazzo la coccolava, anzi li sfiorava. Lei e il loro bambino. Probabilmente Ron nel sonno si era voltato dalla sua parte, ma lei poteva solo immaginarlo. Avvertì però una mano molto vicina al suo viso, a causa del leggero spostamento d’aria che aveva provocato prima di posarsi sul suo cuscino. Era tipico di lui invadere anche il suo spazio, dettaglio che a lei non dispiacque affatto, anzi gradiva quella promiscuità e non poteva certo essere altrimenti.
Dovette cedere e schiudere lentamente le palpebre. Il suo respiro ora era ancora più reale e, dopo quello che aveva rischiato, era fin troppo rilassato. Il nodo alla gola si formò a lei al solo pensiero di aver rischiato di perderlo e, proprio mentre lei pensava di uccidere il loro bambino, anche suo marito aveva seriamente sfiorato la morte. Eppure erano entrambi lì. Non le era ancora concesso accarezzare quella creatura, ma con Ron poteva e lo fece senza alcun indugio. Gli accarezzò il viso proprio all’altezza di quella ferita che lei stessa aveva curato e su cui lui aveva lasciato la sua medicazione. Non era stata molto delicata qualche ora prima nel fasciare quella lesione, ma era tutto tranne che serena in quel momento, ora però recuperò con estrema dolcezza, trasmettendogli tutto l’amore che il suo cuore serbava per lui e la gioia di averlo di nuovo tra le sue braccia.
Sembrava ancora quel bambino che ormai più di dieci anni prima aveva conosciuto, quel ciuffo scarlatto che scendeva scomposto sulle sue palpebre chiuse era lo stesso che sempre lo aveva accompagnato e che lei avrebbe riconosciuto tra mille altri. Forse anche i loro figli avrebbero ereditato quella caratteristica … ma aveva pensato a figli? Al momento ne aspettava uno - forse solo uno - e non era nemmeno così sicura che dopo la sua nascita non avrebbero prestato attenzione affinché rimanesse tale, dopotutto c’era Sebastian e quel loro bambino le pareva già un dono immenso, una luce in quel loro futuro così sfocato e un pretesto per averlo sempre accanto, indipendentemente dai chilometri che li avrebbero separati. Che fossero sulla terra o nel cielo.
Non voleva rattristarsi con simili pensieri, non voleva pensare a quanto rischiasse ogni giorno salutandolo, a quanto ogni loro bacio potesse essere l’ultimo, perché desiderava solo ricordare e rivivere nella mente tutte le emozioni che avevano vissuto insieme in quelle ore, da quando aveva fatto rientro a casa. Forse avevano sbagliato, si erano lasciati trasportare un po’ troppo, quella lontananza forzata non aveva consentito loro di pensare razionalmente e di darsi un freno.
Le sue guance divamparono a quei ricordi ed anche al pensiero della sua pelle a stretto contatto con quelle calde coperte. Ma, nonostante l’imbarazzo per la sua nudità, non sciolse quell’amorevole carezza dal viso del marito e molto probabilmente fu proprio quel leggero tocco a provocare il suo precoce risveglio.
Ron ci mise qualche istante a ridestarsi dal profondo sonno che lo aveva catturato e non osò muovere un muscolo, non appena percepì la mano della ragazza che ancora gli scompigliava lentamente i capelli, facendo passare tra i folti crini le sue sottili dita. Era difficile per lui non accantonare tutti i problemi che pesavano sulle sue spalle grazie alla rincuorante vicinanza di Hermione.
Sorrise per la puntualizzazione di sua moglie e colse subito l’imbarazzo che attraversò i suoi occhi. Lui vinse quello stesso imbarazzo e le afferrò la mano, che ancora vagava tra la sua fulva chioma, intrecciando lentamente le dita di lei alle sue, proprio davanti agli occhi di entrambi. Non aveva alcuna fretta, voleva soltanto percepire tra le sue mani l'unica donna che lui avesse mai amato.
Lui per tutta risposta aumentò più forte la presa sulla sua mano, sapendo già a cosa si stesse riferendo.
Non era ancora abituata a tutta la dolcezza che le riservava. Proprio lui, che non era proprio rinomato per quella dote, le dedicava attenzioni, o meglio, le riservava alla sua consorte.
Quella domanda inaspettata lo colse alla sprovvista e persino lo sguardo di lei lo sorprese, notevolmente in contrasto con le aspettative del ragazzo.
Hermione per tutta risposta si avvicinò per porgergli un leggero bacio sulle labbra. Aveva ascoltato ben poco circa i timori del marito e in quel momento nemmeno le importavano le eventuali ripercussioni del suo comportamento.
Aveva troppe tentazioni a pochi millimetri da lui. Guardò altrove per non cedervi e subito la rimproverò, era evidente che il lavoro fosse l’ultimo dei suoi pensieri.
Non aveva riflettuto, aveva avanzato ipotesi senza nemmeno accorgersene, ma la puntualizzazione della moglie per quella svista lo rattristò inevitabilmente. Non era così certo che gli fosse concesso fare previsioni sul suo incerto futuro, ma quel desiderio così forte nemmeno il suo dubbio destino poteva cancellarlo.
Lo sforzo della ragazza di mostrarsi serena era lodevole, non voleva rattristarlo, ma solo riscoprire un po’ di ottimismo. Ron fece scivolare lo sguardo sulle loro mani intrecciate, sciolse quel contatto solo per riuscire ad accarezzare il suo palmo. Quella pelle, che tanto amava, lo ispirò, consentendogli di vagare attraverso i meandri più profondi dei pensieri e del suo cuore.
Hermione ricambiò l’attenzione sui suoi gesti e attese quella che sembrava essere una conversazione tra lui e la loro bambina, come lui si augurava essere.
Le spostò una ciocca arricciata dietro l’orecchio per scoprire il suo viso e poterla ammirare meglio, ma soprattutto per poter concentrarsi sui suoi grandi occhi nocciola.
Per quanto fossero estremamente gradite quelle parole, lei le avvertì come un pesante macigno da sopportare. Non doveva però abbandonarsi alle lacrime, l’eventualità di perderlo così precocemente non poteva essere contemplata e lui non avrebbe vanificato i suoi sforzi di riscoprire quella tanto bramata serenità insieme.
Provò ad assecondare la volontà della moglie, nonostante mille infausti pensieri gli affollassero la mente. Sorrise al suo rimprovero e tentò di concentrarsi solo sul presente e, nello specifico, su quell’attimo di felicità che stavano vivendo insieme e che la vita sembrava aver regalato loro, dopo una giornata così difficile e incerta.
Lei non se lo fece ripetere e Ron si coricò in modo tale da consentirle di posare la testa sul suo petto. Le accarezzò sovrappensiero con la punta delle dita la schiena e poteva percepire al tatto quanto lei si stesse rilassando, reduce di quell’amorevole gesto. Ma nonostante fossero insieme, l’uno tra le braccia dell’altra, lui non riusciva a seguire l’esempio della ragazza.
Forse aveva spezzato quella dolce pace nella consorte, perché sentì i suoi muscoli irrigidirsi a quella seria domanda. Se ne pentì l’istante dopo, ma non riusciva a non esternare la sua ansia.
Per sua fortuna non aveva il piacere di poter ammirare gli occhi di sua moglie in quel momento, perché probabilmente sarebbe stato incenerito sul momento. In compenso, gli arrivò una manata in pieno petto e la percepì nitidamente.
Lo strinse a sé, chiuse gli occhi e assaporò in silenzio quel momento. Lui le lasciò un delicato bacio tra i folti capelli e ricambiò quell’abbraccio come a volerla legare a sé in quel loro attimo strappato allo scorrere del tempo. Le parole che seguirono furono da lui solo pensate, non si aspettava sarebbero state anche pronunciate con un sofferto sospiro.
Si era alzata di scatto, prendendolo alla sprovvista e posando perplessa gli occhi su di lui.
La ragazza non ne poteva più di sentire quelle considerazioni strappalacrime e prima che realmente il pianto la vinse, si sottrasse rapidamente al suo abbraccio e fece per alzarsi.
Tentò di trattenerla, ma ciò che realmente disattese le sue intenzioni fu il telefono. Si bloccarono entrambi e si voltarono verso il comodino da dove proveniva lo squillo.
Ron non sapeva come tranquillizzarla, visto che a lui per primo era passato quel pensiero per la mente e dopo le tristi richieste di lui la paura non poteva che essere accentuata da entrambe le parti.
Hermione fece vagare lo sguardo dagli occhi del marito alla sua mano e cedette solo quando constatò di doversi sbrigare prima che smetesse di suonare. Prese un respiro e avviò quella chiamata.
Il suo voltò divampò, non appena udì la voce dall’altra parte della linea.
Solo a quell’annuncio Ron iniziò a tremare, era passato dai suoceri in preda alla disperata ricerca della moglie e molto probabilmente li aveva allarmati. Non ci aveva più pensato però.
Il ragazzo cercò di catturare l’attenzione di Hermione, tentando di farle capire la situazione in un sussurro. Lei lo fissò perplessa dalle domande del padre e interpretò quelle parole accompagnate da concitati gesti.
Riattaccò con sollievo per essere riuscita a mantenere il segreto, ma il suo viso poco dopo si scurì, esattamente nel momento in cui incontrò nuovamente gli occhi di Ron.
Quella minaccia non lo spaventò, anzi dovette seriamente trattenere un sorriso per la graziosa espressione che aveva assunto rivolgendogli quelle parole.
Aveva ragione, non era una notizia piacevole e a lui non sfuggì la reazione delusa della moglie a quella notizia.
Lo squadrò con diffidenza, riflettendo su quell’ansia di giustificarsi.
Non aveva più bisogno di affondare il viso nel suo cuscino per tornare a percepire quella dolce fragranza, perché lo aveva accanto a sé, a pochi centimetri, e poteva avvertire la sua presenza ad occhi chiusi. Non necessitava della vista per sentire il suo profumo e il suo respiro accompagnato da quel leggero russare che la cullava ogni notte guidandola tra le braccia di Morfeo, visto che era sempre il primo a crollare nel mondo dei sogni - come aveva potuto constatare in quei pochi giorni di matrimonio -, specie quella notte con l'accumulo di stanchezza fisica e morale dovuto alla giornata appena trascorsa.
Lo aveva inaspettatamente ad un soffio - le bastava far scivolare il braccio sulle lenzuola per sfiorarlo senza il minimo sforzo -, nonostante quella missione sarebbe dovuta durare un mese, nonostante lei avesse dovuto compiere quell’infame gesto e nonostante lui la volesse lasciare per renderla felice. Nessuno dei due avrebbe trovato la felicità stando lontani, lei era più che certa che Ron non avrebbe dormito così serenamente se loro si fossero arresi ad un destino, che, tutto sommato, li aveva accompagnati e favoriti, impedendo loro di compiere qualunque gesto estremo.
Il pesante respiro del ragazzo la coccolava, anzi li sfiorava. Lei e il loro bambino. Probabilmente Ron nel sonno si era voltato dalla sua parte, ma lei poteva solo immaginarlo. Avvertì però una mano molto vicina al suo viso, a causa del leggero spostamento d’aria che aveva provocato prima di posarsi sul suo cuscino. Era tipico di lui invadere anche il suo spazio, dettaglio che a lei non dispiacque affatto, anzi gradiva quella promiscuità e non poteva certo essere altrimenti.
Dovette cedere e schiudere lentamente le palpebre. Il suo respiro ora era ancora più reale e, dopo quello che aveva rischiato, era fin troppo rilassato. Il nodo alla gola si formò a lei al solo pensiero di aver rischiato di perderlo e, proprio mentre lei pensava di uccidere il loro bambino, anche suo marito aveva seriamente sfiorato la morte. Eppure erano entrambi lì. Non le era ancora concesso accarezzare quella creatura, ma con Ron poteva e lo fece senza alcun indugio. Gli accarezzò il viso proprio all’altezza di quella ferita che lei stessa aveva curato e su cui lui aveva lasciato la sua medicazione. Non era stata molto delicata qualche ora prima nel fasciare quella lesione, ma era tutto tranne che serena in quel momento, ora però recuperò con estrema dolcezza, trasmettendogli tutto l’amore che il suo cuore serbava per lui e la gioia di averlo di nuovo tra le sue braccia.
Sembrava ancora quel bambino che ormai più di dieci anni prima aveva conosciuto, quel ciuffo scarlatto che scendeva scomposto sulle sue palpebre chiuse era lo stesso che sempre lo aveva accompagnato e che lei avrebbe riconosciuto tra mille altri. Forse anche i loro figli avrebbero ereditato quella caratteristica … ma aveva pensato a figli? Al momento ne aspettava uno - forse solo uno - e non era nemmeno così sicura che dopo la sua nascita non avrebbero prestato attenzione affinché rimanesse tale, dopotutto c’era Sebastian e quel loro bambino le pareva già un dono immenso, una luce in quel loro futuro così sfocato e un pretesto per averlo sempre accanto, indipendentemente dai chilometri che li avrebbero separati. Che fossero sulla terra o nel cielo.
Non voleva rattristarsi con simili pensieri, non voleva pensare a quanto rischiasse ogni giorno salutandolo, a quanto ogni loro bacio potesse essere l’ultimo, perché desiderava solo ricordare e rivivere nella mente tutte le emozioni che avevano vissuto insieme in quelle ore, da quando aveva fatto rientro a casa. Forse avevano sbagliato, si erano lasciati trasportare un po’ troppo, quella lontananza forzata non aveva consentito loro di pensare razionalmente e di darsi un freno.
Le sue guance divamparono a quei ricordi ed anche al pensiero della sua pelle a stretto contatto con quelle calde coperte. Ma, nonostante l’imbarazzo per la sua nudità, non sciolse quell’amorevole carezza dal viso del marito e molto probabilmente fu proprio quel leggero tocco a provocare il suo precoce risveglio.
Ron ci mise qualche istante a ridestarsi dal profondo sonno che lo aveva catturato e non osò muovere un muscolo, non appena percepì la mano della ragazza che ancora gli scompigliava lentamente i capelli, facendo passare tra i folti crini le sue sottili dita. Era difficile per lui non accantonare tutti i problemi che pesavano sulle sue spalle grazie alla rincuorante vicinanza di Hermione.
Ron?
Dimmi
Credo … che dovresti tagliarti un po’ i capelli, sai?
Sorrise per la puntualizzazione di sua moglie e colse subito l’imbarazzo che attraversò i suoi occhi. Lui vinse quello stesso imbarazzo e le afferrò la mano, che ancora vagava tra la sua fulva chioma, intrecciando lentamente le dita di lei alle sue, proprio davanti agli occhi di entrambi. Non aveva alcuna fretta, voleva soltanto percepire tra le sue mani l'unica donna che lui avesse mai amato.
Ronald, forse stanotte abbiamo sbagliato a …
Lui per tutta risposta aumentò più forte la presa sulla sua mano, sapendo già a cosa si stesse riferendo.
Ho intenzione di non perdere nemmeno un istante del tempo che trascorriamo insieme
Non era ancora abituata a tutta la dolcezza che le riservava. Proprio lui, che non era proprio rinomato per quella dote, le dedicava attenzioni, o meglio, le riservava alla sua consorte.
Ron, ma dobbiamo per forza alzarci stamattina?
Quella domanda inaspettata lo colse alla sprovvista e persino lo sguardo di lei lo sorprese, notevolmente in contrasto con le aspettative del ragazzo.
Oh no, Ministro! Temo di avere cattive influenze su di lei. Ieri Harry sarà stato disperato senza di te al Ministero, non credo sia una buona idea ritardare oggi
Hermione per tutta risposta si avvicinò per porgergli un leggero bacio sulle labbra. Aveva ascoltato ben poco circa i timori del marito e in quel momento nemmeno le importavano le eventuali ripercussioni del suo comportamento.
Cattivissime, signor Weasley
Aveva troppe tentazioni a pochi millimetri da lui. Guardò altrove per non cedervi e subito la rimproverò, era evidente che il lavoro fosse l’ultimo dei suoi pensieri.
Hermione, vuoi replicare? Dai, non tentarmi!
Non sarebbe un’idea così malvagia
Pensa alla nostra bambina. Ora tocca a me ricordartene?
Bambina?
Non aveva riflettuto, aveva avanzato ipotesi senza nemmeno accorgersene, ma la puntualizzazione della moglie per quella svista lo rattristò inevitabilmente. Non era così certo che gli fosse concesso fare previsioni sul suo incerto futuro, ma quel desiderio così forte nemmeno il suo dubbio destino poteva cancellarlo.
Già, vorrei tanto che lo fosse, ma non sono così sicuro di esserci quando nascerà
Certo che ci sarai! So che farai anche l’impossibile per essere al nostro fianco, non ti arrenderai e lotterai per noi. Infondo sei il nostro eroe
Lo sforzo della ragazza di mostrarsi serena era lodevole, non voleva rattristarlo, ma solo riscoprire un po’ di ottimismo. Ron fece scivolare lo sguardo sulle loro mani intrecciate, sciolse quel contatto solo per riuscire ad accarezzare il suo palmo. Quella pelle, che tanto amava, lo ispirò, consentendogli di vagare attraverso i meandri più profondi dei pensieri e del suo cuore.
Sai … vorrei … vorrei tanto dirle …
Hermione ricambiò l’attenzione sui suoi gesti e attese quella che sembrava essere una conversazione tra lui e la loro bambina, come lui si augurava essere.
Ti vorrei dire, piccola mia, di quanto è bella la tua mamma. Ma probabilmente tu lo sai già. Di quanto è dolce il suo profumo e di quanto sono morbidi i suoi capelli …
Le spostò una ciocca arricciata dietro l’orecchio per scoprire il suo viso e poterla ammirare meglio, ma soprattutto per poter concentrarsi sui suoi grandi occhi nocciola.
… di quanto la amo. Hermione, se non dovessi averne la possibilità dille anche quanto le voglio bene e quanto sono orgoglioso di essere suo padre, perché so già che sarà meravigliosa come te
Per quanto fossero estremamente gradite quelle parole, lei le avvertì come un pesante macigno da sopportare. Non doveva però abbandonarsi alle lacrime, l’eventualità di perderlo così precocemente non poteva essere contemplata e lui non avrebbe vanificato i suoi sforzi di riscoprire quella tanto bramata serenità insieme.
R-Ron, finiscila, non voglio più sentire simili discorsi
Provò ad assecondare la volontà della moglie, nonostante mille infausti pensieri gli affollassero la mente. Sorrise al suo rimprovero e tentò di concentrarsi solo sul presente e, nello specifico, su quell’attimo di felicità che stavano vivendo insieme e che la vita sembrava aver regalato loro, dopo una giornata così difficile e incerta.
Ti va di stare ancora un momento abbracciati prima di prepararci?
Lei non se lo fece ripetere e Ron si coricò in modo tale da consentirle di posare la testa sul suo petto. Le accarezzò sovrappensiero con la punta delle dita la schiena e poteva percepire al tatto quanto lei si stesse rilassando, reduce di quell’amorevole gesto. Ma nonostante fossero insieme, l’uno tra le braccia dell’altra, lui non riusciva a seguire l’esempio della ragazza.
Sei sicura della decisione che hai preso?
Forse aveva spezzato quella dolce pace nella consorte, perché sentì i suoi muscoli irrigidirsi a quella seria domanda. Se ne pentì l’istante dopo, ma non riusciva a non esternare la sua ansia.
Del bambino … cioè, della bambina?
Di sposarmi
Per sua fortuna non aveva il piacere di poter ammirare gli occhi di sua moglie in quel momento, perché probabilmente sarebbe stato incenerito sul momento. In compenso, gli arrivò una manata in pieno petto e la percepì nitidamente.
Ahia, Hermione! Sai, credo di essermi dimenticato di dire una cosa a nostra figlia
Cosa?
Che sua madre è manesca … specie con suo marito
E con chi altro dovrei esserlo? Mi fai arrabbiare. Ora taci che voglio restare un po’ così prima di una lunga ed estenuante giornata di lavoro
Lo strinse a sé, chiuse gli occhi e assaporò in silenzio quel momento. Lui le lasciò un delicato bacio tra i folti capelli e ricambiò quell’abbraccio come a volerla legare a sé in quel loro attimo strappato allo scorrere del tempo. Le parole che seguirono furono da lui solo pensate, non si aspettava sarebbero state anche pronunciate con un sofferto sospiro.
Ti prego, Hermione, non Krum
Come?
Si era alzata di scatto, prendendolo alla sprovvista e posando perplessa gli occhi su di lui.
Voglio dire … se mi dovesse capitare qualcosa, non Krum, non voglio saperti tra le sue braccia. Capisco che tu sia giovane e abbia il diritto di avere qualcuno al tuo fianco che ti ami. Ed anche la nostra bambina necessita di un padre … ma il mondo è pieno di uomini e vorrei anche che tenesse veramente a voi. Certo, quanto me è impossibile, però …
La ragazza non ne poteva più di sentire quelle considerazioni strappalacrime e prima che realmente il pianto la vinse, si sottrasse rapidamente al suo abbraccio e fece per alzarsi.
Mi hai stufata, Weasley
Ferma, dove vai?!
Tentò di trattenerla, ma ciò che realmente disattese le sue intenzioni fu il telefono. Si bloccarono entrambi e si voltarono verso il comodino da dove proveniva lo squillo.
Chi può essere a quest’ora? Non ti staranno chiamando per un’altra missione, vero?
Ron non sapeva come tranquillizzarla, visto che a lui per primo era passato quel pensiero per la mente e dopo le tristi richieste di lui la paura non poteva che essere accentuata da entrambe le parti.
Certo che no! Sono appena tornato. Deve essere per tele passò con risolutezza il telefono
Coraggio, rispondi
Hermione fece vagare lo sguardo dagli occhi del marito alla sua mano e cedette solo quando constatò di doversi sbrigare prima che smetesse di suonare. Prese un respiro e avviò quella chiamata.
Pronto
Il suo voltò divampò, non appena udì la voce dall’altra parte della linea.
Papà!
Solo a quell’annuncio Ron iniziò a tremare, era passato dai suoceri in preda alla disperata ricerca della moglie e molto probabilmente li aveva allarmati. Non ci aveva più pensato però.
Papà, sto bene
Il ragazzo cercò di catturare l’attenzione di Hermione, tentando di farle capire la situazione in un sussurro. Lei lo fissò perplessa dalle domande del padre e interpretò quelle parole accompagnate da concitati gesti.
I-io e Ron ci siamo fraintesi, lui pensava di trovarmi lì, invece ero al Ministero … sì, sto bene, tranquillo, papà … ciao … buona giornata anche a te
Riattaccò con sollievo per essere riuscita a mantenere il segreto, ma il suo viso poco dopo si scurì, esattamente nel momento in cui incontrò nuovamente gli occhi di Ron.
Ma sei scemo?! Allarmi i miei??
Tesoro, non sapevo dove cercarti, ero disperato. Solo dopo mi è venuto in mente di cercare nel tuo cassetto … Ah, a proposito …
Un’altra parola sulla tua morte o su Krum, Weasley, ed un funerale ci sarà veramente, perché prima divorzio e poi ti uccidono con le mie mani
Quella minaccia non lo spaventò, anzi dovette seriamente trattenere un sorriso per la graziosa espressione che aveva assunto rivolgendogli quelle parole.
No, amore, giuro, l’argomento è un altro, ma non posso prometterti che sarà comunque piacevole. Oggi, dopo il lavoro, dovrei passare da Sebastian, forse una chiamata dopo due settimane è un po’ riduttiva, non credi?
Aveva ragione, non era una notizia piacevole e a lui non sfuggì la reazione delusa della moglie a quella notizia.
Ma torno subito! Il tempo di passare per un saluto veloce e sono da te … da voi
Lo squadrò con diffidenza, riflettendo su quell’ansia di giustificarsi.
È quel libro, vero?
Quale libro?
Come sedurre una strega
Veramente è Dodici passi infallibili per sedurre una strega. E pensi ti abbia conquistata così?
Perché, non è vero?
No, affatto. Se avessi seguito i suggerimenti di quel libro, avresti sposato un altro. Tu sei l’eccezione che conferma la regola
… e tu saresti con Lavanda
Ora, signora Weasley, è pregata lei di non affrontare simili discorsi
***
Ron aveva avuto ragione, Harry non aveva trascorso una giornata facile al Ministero. Ricadde inevitabilmente tutto su di lui per provare a colmare l’assenza di entrambi.
Dopo un’ennesima notte in bianco per colpa delle grida di James, pregò seriamente che i due ritornassero al lavoro e avessero soprattutto chiarito quella difficile situazione. Era seriamente preoccupato per la sua amica, non aveva ricevuto alcuna notizia dalla sera precedente e sperò davvero che, dopo quel gesto così impulsivo, lei avesse compreso quanto fosse stato sbagliato il suo comportamento e fosse ritornata a casa.
La stanchezza sembrò sparire sul volto del ragazzo quando intravide il Ministro percorrere il corridoio, mentre era intenta a sbottonarsi il soprabito.
Si avvicinava a lui senza nemmeno accorgersene e quando gli fu a pochi passi, Harry richiamò la sua attenzione con sorpresa, anche se in fondo sapeva che avrebbe presto riacquistato il suo tanto prezioso senno.
Hermione
La ragazza si bloccò all’improvviso e, interrompendo di slacciare i bottoni, alzò lo sguardo sul cognato.
Harry, ciao
Come stai? Non avrai mica …
Il timore che lei potesse aver portato a termine quel gesto spinta da un’assurda convinzione gli fece mancare il fiato per un istante. Abbassò d’istinto gli occhi sul ventre di lei, un punto che era stato scoperto dalla pesante stoffa del soprabito, in cui la camicetta la attillava, nonostante nessuno avrebbe potuto sospettare lo stato in cui riversasse.
Assolutamente no, tranquillo. Anzi, ti ringrazio, se non fosse stato per te, a quest’ora io e Ron non diventeremmo genitori … insieme, intendo
Harry ignorò quel tono infastidito, sapeva a cosa si stesse riferendo, ma non voleva assecondarla, tanto niente sarebbe cambiato e lui non desiderava alimentare i suoi timori.
Non sai che sollievo sentirtelo dire
Anche solo il sorriso dell’amico le fece percepire la sua vicinanza e allontanò quei tristi pensieri dalla sua mente.
Mi dispiace di averti lasciato nei guai qui al Ministero
Non preoccuparti, me la sono cavata. A proposito, dove sei stata? E Ron?
Avevo bisogno di riflettere … mi ha anticipata. Credo sia già arrivato
Rivelargli il luogo del suo rifugio avrebbe sicuramente scatenato la sua ira e non desiderava ricevere il terzo grado anche da lui, si era già pentita a sufficienza. Harry ebbe il tatto di non chiedere ulteriori informazioni, ma solo di notare la luce negli occhi che accompagnava la ragazza quella mattina.
Sei raggiante stamattina, sai?
Sarà la gravidanza
No, non è la gravidanza, o almeno, non solo … leggo una serenità simile anche negli occhi di Ginny
E tu da quando capisci così bene le donne? Tua moglie mi ha sempre detto il contrario
Non cambi argomento, Ministro. Avete fatto pace?
Hermione ricominciò a concentrarsi sul suo soprabito che aveva lasciato sbottonato a metà, in preda all'imbarazzo provocato dalle allusioni dell'amico.
Sì, abbiamo fatto pace, almeno, per il momento, perché tanto la situazione non cambia. Harry, puoi almeno evitare di mandarmelo chissà dove per un po’?
Lo avrei fatto comunque. Ora è il caso che ti stia vicino. Facciamo così, quando ti fa arrabbiare me lo dici e te lo spedisco il più lontano possibile da Londra. Soprattutto per il suo bene
***
Dopo la rincuorante conversazione con il cognato, aveva ripreso il suo cammino verso l’ufficio e poteva solo immaginare quanto lavoro arretrato avesse da assolvere, nonostante fosse mancata per meno di ventiquattro ore.
Aprì la porta con riluttanza e si sorprese piacevolmente quando si accorse che sulla scrivania non vi era un mucchio di fascicoli, ma era esattamente nello stato in cui l’aveva lasciata. Probabilmente Harry si era impegnato per non addossarle ulteriori incombenze, sapendo già quanto fosse sconvolta e poco mentalmente preparata ad affrontare mansioni così impegnative.
La commosse quella premura. Si avviò verso la sua poltrona, appoggiò il soprabito allo schienale e prima ancora di sedersi lo sguardo cadde su un foglio, appoggiato proprio di fronte a lei. In quello spoglio davanzale di legno non le fu difficile notarlo e soprattutto ricordava bene di non averlo lasciato lei in quella posizione.
Lo afferrò e dalla firma lo riconobbe. Era un verbale di suo marito e riguardava una missione risalente ad almeno un mese prima, quando loro non erano ancora sposati e lei non era nemmeno Ministro. Era sempre il solito ritardatario, probabilmente avrebbe già dovuto consegnarlo a Kingsley.
A quel tempo era tutto più semplice, organizzavano con gioia il loro matrimonio e mai si sarebbe potuta aspettare nemmeno nei suoi incubi peggiori che la loro vita insieme, così bramata, avrebbe avuto un inizio simile.
Lo lesse, forse la curiosità di scoprire i dettagli di quella missione la spinse in quel gesto. Era stata una semplice ronda, nulla di complesso, non avevano incontrato alcuna difficoltà, eppure si ritrovò inevitabilmente a pensare che presto avrebbe ricevuto anche il verbale di quella terribile missione appena conclusasi. Sperò perlomeno che a suo marito non venisse in mente di essere puntuale proprio in quell’occasione.
Quando i suoi occhi percorsero l’ultima riga di testo, una freccia che stonava totalmente con il resto del documento attirò la sua attenzione. Voltò il foglio seguendo quelle indicazioni e un ti amo scritto nel mezzo di quel retro bianco del documento la prese alla sprovvista.
Sorrise, aveva gradito, specie per averle fatto riacquistare il buon umore dopo quegli oscuri pensieri, come se lui avesse previsto la sua reazione davanti a quel pezzo di carta e avesse pensato di rimediarvi con un dolce gesto. Peccato però che non avesse affatto gradito le modalità di quell'amorevole attenzione, visto che lei era pur sempre il Ministro e quello era un importante documento. Si sedette alla scrivania e, impossessandosi del telefono, compose il numero dell’ufficio di suo marito. Dopo qualche infinito secondo sentì alzare finalmente la cornetta e non gli diede nemmeno il tempo di annunciare la sua presenza.
Non si aspettava una reazione simile, l’aveva decisamente lasciato perplesso.
Gli parve decisamente una reazione esagerata persino per lei, tanto che non si offese, ma attribuì quell'atteggiamento al suo stato.
La ragazza sospirò alle pacate parole di lui, rendendosi probabilmente essa stessa conto di aver esagerato.
Fece appena in tempo ad ammettere le sue colpe che udì dall’altro capo del telefono dei nitidi colpi. Si spaventò, nonostante Harry le avesse assicurato che non gli avrebbe affidato alcun tipo di incarico per un po' di tempo.
Aprì la porta con riluttanza e si sorprese piacevolmente quando si accorse che sulla scrivania non vi era un mucchio di fascicoli, ma era esattamente nello stato in cui l’aveva lasciata. Probabilmente Harry si era impegnato per non addossarle ulteriori incombenze, sapendo già quanto fosse sconvolta e poco mentalmente preparata ad affrontare mansioni così impegnative.
La commosse quella premura. Si avviò verso la sua poltrona, appoggiò il soprabito allo schienale e prima ancora di sedersi lo sguardo cadde su un foglio, appoggiato proprio di fronte a lei. In quello spoglio davanzale di legno non le fu difficile notarlo e soprattutto ricordava bene di non averlo lasciato lei in quella posizione.
Lo afferrò e dalla firma lo riconobbe. Era un verbale di suo marito e riguardava una missione risalente ad almeno un mese prima, quando loro non erano ancora sposati e lei non era nemmeno Ministro. Era sempre il solito ritardatario, probabilmente avrebbe già dovuto consegnarlo a Kingsley.
A quel tempo era tutto più semplice, organizzavano con gioia il loro matrimonio e mai si sarebbe potuta aspettare nemmeno nei suoi incubi peggiori che la loro vita insieme, così bramata, avrebbe avuto un inizio simile.
Lo lesse, forse la curiosità di scoprire i dettagli di quella missione la spinse in quel gesto. Era stata una semplice ronda, nulla di complesso, non avevano incontrato alcuna difficoltà, eppure si ritrovò inevitabilmente a pensare che presto avrebbe ricevuto anche il verbale di quella terribile missione appena conclusasi. Sperò perlomeno che a suo marito non venisse in mente di essere puntuale proprio in quell’occasione.
Quando i suoi occhi percorsero l’ultima riga di testo, una freccia che stonava totalmente con il resto del documento attirò la sua attenzione. Voltò il foglio seguendo quelle indicazioni e un ti amo scritto nel mezzo di quel retro bianco del documento la prese alla sprovvista.
Sorrise, aveva gradito, specie per averle fatto riacquistare il buon umore dopo quegli oscuri pensieri, come se lui avesse previsto la sua reazione davanti a quel pezzo di carta e avesse pensato di rimediarvi con un dolce gesto. Peccato però che non avesse affatto gradito le modalità di quell'amorevole attenzione, visto che lei era pur sempre il Ministro e quello era un importante documento. Si sedette alla scrivania e, impossessandosi del telefono, compose il numero dell’ufficio di suo marito. Dopo qualche infinito secondo sentì alzare finalmente la cornetta e non gli diede nemmeno il tempo di annunciare la sua presenza.
Ronald, ti sembra normale scarabocchiare i verbali?
Ciao anche a te, amore. Ma ci siamo visti un quarto d’ora fa … mi hai chiamato per dirmi che mi ami anche tu?
No, Ronald, ti ho chiamato per dirti che sei un idiota e se mi consegni ancora un verbale in questo stato, te lo faccio riscrivere. Intesi?
Non si aspettava una reazione simile, l’aveva decisamente lasciato perplesso.
Forse avrei dovuto attaccare un post-it
No, avresti dovuto fare meno l’idiota
Gli parve decisamente una reazione esagerata persino per lei, tanto che non si offese, ma attribuì quell'atteggiamento al suo stato.
Hermione, tutto bene? Ti sento più aggressiva del solito. Volevo solo fare un gesto carino, non farti arrabbiare
La ragazza sospirò alle pacate parole di lui, rendendosi probabilmente essa stessa conto di aver esagerato.
Scusa, Ron, hai ragione. Ho apprezzato, ma la prossima volta dichiarati in un altro modo
Fece appena in tempo ad ammettere le sue colpe che udì dall’altro capo del telefono dei nitidi colpi. Si spaventò, nonostante Harry le avesse assicurato che non gli avrebbe affidato alcun tipo di incarico per un po' di tempo.
Ci puoi contare. Tesoro, ora devo andare, bussano alla porta. Ci vediamo stasera
Anche prima di stasera, Ron, ricordati della sentenza
Grazie per avermelo ricordato, non so come farei senza di te. A dopo, Hermione
***
Ginny. Che ci fai qui? Aspetta, fammi indovinare, secondo round?
La sorella non attese nemmeno il permesso di entrare, si precipitò nel suo ufficio e seguì con diffidenza i gesti di Ron mentre riattaccava.
Come accidenti ti è saltato in mente? Sapevo di avere un fratello cretino, ma non fino a questo punto
Si avviò verso la scrivania e si sedette proprio di fronte a lui con una certa aria di sfida, appoggiando le braccia alla scrivania per essere maggiormente chiara circa le sue intenzione. Quella non sarebbe certo stata una visita di cortesia e nemmeno una conversazione amichevole.
Prego, accomodati pure. Certo che sai sempre come consolarmi, vero?
Ron, sai che intendo e poi sinceramente non mi sembri tu quello da dover essere consolato ... ci sei andato a letto??
Ti prego, Ginny, è già abbastanza difficile
Sì, lo è e fortuna che Hermione ha cambiato idea, altrimenti sarebbe stata tutta colpa tua
Sapeva già che non l’avrebbe spuntata contro quella ragazza. Si rassegnò a quel terzo grado e si mise persino comodo sulla sua poltrona, visto che non sapeva quanto sarebbe durato.
Dì la verità, tu e la mia coscienza vi siete messe d’accordo
Impossibile, tu non hai una coscienza
Ginny, insultami e poi lasciami lavorare
Insultarti è riduttivo. Io l’avevo detto ad Hermione che non ti avrebbe dovuto sposare, ma lei ovviamente ha iniziato a dirmi quanto ti amava. E fossi stata in lei non ti avrei piantato il giorno prima del matrimonio, ma dopo che tu avevi pronunciato sì, lo voglio
Lo sai che sei perfida, vero, sorellina?
Sono realista e lungimirante, visto tutto quello che deve passare quella povera ragazza per colpa dei tuoi casini
Avrebbe sicuramente preferito che le rivolgesse i peggiori appellativi che fossero mai esistiti piuttosto che quelle fondate accuse. Si avvicinò a lei con la sedia sperando di far valere le sue ragioni e di farle comprendere quanto fossero onorevoli le sue intenzioni verso Hermione e il loro bambino.
Ginny, cerco di non farle mancare nulla. Né a lei né a nostro figlio
Sei almeno sicuro di essere il padre di quel bambino?
Certo che … che vuoi dire?
Quella domanda lo aveva preso decisamente alla sprovvista, lui non poteva essere stato così sprovveduto e la sua espressione sorpresa comunicava da sé il suo disorientamento.
Non dirmi che sei stato così ingenuo?! No, anzi, che lo è stata Hermione, ma forse era semplicemente troppo sconvolta ... e chi non lo sarebbe stato?
Io e Lavanda stavamo insieme, certo che è mio figlio. Tu pensi che sia stata con qualcun altro??
Non mi sono mai fidata di Lavanda e certamente non inizierò ora
Ma se così fosse mi avrebbe tradito
E te lo meriteresti, così prima di combinare casini impari a fare chiarezza nel tuo cuore
***
Purtroppo per lui, la giornata era passata troppo velocemente e il fatidico momento era arrivato.
Ron era davanti a quella porta e dopo la conversazione tenuta con Ginny si trovava in seria difficoltà a bussare. Se prima i dubbi erano passati in secondo piano, ora non lo volevano più abbandonare.
Non sapeva come comportarsi una volta annunciato il suo ritorno. Un’inevitabile confusione lo invase, l’affetto che aveva imparato a provare per quel bambino era ormai innegabile per lui, perciò ora, paradossalmente, persino il pensiero di non essere suo padre lo faceva stare male.
Prese coraggio e suonò. Solo dopo infiniti attimi la ragazza si decise ad aprire, senza nemmeno chiedere chi fosse, nonostante ormai l'imbrunire stesse chiaramente scendendo.
La risolutezza con cui aveva accolto l’ospite si affievolì quando ne scoprì l’identità, ma era tutt’altro che delusa, anzi fu per lei una piacevole sorpresa.
Fortunatamente quel bambino sembrava più diligente di lui. Ammesso che fosse suo figlio.
Lavanda gli fece spazio e gli indicò le scale, invitandolo cordialmente a salire per raggiungerlo, sapendo già quanto il bambino ne sarebbe stato felice.
Ron accolse ben volentieri quell’invito, probabilmente se avesse trascorso un minuto in più in compagnia di lei, gli sarebbe venuta la malsana tentazione di rivolgerle domande poche gradite e opportune.
La porta della cameretta era aperta e non fece alcuna fatica a trovarlo. Rimase qualche istante sulla soglia ad osservarlo mentre si impegnava, concentrato sul suo quaderno. Gli dispiacque veramente disturbarlo, ebbe seriamente l'istinto di andarsene o forse la paura che non fosse realmente suo figlio gli dettava di interrompere quella conoscenza per non rendere più traumatico un eventuale distacco.
Peccato però che il piccolo non gli diede modo nemmeno di iniziare a mettere in pratica quei pensieri, visto che Sebastian si accorse della sua presenza e si precipitò tra le sue braccia, scendendo rapidamente dalla sedia.
Ron assecondò quello slancio di affetto, sollevandolo da terra e abbracciandolo forte a sé. Dopotutto non era stato così sicuro di rivederlo e quel contatto non poté evitare di riempirlo di gioia. Probabilmente dai sentimenti che provava avrebbe dovuto comprendere che era effettivamente suo figlio, non era esperto di simili esperienze, ma doveva essere senz'altro così. La solita colpa tornò a bussare alle porte del suo cuore.
Lo fece scendere dalle sue braccia, prima ancora di ricevere una qualsiasi risposta, di certo non poteva raccontare ad un bambino di sei anni le avventure che aveva vissuto senza evitare di traumatizzarlo. Però Sebastian non sembrava intenzionato a salutarlo così presto dopo gli infiniti giorni di assenza, gli afferrò la mano e lo tirò verso la scrivania.
Gli strinse forse la mano e subito dopo accarezzò quei biondi capelli, così diversi dai suoi. Uscì rivolgendogli un sorriso per contrastare la delusione del piccolo. Chiuse la porta dietro di sé, forse un ultimo disperato gesto per lasciarsi alle spalle i problemi che ora lo avevano inevitabilmente coinvolto sentimentalmente.
Era talmente immerso nei suoi pensieri e in quel turbinio di sentimenti contrastanti che non si era nemmeno accorto della presenza di Lavanda nei pressi della stanza e doveva aver seguito tutta la scena tra i due.
Il ragazzo si voltò verso di lei con uno scatto, non accogliendo affatto quella considerazione come avrebbe probabilmente dovuto fare in circostanze più serene, se solo il suo cuore e la sua mente gli avessero consentito di riscoprire un po' di pace.
La spiazzò quella domanda, tanto che il sorriso che si era dipinto sulle sue labbra di spense all’improvviso.
Non era riuscito a trattenersi, ci aveva provato, ma le parole fluirono in piena autonomia dalla sua bocca.
Lei sperò di aver sentito male, mentre lui non era nemmeno più certo di ciò che sperava di udire.
Ron cercò di cambiare il registro, si rese conto di aver mosso accuse pesanti, ma cercò ugualmente di dimostrarle quanto le sue ragioni fosse fondate e andassero ben oltre delle semplici accuse.
Si stava decisamente alterando, Ron poteva percepire rabbia e rancore nella sua voce e non erano nemmeno dovuti solo alla richiesta degli ultimi minuti.
L’aveva inaspettatamente placata con quelle parole, probabilmente era riuscito a far valere le sue ragioni.
Aveva evidentemente rivelato un’informazione che la sconvolse ed anche il suo tono si ridusse ad un sofferente sussurro.
La fissava con intensità negli occhi, ma lei era ancora sconvolta per quelle ultime notizie. Non abbassò lo sguardo, lo ricambiò e con sicurezza e sincerità replicò ai dubbi del ragazzo.
Peccato che quella conversazione smise presto di essere riservata, visto che Sebastian, distratto dalle urla dei genitori, era uscito dalla stanza e li fissava perplesso.
Fu totalmente superfluo l’intervento di Lavanda, perché le intenzioni del bambino erano proprio quelle di chiudersi nella sua cameretta ma in totale solitudine.
Era sinceramente mortificato, rivelarglielo in quel modo non era nelle sue intenzioni. Come sempre sbagliava i modi di manifestare anche i più ragionevoli propositi ed Hermione glielo aveva fatto notare appena qualche ora prima, forse inconsapevolmente, ma in quell'occasione i danni non erano stati così pesanti come in quel momento.
Gli passò accanto sfiorandolo e Ron poté percepire il dolore che le aveva provocato da quel leggero tocco. La ragazza scomparve poco dopo oltre quella porta, senza dargli il tempo di ridestarsi dallo sconforto e lasciandolo solo nel mezzo del corridoio.
Ron era davanti a quella porta e dopo la conversazione tenuta con Ginny si trovava in seria difficoltà a bussare. Se prima i dubbi erano passati in secondo piano, ora non lo volevano più abbandonare.
Non sapeva come comportarsi una volta annunciato il suo ritorno. Un’inevitabile confusione lo invase, l’affetto che aveva imparato a provare per quel bambino era ormai innegabile per lui, perciò ora, paradossalmente, persino il pensiero di non essere suo padre lo faceva stare male.
Prese coraggio e suonò. Solo dopo infiniti attimi la ragazza si decise ad aprire, senza nemmeno chiedere chi fosse, nonostante ormai l'imbrunire stesse chiaramente scendendo.
Ciao, Lavanda
Ron. Quando sei tornato?
La risolutezza con cui aveva accolto l’ospite si affievolì quando ne scoprì l’identità, ma era tutt’altro che delusa, anzi fu per lei una piacevole sorpresa.
Ieri, ma non ho avuto modo di passare … c’è Sebastian?
Sì, è nella sua stanza e si sta ancora dedicando ai compiti
Fortunatamente quel bambino sembrava più diligente di lui. Ammesso che fosse suo figlio.
Posso entrare?
Lavanda gli fece spazio e gli indicò le scale, invitandolo cordialmente a salire per raggiungerlo, sapendo già quanto il bambino ne sarebbe stato felice.
Ron accolse ben volentieri quell’invito, probabilmente se avesse trascorso un minuto in più in compagnia di lei, gli sarebbe venuta la malsana tentazione di rivolgerle domande poche gradite e opportune.
La porta della cameretta era aperta e non fece alcuna fatica a trovarlo. Rimase qualche istante sulla soglia ad osservarlo mentre si impegnava, concentrato sul suo quaderno. Gli dispiacque veramente disturbarlo, ebbe seriamente l'istinto di andarsene o forse la paura che non fosse realmente suo figlio gli dettava di interrompere quella conoscenza per non rendere più traumatico un eventuale distacco.
Peccato però che il piccolo non gli diede modo nemmeno di iniziare a mettere in pratica quei pensieri, visto che Sebastian si accorse della sua presenza e si precipitò tra le sue braccia, scendendo rapidamente dalla sedia.
Ehy, piccolo
Papà!
Ron assecondò quello slancio di affetto, sollevandolo da terra e abbracciandolo forte a sé. Dopotutto non era stato così sicuro di rivederlo e quel contatto non poté evitare di riempirlo di gioia. Probabilmente dai sentimenti che provava avrebbe dovuto comprendere che era effettivamente suo figlio, non era esperto di simili esperienze, ma doveva essere senz'altro così. La solita colpa tornò a bussare alle porte del suo cuore.
Stai bene, piccolo?
Hai salvato il mondo, papà?
Qualcosa di simile sì. Ora ti lascio ai tuoi compiti, altrimenti la mamma si arrabbia. Ok? Noi ci rivediamo presto
Lo fece scendere dalle sue braccia, prima ancora di ricevere una qualsiasi risposta, di certo non poteva raccontare ad un bambino di sei anni le avventure che aveva vissuto senza evitare di traumatizzarlo. Però Sebastian non sembrava intenzionato a salutarlo così presto dopo gli infiniti giorni di assenza, gli afferrò la mano e lo tirò verso la scrivania.
Papà, mi aiuti?
Sono certo tu sia più bravo di me
Gli strinse forse la mano e subito dopo accarezzò quei biondi capelli, così diversi dai suoi. Uscì rivolgendogli un sorriso per contrastare la delusione del piccolo. Chiuse la porta dietro di sé, forse un ultimo disperato gesto per lasciarsi alle spalle i problemi che ora lo avevano inevitabilmente coinvolto sentimentalmente.
Era talmente immerso nei suoi pensieri e in quel turbinio di sentimenti contrastanti che non si era nemmeno accorto della presenza di Lavanda nei pressi della stanza e doveva aver seguito tutta la scena tra i due.
È un bravo bambino, sai, Ron?
Il ragazzo si voltò verso di lei con uno scatto, non accogliendo affatto quella considerazione come avrebbe probabilmente dovuto fare in circostanze più serene, se solo il suo cuore e la sua mente gli avessero consentito di riscoprire un po' di pace.
Ed è anche mio figlio, vero, Lavanda?
La spiazzò quella domanda, tanto che il sorriso che si era dipinto sulle sue labbra di spense all’improvviso.
Non era riuscito a trattenersi, ci aveva provato, ma le parole fluirono in piena autonomia dalla sua bocca.
Perché sento una nota di rimprovero nella tua voce?
Lavanda, tu sei sicura che Sebastian sia mio figlio?
Come, scusa??
Lei sperò di aver sentito male, mentre lui non era nemmeno più certo di ciò che sperava di udire.
Senti, n-non sarebbe il caso di … ecco …
Ron cercò di cambiare il registro, si rese conto di aver mosso accuse pesanti, ma cercò ugualmente di dimostrarle quanto le sue ragioni fosse fondate e andassero ben oltre delle semplici accuse.
Tu vuoi fare il test del DNA
Voglio solo essere sicuro che sia mio figlio prima di stravolgere la vita a me e a lui
Chiaro, ti presenti dopo due settimane e mi accusi di averti mentito? Sai che ti dico? Abbiamo vissuto sei anni senza di te e non facciamo alcuna fatica ad escluderti dalla nostra vita
Si stava decisamente alterando, Ron poteva percepire rabbia e rancore nella sua voce e non erano nemmeno dovuti solo alla richiesta degli ultimi minuti.
Lavanda, nelle ultime settimane ho lavorato, credimi se ti dico che non mi sono affatto divertito. E poi se tu me lo dici dopo sei anni, i dubbi sorgerebbero a chiunque!
L’aveva inaspettatamente placata con quelle parole, probabilmente era riuscito a far valere le sue ragioni.
No, Ron, nessuno farà alcun tipo di analisi su mio figlio
Lavanda, se è mio figlio non hai nulla da temere. Per favore, io sono sposato, questo non lo posso ignorare. E poi Hermione è incinta ed io devo …
Aveva evidentemente rivelato un’informazione che la sconvolse ed anche il suo tono si ridusse ad un sofferente sussurro.
Ora è tutto più chiaro. Sebastian passa in secondo piano oppure stai semplicemente cercando un modo per liberarti di lui
Lavanda, ascoltami, nessuno lo vuole far passare in secondo piano. Se è mio figlio mi prendo tutte le responsabilità, ma se non lo è, lui ha bisogno di suo padre. Ti chiedo solo la verità, non mi arrabbio e ti starò comunque vicino, mi sono affezionato a Sebastian. Credimi se ti dico che io non posso essere un buon padre per alcun bambino, quindi se non è mio figlio è solo un bene
La fissava con intensità negli occhi, ma lei era ancora sconvolta per quelle ultime notizie. Non abbassò lo sguardo, lo ricambiò e con sicurezza e sincerità replicò ai dubbi del ragazzo.
È tuo figlio, Ron
Allora portiamolo al San Mungo e ce lo dico in un secondo
No!
Perché non sa di essere un mago?
Peccato che quella conversazione smise presto di essere riservata, visto che Sebastian, distratto dalle urla dei genitori, era uscito dalla stanza e li fissava perplesso.
T-tesoro, aspettami dentro, ti raggiungo tra un momento
Fu totalmente superfluo l’intervento di Lavanda, perché le intenzioni del bambino erano proprio quelle di chiudersi nella sua cameretta ma in totale solitudine.
Complimenti, Ron, noto con piacere che la paternità non è bastata a renderti più sensibile, vero?
M-mi dispiace, io non …
Era sinceramente mortificato, rivelarglielo in quel modo non era nelle sue intenzioni. Come sempre sbagliava i modi di manifestare anche i più ragionevoli propositi ed Hermione glielo aveva fatto notare appena qualche ora prima, forse inconsapevolmente, ma in quell'occasione i danni non erano stati così pesanti come in quel momento.
Ora credo di dovergli dare parecchie spiegazioni, ma tu vattene tranquillo, dopotutto non siamo noi la tua famiglia, vai da tua moglie e da tuo figlio, non abbiamo bisogno di te. Hai già fatto abbastanza ed hai ragione, non è il caso di stravolgerti la vita
Lavanda, se vuoi, possiamo parlargli insieme
Non riuscirai mai a considerare Sebastian come tuo figlio, per il semplice fatto che è nostro figlio, vero? Devo rassegnarmi, non sono io il tuo grande amore. Mi dispiace solo che a farne le spese sia quel bambino
Gli passò accanto sfiorandolo e Ron poté percepire il dolore che le aveva provocato da quel leggero tocco. La ragazza scomparve poco dopo oltre quella porta, senza dargli il tempo di ridestarsi dallo sconforto e lasciandolo solo nel mezzo del corridoio.
***
Lavanda lo aveva cacciato via senza nemmeno dargli la possibilità di rimediare. Era mortificato, voleva rivelargli le sue origini magiche, ma non in quel modo ed era certo che persino Hermione lo avrebbe rimproverato per il poco tatto impiegato.
Se solo avesse parlato prima con lei della conversazione avuta con Ginny, magari sua moglie gli avrebbe consigliato di non insinuare dubbi sulla sua paternità, perché sicuramente lei avrebbe previsto quel risvolto negativo.
L'errore però l'aveva già commesso ed ora un confronto con la ragazza diventò vitale per riuscire a sopportare quel peso sul cuore che lo stava opprimendo al solo pensiero di aver fatto soffrire quel bambino. Solo la sua ultima vittima. Ed era davvero assurdo come potesse diventare carnefice da un momento all'altro senza nemmeno accorgersene, proprio lui che rischiava la vita per consentire alla giustizia di trionfare. Aveva avuto ragione, lui non poteva essere un buon padre per nessuno e ad impedirgli di esserlo non era solo la precarietà del suo lavoro, ma anche la sua evidente immaturità ad affrontare situazioni così delicate.
Tornò a casa con la speranza di ricevere qualche rincuorante consiglio dalla moglie, ma, per sua sfortuna, trovò una pessima sorpresa, solo un bigliettino volante all’ingresso.
Se solo avesse parlato prima con lei della conversazione avuta con Ginny, magari sua moglie gli avrebbe consigliato di non insinuare dubbi sulla sua paternità, perché sicuramente lei avrebbe previsto quel risvolto negativo.
L'errore però l'aveva già commesso ed ora un confronto con la ragazza diventò vitale per riuscire a sopportare quel peso sul cuore che lo stava opprimendo al solo pensiero di aver fatto soffrire quel bambino. Solo la sua ultima vittima. Ed era davvero assurdo come potesse diventare carnefice da un momento all'altro senza nemmeno accorgersene, proprio lui che rischiava la vita per consentire alla giustizia di trionfare. Aveva avuto ragione, lui non poteva essere un buon padre per nessuno e ad impedirgli di esserlo non era solo la precarietà del suo lavoro, ma anche la sua evidente immaturità ad affrontare situazioni così delicate.
Tornò a casa con la speranza di ricevere qualche rincuorante consiglio dalla moglie, ma, per sua sfortuna, trovò una pessima sorpresa, solo un bigliettino volante all’ingresso.
Amore, scusa, oggi è stata una giornata impegnativa al Ministero e mi sono dimenticata di avvisarti che mi ha chiamata tua madre. Ci raggiungi? Le diamo la bella notizia, cosa ne dici? O è troppo presto? Sono certa che ne sarebbe felice.
Ti aspetto.
Ti aspetto.
***
Il grande orologio all'ingresso segnava quasi le ventuno e di suo marito non vi era ancora l'ombra. Eppure avrebbe dovuto essere già passato a casa. Era in pensiero, specie se ricordava che dopo il lavoro sarebbe passato da Sebastian e Lavanda.
Da più di mezz'ora ormai passava regolarmente davanti alla porta con la speranza di sentirlo materializzarsi da un momento all'altro. Si era ormai arresa a quel via vai, quando sentì il citofono suonare. Molly però fu più veloce e la anticipò di qualche secondo.
Ciao, mamma
Ciao, tesoro
Lo accolse con un grande sorriso e subito dopo lo attirò a sé avvolgendolo in un caloroso abbraccio, una stretta a cui lui tentò di sottrarsi, lamentandosi.
Ehy, mamma
Scusa, ma non ti vedo da due settimanelo scrutò attentamente per constatare le sue condizioni, molto probabilmente le stesse preoccupazioni che avevano accompagnato sua moglie in quelle settimane non erano state così diverse da quelle della madre
E poi quando pensavate di darmi la bella notizia?
Hermione te lo ha già detto?
Tesoro, ho avuto sette figli, non credi che riesca a capirlo da sola?
Solo in quel momento Ron si accorse della presenza di Hermione poco distante da loro che li osserva. Entrò e si diresse proprio verso di lei senza però ricambiare il suo sorriso.
Lo ha scoperto da sola. Ti volevo aspettare, ma …
Sì, lo so. Ti posso parlare un momento in privato?
Evidentemente i timori che avevano accompagnato la ragazza nell'attesa non erano stati così infondati.
Spazio dell’autrice
Ciao ragazzi!
Scusatemi tanto, tra la lunghezza del capitolo e gli esami ho tardato :(
Vi anticipo già che Lavanda nasconde qualcosa ... non so se da questo capitolo si possa già intendere cosa ... ma lo si scoprirà ;)
Grazie come sempre di cuore per continuare a seguirmi! <3
Alla prossima :)
Baci
-Vale