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Autore: fri rapace    14/02/2018    1 recensioni
“È una femmina! L'abbiamo chiamata Teddy, come il padre di Dora!”
Hermione strillò.
“Co...? Tonks ha avuto il bambino?”
“Sì, sì, è nata!” urlò Remus.
Tutti si congratularono con lui e Ron esclamò:
“Cavoli, una femminuccia!” come se non avesse mai sentito niente di simile.
“Sì... sì... una femminuccia,” ripeté Remus, stordito dalla felicità..."

(da Harry Potter e i Doni della Morte)
SPOILER HARRY POTTER E LA MALEDIZIONE DELL'EREDE!
Bellatrix Lestrange e Ninfadora Tonks danno alla luce i figli in una clinica segreta. A causa di un inaspettato attacco i neonati verranno scambiati: Bellatrix tornerà a Villa Malfoy col maschietto dei Lupin, mentre la piccola nata dalla Mangiamorte crescerà credendo che la cugina sia sua madre.
Genere: Commedia, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Delphini Riddle, Nimphadora Tonks, Remus Lupin, Teddy Lupin | Coppie: Bellatrix/Voldemort, Lucius/Narcissa, Remus/Ninfadora
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Capitolo 14 Voldemort lasciò la cella in cui aveva trascorso gli ultimi undici anni della sua vita scortato da due streghe: la Black sposata a un lurido ibrido che avrebbe dovuto essere giustiziata da tempo e Narcissa Malfoy.
Voldemort aveva conosciuto l'Erede neonato prima della sconfitta, ma quella che si era presentata al suo cospetto sotto mentite spoglie era una femmina.
Poco gli importava del sesso dell'Erede, naturalmente. Prima di effettuare lo scambio di persona aveva setacciato la mente della ragazzetta, perciò sapeva che era stata allevata dai Lupin, ma non il motivo per cui ciò era accaduto, né perché la sua fedele serva Bellatrix gli avesse presentato un altro moccioso al posto dell'Erede.
Quello di cui era certo era che la bambina chiamata 'Teddy' era sua figlia, non sarebbe stato possibile eludere gli incantesimi che lo seppellivano nella fetida cella di Azkaban e effettuare lo scambio senza un legame di sangue... scambio che, doveva tenere bene a mente, sarebbe stato di brevissima durata. Doveva lasciare quel luogo e doveva farlo subito.
Avevano già disceso un piano e Voldemort tenne sott'occhio la mano armata che oscillava alla sua destra.
La donna dai capelli viola avvertì il suo sguardo e gli sorrise.
“A casa parleremo,” promise; di cosa, non era dato sapere. Non che a Voldemort importasse. “Entrando siete passati dagli uffici delle guardie, Kingsley ci sta aspettando lì. Dovrai spiegare parecchie cose, signorina.”
Spiegare? Voldemort non aveva tempo da perdere, presto l'incantesimo si sarebbe esaurito e non intendeva riprendere le proprie fattezze in un ufficio stipato di Auror, guardie e il Ministro della Magia pronti ad assalirlo.
Voldemort allungò la mano infantile fingendo di voler prendere quella dell'Auror e con un gesto repentino le sfilò la bacchetta dal pugno mutilato.
“Imper...”
“Ragazzina!” intervenne Narcissa, sollevandogli in aria la mano armata. “Sei impazzita?”
Voldemort la guardò con occhi ardenti, non aveva pensato che Malfoy, invece di dargli man forte, potesse ostacolarlo. La bambina di cui possedeva il corpo era molto potente, ma acerba.
“Cosa volevi fare?” sussurrò l'Auror inorridita.
Voldemort si divincolò dalla presa di Malfoy e fuggì lungo il corridoio, Schiantando le guardie che gli bloccavano il passaggio. Da un angolo sbucarono due mani che lo trattennero per il busto, un'altra lo strattonò per i capelli: aveva dimenticato di avere quell'inutile intralcio, ora. Scalciò, morse e con la bacchetta creò un'onda d'urto che scaraventò le guardie in tutte le direzioni e che fece franare in parte la parete del carcere che dava sul mare.
Una strega elegantemente vestita arrivò dal fondo del corridoio, accompagnata da quelli che sembravano Auror, lo prese per i dannati capelli e lo sollevò di peso.
“Chi diavolo sei, mocciosa?” sibilò.
Voldemort la riconobbe: era Bellatrix.
“Delphi, se sei tu, riprendi subito il tuo aspetto!” gli ordinò minacciosa. Era certa che il suo piano fosse andato storto, le lesse nella mente, pur non avendo la minima idea di come l'Erede avrebbe liberato il suo Signore; si era affidata al caso, quella sciocca!
“Sono Lord Voldemort,” sussurrò all'orecchio di Bellatrix un attimo prima che le guardie la separassero da lui. “L'Erede mi ha liberato. Devi farmi uscire di qui, immediatamente!”
Le pupille della donna si dilatarono.
“Mio Signore,” lesse sulle sue labbra. Subito dopo gemette: “Dov'è Delphi? Il mio ragazzo...”
Nel frattempo l'Auror Black e Narcissa li avevano raggiunti.
“La ragazzina!” disse Narcissa. “È sfuggita a noi!”
Ninfadora Tonks puntò la bacchetta in faccia a Bellatrix.
“Cosa hai fatto a mia figlia?” le chiese furibonda.
“Quale figlia? Questa mocciosetta?” domandò Bellatrix, recitando diligentemente la sua parte.
Tonks sospirò.
“Narcissa mi ha detto che tu non sai nulla...”
“Ed è così,” confermò Narcissa.
“Cosa non so, Cissy?” chiese Bellatrix, ma non sembrava fosse realmente interessata. “Dov'è Delphi? È importante che lui sia al sicuro.”
Tonks continuò a tenerla sotto tiro.
“Sta bene, è a casa mia.”
Voldemort rilfetté velocemente: Bellatrix stava perdendo tempo, doveva andarsene da Azkaban e doveva farlo subito, a costo di farsi accompagnare dalla sgualdrina del licantropo.
“Scusa, mamma,” le disse, passandosi una mano sul viso. “Non so cosa mi sia succ...”
Non poté concludere la frase: Bellatrix lo sollevò di peso.
“Spero che Delphi capirà,” scandì, prima di gettarsi con lui giù dalla torre, attraverso la breccia aperta da Voldemort stesso.


***



Tonks era corsa al Ministero per impedire che Bellatrix portasse la loro bambina a Azkaban e a Remus non restava che fare la guardia a Delphi e aspettare.
Dato che sua madre non era a Villa Malfoy avevano deciso di far restare il ragazzino per la notte ed era riuscito a convincerlo con qualche insistenza a rimettersi a letto.
Remus si trascinò in cucina con l'intenzione di preparare del tè. Si sentiva molto debole, ma di stendersi a riposare non se ne parlava... quello che riuscì a fare fu far cadere a terra il bollittore, salvò per miracolo la tazza che gli aveva regalato Teddy agguantandola al volo.
Andromeda, della cui presenza si era completamente scordato, gliela sottrasse e lo spinse da parte.
“Faccio io,” disse, indicando con un cenno una sedia.
Poco dopo erano seduti entrambi dietro a una tazza di tè fumante.
“Ti dirò cosa ho capito,” disse Andromeda, schietta. “Mia nipote e il ragazzino che sta domendo nel suo letto, entrambi Metamorfomagus, hanno fatto una bravata: si sono scambiati le identità. Chi è quel ragazzo che ha anch'esso il rarissimo potere di mia figlia e mia nipote? Pare ti somigli...”
Remus si prese la testa tra le mani.
“A quanto pare,” gemette.
Non voleva parlare dell'indagine di Tonks, si rifiutava anche solo di pensarci.
Dei passi si avvicinarono alla cucina e una chioma viola attraverso la porta: Delphi entrò senza chiedere il permesso e si buttò scompostamente sulla sedia tra quella di Remus e quella di Andromeda.
“Non riesco a dormire,” spiegò.
“Siediti composto e presentati,” gli ordinò Andromeda.
Il ragazzo le porse la mano.
“Delphini Lestrange,” disse e subito dopo sbadigliò.
Andromeda esitò, s'irrigidì... ma alla fine ricambiò la stretta.
“Teddy mi aveva detto che sua nonna somigliava da morire a mia madre, e Merlino se aveva ragione!” commentò il ragazzino con un sorrisetto sfacciato.
Andromeda lo fissò intensamente, poi guardò Remus.
“Non capisco come sia possibile che questo ragazzo, figlio di mia... della Lestrange, somigli a te,” disse in tono accusatorio.
Remus avrebbe preferito tacere, ma la suocera non aveva alcuna intenzione di lasciar perdere, perciò fece uno sforzo e scelse con cura le parole:
“Tonks sostiene che c'è stato un altro scambio, molti anni fa. Undici, per la precisione. Lei... lei ha controllato, ha raccolto prove...” pronunciò l'ultima parola come se gli suscitasse repulsione.
Controllò la reazione di Delphi, forse sapeva qualcosa... no, era improbabile, se Bellatrix avesse sospettato la verità non avrebbe cresciuto il ragazzo, lo avrebbe ucciso quand'era ancora in fasce.
“Ho una fame...” borbottò Delphi, spiazzando entrambi gli adulti. Possibile che il discorso gli fosse indifferente? “Prima che mi svegliaste stavo sognando una bistecca al sangue, ho ancora l'acquolina!” Si rivolse a Remus. “Amo la carne cruda.”
“Ah sì?”
“Mia madre dice che piaceva molto anche a Rodolphus, ma a Azkaban difficile che gliela servano... Ho sentito che mia madre è andata là... a incontrare... lui,” abbassò gli occhi. “Teddy avrebbe dovuto avvertirmi, spero che Tonks riesca a fermarla, spettava a me, non a lei, come il potere di parlare ai serpenti!”
“Lo speriamo tutti,” mormorò Remus e il silenzio calò sulla cucina. Provava simpatia per quel bambino, ma non era lui che aveva amato alla follia fin dal suo primo respiro, quello che gli aveva dato la gioia più grande della sua vita. Sarebbe stato felice di amare anche lui, lo spazio non gli mancava, dentro di sé, ma non avrebbe permesso che gli portassero via Teddy.
Tonks rientrò in tarda mattinata, quando Remus e Andromeda stavano preparando il pranzo e Delphi sedeva incantato davanti alla televisione, novità che non gli era ancora venuta a noia.
Quando sentirono la porta sbattere accorsero tutti e tre all'ingresso. Tonks non era sola, era in compagnia dei coniugi Malfoy.
“Cosa...” iniziò Remus, ma la voce gli venne meno e Delphi strillò:
“Zii! Cosa ci fate qui? Dov'è la mamma?”
Nessuno dei due parlò.
Andromeda e Narcissa, che da quanto ne sapeva Remus non si vedevano da quando la sorella maggiore era stata diseredata, evitarono di incrociare gli sguardi.
Tonks aveva l'aria distrutta, fece un cenno generale di seguirla e, quando furono in salotto, buttò le braccia al collo di Remus.
“Cos'è successo?” la interrogò lui, cercando di tenere a bada la paura. “Perché Teddy non è con te?”
Tonks lo lasciò e disse ai Malfoy:
“Accomodatevi... vi lasciamo soli con il ragazzo,” e indicò al marito e alla madre la cucina.
Si spostarono nuovamente e Tonks restò in piedi all'ingresso del locale, le spalle che tremavano.
“Non siamo arrivati in tempo,” mormorò.
Remus si lasciò cadere sulla sedia dove prima era seduto Delphi, mentre Andromeda si resse al piano della cucina.
Tonks si morse il labbro, le lacrime agli occhi.
“La tenevo sotto tiro, e lei...” avvampò. “Lei ha preso Teddy e si è buttata giù da Azkaban... un volo di diversi metri...” le sue parole li avevano ammutoliti e non le restò che spiegare: “Bellatrix, è stata lei,” Andromeda gemette, un suono carico di sofferenza e di ira. “Stanno setacciando il mare, per ora non hanno trovato nulla. Teddy aveva la mia bacchetta... forse è riuscita... probabilmente è riuscita a proteggersi quando sono precipitate...”
Remus annuì, doveva essere andata così, la loro bambina era talentuosa e pronta come e più di una strega adulta!
Si alzò e strinse Tonks, accarezzandole la schiena.
“Ne sono certo,” mormorò. “La troveranno presto.”
“Non resterò un secondo di più qui con i Lupin!” urlò Delphi dal salotto.
Sbirciarono dalla porta.
“Andiamo ad aspettare la mamma a casa,” supplicò e si avvicinò agli zii, che si ritrassero istintivamente. Fu un movimento minimo, ma che non sfuggì al ragazzino.
“Cosa significa?” domandò, corrugando la fronte.
“Hai capito quello che ti abbiamo detto? I Lupin sono i tuoi veri genitori,” disse Lucius Malfoy, senza tradire nessuna emozione. Remus pensò che fosse meglio così, dato che probabilmente ciò che provava era ribrezzo.
Delphi si guardò alle spalle e scosse risoluto il capo.
“Ho capito che quella donna,” disse tra i denti, alludendo a Tonks. “Ha spinto mia madre a buttarsi giù da un edificio!”
“Non è andata così, Delphi,” cercò di spiegare Narcissa.
Remus sentì Tonks tremare, non aveva mai smesso di farlo da quando era ritornata a casa.
“Dici così perché pensi che io sia figlio di un lupo mannaro e non vuoi più avere niente a che fare con me...” la voce di Delphi si ruppe, supplicò ancora: “Voglio solo tornare a casa ad aspettare la mamma!”
Remus provò un profondo disprezzo per i Malfoy, anche se ricordava quello che lui e Tonks avevano pensato degli strani poteri di Teddy... tuttavia per loro l'idea di averla persa era intollerabile che fosse o meno la figlia biologica di Bellatrix Lestrange.
Narcissa scambiò uno sguardo con il marito e fece per mettere una mano sulla spalla del ragazzo, ma quello all'ultimo si ritrasse.
“Non mi volete più... va bene. Allora portatemi in un... in un orfanotrofio, ovunque, ma non resterò in questo posto un secondo di più!”
   
 
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