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Autore: mietze    14/02/2018    3 recensioni
[James ♥ Lily] "Esci con me, Evans." le aveva detto Potter con uno sguardo carico di desiderio. Era diverso. Qualcosa era cambiato. Sembrava quasi che stesse facendo sul serio quella volta.
"Non uscirò mai con te. Lo vuoi capire Potter ?" gli disse Lily. Ma se prima quella frase le era sempre uscita con un tono gelido, ora non era più certa di pensarla così. Non era più sicura di detestarlo così tanto. Non era più neanche sicura di detestarlo. Ma non lo avrebbe mai ammesso. Non poteva ammetterlo.

[Remus] Il bisogno di avere qualcuno vicino era viscerale. Il bisogno di non essere più solo era così radicato in lui, come se le sue viscere si fossero annodate.
[Sirius] Era stato uno stupido. Si era reso conto solo in quel momento di quanto fosse importante per lui. Solo in quel momento, quando era sicuro che fosse troppo tardi, che l'avesse combinata troppo grossa per essere perdonato, aveva capito che ne aveva bisogno.
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Remus Lupin, Severus Piton, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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DEVOTION.
Capitolo 4 # Linny blue.
 
Hogwarts, 2 settembre 1977.
« Hey Morland! »
Lyanna si bloccò. L'aveva colta di sorpresa, del tutto impreparata. "Accidenti" pensò agitata. Sentì un brivido salirle lungo la schiena, mentre l’angoscia le attanagliava le viscere. Non aveva mai avuto problemi a mostrarsi debole, ma in quel contesto, circondata da persone del tutto nuove, odiava proprio il pensiero di farsi vedere in lacrime; specie se poi si aggiungevano le chiacchere del precedente scontro con il gruppo di Serpeverde. Si portò istintivamente una mano al viso e con la manica del mantello andò ad asciugare le lacrime che le rigavano il viso. Inspirò profondamente ed espirò adagio, cercando di ritornare in sé.
« Hey, tutto okay ? » disse la voce dietro di lei, prima di appoggiarle delicatamente una mano sulla spalla con fare titubante. Era così turbata che non aveva prestato molta attenzione a ciò che aveva udito; non aveva neanche riconosciuto la voce. Si sentiva come se fosse stata inglobata in una bolla di sapone, in cui tutto sembrava ovattato e lontano, mentre il resto continuava a vorticarle intorno. Quando si accorse di quel tocco inaspettato si girò per scoprire di chi si trattasse, dimenticandosi per un istante di tutto ciò che l’aveva portata in quello stato.
Era James Potter.
I suoi occhi color nocciola scrutavano il viso di lei con serietà e preoccupazione. James non sapeva cosa fare, cosa dire, come comportarsi. Non era mai stato bravo in certe cose, specie poi quando si trattava di ragazze in lacrime. Erano visibilmente imbarazzati entrambi; lei per essere stata scoperta in quello stato, lui perché non si aspettava di vederla in lacrime e non poté fare a meno di sentirsi piccolo e inutile. In modo goffo posò con incertezza le mani sulle sue spalle. I suoi pensieri andavano così veloce che non riusciva a seguirli; era meglio chiedere o era meglio stare in silenzio ? “No, credo che rimanere in silenzio sarebbe ancora più imbarazzante.” Pensò tra sé e sé. Con una mano andò a cancellare una lacrima che le stava ancora rigando il viso.
« Probabilmente sono l’ultima persona che vorresti qui in questo momento … » esordì con un tono di voce basso e incerto.
« E se ti fa stare meglio mandami pure al diavolo … » continuò, mentre passava il suo sguardo su di lei per controllare che le sue parole non avessero soltanto peggiorato la situazione.
« Ma permettimi anche solo di aiutarti a rimettere in sesto questi begl’occhioni. È un peccato vederli così. » concluse con un mezzo sorriso.
Lyanna a vederlo così impacciato, ma determinato tentò di sorridergli a sua volta, anche se ciò che ne uscì fu solo una smorfia buffissima.
« Andiamo Linny Blue. Ho un’idea. » le disse James porgendole la mano.
« Linny Blue ? »
« Sono un mago con i soprannomi. Ti svelo un segreto; tutte le storie d’avventura migliori hanno protagonisti con un bel soprannome. Sei pronta a salpare, Linny Blue ? »
Il sorriso di Lyanna si ampliò, mentre le sue guance si dipingevano di un rosso ciliegia.
Afferrò con gentilezza la mano che James le stava porgendo.
« Faccia strada, Capitano! » rispose Lyanna. Gli occhi ancora pieni di lacrime, ma il sorriso pronto per affrontare quei ricordi.
James cominciò a camminare svelto verso le scale. Lyanna si lasciò guidare. Girarono a sinistra, poi tirarono dritti, il passo sempre più veloce, per poi scendere una rampa di scale. Questa volta girarono a destra. Le scale sopra di loro cambiavano in continuazione, ma James sembrava conoscere quel posto come le sue tasche. Ancora una rampa di scale e poi un’ultima ancora. Erano al terzo piano. Il passo ormai si era trasformato in una corsa. Si fermarono solo quando raggiunsero la statua di una brutta vecchia strega. La statua della Strega Orba. Lyanna si era appoggiata con la schiena al muro, tentando di riprendere fiato. Nel frattempo James aveva mormorato qualcosa e la gobba della statua ora mostrava qualcosa. James l’aveva trascinata dentro.
« Lumos! »
Quel posto era freddo e umido e neanche troppo spazioso. Lyanna si chiese perché l’avesse portata in un posto del genere. Insomma, non era proprio il genere di posto in cui si aspettava di essere trascinata. Si era immaginata tutti gli scenari possibili, tranne quello.
« Ah, eccola qui! » esclamò Potter con un sorriso vittorioso sul viso.
Teneva stretta fra le mani una bottiglia di vetro.
« Burrobirra, Linny Blue ? »
« Be’ ormai la nave è salpata, no ? Tanto vale farlo come si deve. » rispose lei con un sorriso.
« Questo è lo spirito giusto! »
Entrambi si sederono l’uno di fronte all’altra a terra con la schiena appoggiata al muro.
« Calyx »
Due calici spuntarono davanti a loro. James prese a riempirli di burrobirra, per poi porgerne uno a Lyanna, che lo accettò di buon grado.
« Ai soprannomi fighi ? » chiese lei cercando di abbozzare un sorriso.
« Ai soprannomi fighi! » le confermò poi lui ridendo.
Entrambi portarono i calici alla bocca, per poi berne un bel sorso. Lyanna teneva il suo calice con entrambe le mani e non staccava gli occhi dal liquido che vi era dentro. Passarono qualche minuto in silenzio.
« Ho visto un paio di Serpeverde filarsela; era per quello ? »
« No. » disse per poi bere un altro sorso di burrobirra. « Non che sia stato un incontro piacevole. » concluse sospirando.
« Be’ se può consolarti, neanche con noi altri sono tanto simpatici, anzi. »
« È solo che quello che hanno detto mi ha fatto ricordare perché sono qui. I pensieri mi hanno presa alla sprovvista, tutto qui. » disse semplicemente Lyanna, lisciandosi le pieghe della gonna.
James passò qualche istante pensando a cosa fosse meglio fare; chiederle cosa fosse successo o non chiedere nulla. Il problema non si pose, poiché Lyanna l’aveva fatto al posto suo. Non voleva metterlo in una posizione scomoda, così aveva scelto per lui.
« Posso fidarmi che non lo dirai a nessuno ? »
« Quello che succede sulla nave, rimane sulla nave. » disse James con fare solenne.
« Qualche mese fa mia sorella è stata vittima di un tragico incidente. Mia madre con la sua mentalità babbana, non riusciva a comprendere che non potevamo salvarla neanche con la magia. » spiegò, prima di bere un altro sorso di burrobirra. Rimase qualche secondo a fissare il calice, mentre il liquido al suo interno rifletteva la sua figura.
« Più passava il tempo, più delirava. Si è convinta che fosse colpa mia, che fossi un mostro per non averla salvata con la magia, che potessi — »
Lyanna non riuscì a finire il racconto. Scoppiò in lacrime in modo del tutto incontrollato. Era la prima volta da quando era successo tutto, che si lasciava andare davvero. Aveva sempre evitato accuratamente di affrontare la faccenda, ma dopo tutto quel tempo a reprimere quell’angoscia, non riusciva più a trattenerla.
« Scusami … Mi dispiace un sacco, vorrei smettere di piangere, ma non ci riesco. » mormorò tremolante fra un singhiozzo e l’altro, con difficoltà per quanto stava piangendo.
James istintivamente appoggiò il calice a terra e andò ad abbracciarla, senza neanche pensarci due volte. Aveva seguito il racconto con curiosità ed interesse, sentendo, man mano che scopriva nuovi particolari, un senso d’angoscia affiorare nello stomaco e attanagliarlo, togliendogli il respiro. Quando la ragazza era scoppiata in lacrime, James era scattato come una molla, ancor prima di rendersi conto di quello che stava facendo. Sapeva soltanto che lei ne aveva bisogno, che era la cosa più giusta in quel momento. La sua camicia ormai era inzuppata di lacrime, ma gli importava ben poco.
« Hey … Shhh … Va tutto bene, è finita. » le sussurrava accarezzandole leggermente il capo.
Dopo qualche istante così, Lyanna riuscì a calmarsi. James non poté fare a meno di sentirsi molto triste per lei. I suoi pensieri poi volarono a Sirius; pensò a come anche sua madre pensava che fosse un mostro, che non fosse all’altezza delle sue aspettative, che fosse solo una delusione. Anche il suo amico aveva dovuto abbandonare la sua casa, ma a differenza di Lyanna, aveva avuto un buon amico ad accoglierlo in casa sua e prendersi cura di lui. Era certo che Remus si era premurato di essere gentile e disponibile e di rendere il tutto meno doloroso, ma non era la stessa cosa. Remus rimaneva comunque una persona nuova con cui confrontarsi. Aveva lasciato la sua casa, i suoi amici. Aveva lasciato tutto e aveva dovuto iniziare tutto da capo. Ora riusciva a capire perché Remus fosse tanto protettivo con lei. Nonostante Lyanna gli avesse dato tutta l’impressione di essere una tosta, in quel momento era così fragile che aveva paura di poterla spezzare con il suo abbraccio. Poco dopo si staccarono dall’abbraccio e Lyanna si asciugò il viso con la manica del mantello e finì la sua burrobirra.
« Mi dispiace. » sussurrò imbarazzata.
« Non dirlo neanche per scherzo. »
James poi avvicinò la bacchetta al polso per guardare che ora fosse.
« È ora di cena. Hai fame ? » chiese con fare premuroso.
« Un po’. » ammise lei.
« Okay! Ora però fai un bel sorriso al Capitano! » le ordinò atteggiandosi come se fosse un Capitano sul suo vascello. Lyanna ridacchiò nel vederlo atteggiarsi in quel modo e poi abbozzò un sorriso. Si tirarono entrambi su, aspettarono che le voci scomparissero dal corridoio e poi uscirono dal loro nascondiglio. Prima di entrare nella Sala Grande, erano passati al bagno del secondo piano per rinfrescarsi.
« Questo è il bagno delle ragazze, non dovresti entrare! »
« Sì, è vero, ma qui non ci entra mai nessuno. »
« Come mai ? »
« Te lo racconto a cena, Linny Blue. »
« Ah, un’ultima cosa prima di andare, Sembravano avercela in particolar modo con Lily. Pensavo che avresti voluto saperlo. »
James si rabbuiò, per poi assumere un’espressione seria e preoccupata.
« Perché lo dici a me ? » domandò, quasi in ansia perché il suo debole per la rossa fosse così evidente.
« Perché sembra che a te importi davvero qualcosa di lei. » asserì schietta.
« Grazie per avermelo detto. » sussurrò in totale sincerità.
 
*
I due corsero giù alla Sala Grande e, quando sentirono il profumo delle pietanze che erano già spuntate a tavola, si affrettarono a sedersi. Si accomodarono negli unici due posti liberi che erano riusciti a trovare; di fronte a Remus e Sirius. Lyanna ebbe la fortuna di sedersi di fianco a Lily Evans. James, invece, aveva di fianco un ragazzino di qualche anno più giovane che non stava minimamente badando a lui.
« Merlino, Lyanna, ma dov’eri finita ? Ci stavamo preoccupando! » esclamò la sua amica dai capelli rossi.
« Io — »
« E perché hai gli occhi arrossati ? » chiese Remus con fare preoccupato.
« Che le hai fatto, Potter ? Giuro che se ha pianto per colpa tua, io —» sbottò Evans con sguardo inquisitorio. James e Lyanna sgranarono gli occhi increduli. Il ragazzo aprì bocca nel tentativo di dire qualcosa per discolparsi, ma fu preceduto da Lyanna.
« No, Lily, non è colpa sua. »
Lily sgranò gli occhi sorpresa, per poi tornare a guardarlo con sguardo minaccioso, non del tutto convinta.
« Alla fine di alchimia stavo tornando alla Sala Comune, ma mi sono imbattuta in alcuni Serpeverde. Non è stato proprio piacevole. » spiegò Lyanna, cercando di sintetizzare la storia. Non aveva intenzione di raccontare proprio tutto quello che era successo. Non era il caso di raccontare che fosse scoppiata in lacrime e che James aveva dovuto fargli da babysitter. Per quanto fosse stato un gesto altruistico, era convinta che anche James avrebbe preferito tenerselo per sé, dopotutto era molto popolare, non poteva certo sbandierare una cosa del genere, non si addiceva alla sua fama di macho. In più, se avesse raccontato dello scontro, avrebbe dovuto parlare di come era stato sedato e di certo non voleva parlare di Jones che faceva il carino con lei.
« E lui che c’entra ? » chiese Remus guardando l’amico in modo serio.
« Lui mi ha trovata e mi ha tirato un po’ su il morale. Poi ci siamo messi a parlare di Quidditch e non ci siamo accorti che fosse così tardi. Ci dispiace. » spiegò con gli occhi da cucciolo bastonato.
Remus la guardò ancora per qualche secondo preoccupato, per poi spostare il suo sguardo sulla tavolata dei Serpeverde. Sembrava saper già di chi avrebbe potuto trattarsi. I suoi pensieri furono interrotti dal battibecco tra Lily e James.
« Evans, non credi di dovermi delle scuse ? »
« E perché mai, Potter ? »
« Perché mi hai accusato ingiustamente! »
« Non ci hai detto chi erano! » sbottò poi Sirius che non sopportava più il battibecco tra Lily e James. Quell’affermazione sembrava aver catturato l’attenzione di tutto il gruppo che ora guardava Lyanna in attesa di risposta. La ragazza non poté fare a meno di odiarlo un pochino. Sirius sembrava sempre nel suo mondo e poco interessato a cosa gli succedeva intorno, ma aveva notato quanto invece fosse un buon osservatore.
« Mulciber e Lestrange. Ho solo sentito questi due nomi, gli altri due non ho idea di come si chiamino. »
« Avery e Rosier, stanno sempre attaccati a quei tre. » mormorò James.
« Poteva esserci anche Mocciosus, Ramoso. Non dimenticarti che ora si è unito al Mangiaclub. » disse Sirius, guardando attentamente la tavolata dei Serpeverde. Erano tutti lì seduti insieme, confabulando tra loro, come se fossero un clan. A quell’affermazione Lily si rabbuiò e si eclissò per tutta la durata della cena, concentrandosi esclusivamente sulle sue pietanze.
 
*
 
Sala Comune, 11 settembre 1977
Era una domenica mattina; i primi raggi di sole si facevano spazio nel cielo privo di nuvole. I rami e le foglie degli alberi erano del tutto immobili, poiché non tirava neanche un alito di vento. Nel dormitorio di Grifondoro tutti si stavano ancora beando di un sonno ristoratore immersi nelle calde coperte dei loro letti a baldacchino. Tutti, tranne James Potter, che era sveglio da un po’, più energico e grintoso che mai. Si era già dato una rinfrescata e vestito di buon grado. Poi era sceso nella Sala Comune e aveva tentato di distrarsi leggendo il capitolo che aveva richiesto la professoressa McGranitt, ma si ritrovava sempre a rileggere la stessa frase. Il ticchettio del suo orologio non faceva altro che esasperarlo ulteriormente. Si chiedeva com’era possibile che tutti riuscissero a dormire beatamente in una giornata importante come quella. Smollò il suo libro nel suo baule e poi salì le scale del dormitorio femminile due gradini alla volta.
« LINNY BLUUUUE! » gridò con tutte le forze che aveva.
Si era sporto un po’ troppo in avanti e aveva commesso l’errore di attivare le misure di emergenza qualora un dongiovanni tentasse di salire nelle camere delle ragazze. Le scale si appiattirono fino ad annullarsi, diventando poi scivolose. James rotolò fino alla Sala Comune, picchiando qualsiasi arto presente nel corpo. Alla fine si schiantò al suolo e i suoi occhiali andarono in mille pezzi.
« Ma che diamine! » tuonò dolorante. Si distese sulla schiena, per poi estrarre la bacchetta e mormorare con difficoltà « Oculus Reparo ». Era così dolorante che non riusciva a pronunciare correttamente la formula. Vide in modo molto approssimativo molte figure attorno a lui, senza riuscire a capire di chi si trattasse. Erano Remus e Sirius. Riuscì a riconoscere quest’ultimo per la sua risata quasi canina.
« Cercavi di fare il furbo eh vecchia volpe ? » disse Sirius senza riuscire a smettere di ridere.
« Dopo sette anni ancora ti dimentichi di quel piccolo inconveniente ? » domandò Remus in modo retorico.
Lyanna, con tutto quel fracasso, si era svegliata e sentendo qualcuno mugugnare dolorante si era precipitata giù per le scale in camicia da notte di seta nera, riuscendo a mettersi solamente le ciabatte.
A vederlo così dolorante gli si inginocchiò di fianco per guardarlo meglio. Sirius, invece, le aveva piantato gli occhi addosso, beandosi di quella vista. Cosa che non passò inosservata.
« Per l’amor del cielo, James! Stai bene ? Remus, credo che dovremmo annullare le selezioni di Quidditch. » disse rivolgendosi all’amico, ignara del fatto che quelle ultime nove parole, erano le uniche che non avrebbe mai dovuto pronunciare in presenza di James Potter. Remus e Sirius avevano aperto bocca iniziando una frase, senza mai riuscire a concluderla.
« NON SI ANNULLA IL QUIDDITCH! »
Remus e Sirius assunsero delle espressioni che sembravano urlarle “Te l’avevo detto”.
« Ma James, devi convenire con me che stai troppo male. Non puoi giocare così! »
« Non giocherò a Quidditch quando sarò morto! Finché avrò le forze per stare in sella ad un manico di scopa, io prenderò quello stramaledetto boccino. » disse cercando di raccogliere tutte le sue energie per alzarsi in piedi e mostrare loro che era del tutto in grado di farcela. Intanto erano stati raggiunti da Lily Evans che non aveva potuto fare a meno di svegliarsi con tutto quel baccano. Si era bardata con una vestaglia e li aveva raggiunti. Stava per ruggirgli qualcosa contro, ma quando lo vide in quello stato non riuscì a fare a meno di preoccuparsi un pochino per lui. Lo superò di poco e poi esclamò « Oculus Reparo. », mettendogli poi con delicatezza gli occhiali sul viso. Quando la vide, si ammutolì, sedendosi su una poltrona che era vicino a lui, lasciandosi sprofondare con aria affranta. Lily nel vederlo così, si addolcì. Non riusciva ad avercela con lui in quel momento.
« Senti, c’è un solo modo. Io non annullo il Quidditch se — » esordì Lyanna.
« Non si può annullare il Quidditch. Non te lo permetterò! »
Lily sbuffò sonoramente, scuotendo il capo con disapprovazione.
« Io non annullo il Quidditch, se tu fai una cosa per noi. » continuò, ignorando i suoi commenti di sottofondo.
« Che cosa volete ? »
« Gradirei che tu bevessi una pozione rinforzante; giusto per star tutti tranquilli. Che male ti può fare ? » disse lei, cercando di fargli capire che nessuno lì aveva intenzione di sabotargli i piani, ma che volevano solo accertarsi che non si facesse male ulteriormente.
James parve pensarci un po’ su, poi annuì. Remus e Sirius tornarono in camera a vestirsi, dopo avergli promesso che avrebbero fatto il più in fretta possibile, in modo da fare colazione e poi andare al campo insieme. Ciò lo mise di nuovo di buon umore. Lyanna, invece, era corsa al dormitorio a cercare la pozione che avevano preparato lei, Lily e Remus durante l’estate, per rimanere in allenamento.
« Ma che ti è saltato in testa ? Potevi romperti l’osso del collo! » gli disse Lily, quando rimasero soli.
« Ora ti preoccupi per me, Evans ? »
Lily arrossì violentemente, boccheggiando senza sapere cosa rispondere. Il fatto che fosse preoccupata per lui era chiaro, solo, non voleva ammetterlo. O almeno, non voleva ammetterlo se era lui a chiederlo.
« Io … Io non … Be’, non farlo più. » gli disse lei.
« Non l’ho fatto apposta. Devo essermi sporto troppo in avanti e quel maledetto allarme è partito. » disse tastandosi il collo. Lily istintivamente si portò avanti con l’intenzione di massaggiargli il collo, ma quando incrociò il suo sguardo si bloccò e rimase con la mano a mezz’aria, per poi ritrarla velocemente. Lily arrossì ancora di più, andando a mordersi il labbro per l’imbarazzo. James, però, si sentiva estremamente leggero, come se stesse per librarsi nell’aria. Lily si stava preoccupando per lui, gli aveva quasi massaggiato il collo. Era più di quanto aveva mai ottenuto nei precedenti sei anni. Forse il trucco era rimanere agonizzante per terra ogni volta che lei era presente. Scacciò quei pensieri, divertito.
« Lyanna mi ha detto che sei stato molto gentile con lei quel giorno … Sai, il giorno dell’incontro con i Serpeverde … E anche nei giorni dopo. » mormorò lei desiderosa che quel silenzio imbarazzante cessasse il prima possibile. In realtà aveva assillato Lyanna per avere un resoconto che togliesse ogni dubbio sulla colpevolezza di James. Lily era già a conoscenza del passato doloroso di Lyanna, motivo per cui quest’ultima non aveva trovato motivi per cui non menzionarle come James le fosse stato vicino, cosa che stupì decisamente l’amica.
James si rabbuiò per un istante. Le parole di Lyanna gli avevano spesso fatto visita in quei giorni; aveva pure fatto degli incubi, immaginandosi che un gruppo di Sepreverde attaccasse la sua Lily e lui non fosse lì per aiutarla. “Sembravano avercela in particolar modo con Lily. Pensavo che avresti voluto saperlo.” gli aveva detto Lyanna. Il pensiero che potesse succederle qualcosa lo uccideva. Ricordava ancora di averle chiesto perché pensava di doverlo dire proprio a lui. La risposta di Lyanna lo aveva spiazzato. Se n’era uscita con un “Perché sembra che a te importi davvero qualcosa di lei.” che lo aveva colpito e affondato per la sua semplicità. Lo aveva colto di sorpresa. Nei giorni seguenti aveva passato molto tempo a pensare a quella frase. Era vero, gli importava davvero di Lily. Non era più una semplice cotta. Non si sarebbe più accontentato solo della soddisfazione di uscirci; Lily non era più un trofeo che voleva sbandierare ai quattro venti. Era diventata molto di più. Non faceva altro che pensare a lei, ad immaginare un futuro insieme a lei. Avrebbe voluto uscirci, portarle un bel mazzo di fiori, portarla a bere una cioccolata calda, stare sul divano a guardare un film tenendola tra le braccia, fare l’amore con lei e risvegliarsi il giorno dopo con lei accanto. Il fatto era che lui l’amava e l’aveva capito solo in quel momento. La cosa peggiore in tutto quello era che Lily non aveva la minima idea di cosa provasse lui nei suoi confronti ed era ancora convinta di essere solo una sfida per lui.
« Oh … Be’ l’ho vista in lacrime e pensavo solo che fosse la cosa più giusta da fare. » spiegò arrossendo.
« È  stato carino da parte tua. »
James le sorrise. Lyanna ritornò con un sorriso vittorioso sul viso, mentre teneva in una mano una boccettina di vetro. Si era presa anche del tempo per vestirsi, immaginando che sarebbe stata una buona idea lasciarli soli.
« Bevila tutta e ti prometto che non annullerò le selezioni. »
James ubbidì, ricordandosi che lo stava facendo per un bene superiore, ovvero il Quidditch.
 
*
Campo di Quidditch, 11 settembre 1977
Il sole ormai era alto nel cielo e James e il suo seguito si erano precipitati al Campo di Quidditch subito dopo aver consumato la colazione. Inutile dire che il capitano della squadra del Grifondoro era totalmente su di giri, più carico e grintoso che mai. Alla notizia che quel giorno si sarebbero tenute le selezioni della squadra capitanata da James Potter, gli spalti si erano inevitabilmente riempiti di ammiratrici e amici. Con sommo disappunto degli studenti di Grifondoro, sugli spalti erano presenti anche dei Serpeverde. Cercarono comunque di ignorarli, per non mettere ancora più sotto pressione gli aspiranti giocatori rosso-dorati.
All’ingresso in campo del Capitano ci furono applausi e urla di ammiratrici eccitate di vederlo, ma a James bastò vedere Lily Evans tra gli spalti per sentirsi felice come non mai. Per quanto fossero ancora distanti, il fatto che quella mattina lei si fosse preoccupata e presa cura di lui e ora dedicava un po’ del suo tempo per vederlo in campo, era un enorme passo avanti e James ne era consapevole. Nonostante fosse ancora un po’ dolorante, cercò di non darlo a vedere, portando con fierezza la pesante cassa contenente la pluffa, i bolidi e il boccino. Remus e Sirius fecero allontanare dal campo, come ogni anno, le ammiratrici e gli studenti più piccoli che erano lì solo per osservare da più vicino il loro idolo. Quando riuscirono nell’impresa, presero posto in tribuna insieme a Peter Minus, appena sotto il gruppo di Lily Evans.
« Dunque, sapete tutti come funziona; chi ha la miglior prestazione ottiene il posto. Quindi cercate di rimanere concentrati, qualsiasi siano le distrazioni o le provocazioni. » esordì James con voce tonante in sella alla sua Nimbus 1500, facendo cenno con il capo agli spalti.
« Prima di iniziare con le selezioni, facciamo tutti un bel riscaldamento. Tutti un bel giro ampio, con scatti e frenate. Per gli aspiranti battitori, a turno, riscaldatevi con le mazze. Per i cacciatori la stessa cosa con la pluffa; mettetevi in fila indiana, lanciate, recuperate la pluffa e passatela al prossimo dietro di voi. I portieri si mettano dalla parte a sinistra e facciano degli scatti fra i tre anelli. » continuò deciso e irremovibile. Nessuno osava contrariarlo.
« Non voglio sentire chiacchiericcio, proteste o pianti isterici questa volta. Non voglio perdite di tempo. E ora muoviamoci! » concluse, passando lo sguardo severo su ognuno dei partecipanti. Poi spiccò il volo e tutti, in modo ordinato, lo seguirono per il riscaldamento. Sirius non faceva altro che fissare Lyanna, ipnotizzato dalle sue lunghe gambe fasciate da quei pantaloni aderenti.
« Merlino! Che gambe! » aveva commentato con un sorriso accattivante. Remus roteò gli occhi.
« Visto che siete solo amici non ti dispiace se ci provo, vero Lunastorta ? » continuò incurante dell’espressione contrita sul viso dell’amico. Pensava fosse dovuto solo ai fatti che stavano avvenendo in campo.
Prima che Remus potesse rispondere, Lily Evans scoppiò a ridere, per poi uscirsene con un « Lyanna è totalmente fuori dalla tua portata, Black. Vuoi un fazzolettino per piangere ? ». Remus tentò di non darlo a vedere, ma avrebbe voluto scoppiare a ridere a quella battuta.
« Ne sei proprio sicura Evans ? Vogliamo scommettere ? »
« Non ho bisogno di scommettere; ne sono certa. »
« Lo vedremo. » concluse Sirius seccato e determinato.
Dopo una buona mezz’ora, in cui tutti erano riusciti ad ambientarsi e a riscaldare i muscoli, James diede inizio alla selezione.
« Bene! Allora, iniziamo con i cercatori. » disse con un ghigno divertito. Una ragazzina dai capelli biondi si fece avanti. James la salutò in modo sportivo, nonostante la competitività. Si fecero bendare e aspettarono qualche minuto in modo che il boccino venisse liberato e iniziasse a disperdersi in aria. Quando scomparve dalla vista, furono sbendati e schizzarono entrambi alla ricerca della piccola sfera dorata. James assomigliava ad un falco. Ogni tanto faceva delle finte con l’intento di stancare la sfidante. Dopo un buon quarto d’ora di ricognizione, James era finalmente riuscito ad individuare il boccino. Era molto più vicino all’avversaria, perciò fece finta di perlustrare di nuovo la zona e attaccò una finta, per allontanare la bionda, per poi sterzare in modo improvviso, cosa che richiese uno sforzo immenso e si fiondò a catturare la piccola palla dorata.
Le selezioni procedettero con i Portieri; ne erano già passati tre a parità di punteggio, per cui dovettero ripetere l’operazione, finché Jordan Carter, un ragazzino del quinto anno agile e snello, si distinse per il suo stile e per aver parato tutti i tiri che avevano tentato di oltrepassare la sua difesa. James era piuttosto soddisfatto, specie poiché il gruppo di Serpeverde aveva cominciato a risultare molto provocatorio, ma Jordan aveva ignorato le battute e si era aggiudicato il posto nella squadra. Passarono quindi alla selezione dei cacciatori. Caroline Bonner e l’amica Josette Barnes, entrambe del sesto anno, erano già nella squadra, ma avevano sportivamente accettato la sfida e messo in palio anche i loro posti. Nessuno comunque riuscì a fare meglio di loro, per cui rimasero nella squadra.
Mancava un cacciatore.
Era arrivato il turno di Lyanna. Essendo snella e leggera riusciva ad essere molto versatile. La sua ansia stava crescendo, poiché il candidato prima di lei era riuscito ad segnare quattordici reti su quindici richieste.
Sugli spalti, invece, le cose si erano fatte animate. Il gruppo dei Serpeverde aveva raggiunto l’apice delle provocazioni, risultando più chiassoso e invadente che mai, tanto che James non riusciva più a comunicare con i giocatori presenti in campo. Lyanna tentò di focalizzarsi e sfrecciò in avanti per poi lanciare la pluffa nell’anello a destra con forza.
« Mulciber! Quella non è la sudicia mezzosangue amica di Sanguesporco ? » aveva urlato uno dei Lestrange.
La pluffa andò a segno una volta.
« CHI ? »
Poi un’altra ancora, e ancora. Stava raggiungendo l’avversario. Era l’ultimo tiro. Poteva farcela.
« LA FECCIA A CUI STAVAMO CERCANDO DI IMPARTIRE UNA LEZIONE. »
Trattenero tutti il respiro. James aveva gli occhi sgranati. A quell’affermazione, la mano di Lyanna aveva tremato e la pluffa era volata al di sopra degli anelli. Il gruppo di Serpeverde scoppiò a ridere.
« NON VEDO SUPEREROI A SALVARTI QUESTA VOLTA, DOLCEZZA. »
Il gruppo rise ancora più forte. Lei era l’unica ad aver colto il riferimento a Jones, ma era stato troppo. Lyanna era sfrecciata verso uno dei battitori più vicino agli spalti, gli aveva tolto di mano una mazza e aveva colpito il bolide con forza, facendolo sfrecciare verso il gruppo dei Serpeverde, che si lanciarono ai lati per evitare di essere colpiti, per poi dileguarsi.
« ECCO, BRAVI. STRISCIATE AI VOSTRI SOTTERRANEI E RIMANETECI. » aveva urlato di rimando.
Sirius aveva quasi ululato per l’emozione e James le aveva dato una bella pacca sulla spalla. Alcuni si erano pure messi a fischiare felici ed applaudire. Quando riuscirono a calmarsi, tornarono alla disputa.
James stabilì che avrebbero avuto un rigore a testa. Chi sbagliava, perdeva il posto.
Andò prima il ragazzo. Per l’ansia aveva caricato troppo il braccio, con il risultato di mandare la pluffa nella traiettoria sbagliata. Lyanna si prese qualche istante per calmarsi e poi decise di agire. Fece una finta, per poi lanciare in aria, sopra di lei la pluffa. Compì un giro su se stessa con la scopa e nel momento stesso in cui era ritornata in posizione, la pluffa aveva incontrato la coda della sua Nimbus 1001 e con forza era stata scaraventata nell’anello di sinistra. Il portiere non aveva fatto in tempo ad acciuffare la sfera. Era nella squadra. Ce l’aveva fatta. Sorrise vittoriosa e il suo sguardo volò a Remus, che le stava sorridendo dolcemente.
Rimasero in campo fino a quasi l’ora di pranzo, poiché si erano presentati molti studenti per il ruolo di battitore. Liam Ashworth, uno studente del settimo anno, era riuscito a tenersi il posto. Il secondo battitore fu suo fratello minore, Kai, del sesto anno. Quest’ultimo aveva dovuto ripetere quattro volte, poiché v’erano altri concorrenti con il suo stesso risultato. Alla fine però era riuscito ad avere la meglio. Si riversarono tutti con entusiasmo alla Sala Comune, dove festeggiarono insieme i nuovi acquisti della squadra. James era del tutto euforico, continuava a dare pacche e abbracciare i componenti, poi Sirius, poi Remus.
« È pazza quasi quanto me! » disse a Lunastorta, sorridendo a Lyanna.
« Te l’avevo detto che non se la cavava male! »
Il chiasso crebbe; James era una trottola. Non riusciva a fermarsi. Aveva iniziato il suo discorso di incoraggiamento, ricordando che esigeva il massimo da tutti; il loro nuovo obiettivo era annietare i Serpeverde come non mai. Si quietarono solo all’arrivo della professoressa McGranitt, che li aveva richiamati all’ordine.
 
*
 
Hogwarts, 27 settembre 1977
Quel terribile giorno era arrivato. I giorni che lo avevano preceduto erano stati davvero terribili; Remus era diventato estremamente irritabile e spossato. Non aveva l’aria malaticcia che aveva di solito, solo grazie alla scorta di pozioni che Lyanna gli aveva preparato nelle settimane precedenti.
I quattro Malandrini, come sempre, erano sgattaiolati fuori dal castello senza problemi, grazie al mantello dell’invisibilità e alla mappa del malandrino. Non passando quel momento cruciale insieme da mesi, Ramoso e Felpato avevano pensato di non recludere Lunastorta nella Stamberga Strillante, ma di lasciarlo scorrazzare per una volta nella Foresta Proibita, sotto la loro stretta sorveglianza.
Remus era del tutto avvillito, poiché come sempre aveva speso il resto del mese in fase di negazione, ma quel momento era arrivato esattamente come tutte le altre volte e non c’era stato nulla che avrebbe potuto evitarlo. Non una pozione, non un incantesimo. Solo l’inesorabile certezza che anche quella volta ci sarebbe dovuto passare di nuovo. Si trascinò fuori dal castello, per poi sedersi al limitare della foresta. Aspettava impaziente che il tutto avesse inizio torturandosi le mani, con lo sguardo fisso a terra, non volendo intercettare lo sguardo degli amici. Era come un condannato a morte che aspettava l’esecuzione; solo che la trasformazione non lo uccideva mai. Lo portava al limite della sopportazione, ma non era mai abbastanza da porre fine alle sue sofferenze. James intanto tornava vittorioso, dopo aver nascosto sotto al Platano Picchiatore la mappa e il mantello. Fu in quel momento che iniziò.
Remus cadde in ginocchio, con le mani in avanti. Le dita che scavavano nella terra, per aggrapparsi e tentare di ignorare il dolore. Crack. La spina dorsale si era spezzata a metà. Le lacrime avevano cominciato a rigargli il viso, senza che potesse controllarle. Crack. Poi i femori. Il dolore era così lancinante da impedirgli di respirare. Si sentiva morire. Crack. Crack. Ogni osso del suo corpo si spezzava, si allungava, si accorciava, rimodellandosi fino a ricreare la fisionomia di un lupo tre volte grande il normale. Sentì gli artigli spuntargli violentemente dalla carne, allungandosi e curvandosi. I pori della pelle si dilatarono sotto la pressione della pelliccia che premeva per spuntare ferocemente dal derma. Remus non riusciva più a trattenere le urla. Le vene sulle tempie pompavano violentemente il sangue, quasi sul punto di scoppiare. Inarcò la schiena, mentre il suo volto veniva sfigurato per poi allungarsi in un muso feroce. Sentì il sangue scorrergli giù per la gola quando la carne si lacerò per permettere ai denti di rimodellarsi in zanne lunghe, affilate e ricurve. I suoi amici non potevano fare altro che assistere impotenti a quella scena raccapricciante, trasformandosi poi a loro volta, per non diventare bersaglio dell’enorme bestia.
Sirius, che ormai aveva mutato il suo aspetto in un enorme cagnaccio nero, si era avventato come una furia sul lupo, affondando le zanne nel suo manto, per poi mollare la presa e farsi rincorrere dentro la Foresta Proibita, con l’intento di allontanarlo il più possibile dal perimetro di Hogwarts.
Passarono tutta la notte a rincorrersi e ad azzuffarsi ferocemente fino a quando la tortura finì. James, ancora in forma di cervo, scortò il corpo esanime dell’amico fino al Platano Picchiatore.
« Reinnerva! » scandì deciso Sirius, riuscendo a rianimare Remus, mentre James e Peter tornavano in forma umana.
Attivarono la Mappa del Malandrino e, una volta coperti con il mantello, tornarono stravolti al loro dormitorio. Mentre salivano le scale che portavano alla loro stanza, stavano per scoprirsi, quando videro una figura proprio fuori dalla loro stanza. Era seduta sui gradini, rannicchiata, con la testa appoggiata sul muro di lato e gli occhi chiusi. La vestaglia le era scivoltata giù e mostrava la pelle diafana. Era Lyanna Morland. Remus uscì dal mantello e fece entrare silenziosamente in camera, in modo che Ramoso, Felpato e Codaliscia avessero il tempo di rimettersi a letto e non essere scoperti. Quando fu sicuro che erano riusciti nell’impresa si accucciò davanti a lei, accarezzandole la guancia, per poi svegliarla tentando di essere il più delicato possibile. Lyanna dischiuse gli occhi e lo fissò, impiegando qualche secondo a capire dove si trovasse. All’improvviso, però, scatto in piedi, prendendo la vestaglia e lo aveva spinto nella camera con uno sguardo serissimo. Si chiuse la porta alle sue spalle. Remus la guardava con l’orrore dipinto in volto.
« Come hai potuto ? » esordì lei la voce tremolante e le lacrime agli occhi, cominciando a dargli delle forti pacche, cercando di non svegliare nessuno, senza sapere che, invece, erano tutti svegli e non avevano più tanta voglia di dormire, sapendo che stavano per assistere a qualcosa di estremamente interessante.
« Ero preoccupata a morte! Sei andato senza aspettarmi! » disse continuando ad inveirgli contro.
« Sai benissimo come la penso. » mormorò lui guardandola duramente.
« Non spetta a te decidere. È una mia scelta, solo mia, e dovresti rispettarla. »
Peter russava. James e Sirius, invece, sembravano aver riacquistato tutte le loro energie e rimanevano in silenzio con le orecchie tese e, ogni tanto posavano lo sguardo sui due, curiosi di sapere cosa stesse succedendo.
Remus le andava incontro, mentre lei si era ritrovata con le spalle contro una delle quattro aste del letto a baldacchino. Da lì erano ben visibili, grazie alla luce che penetrava dalla finestra. Lyanna indossava soltanto un completo in raso; la parte sopra impreziosita con del pizzo sul decolté, mentre la parte inferiore consisteva in un paio di pantaloncini corti. Remus poggiò delicatamente la mano destro sul fianco di lei, per poi insinuarsi sotto il top in raso, alzandolo inevitabilmente. Quattro dita rimanevano lungo il fianco, mentre faceva passare il pollice su una cicatrice lunga almeno otto dita. Quattro lunghe linee irregolari apparivano sull’addome a sinistra.
« Questa … Questa ce l’hai per colpa mia. Avrei potuto ucciderti. Avrei potuto infettarti. »
James e Sirius rimasero pietrificati. Non avevano mai visto l’amico essere così intraprendente. Sirius sentì una morsa attanagliargli le viscere.
Remus portò la mano destra sulla guancia di lei, cancellando una lacrima che le aveva appena rigato il viso. Erano così vicini da poter sentire reciprocamente l’uno il respiro dell’altra. I loro sguardi s’incrociarono per un istante.
Lyanna prese a sbottonare la sua camicia, un bottone dopo l’altro.
« Cos — » fece Remus tenendosi la camicia. Lyanna gli schiaffeggiò leggermente la mano, tornando a sbottonargliela. Quando ebbe terminato con i bottoni, gliela sfilò, per poi portare una mano sul suo petto e spingerlo sul letto. Remus si sedette, il cuore che gli batteva a mille, lottando contro ogni impulso di tirarla a sé. Lyanna si sedette accanto a lui e tirò fuori dalla tasca della vestaglia alcune boccette di vetro e la bacchetta magica. Cominciò a medicargli la schiena, per poi passare l’essenza di Purnincolo sui tagli e le abrasioni sulle braccia. Poi prese la bacchetta, eseguì un movimento di polso delicato e pronunciò « Ferula. » Dalla bacchetta generarono due bende che andarono ad avvolgersi alle ferite sulle braccia, mentre lei passava una sostanza pastosa su una grossa ferita sul petto. Remus la guardava mentre lei si prendeva diligentemente cura di lui. Le sue mani si posarono poi sulla sua guancia destra. Stava per disinfettargli un piccolo taglio.
Era così vicina che Remus riusciva a sentire il suo respiro. Sentiva il cuore in gola, il sangue pulsargli. Non riuscì a resistere. La tirò a sé e Lyanna gli finì a cavalcioni. Remus la sosteneva con un braccio dietro alla sua schiena e aveva annullato le distanze, dapprima con incertezza, per poi baciarla con più foga, passando poi una mano tra i suoi boccoli corvini. Il suo profumo di lillà e uva spina lo inebriava. Aveva del tutto dimenticato che non erano soli in camera e che, con ogni probabilità, James e Sirius stavano assistendo al tutto.
Aveva lottato contro l’istinto di baciarla con tutto se stesso; ma non ce l’aveva fatta. I ricordi estivi l’avevano perseguitato di giorno e di notte. Si era privato di lei per settimane e quando se l’era ritrovata così vicina non era riuscito a resistere all’impulso di ricongiungersi a lei.
Era totalmente sbagliato.
Era stato lui ad allontanarla, a decidere di privarsi di tutto quello. Eppure lo desiderava più di ogni altra cosa. Avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di non dovervi rinunciare, ma la cosa che gli impediva di averla, era la stessa che non avrebbe mai potuto essere aggiustata.
Lui era un mostro e non l’avrebbe mai trascinata con sé in quell’esistenza orribile.
James aveva un ghigno soddisfatto sul viso. Posò lo sguardo su Sirius, che invece aveva un’espressione contrita e irata sul viso. Quando intercettò lo sguardo del suo amico, fece una smorfia e si girò, dando le spalle a tutto ciò che stava succedendo. La morsa sempre più stretta. Sentiva lo stomaco contrarsi. In quel momento avrebbe voluto prendere a pugni Remus. Avrebbe voluto farlo a pezzettini. Avrebbe voluto essere al suo posto. Chiuse gli occhi, avvertendo il senso di colpa farsi spazio in lui centimetro dopo centimetro. Finalmente il suo amico aveva trovato una ragazza che lo rendesse felice e lui la voleva comunque.
Remus parve ritornare in sé e si staccò improvvisamente.
« Non avremmo dovuto … Ne avevamo già parlato … »
« Perché ? »
« Perché sono un mostro e non voglio mettere in pericolo l’unica cosa a cui tengo. »
« A me non importa. Quello che sei non cambia nulla. Io … Io ti — » le lacrime avevano preso a rigarle il viso, la voce rotta dai singhiozzi.
« Lo so …. » le rispose accarezzandole la guancia.
« Vorrei che le cose non dovessero andare in questo modo, ma devono. » disse con voce tremante, mentre alcune lacrime avevano preso a rigare anche il suo viso. Rimasero a guardarsi in silenzio per qualche minuto, per poi separarsi.
Remus si stese sul letto, immergendosi sotto le coperte, senza riuscire a controllare più le lacrime.
 
James a pochi metri di distanza si sentiva davvero male. Avrebbe voluto correre dal suo amico e abbracciarlo, dirgli che non era un mostro e che non doveva farsi scappare le uniche cose belle che aveva, ma sapeva che non era il momento.
Non riuscì, comunque, a non essere pervaso da una tristezza infinita nei confronti di Remus. Si crucciava sempre per ogni minima cosa, ma la verità era che non sapeva un bel niente di quello che significava soffrire. I suoi lo amavano e lo viziavano sempre oltre ogni dire, aveva degli amici stupendi, aveva un sacco di ammiratrici, era popolare. Remus, invece, era sempre stato costretto a stare a debita distanza dagli altri maghi e non aveva mai potuto giocare spensierato con gli altri bambini, perché ogni volta dovevano spostarsi di città in città prima che qualcuno capisse che cosa fosse. Ogni mese doveva affrontare quel dolore e non riusciva ad accettarsi per quello che era. Doveva convivere con il disgusto che provava per se stesso e doveva privarsi di un amore corrisposto per paura di danneggiarlo.
Tutto ciò era infinitamente triste e doloroso.
 

Note dell'autrice 
Innanzitutto, grazie infinite a chi continua a dedicare il suo tempo alla mia storia, leggendola e commentandola passo dopo passo.
In questo lunghissimo capitolo ci sono stati un sacco di colpi di scena.
Lyanna ♥ ... Finalmente i suoi segreti cominciano ad essere scoperti, ma non illudetevi di aver scoperto tutto di lei. C'è ancora tantissimo da svelare!
James ♥ ... Pare che ogni tanto faccia anche qualcosa di buono e sembra che la nostra Lily abbia apprezzato questo suo lato altruista. Non combinare pasticci proprio ora, Potter! :P
James e Lily, seppur ancora lontani, cominciano a notare delle sfumature nei caratteri dell'altro che prima non ci avevano fatto caso, ma l'ascia di guerra non è ancora seppellita!
Il Quidditch; che dire ? Se non ci sono battibecchi e imprevisti anche in campo, non può essere una giornata ad Hogwarts. James Potter finalmente ha tirato su la sua squadra, speriamo che rispuntino tutti vivi dopo la partita con le Serpi!
Sirius è il solito Casanova, ma lo amiamo per questo, giusto ? ♥
Eeeeh Remus e Lyanna! Finalmente si comincia a capire che cosa c'è tra loro. Povero Remus, anche quando gli va bene, gli va male! :(


Fatemi sapere cosa ne pensate con una recensione! <3

 
   
 
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