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Autore: Emmastory    10/02/2018    3 recensioni
Le Cronache di Aveiron si sono ormai concluse, ma cosa sarebbe successo se il destino avesse avuto piani completamente diversi per i nostri cari eroi, che senza saperlo si ritroveranno quindi a vivere situazioni e avventure tutte nuove? Scopritelo dando uno sguardo a quelli che ancora pochi conoscono come "Racconti perduti di Ascantha."
Attenzione: La seguente storia tiene solo parzialmente conto degli avvenimenti nella saga originale, e alcuni dei personaggi, quali Karon, Nola, Nora, Yuri e Millie non mi appartengono, essendo infatti proprietà dell'autrice "KaronMigarashi" che ha contribuito alla sua scrittura.
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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I-racconti-perduti-di-Ascantha-mod
 
 
Mini-Rain-potion
 
 
Capitolo III
 
Un semplice scherzo
 
Karon e Nola si fissarono per un istante, ed entrambe videro la noia riflessa nell'espressione dell'altra. Erano andate a fare una visita a sorpresa a casa della principessa, ma non trovandola, decisero di aspettarla. Non l'avessero mai fatto! Purtroppo per loro, infatti, ad intrattenerle c'era Stefan, che quel giorno era evidentemente in vena di chiacchiere. Era una cosa rara, ma il tutto sarebbe stato più sopportabile se l'uomo avesse deciso di cambiare argomento. Irremovibile, continuava a parlare di una sola persona, osannandola e venerandola. Rain. Alle ragazze non piaceva, ma dalla sua bocca usciva soltanto lei. Dopo un pò, stufa di quel monologo melenso, Karon si alzò dal divano e issò le mani al cielo in una muta preghiera. "Stefan, accidenti, fattelo dire, uomo! Preferirei farmi riempire la testa di rimproveri da Rain piuttosto che stare qui ad ascoltarti ancora!" Gridò, scocciata e arrabbiata. A farle perdere la speranza, un ennesimo sorriso di Stefan. Amava la sua Rain, non poteva farci nulla, e finalmente riusciva a capire come si sentisse quando era lui a non essere in casa, avendo troppo da fare con gli stupidi turni di guardia organizzati da re Ronan. Capendo di essere senza speranza, Karon chiuse gli occhi sbuffando sonoramente, poi si voltò verso Nola, indicando Stefan con entrambe le mani. "Vedi? Vedi perchè non mi innamoro mai?" Le disse, ancora seccata da quel comportamento. "E allora Maddox, streghetta?" Le rispose l'amica, ricordandole del suo ragazzo e del modo in cui la chiamava. A quella verità, Karon chiuse gli occhi, contando fino a quando non si sentì calma. "Vero, ma io e lui non siamo ridotti come questo qui, stracotto." Rispose, indicandolo con il pollice. "Dai, lascialo stare, è solo innamorato!" Disse allora Nola, intervenendo a favore dell'uomo. "Innamorato? Solo innamorato? Hai fatto caso a come, ad ogni singolo discorso, Rain esce sempre fuori dalla sua bocca?" Chiese poi, esterefatta, tornando a guardare prima Nola e poi Stefan. "Sta a vedere!" Aggiunse poco dopo, mentre si rimetteva seduta e si fingeva allegra. "Dicci, Stefan, Terra come sta? È un pò che non vediamo quella piccola e adorabile peste." Provò a dire all'uomo, sperando che si concentrasse sulla bambina dimenticando la moglie. "Terra? Oh, Terra è sempre bellissima, proprio come la sua mamma. La mia bella Rain, la mia bambina...." Rispose lui, per poi sospirare a quel solo pensiero. "La sua bambina..." Ripetè Karon in falsetto, imitandolo per fargli il verso e alzando gli occhi al cielo, sempre più esasperata. "Visto? Ha perso la testa, te lo dico io!" Fece notare all'amica, che intanto aveva ascoltato ogni parola. "Sì, Karon hai sentito bene. Sai, a volte è come avere tre figlie, tutte bellissime. Tu e Nola la conoscete benissimo, ma Rain è davvero fatto così, e io adoro prendermi cura di lei. "Precisò Stefan, innamorato come e più di prima. "Una figlia, eh? Fossi stata in Rain non me lo sarei fatto dire." Disse poi l'asiatica, scoppiando a ridere di gusto per l'immagine che le era apparsa nella mente. "Proprio così! E sai perchè? Lei ha già un padre, e non sono certo io, ma sa che può contare su di me ogni volta che ha un incubo o che sta male, proprio come le nostre piccole, capisci?" Aggiunse, cercando di dare ulteriore valore alla sua tesi. "Ancora..." Si lagnò Karon, sdraiandosi su Nola incurante dell'imbarazzo che le provocava e nascondendo il viso come a voler celare delle finte lacrime. Poco dopo, le venne un'idea. Cattiva, ma pur sempre un'idea, che nella sua mente appariva giusta per quella tortura verbale. "Ehi, Stefan, nei paraggi c'è qualcuno che vende erbe e roba del genere?" Chiese, mentre intanto continuava ad orchestrare quella sorta di vendetta. "Beh, Lady Bianca ha sempre preferito la medicina diversa da quella tradizionale, perciò sì." Rispose lui, rassicurandola e tornando finalmente alla normalità. "Ottimo." Disse lei con soddisfazione  mentre si alzava dal divano, e raggirandolo, posava le mani sulle spalle di Nola, fissandola dall'alto e vantando uno strano luccichio negli occhi. "Nola, mia cara, mi sono appena ricordata di una commissione importantissima al villaggio, perché non rimani a fare compagnia al nostro innamorato, eh?" Le disse semplicemente, sorridendo divertita. Subito dopo, senza darle il tempo di ribattere, Karon uscì di casa, alla ricerca della prima bottega medica a portata di mano. "Ma... ma Karon, io... aspetta!" Biascicò Nola. purtroppo a vuoto. Per l'ennesima volta, l'asiatica non aveva ascoltato, e aveva preferito attuare uno dei suoi stupidi piani alla sua stessa amica. Dal canto suo, Stefan rimase leggermente interdetto quando vide la donna uscire da casa da sola. In fin dei conti, non era mai stata una sua abitudine, non quando andava a stare da loro. Ad ogni modo, poco importava. Sapeva che il suo angelo sarebbe tornato a casa presto, e quando sarebbe stato il momento, l'avrebbe accolta a braccia aperte. "Devi scusarla, Stefan, davvero. Sai, le sarebbe piaciuto restare, ma aveva molto da fare e così... beh, l'hai vista, no?" Gli disse Nola, con una risatina strozzata e  un mezzo sorriso imbarazzato. Era amica di Rain, e anche amica sua, ma odiava essere lasciata da sola in balia di situazioni che a malapena riusciva a controllare. "Cose da fare, eh? Ormai non mi sorprendo più sapendo che si tratta di Karon." Disse lui sbuffando mentre si metteva comodo sulla poltrona del salotto. Di lì a poco, il rumore della porta d'ingresso che si apriva lo fece scattare sull'attenti, e non potendo evitarlo, immaginò che fosse la sua dolcissima metà, finalmente tornata a casa da lui. In un solo attimo, la conferma delle sue speranze. Era Rain. "Stefan! Tesoro! Sono tornata!" Disse, annunciando il suo arrivo e avvicinandosi subito al marito, per poi lasciarsi abbracciare. "Dì, ti sono mancata? Tu da morire, amore mio." Disse poi, sincera, mentre ancora stretta nel suo abbraccio, desiderava solo far unire le loro labbra. In quel momento, Nola inziò a sentirsi di troppo, avrebbe voluto sprofondare nel divano e andare a riempire Karon di pugni in testa, e no, non per forza in quell'ordine. Al contrario di lei, Stefan era in un brodo di giuggiole mentre circondava la vita della moglie con un braccio e univa le loro labbra in un bacio bollente. Se le era mancata? Moltissimo. "Ti amo, lo sai?" Gli sussurrò lei all'orecchio, staccandosi solo per un attimo. In quel momento, Nola divenne rossa in volto, e liberando un piccolo colpo di tosse, sperò di far capire alla coppia che anche lei era presente, nonchè tremendamente a disagio. "Nola! Quando sei arrivata qui? Scusa, ma è difficile fare attenzione quando hai un vero principe su cui concentrarti." Le disse Rain, sperando che riuscisse a perdonarla. Parlando, rivolse quell'ultima frase al marito, poi gli soffiò un bacio. "Sì, immagino." Disse lei mentre si metteva comoda sul divano e si lasciava scappare un sorriso dolce nel vedere la loro complicità. "Io e Karon siamo qui già da un pò." Aggiunse poi, ricordando l'improvvisa uscita dell'amica e ridendo nervosamente solo a pensarci. Ad ogni modo, Nola ebbe appena il tempo di finire quella frase che Karon tornò da lei. "Ehi, principessa!" Chiamò, rivolgendosi a Rain. Sentendosi più sollevata, Nola si voltò verso l'asiatica e la guardò, perplessa nel notare che fra le braccia portava mille pacchetti e incarti. "Karon?" azzardò, confusa. "Sì?" rispose la ragazza, muovendo qualche passo verso il divano così da sedersi e liberarsi di quei pesi. Decisamente troppo vicina a lei, Nola dovette spostarsi per far spazio alla sua "spesa" misteriosa. "Cos'hai preso di così urgente?" Le chiese, curiosa. "Solo alcune erbe, niente di che." Rispose lei, sorridendo divertita. "Alcune erbe, eh?" azzardò a quel punto Stefan con sospetto, mentre stringeva la moglie fra le braccia e in sussurro le ricordava quanto non gli piacesse vedere la sua amica comportarsi in quel modo. Senza lasciare che il suo sorriso si spegnesse, Karon se ne andò in cucina, passando accanto alla coppietta e facendo a Rain un veloce occhiolino. Una volta arrivata, rovesciò il contenuto delle sue buste sul bancone, dandosi poi un gran daffare. "Stefan! Lasciala lavorare! Forse ha un'altra sorpresa per noi." Gli disse la sua Rain, tentando di convincerlo a fidarsi. "Se è uguale alla pozione dell'ultima volta posso anche farne a meno, grazie." Rispose lui sarcastico, storcendo il naso al brutto ricordo del giorno in cui lo aveva fatto trasformare con l'inganno in uno dei grandi felini, e la sua pelle aveva assunto sia il colore che le tipiche macchie. Scuotendo la testa, si liberò in fretta da quel pensiero, e poi, mano nella mano con la moglie, raggiunse Karon in cucina. Non avrebbe potuto fermarla, certo, ma almeno l'avrebbe tenuta d'occhio. Trafficando con pestello e mortaio, Karon lì ignorò entrambi, iniziando a schiacciare vari semi ed erbe uno dopo l'altro, fino a ridurli in polvere. Poco dopo, rivolse un sorriso a Rain. "Sai, principessa, mentre eravamo qui il tuo caro marito non ha fatto altro che parlarci di te in modo squisito." Le disse, fingendosi felice e cercando di mostrarle un sorriso convincente. A sentire quelle parole, Nola nascose il viso con le mani, non sapendo davvero se ridere o piangere. "Davvero? Dici davvero? Il mio dolcissimo principe!" Rispose Rain, sorridendo estasiata e perdendosi per l'ennesima volta negli occhi dell'uomo che amava. Approfittando della distrazione della coppietta e sicura di non poter esser vista, Karon li indicò con fare melodrammatico, sicura che Nola li stesse osservando. Intanto, Stefan sorrise a sua volta, innamorato perso della moglie e accarezzandole la guancia con tenerezza. Lasciandolo fare, Rain sospirò, innamorata almeno tanto quanto lui. "Forse lo sai già. ma mentre ero fuori con Samira non facevo altro che pensare a te." Gli disse poi, picchiettandogli il naso con fare giocoso. "Se solo anche Stefan si fosse limitato a pensare!" Disse Karon parlando a sè stessa. Riflettendo, si guardò bene dal dirlo ad alta voce, limitandosi a mettere le erbe in un pentolino e far bollire l'acqua. Nel farlo, prese anche quattro bicchieri, sapendo che a uno avrebbe apportato una lieve, lievissima modifica. "Davvero, tesoro?" Le chiese allora Stefan, regalandole un largo sorriso mentre sentiva il cuore battere come impazzito per l'emozione. "Davvero. E quasi dimenticavo! Soren era con noi, ed io ero così in pensiero! Non vedevo l'ora di rivederti." Rispose lei, ricambiando quel sorriso mentre gli stringeva la mano, accarezzandola. Nel frattempo, Karon versò il contenuto del pentolino nei bicchieri. Aveva preparato un semplice infuso rilassante, ma a quello di Rain aveva aggiunto un ingrediente che avrebbe reso quella calda bevanda un pò meno innocente. Ben presto, tutti i presenti ne avrebbero visto gli effetti, e a quel punto la sua vendetta verso l'uomo si sarebbe compiuta, donando ad ognuno un motivo più che valido per farsi qualche risata. "Ecco qui, amici miei!" Annunciò poi a gran voce. "Spero che vi piaccia!" "Karon! Che gentile! Che cos'è?" Chiese Rain, curiosa. "Un infuso che rilassa il corpo e la mente. Dalle mie parti si usa darlo ai soldati in infermeria, ma molte volte lo beviamo anche noi civili." Rispose lei, spiegando una mezza verità. "È molto dolce." A quelle parole, Rain sorrise. Stefan era un eroe, e stando alla frequenza con cui veniva chiamato per fare la guardia in città, e la stanchezza che lo pervadeva ogni volta, pensò che quella bevanda avrebbe davvero fatto al caso suo. "Alla tua salute, amore." Disse, passandogli un bicchiere poco prima di bere dal proprio. "Salute, tesoro mio." Rispose l'uomo quasi facendole eco, mentre prendeva il bicchiere e l'annusava, incuriosito. Contrariamente a loro, Nola se ne stava in disparte continuando a fissare Karon, e desiderando solo poterle comunicare con la mente ciò che ne pensava. Sorridendo ancora, Rain bevve senza esitazione, e una volta fatto, cominciò a sentirsi strana. La testa le girava, non riusciva a stare in piedi, e voleva solo riposare. Sicura di quello che sarebbe successo, Karon fu più svelta di Stefan e l'afferrò al volo, poco prima che cadesse. "Principessa! Ti stai rilassando un pò troppo." Scherzò, mentre con passi lenti ma decisi l'accompagnava sul divano e l'aiutava a sdraiarsi. "No, non è questo, la testa mi fa malissimo..." Si lamentò lei, mentre sdraiandosi si massaggiava le tempie dolenti. "Rain, amore! Karon Migarashi! Che cosa le hai fatto?" proruppe Stefan, preoccupato. "Io?" Disse lei con espressione sconvolta, recitando bene la sua parte nonostante la cosa la divertisse non poco. "Assolutamente niente! Forse Rain ha preso troppo sole, non so..." continuò, cercando in tutti i modi di giustificarsi e difendersi da quell'accusa. "Sì, certo, ora dai la colpa al sole, vero? Stava benissimo prima di bere quell'intruglio!" Rispose lui a muso duro, rimanendo concentrato sull'amata moglie. "Ah, assurdo! Semplicemente assurdo!" Gridò poi, portando avanti quella così penosa farsa. Detto questo, per completare la sua recita, Karon schioccò le dita e fece apparire due portali e, poco prima di andarsene, rivolse un largo e maligno sorriso a Stefan. "L'effetto durerà ventiquattr'ore, poi tornerà normale. Divertiti con la tua bambina, mio caro!" Concluse, per poi sparire dalla loro vista consapevole di non aver fatto nulla di male alla sua amica. A quelle parole, Stefan rimase di sasso. Non sapeva cosa pensare, e il suo pensiero continuava ad andare a Rain. Era lì, sdraiata sul divano, e ad occhi chiusi, sembrava non respirare. Avvicinandosi, Stefan si rese conto del contrario, e abbandonandosi ad un sospiro di sollievo, chiuse gli occhi per un attimo. Poi, prendendola in braccio, fece per riportarla nella loro stanza, scoprendola insolitamente leggera. A quel punto, Nola non aveva idea di cos'avesse combinato l'amica, ma nonostante tutto si sentì colpevole. Era riuscita a capire che stava architettando qualcosa perfino prima della coppia, ma non aveva detto niente, e ora se ne vergognava. Con il viso tirato dall'ansia, raggiunse Stefan nella stanza che divideva con Rain, e bussando piano, si annunciò. "Stefan, vuoi che faccia qualcosa? Per... per darti una mano con Rain..." azzardò, tristissima. "Certo, Nola. Se... se non ti secca, è chiaro." Le rispose lui, voltandosi a guardarla. "Tranquillo." Disse lei dolcemente mentre si avvicinava al letto e notava qualcosa di strano. "Ehm... Stefan? Rain è sempre stata così bassa?" Domandò, confusa. "Non per vantarmi, cara, ma io sono sempre stato più alto di lei, e la cosa non l'ha mai... Oh buon Dio!" Rispose, riuscendo a terminare la frase solo con quell'esclamazione. "Si sta rimpicciolendo, vero?" Osservò ancora incredula, guardando la donna che non solo diventava sempre più stretta, ma anche più giovane in viso. "Che diavolo ha combinato quella sciocca?" Chiese poi, parlando più con sè stessa che con l'uomo, non riuscendo a credere a ciò che vedeva. "Non lo so, ma... non è carinissima?" Le rispose Stefan, sorridendo a quella sola vista. "Carina?" Biascicò allora Nola, sbigottita. Fissava entrambi, e guardava solo il lato negativo della situazione, ma poi, ad una seconda occhiata, notò che ormai sul letto giaceva una bambina di neanche cinque anni d'età. In quel momento, una strana stretta al cuore le mozzò il respiro, facendola sentire a disagio. "Una bambina..." Disse soltanto, non riuscendo ad aggiungere altro. "Sì, esatto. La mia bambina." Rispose Stefan, estasiato. Poco dopo, si avvicinò al letto con calcolata lentezza, poi la scosse leggermente.  "Rain, piccola, dai svegliati!" Le disse, sperando di riuscire a ridestarla dall'improvviso torpore in cui era caduta. In silenzio, Nola si avvicinò ai due, sorridendo mesta alla scena. Sapeva che lei e il suo Yuri non avrebbero mai avuto bambini, e il solo pensiero la intristiva parecchio. Non erano tipi da formare e crescere una famiglia, ma ciò non le impediva certo di pensarci. Sospirando sconfitta, Nola accarezzò la piccola Rain sulla testa, scompigliandole i capelli. "Credi che si renda conto della sua situazione?" Chiese a Stefan, preoccupata. "Sinceramente no, Nola, ma... chiediamoglielo!" Azzardò lui, stranamente felice. "Rain, ti ricordi di me?" Provò a chiederle, aspettando in silenzio una risposta. Aprendo i suo dolcissimi occhioni, Rain si guardò attorno, frastornata. Si sentiva la testa pesante, ma un corpo forte la teneva ben stretta, proteggendola. Alzando lo sguardo, lo fissò sull'uomo, che per qualche strana ragione le appariva familiare. "Papà?" Chiamò, incerta e dubbiosa. Sentendola parlare, Stefan trattenne una risata. "No, Rain. Io mi chiamo Stefan, e sono tuo amico, sai? Avanti, ripeti. Stefan." Le disse, divertendosi nell'insegnarle il suo nome. "Stean." Disse allora la bambina, cercando di impararlo al meglio nonostante le risultasse difficile pronunciarne alcune lettere. "Brava, così, adesso provaci di nuovo." La incoraggiò, posandole con delicatezza una mano sulla spalla. "Stefan." Ripetè, riuscendo a dire tutte le lettere in ordine e sorridendo vittoriosa. "Brava, Rain! E lei? Lei invece chi è?" Continuò lui, chiedendole stavolta di Nola. A quel punto, come se la vedesse per la prima volta, Rain la fissò incuriosita, provando la stessa sensazione. Poi, riuscendo incredibilmente a riconoscerla, spalancò gli occhi per la meraviglia e agitò le braccine davanti a lei. "Nola!" Chiamò, dolcissima. "Sì! Disse Stefan, felice. "Sei stata brava, sai?" Aggiunse poi, sorridendole. "Dimmi, piccola, cosa vuoi fare?" le chiese poi Nola, guardandola con fare divertito. A quella domanda, la bambina si rese conto di non poter chiedere di meglio, e tutta entusiasta, rispose con voce squillante, pronunciando una sola parola. "Cavalluccio!" A quella parola, Stefan quasi scoppiò a ridere, poi si strinse nelle spalle, e mettendosi carponi, invitò con lo sguardo l'amica a posarle la piccola sulla schiena. Era strano, forse anche fonte di vergogna, ma almeno Rain si sarebbe divertita. Imbarazzata almeno tanto quanto lui, Nola posò delicatamente la piccola sulla sua schiena, facendole posare le manine sulle spalle dell'uomo. "Ma guarda un pò che situazione." Commentò poi, andando lentamente a sedersi sul letto matrimoniale e li teneva d'occhio, pronta a scattare per qualsiasi problema. "Zitta, per lei è divertente." Le rispose Stefan, leggermente stizzito dal suo comportamento. "Non ne dubito, ma per te?" Chiese poi, visibilmente preoccupata nell'osservare quella scena, che vedeva l'uomo a quattro zampe che camminava per il pavimento e la piccola Rain che gli tirava i capelli, incitandolo ad andare più veloce. "Nessun problema, in fondo durerà solo per un giorno." Rispose lui, sopportando il giocoso modo di fare della bambina, che intanto ridacchiava felice. "Giusto." Replicò Nola, ricordandosi in quel momento delle parole dell'amica. Così, si rilassò visibilmente, e a gambe accavallate, tornò ad osservare i due. Dopo qualche minuto passato a fingere di trottare, Stefan finse di montare su due zampe come un vero cavallo, e con un finto nitrito, si fermò, permettendo alla piccola di scendere dalla sua "groppa." "Va bene, Rain, ora basta. Questo vecchio cavallo deve tornare nella sua stalla." Le disse, scherzando. Eccitata dal gioco, Rain scese dal "cavallo" ancora ridendo, poi lo vide rialzarsi. Cosa avrebbe potuto fare adesso? Si chiese felice mentre si guardava attorno. "Allora, tesoro, hai altre idee?" Le chiese Nola, curiosa di vedere Stefan farle ancora da compagno di giochi. Pensandoci, Rain assunse un'adorabile espressione di disappunto. Ci riflettè a lungo, e proprio quando tutto sembrò perduto e lei fu ad un passo dal gettare la spugna, ecco arrivare l'idea perfetta per trascorrere il tempo con i suoi due amici. "Nascondino!" Disse infatti, felice come mai prima. "Va bene, piccolina. Va a nasconderti, Nola ed io resteremo qui ad aspettare, d'accordo?" Le rispose allora Stefan, assecondandola. Annuendo soddisfatta, Rain corse via dalla stanza e  schizzò come una saetta verso il salotto, cercando frenetica un posto dove potersi nascondere così che non la trovassero. Attendendo per qualche secondo, Stefan aprì lentamente la porta della stanza che Rain aveva chiuso, e camminando, la cercò per tutta la casa. "Vediamo... dove potrebbe essere finita la mia Rain?" Si chiese, pensando ad alta voce e continuando la sua ricerca. In silenzio, Nola lo aiutava, ma nonostante tutto, quella piccola e adorabile peste sembrava davvero sparita. Stavano giocando, e stando alle regole del gioco, chiamarla per nome non avrebbe avuto senso, così i due si impegnarono a fondo, e proprio quando tutto sembrava perduto, eccola. Nascosta dietro la tenda del salotto, e tradita solo dalle sue belle scarpine nere. "Presa!" Gridò Stefan, toccandola e iniziando a farle il solletico. "Non è giusto!" Si lamentò Rain, dispiaciuta di essere stata trovata praticamente subito ma divertita dal gesto dell'uomo. "Come? Ho seguito le regole!"Spiegò lui, continuando a farla ridere e avendo il piacere di vederla così felice. "Sì, ma non è giusto, ecco!" Continuò lei, lamentandosi a gran voce fra mille risate. Voltandosi solo per un attimo, Stefan notò l'orologio appeso al muro. Segnava le cinque del pomeriggio, e tornando a guardare Rain, sentì il brontolio del suo piccolo stomaco. "Abbiamo fame, eh?" Commentò, regalandole un debole sorriso. Silenziosa e imbarazzata, la piccola annuì, sentendo lei stessa il brontolio del suo stomaco. Era strano, ma giocare le faceva sempre venire una gran fame. "Allora? Cosa vuoi per merenda? azzardò Stefan, guardandola e mostrandole un ennesimo sorriso. A quelle parole, la bambina spalancò la bocca in una "o" perfetta, poi entusiasta, gli gridò la sua risposta, incredula ma sicura che lui le avrebbe preparato qualsiasi cosa avesse voluto. "Pancake!" Disse soltanto, cantilenando e ridendo felice. Hai detto pancake? Va bene!" Rispose lui, prendendola per mano e accompagnandola in cucina. Non appena arrivarono, lui guardò l'amica. "Dai, Rain, dì a Nola quello che hai detto a me." La incoraggiò, abbassandosi al suo livello. "Stefan mi fa i pancake!" Disse semplicemente, guardando l'amica con occhi pieni di entusiasmo e camminando per raggiungerla al bancone dov'era seduta. "Hai sentito? Dì, ce la fai a darmi una mano? Questo piccolo tesoro ha fame! Non è vero, Rain?" Continuò l'uomo, chiedendo una conferma alla bambina e l'aiuto di una donna sicuramente più esperta di lui ai fornelli. In quel momento, il silenzio calò impietoso nella stanza, e notando che la ragazza sembrava ignorarlo, Stefan sospirò, seccato. "E va bene! Lo farò da solo!" Sbottò poi, con rabbia. Smettendo finalmente di sognare ad occhi aperti come se fosse distratta da qualcosa, Nola tornò a guardarlo, e a quella richiesta, deglutì sonoramente, divenendo rigida come un'asse di legno. Come avrebbe potuto dirgli che era un'assoluta frana in cucina? Indecisa sul da farsi, guardò prima lui e poi la piccola Rain. Se le avesse detto di no sarebbe passata un'ingrata! In fin dei conti, era stata lei stessa a proporsi di aiutare con la bambina, e tirarsi indietro avrebbe significato solo una cosa. Codardia. Esatto, codardia, che a dirla tutta, il suo essere lottatrice abituata a stendere decine di avversari su un ring nella fredde terre russe non le aveva certo insegnato. "Posso... posso provarci se è la piccola a volerlo, ma... spero che tu abbia un'assicurazione sulla casa, Stefan..." Rivelò, biascicando le parole e balbettando impaurita, provvedendo poi a darsi dell'idiota. In preda al panico, lasciò il suo posto, e camminando nervosa, lo raggiunse. "Aspetta, mi aiuterai? Grazie! Per fortuna ho imparato qualcosa da mia madre..." Rispose allora lui, sentendosi sollevato e  avvicinandosi al piano cottura per afferrare una padella e il preparato per pancake. "Serve il latte, giusto?" Chiese lei con incertezza mentre si muoveva a disagio nella cucina e cercava di ricordare se mai avesse visto Rain farli davanti a lei. "Giusto!" La incoraggiò Stefan, accendendo il fuoco. Rinfrancata da quelle parole, Nola andò dritta nel piccolo frigo lì vicino e, aprendolo, trovò quel che cercava, latte e un paio di uova. "Dunque... se non ricordo male bisogna sbattere tutto insieme, vero?" Azzardò, impacciata, mentre posava il bottino sul ripiano lì accanto. "Esatto! Visto? Non sei così male!" Le disse Stefan, continuando a incoraggiarla. "Aspetta a dirlo, vedrai, prima o poi combinerò qualche guaio e...." Cercò di rispondere, bloccandosi proprio mentre era accucciata su uno dei cassetti bassi per prendere una ciotola. All'improvviso, si sentì strana, avvertendo un dolore alla testa unito ad una sorta di scampanellio. Fu solo questione di un attimo, poi la risata sguaiata di Karon le esplose nella mente facendola spaventare e cogliendola di sorpresa."Ah! Karon! Povera idiota, posso sapere cosa vuoi?" Sbottò, arrabbiata, non accorgendosi di dare l'impressione di parlare da sola. Ignorandola, l'asiatica continuò a ridere, rigirandosi nell'enorme letto matrimonio della sua camera al Tempio Reale. Il cristallo che fluttuava sopra di lei le dava brevi istantanee di ciò che accadeva in casa degli sposini. Dopo qualche tempo passato a ridere, cercò di darsi un contegno, e per farlo, ripristinò il collegamento mentale con Nola. In silenzio, finse di non notare la vena di rabbia nella sua voce, poi riprese a parlarle. "Nola, amica carissima, ascoltami." Disse, iniziando ad allungare le parole e sentendosi leggermente brilla a causa degli alcolici che aveva bevuto.  "Ti ascolto, ma a patto che dopo tu esca dalla mia testa, d'accordo?" Le rispose, con la voce bassa e la rabbia ancora in corpo. In fin dei conti, Stefan era con lei, e farsi scoprire e giudicare pazza era l'ultimo dei suoi pensieri. "Tranquilla!" la rassicurò la donna, nonostante fosse meglio non fidarsi troppo. "Mi sto divertendo a vedere i due piccioncini in quello stato, e a loro pare non dispiacere, così pensavo che... la mia complice, ovvero tu in questo caso, potrebbe aiutarmi ad allungare il processo. Che ne dici?" Popose, seria e incrediblmente divertita. Soddisfatta del suo colpo di genio, e sicura che l'amica avrebbe accettato, non aspettò neanche una risposta, e aprendo un portale grande quanto un pugno d'uomo, vi fece passare un sacchetto di misture mediche. "Aggiungile alla miscela dei pancake, non se ne accorgerà nessuno." Le sussurrò, mettendole i brividi. "Cosa? Ma... non potrei mai! Certo, Stefan adora Rain bambina, ma sarebbe scorretto!" Rispose allora Nola, sconvolta. "Scorretto, ma divertente!" Continuò Karon, mostrandosi sicura della sua idea come se fosse la più normale al mondo. "Se adesso mi arrendo e dico di sì mi lascerai in pace?" Replicò la povera ragazza, stringendo i denti e iniziando davvero a spazientirsi. "Chi lo sa!" Rispose l'asiatica, con voce volutamente misteriosa. Senza smettere di ridere, annullò quel collegamento mentale, tornando subito a sdraiarsi sul letto e riattivando il cristallo. "Ora sì che mi diverto!" Pensò, parlando con sè stessa e allungandosi oltre il bordo del letto per riprendere da terra il suo bicchiere colmo di sake. Durante la sua momentanea assenza, Stefan si era occupato della merenda di Rain, ed era alle prese con la miscela ottenuta. Abbandonandosi ad un cupo sospiro, Nola si avvicinò, e approfittando di una sua piccola distrazione, riversò il contenuto di quel misterioso sacchetto nella ciotola. Si sentì in colpa, ma felice della sparizione di Karon dalla sua mente, e non appena i pancake furono pronti, a lei toccò impiattarli. "Rain! Vieni! La merenda è pronta! Disse alla bambina, per poi prenderla in braccio e aiutarla a sedersi a tavola. Felicissima, Rain si lasciò aiutare e si mise comoda, afferrando la forchetta con fin troppa foga. Una volta fatto, l'affondò in quella dolcissima montagna, pronta a gustarla in quell'esatto momento. Guardandola mangiare con gusto, Stefan sorrise, e non appena ebbe finito, si assicurò di pulirle la bocca con un fazzoletto. "E adesso? Adesso cosa vuoi fare?" Le chiese, posandole una mano sulla spalla e attendendo una risposta. Era strano a dirsi, e sia Karon che Nola lo sapevano, ma se c'era una cosa che a Stefan piaceva, era prendersi cura della sua Rain, adulta o bambina che fosse. Senza dire una parola, la piccola ci pensò sopra, leccandosi le labbra ancora appiccicose e dolci. "Possiamo uscire?" Chiese ai due, pronta a mostrare la sua espressione più addolorata se mai avessero detto di no. A quella richiesta, Nola quasi ebbe un colpo. Uscire? Con i Ladri a piede libero? Era una bambina, ma che le saltava in mente? "Rain, piccola, non credo che sia un bene andare fuori. Guarda, sta per piovere." Le disse infatti, cercando di dissuaderla e indicando un punto lontano nel cielo, che ospitava soltanto nuvole bianche. Ascoltando le parole dell'amica, la bambina ci rimase malissimo, ma prima di metterle il broncio, fissò Stefan con occhi pieni di lacrime. "Ti prego, Stefan!" Piagnucolò, iniziando a lamentarsi. "Tesoro, Nola ha ragione. Fuori sta per piovere, rischi di ammalarti, e in più ci sono degli uomini cattivi in giro, sai?" Le rispose lui, trovandosi d'accordo con l'amica. "Ma voi sarete con me, vero?" Chiese lei, continuando quel discorso assolutamente logico per la sua mente semplice. "Vero." Rispose Stefan, facendole eco e sciogliendosi come neve al sole di fronte alla sua dolcezza. Notando la sua arrendevolezza, Nola lo guardò sbigottita. "Ma... ma Stefan!" Biascicò, incredula. "Nola! Non deluderla così! In fondo ha ragione, e noi staremo con lei!" Le disse lui, prendendo stavolta le difese della sua piccola. "S-Sì, ma... va bene, avete vinto." Rispose lei, sospirando esausta e dandosi per vinta. Sorridendole, Stefan abbassò lo sguardo, e sollevando Rain da terra, se la pose sulle spalle, permettendole di aggrapparsi al suo collo. "Andiamo, sei pronta?" Le chiese, felice. Capendo di aver vinto, Rain rise divertita, e sentendo i suoi piedini lasciare il pavimento, lasciò esplodere la sua gioia, abbandonandosi a una risata dolce, una di quelle che scaldava il cuore. Camminando lentamente, Stefan aprì la porta, e fra un passo e l'altro, inspirò a fondo, calmo e rilassato. Nola lo seguiva, e Rain si guardava intorno, curiosa. Incuriosita da tutto ciò che vedeva,  Rain indicava con il dito qualsiasi cosa attirasse la sua attenzione e faceva una raffica di domande all'uomo. Paziente come sempre, Stefan soddisfaceva ogni volta la curiosità della bambina, spiegandole qualunque cosa volesse e chiarendo tutti i suoi dubbi come un vero padre. Nel frattempo, Nola non riusciva a stare tranquilla, non facendo altro che guardarsi attorno con il sospetto negli occhi e i sensi in allarme. "Su, rilassati, va tutto bene. Qui ci siamo solo noi." La rassicurò Stefan, dandole qualche pacca sulle spalle. "Sì, ma... non sono comunque tranquilla." Rispose lei con ansia mentre camminava al suo fianco. "Non pensare a me, pensa a tua moglie." Gli disse poi, riportandolo alla realtà e sorridendo lievemente. "La mia bambina..." Rispose lui, con voce bassa e occhi sognanti. A quel solo pensiero, Stefan sentì le gambe molli, e una volta arrivato alla piazza principale, decise di lasciarla andare e rimetterla a terra, così che correndo potesse sgranchirsi le gambe. Non appena venne messa a terra, Rain non perse tempo e iniziò a scorrazzare per la piazza, inseguendo farfalle e uccellini e agitando le braccine al vento. Dolcissima e senza pensieri a turbare la sua piccola mente, Rain correva e si divertiva, ma all'improvviso, un suono conosciuto attirò la sua attenzione. Il latrato di un cane, o per meglio dire, del suo cane. "Chance?" Chiamò Nola, divertita e sbalordita al tempo stesso da quella pelosa presenza, che si avvicinava a loro in una corsa forsennata. Per tutta risposta, il cane abbaiò, contento di vedere sia la ragazza che la sua "nuova" piccola padrona. Guardando dritta di fronte a lei, Nola rise alla risposta del cane, poi guardò la piccola Rain. "Hai visto chi è arrivato, piccola?" Le chiese, ponendole una domanda del tutto retorica. "Chance!" Rispose lei, voltandosi e chiamando per nome il suo amico, per poi avvicinarsi e lasciarsi fare le feste. Sentendosi stranamente più tranquilla grazie alla presenza del cane, Nola si sedette su una delle panchine che adornavano la piazza, continuando a guardare la piccola senza toglierle gli occhi di dosso, pronta ad intervenire in qualsiasi momento. "Nola, dico davvero, rilassati. Ora c'è anche Chance, cosa vuoi che accada?" Disse Stefan, andando a sedersi accanto a lei e cercando di rassicurarla. "Non si sa mai, scusami." Rispose lei, cercando di stare più tranquilla. "Stare in carcere mi rende nervosa, e ora ho quasi sempre i nervi a fior di pelle." Aggiunse poi, provando a giustificare il suo comportamento. Sorridendole, Stefan dovette ammettere di riuscire a capirla, poichè gli capitava la stessa cosa con gli incubi della sua Rain. Ora era tornata ad essere una bambina di quattro anni, ed era bello vederla felice, a giocare e divertirsi come prima che i Ladri arrivassero e il sangue sporcasse le strade. "Chance, vieni qui!" Gridò Rain divertita mentre rincorreva il cane di famiglia e rideva a crepapelle, cercando di afferrargli la coda. Voltandosi a guardarla, il cane quasi si beffò di lei, abbaiando e allontanandosi ancora. Un modo di giocare tutto da cani, e stando alle sue regole, Rain avrebbe dovuto continuare ad inseguirlo. Sentendosi improvvisamente stanca, Rain smise di rincorrerlo e, cercando di riprendere fiato, camminò verso Stefan e si posò sulle sue gambe, abbracciandole. "Che c'è? Sei stanca, piccolina?" Le chiese lui, vedendola completamente spompata. "Un pò." Ammise quel piccolo angelo, sbadigliando esausta e alzando le braccine verso la donna per farsi sollevare. Esaudendo il suo desiderio, Nola la strinse a sè, lasciando che si accoccolasse sul suo grembo, scalciando leggermente. Sbadigliando ancora una volta, la piccola chiuse gli occhi, ma dormire le fu impossibile. A quanto sembrava, Nola stringeva troppo, e lei non voleva. "Stefan, posso?" Gli chiese, con voce dolce. Silenzioso, Stefan non fece che annuire, accordando all'amica quel semplice permesso. "Nola... mi stringi troppo." Disse Rain in un sussurro, mentre cercava di sistemare più comodamente la testa sulla sua spalla. "Oh, scusa, piccola." Le disse la ragazza, con fare imbarazzato. "Dì, così va meglio?" Chiese poi, sperando che la risposta fosse positiva. Scuotendo la testa, Rain diede la sua risposta, e lamentandosi ancora, guardò Stefan, sperando che accorresse in suo aiuto. "Su, lascia che la prenda io." Disse allora Stefan, allargando le braccia per accoglierla. Con un sospiro malinconico, Nola dovette arrendersi e passò con delicatezza la bambina a Stefan. Le sorrise mesta mentre abbassava lo sguardo e si mordeva un labbro. Non aveva fatto i conti con la sua forza sgraziata e quello era il risultato.  "Mi dispiace." Disse soltanto, tentando di scusarsi. "No, non dirlo. In fondo era la tua prima volta con una creaturina come lei, vero?" La rassicurò lui, sorridendo debolmente. "Vero." Ammise lei a quelle parole, sospirando nuovamente. "Conviene tornare a casa casa prima che la piccola Rain si addormenti del tutto." Disse poi, ridendo divertita nel vedere quel faccino angelico tirato dal sonno. Rimanendo in silenzio, Stefan si limitò ad annuire, e alzandosi da quella panchina, iniziò il suo percorso a ritroso verso casa. "Chance, vieni!" Chiamò, non dimenticandosi del fedele cane, che come c'era d'aspettarsi, tornò subito indietro.  Una volta tornati a casa, Rain si svegliò in quello stato di leggero dormiveglia non appena sentì la porta chiudersi, e assonnata come non mai, si stropicciò un occhietto con il pugno chiuso. Guardandola, Stefan sorrise per l'ennesima volta, ancora innamorato e orgoglioso di lei. Tenendola ancora in braccio, raggiunse la loro stanza, e posandola con delicatezza sul letto, le chiese di sedersi, così da aiutarla con la sua camicina da notte. "Cosa fai?" Chiese Nola scandalizzata a quella vista non appena entrò nella camera. Ricordati che anche se è tua moglie è comunque una  bambina adesso, mi occupo io di questo!" Aggiunse poi con decisione, per poi posargli entrambe le mani sulle spalle e allontanarlo dal letto fino a trascinarlo fuori dalla stanza. "Ti chiamo quando ho fatto!" Concluse, sbattendogli la porta in faccia senza dargli tempo di ribattere. "Nola! Avanti! Non le avrei certo fatto del male! So che ha soltanto quattro anni!" Protestò lui, ormai fuori dalla stanza. "Non si tratta di male, ma di etica e di buon senso!" Replicò lei, cocciuta quanto le altre donne del gruppo. Avvicinandosi a Rain, le sorrise dolcemente, poi le tolse con gentilezza i vestitini rimpicciolitisi insieme a lei, alzandosi solo per cercare qualcosa che potesse andarle bene. Allontanandosi, la piccola Rain finse di non volersi far toccare, ma solo per raggiungere il suo cuscino e alzarlo, rivelando il nascondiglio della sua candida camicia da notte. "Ah, ecco dove la nascondevi!" Disse Nola scherzando mentre notava che la piccola tirava fuori da sotto il cuscino la veste da notte.  "Dai, adesso mettiamola e andiamo a dormire, eh?" Propose poi, tranquilla. "No!" Rispose la piccola Rain, protestando con rabbia. "Come no?" Chiese allora Nola, facendo finta di scandalizzarsi e ridendo divertita a quel tenero capriccio. "Rivoglio Stefan!" Gridò la bambina, ancor più arrabbiata. "È occupato, ora non può venire." Rispose semplicemente la sua amica, avvicinandosi e cercando di toglierle la camicia di mano e mettergliela, ma senza successo. Energica come mai era stata, la piccola sgusciava da tutte le parti, scivolosa come un'anguilla. "Ma sei tu che l'hai cacciato fuori!" Continuò a protestare, sentendo una giusta rabbia crescerle dentro. Dandosi dell'idiota, Nola iniziò a contare sottovoce per rimanere calma, ben sapendo di non avere pazienza per certe cose. "Ascoltami bene, Rain. Stefan non può aiutarti. Se mi dai cinque minuti ti metto la vestaglietta e lo faccio tornare da te, va bene?" Cercò di spiegarle la ragazza, facendo quanto fosse in suo potere per non perdere le staffe. "Va bene!" Rispose allora la bambina, tornando alla ragione e lasciandosi finalmente aiutare. Per effetto di quella strana pozione, ora aveva soltanto quattro anni, eppure sembrava già che la sua parte più razionale iniziasse ad affiorare di nuovo. In fin dei conti, aveva il corpo di bambina, e la mente era stata intaccata in modo parziale, perciò era più che logico pensare che parte di lei avesse ancora ventisette anni. "Brava! Così si fa!" Commentò Nola con un sorriso, incoraggiandola ad alzare le braccine e potendo così infilarle la camicia. "Però poi deve tornare subito, prometti?" Precisò la piccola, mentre obbediva per lasciarsi vestire dall'amica. "Certo! Ti ho mai mentito?" Le chiese Nola in tono pratico mentre, faticando leggermente, riuscì a metterle la camicia e a sistemargliela per bene lungo il corpo. "No, ma grazie dell'aiuto. Posso avere un abbraccio? Posso?" Rispose lei, azzardando poi quella dolce richiesta. A quelle parole il cuore di Nola si sciolse, e sapendo che non se le sarebbe mai più sentite rivolgere da una bambina così piccola, Nola la strinse a sè senza esitazione, con una voglia enorme di scoppiare a piangere. "Tutti gli abbracci che vuoi, piccola mia." Sussurrò, per poi scivolare nel silenzio e tenerla stretta. "Grazie, Nola." Sussurrò Rain di rimando, lasciandosi accogliere fra le sue braccia e stringendo con tutta la sua forza. Senza farsi notare dalla piccola, Nola si asciugò una lacrima con le dita, e cercando di usare un tono di voce più allegro, le parlò. "Ora faccio rientrare Stefan. Mi raccomando, fai la brava." Le disse, avvisandola e scompigliandole amorevolmente i capelli. "Va bene." Rispose la bambina, lasciandola andare e fissando lo sguardo sulla porta della stanza ora chiusa. Regalandole un ultimo sorriso, Nola scese dal letto e andò ad aprire la porta, ritrovandosi davanti uno Stefan alquanto irritato. "Adesso puoi entrare, se mi cerchi sarò sul divano." Gli disse semplicemente, inducendolo a scostarsi e farle spazio così che potesse raggiungere il salotto."Stefan! Gridò la piccola Rain alla sua vista, felice e gioiosa. "Rain!" La chiamò lui con altrettanto entusiasmo, avvicinandosi al letto a grandi passi, pronto ad abbracciarla. Pronta per quell'abbraccio, lei si avvicinò a sua volta, muovendosi così velocemente da perdere quasi l'equilibrio. Cercando di ritrovarlo, ridacchiò divertita, e appena si strinsero l'uno all'altra, lei sentì il battito del suo stesso cuore. Ora era piccola, chiaro, ma sapeva che Stefan la faceva sentire calma e al sicuro. "Sei stanca?" Le chiese poi con amorevole cura mentre la stringeva a sè. "Sì, però prima di dormire, mi dai un bacino?" Rispose lei, dolce come sempre. "Certo!" Rispose subito l'uomo mentre si metteva più comodo e la baciava teneramente sulla fronte. "Grazie." Soffiò lei, sorridendo debolmente e accoccolandosi di fianco a lui. Sbadigliando, lottò per tenere gli occhi aperti, poi si mise comoda, e quasi senza accorgersene, prese a succhiarsi il pollice. In silenzio, Stefan si godette quella scena, e vedere la sua amata Rain in quello stato gli fece una tale tenerezza che guardandola non potè non stringersela addosso e accarezzarla come se fosse stata una cucciola. "Stefan?" lo chiamò la piccola, svegliandosi solo per un attimo. "Sì, piccola mia?" Chiese lui con dolcezza infinita. "Ti amo." Confessò lei, con il cuore che batteva traboccando d'amore per lui. Colpito, Stefan la guardò sbigottito, incredulo di ciò che aveva sentito uscire da quella piccola bocca. Che forse qualcosa di Rain adulta stesse emergendo? Non poteva saperlo, ma dentro di sè lo sperava moltissimo. "Rain, tesoro, come hai detto?" Le chiese, facendo finta di non averla sentita al solo scopo di capire se era stato soltanto un caso o se davvero aveva capito ciò che aveva detto. "Ti amo." Ripetè lei guardandolo negli occhi, convinta. In quel momento, Stefan comprese di non aver affatto capito male, e con il cuore che batteva furioso in lui, ricambiò quello sguardo diretto, e con molta sincerità, rispose. "Ti amo anch'io, tesoro." Data la pozione, aveva soltanto quattro anni, ma era comunque sua moglie. "Tanto." Aggiunse poi lei, provando di nuovo il desiderio di abbracciarlo e sperando che venisse realizzato. "Anch'io, principessa." Rispose lui in un soffio, innamorato come mai prima mentre la stringeva a sè ancora una volta. "Buonanotte, e a domani." Gli sussurrò lei, ponendo fine a quell'abbraccio. Una volta fatto, si sdraiò di nuovo, finendo per addormentarsi fra le sue braccia. "Buonanotte, amore mio." Disse lui, imitandola e scoprendosi pronto a dormire, sicuro che il giorno dopo avrebbe potuto riabbracciare le vere fattezze della donna che amava. Anche se lentamente, le ore notturne passarono, e prima che Stefan avesse modo di accorgersene, il sole tornò a regnare nel cielo, disturbandogli la vista e costringendolo ad alzarsi, per poi dargli modo di notare che la sua Rain era ancora una bambina. "Buongiorno, Stefan." Lo salutò lei, aprendo lentamente i suoi occhioni scuri e sorridendogli, felice di rivederlo. Nascondendo in parte una piccola delusione nel rivederla in quello stato, Stefan fece comunque un largo sorriso e le accarezzò i capelli. "Buongiorno, principessa." Le rispose, con tutto l'amore che era abituato a mostrarle. Intanto, fuori dalla stanza, qualcosa di strano sembrava accadere. I muri di casa erano spessi, ma nonostante questo, quel gran baccano era perfettamente udibile. Quando il sole aveva ripreso a splendere, inondando di luce tutto il salotto, Nola si svegliò, cercando di ricordarsi del come e del perché era su un divano e non nella sua cella a Chornya Cholmi. Ancora mezza addormentata, si stava scompigliando i capelli con una mano guardandosi attorno e notando che un portale era aperto. Quello voleva dire soltanto una cosa. Karon. A quanto sembrava, aveva fatto ritorno a casa di Stefan e Rain, decisa a vedere cosa stesse succedendo alla sua coppia preferita. "Ho sentito qualcosa in salotto. Andiamo a controllare? Ho paura. Spiegò poi la bambina, guardandosi attorno spaventata. "In salotto?" Azzardò Stefan, incerto e dubbioso. Pensandoci, si ricordò di averci lasciato Nola, e tornando a guardarla, si sbrigò a rassicurare la sua piccola come meglio poteva. "Tranquilla! Sarà sicuramente Nola che si è svegliata, tutto qui." Disse infatti, cercando di farle passare la paura. "Tu dici? Dai, andiamo! Per favore!" Lo pregò lei, convinta ma desiderosa di lasciare quella stanza. Nel frattempo Nola aveva trovato Karon e, insieme, stavano gesticolando e parlando sottovoce tra di loro per non farsi sentire. Ad una certa distanza potevano sembrare due invasate. Distratto da alcuni sospetti riguardo l'asiatica, Stefan perse la concentrazione per un singolo attimo, poi tornò a trovare la sua piccola. "Certo!" Le rispose, prendendola per mano e scostando le coperte, aiutandola a scendere dal letto. Scendendo con calma dal letto, Rain si lasciò stringere la mano, poi camminò con lui fino al salotto, scoprendo la presenza di Karon e Nola. Salutandole con la mano, sorrise, poi andò a sedersi sul divano con loro, convincendo Stefan a imitarla.  Non appena li sentirono arrivare, Nola e Karon smisero di parlottare e, salutando insieme la bambina, le augurarono il buongiorno, facendole spazio sul divano per farla salire. Nonostante fosse contrario, Stefan cercò di accontentare la piccola Rain, e aspettando che le ragazze gli facessero spazio, si sedette anche lui al suo fianco, anche se leggermente in imbarazzo. "Stefan! Caro amico mio!" Gli disse Karon zuccherosa mentre gli lanciava uno sguardo divertito e ilare al tempo stesso. "Come sta andando la tua giornata da baby-sitter?" Gli chiese poi, prendendolo bonariamente in giro. "Fantastica! Ci siamo divertiti, vero piccolina?" Rispose lui chiedendo l'appoggio della bambina così che potesse raccontare la verità. "Sì!" Urlò la piccola, saltellando tutta contenta e raccontando ogni cosa che avevano fatto il giorno prima, contando gli eventi sulla punta delle dita. "Visto? Te l'ha detto anche lei. Adesso ne sei convinta?" Continuò Stefan, parlando alla ragazza in tono serio. "Oh, molto convinta, credimi." Rispose lei, sghignazzando sottto dei baffi immaginari. Poi, volendo stuzzicarlo ancora, o semplicemente per dargli fastidio, indicò la piccola con un veloce gesto della mano. "Le ventiquattr'ore sono passate da un pezzo, sai?" Gli fece notare, ben sapendo d'irritarlo. Infastidita da quelle parole, Rain guardò Stefan, iniziando a fare i capricci. "In braccio! In braccio! Rain vuole venire in braccio!" Protestò, non desiderando altro che le attenzioni dell'uomo. "Sentito, Stefanuccio?" La piccola vuole venire in braccio." Disse poi Karon mentrre vedeva un imbarazzatissimo Stefan sollevare la capricciosa Rain. "Rain, tesoro, come mai sei così affettuosa oggi?" Le chiese lui, tenendola con sè proprio come aveva chiesto. A quella domanda, lei lo guardò seria, e aggrappandosi al suo collo, pronunciò una frase semplice, che arrivava dal cuore e che lei sentiva essere quella giusta nonostante il suo aspetto. "Perchè tu sei mio." Disse soltanto, seria come mai era stata prima. "Com'è che hai detto? Sono tuo? Dai, vieni qui e fatti baciare, forza." Rispose lui, sorridendo di fronte a Karon e abbracciandola stretta, per poi posare le labbra sulla sua guancia. A quelle manifestazioni d'affetto, Karon reagì in un solo modo, il suo. Una bella alzata d'occhi al cielo seguita da un finto conato di vomito. Alzandosi dal divano, andò in cucina a cercare qualcosa da bere, anche sapendo che i due non tenevano alcol. "Ah, quei due sono dolci anche in quello stato." Commentò, parlando con Nola. "Che ti dicevo? È la mia bambina!" Ripetè per l'ennesima volta l'uomo in quei due giorni, provocandole un orribile senso di nausea. "La tua... bambina... ma per favore! È tua moglie, non una bambola. Disse poi la donna mentre tornava in salotto e si parava davanti al resto del gruppo e dava il suo onestissimo parere. "Lo so, ma la amo lo stesso!" Rispose lui, sincero e completamente rapito dalla sua bellezza. Ormai stanca di litigare in quel modo così insulso, Karon si diede per vinta, alzò le mani al cielo, crollando al suo posto senza grazia nè compostezza. In quel momento, una gran voglia di raggiungere Maddox la colse alla sprovvista, e il suo broncio divenne ancora più marcato. Notando lo stato d'animo della ragazza, Stefan decise di ripagarla con la stessa moneta, iniziando a fare il solletico alla piccola e dedicandole altre mille carinerie e soprannomi. "Sei un tesoro, lo sai?" Le disse infatti, sorridendole. "Buon Dio, ma lo senti?" Bisbigliò lei schifata a Nola, dandole anche una gomitata al fianco per attirarne l'attenzione. "Lo senti?" Ripetè, sbalordita. "Davvero?" Chiese poi Rain, beandosi di tutte quelle attenzioni e non smettendo di sorridere felice. "Sì, davvero, e sai una cosa?" Rispose Stefan, sorridendo a sua volta. "Cosa?" Chiese lei, pendendo completamente dalle sue labbra. "Io ti amo, e continuerò ad amarti anche quando crescerai." Confessò lui, più innamorato che mai. "Anch'io Stefan!" Trillò lei entusiasta, provocando un finto conato di vomito da una parte del divano. "Siete una bella coppia, sapete?" Disse allora Nola, ignorando le esagerazioni dell'amica e non facendo altro che pensare al suo Yuri. "Scusate, ma io non ce la faccio, c'è troppo amore sdolcinato nell'aria, devo andarmene da qui!" Sbottò Karon in risposta, frustrata. A passi pesanti, si diresse verso la porta di casa, pronta a raggiungere la dimora di Lady Fatima, certa che qualcuno la stesse aspettando. "Ottima idea, forse finalmente li lascerai stare." Rispose Nola, scoprendosi felice di vederla andar via. Senza di lei non avrebbe potuto tornare nel suo mondo, ma in quel momento, poco importava. Quasi ignorandola, Karon si concentrò sul suo obiettivo, e uscendo di casa, sperò di raggiungere la sua destinazione il più in fretta possibile. Non curandosi della strana amica a sua volta, Rain continuò a guardare Stefan, e improvvisamente, un'espressione di pura tristezza le rovinò il visetto tondo e paffuto. "Stefan? Che significa quello che hai detto? Crescerò e non sarò più la tua bambina?" chiese, parlando in tono mesto. "Oh, no! Affatto!" Rispose svelto l'uomo, continuando a sorriderle per rassicurarla. "Tu sarai sempre la mia bambina, anche da grande!" Precisò poi, abbracciandola e calmando i suoi timori. "Allora sai una cosa? Sono pronta a crescere, anche subito." Rispose lei, tornando ad essere seria e felice. "Davvero?" chiese Stefan, sbalordito da tutta quella tenacia. "Davvero." Gli fece eco lei, avvicinandosi e carezzandogli il viso con delicatezza. Subito dopo, si voltò verso Nola, sperando che sapesse cosa fare per riportarla alla sua età originale. Sentendo un grosso groppo formarsi nella sua gola, Nola non seppe cosa rispondere a Rain e ai suoi occhioni così decisi, scoprendosi solo capace di biascicare. "Io... credo che la vostra unica soluzione sia appena uscita da quella porta." Balbettò infatti, penosa. "Cosa? Ma... ma non è possibile! Proprio ora che..." Rispose Stefan, sbigottito e senza parole. "Proprio ora che Rain stava capendo la situazione." Concluse lei per lui, pensando che più o meno era nella sua stessa situazione dato che per tornare a Chornya le servivano i poteri e le magie dell'asiatica. "Temo che dovremo aspettare il suo ritorno da qualunque luogo stesse cercando di raggiungere. Disse soltanto, triste come e più di loro. Voleva bene a Rain, che fosse un'adulta o una bambina, e ora che se ne stava lì, bloccata nei suoi quattro anni e sul punto di piangere, lei si rese conto di non riuscire a sopportarlo. Abbattuta per la cattiva notizia, cercò di avvicinarsi alla piccola per consolarla al meglio delle sue possibilità, ma non appena si spostò, la sua mano toccò qualcosa di liscio e solido, proprio fra le pieghe dei cuscini. Notandola, Stefan si fermò a guardarla, poi si avvicinò a sua volta, spostando quel cuscino e trovando una strana fiala nascosta nel divano. "Prima non c'era qui questa roba..." Osservò la ragazza mentre prendeva in mano la fiala e la scuoteva leggermente. Reagendo a quel movimento, il liquido oscillò per qualche secondo, brillando intensamente. "Stai a vedere che..." Sussurrò poi, incerta. "Che?" La incalzò Stefan, preoccupato. Conosceva l'asiatica e il suo amore per la magia, e aveva paura che quell'ennesima pozione fosse uno dei suoi stupidi scherzi, volti a peggiorare la situazione. "Ascolta, Karon sarà anche sciocca e menefreghista, ma... non ci avrebbe lasciati senza neanche una soluzione per lei a portata di mano, non trovi?" Chiese speranzosa mentre indicava la piccola Rain con un cenno della testa. "Sì, ma se ci stesse di nuovo prendendo in giro?" Azzardò lui, più teso e nervoso di prima. "Non è da lei tirare così per le lunghe." Lo rassicurò lei, sorridendo. Poi, con un gesto esperto, stappò la fiala e la passò a Rain, regalandole un secondo sorriso. "Bevila tutta, piccola." Le disse, incoraggiandola. "Che cos'è? Una medicina?" Azzardò allora Rain, incerta e dubbiosa. "Non proprio, ma ti farà tornare grande, vedrai! Ti fidi di me?" Le chiese poi la ragazza con voce dolce mentre continuava a porgerle la fiala."Davvero? Ma allora la prendo subito!" Rispose lei, rinfrancata da quelle parole. Subito dopo, prese in mano la fiala, e lentamente, ne bevve il contenuto fino all'ultima goccia. Se davvero fosse andata come aveva detto Nola, gli effetti di quella sorta di antidoto si sarebbero palesati entro poco, e incrociando le dita, Stefan non potè far altro che pregare, facendo scendere Rain dalle sue ginocchia e sperando di poterla rivedere nella sua forma originale. Finendo di bere, Rain posò la fiala vuota sul tavolino del salotto, e da quel momento in poi, Stefan e Nola attesero. Poi, dopo qualche secondo, il momento della verità. Improvvisamente avvolto da una fortissima luce, il corpo di Rain iniziò a cambiare. Divenne più alta, le sue forme tornarono ad essere quelle che erano, e non appena la luce scomparve, lei sorrise, finalmente felice di essere tornata ad essere la donna che era. "Visto? Che ti dicevo, uomo di poca fede?" Gli chiese Nola tutta soddisfatta mentre osservava Rain guardarli sorridente. "Avevi ragione! Grazie al cielo avevi ragione! Bentornata a casa, Rain." Rispose lui, ammettendo il suo errore e andando subito ad abbracciare l'amata moglie. Silenziosa, Nola rimase seduta sul divano, intenta ad osservare i due innamorati scambiarsi quelle effusioni che fino a poco prima avevano dovuto evitare. Con il suo Yuri aveva un rapporto del tutto diverso, chiaro, ma nonostante tutto non potè non sciogliersi di fronte a quelle manifestazioni d'amore. "Sono felice di essere tornata, tesoro mio." Disse Rain al marito, sorridendo e avvicinandosi per baciarlo. Troppo felice per poter dire altro, Stefan abbracciò la moglie con entusiasmo e unì le loro labbra per una bacio che non aveva nulla di tenero e delicato. Lasciandolo fare, Rain si scoprì ancor più felice, godendo silenziosamente del contatto dei loro corpi. Fino a pochi attimi fa era stata una bambina, e l'amore fra loro non era mancato, ma ora che finalmente era tornata normale, tutto era cambiato, tornando perfettamente alla normalità a cui entrambi erano abituati. Non riuscendo a trattenere la propria curiosità, Nola aspettò educatamente che i due finissero di baciarsi per poi fare una domanda che in quel giorno e mezzo aveva affollato la sua mente per buona parte del tempo. "Rain, rispondimi. Quanto di quello che ti accadeva da bambina riuscivi a capire?" Le chiese, attendendo in silenzio una risposta. "Praticamente tutto, Nola. Ero piccola, certo, ma ero comunque me stessa! E pensandoci, mentre Stefan era con me, credo che la mia parte adulta desiderasse soltanto riaffiorare. Sbaglio?" Rispose lei sinceramente, completando il suo discorso con quella domanda. "No, non sbagli, mio tesoro." Rispose Stefan, ripensando con tenerezza al momento in cui lei gli aveva detto "ti amo", e passandole dolcemente una mano sulla schiena in una lenta carezza. Sorridendo per l'ennesima volta, Rain si abbandonò a un sospiro innamorato, e fra una carezza del marito e l'altra, lo strinse a sè con delicatezza, non desiderando compagnia dissimile dalla sua. Proprio in quel momento, uno dei portali di Karon si aprì nel salotto e ne fuoriuscì lei stessa, leggermente scarmigliata e con un sorriso da ebete stampato in faccia. Felice di rivedere l'amica, Rain la salutò con un sorriso e un gesto della mano. "Karon! Dove ti eri cacciata?" Le chiese, fallendo nel tentativo di trattenersi dal ridere. A quella domanda il sorriso dell'asiatica si allargò ancora di più e si buttò di peso sul divano. Le scappò un sospiro innamorato mentre, ripensando a ciò che le era successo in quelle ore, la sua faccia diventava completamente viola. Ridendo di gusto nel vedere la sua espressione, Rain guardò Stefan e Nola per un attimo, coinvolgendoli senza volere nella sua ilarità. "Che c'è?" Disse poi, scattando sul posto come se si fosse risvegliata solo allora da quel dolcissimo torpore. "Perchè ridete?" Non potè fare a meno di chiedere, guardando tutti con sospetto. "Cosa? No, non è niente, tranquilla." Rispose Nola, facendo le veci dei due innamorati. "Le vostre facce ilari non sono "niente", mia cara." Disse poi lei mettendo loro il broncio e incrociando le braccia al petto. Nel farlo, guardò Rain come se la vedesse per la prima volta e un ghigno malefico le increspò le labbra, togliendole del tutto di dosso l'aria innamorata che aveva pochi attimi prima. "Allora, principessa? Ti sei divertita?" Le chiese, scherzosa. "Divertita? Eccome!" Rispose Rain, seria e veloce, non nascondendo un ennesimo sorriso. "Meno male!" Replicò Karon, lasciandosi sfuggire un sospiro di sollievo. "Per un attimo ho creduto che te la saresti presa." Continuò, scoppiando in una risata divertita. A quelle parole, Rain si fermò a pensare. Solo ora capiva che il suo essere tornata bambina era dovuto a una pozione di quella specie di maga, ma perchè prendersela con una ragazza del calibro di Karon, che considerava lei e Nola quanto di più vicino ad una famiglia? Così, con quel pensiero in testa, la guardò negli occhi e decise di parlarle. "Arrabbiarmi? No! Perchè dovrei, se non hai fatto altro che avvicinarmi ancora di più al mio Stefan?" Le disse, sorridendole e avvicinandosi per ringraziarla con un abbraccio. Decisamente a disagio e sorpresa di non essersi beccata un insulto, Karon ricambiò l'abbraccio come un'automa, totalmente incredula riguardo l'intera situazione. "Ah, beh... per così poco!" Riuscì a dire soltanto, scoprendosi incredibilmente imbarazzata. "Oh, non è poco, vero amore mio?" Rispose lei, sciogliendo quell'abbraccio e rivolgendosi al marito. "Sono d'accordo con te, tesoro." Rispose Stefan, abbracciandola da dietro e rivolgendo un sorriso soddisfatto all'asiatica. Sapeva bene che aveva combinato quello scherzo soltanto per dare fastidio a lui, ma alla fine aveva avuto proprio l'effetto contrario."Ti vogliamo bene, Karon." Concluse Rain, accettando l'abbraccio del marito e sciogliendolo solo per avvicinarsi all'amica e salutarla prima che sparisse dalla loro vista richiudendo quel portale. "Vi voglio bene, ragazzi." Rispose l'asiatica, voltandosi solo per non mostrare una piccola e affatto amara lacrima che le solcava il volto. Nel farlo, ripensò a tutti i momenti passati con la cara amica Rain, che proprio come Nola, le voleva bene nonostante tutto. Erano diverse, ma anche amiche, entrambe parte della sua stessa vita.
 
 
 
Terza storia della raccolta, in cui uno Stefan giovane e innamoratissimo della sua Rain si ritrova con l'inganno a farle da baby sitter quando torna bambina. Tutta colpa di un divertente scherzo di Karon.
 
Emmastory :)
   
 
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