Crossover
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Autore: Ash Visconti    11/02/2018    2 recensioni
Via Lattea. Un futuro imprecisato. Un Nuovo Ordine è sorto dalle ceneri di un era di lotta e devastazione, pronto a riportare la pace e l'unità nella galassia con ogni mezzo necessario, anche quelli sporchi. Ma quando i fautori di ordine e stabilità negano le libertà altrui è tempo di combattere. Tra i combattenti per la libertà un gruppo di persone forma un team per lottare uniti insieme ad altri eroi.
Crossover tra: Warhammer, Hunger Games, Maze Runner, Divergent, World of Warcraft, Starcraft, Diablo e Thief. Nonché personaggi originali. Se questa premessa vi ha incuriosito, leggete pure!
Nota: potrebbero apparire un paio di personaggi OOC.
Genere: Fantasy, Guerra, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Libri, Videogiochi
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3 - Resistenza


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Roccavento



"To arms!
Under one banner
As a unit we stand and united we fall
As one! Fighting together
Bringing the end to the slaughter
Winds are changing
head on north"

"Union"; Sabaton.

La navetta che aveva trasportato il Team Rogue nella missione di sabotaggio era tornata alla Base B, dove aveva cominciato ad eseguire le manovre di atterraggio.
La “Base B”, come la chiamavano quelli della Resistenza, era situata su Azeroth, il pianeta natale di Anduin Wrynn, un pianeta classificato come “Mondo Feudale” nei registri del Nuovo Ordine, dato il livello tecnologico e sociale dei suoi abitanti.
Un mondo composto da più continenti ed isole, con ambienti che andavano dalle ghiacciate terre di Nordania alle lande selvagge di Kalimdor, fino alle verdi  terre degli Uomini e di Pandaria, un mondo popolato da umani e da svariati non-umani, tutti dotati di una propria cultura, tutti però desiderosi di poter condurre una vita libera da preoccupazioni, specie dopo gli ultimi conflitti locali.
Eppure la pace si rivelò essere ancora lontana dal realizzarsi nei giorni in cui la Resistenza ed il Nuovo Ordine giunsero su Azeroth, dopo averlo scoperto.
La Resistenza li mise per tempo in guardia da cosa sarebbe successo sotto il governo del Nuovo Ordine: non sarebbero stati felici, e tutti i non-umani che popolavano Azeroth, Elfi e Nani, Orchi e Troll, e tante razze minori avrebbero sofferto grandemente per colpa degli uomini giunti dalle stelle.
Così ogni accordo col Nuovo Ordine era stato rifiutato, ed i leader principali di Azeroth, riuniti in due fazioni contrapposte, l’Alleanza e l’Orda, si erano alleate con la Federazione Koprulu che costituiva il principale centro della Resistenza. E per quanto Azeroth fosse al sicuro dietro le linee alleate, il mondo era di nuovo coinvolto in un conflitto.
“Ci sarà la pace, un giorno” ripeteva Anduin, con semplice sicurezza. Per ora si doveva combattere per averla.
 
 
La navetta atterrò su un’apposita piattaforma di atterraggio situata a non molta distanza dalla città di Roccavento, lì la Resistenza aveva costruito un avamposto militare completo di piattaforma di atterraggio per le navette e un centro di comunicazioni per comunicare con gli altri leader onde stabilire azioni congiunte.
Nell’insieme, lo stile “avanzato” di quegli edifici faceva uno strano contrasto con le torri ed il castello di Roccavento che si scorgeva in lontananza.
Alla base circolavano perlopiù uomini della Resistenza, ma anche alcuni umani di Azeroth, distinguibili per le diverse fogge degli abiti, in quanto quelli di Azeroth erano più esotici.
Sceso dalla navetta, il Team Rogue andò ognuno per i fatti propri, Anduin si diresse dall’ufficiale capo della Base B, un ammiraglio di astronavi al servizio di Valerian Mengsk, il Presidente della Federazione Koprulu, per comunicare i risultati della missione.
Sbrigato rapidamente il rapporto, Anduin decise di tornare in città, ma l’ammiraglio gli comunicò che suo padre era alla base, se desiderava incontrarlo.
“Come mai è qui? Ah, aspetta: sta discutendo con Mengsk e gli altri leader della Resistenza?”
“Proprio così” annuì il vecchio ammiraglio. “E’ da un po’ che discutono, ma non credo che ci vorrà molto”.
Salutato l’uomo, Anduin si diresse verso il centro di comunicazioni, dove vide uscirne la persona che pensava di aspettare.
Un uomo alto e muscoloso, coi lunghi capelli neri raccolti dietro la nuca ed una cicatrice che gli attraversava in orizzontale la faccia all’altezza del naso. Vestiva con una decorata armatura ed un mantello.
La figura di Varian Wrynn era sempre inconfondibile.
 “Padre!”
Al richiamo del figlio l’uomo si voltò.
“Anduin! Sei tornato! E tutto intero!”
Varian andò incontro al figlio e gli poggiò le mani sulle spalle.
“Com’è andata?”
“Bene”.
I due si avviarono fuori dalla Base B, dirigendosi verso la città, parlando della missione a cui il giovane aveva partecipato.
“Come ti trovi coi tuoi compagni di squadra?” chiese Varian mentre camminavano. “Ammetto che non tutti mi ispirano fiducia, tra quel Thorvald, che mi sembra un vero selvaggio ed anche parecchio testardo, e Garret e Kyle; il primo era un ladro sul suo pianeta e neanche il secondo ha la fedina penale pulita”.
“Non c’è di che preoccuparsi padre: ognuno fa il suo lavoro per la squadra e non ci sono stati attriti problematici. Thorvald pur coi suoi difetti fa sempre il possibile per il Team. Kyle non nega i guai in cui si è cacciato in passato, ma sono sicuro che voglia dimostrare davvero di poter essere una persona diversa. E Garrett… Beh, sta con noi per il profitto, lo ammette lui stesso, ma non hai mai dato problemi sul campo”.
Suo padre si limitò annuire, forse non del tutto persuaso, sicché Anduin cambiò argomento.
“Mi hanno detto che eri al Centro Comunicazioni, di che hai discusso?”
“Io e Vol’jin abbiamo appena terminato una discussione con Valerian Mengsk, a riguardo di cosa fare con la situazione su Meridian”.
“Sì, ho sentito che alcuni Orchi sono stati inviati come supporto, assieme ad altre truppe, ma la situazione rimane critica” commentò Anduin.
“Esatto, ma ormai le truppe del Nuovo Ordine, unite ai Pacificatori di quel Snow stanno mettendo a dura prova le nostre linee di difesa. Anzi, a dir la verità sono i reggimenti inviati dal Nuovo Ordine a fare il grosso del lavoro; gli uomini di Snow fanno poco o niente”.
I due Wrynn proseguivano da soli sul sentiero che conduceva alla città di Roccavento.
“Le astronavi nemiche rischiano di tagliarci per sempre fuori dal pianeta e dai nostri alleati, e le forze di Mengsk e di Artanis sono troppo impegnate altrove per sferrare un attacco massiccio come si deve. Abbiamo perciò deciso di cominciare l’evacuazione da Meridian: la base della Resistenza lì è ormai compromessa e non la difenderemo a lungo dalle truppe di terra del Nuovo Ordine”.
Anduin si limitò ad annuire.
“Non è ancora il momento di riconquistare Meridian, un domani forse, ma di sicuro non in tempi brevi” riprese il padre, per poi fare una smorfia.
“Gli incrociatori stellari di Koprulu a quest’ora saranno già a Meridian. Di sicuro staranno già combattendo mentre parliamo, e sarà una battaglia dura: devono sfondare il perimetro, raccogliere i nostri alleati e poi scappare come fulmini oltre le nostre linee... più facile a dirsi che a farsi!”
“Hanno un posto dove andare i civili ed i militari che scapperanno da Meridian?”
“Mar Sara, uno dei pianeti governati dalla Federazione” fu la risposta di Varian alla domanda del figlio. “Non è molto popolato, quindi non ci saranno troppi problemi nell’allestire lì il campo dove ospitare la Coin, i suoi soldati e tutti i civili in fuga che sarà riuscita a radunare”.
I due proseguirono in silenzio, giungendo davanti al cancello posto tra due torrioni di pietra che dava accesso alla città. Le guardie ai cancelli salutarono i due Wyrnn mettendosi sull’attenti, e lungo la strada, i nobili e il popolo, gli rivolgevano sempre cenni di saluto.
Questo perché i due Wrynn non erano uomini qualunque: Varian era l’attuale sovrano del regno umano di Roccavento, nonché il leader dell’Alleanza, una delle due fazioni politicamente più influenti sul pianeta.
Fissando la sua città, le sue case e le sue ville, le sue statue ed i suoi giardini ed il castello che svettava all’orizzonte, Anduin pregò che l’ombra della guerra non indugiasse ancora a lungo su di loro.
 
 
Dal ritorno passarono tre di giorni di tranquillità, su Azeroth pareva regnare la pace e la vita proseguiva normalmente, anche se così non era oltre il cielo ed il vuoto siderale che separava il pianeta dalle altre stelle e pianeti.
Spesso dalla Base B partivano od arrivavano navette di vario genere che portavano armi e rifornimenti su Azeroth oppure che conducevano squadre di guerrieri dell’Alleanza o dell’Orda verso nuove missioni di supporto militare sui pianeti alla linea del fronte.
Gli Orchi inviati su Meridian erano tornati il giorno dopo il ritorno del Team Rogue, un terzo di loro era caduto in battaglia, ma avevano dato prove di valore.
Tre giorni dopo il ritorno del Team Rogue, Varian Wrynn, leader dell’Alleanza, e Vol’jin, leader dell’Orda, erano tornati al Centro Comunicazioni per discutere di altre faccende strategiche.
Anduin era venuto con il padre; in quanto erede di un regno umano e forse anche della guida dell’Alleanza, preferiva prendere parte a quelle riunioni diplomatiche e strategiche, ed il padre non faceva obiezioni.
All’ingresso della struttura trovarono in attesa l’alta figura di Vol’jin, il Troll che guidava su Azeroth la fazione dell’Orda.
Come tutti i Troll, era un essere umanoide molto più alto di un umano ma magro di corporatura, dalla pelle azzurrina e dalle orecchie a punta molto lunghe, capelli rossi, tre dita per mano e due per piede ed due zanne imponenti che sporgevano dalla bocca.
“I Loa siano con voi” disse Vol’jin, al che Anduin rispose salutandolo cortesemente e Varian con un cenno del capo.
I tre entrarono nel Centro Comunicazioni, dove i due leader si posizionarono alle due estremità del tavolo, mettendosi in contatto con gli altri, dopo aver premuto specifici pulsanti. Anche se sul loro pianeta quella tecnologia avanzata era fantasia pura e contava di più la magia, alcune macchine avevano un funzionamento semplice anche per loro.
Con un breve ronzio, all’altra estremità apparvero gli ologrammi di due individui noti ai presenti: Valerian Mengsk, presidente della Federazione dei Sistemi Koprulu, e l’imponete e fiera figura di Artanis, uno degli esponenti principali della razza aliena dei Protoss.
Un terzo ologramma rivelò la figura di Alma Coin, la matura donna a capo dei ribelli di Meridian.
Scambiati i saluti, i cinque presero a parlare delle questioni relative alle strategie da adottare, vagliando i pro ed i contro.
Anduin, appoggiato alla parete ed isolato dalla riunione stava ad ascoltare con attenzione in silenzio. Non essendo connesso alla comunicazione non poteva neanche essere visto dagli interlocutori di suo padre e di Vol’jin.
Alla fine delle discussioni, Mengsk disse:
“Prima di chiudere c’è un’ultima cosa di cui vorrei discutere: i nostri informatori hanno segnalato la partenza di un’astronave dal pianeta Scintilla. Nulla di strano se non fosse che si sta dirigendo verso una zona del settore del completamente deserta, a meno che non lo faccia per una buona ragione”.
L’attenzione di tutti fu catturata, compresa quella di Anduin.
“Per la precisione, dov’è che sta andando?” chiese Varian a Mengsk.
“Verso una zona dello spazio nota come le Stelle Halo, una regione situata ai confini di questo settore galattico. Si tratta d’una zona desolata e per la maggior parte inesplorata dello spazio, non sappiamo cosa ci sia lì”.
“E voi, Artanis, cosa ci dite?” domandò Vol’jin.
“Non ho altro da aggiungere a ciò che ha detto Valerian Mengsk” rispose il protoss. “Posso dire che in passato abbiamo mandato un paio di sonde ad esplorare quella zona, ma senza buoni risultati, e quindi non ci siamo interessati più di tanto a quella zona desolata dello spazio, però…”
“Cosa?”
“In una zona di quella regione, le sonde hanno rivelato una zona di spazio a cui era impossibile accedere anche per le nostre astronavi, a causa di forti tempeste magnetiche. Tuttavia, da quel poco che abbiamo raccolto quella zona interdetta pare contenere un sistema solare”.
“E cosa centra questo con quella nave?” domandò la Coin.
“E’ presto detto!” spiegò il protoss. “Tali tempeste magnetiche durano a lungo ma non sono eterne, può darsi che ora siano cessate. E che i nostri nemici abbiano trovato qualcosa che ha suscitato il loro interesse in quel sistema solare”.
Gli altri rimasero un attimo in silenzio a riflettere, prima che esso fosse rotto da Varian.
“Pensate che laggiù ci sia una colonia perduta di umani?”
“E’ una possibilità” concesse Valerian. “O forse c’è una civiltà aliena oppure è disabitato”.
“Quel pianeta è isolato da tutto se ho inteso bene” obiettò Vol’jin. “Esattamente che vantaggi può dare ai nostri nemici?”
“Una nuova base. O risorse utili se ce ne sono” intervenne la Coin.
Artanis annuì.
“E se è abitato da alieni, temo per la loro sorte se finiranno tra le grinfie del Nuovo Ordine”.
Il gruppo si scambiò un’occhiata.
“Dobbiamo inviare sulle tracce di quella nave una squadra di esplorazione. Capire cos’hanno trovato, e se c’è davvero un pianeta, sapere con cosa abbiamo a che fare”.
Queste furono le parole di Artanis e quelle di Vol’jin furono:
“Chi mandiamo?”
“Possiamo mandare delle nostre sonde” disse il protoss.
“Ma se ci sono umani sul pianeta, ci vorrebbe qualcuno che entri un contato con loro, e non credo che le vostre sonde siano le più indicate” replicò la Coin.
“Allora manderemo una squadra umana” decise Valerian. “Però, al momento l’unica libera è… Il Team Rogue”.
Anduin drizzò il capo, mentre suo padre, che era posizionato davanti a lui, in modo da guardarlo senza girare il capo gli lanciò una rapida occhiata.
“Calmatevi sire” aggiunse Valerian, ricordandosi che il figlio dell’uomo faceva parte della squadra. “Non devono mica salvare il mondo intero, saranno solo degli esploratori”.
“Certo, presidente” rispose serio il re. “Vorrei sentire subito il parere di mio figlio, prima di darvi risposte”.
“Nessun problema”.
Salutati gli interlocutori e chiusa la chiamata, Varian guardò il figlio, mentre quest’ultimo gli si avvicinò.
“Sei sicuro di volerti lanciare anche in quest’impresa, Anduin?”
“Ho scelto da tempo di fare la mia parte in tutto questo, lo sai. E nel mio piccolo voglio contribuire come posso alla causa”.
Varian rimase un attimo in silenzio, lo sguardo corrucciato, prima di parlare di nuovo.
“Allora, raduna il Team Rogue”.
“Non preoccuparti, torneremo tutti interi e con buoni risultati”.
“Molto bene. E… Anduin?”
“Sì?”
Varian fissò per un attimo il figlio negli occhi in silenzio.
“Fa’ attenzione”.
Il giovane sorrise.
“Tranquillo, padre”.
“Gli spiriti Loa siano favorevoli a te ed ai tuoi compagni ragazzo!” concluse il leader dei Troll.
 
 
“Come mai dobbiamo portarci dietro nuovi membri nel Team?” fu quello che domandò Kyle appoggiato alla fiancata della Fellowship, la navetta personale del Team.
Tutto il Team era radunato attorno alla loro navetta personale, in attesa di partire.
“E’ un’idea di Mengsk” spiegò Anduin. “Ritiene che qualche braccia e testa in più nel gruppo non ci farà male”.
“Quanti sono i nuovi? Nel caso non ci fosse troppo posto sulla Fellowship” intervenne Hugh.
“Quattro” rispose Anduin.
“Oh, nessun problema, allora: c’è posto per quindici sulla navetta”.
“Allora, chi sono i simpaticoni che ci accompagniamo in questa rocambolesca impresa?” domandò Garrett ad Anduin.
“Innanzitutto nessuno di loro è nativo del mio mondo o dei vostri. Per quanto riguarda l’esperienza, secondo quanto ha detto Mengsk, tre di loro hanno già partecipato a missioni sul campo, il quarto, anzi la quarta, si è offerta volontaria, ma sa cavarsela”.
“Sicuro?” chiese Kyle.
Anduin rimase impassibile.
“Ha un arco, deduco che lo sappia usare”.
In quel momento Probius emise un pigolio d’avviso.
“Credo che i nuovi siano appena arrivati” disse Hugh.
Sulla piattaforma d’atterraggio dove era situata la Fellowship, infatti, si erano avvicinati quattro persone, un giovane uomo e tre giovani donne, che fissavano il gruppo.
“Il Team Rogue, suppongo!” disse l’uomo. Un tipo sui venticinque anni con i capelli neri raccolti dietro la testa ed il pizzetto, con un semplice abito da viaggio ed un capello decorato d’una lunga piuma bianca.
“Esatto. E voi siete nuovi arrivati” disse Anduin avvicinandosi al quartetto.
“Io sono Anduin Wrynn, e potete considerarmi il leader del Team”.
“Sei il figlio di quel Varian Wrynn?” domandò una ragazza dai corti capelli neri, l’aria da dura, un’ascia appesa alla schiena ed una coppia di pistole alla cintura.
“Esatto. Non c’è bisogno che mi chiamate “sire”, “principe” o altro. In questo contesto sono semplicemente Anduin.
Un attimo dopo, il principe fu affiancato dall’alta figura di Thorvald.
“Lui è Thorvald, vostro compagno di team, da ora in poi” lo presentò.
L’omone però si limitò a squadrare in silenzio il quartetto, con un’aria seria che mise a disagio le ragazze.
“Che hai da fissarci così?” chiese brusca un’altra ragazza di carnagione scura e dai capelli neri, armata con un fucile d’ordinanza.
“Valuto come potete valere come guerrieri. Noi andiamo in guerra, donna”.
“Mi chiamo Christine, e non vado impreparata: mi hanno addestrata a combattere e a difendermi, come tutti gli Intrepidi!"
"E la sottoscritta ha vinto gli Hunger Games, ma suppongo che tu non li conosca" aggiunse la donna con l'ascia.
Thorvald infatti, non sapeva cosa fossero gli Hunger Games o gli Intrepidi, ma ritenne che quelle due donne sapessero il fatto loro.
Fissò l’ultima donna del gruppo: una ragazza dai capelli castani a caschetto e gli occhi dello stesso colore.
“Mi chiamo Leah” si presentò.
“Tu sai combattere, Leah? Lo sai usare quell’arco?”
La ragazza fissò accigliata quell’uomo alto una spanna in più di lei, ma rispose di sì, con sicurezza.
“L’ho imparato ad usare su Sanctuarium”.
“Sanctuarium? Vieni da lì?” fece Kyle. “Ma non è in mano al Nuovo Ordine?”
“Io e mio zio ce ne siamo andati quando la Resistenza si è ritirata da lì. E ci siamo trasferiti su Azeroth. Non mi andava di starmene con le mani in mano, così mio zio mi ha spronato a fare qualcosa di più attivo. Ed eccomi qui”.
La donna con l'ascia fece un sorrisetto.
“Sempre che non ci lasci la pelle al primo scontro”.
“Non demoralizzarla, Johanna!” ribatté Christine.
“Non sarebbe il mio primo scontro, quello l’ho già fatto dalle mie parti” ribatté la ragazza.
“E chi erano gli avversari?” chiese Thorvald.
“Banditi”.
L’omone annuì.
“E’ abbastanza. E tu che mi dici?” disse rivolto all’unico uomo presente tra i nuovi.
Il giovane alzò il capello piumato in segno di saluto.
“Giusto che scortese, non mi sono presentato! Richard, nobile di Misthaven, al tuo servizio!”
“Non voglio i tuoi servizi, voglio solo sapere se posso contare su di te in battaglia”.
“Oh, certamente. Pensi che porti questa spada solo per fare scena?” rispose quello mostrando l’arma appesa al fianco. “Ah, sai che se avessi detto questa frase su Misthaven, mio padre ti avrebbe cacciato dal mio palazzo per maleducazione?” commentò poi senza particolare rimprovero.
Thorvald grugnì di risposta.
“Sul pianeta dove sono nato e cresciuto non ci sono re o principi, e non ci inchiniamo davanti a nessuno. I nostri capi sono semplicemente riconosciuti ed acclamati dagli altri per le loro qualità”.
“Chiaro e diretto”.
Anduin si schiarì la voce.
“Bene, credo che vorreste conoscere gli altri compagni di squadra: loro sono Kyle, Garrett, Hugh e Probius”.
Gli interpellati fecero un cenno di saluto col capo, tranne Probius che emise un semplice “bip”.
“Ora che ci siamo conosciuti, possiamo passare a cose più serie” disse il figlio di Varian. “Conoscete lo scopo della nostra missione, vero?”
Quelli annuirono.
“Bene compagni, ci stiamo per lanciare in quella che si spera essere una missione non troppo complicata, dato che ci stiamo avventureremo letteralmente verso l’ignoto tallonando un gruppo di soldati nemici. Faremo della furtività la nostra arma principale. Confondo in due cose: tornare a casa tutti interi e che collaboriamo tutti insieme per il buon esito della missione. Detto questo… vi do il benvenuto nel Team Rogue!”
 
   
 
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