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Autore: Dicorno_saddd    12/02/2018    1 recensioni
"Loro non sanno, loro non hanno visto ciò che hanno dovuto vedere i nostri sventurati occhi, non potranno mai saperlo"
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Baekhyun, Baekhyun, Chanyeol, Chanyeol, Chen, Chen, Lu Han, Lu Han, Xiumin, Xiumin
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Lo stage era finito in grande tra gli inchini e i ringraziamenti da parte del gruppo e le urla deliranti delle fans che non smettevano mai di sostenerli moralmente col loro caloroso affetto. In fondo, XiuMin poteva sinceramente ammettere che non fosse andata proprio malissimo, anzi, per un po' si era addirittura sentito meglio. Era risultata comunque una grande distrazione dalla matassa di pensieri che lo affliggeva perennemente e, soprattutto, essere obbligato ad assumere un certo atteggiamento lo aveva fatto ritornare mentalmente al tempo durante il quale aveva meticolosamente costruito quel modo di fare in pubblico che ormai gli apparteneva ed era da tutti considerato suo.
L'intervista che era prevista aveva succeduto lo spettacolo, così come da programma. Avevano riso parecchio, scherzato, parlato del comeback che ci sarebbe stato di lì a qualche mese, ma rimasero piuttosto vaghi, così come gli era stato intimato dal manager. "Questione di affari", diceva lui, e in ogni caso nessuno aveva l'autorizzazione per poterlo contraddire, qualsiasi fosse l'argomento trattato, nemmeno riguardo la cottura delle polpette. MinSeok sorrise all'ennesima domanda dei giornalisti, questa volta rivolta a JongDae, il quale aveva preso posto accanto al maggiore per stargli quanto più vicino possibile, non solo fisicamente ma soprattutto psicologicamente, perché sapeva che il biondo ne aveva bisogno. Pensò a quanto dovesse essere stata pesante da sopportare quella serata per il castano, magari costantemente in ansia a immaginare possibili reazioni sconsigliabili o a ideare stratagemmi ed escamotage per uscire da qualche brutta situazione che si sarebbe potuta venire a creare, ma JongDae era fatto così, si preoccupava di tutto, anche dei dettagli. Se si trattava proprio di XiuMin poi, e di quella determinata situazione, allora si ritrovava a pensare così tanto da farsi scoppiare la testa probabilmente. MinSeok sapeva perfettamente di essere parte integrante della preoccupazioni del minore, era per quel motivo che aveva cercato comunque di essere quanto meno possibile un peso per quella giornata. Voleva che fosse una boccata d'aria pura in mezzo a tutta quella bruciante anidride carbonica che stava respirando, lui insieme agli altri. Aveva temuto, in realtà, di combinare qualche guaio, se ad esempio si fosse imbattuto in qualcosa di troppo vicino a quell'argomento. Ma fortunatamente JongDae non lo aveva abbandonato neanche un istante, ed era riuscito a superare alla grande il pezzo grosso della giornata.
«...Vero XiuMin-ah?» Sentì la voce del minore raggiungerlo, ma preso com'era dalle riflessioni si rese conto di non aver prestato minimamente attenzione a ciò di cui stava parlando lui e l'intervistatore. Perché diavolo lo aveva chiamato in causa???
Concesse un ampio sorriso alla telecamera. «Io e Chen condividiamo la stanza, ci conosciamo davvero bene. Ma non lo sopporto perché lascia continuamente i calzini in giro e davvero ci puzza sempre in camera, poi siamo costretti ad aprire la finestra e io prendo la bronchite per il freddo!» Una fragorosa risata generale animò lo studio e XiuMin attirò su di sé lo sguardo scettico del minore che lo fissava con le sopracciglia aggrottate per ciò che aveva detto. «Tralasciando gli scherzi, io e Chen facciamo sempre di tutto insieme, in tutto questo tempo è come se fosse diventato mia moglie.» Annunciò con una vaga soddisfazione facendo impercettibilmente arrossire il ragazzo di fianco a sé. Ci fu qualche risata, fischi di apprezzamento, qualche commento carino e qualcuno un po' meno invece, ma come al solito non tutti avevano una mentalità granché aperta in quel posto.
«BaekHyun, le fan si chiedevano se anche nel prossimo MV avrai il tuo solito record assoluto di screentiming?» 
«Ancora non abbiamo progr— Ma ehi! Non ho mica così tante parti negli MV!?!» Il corvino mise il broncio di fronte alla telecamera, catturando con la sua maliziosa dolcezza gli sguardi divertiti e ammaliati di tutti, finché qualcuno non si ricordò che l'intervista doveva concludersi. 

«Quasi dimenticavo!» Scattò uno dei loro interlocutori più importanti, poco prima che i ragazzi salutassero le riprese. «XiuMin, ecco, non è che potresti parlarci un po' della situazione? Dopo ciò che è successo... Il fandom è in subbuglio. Come la state vivendo voi da suoi amici, non da colleghi? È mutato qualcosa nel rapporto tra  di voi? E nel rapporto del gruppo con la label? Come incide questo sulla vostra carriera?»
Il biondo si paralizzò sin dopo la prima domanda, avvertì il suo corpo cedere del tutto, come se non avesse più il potere di controllarlo, sentì i nervi spezzarsi e scollegare del tutto la mente dalle sue azioni, in quel momento dettate dal suo inconscio. Non vedeva nulla, i suoi occhi sembravano essere completamente ciechi. C'era solo un asfissiante buio che aveva inghiottito la sua vista e lo aveva avviluppato con le sue propaggini trascinandolo nel mare burrascoso delle sue paure più grandi, mentre annegava avvolto dall'oscurità intervallata soltanto dal bagliore indesiderato dei flash delle macchine fotografiche. Non si rese nemmeno conto di essersi alzato, non capì cosa stava succedendo, non era più in sintonia con la sua mente e non sapeva neppure cosa aveva cercato di fare. Si accorse solo di due paia di mani che lo sorressero con una presa ferrea, forse perché stava cadendo, o forse invece perché stava per picchiare l'uomo che aveva posto quelle domande.

«LuHan è solo un bellissimo ricordo... ci...enderemo...sto...tto torn...lla normalità.» La voce che stava parlando pareva insipida e confusa tanto da impedirgli di riconoscerla, sebbene convivesse con quelle persone da più due anni. Le sue parole andarono via via scemando e a quel punto la comprensione fu minima per il biondo. Un vuoto crepuscolare si espanse dentro di sé, partendo dal petto e facendogli avvertire dolori allucinanti che lo piegarono fino a farlo crollare sulle ginocchia. Sentiva urla, ordini, frasi incomprensibili, sentiva tutto e niente. Era come se avesse una cinghia stretta al collo che lo stesse soffocando portandolo a perdere i sensi. Il suo viso, già pallido, si spense del tutto, la sua consapevolezza della realtà si eclissò sprofondando in una voragine scura, le sue funzioni cerebrali si smorzarono spegnendo quella macchina infernale che istante dopo istante lo stava conducendo all'autodistruzione.

Perché?

Era giunta l'ora di realizzare che LuHan non c'era più?

Era arrivato davvero il momento di arrendersi alla realtà?

Doveva per forza riconoscere di stare continuando ad amare un fantasma?

Perché quel pensiero era destinato a tormentarlo?

Perché doveva tornare ogni volta che sembrava aver riacquistato stabilità?

Perché non lo lasciava in pace?

LuHan si stava vendicando? E di cosa?

Di non essergli stato abbastanza vicino per accorgersi che la situazione fosse così grave?

E la vendetta doveva essere per forza così crudele come il senso di colpa?

Sollevò di scatto la schiena annaspando come se tutto l'ossigeno di quella stanza non bastasse a riempire i suoi polmoni affogati dall'acqua nera dell'oceano di drammi che lo tormentava. Aveva caldo. Cinque paia di occhi vegliavano vigilmente su di lui e al suo risveglio JongDae scattò avanti con una pezza impregnata d'acqua fredda posizionandogliela sulla fronte. Fu un sollievo, per un po', finché la testa non cominciò a pulsare convulsamente per un dolore improvviso. Strinse semplicemente gli occhi e si cercò dentro di sé il coraggio di non cedere.
«MinSeok, ti prego, rispondimi...» Ripeté il castano forse per l'ennesima volta, nonostante lui prima non l'avesse sentito affatto. L'altro lo attrasse delicatamente a sé accogliendolo tra le sue braccia. «Come ti senti?»
«Male.» Ribatté all'istante il maggiore. «Voglio LuHan, non te.» Le sue parole acide fecero bloccare ogni premurosa azione del minore. Evidentemente non si aspettava di sentirselo dire, ma era esattamente ciò che stava pensando il biondo in quel momento. «Che tu mi abbracci in continuazione, ti preoccupi di me e ti distrugga stando insieme a me è del tutto inutile. Lui mi ha lasciato senza neppure un abbraccio, non mi rispondeva nemmeno più ormai, aveva smesso persino di considerare la mia presenza.» 
«Ma non è colpa tua...»
«Lo è. E non merito niente di tutto ciò.» Si dimenò dal debole abbraccio del minore e si alzò in piedi provando a ignorare il pesante capogiro che lo investì una volta assunta quella posizione. Una mano gli si poggiò sul braccio, non era un tocco gentile come quelli di JongDae, quando lui lo toccava si accertava sempre di usare la massima cautela e ogni volta sembrava come se una farfalla si fosse posata sulla sua pelle, quella mano invece fu brusca e insensibile, sembrava volesse trattenerlo. 
«Non sono un pazzo violento!» Ringhiò voltandosi verso ChanYeol, che si ritrasse immediatamente, sentendosi in difetto ad aver azzardato così tanto. XiuMin aveva gli occhi di un animale ferito «Lasciatemi stare...»
«Tu meriti di più di questo, MinSeok, anche meglio di me.» La voce del minore tremava, sembrava stesse per piangere eppure i suoi occhi erano fermi e stabili, sicuri delle proprie parole.
«Sei stupido? LuHan è morto, le tue attenzioni mi avevano solo distratto dal riconoscere questa realtà. Mi hai rovinato. LuHan è morto, lui non c'è e io ho finto di non averlo capito per tutto questo tempo, a causa tua...» Il biondo si passò le dita tra i capelli tirandosi le ciocche. JongDae a quelle parole morì soltanto un'altra volta. Ciò che aveva pensato, negli ultimi giorni, fosse un miglioramento in realtà era soltanto la goccia che stava per far traboccare il vaso. E alla fine era venuto tutto fuori.
«Minseok... È davvero solo questo che ci lega?» La sua voce si spezzò sul finire di quella fatidica domanda, ma non solo quella: si frantumò la speranza, si infransero i sogni, si sgretolò il cuore nel petto.
Si sgretolò come avrebbe fatto un bicchiere di cristallo lasciato cadere in terra.
Si sgretolò in briciole di sofferenza, che piovvero come coriandoli sui suoi pensieri, sostituendo la pioggia di lacrime che invece imperversava dietro suoi occhi. 
E l'altro restava lì, serrato nel chiassoso silenzio dei suoi drammi.
E il castano avrebbe preferito restasse con la bocca chiusa, perché ciò che disse dopo mandò in pezzi l'ultima ombra di collante che univa i pezzi del suo cuore.
«Tu eri l'unica persona a cui potessi rivolgermi. Gli altri non potevano sapere cosa ho visto io, cosa abbiamo visto noi.»

   
 
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