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Autore: DoctorWhovian    15/02/2018    2 recensioni
"Devo confessartelo, mi sento abbastanza stupida al momento, sto scrivendo una lettera a un ricordo, a un’idea. Eppure, eccomi qui, ne sento il bisogno. Il fatto è che anche tu, probabilmente, hai la sensazione di ascoltare una figura remota, immutabile e rimossa da tempo. Mi sembra quindi opportuno presentarmi."
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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[“This War is Ours” – Escape the Fate]

 

Li ho visti dal vivo qualche settimana fa. Che spettacolo, quattro persone così distanti ma così legate a quel centinaio di teste che si muovevano a tempo. Mani che tendevano all’infinito per dire “I feel you” (perdona l’assenza di traduzione), capelli che si muovevano come chiome di salici in mezzo a una tempesta, lacrime che sgorgavano sancendo la totale presa delle barricate innalzate a difendere i precordi. Eravamo tutt’uno, e in quel magnifico confluire di coscienze il coro si è elevato, annunciando in estasi “Yes I will see you, through the smoke and flames, on the frontlines of wars”, quasi come un’apollinea pizia.

Le luci frenetiche si sono fermate, i capelli fluttuavano sospesi, il silenzio attorno a me.

Craig aveva abbassato lo sguardo sulla prima fila, su di me, annuiva sorridendomi, mentre piangevo urlando il testo a squarciagola. Eppure, anche lui era immobile. Tutti erano sospesi nel tempo, a parte me. Cosa mi stava succedendo? Mi sembrava di aver fatto un tuffo indietro nel tempo. Ritornare a qualche anno fa, ma con il senno di poi. Un impulso mi ha pervasa, mille immagini e sentimenti mi sono passati davanti, e un gran bisogno mi ha preso a schiaffi in faccia. Lo stesso bisogno che ora mi porta a scrivere questa “lettera”.

And I will fight my battle ‘til I fall and I conquer ‘em all”. Tutto ha ripreso a muoversi, i colori cangianti dei riflettori ballavano con la folla, tutti cantavano.

 

Sai cos’è stato più sorprendente? Andare a loro concerto nel momento...come dire...meno adatto. Mi piacevano ancora, sì, ma la passione per loro era andata scemando, non parlavano più per me, erano come finiti in un nietzschiano ‘rimosso’. Vederli lì sul palco, cantare seguendo il labiale di Craig e abbracciarli mi ha fatto sentire piccola. Mi ha fatto tornare quella quattordicenne arrabbiata che ero, mi ha fatto capire quante schifezze abbia fatto e quanto abbiamo entrambe sofferto.

Scusa, cosa dici? Ah, sì. Perché sto scrivendo a te? Ora ci arrivo, non preoccuparti.

Devo confessartelo, mi sento abbastanza stupida al momento, sto scrivendo una lettera a un ricordo, a un’idea. Eppure, eccomi qui, ne sento il bisogno. Il fatto è che anche tu, probabilmente, hai la sensazione di ascoltare una figura remota, immutabile e rimossa da tempo. Mi sembra quindi opportuno presentarmi. Mi chiamo Alice, non ho alcun soprannome, nessun nomignolo, non indosso nessuna maschera. Sono una ragazza forte, terribilmente determinata, talvolta cocciuta e, come chiunque, ho i miei momenti di debolezza. Adoro studiare e so esattamente cosa voglio fare nella mia vita, anche grazie a te, ma a questo arriverò dopo. Mi alleno in palestra come non mai pretendendo sempre il meglio dal mio corpo e provo un’immensa soddisfazione e pace nel dedicare il mio tempo al volontariato. Presto, infatti, opera come soccorritore in ospedale e non lo dico, come tanti credono, per vantarmi, ma perché per me è motivo di immenso orgoglio e gioia. Ho un ragazzo stupendo. Ragazzo? Sì, ragazzo. Non importa la forma, l’importante è amare. E io lo amo terribilmente tanto, a tal punto che spero che continui a sopportarmi per sempre. A volte è una testa calda e ha un bel caratterino geloso eh, c’è da dirlo, ma credo che la perfezione stia nell’imperfezione. E lui è perfetto per me. E’ il mio costante supporto e motivo di inesplicabile felicità. (Scusa se mi dilungo su questo ma purtroppo ho trovato la forza di scrivere proprio oggi, San Valentino, e quindi sto fluttuando fra un mood serio e uno in stile Hello Spank con i cuoricini al posto degli occhi.)

Solo grazie a lui ho compreso quanto io sia cresciuta (e, per l’amor del cielo, quanto ancora io debba crescere) ma, soprattutto, quanto abbia sbagliato anni fa. E’ strano, sai? A volte mi vieni in mente come un flash e penso “ma è successo davvero? O me lo sono solo immaginata?”, e mi pare assurdo, veramente assurdo pensare che tu esista o che tutto quello che ricordo sia successo davvero. E’ assurdo perché non riconosco me stessa in quello che sono stata. Adolescente. In rivolta con il mondo per far accettare la diversità in tutti i suoi colori. Travolta dalla prima fiamma. Vagavo, come descrive Virgilio la Dido regina, simile ad un cerbiatto che fugge, colto dalla freccia del cacciatore. Colta dal furor. Ed è proprio questo furor ad aver acceso il fuoco che poi ha incendiato tutto, invece che semplicemente confortare col suo calore. Solo ora, in cui paradossalmente mi sento sempre più nei tuoi panni, mi rendo conto di che razza di disastro io abbia combinato. Ti ho sconvolto la vita, devo dare ragione a chi in passato me l’aveva rinfacciato. Allora, intorpidita dalla nebbia rosea dell’amore non capivo. Ora capisco benissimo, e quasi vorrei non averti mai incontrata, perché tutto quello che ti ho portato sono follia e situazioni paradossali, surreali. Tutto questo con l’impudenza, la sfrontatezza e l’incoscienza di un’adolescente. Un’adolescente che ora disconosco totalmente da me stessa. Per tutto quello che ho fatto vorrei chiederti scusa ma, purtroppo, non esistono scuse che tengano o bastino. E’ quindi giusto che tu provi fastidio, disgusto, repulsione o, semplicemente, non provi nulla nei miei confronti, leggendo queste parole. E non ti biasimerei se non ti ricordassi neanche di me, davvero. Non mi aspetto che tu sia arrivata fin qui a leggere, né che tu mi calcoli, non lo meriterei neanche,

Ora, però, vorrei ringraziarti. Vorrei dirti di tutto cuore GRAZIE. Ciò che abbiamo avuto mi ha fatto capire tutto quello che voglio prima di tutto da me stessa. Al tempo, come un’araba fenice, dopo mesi di sconforto, sono rinata. Mi sono imposta di essere tutto quello che non ero stata fino a quel momento: forte. Ho imparato a contare solo su me stessa, ho stretto nuove e fantastiche amicizie e sono cresciuta incredibilmente. Da quei giorni mi sono ripromessa che avrei mostrato al mondo chi sono e di che pasta sono fatta. Voglio diventare medico e sono pronta a farmi il mazzo (passami il termine) per aiutare il prossimo in questo modo. Ci saranno ostacoli? Di sicuro e non sarà un problema, io mi rialzerò sempre. Non diventerò medico? Non importa, saprò di aver fatto tutto quello che potevo, e continuerò a seguire i miei sogni e i miei progetti. E sai cosa? Questa metamorfosi, quasi inversamente kafkiana, mi ha cambiato la vita. Quindi grazie, prima di tutto, per avermi mostrato il mio lato forte e positivo attraverso il dolore.

Come seconda, e ultima, cosa vorrei ringraziarti per avermi insegnato quello che un rapporto sano e armonioso non dovrebbe mai essere. Ci sono aspetti che ho adorato di noi e che sempre ricorderò... la spontaneità, l’impudica innocenza, il combattere fianco a fianco risollevandosi a vicenda...ma ci sono altre dinamiche che ora rifuggo e al pensiero delle quali semplicemente rabbrividisco. Potrei quasi paragonarmi ai vecchi saggi che ne hanno passate e ora guardano fieramente le proprie cicatrici,consci che esse costituiranno per loro un eterno memento, orgogliosi che il tempo di combattere sia finito. Ed è per questo che adesso ho una relazione che, pur con i suoi alti a bassi, non fa che portarmi gioia. Tra i due ora, purtroppo, sono io a rivestire i tuoi panni, sono io quella più scafata, sono io a reggere il coltello dalla parte del manico. Spesso questo mi spaventa, perché sono conscia del potere che detengo, ma allo stesso tempo io ho l’occasione di migliorarmi, di comprendere futuri errori e prevenirli, per quanto possibile. Ci sono volte in cui, tuttavia, ci casco e soffro rivedendo nel dolore dell’altro lo stesso dolore che provavo io, anni fa, nei confronti di una domina, femme fatale implacabile. Eppure, col carico dell’esperienza sulle spalle, faccio del mio meglio per dimostrare il mio amore, e implodo quando vedo, tutti i giorni, quel bellissimo sorriso che ricambia tutti i miei sforzi. Grazie per avermi dato la possibilità di dire “You’re wrong if you think that I’ll be just like you”.

Bene, scusa per la prolissità...sarà deformazione professionale del classico. Chiedo venia se ti ho intrattenuta troppo a lungo con nugae simili. Avevo semplicemente bisogno che tu sapessi queste cose. Dico ‘tu’ riferendomi all’idea cristallizzata che ho di te. Sono sicura che tu sia andata avanti, cambiata completamente come ho fatto io, che tu sia diventata un’altra persona, la te-presente. E questo mi fa sorridere. Come ho detto, non mi aspetto che tu prenda in considerazione questa “lettera”, né che tu mi risponda. Ma penso che sarebbe un’esperienza singolare sedermi al bar, il mormorio attorno, le cameriere che corrono da un tavolo all’altro, e te davanti. Involucro di un’atavica memoria, tutto nuovo ma così familiare. Due vecchi amici che si incontrano e conoscono per la prima volta. Probabilmente succederà davvero, e tu sarai di fronte a me...forse nella mia testa o forse davvero, chi può saperlo. Ogni tanto sorrido a questo pensiero...

 

Take care and have a safe journey,

 

Alice

   
 
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