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Autore: Emmastory    10/02/2018    3 recensioni
Le Cronache di Aveiron si sono ormai concluse, ma cosa sarebbe successo se il destino avesse avuto piani completamente diversi per i nostri cari eroi, che senza saperlo si ritroveranno quindi a vivere situazioni e avventure tutte nuove? Scopritelo dando uno sguardo a quelli che ancora pochi conoscono come "Racconti perduti di Ascantha."
Attenzione: La seguente storia tiene solo parzialmente conto degli avvenimenti nella saga originale, e alcuni dei personaggi, quali Karon, Nola, Nora, Yuri e Millie non mi appartengono, essendo infatti proprietà dell'autrice "KaronMigarashi" che ha contribuito alla sua scrittura.
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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I-racconti-perduti-di-Ascantha-mod
 
 
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Capitolo VIII
 
Un semplice scherzo: Parte Terza
 
Autunno. La stagione dei mille colori aveva raggiunto anche Ascantha. Molti la conoscevano come stagione della morte, ma agli abitanti non importava. Tante erano le persone che solevano guardare fuori dalle loro finestre per ammirare i vasti tappeti di foglie che cadendo finivano per ricoprire il selciato e le strade cittadine. Rain e Stefan erano esattamente quel tipo di persone, ma nonostante tutto, non sembravano davvero essere in vena di farlo. Difatti, erano entrambi troppo stanchi, una per le notti passate a scrivere e lottare contro gli incubi, l'altro perchè impegnato con dei massacranti turni di guardia in città. Incredibilmente, lo stesso discorso era applicabile a Rachel e a Lady Fatima, ancora debilitate dalla disavventura avuta a cavallo. Così, Rain aveva deciso di invitarle a pranzo, in modo che le due potessero rilassarsi. Per pura sfortuna, non se la sentiva di mettersi ai fornelli, così, suo malgrado, si trovò costretta a chiedere aiuto alla sua amica Karon, che peraltro lei aveva già invitato. Dal suo canto, la ragazza non riusciva ancora a crederci, aveva accettato un noiosissimo invito ad un noiosissimo pranzo in compagnia. Stava appena aprendo un portale quando ci ripensò sopra. Perché aveva accettato? Ah, sì, Rain. Se non  fosse stata lei avrebbe rifiutato in tronco, ma si parlava della sua amica e non se l'era sentita di rifiutare. "Avanti, Karon, passerà in fretta, no?" Pensò, parlando unicamente con sè stessa e trovando con quelle parole l'incoraggiamento necessario ad agire. Così, senza neanche pensarci, l'asiatica varcò il portale, ritrovandosi catapultata nel salotto dei Gardner. "Ehilà gente!" Salutò. La sua voce squillante si riversò per tutta la stanza circolare, trovando solo uno Stefan scocciato e una Rain stanchissima. "Ehm... ho sbagliato giorno?" Azzardò poi, cercando di scherzare sopra quel mortorio. "Oh, no, Karon, per niente... siamo solo un pò a terra, tranquilla." Rispose Rain, notandola ma non avendo neanche la forza di guardarla. "Ma tanto a terra!" Replicò lei con un ghigno divertito sulla faccia. Vedere l'amica in quello stato era per lei più che divertente, ma poi, avvicinandosi a Rain, divenne più seria. "Ehi, principessa, vuoi una mano?" Propose, sorridente ma stanca di vederla in quello stato. "Sarebbe fantastico, grazie." Rispose lei, sorridendo dolcemente. "Bene!" Osservò Karon, anche se colta alla sprovvista. Nel farlo, si sfregò le mani entusiasta, pensando che almeno in quel modo non si sarebbe annoiata. "Cosa vuoi che faccia di preciso?" Chiese poi mentre si arrotolava le lunghe maniche della maglietta che indossava. Da qualche tempo aveva iniziato ad indossare gli abiti di quel mondo, trovandosi stranamente a proprio agio. "Quello che vuoi, sei libera di improvvisare." Disse Stefan, facendo le veci della moglie e dando campo libero alla donna. "Non vi preoccupate, voi state tranquilli e riposate! Ah, Rain, quanti saremo a pranzo?" Li rassicurò, per poi azzardare quella domanda in modo da pensare a cosa preparare mentre raggiungeva la cucina, destreggiandosi alla grande dato che ormai conosceva quella casa letteralmente a memoria. "Cinque." Rispose soltanto Rain, per poi abbandonarsi a uno sbadiglio e cingendo un braccio attorno alle spalle del suo uomo. "Cinque? E chi sono gli altri due?" Replicò, sempre più curiosa mentre iniziava a cucinare. Sembrava incredibile, eppure grazie ai suoi poteri alcune patate e un coltello volteggiavano a mezz'aria e si sbucciavano da sole. "Rachel e Lady Fatima, chiaro! Le serve hanno fatto ammutinamento, e lei non mette mai piede nelle cucina del castello, perciò..." Spiegò l'amica, senza sciogliere quell'abbraccio. "Perciò eccomi qui!" Rispose Karon di rimando, storcendo la bocca in una smorfia quando scoprì l'identità delle altre due invitate. "Karon, non ci provare! Ti vedo, sai?" L'avvisò la donna, seccata. Non credendo alle sue parole, l'asiatica scoppiò a ridere divertita. "A giudicare dai tuoi sbadigli, scommetto che non ti reggi in piedi!" Aggiunse poi, evitando di distrarsi e continuando a preparare le uniche cose che sapeva fare, tutta roba bollita o cotta a vapore. Sbuffando scocciata, Rain non disse nulla, e restando seduta sul divano, sbadigliò per l'ennesima volta. Poco dopo, qualcuno bussò alla porta, e con uno sforzo, si rimise in piedi, andando subito ad aprire. Nel frattempo, Karon stava per finire, grazie alla magia aveva impiegato un tempo record nel preparare il pranzo, e proprio quando stava mettendo nei bicchieri dei ricostituenti alla frutta per tutti, le venne un senso di deja vu e non riuscì a non trattenersi dall'organizzare lo stesso scherzo un'altra volta. "Almeno animerò la giornata." Pensò, pregustando il divertimento che quell'idea le avrebbe procurato. Così, con quella scusa, Karon aggiunse alle bibite alcune erbe non incluse nella ricetta, ma che Rain e Stefan avevano già provato in precedenza. Non toccò il bicchiere proprio e quello di  Lady Fatima, poichè conoscendola, non si sarebbe mai azzardata a farle nulla. Facendo il suo ingresso in casa di Rain, Lady Fatima la salutò come sempre, con compostezza e calore insieme. Rachel la seguì in silenzio,e  stringendo l'amica in un delicato abbraccio, l'accompagnò di nuovo sul divano di casa, accomodandosi proprio accanto all'amata. Sempre con l'aiuto della magia, Karon apparecchiò la tavola e portò il cibo, posando invece i bicchieri colmi davanti ad ogni presente, entrando nel salotto con il suo già in mano. "Ehilà." Salutò, mostrando poco entusiasmo alla vista delle ultime arrivate. "Karon! Salve! Rachel ed io siamo felici di vederti, vero, gattina mia?" Disse Lady Fatima, rassicurandola e salutando con la mano. Arrossendo, Rachel si limitò ad annuire, poi si avvicinò alla donna, dolcissima. "Sì, eh?" Rispose lei sorridendo e annuendo, facendo poi spalline e indicando a Rain i bicchieri. "Bevi, principessa, ti aiuterà a passare meglio la giornata." Le consigliò, facendole poi l'occhiolino e bevendo un sorso dal proprio bicchiere, in modo da far vedere che non li aveva toccati, o almeno non tutti. "No, grazie, Karon, magari non ora." Rispose Rain, declinando quell'offerta con gentilezza. Quasi ignorandola, l'asiatica fece di nuovo spallucce, poi si diresse in cucina. Quando la tavola fu imbandita, la ragazza si guardò intorno, e nel farlo rimase soddisfatta del proprio risultato, anche se quello che ai suoi occhi sembrava un capolavoro, ad un completo estraneo appariva soltanto un accozzaglia di verdure e carni bollite poste in ciotole separate da cui ogni invitato si sarebbe presto serito. "Il pranzo è servito, vedo." Commentò la Leader, mentre, con calma e compostezza si sedeva a tavola, proprio accanto a Rachel. Seppur incredibilmente stanchi, Stefan e Rain la imitarono subito dopo, e una volta seduti, iniziarono a mangiare. A tavola si discusse del più e del meno. Argomenti futili, certo, ma ottimi per passare il tempo. "Ragazzi, senza offesa, ma i morti sarebbero più vivi di voi in questo momento." Scherzò Karon mentre riavvicinava con la magia i bicchieri sotto i nasi dei suoi amici. "Karon, te l'ho detto, non ci provare." Disse Rain di rimando, non contenta di essere disturbata a quel modo mentre mangiava. "Provare cosa?" Chiese lei con tono fintamente scandalizzato. "Sto soltanto aiutando la vostra vitalità sotto zero!" Aggiunse poi, cercando di giustificarsi. "Ti ringrazio, ma adesso lasciami stare, d'accordo?" Rispose Rain, alzando lo sguardo, non più stanco ma di fuoco. Per nulla intimorita dalla sua amica, Karon le sorrise come se le avesse detto qualcosa di incredibilmente gentile. "Okay, principessa." Rispose soltanto, per poi scivolare nel silenzio. "Bene." Disse soltanto la donna, innervosita dalla mancanza di sonno. Non appena il pranzo ebbe fine, Stefan si avvicinò all'amata, e circondandole le spalle con un braccio, le sussurrò una frase all'orecchio. "Come ti senti, tesoro?" Chiese, guardandola con fare preoccupato. "Stanca, amore, e tu?" Rispose lei, rigirandogli la domanda. "Altrettanto." Disse lui con un sospiro mentre le accarezzava le spalle in un massaggio leggero. "Vieni, mettiamoci sul divano, sarai sicuramente più comoda." Le propose poi, fornendole un utile consiglio che sicuramente lei avrebbe seguito. Annuendo con convinzione, Rain sorrise debolmente, poi seguì il marito fino al salotto, tornando a sedersi sul divano e abbracciandolo delicatamente, innamorata come sempre. Silenzioso, Stefan le accarezzò delicatamente le spalle con la mano, passandola sulla schiena in una morbida carezza, e senza smettere, le diede un bacio sulla fronte fresca. Decisamente troppo stanca per parlare, Rain non disse una parola, accettando la carezza e il bacio del marito con calma e amore. Poco dopo, però, sentì di avere la gola secca, e voltandosi verso il tavolo ancora apparecchiato, indicò i bicchieri. "Tesoro, me ne passeresti uno?" Pregò, sperando che la sua richiesta non venisse ignorata. Captando quella domanda di Rain, Karon vide con ansia Stefan che si alzava dal divano, pronto ad esaudire la richiesta della moglie, ma si lasciò scappare un sospiro di sollievo appena accennato nel notare che aveva preso uno dei bicchieri contaminati dalla pozione. "Ecco qua, tesoro." Rispose l'uomo, che, galante, aveva portato il bicchiere fino a lei. "Grazie." Rispose lei semplicemente, sorridendo poco prima di iniziare a bere. "Ma... non ne prendi uno anche tu?" Azzardò poi, invitando il marito ad imitarla e a dissetarsi insieme. Stefan non aveva molta sete in verità, ma volendo fare compagnia alla moglie si sforzò di sorriderle accondiscendente e, riavvicinandosi al tavolo ne prese uno a caso. Non capì in quel momento il perché sentiva gli occhi di Karon addosso come un falco. Gli vennero i brividi lungo la schiena, come un avvertimento, ma non gli diede troppo peso e raggiunse di nuovo la moglie, accomodandosi al suo fianco con il bicchiere ben saldo nella mano. A quella vista, Rain sorrise di nuovo, poi notò l'amica, che con compostezza e grazia incalcolabili, andava a sedersi sulla poltrona accanto al divano. "Ragazzi, posso unirmi a voi?" Chiese educatamente, per poi tacere nell'attesa di una risposta. A prima vista, nessuno tranne Lady Fatima se ne accorse, ma sorridendo debolmente all'indirizzo della ragazza, decise di non badare al fatto che anche lei avesse un bicchiere in mano. A quel punto gli occhi di Karon brillarono, ma stette ben attenta a non farlo notare, il suo bicchiere era già vuoto per metà, dato che ne aveva mandato giù buona parte in un unico sorso. Con il sorriso ancora sulle labbra, Stefan annuì alla richiesta di Rachel, e nel farlo, lasciò tintinnare il proprio bicchiere contro quello di Rain, facendole poi l'occhiolino."Alla nostra, amor mio." Rispose lei prendendo parte a quel brindisi e appoggiando il bicchiere alle labbra, ormai decise a bere e togliersi la sete. Una volta fatto, iniziò a sentirsi diversa. Un mal di testa orribile la sconvolse, e un capogiro la costrinse a sdraiarsi. Non stava bene, e benchè sapesse che la colpa non poteva essere solo della stanchezza, crollò quasi subito, non avendo neanche il tempo di ragionare. Colpito, Stefan tentò di andare in soccorso della moglie, ma stupito dall'accaduto, non ne ebbe il tempo, e ben presto, anche lui fu scosso da un profondo brivido, lasciando cadere a terra il bicchiere ormai vuoto. In un attimo riconobbe quel retrogusto così particolare e già sentito in precedenza, e fu allora che capì. "Tu..." Come un ubriaco, Stefan cercò di puntare il dito indice contro Karon, in accusa, ma non fece altro che cadere dal divano, crollando sul duro tappeto del pavimento. Stordita, anche Rachel cercò di reagire, ma per pura sfortuna si ritrovò nelle stesse condizioni di Rain, addormentata come un sasso. Per nulla sorpresa da quella scena, Karon continuò a bere tranquillamente, poi si voltò verso Lady Fatima. "Hai mai avuto a che fare con dei bambini?" Le chiese, curiosa. "Cara, sono madre, e ho le mie esperienze, perciò sì, ma tu?" Rispose la donna, rimanendo calma mentre guardava i due amici e la sua stessa ragazza dormire profondamente. "Io? A volte." Rispose lei con un ghigno divertito sulla faccia e si strofinava le mani con soddisfazione. Adesso vedrai cosa intendo!" Rivelò poi mentre indicava i tre addormentati. Confusa, la Leader guardò nella stessa direzione dell'asiatica, scoprendo con sorpresa e meraviglia che i due coniugi si erano rimpiccioliti, ringiovanendo anche nel fisico e arrivando ad assomigliare a dei veri bambini. In cuor suo, la donna sapeva che la colpa di tutto fosse da imputarsi alla strega, ma mordendosi la lingua, decise di stare zitta. "Non lasciarti ingannare, quei due sono veramente due pesti da bambini! Ma sono curiosa di scoprire come sarà Rachel. Disse poco dopo la strega in tono allegro mentre raggiungeva la coppietta facendo i soliti controlli di salute. Quella era una pozione innocua, ma con la magia nulla andava dato per scontato. "Rachel?" Rispose Lady Fatima, più incerta di prima. Quasi rispondendo a quel richiamo, la bambina aprì gli occhi voltandosi verso di lei, poi scese dalla poltrona,  e camminando, le si avvicinò. "Mamma!" Non potè fare a meno di esclamare, felice. "Come "mamma?" Chiese Lady Fatima, sbigottita come mai prima nel vedere una piccola Rachel camminare verso di lei e sorriderle innocentemente. "Ma... ma cos'è successo?" Si chiese, con lo sguardo che andava ai due innamorati, ancora sul divano e intenti a svegliarsi e stropicciarsi gli occhi. "Hai visto? Era questo quello che intendevo!" Rispose Karon, per poi guardarla e scoppiare a ridere divertita. "Lo vedo, ma..." Balbettò la donna, penosa. Non sapendo bene cosa fare, continuava a fissare con curiosità la bambina davanti a lei, passandole una mano sopra la testa in un'innocente carezza. Ridacchiando, la piccola Rachel la lasciò fare, poi alzò le braccine per farsi sollevare e vedere il mondo da un'altra prospettiva. "Beh, non sembra diversa." Commentò la donna con dolcezza, afferrandola da sotto le braccia e tenendola ferma solo per farla sedere sulle sue ginocchia piegate. "Dici? Provamelo, allora!" Replicò Karon, sfidandola scherzosamente. Senza alcuna esitazione, Lady Fatima continuò ad accarezzare i capelli della bimba, poi pronunciò una singola parola, che per loro aveva un gran significato. "Gattina?" Chiamò, sicura di sè stessa e quasi grata di aver raccolto quella sfida. "Sì, mamma?" Rispose la piccola, voltandosi ancora verso di lei e sorridendo apertamente. "No, non sono tua madre, micina." Rispose la donna con calma e pazienza, iniziando a maledire mentalmente la strega asiatica, che nel frattempo si stava trattenendo dal riderle in faccia. "Come? E... e allora chi sei?" Chiese la bambina, grattandosi la testolina castana. "Io sono..." Esordì, scoprendosi senza parole adatte a continuare quella frase. Non sapendo come dirlo in modo delicato per una bambina così piccola, Fatima fu costretta a usare altre parole, sperando che la piccola Rachel capisse subito. "La persona che ti ama più di tutte." Disse infatti, sorridendole con amore. "Tu... tu mi ami? Dici davvero?" Azzardò la piccola Rachel, colta alla sprovvista da quelle parole. "Gattina, sai che non dico mai le bugie." Rispose la donna con un dolce sorriso mentre le colpiva giocosamente la punta del nasino con un dito. Ascoltandola, Rachel non disse nulla, e poco dopo, quella parola sembrò risvegliare in lei mille ricordi. Non sapeva perchè, ma quella donna aveva qualcosa di stranamente familiare. Incerta sul da farsi, ci penso su, poi decise di parlare. "Aspetta, se non sei la mia mamma, posso... posso sapere il tuo nome?" Indagò, con voce dolce e quasi angelica. "Fatima. Mi chiamo Fatima." Rispose la cara Leader con sicurezza, sistemandosi più comodamente la bimba fra le braccia. "Che bel nome! Mi piace!" Commentò la piccola, estasiata. "Davvero? Sono contenta che ti piaccia." Rispose la donna con gioia e felicità mentre un ennesimo e dolce sorriso le ingentiliva lo sguardo. Sorridendo per l'ennesima volta, la bambina scivolò nel silenzio, e facendosi più vicina, non resistette alla tentazione di abbracciarla. Per nulla stupita da quel gesto, Fatima si lasciò abbracciare da quelle manine piccole e calde, amava Rachel da adulta, ma quella versione piccola era adorabile. A occhi chiusi, la piccola mantenne il silenzio, concentrandosi solo sul battito del cuore della donna che l'amava. "Fatima..." Sussurrò, dolcissima. "Sì, gattina?" Chiese lei rompendo quel silenzio per niente fastidioso. "Starai sempre con me, vero?" Rispose, azzardando nel porle una domanda tanto innocente quanto retorica. "Certo, piccolina! Non devi neanche chiederlo!" Rispose lei con stupore a quella domanda, ma tenendola più stretta fra le braccia. Felice, Rachel si abbandonò in quell'abbraccio, e stringendo a sua volta la donna con tutta la forza che aveva nel piccolo corpo, si sentì incredibilmente amata e speciale. Non sopportando oltre tutte quelle smancerie, Karon guardò altrove, ma disgraziatamente, i suoi occhi finirono per posarsi sui coniugi innamorati, bambini anche loro a causa della sua pozione. Stiracchiandosi pigramente, la piccola Rain si stava svegliando, e guardandosi intorno, non riuscì a capire dove fosse. Improvvisamente spaesata, non seppe cosa dire, e guardandosi attorno, riconobbe il volto della strega orientale. "Karon! Ciao!" Disse, apparendo adorabile e ingenua come ogni bimba della sua età. "Ciao, mocciosetta." Rispose l'asiatica con finta allegria mentre faceva un passo avanti verso di lei e si inginocchiava alla sua stessa altezza. "Dormito bene?" Chiese poi, accennando un sorriso. "Benissimo, ma tu cosa fai qui?" Rispose Rain, ponendole poi quella semplice domanda. "Sono venuta a giocare con voi." Rispose la donna, sfoggiando sempre quel sorriso simulato. Poi, guardando la bambina negli occhi, le si avvicinò come se avesse dovuto sussurrarle un gran segreto. "Io non mi volterei se fossi in te, ma c'è un bambino moccioloso che ti sta fissando, proprio dietro di te." Le disse soltanto, sperando in quel modo di far scoppiare quella coppia destinata a nascere di lì a poco. "Che cosa? E chi è?" Rispose la bambina, confusa dalle parole dell'amica. "Perchè non glielo chiedi tu stessa?" Replicò Karon con un tono di voce complice. Seppur confusa, la piccola si voltò, e lentamente, mosse qualche passo verso il bambino seduto sul grande divano. " Ciao, io sono Rain, tu come ti chiami?" Chiese, presentandosi e aspettando che lui facesse lo stesso. Stropicciandosi gli occhi ancora assonnati, il piccolo Stefan rimase letteralmente incantato di fronte alla bambina dagli occhi dorati. "Io... Stefan." Riuscì a dire, quasi senza balbettare. Felice di fare la sua conoscenza, la bimba sorrise. "Sei carino, sai?" Gli disse poi, complimentandosi con lui. "Anche tu lo sei." Rispose il bambino con più sicurezza mentre diventava rosso fino alla punta dei capelli. "Grazie!" Rispose la piccola Rain, con un nuovo sorriso sulle labbra e l'autostima alle stelle. "Prego, è la verità." Rispose Stefan abbassando lo sguardo, ormai tutto rosso di vergogna e timidezza. In quel momento, un verso di schifo si levò nel salotto. "Dimenticavo che loro due da bambini sono più smielati del solito." Disse Karon, allontanandosi con un gesto di stizza della mano. Poco dopo, raggiunse Lady Fatima, ancora impegnata con la piccola Rachel. "Tutto bene qui?" Chiese, guardandole entrambe negli occhi. "Sì, cara, tutto bene. Rachel è un tesoro. Guarda, non vuole staccarsi." Rispose Lady Fatima, per poi abbassare lo sguardo e sorridere guardando la bambina. "Lo vedo, lo vedo." Continuò la strega con un sorriso sforzato, notando che anche loro non erano da meno in fatto di sdolcinatezze. "Fatima, è la prima volta che vedi gli effetti di questa pozione,  quindi ti avviso. Non durano mai molto, al massimo ventiquattro o ventisette ore." Disse poi, in tono professionale. "Cosa? Immaginavo che non fosse permanente, ma l'adoro in queste vesti!" Si lamentò la Leader, stranamente preoccupata per la bimba, che sarebbe comunque tornata ad essere adulta. "Allora cerca di goderti queste ore quanto più possibile, io credo che dovrò tenere d'occhio le due pesti mielose laggiù." Aggiunse poco dopo, facendo una smorfia nell'indicare la coppietta che si conosceva sul divano. In silenzio, la donna annuì, poi guardò ancora Rachel. "Hai sentito, piccola? Karon dice che possiamo divertirci!" Disse, sempre sfoggiando un luminoso sorriso e iniziando a farle il solletico. Alzando gli occhi al cielo, Karon tornò dai due piccioncini, chiedendo loro cosa volessero fare nella giornata. A quella domanda, Rain balzò in piedi come una molla. "C'è il sole! Usciamo a giocare!" Propose, guardando alternativamente l'amica e la porta di casa ora chiusa. "Immagino che nessun altro voglia restare qui dentro." Disse Karon in risposta, guardando Stefan che annuiva come un forsennato e  lanciando una veloce occhiata a Lady Fatima. "Tu che ne pensi?" Le chiese, desiderosa di sentire la sua opinione a riguardo. "Beh, una parte di me vorrebbe dissentire, ma la mia Rachel sarà così piccola solo per poco, per cui.. sì, bella idea." Rispose la donna, alzandosi in piedi e prendendo per mano la sua piccola. "Ottimo." Disse allora Karon, fregandosi le mani e girandosi verso i piccoli sposini solo per indicarli con il dito indice in ammonimento. "Voi due, tenetevi per mano e non allontanatevi da me, altrimenti vi perderete. D'accordo?" Disse ad entrambi, sperando comunque di non essere troppo dura. "Va bene, Karon." Risposero i due bambini, parlando all'unisono come gemelli. "Grazie." Continuò lei in un sospiro, già stanca ancora prima di uscire, ma poi varcò la soglia, pronti, e si immerse nel pomeriggio autunnale che quel giorno splendeva nonostante il freddo. "Allora, dove vi portiamo?" Chiese poi, guardandosi intorno e guardandosi intorno e vedendo che in giro c'era già parecchia gente. "Alla piazza, per favore!" Pregò la dolce Rain, desiderosa di uscire di casa ed esplorare il mondo attorno a lei. "Va bene." Concesse Karon, guidandoli verso la loro destinazione e proteggendoli dalla calca di persone che affollavano le strade cittadine. Aveva dato e ricevuto più di uno spintone, ma solo per condurli incolumi nel loro luogo preferito. Una volta arrivati, i due piccoli  innamorati presero a rincorrersi per giocare insieme, ma stranamente, Rachel decise di restare dov'era. Era una bimba timida, a lei non piaceva giocare, e preferiva infatti passeggiare tenendo stretta la mano di Lady Fatima. "Cosa c'è, piccola?" Chiese allora la donna, notando la sua inquietudine. "Non vuoi giocare anche tu con loro?" Propose, indicando i suoi due amichetti intenti a divertirsi. "No, ma... possiamo parlare?" Rispose lei, fermandosi e continuando a tenerle la mano. "Certo!" Replicò la Leader con sicurezza, regalandole un sorriso mentre la conduceva su una panchina. Seguendola, la bambina non disse nulla, e arrivando alla panchina, si scoprì troppo piccola per sedersi da sola, dovendo letteralmente arrampicarsi per riuscire a farlo. "Vuoi una mano?" Azzardò la donna, premurosa e divertita. "No, no, grazie. Ce la faccio." Rispose la piccola, mettendosi finalmente seduta e avvicinandosi a lei. "Allora." Esordì quest'ultima mentre guardava altre persone passare davanti a loro una dopo l'altra. "Cosa volevi chiedermi?" Chiese poi, curiosa riguardo agli eventuali dubbi della sua piccola. "Tu hai detto di non essere la mia mamma, e hai detto che mi ami, ma questo alla gente non piace!" Rispose Rachel, piagnucolando e spaventandosi alla sola vista di tutte quelle persone attorno a loro. In quel momento, aveva l'aspetto di una bimba di quattro anni, ma date le sue parole, era logico pensare che la parte adulta di lei stesse riaffiorando. A quelle parole, Lady Fatima rimase sbalordita. Erano vere, e sembravano essere state riprese direttamente dalla memoria di una Rachel più adulta. "Vedi, piccola, le persone non accettano sempre le differenze, a prescindere dalla forma in cui si presentino. Amore, corpo o carattere. Il diverso a qualcuno fa paura, ma a noi no, ed è questo ciò che conta, non credi anche tu?" Le spiegò, restando calma ma sentendo di rivivere per la seconda volta una situazione più che familiare. "Sì, ma cosa significa questo? Che staremo insieme nonostante quello che dice la gente?" Chiese a quel punto la bambina, confusa ma d'accordo con lei. "Esatto, Rachel." Rispose a quel punto la donna, ancora più sicura di prima nel guardarsi attorno, non dando un briciolo di importanza alle strane occhiate che entrambe ricevevano dai passanti. "Oh, Fatima!" La chiamò la piccola Rachel, abbracciandola e stringendola forte, per poi tentare di darle un bacio sulla guancia nonostante la sua ridotta statura. Ridendo divertita, Lady Fatima si inclinò verso di lei per farsi dare quel bacio, poi le arruffò amorevolmente la chioma castana. "Sai una cosa? Non mi va di andare, voglio restare qui, con te." Disse poi la bambina, mettendosi più comoda e chiedendo mutamente di poter stare sulle sue ginocchia. "E allora restiamo." Rispose la Leader mentre se la posava in grembo e la teneva stretta. In quel momento, nonostante fosse occupata con gli altri due bambini, Karon si avvicinò sedendosi con loro. "Allora? Siete proprio incollate!" Osservò, prendendole entrambe in giro. "Totalmente inseparabili." Le rispose Lady Fatima, non badando alla presa in giro e mostrandosi incurante della sua presenza. "Beh, almeno voi siete qui, Stefan e Rain non fanno che correre. Razza di piccole pesti..." Continuò Karon, seccata dall'energia e dalla vitalità dei piccoli. "Non lamentarti, sei tu che li hai trasformati." Replicò con calma la donna, senza neanche guardarla e dando per gioco teneri buffetti sulle guance della piccola Rachel. Colpita da quella risposta, Karon aprì la bocca per parlare, ma non ne uscì alcun suono. "Touchè." Si limitò a dire, capendo di essere stata sconfitta a parole. Mantenendo il silenzio, la donna la ignorò, e lanciando poi un'occhiata dietro l'asiatica, vide i due bambini allontanarsi, e pur senza scomporsi, li indicò con una mano. "Ti conviene andare a riprenderli se non vuoi che scappino." Disse, fornendo alla strega un utile consiglio. "Tu credi? Aspetta, arrivo subito." Rispose, più annoiata di prima. "Rain! Stefan! Tornate qui!" Gridò, sperando che entrambi le dessero ascolto. Alzando gli occhi al cielo e sbuffando, Stefan si voltò verso Karon e sentì la sua voce. "Credo che si sia arrabbiata. Dai, vieni." Disse con un sorriso alla sua piccola amica, mentre riprendeva a correre verso le due adulte. "Arrivo, ma fa male!" Si lamentò lei, facendo uno sforzo per stargli dietro e pregando di farcela. Era caduta mentre giocava, e non era nulla di grave, ma faticava a camminare e a muoversi correttamente. Notando che quasi zoppicava, Stefan non perse tempo e fece dietro front, porgendole la mano per aiutarla. "Tieniti a me!" Disse soltanto, sperando che tutto andasse per il meglio. "Grazie." Rispose Rain, appoggiandosi all'amichetto e raggiungendo con lentezza la panchina dove Rachel e Lady Fatima erano sedute. "Ce la fai a sederti, vero?" Chiese poi Stefan, preoccupatissimo per l'amica, aiutandola a salire sulla panca senza mai lasciarle la mano. "Sì, sì, non preoccuparti." Disse lei in risposta, prendendo posto accanto all'amica e rimanendo quasi immobile. "Non è colpa tua." Disse poi, rivolgendosi al suo piccolo eroe. "Invece sì. Avrei dovuto aspettarti." Rispose lui con la colpa negli occhi e lo sguardo basso. Era triste, non avrebbe mai voluto veder soffrire la bella e dolce Rain, ma in quel momento, vide qualcosa. Proprio dietro la panca c'erano vari ciuffetti d'erba alta, e tra questi vi era un bellissimo fiorellino giallo, sembrava un sole. Senza pensarci due volte, lo colse e, raddrizzandosi , lo porse alla sua compagna di giochi. "Stefan, ma... è per me?" Chiese la bambina, sorridendo alla sola vista di quel regalo così inaspettato. "Sì." Rispose lui timidissimo mentre continuava a porgerglielo, pensando a quanto gli ricordasse lei, che quando sorrideva era bella come il sole splendente. "Oh, grazie! Sei così gentile con me! Perchè?" Replicò lei, sorpresa e stranamente colpita dalla sua galanteria. "Perché sei bella come questo fiore." Rispose lui, rosso in viso ma sincero in quelle parole. "Davvero? Dici davvero?" Replicò lei, incapace di credere a quanto avesse appena sentito. "Certo! Anche di più!" Rispose lui, totalmente rapito da quella piccola bellezza. "Dai, smettila, così arrossisco!" Lo pregò lei, sentendo le guance bruciare come fuoco vivo. "Ma è la verità." Replicò il bimbo con calore mentre si metteva seduto al suo fianco e le sorrideva.Ricambiando quel dolce sorriso, la piccola Rain si voltò verso l'amico, e chiudendo gli occhi, posò con delicatezza le labbra sulla sua guancia. "Ti amo tanto, mio cavaliere." Disse poi, più felice che mai. Sorpreso, Stefan non riuscì a parlare, ma sentì il viso andare a fuoco, e pieno di vergogna, non fece che abbassare gli occhi e balbettare. "Perchè quella faccia? Anche questa è una verità." Gli rispose lei, guardandolo negli occhi e apparendo seria come mai prima. "Non me lo aspettavo." Rispose lui tornando a guardarla e perdendosi in quegli occhi dorati. "Anch'io però provo lo stesso per te, mia principessa." A quella semplice parola, Rain arrossì davvero, e avvicinandosi, lo strinse in un abbraccio dolce e delicato, quasi non volendo più lasciarlo andare. In quel preciso istante, Karon tornò da loro, annunciandosi con un severo battito di mani. "Okay, ragazzi, basta smancerie per oggi!" Disse, sicura che in quel modo avrebbe richiamato l'attenzione di tutti i presenti. "Forza, è è ora di rincasare." Aggiunse poi, più seria di prima. "Ma Karon, noi vogliamo giocare!" Si lamentò la povera Rain, non ancora stanca e pronta a tornare a divertirsi nonostante il piccolo infortunio. "Oh, non lo metto in dubbio, ma lo farete a casa." Disse lei perentoria e fissando Lady Fatima con una silenziosa supplica ad appoggiarla. "Rain, tesoro, la streghetta ha ragione. Ora è tardi, e dobbiamo rientrare. Le spiegò la Leader, dando manforte a Karon e comportandosi da perfetta madre anche con lei. "D'accordo, milady." Rispose poco dopo la bimba, arrendendosi a quella seppur fastidiosa evidenza. "Grazie." Rispose semplicemente Karon, sinceramente grata di quell'intervento. Subito dopo, fece un gesto con la mano in direzione degli sposini, invitandoli a seguirla e incamminarsi verso casa. "Non ringraziarmi, l'ho fatto per Rachel." Rispose lei, ignorandola ma vedendo che la sua piccola iniziava a sbadigliare. "Come ti pare." Replicò Karon evasiva mentre guidava i piccoli Gardner a casa. Non degnandola neanche di una risposta, Lady Fatima prese Rachel in braccio, e tornando a casa, entrò subito dopo l'amica, e una volta fatto, si sedette di nuovo sul divano, mantenendo nel farlo un silenzio religioso e perfetto. Guardando divertita quelle facce assonnate, Karon aprì le porte delle varie camere da letto, vuote, e indicò ad ognuno di entrare. "Dai, che è tardi. È ora della nanna." Disse poi, invitandoli ad andare a letto con amore e delicatezza. Annuendo lentamente, i tre si strofinarono gli occhietti stanchi, poi si infilarono a letto ancora vestiti. Prima di dormire, Rain strinse a sè il suo orsacchiotto, mentre Stefan la copriva con amore e attenzione prima di addormentarsi a sua volta. Karon, esattamente come i due piccioncini, era troppo esausta per cambiarsi d'abito e si addormentò fuori dalle coperte con ciò che aveva addosso. Dormì come un sasso e per l'ennesima volta si chiese cosa le fosse venuto in mente nel trasformare tutti e tre in bambini. Per Rain naturalmente, quella mattina l'aveva vista così giù che oltre a rimediare alla propria noia voleva fare qualcosa per farla divertire. Ed eccola là, a rimpiangere subito quell'idea. Al mattino si alzò dal letto con uno scatto felino. Il sole era già alto nel cielo, e rimettendosi in piedi, pensò a cosa dovesse fare. Indecisa, si chiese dove andassero a scuola i bambini di quell'età, e pensandoci, capì che l'asilo era il posto più adatto. Così, seppur ancora assonnata, entrò nella stanza dei due piccioncini. "Avanti, sveglia." Disse, sbadigliando e faticando a tenere gli occhi aperti. Aprendo i bellissimi occhi color ambra, Rain rispose subito a quella sorta di richiamo, e sedendosi sul letto, augurò il buongiorno all'amica. "Dormito bene?" Chiese, sorridendo. "Come un sasso, amica mia, e tu?" Rispose lei con spento entusiasmo, mentre, ancora sbadigliando, scosse Stefan per una spalla nell'accorgersi che stava ancora ronfando. "Non lo toccare! Sta cercando di dormire!" Sbottò Rain, volendo solo proteggere il suo cavaliere. Per nulla stupita da quello scoppio di rabbia, Karon continuò a scuotere il bello addormentato finché non lo vide aprire gli occhi. "Non oggi, principessina. Si va a scuola e temo che siamo già tutti in ritardo." Le disse poi, ignorando le sue lamentele. "Non è vero!" Replicò lei, fuori di sè dalla rabbia mentre si alzava dal letto. "Andiamo, ti mostrerò che ti sbagli." Aggiunse poi, con la voce fredda e l'occhio invelenito. "Rain, c'è dello zucchero in cucina, nel caso tu ne voglia un pò." Rispose Karon con stizza mentre afferrava un ancora assonnato Stefan per le ascelle e lo posava delicatamente a terra, tenendolo  in piedi. Ignorandola, Rain si avvicinò alla porta di casa, poi l'aprì, aspettando l'arrivo di Stefan e dell'unica adulta capace di accompagnarla. Alzando gli occhi al cielo, Karon uscì fuori dalla stanza cercando di dare una raddrizzata ai suoi capelli scompigliati, seguita da Stefan che subito andò a prendere per mano la propria amichetta. "Allora, come ieri, per mano e vicini a me. Intesi?" Chiese poco prima di farli uscire e chiudere la porta alle loro spalle. Rachel e Fatima non erano in salotto, e pensandoci per un attimo, Karon concluse che entrambe dovevano essere tornate al castello. "Sta tranquilla, Karon. Alla mia principessa non succederà nulla." Rispose Stefan, vestendo di nuovo i panni dell'eroe. "Perfetto, ora in marcia!" Disse semplicemente la cara strega, camminando e cercando di ricordare la strada per la scuola. Obbedendo, i due piccoli innamorati iniziarono a camminare vicini come soldati, seguendo l'amica strega senza dire una parola. Il viaggio fu lungo, ma una volta arrivati a destinazione, i bambini furono felici di imparare e fare amicizia. Dimenticandosi del tutto di Karon, Stefan tirò lievemente per la mano la sua Rain, invitandola ad entrare nella scuola in una piccola corsa improvvisata. Sorridendo e ridacchiando divertita, Rain seguì Stefan correndo con lui, nonostante accusasse ancora il dolore derivante dalla caduta del giorno prima. "Tutto bene, Rain? Ti fa tanto male?" Chiese poi lui mentre rallentava l'andatura, preoccupato per lei. "Solo un pò." Ammise lei, fermandosi e provando un leggero dolore. "Tieniti a me allora, la classe è qui vicina. Replicò a quel punto lui, cavaliere come sempre, fermandosi vicino alla sua bella per aiutarla. "Allora andiamo, e grazie ancora." Rispose lei, prendendogli la mano e camminando lentamente fino all'aula che avrebbe dovuto ospitarli entrambi. Sempre tenendole la mano, Stefan la portò ad un paio di banchi vicini e la fece sedere per prima. Mettendosi comoda, Rain gli regalò un sorriso, poi indicò il posto accanto a lei. "Stammi vicino, dai." Chiese con gentilezza, non volendo perderlo di vista.  Felice, Stefan annuì in silenzio, ma sempre con il sorriso allegro per lei e, sedendosi lì accanto, le riprese la manina. "Stefan, ora no!" Disse lei a bassa voce, provando uno strano senso di vergogna. La classe era grande, non erano soli, e gli altri bambini non facevano che guardarli, incuriositi dal loro affiatamento. "O-okay." Rispose allora il bimbo, spiazzato da quel rifiuto inatteso, ma comunque lasciandole andare la mano. "Scusa." Sussurrò lei, triste al solo pensiero di averlo appena deluso. "Non ti preoccupare." Biascicò lui di rimando, mostrando un sorriso mesto e cercando di confortarla. Regalandogli un leggero e debole sorriso, Rain sperò che Stefan la perdonasse, poi passò il suo tempo a disegnare e scrivere semplici frasi colme di dolcezza, tutte rivolte all'unico bimbo di cui fosse amica in quell'aula. Nel farlo, però, sentì i bisbigli e le risatine di alcuni compagni, accorgendosi poi di avere alcuni pezzettini di carta fra i lunghi capelli. "Aspetta, faccio io." Disse Stefan proponendosi di toglierle la carta dai capelli. Nel farlo, fulminò con gli occhi alcuni bambini dallo sguardo ostile che li fissavano con cattiveria, guadagnandosi un sorriso di approvazione proprio dalla bimba. "Grazie." Biascicò lei mestamente. "Sono appena arrivata, non so perchè facciano così." Si lamentò poi, sentendosi triste ed esclusa da ognuno dei piccoli gruppi che esistevano nella classe. "Ignorali." Rispose lui, arrabbiato con quei bambini cattivi. Annuendo, Rain si voltò verso di lui, e con un nuovo sorriso a illuminarle il volto, gli mostrò il foglio su cui stava lavorando. Aveva fatto un disegno. C'erano tutti e due, e mentre lui le teneva la mano, un grandissimo cuore colorato di rosso sembrava prendere il posto del sole nel cielo. Meravigliato e anche felice, Stefan prese delicatamente il disegno dalle mani della bambina e lo ammirò con soddisfazione. "Sei bravissima, Rain!" Disse poi con sincerità e calore. "Ti piace? L'ho fatto per te, e puoi tenerlo, se vuoi." Rispose lei, quasi arrossendo di nuovo. "È bellissimo." Rispose lui annuendo con la testa. "E lo porterò sempre con me." Aggiunse, mentre lo piegava in più parti e lo metteva al sicuro nella tasca dei pantaloni. "L'ho fatto perchè sei importante, e sai una cosa?" Disse lei, ponendogli poi quella semplice domanda. "Cosa?" Chiese a quel punto lui, incuriosito da quelle parole. "Ora sì." Rispose soltanto, offrendogli la mano così che gliela stringesse come voleva. "Oh, Rain! Sei sicura?" Azzardò lui con una certa timidezza, ma comunque prendendole la mano con calma e stringendogliela lievemente. "Sì, Stefan. Tu mi piaci, mi piaci davvero." Replicò lei, sincera e innamorata, mentre stringendo la sua mano con forza ancora maggiore, si avvicinava per un veloce bacio sulla guancia, ignorando tutti gli altri bambini. Perso e innamorato della sua piccola Rain, Stefan non si accorse che un piccolo trio di bambini camminava verso di loro, spavaldi e sbeffeggianti, indicandoli con smorfie disgustate ed esageratamente smielate. "Che c'è? Noi ci amiamo!" Gridò Rain nel vederli, arrabbiatissima. Capendo al volo l'aria che tirava tra loro, Stefan le mise un braccio intorno alle spalle per proteggerla da eventuali attacchi fisici, ma aveva paura che le parole avrebbero fatto pù male alla sua piccola e dolce metà. "Come? Vi amate? Come fate ad amarvi? Stefan, sapevi che Rain è figlia del re ma non della vera regina?" Disse uno di quei piccoli mostri, cercando di convincere il bambino ad abbandonarla. "E allora?" Rispose Stefan con strafottenza all'indirizzo di quelle vipere, mentre si alzava dalla sedia e teneva il braccio teso davanti alla sua Rain per proteggerla. "I miei sentimenti non cambiano." Dichiarò, spavaldo e coraggioso. "Cosa? Ma è impossibile! Scommetto che è anche una bimba cattiva!" Rispose un altro, che a gran sorpresa di tutti, era una bambina. "L'unica bambina cattiva qui sei tu!" Rispose a tono Stefan indicandola con il dito indice e lo sguardo soddisfatto di chi aveva rimesso al suo posto una vipera. "Ah sì? Bene! Credi a quello che vuoi, ma una come lei non potrà mai giocare con nessuno di noi, hai sentito?" Rispose quella piccola sciocca, godendo nel vedere gli occhi di Rain riempirsi di lacrime. "Non credo che sarà poi una grande perdita per la mia Rain non avere intorno mostri come voi!" Rispose lui, sicuro e deciso come non mai mentre si chinava verso di lei e le asciugava le lacrime con piccoli baci. Sentendosi immediatamente sollevata, Rain sorrise e diede le spalle ai suoi nemici, andando poi a sedersi con Stefan in fondo all'aula solo per non essere vista, e sperando che al suo ritorno, l'insegnante avesse potuto fare qualcosa. "Non ascoltarli, Rain, sotto tutte mele marce."Disse Stefan mentre le accarezzava la mano e l'abbracciava stretta per confortarla. "Hai ragione, mele marce e cattive." Rispose lei, singhiozzando e tirando su col naso. "Esatto, non starli a sentire." Continuò Stefan per consolarla come poteva. "Io non ti abbandonerò mai." Concluse, parlando con fierezza e coraggio. "Proprio mai?" Chiese lei, ancora triste ed insicura. "Starò per sempre al tuo fianco, mia principessa." Rispose lui con ancor più sicurezza di prima, regalandole un magnifico sorriso. "Ti amo, mio bel principe." Rispose lei, accettando quel sorriso e avvicinandosi per l'ennesimo bacio della giornata. "Ti amo anch'io, Rain." Replicò lui, porgendo la guancia verso le labbra umide e calde di lei, felice come non mai in quell'intero giorno. Baciandolo con dolcezza, Rain continuò ad ignorare quegli sporchi bulli, poi sentì il suono di una campanella. La giornata aveva appena avuto fine, ed era ora di tornare a casa. Alla fine della lezione, Stefan prese di nuovo per mano Rain e la condusse fuori dall'aula, diretto al cancello della scuola e allo spiazzo in cui la calca di genitori cercava i figli appena usciti dalla scuola. "Guarda, Rain!" Disse lui ad un tratto, riconoscendo una delle signore lì in mezzo. "C'è tua mamma!" "È vero! E guarda, lì c'è la tua!" Rispose lei, sorridendo e indicando con il dito quella del suo amichetto tanto speciale. Lasciandogli la mano, lei si raggiunse la propria, poi salutò Stefan con un sorriso. Silenzioso, Stefan fece lo stesso, ma salutò l'amichetta con un forsennato movimento del braccio, poi si buttò fra le morbide braccia della mamma che gli era corsa incontro.  Da lontano, la regina Katia notò il bambino, e curiosa, si rivolse a sua figlia. "Rain, amore, lui chi è? Un tuo amico?" Chiese, abbassandosi al suo livello e attendendo una risposta. "No, mamma, è il mio fidanzato." Rispose la piccola Rain, parlando in tono serio. La madre rimase stupita dalla risposta, ma decise di stare al gioco della bambina, evidentemente era un bambino speciale per lei, e ad essere sinceri lo aveva già notato da come si erano salutati. "Oh, capisco. E così la mia piccolina ha  fidanzato. E dimmi, com'è? Gentile? Le chiese in tono premuroso mentre, mano nella mano, camminavano per la strada cittadina. "Mamma, è il bimbo più bello che abbia mai visto. Sai, è un vero eroe. Oggi in classe mi ha anche difesa!" Raccontò la bambina, sorridendo felice a quel solo ricordo. "Difesa? E da cosa? Non ti sarai fatta male, spero!" Disse allora la madre, preoccupata per la sua bambina. "Dei bambini cattivi mi avevano presa di mira, non gli va a genio che ci amiamo." Rispose lei, abbassando lo sguardo in segno di vergogna. Avrebbe voluto dirle come avevano coinvolto anche le sue origini e del modo in cui si era fatta male giocando, ma ripensandoci, decise di non dire nulla al riguardo. Beh, allora è stato un vero cavaliere a difenderti. "Mi raccomando tesoro, non farti mai mettere i piedi in testa da nessuno, qualunque sia la critica che riceverai." Disse la regina, materna ma decisa come sempre, sicura delle sue parole e di poter dare alla figlia buoni consigli. "Lo farò, mamma, però puoi stare tranquilla. Stefan non lascerebbe mai che mi accadesse qualcosa, ed io lo amo per questo." Rispose la piccola, fidandosi ciecamente di quello che identificava come suo piccolo eroe. Bene!" Rispose la donna con il sorriso, felice che la sua piccola bambina era contenta e di buon umore. Camminando accanto alla madre, Rain non le lasciò la mano, facendolo solo quando si ritrovò nel giardino di casa. "Ciao Chance!" Disse, salutando il cagnolino che aveva adottato tempo prima.Sorridendo divertita dalla bambina e il cucciolo, la madre entrò in casa lasciando aperto per la figlia "Rain, non stare troppo all'aperto o ti ammali." La pregò, fornendole comunque un utile consiglio. "Arrivo, mamma." Rispose lei, lasciando da solo il cagnetto adorato e tornando in casa per raggiungere la sua stanza e distrarsi con i suoi giochi. Anche la madre si rilassò per passare la giornata in totale relax e così se ne andò in camera dopo aver raccomandato a Rain di fare la brava e averle scompigliato amorevolmente i capelli. Ridacchiando, la bambina la lasciò fare, poi andò davvero nella sua cameretta, finendo per parlare con il suo orsetto di come aveva incontrato Stefan. "Secondo te gli piaccio?" Gli chiese, tenera e ingenua come sempre. Ascoltando le parole a raffica della sua amichetta di giochi, l'orsacchiotto annuì convinto e le parlò. "Certo! Ne dubiti? Le chiese poi, sorridendole nonostante la piccola bocca cucita. "No, ma... non lo so. Quei bulletti hanno detto delle cose orribili!" Rispose lei, con il viso contratto in una smorfia di tristezza. "Erano solo gelosi di te e del tuo fidanzatino, Rain!" Rispose con sicurezza l'orsetto mentre le passava una zampa sulla guancia a mò di carezza. "Ti credo, Neddy." Disse a quel punto la piccola, sorridendo di nuovo. Felice, si guardò allo specchio, e appena un attimo dopo, le venne un'idea. "Aspetta, e se fossi più carina?" Azzardò, tenendo ancora l'amichetto di pezza fra le braccia. "Più carina di così? Non ne hai bisogno!" Rispose Ned, facendole l'occhiolino con espressione complice. "Sei tanto dolce, Ned, però... forse posso chiedere un favore alla mamma." Rispose lei, abbracciandolo delicatamente e appoggiandolo sul letto. "Aspettami, torno subito." Disse poi, poco prima di sparire dalla sua vista e andare alla ricerca della madre. Un delicato bussare alla porta destò la madre dalla sua lettura, e leisi alzò dal letto. "Vieni pure, Rain. Chiamò, capendo capendo che poteva essere solo la figlia adorata. Entrando nella stanza, la bambina si avvicinò a lei, esitando. "Mamma, posso chiederti una cosa?" Esordì, avendo quasi paura della sua reazione. "Certo, piccola mia. Rispose la donna con dolcezza mentre la invitava a sedersi accanto a lei con un piccolo gesto della mano sul bordo del letto. "A papà piace quando metti il rossetto e ti trucchi. Posso farlo anch'io? Per Stefan?" Chiese lei, facendo quel che le era stato chiesto e sperando che la risposta fosse positiva. Confusa da quella strana richiesta, la regina ci pensò sopra, e poco dopo decise che non c'era nulla di male nel truccare un pò la bambina come se fosse un gioco. "Dai, vieni qui." Disse con voce materna mentre si avvicinava al suo angolo di stanza dove c'era un mobile apposta per truccarsi e pettinarsi. Annuendo, la piccola seguì la madre, e mettendosi seduta, chiuse gli occhi per lasciarla lavorare. Seppur curiosa, non mosse un muscolo, ma rimase meravigliata dal risultato ottenuto. "Okay, ora, chiudi le labbra ma non stringerle." Disse la madre mentre apriva alcuni astucci sopra il mobiletto di legno e tirava fuori un rossetto molto chiaro, che avrebbe soltanto ingentilito l'aspetto della bambina. Silenziosa, Rain obbedì alla madre lasciandola fare, e poco dopo, si guardò allo specchio, sorridendo vanitosa. "Ecco qua, sei perfetta tesoro mio." Disse lei mentre le sistemava i capelli con una spazzola. "Grazie, mamma." Rispose la bambina, sorridendo di fronte allo specchio e andando subito ad abbracciarla. "Prego, piccolina." Le disse lei dandole un veloce bacio sulla testa e ricambiando l'abbraccio. "Adesso puoi accompagnarmi da lui? È troppo lontano, non posso andarci da sola!" Pregò, sforzandosi di non piagnucolare per non rovinare il trucco appena messo. "Certo!" Disse lei mentre si alzava per portare fuori la figlia. "Sei pronta?" Chiese poi, sorridendo. "Pronta." Rispose la bambina, scattando sull'attenti come una soldatessa. Sorridendole, la madre le prese la manina e uscirono di casa, dirette a quella del nuovo amico della figlia. Camminando, Rain si guardò intorno, incuriosita dai fiori e dalla natura che la circondava. Abbassando lo sguardo, notò un fiorellino giallo e solitario, che le ricordava moltissimo quello che aveva ricevuto, e che aveva trovato il suo posto in un vaso pieno d'acqua fresca. "Tutto bene, piccola mia?" "Chiese la madre, incuriosita da tanta allegria. "Certo, nessun problema." Rispose lei, sorridendo e alzando lo sguardo per incontrare quello della donna che le aveva donato la vita. "Eccoci, siamo arrivati, tesoro."Disse poi, contagiata dall'allegria della figlia e indicandole la casa davanti a cui si era appena fermata. "Finalmente!" Esclamò la piccola, felicissima all'idea di rivedere il suo amico. Senza dire altro, la madre si avvicinò alla porta e bussò con grazia e decisione, facendo un cenno positivo alla figlia accanto a lei. Fu quindi questione di qualche attimo, e Janet, la madre di Stefan, aprì la porta. "Katia! Ciao! Hai portato la piccola Rain, vedo. Tranquilla, piccolina, il tuo amichetto sta arrivando." Disse, salutando prima l'amica e poi la bambina. "Non è il mio amichetto! È il mio fidanzato, ed io lo amo!" Rispose la minuscola interessata, assicurandosi di dire la verità riguardo al suo legame con Stefan. Sentendo la vocina di Rain farsi spazio all'ingresso con la sua solita smielata determinazione, Karon si alzò dal divano su cui si era sistemata per tenere sotto controllo la peste Stefan, nonostante le iniziali lamentele della madre di lui. Ma se era sorda a quelle del proprio padre allora che differenza faceva se non ascoltava quelle degli altri? "Ed ecco la principessina." Disse lei a sè stessa con un ghigno divertito mentre andava a chiamare il piccolo Stefan. "Ehi, principino! Sei richiesto all'ingresso!" Aggiunse poi, prendendo in giro quello che lei considerava un piccolo seccatore. "Sul serio? E chi c'è?" Chiese lui, curioso ma confuso da quella visita inaspettata. "Secondo te?" Azzardò lei, appoggiandosi allo stipite della porta della cameretta e incrociando le braccia al petto. "Vediamo, ti do un suggerimento: è piccola e con gli occhi enormi, ah, ed è una principessa. Concluse infine, parlando quasi senza guardare il povero piccolo. "Principessa? Oh, santo cielo! Rain! Arrivo subito!" Rispose a quel punto il bambino, emozionato come mai prima da quella semplice notizia. Alzandosi in piedi, lasciò andare i suoi soldatini, poi corse in salotto, pronto a rincontrare l'amore della sua vita. "Oh, eccolo che arriva tesoro." Disse la madre di Rain mentre entravano, dandole un buffetto d'incoraggiamento sulla guancia. "Stefan! Mi sei mancato!" Disse la bambina, mentre, felice come una Pasqua, gli correva incontro per abbracciarlo. "Anche tu, principessa!" Rispose lui con la stessa felicità. abbracciandola e tenendola stretta a sè.  "Tu di più!" Rispose lei, dando inizio ad una piccola e tenera competizione. Ora erano bambini, ma c'era da dire che anche da adulti non litigavano mai, tranne che per stabilire chi dei due amasse di più l'altro. "No, tu molto di più!" Replicò lui, completamente  ammaliato dalla piccola principessa. "Ah, dai, smettila! Non noti niente?" Rispose la bambina, sciogliendo quell'abbraccio e facendo qualche passo indietro. A quella frase, Stefan guardò meglio e rimase di stucco nel vedere la bocca dell'adorata ancora più rosa di prima. "Ti sei messa qualcosa sulle labbra?" Azzardò poi, incerto e dubbioso. "È  rossetto, ti piace?" Rispose Rain, azzardando poi quella domanda. "Sì!" Disse lui toccandolo appena con il dito , incuriosito come non mai. "Ma non hai paura di mangiarlo?" Chiese, improvvisamente preoccupato per la salute dell'amata. "Cosa? No, non si mangia!" Rispose lei, ridendo divertita a quella strana domanda. "Poi? Non vedi nient'altro?" Continuò, iniziando a sbattere le ciglia. "Ehm..." Fece lui con difficoltà mentre fissava il visino dell'amata e cercava di capire cos'altro avesse di nuovo. "Ho il trucco anche sugli occhi!" Replicò lei per lui, ridendo ancora più forte. "Sì, ora lo vedo." Rispose lui di rimando, meravigliato. "Dimmi, ti piaccio?" Chiese a quel punto lei, avvicinandosi lentamente e accarezzandogli la guancia. "Moltissimo, Rain!" Rispose lui con entusiasmo mentre diventava rosso in viso per l'imbarazzo e l'emozione di quella carezza. "Tu invece no, sai?" Rispose la piccola, sorridendo lievemente e guardandolo negli occhi. Scioccato da quel no, il bambino sgranò gli occhioni e fece un passo indietro. "Non fare quella faccia, ti amo!" Disse allora la dolce Rain, cogliendolo di sorpresa e stringendolo di nuovo a sè, preparandosi a regalargli un bacio. "Oh, Rain!" Esclamò Stefan con entusiasmo e felicità, spazzando via del tutto la tristezza di quel no improvviso e, abbracciandola stretta, girò una guancia verso di lei così che potesse baciarlo. Esaudendo il desiderio del fidanzatino, Rain posò le piccole labbra sulla sua guancia, poi gli parlò nell'orecchio. "Che dici, andiamo a giocare?" Propose, volendo soltanto uscire di casa. "Certo!" Replicò il bimbo con entusiasmo, prendendola poi per mano e portandola fuori dalla stanza. "Karon! Ci accompagni?" Pregò la piccola, in tono quasi supplichevole, sapendo che l'amica strega era una persona di cui potersi fidare. Abbassando il libro che aveva sulla faccia, troppo annoiata anche per leggere, Karon alzò le sopracciglia in un espressione stupita quando si ritrovò davanti i piccoli sposini imploranti. Le ricordarono per un attimo gli abitanti delle Terre Celesti che si mettevano a pregare sui suoi altari tutte le notti. "E dove?" Chiese, svogliata e senza lena, facendo finta di tornare a leggere il libro. "A casa! Dai, per favore, così giochiamo!" Rispose Rain, continuando a pregare la donna e arrivando quasi a piangere. Seccata, Karon provò ad ignorare quei piagnistei, ma poi capì che non avrebbe potuto farlo a lungo, e sbuffando in modo plateale, posò il libro e si alzò dal divano. "D'accordo, ragazzini, andiamo." Concesse, facendo un ennesimo sacrificio. Finalmente felici, i piccoli la seguirono, e tenendosi per mano, cercarono di non perderla mai di vista, nemmeno quando per strada incontrarono di nuovo Lady Fatima e la piccola Rachel. Karon si fermò soltanto perché anche Stefan lo fece, per salutare le due conoscenze, ma decise di rimanere in disparte ad aspettare che le due pesti la raggiungessero per tornare a casa. Fermandosi a sua volta, Rain guardò Rachel, poi le si avvicinò, preoccupata. "Sembri triste, che ti succede?" Chiese, scivolando nel silenzio in attesa di una risposta. Poco dopo, anche Stefan si avvicinò alla bambina, imitando Rain e preoccupandosi per quell'espressione triste. "A noi puoi dirlo." La rassicurò, sperando di riuscire ad aiutarla ad aprirsi. "Beh..." Balbettò la piccola, insicura e tremante sia nel corpo che nella voce. "Le amiche di Fatima ci hanno viste insieme, e adesso sono tutte gelose. Io ho paura di loro!" Disse poi, con mille lacrime che le rigavano il volto e la voce spezzata come l'ala di un uccellino ferito. "La stessa cosa che è successa a Rain!" Disse Stefan, indignato e arrabbiato da quel comportamento meschino. "No, è ancora peggio! Una di loro ha detto che mi odia!" Replicò la poverina, ancora tremante mentre cercava l'aiuto della donna che amava. Notandola, Lady Fatima le andò subito vicino e la strinse a sè prendendola fra le braccia e premendosela forte al seno. "Non permetterò che ti sfiorino anche solo con un dito, piccola mia." Le sussurrò all'orecchio, cercando di confortarla come poté. Lasciandosi abbracciare, la bimba si sentì al sicuro, e alzando lo sguardo, scelse di baciarla su una guancia con tenerezza. "Dovrebbero imparare a darti ascolto." Si lamentò poi, triste e scocciata. "Oh, lo faranno sicuramente se mi faranno arrabbiare, vedrai. Disse la donna con sguardo complice mentre le accarezzava la testa amorevolmente. "Non voglio parlarne. Torniamo a casa con loro, ti va?" Propose la piccola Rachel, avendo come unico desiderio quello di divertirsi e pensare ad altro. Desiderando soltanto assecondare la piccola, Lady Fatima annuì e camminò con il resto del gruppo, in silenzio. Sollevata dalla fine di quei discorsi inutili, Karon sospirò, poi condusse le tre pesti a casa. Una volta arrivata, sprofondò nel divano senza grazia alcuna, fingendo di distrarsi con un libro trovato nello scaffale del salotto di casa Gardner. Sempre tenendo per mano Rain, Stefan la condusse nel salotto quasi correndo e ridendo. "Cosa vuoi fare, principessa?" Chiese, dandole la libertà di scegliere come divertirsi. "Quello che vuoi, ma... ora che ci penso, perchè Rachel non era a scuola?" Rispose lei, confusa a quel solo pensiero. Ascoltando la loro conversazione, la Leader si sporse verso di loro e sorrise amabilmente. spiegando così l'arcano dubbio della bambina. "Rachel non ne ha bisogno, le insegno io al castello." Disse infatti, voltandosi poi verso la sua piccola. "Finchè quelle smorfiose non si sono messe in mezzo!" Replicò la diretta interessata, ancora scocciata dal loro comportamento. "Suvvia Rachel, non arrabbiarti così." La pregò la donna con un lieve tono di rimprovero, seppur comprendendola appieno. "Non ne vale la pena." Aggiunse poi, seria. "Va bene, hai ragione." Rispose lei, tornando alla calma e avvicinandosi per farsi accogliere fra le sue braccia. "Ecco, brava la mia gattina. Rispose a quel punto Lady Fatima con soddisfazione mentre la prendeva in braccio l'ennesima volta. Sorridendo a quel dolce soprannome, Rachel si fece ancora più vicina, e stringendola lievemente, iniziò a fingere di fare le fusa, come una vera gattina. Rise divertita a quella scena troppo tenera, ricordando di aver già avuto a che fare con una Rachel gattina nel vero senso della parola. Non contenta, Rachel prolungò quell'abbraccio, e guardandola negli occhi, provò  a posare le piccole labbra sulla guancia della donna. Fatima si lasciò baciare sulla guancia senza alcuna esitazione, sorridendole con amore. "Ci amiamo, Fatima, e sarà sempre così." Disse la bimba, sempre più innamorata della donna, sentendosi più adulta per un solo attimo. "Sempre, Rachel." Rispose lei con la stessa serietà che animava lo sguardo della piccola. "Sempre." Ripetè, non potendo evitare di porre enfasi su quella parla. "Me lo dai un bacio?" Chiese poi Rachel, parlando con dolcezza. "Certo." Rispose la cara Leader con un sorriso mentre le baciava dolcemente una guancia calda e paffuta. Per nulla sorpresa, Rachel la lasciò fare, godendosene ogni secondo ad occhi chiusi. "Grazie, mia Fatima." Sussurrò poi, sperando che gli amichetti non la sentissero. sorridendole, Fatima stava per rispondere a quella gratitudine ma poi venne interrotte da una sensazione alquanto strana. "Rachel, sei più pesante..." Osservò, confusa. A quell'affermazione, Karon si drizzò a sedere sul divano in un attimo e capì. "Mettila giù." Disse soltanto mentre cercava con lo sguardo le altre due pesti della casa. "Si stanno ritrasformando." Aggiunse poi, secca e lapidaria. "Cosa? Ma questo significa che... che Stefan ed io..." Balbettò Rain, sconvolta. "Non farne una tragedia! Tanto non siete diversi da adulti." Sbuffò lei scocciata mentre rimaneva sul divano senza neanche degnarla di uno sguardo. "Come fai a saperlo?" Chiese a quel punto Stefan, avvertendo il principio di un orribile mal di testa. "Perchè sono anni che sopporto le vostre smancerie amorose." Borbottò lei con un gran malumore causato da quelle domande tanto inutili. "Beh, Karon... dovrai sopportarci ancora a lungo sai?" Le fece notare Rain, che intanto stava diventando progressivamente più alta. "Allora dovrò fare una scorta enorme di pazienza, principessa." Rispose lei con divertimento mentre seguiva con gli occhi la sua altezza che aumentava, ricordandole vagamente Alice Liddell. "Perchè io adoro il mio Stefan." Continuò lei, finendo la frase e ponendo inaudita enfasi su quel verbo. Riducendosi poi al silenzio, si avvicinò all'amato, e abbracciandolo con amore, posò le labbra sulle sue, innamorata come mai prima. "Ecco, come non detto. * Rispose Karon davanti alle smielate concessioni dei due, alzandosi dal divano solo per aprire un portale magico. Scusate, ma tutto questo glucosio è troppo per me, quindi eclisso!" Disse, dando inizio a una plateale scneneggiata. Facendo poi un passo indietro, entrò  nel portale, facendo l'occhiolino ai due sposini per salutarli. "Oh, va pure, tanto è finita!" Rispose Lady Fatima, che intanto aveva ripreso in braccio Rachel come era abituata a fare. Per tutta risposta, la ragazza la baciò ancora, stavolta sulle labbra. Subito dopo, guardò fuori dalla finestra, e scorgendo il tramonto, capì che per lei e per la sua ragazza era ora di andare. A quello scopo, salutò sia Stefan che Rain, e quest'ultima sorrise, rimanendo comunque calma e tranquilla. Era già successo una volta, ma pensandoci, dovette ammettere a sè stessa che tornare bambina per una seconda era stato davvero divertente, o in altre parole, un'esperienza che ogni adulto vorrebbe ripetere.
 
 
 
Ottava storia, in tutto simile alla precedente, ma con l'aggiunta di un altro mini personaggio. Rachel. La fidanzata di Lady Fatima, tenera e dolce tanto da piccola quanto da adulta, unitasi senza saperlo agli amici in un'esperienza divertente e quasi comica.
 
Emmastory :)
   
 
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